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Teatro

www.saggiatore.it (sito & eStore) Twitter @ilSaggiatoreEd Facebook il Saggiatore editore il Saggiatore S.p.A., Milano 2011 Titolo originale: The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark

William Shakespeare

La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca


Traduzione e cura di Luca Fontana

An Sabino gewidmet But if the while I think on thee, dear friend, All losses are restord and sorrows end. William ShakeSpeare, Sonetto xxx Doch denk ich, teurer Freund, an dich dieweil, Sind Sorgen ferne und Verluste heil. (traduzione di Stefan George)

Sommario

Premessa. Una traduzione per il teatro Introduzione. Un eccellente attore la tragica Storia di amleto, principe di danimarca
di William Shakespeare

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Dramatis Personae Atto I Atto II Atto III Atto iV Atto V appendici La questione testuale I tre Amleti Nota bibliografica Amleto in dvd Note

49 51 79 101 129 151

175 183 191 195 197

Premessa Una traduzione per il teatro


La traduzione non il trasferimento di un significato distaccabile da una lingua allaltra. un dialogo tra due lingue. Accade nello spazio tra due lingue e il pi spesso anche tra due momenti storici. Gran parte del valore reale della traduzione come arte deriva da questa particolarissima situazione. richard peVear, Introduzione alla sua traduzione in inglese di Guerra e pace di Tolstoj (London, 2007)

Una traduzione per il teatro? Va certo chiarito: una traduzione nata per e dalla pratica teatrale. Soprattutto per testi come quelli shakespeariani, che per la pratica teatrale sono nati e nella pratica teatrale si sono venuti sedimentando, alterando e costituendo.1 La traduzione teatrale dovrebbe essere una specializzazione a s. Il traduttore in generale dovrebbe avere una conoscenza vissuta e vitale di una o pi lingue, oltre alla propria di partenza. Idealmente, dovrebbe non avere pi una lingua madre, ma molte lingue amiche e sorelle. Il traduttore teatrale dovrebbe avere un di pi, sapere come quelle lingue suonino in teatro, ossia cosa avvenga tra emissione, da parte dellattore, e ricezione, da parte del pubblico. Dovrebbe avere esperienza di lavoro sui testi teatrali. Non guastano anche esperienze di regista e dattore. La perfezione la si raggiungerebbe se il traduttore fosse anche dramaturg.2 La traduzione dovrebbe essere discussa passo passo col regista, poich il lavoro di traduzione al tempo stesso la pi minuta indagine drammaturgica possibile. Meglio se il regista disposto a partire in compagnia del dramaturg-tra-

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duttore nel viaggio di scoperta o riscoperta del testo senza idee preconcette, senza Konzept-inszenierung gi premasticata. Una verifica fondamentale della comunicativit del testo il lavoro cogli attori. Ogni traduzione di un testo teatrale, tanto pi se creato in epoche in cui la trasmissione culturale era per lo pi orale e questo era certo il caso di Shakespeare dovrebbe essere una traduzione per la bocca dellattore e lorecchio dello spettatore. La verifica ultima non mai sulla carta; sedersi in platea e ascoltare cosa ti arriva dagli attori, notando minutamente al tempo stesso le difficolt tecniche che lattore incontra a veicolare quel testo fino allultima fila di spettatori. Le prove segnano quindi il momento dellultima verifica e correzione del testo tradotto. Il breve ritratto sin qui tracciato quello di una figura ideale. Per quel che mi riguarda, sono perfettamente cosciente di aver soddisfatto solo in minima parte i criteri qui sopra esposti. Ma se ci son riuscito grazie allesperienza che mi son fatto a partire dai remoti anni ottanta del secolo scorso con registi e attori. Tanti e di cui, non certo per ingratitudine, ma per incipiente senilit, posso ricordare solo alcuni. In primo luogo, Marco Sciaccaluga, del Teatro Stabile di Genova, che mi ha iniziato al mestiere; Terry Hands, gi direttore della Royal Shakespeare Company; Dominique Pitoiset, oggi direttore del Thtre national de Bordeaux en Aquitaine; Luca Ronconi, con cui ho avuto alcuni motivi di disaccordo, radicali e almeno per me, non so per lui fecondi. Due attori da ricordare per quel che mi hanno insegnato in anni di collaborazione, Elisabetta Pozzi, per cui ho tradotto espressamente Amleto, pensando a cosa avrebbe potuto dare, e ha dato, nei panni del protagonista, e Michele De Marchi, attore musicista e talento comico innato. Nelle molte letture pub-

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bliche di testi curati da me mi stata e mi sar utilissima una giovane e brava attrice, Paola De Crescenzo. La gran parte dei testi che uscir in questa serie il risultato della collaborazione col Teatro Due di Parma e con Walter Le Moli. Se esistono perch, sin da molto prima della loro realizzazione sulla scena, iniziamo un lungo lavoro al testo. idea comune che, per fare un esempio, ci si debba chiedere cosa Amleto possa dire a noi; mai che ci si ponga il problema opposto, e serio: cosa possiamo dire noi ad Amleto? Siamo in grado di parlargli ancora, ci vorr ancora come interlocutori delle sue riflessioni ad alta voce, che chiamiamo impropriamente monologhi? Ci vorr ancora guardare negli occhi? Siamo abbastanza attuali per lui, abbastanza contemporanei a lui? Esprimere gratitudine al Teatro e a Walter un esercizio ozioso. Siamo ancora in corso dopera. Un grazie affettuoso va infine ai miei allievi di ormai undici anni dei corsi di Fondamenti di pratica del teatro e di Strutture drammaturgiche del teatro i titoli dei corsi sono di mano burocratica, non mia e ai partecipanti ai laboratori di Regia di Walter Le Moli presso lIstituto universitario di Architettura di Venezia (Iuav). Con loro uso spesso testi da me tradotti, o testi in corso di traduzione, come materiale didattico. Dalle loro reazioni o perplessit, dalle loro domande e in alcuni casi dalle loro tesi ho spesso tratto utili suggerimenti per revisioni, politure, messe a punto delle traduzioni. Nel contesto dellattivit didattica mi stata di grande utilit la collaborazione del dottor Filippo Bruschi. La conversazione con lui, da amici, mi indispensabile.

Introduzione Un eccellente attore

Tutto quel che c di commendevole in un grave Oratore tocca squisita perfezione in lui; con lazione ricca ed espressiva del corpo affascina la nostra attenzione; sedete in un teatro pieno, e crederete di vedere linee che si dipartono dalla circonferenza di cos tante orecchie, di cui lAttore il Centro. dai New Charachters, 1615, pubblicati anonimi, ma attribuiti a Sir thomaS oVerbury; altra e pi probabile attribuzione a John WebSter. Alta probabilit che lattore di cui si parla sia Richard Burbage. Un attore pu rappresentare qualunque cosa eccetto un attore. Amleto dovrebbe essere impersonato da un attore preso dalla strada, e gli altri personaggi da attori professionisti. Il problema che Amleto un attore, e non si pu impersonare se stessi. Si pu solo essere se stessi. W.h. auden, Lezioni su Shakespeare Io sono il pallido prence danese, che parla solo, che veste a nero. Che si diverte nelle contese, che per diporto va al cimitero Si pu essere pi afflitti, pi lagnosi, pi melanconici di Amleto? Poteva essere felice, no! Poteva essere amato, no! Io non ho mai capito che cosa voleva Amleto. Ma che voleva Amleto? ettore petrolini, Amleto

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Scheda

La trama Dai racconti frammentari di un corpo di guardia atterrito veniamo a sapere che ogni notte una cosa appare, somiglia al vecchio re Amleto, ora defunto. Lo spettro muto si manifesta forse perch il paese minacciato dinvasione dalla Norvegia e si prepara alla guerra. Bisogna che se ne informi il giovane Amleto, figlio del vecchio re, a lui forse lo spettro parler. A corte, Amleto il giovane esprime il proprio dolore per la morte del padre e disgusto per il frettoloso matrimonio della madre e regina vedova, Gertrude, col fratello del re, Claudio, che ora regna. Amleto incontra lo spettro del padre, che lo informa che la morte non fu naturale, fu avvelenato dal proprio fratello, colui che ora regna. Amleto giura vendetta. Per mascherare le proprie intenzioni si finger pazzo. Polonio, consigliere dello stato di Danimarca, ha due figli. Laerte, che sta iniziando un destino quasi parallelo a quello dAmleto andr allestero, a Parigi, a studiare (Amleto da poco tornato da Wittemberg, dove ha compiuto i suoi studi) , e Ofelia, che ha uninfatuazione adolescenziale, probabilmente mezzo incoraggiata, per Amleto. Polonio si convince che la pazzia di Amleto sia una pazzia damore. Due compagni duniversit di Amleto, dai nomi tedeschi, Rosencrantz and Guildenstern, arrivano a corte, mandati a chiamare da Re e Regina, perch spiino Amleto e ne scoprano i piani reconditi. Arriva a corte anche una compagnia dattori. Amleto concorda con loro che mettano in scena un dramma in cui narra dun fratello che uccide un re per impadronirsi della corona con la connivenza della moglie di questi: spera che la recita induca il re a tradire la sua colpa. Spiati

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da Re e Polonio, Amleto e Ofelia si incontrano; in un tormentato dialogo, Amleto la respinge con violenza. Nel corso della recita i sospetti di Amleto trovano conferma. Mentre va dalla madre che ha chiesto un colloquio con lui, si imbatte nel re sprofondato in preghiera; tentato di compiere l e subito la vendetta, ma desiste, perch ucciderlo mentre prega potrebbe guadagnarli ingiustamente la salvezza. In un agitato colloquio con la madre, la accusa dellimpudica fretta con cui si risposata col cognato. Udendo un rumore dietro una tenda, vi si lancia contro a spada sguainata: non era il re come aveva sperato, ma Polonio che spiava. Ricompare lo spettro, invisibile alla madre, che gli raccomanda clemenza verso di lei. Il re spedisce Amleto in Inghilterra, chiedendo in una lettera segreta al re di quel paese di eliminarlo al suo arrivo. Laerte, tornato in Danimarca, chiede vendetta per il padre morto. Intanto, Ofelia, impazzita di dolore, muore annegata. Amleto sventa il compotto inglese e torna in tempo per il funerale di Ofelia, e per avere un primo conflittuale incontro con Laerte. Il re organizza con Laerte un complotto contro Amleto: Laerte lo sfider a duello, ma con una spada dalla punta avvelenata. Amleto superiore nel duello, ma Laerte lo ferisce a tradimento con la spada avvelenata, che ha ferito lui stesso. Gertrude beve da una coppa avvelenata destinata ad Amleto. Alla vista della madre morente, e avvertito da Laerte morente che la spada era avvelenata, Amleto ha il tempo di uccidere il re, poi muore. Arriva il giovane Fortinbras di Norvegia e rivendica a s il trono di Danimarca.

Media1 linguistici 75 per cento versi; 25 per cento prosa, frequenti distici rimati; 2 songs cantati da Ofelia.

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Si direbbe sia lui lorigine stessa della nostra armonia tragica inglese, ossia, larmonia del blank verse, variata spesso da terminazioni disillabe o trisillabe. E proprio questa variet la distingue dallarmonia eroica, e avvicinando cos il verso alluso comune lo rende pi appropriato ad attrarre attenzione e pi adatto allazione e al dialogo. Sono i versi che facciamo quando scriviamo prosa; anche nella comune conversazione facciamo versi simili. John denniS, An Essay on the Genius and Writings of Shakespeare (1712)

Perch mai lalternanza di diversi moduli ritmici, o fonici nel caso della rima? Anche chi non sappia una parola dinglese la coglie a occhio scorrendo il testo. Verso sciolto, prosa, rima e canto sono quattro media espressivi di cui il traduttore deve conoscere la funzione espressiva e sforzarsi il pi possibile di ricrearla. A una lettura approfondita certo, in inglese risulter subito che non sono casuali alternanze, bens calcolate transizioni da un modo denunciazione a un altro. Lo strumento espressivo principale di cui Shakespeare dispone il verso sciolto o blank verse: pentametro giambico, se descritto in metrica quantitativa, o decasillabo con cinque accenti forti, in metrica accentuativa. Vi sono larghi tratti di prosa, sia pure fortemente ritmica, di cui vedremo le funzioni, e inoltre usi particolari, sempre espressivamente funzionali, della rima. Mediamente, un testo shakespeariano per il 70 per cento in versi e per il 30 per cento in prosa. Ai due estremi della scala si collocano, da un lato The Merry Wives of Windsor, con un 10 per cento di versi e ben un 90 per cento di prosa e al lato opposto, The Comedy of Errors (La commedia degli equivoci) con 85 per cento di versi e 15 per cento di prosa, e subito dopo A Midsummer Nights Dream (Sogno della prima not-

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te destate), con, rispettivamente 80 e 20. Il Sogno, assieme a Loves Labours Lost (che io ho tradotto come Doglie damor sprecate), la commedia a pi alto contenuto di rime. Se si dovesse paragonare la lingua inglese a uno strumento musicale, il pianoforte sarebbe il pi giusto: strumento per natura percussivo da cui per con una serie di artifici tecnici si pu raggiungere un assoluto legato melodico, strumento di infinita ricchezza timbrica che pu evocare i colori di altri strumenti e di unintera orchestra. La sequenza di cinque piedi giambici che troviamo nel blank verse breve-lunga, brevelunga, breve-lunga, breve-lunga, breve-lunga coglie lessenza ritmica stessa della lingua inglese. Il pi palese visibile a occhio progresso stilistico compiuto da Shakespeare nelluso del blank verse un movimento continuo dal verso martellante una sorta di fanfara guerresca del blank verse marlowiano Marlows mighty line (il verso possente di Marlowe, come dice Ben Jonson, non senza una punta di ironia nella scelta dellaggettivo, allusivo di pomposit) a un libero arioso melodico, quasi un recitativo monteverdiano, un recitar cantando, che pu suggerire la pi complessa articolazione interiore del pensiero nel personaggio. Sentiamolo in bocca ad Amleto (Hamlet, Atto i, scena seconda): HAMLET O, that this too too solid flesh would melt Thaw and resolve itself into a dew! Or that the Everlasting had not fixd His canon gainst self-slaughter! O God! God! How weary, stale, flat and unprofitable, Seem to me all the uses of this world! Fie ont! ah fie! tis an unweeded garden, That grows to seed; things rank and gross in nature Possess it merely. That it should come to this!

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But two months dead: nay, not so much, not two: So excellent a king; that was, to this, Hyperion to a satyr; so loving to my mother That he might not beteem the winds of heaven Visit her face too roughly. Heaven and earth! Must I remember? why, she would hang on him, As if increase of appetite had grown By what it fed on: and yet, within a month Let me not think ont Frailty, thy name is woman! Una sottile alternanza di enjambements e versi end-stopped, la cesura continuamente mobile creano un gioco di ritmi spezzati, un abile ibrido verso-prosa, che permette al pubblico una felice allucinazione: lattore in quel momento non sta ri-citando un discorso imparato a memoria, sta pensando: ora e qui, noi avvertiamo i moti interiori del suo pensiero. E la variet ritmica ulteriormente accresciuta dalle tante feminine endings le terminazioni disillabe e trisillabe menzionate da Dennis, qui sopra: unprofitable, garden, nature, mother, woman che lasciano aperto il verso dandogli continuit nel seguente. Anche in italiano lattore deve produrre limpressione di un ritmo interiore del pensiero che si viene articolando sul momento. Spero di esserci, almeno in minima parte, riuscito, usando come schema metrico di partenza lendecasillabo e giocando di irregolarit e ipermetrie: AMLETO Ah, se questa carne troppo, troppo salda si sciogliesse, squagliasse, vaporando in rugiada! E se lEterno non avesse scritto la sua legge contro chi succide. Oh, Dio, Dio! Sfatti, muffiti, piatti, inutili paiono a me gli usi di questo mondo!

