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INTRODUZIONE
I critici teatrali si dividono tra recensori di spettacoli e studiosi accademici.
Solitamente i problemi culturali di un'epoca vengono esposti proprio dai recensori
"militanti" e, spesso, per quanto abbia un fine pi divulgativo, la loro voce molto pi
ispirata di quella dei letterati. Sul finire dell'Ottocento le recensioni perdono il loro
valore funzionale (non servono pi per indirizzare il pubblico o no a vedere quel tale
spettacolo), l'attenzione prevalentemente volta al testo e al lavoro dei singoli attori e
non a un'immagine complessiva. Il valore di tale critica, logicamente, si riferisce al
"presente", quindi alla comunicazione spettacolo-pubblico di quel dato momento, ma
interessante paragonarla al "presente" attuale.
Tramontata nel 1915 l'et del grande attore, negli anni '40-'50 tramonta anche l'et
del drammaturgo per fare spazio all'et del regista e degli Stabili. Negli anni '60-'70
poi, iniziano le ricerche avanguardistiche e quindi l'arte teatrale cambia
completamente forma: se prima lo spettatore si aspettava di vedere un racconto della
realt verosimile, adesso pu aspettarsi qualsiasi cosa, come i bizzarri happenings. In
conclusione, le variabili della rappresentazione sono cos disparate che il lavoro del
critico diventa molto difficile: essendo il teatro dell'ultimo Novecento cos eterogeneo,
chi scrive di teatro deve plasmarsi e reinventarsi ogni volta. E accanto alla sua attivit
di critico affianca (come il regista e tutti i teatranti) l'attivit riflessiva e si interroga:
"Cos' il teatro?"
LA SEMIOTICA E IL TEATRO
La critica teatrale pi colta, ha sentito l'esigenza di ampliare i propri strumenti
d'indagine attingendo dallo strutturalismo, dalla psicoanalisi e dalla semiotica. Tra
l'analisi scientifica e lo spettacolo in s, la semiotica, di sicuro, ha il ruolo pi
importante.
La semiotica (o semiologia) pu essere definita la "scienza rivolta allo studio della
produzione di significato nella societ". Si preoccupa di comprendere e di analizzare il
processo di significazione e di comunicazione. Nasce quasi in contemporanea dalle
menti di Ferdinand de Saussure e Charles Sanders Peirce agli inizi del Novecento. Poi
attraversa due periodi di grande attivit negli anni '30 e '40 e nei '70-'80.
La semiotica teatrale una disciplina relativamente giovane e si dovuta occupare di
questioni preliminari:
1. Si pu applicare al teatro? Oggetto il cui statuto almeno in gran parte
l'assenza?
2. Esiste la comunicazione nel teatro? Visto che nella comunicazione il destinatario
deve farsi a sua volta emissario con lo stesso codice.
3. Che rapporto esiste tra testo drammaturgico e spettacolo? C' una gerarchia?
I fondatori della semiotica sono il gruppo russo-praghese che ebbe il suo picco di
attivit negli anni '30. Gli studi pi interessanti sull'argomento furono di Otakar Zich e
La risposta dello spettatore, poi, dipende dalla sua conoscenza delle regole del teatro;
lo spettatore deve essere in grado di comprendere gli elementi appartenenti alla
scena, quelli non pertinenti (il tecnico che sposta l'elemento scenografico) e gli eventi
che possono essere tollerati (mancato funzionamento dell'attrezzatura, i ritardi).
Queste competenze possono essere relative ad un dato spettacolo e ad una data
epoca, ma ci sono regole generali che devono essere conosciute per una giusta
comunicazione artistica. Per Lotman l'elemento fondamentale "la specificit del
linguaggio artistico della scena, proprio questo a dare il carattere e la misura della
convenzionalit teatrale". Quali rapporti definiscono questo linguaggio?
Ci sono i rapporti primari: attori-attori, spettatori-spettatori, attori-spettatori.
E i rapporti secondari: gli elementi della rappresentazione-attori, elementi della
rappresentazione-pubblico, rappresentazione nel suo insieme-spazio in cui la
rappresentazione si realizza.