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Che schifo! S, che schifo! Un giardino non curato che va in seme: erbacce marce e brutte che tutte lo conquistano. E a questo poi sarriva?! Lui morto da due mesi no, neanche, neanche due un re cos eccelso, che sta a questo come Iperione a un satiro, e che tanto amava mia madre, da non poter permetter che quel viso fosse toccato da brezze celestiali troppo brusche. SantIddio, che sia io a dover ricordare!? E lei che gli stava addosso come se le crescesse lappetito pi di lui si nutriva Eppure, dopo un mese Ah, non voglio pensarci Fragilit, il tuo nome donna! Tra i testi shakespeariani, Amleto forse quello dove pi complesse e sottili sono le transizioni verso-prosa. Amleto parla in versi a se stesso o, meglio detto, quando convenzionalmente finge di parlare a se stesso nei soliloqui, che sono in realt discorso pubblico, in cui rende noi pubblico spettatori e complici; parla in versi nei dialoghi in cui mosso da violenta passione come nellincontro a tu per tu con la madre Atto iii, scena quarta. Potremmo dire che parla in versi laddove ha bisogno del massimo possibile di ambiguit sintattica e metaforica, dove il pensiero pi denso. Parla generalmente in prosa a tutti gli altri personaggi in scena, salvo una volta a Orazio Atto iii, scena seconda nel bellissimo elogio che rivolge a lui e allamicizia, e una seconda volta nel congedo prima della morte, poi, per Amleto, il resto silenzio. A Laerte, prima del duello, chiede perdono in versi. E il tratto comune di questi che Amleto sta esprimendo sentimenti molto fortemente sentiti e, quelli rivolti a Orazio, quasi prossimi allamore.

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Non parla mai in prosa invece il re, anzi, il verso, molto formale, e spesso pomposo, caratterizzato da un sintassi tortuosa e serpentina in cui loggetto del verbo principale, e delle sue voglie, continuamente posposto in fine di periodo, sotto raffiche di relative e distinguo, diviene emblema perfetto dellidentit usurpata e posticcia che si sente addosso e che deve giustificare in primo luogo a se stesso e dissimulare agli altri, maestro com di vaselinosa e gesuitica ipocrisia. In Polonio, la transizione verso-prosa ha tuttaltra funzione drammaturgica. Parler sempre in versi nelle situazioni formali, quando si rivolge a Re, a Regina, e anche ad Amleto; o quando affligge i figli con lunghi elenchi di utili consigli, che non sono affatto ubbie di vecchio barbogio, sono quella politica quotidiana da ottimo e prudente machiavello di provincia che in un mondo di pura violenza gli ha permesso di arrivare vivo a veneranda et. Parla in prosa quando suo malgrado si trova a dover fare da spalla al principe nei momenti di simulata pazzia, quando Amleto fa il matto, ossia diventa lui il fool, il buffone di corte, che in questo play manca affatto e forse proprio perch Amleto gli ruba la parte , e i due divengono double act, coppia comica, che troveranno pi avanti il proprio riflesso speculare nellaltro double act del testo, quello del becchino e dellassistente, i quali, essendo naturalmente clowns, parlano in prosa. In questi momenti, le battute in prosa di Polonio sono a parte rivolti al pubblico, il bravo attore sapr che leffetto comico lo raggiunge se recita tutto sul pubblico, se ne cerca la complicit e lassenso, se solletica il Polonio reazionario e gretto che coviamo in noi. C un altro uso della prosa per Amleto quando ha bisogno di maggiore linearit sintattica per enunciare sue profonde convinzioni. Due momenti tipici, e due momenti chiave del testo che non per caso sono diventati due dei passi pi cita-

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ti da tutta la tradizione romantica sono la sua dichiarazione di assoluto antiumanesimo melanconico, detta a Rosencrantz e Guildenstern, nel secondo Atto, al culmine di un dialogo tesissimo e guardingo in cui Amleto vuol scoprire se i due suoi ex compagni duniversit sono stati mandati a chiamare non per distrarlo dalle sue malinconie, ma per spiarlo (Atto ii, scena seconda): amleto [] Da qualche tempo, e non so perch, ho perso ogni allegria, smesso ogni abitudine allesercizio fisico, anzi, cos gravato il mio umore che questa mirabile macchina, la Terra, mi par soltanto un promontorio sterile, questeccelsa volta daria, macch, lo stesso stupendo firmamento che lass incombe, questo maestoso tetto incastonato di fuochi doro, a me sembran nientaltro che uno schifoso e pestifero aggregato di vapori. Che capolavoro luomo, e cos nobile nella ragione, cos infinito nelle facolt, e per forma e moto cos perfetto e ammirevole, e nellazione cos simile a un angelo, e a un dio nellintelletto: lui, la bellezza del mondo, il paragone degli animali per, cos per me questa quintessenza di polvere? Luomo non mi d alcun piacere E poco prima del duello e della catastrofe, nellultimo dialogo in confidenza con lamico Orazio, Amleto enuncia in prosa, la convinzione ultima, che ha raggiunto, linsegnamento che ha appreso dal suo tragico destino: ha imparato a essere un perfetto stoico, ha imparato la lezione della morte. Orazio lo esorta a rifiutare il duello con Laerte, se un presagio nefasto lo tormenta (Atto V, scena seconda):

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amleto Ma neanche per sogno. Noi sfidiamo i presagi. C una speciale provvidenza anche nella morte di un passero. Se deve essere ora, che sia; non sar poi; e se non sar poi, sar ora; e se non ora, verr pur sempre unora. Essere pronti: tutto! Nessun uomo sa che cosa lascia, e che importa il momento in cui si lascia? Ma basti! In breve sintesi, le transizioni prosa-verso sono modulazioni armoniche, come nella sonata classica, che offrono allo Shakespeare maturo, partito da una convenzione formale rigida del teatro a lui precedente, una tavolozza di tonalit espressive ricchissma; la drammaturgia si viene costruendo tramite sottili procedimenti di transizione e sviluppo tra registri espressivi diversi. Anche luso del distico finale rimato in chiusura di scena una convenzione tipica del teatro elisabettiano e giacobita, ed anchessa un segnale per le orecchie degli spettatori-ascoltatori. Paragone perfetto la cadenza nella musica tonale: marca la fine di un movimento. Nello Shakespeare maturo, la funzione di marcatore di transizione da un movimento allaltro mantenuta, ma diviene infinitamente pi ricca che nei suoi predecessori o rivali. Pu condensare lintero senso drammatico di una scena in una rapida formula, enunciare una sorta di programma per lazione successiva del personaggio. Si veda la chiusa della seconda scena del primo Atto, a conclusione del dialogo con le spettro del padre: HAMLET The time is out of joint; O cursed spite That ever I was born to set it right! Capolavoro di autoironia di Amleto che nel momento stesso in cui si pone un compito, una missione, sorride amaro sulle

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proprie impari forze, e rende noi spettatori complici consapevoli della propria autoironia. AMLETO Lepoca sconnessa; sarcasmo ingrato: che a ripararla proprio io sia nato! Se il distico rimato compare nel mezzo di una scena, o di una singola battuta di un personaggio invece quasi sempre una sintesi morale, una frase gnomica che suona come sentenza citata, ed proprio la costrizione della rima che le d il carattere di proverbio, carattere che deve essere percepito dal pubblico, e quindi trasmesso dal traduttore. Un esempio tra i pi calzanti si ha nella prima scena del terzo Atto, immediatamente dopo il terzo soliloquio di Amleto, quello che nella percezione diffusa divenuto laria celebre dellAmleto quel che La Pira per Manrico nel Trovatore, il qui ti voglio di ogni attore trombone e poco pensante , intendo lEssere o non essere. Si noti innanzi tutto che il soliloquio non chiuso da un distico rimato e che transisce insensibilmente nel breve dialogo in versi in cui Ofelia restituisce ad Amleto i piccoli pegni daffetto ricevuti da lui, e che Amleto respinge: HAMLET No, not I. I never gave you aught. OPHELIA My honoured lord, you know right well you did, And with them words of so sweet breath composed As made these things more rich. Their perfume lost, Take these again, for to the noble mind Rich gifts wax poor when givers prove unkind. There, my lord. amleto No, non miei. Io non ti ho dato nulla.

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ofelia Ma Vostra Grazia sa bene che s, e impreziositi dun alito dolcissimo di parole. Perso quel profumo, riprendeteli; per nobil mente un don non ha valore se ingrato si dimostra il donatore. Ecco, Principe. A mio parere di enorme importanza conservare il carattere di frase fatta, di proverbio effetto sottolineato in italiano dalluso delle parole apocopate e il patetico effetto di candore infantile che comunica, tenendo conto soprattutto dello stridente contrasto con la brusca transizione a prosa del dialogo che immediatamente segue, vero e proprio atto di tortura a cui Amleto sottopone Ofelia, ricco di sarcasmi feroci e doppi sensi osceni. I songs, di cui sono costellati tutti testi di Shakespeare, in Italia vengono in genere tagliati: i due songs di Ofelia del primo do traduzione ritmica nel testo il malinconico How Should I Your True Love Know (Chi sa dir se sia vero amor) e losceno Tomorrow is Saint Valentins Day (Domani il giorno di san Valentino). Questi songs del primo si possiede anche la bellissima musica, di anonimo non sono affatto due piccoli dettagli decorativi, sono musica in scena affatto funzionale alla drammaturgia. Si noti, nel primo, lo straziante scambio di persona tra padre morto e amante che abbandona il suo amore, o i crudi doppisensi sulla verginit perduta nel secondo. Da considerare che canto unito a lascivia erano elementi costitutivi del topos teatrale della pazzia. Si ritiene probabile che il ragazzo che impersonava Ofelia entrasse in scena con un liuto in mano col quale accompagnava il suo canto, aggiungendosi alla stravaganza inquietante della scena.

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Temi metaforici Vero e proprio tema a sviluppo nel senso musicale del termine la malattia. Lanciato dallosservazione di Marcello Atto I, scena quarta, Qualcosa marcio nello stato danese intesse tutto il testo. Esemplare la terribile quarta scena del terzo Atto, il dialogo con la madre, colpevole dun atto che scambia la rosa / sulla bella fronte dun innocente amore / con una vescica. Colpa che duna sottile crosta copre lulcera, / ma sotto cresce putredine che rode / e tutto infetta, invisibile. Poco prima Atto iii, scena terza Amleto, quando sorprende Claudio in preghiera, vinta la tentazione di ucciderlo l sul momento, cos chiude in distico rimato la sua riflessione: La preghiera buona cura a mente pia, / ma a te allunga solo un po la malattia. Amleto stesso per Claudio malattia. Non far nulla per disfarsi di quellangosciosa presenza Atto iV, scena prima : Come chi soffra dun male vergognoso, / e, perch non si sappia in giro, lascia / che gli roda il midollo della vita. La decisione di sbarazzarsene in tutti i modi presa con uneco di una frase proverbiale: A mali disperati, / disperata la cura che li allevia. La malattia pervade anche tutto il corpo sociale Atto iV, scena quarta: la guerra limprovviso manifestarsi di un male invisibile: Molta ricchezza e pace / e dentro un cancro che rode, mentre fuori / non appare causa alcuna del perch / luomo muoia. Su 279 immagini complessive nel testo, ben 20 sono di malattia. Temi secondari sono: astronomia; personaggi del mondo classico; cibo, questultimo nella consueta associazione in tutto Shakespeare con la sessualit Atto i, scena seconda: cos Amleto riassume lattrazione erotica che Gertrude provava per il primo Amleto: E lei che gli stava addosso / come se le crescesse lappetito / pi di lui si nutriva. C per anche una grande metafora latente, che a un tempo cornice

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e nodo centrale di tutto il play: il teatro, nella sua paradossale ambiguit di finzione menzognera e finzione veritiera. Latente perch a partire dal primo Atto si esprime nelluso insistito di termini tecnici specifici del lavoro teatrale, diviene patente e lampante nel soliloquio che chiude il secondo Atto: Ma cos Ecuba per lui, o lui per Ecuba. Al lettore, e allascoltatore teatrale attento, consiglio di tener ben dritte le orecchie; che gli diventi abitudine cogliere il testo subliminale che limmaginario particolare di ogni play shakespeariano viene costruendo, con un procedimento assai simile a quello di tema e sviluppo in musica.

Data Data di composizione ed esecuzione pi probabile: 1600. Registrato per la pubblicazione nellautunno del 1602. Allusioni nel testo al Giulio Cesare (1599) fanno pensare che sia andato in scena dopo quel play. La disputa tra Amleto, Rosencrantz e Guildenstern sulle compagnie di bambini allude a rivalit tra compagnie che ebbero luogo tra il 1600 e il 1601 (il passo assente da Q2).2 LUr-Hamlet di autore ignoto oggi perduto , di cui alcune prove documentali e tanti indizi fanno supporre lesistenza, con qualche certezza ancora esisteva tra la fine degli anni ottanta del Cinquecento e la met dei novanta. Nessun indizio che Shakespeare vi abbia collaborato. Fonti per legittimo pensare, considerando che di frequente i plays shakespeariani sono rielaborazioni di testi precedenti, che fonte primaria del suo Hamlet, sia il congetturale Ur-Hamlet, il cui congetturale autore o coautore sarebbe stato Thomas Kyd. La

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derivazione della vicenda dalle Gesta Danorum, scritte in latino dal cronista danese Saxo Grammaticus (circa 1150-1220), tramite la rielaborazione in francese contenuta nelle Histoires tragiques di Franois de Belleforest (1530-1583) sarebbe quindi di seconda o terza o, forse ennesima, mano. La trama centrale la vendetta familiare si incontra gi in Saxo Grammaticus. Sono interessanti due discrepanze: il danese Amleth, per nascondere le proprie intenzioni, non si finge pazzo, bens scemo. Da tenere in conto per ogni possibile parodia ventura. In Belleforest la madre chiaramente lamante del fratello del re gi prima dellomicidio, e quindi sospettata di complicit. La tirata dellAttore sulla morte di Priamo , a mio parere, parodia in senso triplice: trasferimento di un testo da un genere allaltro; imitazione duno stile altrui; imitazione duno stile altrui con intenti caricaturali della Didone Regina di Cartagine di Chistopher Marlowe. stato pi volte notato che quando Amleto filosofeggia sembra citare Montaigne. La stessa natura fluida, discontinua e contraddittoria del personaggio sembra ispirarsi alla rivoluzionaria concezione dellindividualit che incontriamo in Montaigne. Temi montaigneschi si incontrano un po dovunque: da Ci son pi cose, Orazio, in cielo e in terra / di quante sa sognar filosofia (Atto i, scena quinta) per inciso, quel your, nel testo inglese, da intendersi come un articolo determinativo enfatico, non come possessivo riferito a Orazio, non la sua filosofia che si mette in questione, ma la filosofia in generale al controumanesimo di Che capolavoro luomo, e cos nobile nella ragione, cos infinito nelle facolt, e per forma e moto cos perfetto e ammirevole, e nellazione cos simile a un angelo, e a un dio nellintelletto: lui, la bellezza del mondo, il paragone degli animali per, cos per me questa quintessenza di polvere? Luomo non mi d alcun piacere (Atto

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scena seconda), in cui sembra di cogliere uneco dellApologie de Raymond Sebond. Al lettore curioso raccomando, inoltre, un gioco che pu riempire di divertimento un pomeriggio: cercare echi amletici in quattro Essais del secondo volume: il iii, Coustume de lisle de Cea; il xx, Nous ne goustons rien de pur; il xxi, Contre la fainantise e il xxiii, Des mauvais moyen employz bonne fin. Malgrado le somiglianze sorprendenti sinora non stata dimostrata una filiazione diretta della filosofia personale dAmleto da Montaigne, mentre certa per lutopia personale di Gonzalo nella Tempesta. Gli Essais, nella traduzione inglese di John Florio sono pubblicati nel 1603. Ossia, due o tre anni pi tardi, almeno, della prima di Amleto. Ma questo non un argomento a sfavore: non considera la vasta circolazione manoscritta dei testi allepoca. inoltre quasi certo che Shakespeare conoscesse John Florio, da cui avrebbe tratto ispirazione per lamabile parodia dellerudito nel Sir Nathanael di Doglie damor sprecate. Indizio assai interessante che Florio traduca con consummation la parola anantissement di Montaigne con forse uneco nelle orecchie del protestante Florio, figlio di un rifugiato protestante toscano, del Consummatum est dal Vangelo di Giovanni (19, 30). Ci mi ha indotto a cos tradurre il celebre frammento di due versi dellahim troppo celebre monologo Atto iii, scena prima: tis a consummation / devoutly to be wished: annientamento / in cui sperar con fede. Lironia dovrebbe essere chiara.

ii,

Testo Enorme e, direi, affascinante quanto una detective story, la questione che pone ogni edizione, e traduzione, dei testi shakespeariani, e in appendice cerco di spiegarla col dovuto su-

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spense.3 La traduzione che trovate qui stata condotta sul testo integrale di Q2 quale appare nelledizione critica Arden 1982, a cura di Harold Jenkins, e verificata e limata sulla nuova edizione Arden del 2006, a cura di Ann Thompson e Neil Taylor.