Il rapporto tra la rappresentazione e il suo spazio, finisce per comprendere anche il
rapporto attori-spettatori: nel teatro tradizionale (detto "all'italiana") lo spazio diviso
tra palcoscenico e sala, dal momento in cui si alza il sipario, la sala smette di esistere,
tutto diventa invisibile a parte la scena; esistono tipi di rappresentazione in cui il
palcoscenico casuale (spettacoli di strada, ecc.) dove il pubblico decide che spazio
lasciare oppure altri spettacoli in cui l'azione teatrale che decide lo spazio degli
spettatori (come l'Orlando furioso di Ronconi); esistono anche realt intermedie negli
spettacoli popolari oppure quando gli attori scendono nella platea.
Da questi tre tipi di configurazione, nascono i problemi del punto di vista e della
partecipazione del pubblico allo spettacolo. Da un lato c' la divisione della quarta
parete, dall'altro c' il coinvolgimento spaziale e fisico (poi esistono anche in questo
caso realt intermedie, tipo gli "a parte" e gli spettacoli del Living). In ogni caso, anche
in uno spettacolo d'avanguardia, lo spettatore deve essere consapevole della
distinzione tra rappresentazione e pubblico, anche solo per ammirare l'innovazione.
Inoltre la Ubersfeld teorizza che il sipario invisibile e la quarta parete non pu essere
annientato, neanche se l'attore recitasse in braccio a uno spettatore.
Tra la rappresentazione e il pubblico si formano comunque rapporti che creano
opposizioni fondamentali:
Dal conflitto significativo-non significativo nasce la riflessione sul rapporto tra azioni e
parole della scena e quelle della vita reale: nella vita reale si parla a un interlocutore,
nella scena ci si rivolge sia all'interlocutore (attore) che al pubblico. Questo
essenziale perch il pubblico spesso conosce pi di quello che conoscono i personaggi
in scena e le azioni e gli oggetti acquistano significati diversi (ad esempio il fazzoletto
di Desdemona).
Lo spettatore deve essere consapevole della natura segnica della scena, infatti
proprio grazie a questo che lo spettatore pu accettare che la scena risponda a leggi
non vigenti nell'universo (dilatazioni o accelerazioni temporali) e che tutto ci che
fuori dalla scena per il tempo della rappresentazione cessi di esistere. Inoltre, come
gi detto, il ruolo primario del pubblico quello di comprendere e risolvere lo snodo
drammatico, per questo necessario che sappia interpretare la natura segnica
dell'azione. Il suo atto interpretativo triplice e consiste nel: riconoscere le attivit
compiute dagli attori; individuare lo scopo dell'azione; proiettare sulle azioni, le
intenzioni del personaggio.
Per concludere solo il teatro (a differenza del libro o del film) composto da materia
viva, che si modifica a contatto con lo spettatore. Per questo lo stesso testo scenico
diverso da ogni altra forma letteraria e di conversazione: il testo teatrale non mai
inconcludente e porta sempre con s riferimenti a cui il pubblico stato introdotto,
niente casuale, tutto strategico.
IL TESTO DRAMMATURGICO
Il testo drammaturgico composto da due parti essenziali: il dialogo e le didascalie. Le
battute possono non essere presenti, mentre le didascalie sono sempre presenti e
necessarie perch devo rispondere alle domande "chi?" e "dove?" e indicare il
contesto della comunicazione. Le didascalie sono segmenti di testo che supportano la
lettura drammaturgica ma che non vengono trasportate sulla scena: la loro
interpretazione viene trasportata in varie forme e materie espressive. Inoltre le
didascalie sono l'unica parte del testo in cui parla l'autore e non i personaggi.
Il rapporto tra dialogo e didascalia varia molto a seconda dell'epoca: nella tragedia
greca erano ridotte al minimo poich l'autore era spesso anche il regista; nei drammi
liturgici medievali invece erano molto dettagliate per assicurare la precisa forma
rituale della rappresentazione; nella commedia italiana del Cinquecento, le indicazioni
sono molto rare e solo i prologhi tendono a spiegare l'impianto scenografico (cos
come nel melodramma di et barocca). Molto importanti, invece, sono le didascalie
pirandelliane che forniscono una chiara lettura dell'opera e dei personaggi. A grandi
linee si pu dire che le didascalie diventano essenziali nei periodi di trasformazione del
linguaggio teatrale. Quando la rappresentazione era scontata ("se scrivo un testo, di
sicuro verr rappresentato in questo modo") allora troppe didascalie non erano
necessarie.