Le metamorfosi dellIo solista


Ci vorrebbe una sorta di testamento biologico anche per i personaggi letterari o teatrali, per difenderli da ogni accanimento esegetico, quando non possano pi essere difesi dal loro autore, o una volta estinta la temperie, la sensibilit del tempo in cui sono nati. Le tre pi celebri vittime di accanimento esegetico sono di certo Don Chisciotte, Don Giovanni, e lo sventurato principe di Danimarca. Accanimento che non solo si abbattuto sui vari testi che li hanno generati il romanzo di Cervantes o il play di Shakespeare, o sulla pi complessa genealogia del seduttore spagnolo: la comedia attribuita a Tirso de Molina, o la comdie di Molire, o, dal romanticismo tedesco in poi, con sempre maggior preminenza, il dramma giocoso di Mozart e Da Ponte. Ma che continua sui personaggi stessi, che per effetto perverso ha reso autonomi rispetto alle opere, alle parole o alle note che li creano, mandandoli pirandellianamente in cerca dautori di seconda o terza mano, e sovraccaricandone le fragili spalle di greve paccottiglia simbolica e allegorica nei pi svariati stili. Amleto e gli altri due, dopo il sequestro di persona subito da parte dei romantici, in particolare tedeschi pallida eco provinciale e tardiva, come sempre, lappropriazione italiana nel secondo Ottocento , da circa duecento anni vanno per il mondo come lEbreo errante, di volta in volta indossando il costu-

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me ed esibendo il trovarobato dei pregiudizi e delle voghe del momento. Poco prima della sua morte, Pio xii lasci che i giornali diffondessero la notizia che Ges in persona gli era apparso. Riferita a Roberto Longhi, la notizia suscit nel grande storico dellarte una reazione fulminea: Ah s? E in che stile?. Lo stesso, lo stessissimo problema si pone anche per Amleto e qui col nome non in corsivo intendo il personaggio dellaneddotica, non certo il personaggio di parole al centro del play shakespeariano. Dagli anni quaranta del Settecento, da quando cio ricompare stabilmente sulla scena resuscitato dal grande attore David Garrick, Amleto stato tutto e il contrario di tutto: Amleto vendicatore, Amleto plutarcheo, Amleto romantico il pallido Prence danese, appunto , Amleto deciso a tutto, Amleto cacadubbi par excellence, Amleto anticipatore della libert di coscienza, Amleto nazista, Amleto edipico, Amleto criptocattolico, Amleto gay, Amleto donna, Amleto Don Giovanni, Amleto Don Chisciotte. Soprattutto, Amleto, questa volta intendo il personaggio costruito dalle parole del testo, vittima di quella che potremmo chiamare la fallacia psicologica. Non solo da oggi, o non solo a partire da Konstantin Stanislavskij, si piglia sul serio labbaglio che i personaggi abbiano una loro vita interiore, oltre lo spessore della carta, e una loro vita anteriore, precedente la loro comparsa sulla carta e, da l, sulla scena. Fallacia che anchessa figlia del romanticismo, che stato poi una grande psicologizzazione del mondo. E ancora oggi, soprattutto nel teatro italiano, per gli attori, una scorciatoia, un appiglio facilitante chiedere al regista quale sia la motivazione, ossia il movente psicologico che sta dietro il senso diretto delle parole che sta pronunciando. Dietro, naturalmente, non c niente. Posso dire allattore che interpreta Claudio che il personaggio

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subdolo, che ha sempre secondi fini, e gravi e, a un tempo, ipocriti tormenti di coscienza. Esercizio ozioso sarebbe chiedere allattore che trovasse in s, per analogia, nella propria psiche qualunque cosa significhi questa parola le motivazioni di Claudio. Come poter ridurre un grande aristocratico regicida elisabettiano perch questo il personaggio di Claudio: la stilizzazione verbale di un grande aristocratico regicida, contemporaneo di Shakespeare a dimensioni piccolo borghesi nella societ di massa del nostro oggi? certo meglio suggerire, raccomandare, forse imporre agli attori, che dovrebbero essere dei tecnici esperti della comunicazione verbale, di trovare le ragioni del personaggio nel solo testo, nella lingua che articola e che lo articola. Per continuare lesempio dellusurpatore Claudio, la sua prima lunga battuta nella seconda scena del primo Atto lo definisce tutto, in ogni dettaglio, in base a tre tratti puramente linguistici: sintassi, retorica e tic verbali. La sintassi serpentina e dilatoria: un accumulo di frasi dipendenti che ritardano il pi possibile larrivo della frase principale: Re Verde com ancora la memoria della morte di Amleto, nostro caro fratello, e a noi si addica serbar contratti in un solo groppo di pena i nostri cuori in lutto, e il nostro regno intero, pure, ormai, il decoro ha sconfitto la natura, se ora pensiamo a lui con pi temperato cordoglio, senza scordar peraltro quel che conviene a noi. E quindi, la nostra un tempo sorella, e ora nostra regina, e imperial congiunta di questo stato guerriero, abbiamo noi come dire, con gioia angosciata, con occhio lieto e laltro lacrimante, con giubilo alle esequie, requiem a nozze,

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bilanciando in misura equa diletto e dolore preso in moglie. una strategia di offuscamento, dilazione e diluizione del senso che a noi italiani ben nota: si pensi a certi politici di vecchia scuola demo e cristiana, a certo stile omiletico cattolico. La frase principale naturalmente: abbiamo preso in moglie. Ma arrivato al verbo, introduce una seconda tattica dilatoria, una raffica di ossimori, che hanno per anche un ulteriore fine: tentare di normalizzare la frettolosit delle nozze subito dopo la morte del re e del matrimonio con la di lui vedova, temendo gi la possibile reazione di Amleto. Risposta di bruciante sarcasmo alla facondia ossimorica di Claudio dar Amleto, nella stessa scena, a Orazio, che gli aveva appunto fatto notare la brevit del periodo di vedovanza. un meraviglioso gioco di parole macabro, a pi strati (Atto I, scena seconda): AMLETO Risparmio, risparmio, Orazio. Con la carne fredda del banchetto funebre ci abbiam guarnito il tavolo nuziale. Chiaro che la carne fredda sia il cadavere del legittimo re. Da cogliere in Claudio anche un tic linguistico tutto suo, la ripetizione ossessiva del possessivo nostro di rado abbandona il pluralis maiestatis basti un piccolo elenco: il nostro regno intero, la nostra un tempo sorella, e ora nostra regina, il nostro Stato; lo usa per ben otto volte. Quel potere che ha usurpato gli sta addosso come un cappotto rubato al guardaroba; lui il primo a doversi convincere che ora sia suo. Ottimo retore il nostro Claudio, fautore di uno stoicismo temperato, alla Seneca, in cui ragione e giudizio sopiscono volont e passione (Atto i, scena seconda):

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Re Buono e lodevole nella tua natura, Amleto, che tu dia onori funebri a tuo padre, ma ben lo sai: tuo padre perse il padre, e quel padre perduto perse il suo e a noi, sopravvissuti, per qualche tempo obbligo mostrar piet filiale, dolente ossequio. Ma il perseverare in ostinata pena ecco una scelta empia e caparbia: un dolore poco maschio; mostra una volont ribelle al Cielo, un cuore non fortificato, una mente impaziente, un intelletto rozzo e senza studi. Ci accade, lo sappiamo, ed comune quanto la cosa pi banale ai nostri sensi; perch mai opporvisi con sciocca ostinazione? Perch farsene un cruccio? Vergogna! unoffesa al Cielo, unoffesa al morto, unoffesa alla natura, assurdissimo insulto alla ragione il cui senso comune la morte dei padri, e che sempre ha gridato, dal primo cadavere sino a colui che morto proprio ieri, Cos deve essere. E altrettanto buon retore Polonio, nellesporre al figlio Laerte la morale cortese senechiana, quella che gli ha permesso di conservarsi vivo e prospero sin l, in un mondo di pura ferocia; morale costruita coi luoghi comuni delletica stoica, sententiae tratte da un commonplace book, taccuino di citazioni pronte alluso. Sino alla pi abusata: to thine own self be true, sii fedele a te stesso. Il primo livello di sovversione in Amleto consiste proprio in un sistematico rovesciamento di tale morale, in una ironica decostruzione della retorica che la esprime. La ragione, il senso comune, vuole che la morte dei padri, comunque avve-

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nuta, sia da accettarsi, sia normale. Attenti a questo breve dialogo tra Amleto e la Regina (Atto I, scena seconda): regina Amleto, caro, togliti quel color di notte, e guarda con occhi amici al regno danese. Non puoi frugar per sempre a occhi bassi tra la polvere in cerca di tuo padre, lo sai?! normale: chi vivo morr passando da natura a eternit. amleto Come no, signora, normale! regina Normale, s, Perch soltanto a te sembra speciale? amleto Sembra, signora? No, ! Io non conosco sembra. Non solo il mio manto nero-inchiostro mamma cara, n il lutto consueto dei vestiti, n il vento di sospiri emessi a forza, n un fiume che dagli occhi sgorga in piena, n sembianza dangoscia sulla faccia e ogni forma immagine parvenza dun soffrire No! Niente di questo mi denota. E tutto questo s che infatti sembra: azioni che si posson recitare. Per quel che io ho dentro qui non c lattore, non son scene e costumi del dolore. una morale dellapparire, teatro. E lui la decostruisce proprio ricorrendo, per la prima volta nel testo, alla metafora del teatro, alla sua paradossale ambiguit di costruzione di menzogne e rivelatore di verit. Amleto, come ci dir tra poco, dopo lincontro rivelatore con lo spettro che gli ha ingiunto di non dimenticare: Remember me sta costruendosi un commonplace book alternativo, fondato sulle

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sue terribili esperienze, una morale della verit (Atto i, scena quinta): AMLETO Ricordarmi di te?! Ma certo! Dalla lavagna della mia memoria cancello ogni ricordo vile e sciocco, le massime dei libri, ogni forma, ogni impressione che dai libri giovinezza e osservazione hanno copiato. E il tuo comandamento vivr unico nel libro, nel volume del cervello, non commisto a materia pi vile. S, lo giuro! Oh, perniciosa donna! E lui, carogna, carogna, maledetta, sorridente carogna! Il mio taccuino. Bisogna che lo appunti: che uno pu sorridere e sorridere e esser carogna o almeno cos in Danimarca. E cos, zio, ti ho colto. E ora il mio motto sia Addio, addio, ricordati di me!. Io lho giurato. Per salvare Amleto dalla sua riduzione a kitsch, ad aneddoto, a bignamico riassunto, il ritorno al testo quindi fondamentale. Se non pi possibile per la Gioconda di Leonardo, perch ormai il testo originario un ectoplasma verdastro e craquel, appena intravvedibile dietro uno spesso vetro antiproiettile su cui sparano migliaia di flash turistici e c quasi da essere grati che di quellimmagine sopravviver almeno il fantasma su tovagliette di plastica e portaceneri di Amleto, grazie a stampatori, forse disonesti, e a una compagnia dattori nostalgici di un collega che non c pi e del loro maggior autore di copioni, il testo, anzi, ancora meglio, i testi li possediamo.4 E per di pi oggi abbiamo anche un meraviglioso stru-

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mento di studio: possiamo montarli a ipertesto sullo schermo del nostro computer, e studiarne concordanze e discrepanze, tagli o aggiunte, errori e corruzione di parole; costruirci un nostro piccolo laboratorio filologico domestico per arrivare a una comprensione pi minuta e approfondita della ricchissima drammaturgia di questo play, certo tra i pi complessi del canone shakespeariano. Per lenorme variet di stili, dal sublime allinfimo; dalle pi fiammeggianti metafore a uno stile piano e conversativo, ai surreali qui pro quo linguistici di Amleto quando fa il pazzo; a piccoli gioielli lirici incastonati nel flusso dellazione, come, ad esempio, la descrizione che d la regina della morte dOfelia C un salice che sporge su un ruscello, fine del quarto Atto , una di quelle melodie verbali di cui ricco il linguaggio delle fate, nel Sogno della prima notte destate; ai doppi sensi osceni di Amleto, in aggressivi colloqui vere e proprie scene di tortura con Ofelia; al linguaggio da farsa, verrebbe fatto di dire, quasi napoletana, dei becchini: un perfetto duetto comico per Tot e Peppino De Filippo, e che mirabili interpreti ne sarebbero stati; sino al linguaggio intimo, abbreviato e allusivo dei colloqui con Orazio, la lingua che si parla tra amici. Ed su questo tono che Amleto ci consegna lapprendimento finale della sua Bildung perch, fra le tante cose, Amleto anche un Bildungsroman (un romanzo di formazione) , quel che il suo destino, si potrebbe dire, con romantico scambio fallace tra personaggio e persona reale, ma, meglio dire, la drammaturgia del testo gli ha fatto capire: una spoglia accettazione epicurea di ogni momento della vita e del pi duro ad accettarsi, la morte: Essere pronti: tutto!. La sua parabola stata una scuola della morte, e ora, poco prima del duello truccato, la fiuta vicina. Play tra i pi complessi anche per la variet di tecniche drammatiche, in pratica tutte. Ogni forma possibile di dialogo

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teatrale, a due, a tre, a quattro, o, rubando il termine allopera mozartiana o verdiana, i grandi concertati dazione come la scena del teatro nel teatro del terzo Atto: sei personaggi che interagiscono con lazione teatrale interna a play within a play, un gioco dentro un gioco, molto pi espressivo , prima la pantomima, che era sicuramente su accompagnamento musicale, poi il piccolo dramma in versi rimati. E lazione principale si sviluppa a specchio sui due piani con un crescendo di tensione che con un voluto anacronismo definirei verdiano. E, incastonate nel tessuto drammatico, sequenze narrative, racconti di azioni precedenti che non vediamo. Lintero antefatto, lassassinio di Amleto Senior, narrato dal suo spettro ad Amleto Junior. Ma, fra tutte le tecniche drammatiche, la prevalente, nellAmleto, di certo il soliloquio. Ne abbiamo gi contati tre: Ah, se questa carne troppo, troppo salda (Atto i, scena seconda); Oh, ora son solo! / E che carogna, che cialtrone sono! (Atto ii, scena seconda); il troppo celebre Essere o non essere (Atto iii, scena prima) volutamente negletto sino a questo punto del libro. Quattro se si accetta anche In ogni incontro c per me unaccusa (Atto iV, scena quarta), che appare nel solo Q2. Alcuni studiosi ne contano addirittura cinque, considerando come soliloquio il breve a parte alla fine della seconda scena del terzo Atto, che precede la lunga carrellata in tempo reale che accompagna Amleto alla stanza della madre, prima di incontrare per via il re in preghiera, e meditare di ucciderlo. il tratto pi nero che il nostro eroe ci rivela di s, quasi eccessivo rispetto allinsieme dei tocchi che ne han disegnato sin qui il carattere si noti che in inglese character vuol dire personaggio e il destino. Si direbbe un inserto di maledettismo marlowiano, o forse, come pi probabile, una reliquia del revenge play da cui lAmleto shakespeariano trae origine, e di tutte le revenge tragedies un

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topos caratteristico del genere: il vendicatore, prima dellatto sanguinario, si caratterizza tramite un iperbolico immaginario di macabra terribilit (Atto II, scena seconda): AMLETO lora pi stregata della notte, sbadigliano le tombe e anche linferno lita sul mondo il suo contagio. Potrei bere sangue caldo, far nefasti da far tremare il giorno, se li vede. Ma calma! Arrivo, mamma. O cuore, non perder tua natura. Impedisci che lanima di Nerone mi entri in petto; crudele s, ma non da snaturato. Pugnali parler, ma senza usarli, con lingua e anima, almen con lei, ipocrite: e se parola infligge la ferita risparmi latto lanima contrita. Non sorprende che i romantici vi abbiano letto unanticipazione di cainismo byroniano. Se ne accettino tre, quattro o cinque, comunque chiaro che mai come in nessun altro play il soliloquio sia qui la tecnica drammatica principale con cui si viene disegnando il personaggio. Ed certo la graduazione fra i tre soliloqui principali che articola una transizione dalla finzione di unidentit interiore privata, sia pure agita in pubblico e con la collaborazione del pubblico, a unenunciazione affatto pubblica, poich questo lEssere o non essere allinizio del terzo Atto. E come vedete si sostantivato, addirittura, proprio come accade per le arie celebri, strappate al loro contesto; si noti anche, che come aria di baule compare nei recital e nelle serate daddio di tutti gli attori, specialmente i tromboni, da almeno

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centocinquantanni. Ora la concezione che si ha del celeberrimo soliloquio denuncia gi lintera impostazione di una regia e di una interpretazione dattore. Nel suo film del 1948, Laurence Olivier ne fa la chiave di volta di tutto il dramma. Fortemente influenzato dalla lettura psicoanalitica del personaggio fatta da Ernest Jones, allievo e biografo di Freud,5 Olivier, regista e attore, ci consegna un Amleto, appunto, edipico si consideri in particolare la scena con la madre del terzo Atto Amleto, hai molto offeso tuo padre consumata, verrebbe da dire, perch sovraccarica di ipertoni erotici, sul letto coniugale di Gertrude e Claudio. Ma non si contenta di questo, la psicoanalisi diventa la chiave di lettura per una visione estremo-romantica del personaggio. A prefazione del film, pone una sintesi, tagliando in pratica un verso su due, delle parole pronunciate da Amleto unistante prima che gli appaia lo spettro per la prima volta (Atto i, scena quarta). Il testo che ne risulta, e che udiamo dalla voce fuori campo di OlivierAmleto questo: E cos avviene a volte per alcuni, che per un malvagio neo di natura, per un eccesso di temperamento che a volte abbatte pali e fortilizi della ragione, o per unabitudine che troppo va al di l delle maniere accettate questi uomini, dicevo, che recano lo stampo di un difetto, uno solo, se han virt limpide come la grazia, e infinite, oltre ogni umano calcolo, se le vedran corrotte dal pubblico biasimo di quel solo difetto.

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Loutsider, il Wanderer romantico gi in scena. Ma non gli basta. Su uninquadratura che anticipa il funerale finale di Amleto, Olivier aggiunge una frase sua: This is the tragedy of a man who could not make up his mind (Questa la tragedia di un uomo che non sapeva decidersi). Siamo allestremo dellinterpretazione romantica di Amleto: scissione tra pensiero e azione, a un pelo dallinconsapevole parodia. Spostando scene a volont, Olivier arriva a fare di To be or not to be il centro perfetto dellintero dramma. Un vertiginoso dolly ci conduce su per una scala a chiocciola astratta e ingenuamente simbolica, alla Gordon Craig: i meandri della mente. Sugli spalti del castello in vista dun gelido, nordico mare in tempesta romantic fallacy: Rugge il mare e rugge implacata lanima mia la camera in lento zoom savvicina da dietro alla nuca ossigenata di Sir Laurence allora quarantunenne, ma ringiovanito anche dai capelli imbionditi sino a perdere il fuoco: entriamo nel cranio del grande attore, e qui sullimmagine che si sfalda, la sublime voce di baritono chiaro intona il magico emistichio To be or not to be senza pause, ma con un mirabile legato melodico, e con un tono di infinita, languida stanchezza. Si noti che, per pi della met del soliloquio, Olivier usa di un tipico mezzo cinematografico, la voce fuori campo, segno convenzionale del pensiero interiore. Lanima romantica trova la sua ultima spiaggia, il lettino dello psicoanalista, e l si estingue. Nel 1964, Sir John Gielgud diresse a Broadway un Amleto che fece epoca, e che la stampa americana defin in coro storico e rivoluzionario.6 Riservando a se stesso il ruolo dello spettro che una tradizione spuria vorrebbe interpretato allepoca dallo stesso Shakespeare Sir John costru lintera regia sulla personalit, sulla voce, sul fisico di Richard Burton, allora ancora attore grandissimo, prima che dosi

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letali di alcol, droghe ed Elizabeth Taylor lo distruggessero. Banditi scene un semplice praticabile di assi, di sghembo al palcoscenico e costumi i vestiti che si portano in prova; per Amleto un paio di calzonacci stazzonati e un maglione nero tutto si concentrava sul gioco degli attori; respinti anche effetti ed effettacci di luce, unica preoccupazione: che gli attori fossero sempre in luce. Anche nella versione filmata, con rigida tecnica televisiva anni sessanta, possibile rendersi conto che di continuo Richard Burton usa i suoi magnifici occhi azzurri per sedurre il pubblico e cercarne la complicit. Giunto al troppo famoso soliloquio, capace di distruggerne subito lalone e lattesa kitsch che lo circonda con la sua sola entrata in scena. Entra trafelato, quasi di corsa, portando a parossismo un tic che lo ha caratterizzato sin l: si guarda di continuo attorno, si sente spiato e inseguito. Poi i suoi occhi azzurri scoprono il pubblico e a loro, a noi, pone la domanda, senza emozione: una tesi astratta da dimostrare. E infatti, cos argomenterebbe un filosofo scolastico che volesse dimostrare la peccaminosit del suicidio e limmortalit dellanima (lo sviluppo retorico quello di una lezione universitaria): posto il problema, lo si sostiene con un serie di exempla, poi si trae la conclusione stile argomentativo magari appreso a Wittemberg. Solo che una paradossale lezione: vi si pongono in grave dubbio entrambi i punti che il nostro ipotetico filosofo scolastico avrebbe sostenuto. E forse quel che ci si propone di dimostrare la suprema ironia di quellannientamento in cui sperar con fede. Tra i soliloqui dAmleto, questo, diventato nella visione romantica del personaggio una sorta di mon cur mis nu, e che noi possiamo sentire e vedere come fosse crollata non solo limmaginaria quarta parete, ma anche la calotta cranica dellattore, in realt il meno privato, discorso assolutamente pubblico. Quel

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noi che regge tutto il soliloquio ha il medesimo valore del nostra vita di Dante, nella prima riga della Commedia: ci abbraccia tutti in una medesima sorte umana. Chi / reggerebbe frustate e scherno di questepoca Quei chi a cui linterrogazione posta son seduti tra il pubblico; il bravo attore dovrebbe sceglierne le facce, una per una, e non meravigliarsi se lo spettatore interrogato come ho visto succedere tentato di rispondere. Gi, ma che voleva Amleto? Ricordo un cineforum bolognese anni sessanta; dopo la proiezione dellAmleto russo con regia di Grigorij Kozintsev (1965) nella bella traduzione di Boris Pasternak,7 segu, comera di rito allora, il ferale dibattito. Si alz il locale Zdanov, e con grevissimo accento bolognese ci inflisse una sua lunghissima esegesi del testo, che in nuce suonava pressappoco cos: Amlto, rappreshenta il dramma dellintelletuale dishtaccato dalle masshe, non organico alle masshe, in cui pensiro e atzione sono sissi si intenda: scissi sholo lavanguardia rivolutzionaria permette allintelletuale di diventare organico alle masshe, e cos via, pattinando sul nulla verbale. Caso estremo di una tendenza tutta italiana ereditata dal teatro gesuitico: quella di ridurre tutto ad allegoria secondo la devozione del momento. Risultato negativo di questo atteggiamento che si metter in scena, o si legger, sempre e soltanto laneddoto e mai il testo. Testo che non ci presenta affatto un senso univoco riducibile a una formula, ma una galassia di significati possibili e tutti compresenti, pi proteiformi e labili della nuvola che Amleto mostra a Polonio, nuvola che ora cammello, ora faina, ora balena. Polonio, per servilismo, assente. Il buon spettatore, lo spettatore esperto, non si ferma allaneddoto, di fronte a quellenorme e perfetta macchina di parole che The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark, accetta invece il ruolo collabo-

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rativo alla costruzione del senso, che Gombrich, per le immagini dipinte, definisce appunto la parte dello spettatore, e di cui Coleridge, per lo spettatore teatrale, d la condizione preliminare: a willing suspension of disbelief, una volontaria sospensione dellincredulit. Ed ecco che dal solo testo, senza alcuna interpretazione oh, Dio ce ne guardi! , Konzeptinszenierung, si generano decine di sensi possibili spesso tra loro contrastanti. Cos lAmleto? questa la domanda legittima, non certo chi Amleto? in primo luogo un grande dramma politico su un tema che traversa tutta lopera shakespeariana, lusurpazione,8 e su cui Shakespeare, probabilmente influenzato dal Discours de la servitude volontaire (letto o riferitogli) di tienne de La Botie, amico di Montaigne, si rivela ambiguo se non possibilista, di contro alla teoria politica anglicana che sosteneva fermamente la sacralit dei re legittimi. Il tema era assai dibattuto e assai delicato, considerando la dubbia legittimit della dinastia Tudor e lancor pi problematica successione a questa della dinastia Stuart, tarata di cattolicesimo. A questo proposito, un dubbio legittimo che lAmleto sia imbevuto delle dispute dottrinali tra Riforma e Controriforma, che si collochi sul crinale di due concezioni religiose in conflitto. E i segni di questa possibile lettura sono tanti: lUniversit di Wittemberg, dove Amleto ha studiato, con Rosencrantz e Guildenstern (due nomi tedeschi), centro intellettuale della rivoluzione protestante di Lutero, e Amleto del resto desidera tornarci; la sincerit, lautenticit dei sentimenti un concetto fondamentale del luteranesimo, che si lega allidea di libert di coscienza; e coscienza una parola chiave della teologia luterana e del testo. E si tenga conto che in inglese, in epoca elisabettiana, la parola significava tanto scrupolo morale, conoscenza del bene e del male e financo rimorso, ma anche

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consapevolezza. Un dizionario del periodo definisce coscience come percetto della propria mente, conoscenza, rimorso. Pluralit di sensi che in parte ricopre la parola italiana coscienza. Inoltre, in pi luoghi del testo, lambiguit o lindecisione tra le due visioni religiose palese, per citarne due radicalmente opposte e determinanti per lazione: lo spettro racconta in chiari termini di esser condannato al purgatorio, credenza affatto cattolica; protestante latteggiamento di Amleto nella terza scena del terzo Atto, quando sorprende Claudio sprofondato in preghiera e si trattiene dal primo impulso, quello di ucciderlo, nel dubbio che in tal modo contribuirebbe alla sua salvazione. Il dubbio che Claudio, tramite il pentimento, possa aver fatto quel salto verso la grazia che dottrina luterana.9 Altra lettura possibile. una tragedia familiare, la pesante eredit dei vecchi casca sulle spalle a volte troppo esili dei giovani. Si notino le simmetrie di coppie genitori-figli: il vecchio Fortinbras di Norvegia e Fortinbras figlio; il vecchio Amleto, ridotto a spettro, e il giovane Amleto figlio; Polonio e il figlio Laerte, la cui storia, come nota lo stesso Amleto, scorre in parallelo alla sua, un subplot che forse si sarebbe sviluppato di pi se Shakespeare si fosse attenuto allo schema della revenge tragedy: Laerte parte per luniversit, torna per vendicare padre e sorella. In una doppia messinscena, in inglese e francese la versione inglese col grande attore nero Adrian Lester nel ruolo , nel 2000 Peter Brook, sfrondando il testo della cornice politica, proprio a unessenziale tragedia familiare lo riduceva, messa in scena con lessenzialit di racconto di una leggenda orientale. Dissipata ogni idea di vendetta, era invece una tragedia del ricordo e del lutto; Remember me, lingiunzione dello spettro diveniva un motto, uninsegna per un Amleto intensamente commosso che, guar-

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dandoci negli occhi, chiedeva a noi una risposta a To be or not to be? mentre calde lacrime di intenso dolore gli rigavano il viso. Certo, qualunque sia la chiave di lettura che si sceglie e il meglio assoluto sarebbe che a una scelta per esclusione, a un questo o quello, si scegliesse un questo e quello e quello, una messinscena che riuscisse ad abbracciare lenorme pluralit di significati del testo al centro di ogni realizzazione teatrale o cinematografica di Amleto c un personaggio, un Io autoriflessivo, fluido, impermanente che sembra uscito dalle pagine di Montaigne Car cest moy que je peins Ainsi, lecteur, je suis moy mesmes la matire de mon livre , un personaggio che se non nostro contemporaneo di sicuro nostro antenato, in cui facile per ognuno riconoscersi. Resta da esplorare lultimo paradosso, quello cos felicemente espresso da W.H. Auden nelle sue lezioni americane: che Amleto sia un attore, o forse meglio, un attore-regista che mette in scena la propria storia e se stesso. Da domandarsi quindi: cos Amleto per lui o lui per Amleto? Ce lo spiega con un complesso discorso sul teatro articolato in vari momenti, in cui di volta in volta impersona lattore, il prompter, e lautore da ritenersi che il piccolo dramma didascalico in versi sia suo , unici momenti in cui vediamo Amleto sulla scena in uno stato di compiuta felicit. Cosa sia il teatro, quella dimensione in cui perfetto padrone di s, ce lo dice con unimmagine: uno specchio porto alla natura. Non affatto una dichiarazione di realismo o naturalismo per quel che vogliono dire simili termini ante litteram. Amleto, uomo del tardo Rinascimento, epoca il cui immaginario ossessionato dagli specchi, sa benissimo che lo specchio non riflette affatto la realt cos com, ne riflette limmagine rovesciata. Tanti pittori, da Leonardo a Rembrandt, hanno usato lo spec-

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chio per verificare nella simmetria rovesciata se nel quadro cerano dissimetrie, sproporzioni, errori di composizione. A questo serve appunto il teatro, rovescio speculare della vita, e quindi sua critica.