Il rapporto tra testo drammaturgico e la rappresentazione, invece, risulta pi
complesso e tale rapporto viene definito "interpretazione". Esistono varie forme in cui
l'interpretazione pu avvenire:
Autore
Regista. l'autore del progetto. Nel teatro di regia, riassume in s tutte quasi
tutte le figure e diviene autore dello spettacolo.
Scenografo
Costumista
Ma quali sono questi segni/codici di cui si serve il teatro? Il primo che cerc di definire
le linee di codice fu Tadeus Kowzan, ma colui che defin meglio i paradigmi e i codici
dello spettacolo fu Molinari che ne identific dieci: Scenografia, illuminazione,
costume, gesto, mimica, coreografia, prossemica, parola (linguistica e paralinguistica),
musica e rumori, sintassi.
Scenografia
un segno continuo o che, quanto meno, dura abbastanza a lungo. Non solo
determina lo spazio scenico, ma fornisce informazioni sull'azione, sull'antefatto
e sulla situazione. Si possono distinguere quattro tipi di scenografie:
o
Concreta: una scenografia che presenta le cose per quello che sono (una
sedia e un tavolo saranno una sedia e un tavolo);
Illuminazione
La sua funzione primaria quella di far vedere la scena, se si limita a questa
funzione, non entra nel contesto significante. Invece, i valori drammatici e
morali della luce possono essere: realistici, ossia rappresentare una situazione
luminosa del giorno (tramonto, alba, luna piena) o simbolici che rappresentano
tramite colore, intensit e cambiamenti, stati d'animo o predire futuri sviluppi
(suspense). Altre funzioni dell'illuminazione sono:
o
Costume
Il costume comprende l'abbigliamento, l'acconciatura e l'aspetto fisico
dell'attore. Nella vita quotidiana, il costume dice come ciascuno deve o vuole
essere considerato. L'analisi dal costume deve svolgersi sia dal punto di vista
morfologico (dove il grado zero rappresentato dalla nudit) o dal punto di
vista semantico (dove, ad esempio, la nudit ho un forte valore simbolico); il
grado minimo di significazione semantica di un costume deve essere stabilito in
base all'aderenza di tale costume "alla norma": pi il costume sar adatto al
contesto, meno significato semantico avr.
Per quanto riguarda la figura si fa riferimento al fisico stesso dell'attore che se
nella vita reale non svolge una grande importanza, nel teatro assume un grande
significato simbolico (il ghiottone panciuto, l'avaro magro, ecc)
Nel caso in cui il costume sia riconoscibile come abbigliamento pu essere:
o
Una maschera del teatro italiano della commedia dell'arte; quasi subito
hanno perso il loro significato simbolico e presto si sono trasformati in
forme pure che identificano un personaggio.
Gesto
Il gesto ritenuto l'elemento specifico del teatro. Si intende con codice gestuale
(o cinesico) il patrimonio dei movimenti interni all'attore che non comportano
spostamenti da un luogo all'altro della scena. Esistono diversi tipi di gestualit:
o
direttamente
lo
stato
d'animo
Mimica
Con mimica si intendono tutti i movimenti del viso. Essendo essi basati in parte
su segni di ordine sintomatico, spesso sono molto importanti e significativi. I
gesti mimici sono acquistano significato a seconda della propria natura:
o
Coreografia
La coreografia descrive i movimenti di traslazione dell'attore da un punto
all'altro dello spazio scenico. I movimenti, come i gesti, possono essere
funzionali (hanno uno scopo pratico), espressivi, simbolici (con un loro
significato culturale convenzionale) o puramente formali.
I movimenti possono esaltare la dinamicit o la staticit di una scena e possono
isolare un personaggio in base alla sua mancanza di omogeneit al gruppo.
Inoltre tramite i movimenti si creano distanze tra i personaggi che
determineranno la prossemica di una scena.