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di William Shakespeare

Dramatis Personae

Amleto Principe di Danimarca Spettro Padre dAmleto e defunto re Amleto di Danimarca Claudio Re di Danimarca, fratello del re defunto Gertrude Madre dAmleto e vedova di suo padre, ora moglie di re Claudio Polonio Consigliere di re Claudio Laerte Figlio di Polonio Ofelia Figlia di Polonio Rinaldo Uomo di Polonio Seguito di Laerte Orazio Amico e compagno di studio dAmleto Rosencrantz, Guildenstern Altri compagni di studi Voltemand, Cornelio Inviati danesi in Norvegia Francesco, Bernardo, Marcello Sentinelle Osric Cortigiano Attori Impersonano Prologo, Re sulla scena, Regina sulla scena e Luciano Becchino Clown Altro Aiutante, un altro clown Prete, Nobili, Cortigiani, Messaggeri, Marinai Fortinbras Principe di Norvegia Capitano Dellesercito norvegese Ambasciatori DallInghilterra

Atto I

Scena prima
Entrano Bernardo e Francesco, due sentinelle, da porte diverse. Bernardo Chi l? Francesco Lo chiedo io, piuttosto. Fermo l, e di chi sei! Bernardo Lunga vita al re! Francesco Sei Bernardo? Bernardo S, son io. Francesco Sei venuto puntuale. Bernardo Son suonate ora le dodici. Vai pure a letto, Francesco. Francesco Grazie che mi dai il cambio. Fa un gran freddo, e ho unangoscia addosso... Bernardo Tutto tranquillo durante la guardia? Francesco Non s mosso un topo... Bernardo Be, buonanotte... Ah... e se incontri Orazio e Marcello son di guardia con me di che li aspetto. Francesco Mi sembra che sian loro. [Entrano Orazio e Marcello.]1 Fermi, chi ? orazio Amici del nostro Regno...

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

marCello ... sudditi del Danese. franCesCo Salve a voi. marCello A te, bravo soldato, chi ti d il cambio? franCesCo C Bernardo al mio posto, salve a te... marCello Ehi, Bernardo?! bernardo D, c anche Orazio con te? oraZio Quel poco che ne vedi, almeno... bernardo Cari Orazio e Marcello, benvenuti. oraZio Dite, la cosa apparsa anche stanotte? bernardo Io non ho visto niente. marCello Secondo Orazio solo fantasia: lui proprio non crede a cose simili, a orrori che abbiam visto ben due volte. Ecco perch io ho chiesto proprio a lui di far con noi la guardia tutta notte, cos che se verr lapparizione si convinca che labbiam vista, e a quella parli. oraZio Ma va l! Non appare. bernardo Su, seduti, tassedierem le orecchie ancora un poco cos fortificate a ogni racconto di quel che abbiamo visto per due notti. oraZio Be sediamoci e ascoltiamo, e che sia Bernardo a raccontare. bernardo Proprio la notte scorsa... Gi la stella lass a ovest del Polo, compiuto il corso, illuminava il cielo dove adesso arde, quando Marcello e io... La campana stava battendo luna... (Entra lo Spettro.) marCello Zitti... smetti... guardate... eccolo ancora. bernardo E daspetto somiglia al re che morto. marCello Tu che sai molto, parlagli, Orazio. bernardo Di, non somiglia al re? Guardalo, Orazio!

Atto i, scena prima

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oraZio Somiglia eccome! E tra stupore e paura mi lacera. bernardo Vuol che gli si parli. marCello Chiedigli, Orazio... oraZio Chi sei tu? Usurpi la notte e la forma bella e guerriera in cui un tempo marciava, il re di Danimarca, il re sepolto? Ti impongo, parla! oraZio S offeso... bernardo Vedi che scivola via. Esce lo Spettro. oraZio Fermati, parla, parla, te limpongo! marCello sparito, e non ti vuol rispondere. bernardo E allora, Orazio? Tremi e sei pallido. Forse non soltanto fantasia? Che ne pensi? oraZio Davanti a Dio! Che non potrei mai crederlo, Non avessi la prova sensibile e veridica dei miei occhi. marCello Di, ma non somiglia al re!? oraZio Come te a te stesso. Proprio con larmatura che indossava in guerra con lambiziosa Norvegia; stesso corruccio, quando in scontro furioso schiacci sul ghiaccio i polacchi, slitte e tutto... strano! marCello E gi due volte, proprio in questora morta, lento e marziale, apparso a noi di guardia. oraZio Come classificarlo col pensiero? Non saprei... Mia opinione per che sia un presagio di strane sovversioni nello stato. marCello Un momento, seduti, e chi sa parli: perch queste guardie, la stretta sorveglianza imposta ogni notte ai nostri sudditi, perch di giorno tutto un fonder di cannoni, e strumenti di guerra che si compran da stranieri, e maestri dascia che si piagano a far navi, senza pi distinguere dai giorni le domeniche? Per qual scopo questa fretta trasudata

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che fa la notte operaia accanto al giorno? Chi mi pu informare? oraZio Io, o almeno cos si mormora: che il re, quello morto, la cui immagine ci apparsa poco fa fu da Fortinbras re di Norvegia lo sapete! spronato a emulazione nellorgoglio, e vi fu un duello. Amleto il valoroso (cos chiamato da tutto lOccidente) uccise Fortinbras, e in base al patto, per legge e per lonore legalissimo, questi perse con la vita le terre, che tutte andarono al conquistatore. Il patto statuiva altres che il re cedesse una porzione congrua di nostre terre a Fortinbras, nel caso il vincitore fosse lui. Clausola dal tenore in tutto simile a quella per cui le terre vinse Amleto. Succede ora che Fortinbras il giovane, di tempra rozza, ardente e senza freni, nelle province estreme di Norvegia, predando in giro ha messo su una banda di disperati senza legge pronti per una minestra a far da carne da macello a ogni impresa che richieda un gran stomaco, che altro non sarebbe com chiaro dalla nostra situazione che riprendersi con man forte e imperio quelle suddette terre che suo padre perse. E questo, credo, il motivo primo dei preparativi; la ragione delle nostre guardie, ci da cui origina ogni fretta e trambusto nel paese. bernardo E qualaltra semmai?! Cos si spiega perch quella figura portentosa

Atto i, scena prima

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ci appaia in armi e simile a quel re che di queste guerre fu ed causa. oraZio Un bruscolo nellocchio della mente!... Anche a Roma impalmata di vittorie prima che il grande Giulio fosse ucciso, le tombe rimasero vacanti e i morti in fasce squittivano e biasciavano per strada; stelle caudate di fiamma, rugiade di sangue, e portenti nel sole; e lacquea luna che fa muover limpero di Nettuno, malata secliss in un dies irae. Sono araldi che annunciano il destino, sono prologhi al male che savvera, cielo e terra uniti ora lo mostrano ai nostri climi, alla nostra gente... [Entra lo Spettro.] ... Zitti, guardate, eccolo che torna... Gli taglio la strada, anche se malaugurio... Fermati, illusione: Lo Spettro spalanca le braccia. se hai un suono una voce che tu usi, parlami! Se qualcosa di buono pu esser fatto per dare a te la quiete e a me la grazia, Parlami! Se ti noto il destino del paese, e se prescienza il modo devitarlo, oh, parla! O se in vita tu hai estorto gran tesori che hai sepolto nel ventre della terra spesso per questo vagano gli spiriti parlane, resta e parla... Il gallo canta. ... Oh fermalo, Marcello. marCello Lo colpisco con la mia alabarda? oraZio Fallo, se non si ferma...

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bernardo qui... oraZio qui... marCello sparito... Facciamo offesa, a tanta maest con questo spettacolo di violenza, lui come laria: invulnerabile e la nostra ferocia solo finta. bernardo Stava per parlare, ma ha cantato il gallo. oraZio S scosso tutto come un colpevole a un richiamo pauroso. Mi hanno detto che il gallo, che la tromba del mattino, col suo squillo acuto e stridulo, svegli il dio del giorno, e a quellappello da mare o fuoco, da terra o aria gli spiriti vaganti ed errabondi tornano tutti alle tane loro. Di ci sia prova la cosa che abbiam visto. marCello svanito al cantar del gallo. Dicono che quando vicino il tempo del Natale del nostro Salvatore, luccello dellalba canti tutta notte, e allora nessun spirito osa uscire, salbri son le notti, benigni i pianeti, n fate fanno incanti, n streghe fan fatture, tanto santo e pien di grazia quel periodo. oraZio Cos ho sentito, e, in parte, credo anchio. Guardate: il giorno di rossiccio intabarrato gi scala a Oriente il colle rugiadoso. Smettiamo questa guardia, e a mio parere, di quel che abbiamo visto questa notte si informi il giovane Amleto. Io ci giuro: lo spirito muto a noi, ma con lui parla. Siete daccordo che tutto gli sia detto, per lamore che abbiam per lui, per il dovere? marCello S, per favore, io so dove sia facile trovarlo stamattina.

Escono.

Atto i, scena seconda

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Scena seconda
Fanfara. Entrano Claudio, re di Danimarca, Gertrude, la regina, il Consiglio, che include Voltemand, Cornelio, Polonio, il figlio di questi Laerte, Amleto (vestito di nero) e Altri. re Verde com ancora la memoria della morte di Amleto, nostro caro fratello, e a noi si addica serbar contratti in un solo groppo di pena i nostri cuori in lutto, e il nostro regno intero, pure, ormai, il decoro ha sconfitto la natura, se ora pensiamo a lui con pi temperato cordoglio, senza scordar peraltro quel che conviene a noi. E quindi la nostra un tempo sorella, e ora nostra regina, e imperial congiunta di questo stato guerriero, abbiamo noi... come dire, con gioia angosciata, con occhio lieto e laltro lacrimante, con giubilo alle esequie, requiem a nozze, bilanciando in misura equa diletto e dolore... preso in moglie. N abbiamo negletto il vostro miglior consiglio, da voi liberalmente dato in queste transazioni. A voi tutti, il nostro grazie. Succede ora che il giovin Fortinbras come sapete illuso da una bassa opinione del valore nostro, o convinto forse che con la morte del nostro fratello caro il nostro stato sia preda a ogni disordine e dissesto, e sognando per s ogni possibile vantaggio, non cessi di infastidirci con dispacci che impongono la resa delle terre, perse, con tutti i crismi della legge, dal padre suo a favore del nostro valorosissimo fratello. Sin qui, lui. Ora quanto a noi, e a questo nostro incontro, il punto : al sire di Norvegia, zio del giovane un vecchio invalido, confinato a letto, che a malapena sa gli intenti del nipote abbiamo scritto noi dicendo di impedire ogni passo in questo senso,

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dato che quello recluta le truppe tra i suoi sudditi di questi; e noi inviamo te, buon Cornelio, e te Voltemand, a recare il saluto al Norvegese, senza alcun vostro potere personale di negoziar col re: niente di pi di quanto dettagliato nello scritto. Addio, e vi sia dencomio il vostro zelo. Cornelio,voltemand Agiamo in ogni cosa col massimo di zelo re Non lo dubitiamo, addio di cuore. Escono Voltemand e Cornelio. E ora, Laerte, dicci, che coshai? Duna supplica ci hai detto? Su, Laerte, se parli con ragione al re danese non sprechi il fiato. Su, Laerte chiedi! Ma prima che tu chieda io offro, no?! La testa, si sa, congiunta al cuore, la mano lo strumento della bocca, e cos il nostro trono per tuo padre. Di, Laerte! laerte Mio temuto signore, il permesso e il favore di tornar in Francia. Volentieri son venuto a farvi omaggi. allincoronazione vostra, in Danimarca. Ma ora, compiuto quel dovere, pensieri e desideri miei si volgono ancora alla Francia, soggetti alla bont vostra. re Hai il permesso di tuo padre? Che dice Polonio? polonio Ce lha, signore. Me lha estorto a forza di continue richieste, e alla fine, riluttante, ho apposto il mio sigillo al suo volere. Vi prego, dategli licenza. re Cogli let che in fiore, Laerte, e il tempo tuo, e spendi a volont i tuoi talenti. Ma ora, Amleto, figliolo mio, e mio solo affine... amleto Figliolo? Mai! Affine, men che meno! re Perch ti gravano addosso queste nuvole?

Atto i, scena seconda

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amleto Oh, no, signore... chi solo in pieno sole. reGina Amleto, caro, togliti quel color di notte, e guarda con occhi amici al regno danese. Non puoi frugar per sempre a occhi bassi tra la polvere in cerca di tuo padre, lo sai?! normale: chi vivo morr passando da natura a eternit. amleto Come no, signora, normale! reGina Normale, s, Perch soltanto a te sembra speciale? amleto Sembra, signora? No, ! Io non conosco sembra Non solo il mio manto nero-inchiostro mamma cara, n il lutto consueto dei vestiti, n il vento di sospiri emessi a forza, n un fiume che dagli occhi sgorga in piena, n sembianza dangoscia sulla faccia e ogni forma immagine parvenza dun soffrire. No! Niente di questo mi denota. E tutto questo s che infatti sembra: azioni che si posson recitare. Per quel che io ho dentro qui non c lattore, non son scene e costumi del dolore. re Buono e lodevole nella tua natura, Amleto, che tu dia onori funebri a tuo padre, ma ben lo sai: tuo padre perse il padre, e quel padre perduto perse il suo e a noi, sopravvissuti, per qualche tempo obbligo mostrar piet filiale, dolente ossequio. Ma il perseverare in ostinata pena... ecco una scelta empia e caparbia: un dolore poco maschio; mostra una volont ribelle al Cielo, un cuore non fortificato, una mente impaziente, un intelletto rozzo e senza studi. Ci accade, lo sappiamo, ed comune quanto la cosa pi banale ai nostri sensi; perch mai opporvisi con sciocca ostinazione? Perch farsene un cruccio? Vergogna! unoffesa al Cielo,

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unoffesa al morto, unoffesa alla natura, assurdissimo insulto alla ragione il cui senso comune la morte dei padri, e che sempre ha gridato, dal primo cadavere sino a colui che morto proprio ieri, Cos deve essere. E noi ti preghiamo: sotterra questinutile cordoglio, e pensa a noi come a un padre; e sappia il mondo che al nostro trono sei tu il pi prossimo, e che non meno nobile di quello che il padre pi affettuoso reca al figlio lamore che io ho per te. Quanto alla tua intenzione di ritornare a scuola a Wittemberg lopposto del nostro desiderio, e noi ti preghiamo che tu ti sottometta e qui rimanga, degli occhi nostri a conforto e gioia, tu, primo a corte, mio affine e nostro figlio. reGina Che tua madre non sprechi le preghiere, Amleto. Non andare a Wittemberg, stai con noi. amleto Per quel che posso, vi obbedir, signora. re Ecco una risposta amorevole e gentile. In Danimarca sii come noi stessi. Signora, andiamo. Questo assenso spontaneo e garbato mi sorride al cuore; su risuoni un brindisi giocondo che il re di Danimarca berr oggi, e il gran cannone lo dir alle nuvole, e i regali evviva dai cieli torneranno in eco rimbombando in un terrestre tuono. Su andiamo. Fanfara. Escono tutti salvo Amleto. amleto Ah, se questa carne troppo, troppo salda si sciogliesse, squagliasse, vaporando in rugiada! E se lEterno non avesse scritto la sua legge contro chi succide. Oh, Dio, Dio! Sfatti, muffiti, piatti, inutili paiono a me gli usi di questo mondo! Che schifo! S, che schifo! Un giardino non curato che va in seme: erbacce marce

Atto i, scena seconda

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e brutte che tutte lo conquistano. E a questo poi sarriva?! Lui morto da due mesi no, neanche, neanche due un re cos eccelso, che sta a questo come Iperione a un satiro, e che tanto amava mia madre, da non poter permetter che quel viso fosse toccato da brezze celestiali troppo brusche. SantIddio, che sia io a dover ricordare!? E lei... che gli stava addosso come se le crescesse lappetito pi di lui si nutriva eppure, dopo un mese... Ah, non voglio pensarci. Fragilit, il tuo nome donna! Un mesetto neanche... prima ancora di consumar le scarpe con cui seguiva il corpo di mio padre... Come Niobe, tutta lacrime lei, proprio lei ma s, una bestia priva dogni parola di ragione avrebbe sofferto un po di pi lei, sposata con mio zio, fratello di mio padre simile a mio padre non pi di quanto io somigli a Ercole le bastato un mese, prima ancora che il sale di lacrime simulate avesse smesso di arrossarle gli occhi, e si sposata che perfida fretta! Infilarsi con tale agilit tra lenzuola incestuose! Niente di buono ne venuto, niente di buono ne verr. Ma spezzati cuore: perch la lingua, quella, va frenata. Entrano Orazio, Marcello e Bernardo. oraZio Salve, signore. amleto Ti vedo bene, e ne son contento. Ma tu sei Orazio, se non sbaglio. oraZio S sono io, signore, e servo vostro sempre. amleto Non servo, amico; tra noi sia questo il titolo. Ma cosa ti porta qui da Wittemberg? [salutando Marcello] Marcello... marCello Mio buon signore. amleto Son molto felice di vederti. [a Bernardo] Benvenuto anche a te...