Le caratteristiche formali del movimento sono basate su parametri spaziali e
temporali: continuo/discreto, rettilineo/curvilineo/zigzag, verticale/orizzontale,
lento/veloce, regolare/irregolare. Inoltre, molto importante in merito
all'isolamento dell'attore la dicotomia tra individuale e corale.
Prossemica
La prossemica studia la distanza tra soggetti di un gruppo sociale. In base al
rapporto di vicinanza e lontananza, si possono evidenziare quattro tipi di
rapporti principali:
o
distanza pubblica (si deve urlare per farsi sentire e i lineamenti del viso
sono confusi).
Questi tipi di rapporti, vanno, logicamente, inseriti nel giusto contesto per
essere concepiti e questo vale anche per la scena.
Mano a mano che il numero di persone coinvolte aumenta, i parametri principali
si complicano. E quindi una posizione centrale pu identificare una posizione di
rilievo oppure uno stato di assedio, cos come la distanza di un attore dal resto
del gruppo pu avere un valore rappresentativo (gli altri personaggi glielo
attribuiscono, isolandolo) oppure un valore semplicemente enfatico (lo
spettacolo gli attribuisce la posizione).
Per quanto riguarda la posizione reciproca tra gli attori si possono distinguere
sei posizioni: fronteggiarsi (si guardano, reciproco interesse); volgersi le spalle
(reciproco disinteresse); guardare nella stessa direzione (concordanza di
attenzione); guardare in direzioni opposte (discordanza di attenzione); guardare
chi guarda davanti a s, volgere le spalle a chi guarda davanti a s.
Tutto va, logicamente, rapportato agli elementi scenografici e alla situazione
rispetto al pubblico, ad esempio nel caso della scena frontale, c' da distinguere
tra scena chiusa (esiste una quarta parete) o scena aperta dove l'attore
interagisce con il pubblico. Nel caso di scena aperta, la posizione dell'attore
tiene presente la presenza del pubblico e quindi nascono diversi casi e regole:
l'attore non deve voltare le spalle agli spettatori (per rispetto verso il pubblico);
l'attore sta in proscenio per mostrare il proprio gioco mimico (attori italiani
dell'Ottocento); l'attore si rivolge direttamente al pubblico (negli a parte o nei
prologhi); l'attore conferisce un ruolo al pubblico.
Parola
Molinari distingue il paradigma verbale in linguistica e paralinguistica.
o
Musica e rumori
La parola, la musica e i rumori costituiscono la colonna sonora dello spettacolo.
Nell'analisi dello spettacolo i rumori sono sempre collegati alla causa che li ha
prodotti. Pu essere un rumore realistico o essere stilizzato (la pioggia diventa
un arpeggio). La musica invece deve essere essere analizzata dal punto di vista
quantitativo e qualitativo. I quattro generi teatrali in cui presente e
fondamentale la musica sono: il concerto (la musica l'unico elemento);
l'oratorio (alla musica si unisce il canto); l'opera, il melodramma e il musical (in
cui il testo linguistico e quello musicale hanno la stessa importanza); il balletto
(dove l'azione scenica determinata dalla musica).
Quando la musica non ha nessuna priorit gerarchica nei confronti dello
spettacolo, si parla di musica di commento. E pu essere usata in diversi modi,
acquisendo diverse valenze:
Musica decorativa
situazioni);
(riempie
silenzi
accompagna
determinate
Sintassi
La costruzione sintattica identifica la dialettica tra gli elementi che compongono
lo spettacolo. Quindi il modo in cui tutti gli elementi elencati fino a ora
interagiscono o si oppongono. L'asse fondamentale su cui si muovono i nessi
sintattici quindi quello di ridondanza - complementariet - opposizione. Spesso
Situazione. Nel testo drammatico, l'unit minima viene definita scena (la
porzione di testo dove i personaggi e il luogo non cambia), il concetto
stato ripreso da Jensen
che lo ha definito situazione. Nella
rappresentazione, si pu quindi isolare una data situazione di carattere
spettacolare, quindi che non derivi necessariamente dall'ingresso o
l'uscita di un personaggio: pu trattarsi di un cambiamento di luce, o di
un improvviso silenzio, o di un sipario, di un'improvvisa immobilit o da
uno stacco musicale. La frequenza di questi segni di cesura identificano il
ritmo dello spettacolo che pu essere continuo o discontinuo.