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Ma insomma, cosa ti porta qui da Wittemberg? oraZio La poca voglia di studiare, Principe. amleto Neanche se me lo dicesse un tuo nemico; e non dovresti far violenza alle mie orecchie con un giudizio cos negativo su te stesso: non sei un fannullone, lo so. Ma quali affari ti portano a Elsinore? Tinsegneremo a bere alla danese, prima che tu parta. oraZio Son venuto per il funerale di tuo padre, Principe. amleto Non prendermi in giro, ti prego, compagno di studi. Sarai venuto per le nozze di mia madre. oraZio Be s; son seguite poco dopo. amleto Risparmio, risparmio, Orazio. Con la carne fredda del banchetto funebre ci abbiam guarnito il tavolo nuziale. Meglio se incontravo il mio peggior nemico in Cielo, piuttosto che vedere mai quel giorno, Orazio... Mio padre mi sembra di veder mio padre... oraZio Dove, Principe? amleto Con locchio della mente, Orazio. oraZio Lho visto un tempo; era un re imponente. amleto Era un uomo... perfetto in ogni cosa; n mai pi si vedr chi gli stia a pari. oraZio Principe, credo daverlo visto ieri notte. amleto Visto? Chi? oraZio Il re tuo padre, Principe. amleto Il re mio padre? oraZio Modera il tuo sgomento per un attimo, e porgi orecchio attento: ti racconto del prodigio a cui anche loro due hanno assitito. amleto Oh, per lamor di Dio, fammi sapere! oraZio Gi da due notti, insieme, loro due, Marcello e lui, Bernardo, eran di guardia, nel cuore desolato della notte, quando gli si fa incontro una figura: somigliava... a tuo padre, di tutto punto armato, proprio lui,

Atto i, scena seconda

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che in marcia solenne appare e si allontana, maestoso; per tre volte si mostra agli occhi loro stravolti di terrore; cos vicino che li sfiora con lo scettro, e loro, quasi disciolti in gelatina di paura, se ne stan muti, e a lui non parlano. Questo mhan riferito in trepido segreto e io, la terza notte sto di guardia anchio, ed ecco proprio come han detto, sia per lora, sia laspetto della Cosa tutto esatto ecco lapparizione. Conoscevo tuo padre: gli somiglia, come somiglia allaltra questa mano. amleto Dove? marCello Signore, al posto di guardia, sugli spalti. amleto E tu non gli hai parlato, a quella Cosa? oraZio Principe, io ho parlato, ma non ha risposto. Eppure a un tratto, m parso che alzasse la testa come per parlare, ma proprio allora il gallo del mattino ha cantato forte, e lui si ritratto in fretta ed svanito alla vista. amleto Che cosa strana! oraZio Sulla mia vita, Principe onorato, tutto vero: E ci parso un dovere a tutti noi di riferirlo a te. amleto Giusto, signori; ma per me unangoscia. Siete di guardia stanotte? tutti Sissignore. amleto Armato, avete detto? tutti S, armato! amleto Da capo a piedi? tutti S, da capo a piedi! amleto E quindi non lavete visto in faccia?! oraZio Oh s, Principe, aveva la visiera alzata. amleto E che espressione aveva, minacciosa?

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

oraZio No, sembrava pi di dolore che di rabbia. amleto Pallido o rosso in viso? oraZio Molto pallido. amleto E ti guardava fisso? oraZio Di continuo. amleto Ma perch non cero anchio? oraZio Tavrebbe sgomentato. amleto possibile. Ed rimasto a lungo? oraZio Quanto basta a contare in fretta fino a cento. marCello, bernardo No, di pi, di pi. oraZio Non quando lho visto io. amleto La barba brizzolata, non vero? oraZio Come lho vista io quandera in vita: bruno-argentea. amleto Sar di guardia anchio, stanotte. Forse riapparir. oraZio Ah, di sicuro! amleto Se assume la figura di mio padre, io gli parlo linferno a bocca aperta non mi far tacere! Ora, vi prego: della visione niente avete detto sinora: continuate nel silenzio; qualunque cosa accada questa notte, capitela col pensiero, non la lingua. Ripagher lamore vostro. Addio. Tra le undici e le dodici, agli spalti. Vi far visita. tutti Ti rendremo onore. amleto Amore, piuttosto, e il mio do a voi. Addio. Escono [Orazio, Marcello e Bernardo]. Lo spirito di mio padre e armato! Non tutto sano allora. Lo sento, c un delitto. Oh fosse gi notte. E intanto, zitta tu, mia anima. Pur sepolti a noi tornano i crimini, a rivelarsi agli occhi di noi uomini.

Atto i, scena terza

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Scena terza
Entrano Laerte e Ofelia, sorella di questi. laerte I bagagli son gi imbarcati. Addio. Ma se propizio il vento, e un convoglio salpa in rada, sorella, non dormire: mandami tue notizie. ofelia E ne dubiti? laerte Quanto ad Amleto, e ai suoi affetti labili, prendili come un capriccio, un bollore del sangue, una violetta della prima et, precoce, non permanente, dolce, ma non durevole, profumo o surrogato di un minuto, niente di pi. ofelia Niente di pi? laerte No, non pensarci pi. La natura in crescita non sviluppa solo muscoli e volume; saccresce il tempio, e con esso linteriore capacit di intelletto e anima si fa pi ampia. Forse ora ti ama, E ora, nessun sudiciume o inganno insozza la virt del suo volere; ma attenta: se consideri chi , il suo volere non suo. Poich anche lui suddito della sua nascita, e non pu, come fa chi di bassa condizione, far quel che vuole, poich dalle sue scelte dipende benessere e salvezza dello stato; e quindi quelle scelte verranno limitate dalla voce e dal consenso di quel corpo di cui lui il capo. Se dice che ti ama, sta al tuo buon senso crederlo, almeno fin l dove il suo rango gli permette di accordar parola e atto; ossia, fin l dove concede lassenso generale dei danesi. Soppesa quindi quale perdita per lonor tuo sarebbe

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

se tu porgessi orecchio troppo credulo alle sue canzoni, o ci perdessi il cuore, o il tuo casto tesoro schiudessi alla sua licenza sregolata. Temilo, Ofelia, temi, sorella cara, il desiderio, il pericolo; tienti fuori tiro. La pi pudica vergine gi prodiga se solo svela alla luna le sue grazie. La pi pura virt non sfugge alla calunnia. E il cancro guasta linfante primavera prima ancora che i bocci sian dischiusi, e sul mattin di giovent, con le sue liquide rugiade, gi incombono folate di contagio. Temilo, e sta attenta: nella paura la miglior salvezza, le voglie fan ribelle giovinezza. ofelia Far buon conto della tua lezione, la terr a guardia del cuore. Per, fratello, non far come quei preti senza grazia, che mostran la via erta e spinosa al paradiso, e poi, tronfi e screanzati libertini, si colgono ogni primula sui viali del piacere, e alle proprie prediche non badano. laerte Oh, non temere. tardi. Entra Polonio. Ecco mio padre. Due benedizioni sono una doppia grazia: ottima occasione per un secondo abbraccio. polonio Ancora qui, Laerte? A bordo, a bordo. Il vento gonfia le spalle alle tue vele, E tu stai qui? Ti do la mia benedizione. E qualche precetto da scolpire in mente: che i tuoi pensieri mai sciolgan la lingua, n idea imprudente mai divenga atto. Schietto con tutti, senza esser volgare; amici ne hai, di cui hai ben provato lamicizia,

Atto i, scena terza

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vincolali a te con grappe dacciaio; non sprecar strette di mano con perdigiorno o parvenus di primo pelo. Attento, non attaccar mai lite; se ti ci tiran dentro, Fai che il tuo oppositore abbia paura. Porgi orecchio a ognuno, ma a pochi la tua voce; ascolta ogni parere, ma riserva il tuo giudizio. Vstiti come la borsa ti permette: in modo non vistoso, chic, ma non volgare: labito, si dice, che fa luomo, e in Francia quelli di rango altissimo in questo che si distinguono dagli altri. Non prendere n fare mai un prestito: col prestito ci perdi anche gli amici, coi debiti perdi il senso del risparmio. Ma questo soprattutto: sii fedele a te stesso, e come notte segue a giorno, non potrai esser falso con nessuno. Addio, e ti rafforzi la mia benedizione. laerte Chiedo umile congedo, mio signore. polonio Il tempo preme; va, i servi attendono. laerte Addio, Ofelia, e ricorda bene quel che ho detto. ofelia Lho chiuso nella mente, e la chiave la serberai tu. laerte Addio. polonio Ofelia, cosa aveva da dirti? ofelia Qualcosa a proposito del signor Amleto. polonio Oh perbacco, idea opportuna. Mi si dice che da qualche tempo lui ami dedicarti molto del suo tempo in privato, e tu stessa, del tuo, sei molto prodiga con lui, e assai libera. Se cos perch cos mi dicono io ti dico che forse non ti chiaro, non capisci cosa saddica a mia figlia, e al tuo onore. Cosa c tra voi? Dimmi la verit, tutta.

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

ofelia Da qualche tempo compensa il mio col suo affetto. polonio Affetto? Parli come una mammola, del tutto ignara di simili pericoli. e questi compensi, come li chiami tu, ti vanno bene? ofelia Non so, pap, cosa dovrei pensare? polonio Ah no? Te linsegno io. Pensa che sei bambina, e i compensi che accetti, son moneta falsa. A tuo compenso invece, offriti a prezzo pi alto, o rimarr ma poi basta, che la parola mi si sfianca con una figlia scema, a mio compenso. ofelia Signore, mi ha fatto un poco la corte ma con garbo, in modo onorevole. polonio Ah, con garbo?! Se lo dici tu. Ma andiamo! ofelia E a conferma delle sue parole ha giurato su tutti i sacri voti. polonio Trappole per cacciar beccacce. Vuoi che non sappia? Quando il sangue bolle lanima prodiga scioglie la lingua in sacri voti. Fuochi fatui, figliola, che dan pi luce che calore, estinti in entrambi, non appena la promessa pronunciata; Non prenderli per fuoco vero. Dora in poi sii pi avara del tuo virgineo aspetto, poni pi alta posta al negoziato, non accettar colloqui su comando. Quanto al principe, credimi, giovane, e pu camminare con un guinzaglio lungo assai di pi di quello che si pu lasciare a te. In breve, Ofelia, non credere ai suoi voti, son mezzani, malgrado i loro abiti sgargianti, procacciatori di unioni empie, ruffiani che sospiran devozione per meglio ingannare. Basti questo. Detto in chiaro: io non vorrei che dora in poi tu abusassi dogni attimo di agio

Atto i, scena quarta

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per scambiar parole con il principe. Bada: un ordine. Vieni. ofelia Obbedir.

Escono.

Scena quarta Entrano Amleto, Orazio e Marcello. amleto Laria morde cattiva, molto freddo. oraZio S, aria che punge aspra. amleto Che ora ? oraZio Manca poco alla mezzanotte, credo. marCello No, suonata. oraZio Di gi? Non lho sentita. Savvicina il momento in cui lo spettro, com suo uso, appare. Squillo di tromba, poi due colpi di cannone. Che vuol dire, Principe? amleto Il re veglia stanotte, in gran baldoria; ci si sbronza, turbina spavalda la gagliarda, e mentre lui si scola vin del Reno, timpani e trombe sbraitano il trionfo a ogni suo brindisi. oraZio unusanza? amleto Come no!? E bench io sia nativo di qui, cresciuto in questi usi, un costume ch meglio infrangere che rispettare. Queste torpide orge a est e ovest ci attiran critiche da ogni paese ci chiaman ubriaconi, e di noi parlano con attributi che alludono al maiale, e ogni nostra impresa, anche perfetta, perde ogni nerbo, per la nostra fama. E cos avviene a volte per alcuni, che per un malvagio neo di natura,

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

che han dalla nascita, senza alcuna colpa (lorigine in natura non si sceglie), per un eccesso di temperamento che a volte abbatte pali e fortilizi della ragione, o per unabitudine che troppo va al di l delle maniere accettate questi uomini, dicevo, che recano lo stampo di un difetto, uno solo, sia segno di Natura o delle Stelle, se han virt limpide come la grazia, e infinite, oltre ogni umano calcolo, se le vedran corrotte dal pubblico biasimo di quel solo difetto. Una goccia di male spesso oscura ogni pi nobile sostanza, e ne fa scandalo. Entra lo Spettro. oraZio Eccolo, Principe, che viene. amleto Angeli e ministri di grazia, difendeteci! Spirito di salvezza o lemure dannato che tu sia, che tu rechi brezze celesti o vampe dinferno, che i tuoi intenti sian caritatevoli o malvagi, tu mappari in forma cos desiderosa di domande che io ti parler. Ti chiamer Amleto, Re, padre, sovrano danese. Oh, rispondimi, non lasciar chio scoppi dignoranza; dimmi, perch le tue ossa benedette e catafratte nella morte han fatto scoppiare il sudario, perch il sepolcro in cui tabbiam visto deposto, cos zitto, spalanca ganasce marmoree e pesanti per rigettarti in su? Che pu voler dire che tu, corpo morto, dacciaio di nuovo armato rivisiti cos questi balenii di luna facendo della notte un terrore e noi, prede sciocche di natura, orribilmente scossi nella mente

Atto i, scena quarta

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da pensieri ben oltre la presa delle nostre anime? Dimmi, perch? A che scopo? E noi, che fare? Lo Spettro fa cenno con la testa ad Amleto. oraZio Ti fa cenno con la testa di seguirlo, come avesse qualcosa da dire a te soltanto. marCello Guardate con che gesto gentile gli fa cenno di appartarsi con lui. Signore, non lo segua. oraZio Non seguirlo. amleto Ma qui non parla. E io lo seguir. oraZio No, non farlo. amleto Di cosa aver paura? La mia vita costa meno di uno spillo, e quanto allanima, cosa pu farle se cosa immortale come lui? Mi fa cenno ancora. Io lo seguo. oraZio E se ti tenta verso i flutti, oppure in cima a quello scoglio spaventoso che par fronte aggrottata sopra il mare, e qui lui assume forma cos orribile da privarti dogni dominio di ragione e spingerti alla pazzia? Pensaci. Quel posto basta da solo a mettere tarli di disperazione in ogni mente che guardi gi per tante tese al mare e laggi lo senta ruggire. amleto Mi fa cenno ancora. Vai avanti, io ti seguo. marCello Signore, non ci vada. amleto Gi le mani. oraZio Fatti guidare, Principe. amleto il mio destino che mi urla e fa ogni minima arteria in questo corpo decisa come i nervi del leone nemo. E ancora chiama! Lasciatemi, signori,

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

o, perdio, far uno spettro di chi mi trattiene! Gi le mani, vi ho detto. Tu precedimi e io seguo. Escono Spettro e Amleto. oraZio limmaginazione che lo sperde. marCello Seguiamolo. Non il caso dobbedirgli. oraZio Andiamo. E a che sarriver da tutto questo? marCello Qualcosa marcio nello stato danese. oraZio Il cielo ne avr cura. marCello Per intanto, seguiamolo per.

Scena quinta
Entrano Spettro e Amleto. amleto Dove mi porti? Parla, o resto qui. spettro Ascoltami. amleto Tascolto. spettro lora ormai: alle sulfuree fiamme del tormento tra poco dovr arrendermi. amleto Tu, povero spettro. spettro Non mi compiangere, ma ascolta attento quel che ti sveler. amleto Parla, tascolto, devo... spettro Pronto a vendicare quel che udrai. amleto Cosa? spettro Io sono lo spirito di tuo padre, dannato per un tempo dato a vagare nelle notti, e di giorno confinato al digiuno nelle fiamme, sinch gli sconci crimini dei tempi di natura sian arsi e purgati. Non fosse che mi proibito dire i segreti della mia prigione, un racconto ti potrei fare in cui la pi innocua parola ti tortura lanima, ti gela quel sangue giovane, ti fa schizzare quegli occhi stellati dalle orbite,

Atto i, scena quinta

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ti scioglie e scombina i ricci e in piedi drizza separato ogni capello, come aculei sul dorso dimpaurito porcospino. Ma questo emblema deterno non si pu svelare a orecchie di carne e sangue. Ascolta, sentimi! Se tu hai amato il caro padre... amleto E come! Oh, Dio. spettro Vendicane lo sconcio, snaturato assassinio. amleto Assassinio! spettro Assassinio sconcio, com in genere, ma il mio, sconcissimo, strano e snaturato. amleto Affrettati a dirmelo, e io con ali pi rapide dellintuizione o dei pensieri amorosi corro alla vendetta. spettro Ti vedo pronto. Saresti pi torpido delle alghe grasse e molli lungo le rive del Lete se tu non reagissi a questo. Ora, Amleto, ascolta. Si disse che dormivo nel giardino, e un serpente mi punse e ogni orecchio in Danimarca, con un verbale falso sulla morte fu cos ingannato impunemente ma tu nobile ragazzo ora saprai: il serpente che punse e tolse al padre tuo la vita ora ne porta la corona. amleto Oh mia anima profetica! Mio zio! spettro S, quellincestuoso, quella bestia adultera, con magie del suo ingegno e doni traditori oh malefico ingegno, e doni che san come sedurre! vinse a vergognosa libidine il volere della mia regina, tutta virt allaspetto. Oh Amleto, quale caduta in basso: Da me il cui amore fu di tale dignit da tener fede, mano nella mano, al voto che le feci in matrimonio a un furfante, i cui doni naturali son ben misera cosa a petto ai miei.

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Ma cos come la virt non cede, la tenti pure in divine sembianze la lascivia, cos libidine, sia pur unita a un angelo radioso, si sazier in un letto celestiale, sempre per anelando al letame. Ma zitto! Gi fiuto laria del mattino: dovr esser breve. Dormivo dunque, nel giardino, comera mio costume al pomeriggio, nellora di pace; furtivo entra tuo zio, col nocivo succo di giusquiamo in una fiala; versa nei padiglioni delle orecchie quel distillato di lebbra il cui effetto tanto nemico al sangue di noi umani che corre rapido come mercurio per porte naturali e vicoli del corpo, e coagula con subito vigore, caglia, come acido che cada dentro il latte, il sangue fluido e sano. E cos fece al mio, e allistante, mi crebbe una corteccia sulla pelle, come a un lebbroso, schifose croste sul mio corpo liscio. Dormivo, e per mano dun fratello mi fu tolta la vita, la regina, la corona, spento cos nel fior dei miei peccati, impreparato, senza olio santo o ostia, senza esame di coscienza, spedito a render conto di ogni imperfezione sul mio capo. Orribile! Orribile! Troppo orribile! Se natura parla in te, non tollerare che il regal letto danese sia una cuccia di lussuria e incesto maledetti. Ma comunque tu decida di punire questo atto, non ti sporcar la mente e lanima con pensieri e complotti contro tua madre. Lasciala al cielo, e a quelle spine che ha conficcate in seno e la pungono e straziano. Addio, per ora!

Atto i, scena quinta

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La lucciola mostra ch gi mattina, con la sua luce inane pallidissima. Addio, addio, addio, ricordati di me. amleto Oh, eserciti del Cielo! Oh, Terra! E cosa poi?! Ci aggiungo anche linferno?? Oh, che schifo! Reggi, reggi, mio cuore, e anche voi nervi, non invecchiate a un tratto, tenetemi rigido in piedi. Ricordarti?! Ma s, povero spettro, finch memoria avr un seggio in questo pazzo globo. Ricordarmi di te?! Ma certo! Dalla lavagna della mia memoria cancello ogni ricordo vile e sciocco, le massime dei libri, ogni forma, ogni impressione che dai libri giovinezza e osservazione hanno copiato. E il tuo comandamento vivr unico nel libro, nel volume del cervello, non commisto a materia pi vile. S, lo giuro! Oh, perniciosa donna! E lui, carogna, carogna, maledetta, sorridente carogna! Il mio taccuino. Bisogna che lo appunti: che uno pu sorridere e sorridere e esser carogna o almeno cos in Danimarca. E cos, zio, ti ho colto. E ora il mio motto sia Addio, addio, ricordati di me!. Io lho giurato. Entrano Orazio e Marcello [chiamando]. oraZio Principe, signore marCello Principe Amleto. oraZio Che il cielo lo protegga. amleto [a parte] E cos sia. marCello Ehil, ehil, signore. amleto Ehil, ehil, vieni, uccellino, vieni! Pio...pio...pio! marCello Che c, nobile signore? oraZio Che notizie, Principe? amleto Oh, meravigliose!

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oraZio Diccele, buon Principe. amleto No, perch poi tu le racconti. oraZio Non io, Principe, lo giuro. marCello E neanchio, signore: non lo racconto. amleto Raccontare cosa? Ma quale cuore umano pu immaginar simili cose? Ma terrete il segreto? oraZio, marCello S, lo giuro. amleto Non c carogna schifosa in Danimarca... che non sia anche un poco mascalzone. oraZio Non servono spettri, Principe, tornati dalla tomba. per venirci a dir questo. amleto Giusto, hai ragione; e dunque, senzaltra formalit opportuno stringerci la mano e separarci, voi dove i vostri affari e desideri comandano perch ogni uomo ha affari e desideri, qual che siano quanto a me, al mio povero me, andr a pregare. oraZio Principe, son parole pazze, scombinate. amleto Mi dispiace che toffendano di cuore, s, di cuore. oraZio Non c offesa, Principe. amleto Per san Patrizio, s che c Orazio! E grande offesa anche. Quanto alla visione, qui stanotte, uno spettro onesto, ve lo dico io. E quanto al desiderio di sapere cosa c tra noi due, reprimetelo come meglio potete. E ora, amici, poich amici siete, e studiosi e soldati, fatemi un piccolo favore. oraZio Che favore, Principe? Volentieri! amleto Mai raccontare a nessuno quel che qui avete visto stanotte. oraZio, marCello Mai, signore. amleto Certo, ma giuratelo. oraZio Lo giuro, Principe marCello Anchio, signore. amleto Sulla spada.

Atto i, scena quinta

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marCello Lo abbiamo gi giurato, signore. amleto No, sulla mia spada, giuratelo. spettro [gridando da sotto il palcoscenico] Giurate! amleto Ah ha, ragazzo, se lo dici anche tu?! Di, sei laggi, mio fido? Ehi, lo sentite quello nello scantinato?! Consentite a giurare. oraZio Proponi il giuramento. amleto Non parlerete mai di quel che avete visto. Giurate sulla mia spada. spettro Giurate! [Giurano.] amleto Hic et ubique? A turno. Venite qui, signori, e ponete le mani sulla spada. Giurate sulla spada di non parlare mai di quel che avete udito. spettro Giurate sulla sua spada. [Giurano.] amleto Ben detto, vecchia talpa. E scavi svelto sotto terra?! Che bravo minatore! Su tutti assieme amici. [Giurano.] oraZio Oh santo cielo! Ma tutto ci stranissimo! amleto Strano... straniero, e quindi va ben accolto. Ci son pi cose, Orazio, in cielo e in terra di quante sa sognar filosofia. Ma ancora, qui, come prima, giurerete che mai e poi mai... che se io mi comporto in modo strano o strambo, a volte, e a volte creder opportuno assumere un carattere bizzarro voi, vedendomi cos, mai, dico mai, o incrociando cos le braccia, o scuotendo il capo, o con frasi allusive tipo: Be, noi sappiamo..., o Ah se solo potessimo..., o Ah se solo volessimo.... o E certuni poi... o enunciati ambigui come questi, mai dovrete far notare che voi sapete qualcosa su di me bene, giurate,

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e grazia e compassione vassistan nel bisogno. spettro Giurate! amleto Riposa, riposa, spirito turbato. E cos, signori, con tutto il mio affetto mi raccomando a voi; E quel ch dato al poveruomo Amleto desprimervi in amore e amicizia, se Dio vorr, non vi verr a mancare. Ma entriamo adesso. E dito sul labbro, prego. Lepoca sconnessa; sarcasmo ingrato: che a ripararla proprio io sia nato! No, no, usciamo insieme.

[Giurano.]

Atto II

Scena prima
Entrano il vecchio Polonio e il suo uomo Rinaldo. polonio Dagli questi soldi e queste carte, Rinaldo. rinaldo Sissignore. polonio E farai cosa saggia, buon Rinaldo, se prima dandar da lui indaghi un po su come si comporta. rinaldo mia intenzione. polonio Oh perbacco! Ben detto, molto ben detto! Senti un po, prima indaga sui danesi di Parigi: chi, come, quali mezzi e dove stanno, le compagnie, le spese; e poi, per vie traverse, sempre, e domande incalzanti, quando sai che conoscono mio figlio, vai pi vicino di quel che lasci intendere. Fai finta, insomma, che lo conosci poco: Conosco il padre, qualche suo amico, e un po anche lui... Mi stai attento, Rinaldo? rinaldo E come no, signore! polonio ... e un po anche lui. Ma, pochissimo puoi dire; E se quello che dico io, scapestrato, molto,

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ha vari vizi ma s, gettagli addosso le falsit che taggradan ma perbacco, niente di sconcio che lo disonori fai attenzione! solo quegli sbagli che per libidine e disordine come ben si sa, saccompagnano a giovinezza e libert. rinaldo Come il gioco, signore? polonio Ma s, il bere, tirar di spada, bestemmiare, baruffe, puttane fin l ecco! rinaldo E questo non lo disonora? polonio Ma no, se dosi bene le tue accuse, non c bisogno desagerar lo scandalo, facendone un corrotto libertino. Non questo che voglio; ma recita i suoi difetti con arte, cos che sembrino piccole pecche duna vita libera, guizzi e vampe duno spirito focoso, selvaggeria dun sangue non domato, a cui tutti siam proni. rinaldo Ma, signore... polonio E perch devi far questo?! rinaldo Appunto, e perch?! polonio Ma perbacco, proprio qui il mio fine, e i mezzi, credo, ne son giustificati. Dunque, tu avanzi lievi calunnie su mio figlio, solo un po sporcato dal contatto col mondo... Mi stai attento!? Il tizio con cui parli, quello che vuoi sondare, se ha visto impegnato in detti crimini il giovane di cui spettegoli le colpe, stai ben certo che si dir daccordo. Signore, ti dir, o, che so?, Amico, o Eccellenza, secondo usi e convenienze delluomo e del paese... rinaldo Ho capito, signore. polonio ... e lui ti dir cos, ti dir... ti dir... ma cosa stavo

Atto ii, scena prima

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dicendo?... Santiddio, stavo per dire qualcosa... Dovero rimasto? rinaldo A stai ben certo che si dir daccordo. polonio A stai ben certo che si dir daccordo, ma s, perbacco! Ma s, dir: Conosco il gentiluomo, lho visto ieri o laltro ieri o il tale o talaltro giorno, assieme al tale o talaltro, proprio come ha detto lei: e giocavano, si sbronzavano a gara, litigavan per il tennis o persino Lho visto entrare in case di piacere. Videlicet: bordelli, o cos via. Mi capisci ora? Alle falsit che getti come esca abbocca la carpa della verit, e cos noi che abbiam saggezza e previdenza, con qualche finta e sotterfugio, scopriam per via traversa cosa il vero. E cos farai tu, figliolo, coi consigli e i princip che ti ho dato. Mi hai seguito? rinaldo Sissignore. polonio Dio sia con te, a presto. rinaldo Ai vostri ordini. polonio Secondalo, e ne capirai il carattere. rinaldo Lo far, signore. polonio E che si applichi alla musica. rinaldo Certo, signore. Entra Ofelia. polonio Addio. Ofelia, che c? che accade? ofelia Ah pap, pap, son cos spaventata. polonio Da cosa, santo dio? ofelia Cucivo nel mio studiolo, e il principe Amleto, col panciotto sbottonato, a testa scoperta, calze sudice che gi gli cascan come ceppi ai piedi, pallido come la camicia, trema

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nei ginocchi, e unaria cos sofferta come lavesser sciolto dallinferno per contarcene gli orrori: cos mi sta davanti. polonio Pazzo damore per te!? ofelia Signore, non saprei, ma ne ho paura. polonio E cosha detto? ofelia Mha preso per un polso e ha stretto forte, scostandomi da s con laltro braccio, poi si posa una mano sulla fronte cos e si mette a scrutarmi intento il viso come volesse disegnarmi. E a lungo. E poi mi scuote il braccio, e per tre volte con la testa annuisce lentamente cos e gli sfugge un gemito, penoso e profondissimo che quasi gli frantuma il corpo e tronca in lui ogni essere. E qui, mi lascia andare, e con la testa voltata verso me, sembra trovar la strada senza occhi, passar la porta senza il loro aiuto, ch sino allultimo la loro luce fissa su di me. polonio Vieni, seguimi, parliamone col e. Ecco quel che si dice follia damore, che per sua insita violenza eccede e pu condurre a disperate imprese, pi dogni altra passione sotto il cielo, tra quelle che ci affliggon per natura... Mi dispiace... Hai per caso avuto per lui parole aspre, ultimamente? ofelia No, signore, ma come hai comandato, ho respinto tutte le sue lettere e gli ho negato accesso alle mie stanze. polonio E per questo lui impazzito! Mi dispiace... avrei dovuto osservarlo meglio, con pi attento giudizio. Ma temevo si volesse divertire, e ti potesse sciupare. Accidenti ai miei sospetti! tipico della nostra et fiutar

Atto ii, scena seconda

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gatta che cova un poco in ogni cosa, mentre ai giovani invece quel che manca la prudenza. Vieni, andiam dal re. Si sveli dunque il suo segreto amore, Celato, pu causar maggior dolore!

Escono.

Scena seconda
Fanfara. Entrano Re, Regina, Rosencrantz e Guildenstern, con Seguito. re Benvenuti, Rosencrantz e Guildenstern, miei cari. Oltre al gran desiderio di vedervi, perch mi servite, che vi ho mandato a chiamare in tutta fretta. Qualcosa avrete udito della trasformazione di Amleto cos la chiamo io, dato che n luomo esterno n luomo interiore somigliano pi a quel che era. Cosa poi sia stato, oltre alla morte del padre, a separarlo, e cos tanto, dalla coscienza di s, neanche immagino. Vi prego, quindi: essendo voi cresciuti insieme a lui, intimi dei suoi anni giovani, del suo carattere restate qualche tempo a questa corte, cos che possa la vostra compagnia attirarlo ancora ai piaceri, e intanto andrete spigolando ogni segno, per coglier quel qualcosa, a noi ignoto, che lo affligge e a cui, una volta svelato, stia poi a me porre rimedio. reGina Cari signori, parla molto di voi, e al mondo, son sicura, non ci sono altri ai quali lui sia pi legato. Se vorrete aver la cortesia e la bont di passar con noi un po del vostro tempo per aiutarci, spingerci a sperare, ne avrete in cambio quella gratitudine

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che si racconta dei re. rosenCrantZ Le vostre Maest, per il potere sovrano che avete su di noi, basta un comando non una supplica, a esprimere i Vostri sacri desideri. Guildenstern Entrambi obbediamo, e tutto ci che in potere nostro deponiamo ai Vostri piedi servi Vostri umilissimi. Comandate! re Grazie, Rosencrantz, e a te, gentile Guildenstern. reGina Grazie, Guildenstern, e a te, gentile Rosencrantz. E vi chiedo di far visita allistante al mio, troppo cambiato, figlio. Che qualcuno accompagni i due signori dal mio Amleto! Guildenstern Voglia il cielo che la presenza nostra e le nostre azioni gli giovino. reGina Che lo voglia. Amen. Escono Rosencrantz e Guildenstern [e un Paggio]. Entra Polonio. polonio Dalla Norvegia, mio signore, e felicemente, son tornati gli ambasciatori. re Sei sempre padre di buone notizie, tu. polonio Davvero, Sire? Vi assicuro, ogni dovere mio, la stessa anima dedico a Dio e al mio grazioso Re; e ora credo se non ho perso il cervello, e assieme il fiuto delluomo politico che sono di aver scoperto la vera causa della pazzia di Amleto. re Oh dimmela: nientaltro voglio sentire! polonio Date udienza agli ambasciatori, prima, e quel che vi dir sar il dessert dun simile banchetto. re Fagli tu onore introducili. [Esce Polonio.]

Atto ii, scena seconda

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Mi ha detto, mia Regina, che ha trovato capo e coda e cause dogni follia di tuo figlio. reGina Sospetto ve ne sia soltanto una: la morte del padre, e il nostro matrimonio frettoloso. re Inquisiremo. Entrano Polonio, Voltemand e Cornelio. Benvenuti, amici. Voltemand, che nuove dal nostro fratello norvegese? voltemand Ricambia ogni saluto e ogni augurio. bastato dirlo e subito ha soppresso ogni leva militare del nipote lui credeva che fossero da mandar contro i polacchi; Poi ha indagato meglio e ha scoperto che servivano ad attaccare Vostra Altezza; e, addolorato al veder che sapprofittan di malattia, et, impotenza per ingannarlo, impone a Fortinbras di smettere ogni cosa, e questi, in breve, obbedisce, accetta ogni rimprovero dal re, e, infine, giura allo zio che mai pi prender larmi contro la Maest Vostra; e il vecchio re norvegese, ricolmo di gioia, gli d tremila corone in rendita annua, e lo impegna a usare i soldati gi coscritti contro i polacchi; acclude una supplica: qui in dettaglio, [Porge un foglio.] Si compiaccia Vostra Maest di far passare per i suoi domin le truppe dirette a questa impresa. con ogni garanzia e sicurezza come qui si specifica. re Per ora ci soddisfa, e quando avrem pi tempo, leggeremo, daremo una risposta, e penseremo alla questione. Intanto, grazie del risultato. Andate a riposare. E questa notte

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si far una gran festa. Benvenuti. [Escono Voltemand e Cornelio.] polonio Esito buono ha avuto la questione. Sire, e Consorte, se argomentassimo cosa sia la Maest, e cosa il Dovere, e perch il giorno sia giorno, notte la notte e tempo il tempo, sprecheremmo e notte e giorno e tempo. Quindi, poich la brevit lanima del pensier sottile, e il tedio ne esteriore addobbo e abbellimento, io sar breve. Il vostro nobile figlio pazzo. Pazzo, senzaltra definizione; chi altri infatti potrebbe definire la pazzia se non i veri pazzi?! Ma ci basti. reGina Pi fatti e meno arte. polonio Signora, giuro, non sto usando arte. Che sia pazzo vero; vero ed un peccato; ed un peccato che sia vero bizzarra figura retorica! ma lasciamola perdere; ho detto: niente arte. Lo si definisca quindi pazzo. Ora rimane da trovar la causa a un tal effetto, O meglio, la causa a un tal difetto. Rimane quindi... e dunque rimanendo... resta... No, attenti bene, io ho una figlia ossia ce lho fintanto che con me la quale, per dovere dobbedienza attenti! mi ha dato questo. Ora ascoltate e ponderate bene: [legge] Al celeste idolo dellalma mia, Ofelia, dogni bellezza fregiata. Che stile goffo, bassissimo, quel fregiata, che goffaggine! Ma c ben altro questa mia... tra i tuoi eccelsi candidi seni ... poni... et cetera... reGina E glielha mandata Amleto? polonio Signora, pazientate. Leggo letteralmente: Dubita che le stelle sian di foco, Dubita del Sol fisso in suo fulgore, Dubita pur del vero: solo un gioco, Ma mai non dubitare del mio amore O cara Ofelia, son negato alla metrica. E non ho arte alcuna per contar

Atto ii, scena seconda

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le sillabe dei miei gemiti. Ma che io ti amo pi dogni altra cosa, Tu, o migliore, credilo. Addio. Tuo per sempre, donna a me carissima, finch questa macchina sar lui, Amleto Per obbedienza, mia figlia, lha mostrata a me, Ma ha fatto ben di pi, ha confidato al mio orecchio tutti i corteggiamenti e i modi e il luogo e lora in cui son avvenuti. re E lei come ha accolto questo amore? polonio Cosa pensate di me? re Che siete un uomo fedele e degno. polonio E che tale mi dimostri! Ma cosa pensereste, se avendo io visto questamore in pieno volo gi me nero accorto, a dirla tutta, prima che mia figlia lo ammettesse , insomma, Voi, e la cara Maest della Vostra Regina qui presente, cosa pensereste se avessi fatto da scrivano e messaggero, o chiuso un occhio e ammutolito il cuore, o visto quellamore con sguardo indifferente? Cosa pensereste Voi? No, mi son messo subito al lavoro, e alla ragazza cos ho parlato: Amleto un principe fuor della tua stella; non sha da fare. E poi lho istruita: che si chiuda a chiave ed eviti ogni incontro, che repinga i messaggeri, e niente doni; ci fatto, i miei consigli han dato frutti: lui, respinto lo si racconta in breve passato da tristezza a innapetenza, poi a insonnia, e da qui a debilit, quindi a confusione, e via declinando sino alla pazzia e ai suoi deliri che tutti compiangiamo. re Credete che sia cos? reGina Forse, probabile.

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polonio C mai stata una volta gradirei saperlo in cui io abbia detto cos e poi si provato che non era vero? re No, ch io sappia. polonio Se succede, staccatemi la testa dalle spalle. Se il momento propizio scoprir dove si nasconde la verit, sia pur nascosta al centro della terra. re Quali altri modi tentare? polonio Sapete che a volte lui per ore passeggia qui nella galleria. reGina S, vero. polonio Appena lo vedo, gli butto addosso mia figlia; Voi e io nascosti dietro un arazzo spieremo lincontro; se non lama, e non per questo che ha perduto la ragione, non sar pi segretario di stato: moccuper di campi e carrettieri. re Proviamo. Entra Amleto, leggendo un libro. reGina Povero infelice, guardate com triste mentre legge. polonio Via, ve ne supplico, nascondetevi. Attacco subito bottone. Via, vi prego. Escono Re e Regina [e Seguito]. Come sta il mio buon Principe Amleto? amleto Bene, grazie a Dio. polonio Mi conoscete, signore? amleto Uh benissimo! Tu sei un macellaio, vendi carne. polonio Io no, signore. amleto Magari tu fossi onesto e costumato come uno di loro! polonio Onesto e costumato, signore? amleto Ma certo, caro. Perch di onesti e costumati, cos come va il mondo, ne conti uno su diecimila. polonio Oh com vero, signore.

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amleto S, perch il sole genera vermi in un cane morto, e figurati in una carne buona da baciare... Hai una figlia? polonio Ce lho, signore. amleto Fai che non vada a spasso sotto il sole. Un alto concepire una grazia, ma a tua figlia meglio evitare ogni concepimento... caro mio, stacci attento. polonio [a parte] E che dicevo!? E dai che ricasca sempre su mia figlia. Eppure allinizio non mi ha riconosciuto; ha detto che ero un macellaio. proprio andato! E dire che in giovent ho sofferto anchio gli spasimi damore; ci sono andato molto vicino. Ma io gli parlo ancora. Cosa legge il mio signore? amleto Parole, parole, parole. polonio E qual la questione, signore? amleto Fra chi? polonio Voglio dire largomento di cui leggete. amleto Calunnie, caro. Un satirico carogna qui dice che i vecchi han barbe grige, e facce rugose, e occhi che spurgano ambra spessa e resina di susini, e una copiosa mancanza dingegno, oltre a gonadi fiacchissime... cose, mio caro, che io fortemente e fermamente credo, eppure non mi pare decoroso renderle pubbliche cos. Quanto a te, mio caro, anche tu puoi raggiunger la mia et, se cammini allindietro come un gambero. polonio [a parte] Se pazzia ha per un suo metodo ripariamoci dallaria, signore. amleto Nella tomba? polonio Eh gi, pi riparata di quella!... [a parte] E che risposte pregne d a volte... una grazia che spesso tocca alla pazzia, e che ragione e mente sana non saprebbero in cos gran copia partorire. Ma ora lo lascio, e andr subito a combinar lincontro con mia figlia... Signore, prendo congedo. amleto Nientaltro che tu possa prendere da me da cui pi volentieri io mi separi... salvo la vita, salvo la vita, salvo la vita... polonio Abbiatevi cura, mio signore. amleto Che noia questi vecchi scemi! Entrano Rosencrantz e Guildenstern.

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polonio Cercate il principe Amleto? Eccolo l. rosenCrantZ Grazie. Guildenstern Onoratissimo Principe. rosenCrantZ Dilettissimo Principe. amleto Oh miei ottimi amici. Come stai tu Guildenstern? E tu Rosencrantz? Come va, ragazzi? rosenCrantZ Come ai figli qualunque della terra. Guildenstern Felici di non esser troppo felici: sul cappello della fortuna noi non siam certo il pennacchio. amleto E neanche le suole delle sue scarpe? rosenCrantZ N in alto, n in basso, Principe. amleto Quindi le arrivate al bacino, ne godete i favori? Guildenstern Proprio, stiamo tra i sottoposti. amleto Nelle parti pi intime della Fortuna?! Eh s, la Fortuna una troia. Che c di nuovo? rosenCrantZ Niente, Principe, salvo che il mondo s fatto onesto. amleto Ma allora il Giudizio universale vicino?! La notizia che mi date, per, non vera. Vi faccio una domanda pi precisa. Cosa mai le avete fatto alla Fortuna per meritarvi di esser spediti qui in prigione? Guildenstern Prigione, Principe? amleto La Danimarca una prigione. rosenCrantZ E allora lo il mondo intero. amleto Una grande prigione, con molte celle, secondini e segrete: la Danimarca una delle peggiori. rosenCrantZ Non la pensiamo cos, Principe. amleto S, non la pensate cos; e infatti niente in s buono o malvagio se non per il pensiero che lo rende tale. Per me una prigione. rosenCrantZ Lo per le vostre ambizioni: troppo stretta per la vostra mente. amleto Oddio no, potrebbero confinarmi dentro un guscio di noce, e mi sentirei re dellinfinito spazio... non fosse che faccio brutti sogni. Guildenstern Sogni che nascon certo da ambizione: la meta stessa dellambizioso che altro se non lombra di un sogno?! amleto E un sogno in s solo unombra rosenCrantZ Vero, e a mio parere lambizione per sua qualit cos aerea e lieve da non esser altro che lombra di unombra.

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Amleto E allora cos il corpo? un pezzente, e un monarca o leroe pi ingigantito son solo ombre di pezzenti. Ma andiamo a corte. A esser sinceri, oggi non riesco a ragionare. RosencRAntz, GuildensteRn Saremo al tuo servizio. Amleto Ma neanche per idea. Non voglio certo contarvi nel numero dei miei servi; a parlarvi da uomo onesto, qui sono servito in modo orribile. Ma, per lantica via battuta damicizia, perch siete venuti a Elsinore? RosencRAntz Per farti visita, Principe, nessunaltra ragione. Amleto Son proprio un pezzente, povero persino di gratitudine. Vi ringrazio, per. E i miei ringraziamenti a pagarli un mezzo penny ci si perde. Ma... vi ha mandato a chiamare qualcuno? O siete venuti per vostro desiderio? una visita libera? Su, via, siate onesti con me. Su, parlate! GuildensteRn E che dovremmo dire, Principe? Amleto Qualsiasi cosa, salvo il vero. Vi han mandato a chiamare, e c una sorta di confessione nei vostri sguardi, che il pudore non abbastanza bravo a mascherare. Io so che il buon re e la regina vi hanno mandato a chiamare. RosencRAntz E a quale scopo, Principe? Amleto Questo siete voi a dovermelo dire. Ma permettemi di scongiurarvi, per i diritti della nostra comune vita di studenti, per la consonanza delle nostre giovinezze, per gli obblighi del nostro sempre serbato amore, e per tutto quel che di pi caro miglior oratore di me saprebbe esprimere, siate franchi e diretti con me: vi hanno mandato a chiamare o no? RosencRAntz [a parte a Guildenstern] Che dici? Amleto Be, allora?! Vi tengo docchio! Se mi amate, niente esitazioni. GuildensteRn Signore, ci hanno mandato a chiamare. Amleto Ve lo dir io perch, cos, dicendolo io per primo, voi non me lo avrete rivelato, e il vostro patto di segretezza col re e la regina non dovr cambiar bandiera. Da qualche tempo, e non so perch, ho perso ogni allegria, smesso ogni abitudine allesercizio fisico, anzi, cos gravato il mio umore che questa mirabile macchina la terra mi par soltanto un promontorio sterile, questeccelsa volta daria, macch, lo stesso stupendo firmamento che lass incombe, questo maestoso tetto incastonato di fuochi doro, a me sembran nientaltro che uno schifoso e pestifero aggregato di vapori.

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Che capolavoro luomo, e cos nobile nella ragione, cos infinito nelle facolt, e per forma e moto cos perfetto e ammirevole, e nellazione cos simile a un angelo, e a un dio nellintelletto: lui, la bellezza del mondo, il paragone degli animali... Per, cos per me questa quintessenza di polvere? Luomo non mi d alcun piacere... e neanche la donna; anche se dai vostri sorrisetti sembrerebbe di s. rosenCrantZ Signore, non ci ha neanche sfiorato il pensiero. amleto E perch avete riso allora, quando ho detto che luomo non mi d piacere? rosenCrantZ Pensavamo, Principe, che se non vi dan piacere gli uomini, chiss quale accoglienza quaresimale riserverete agli attori? Li abbiamo sorpassati lungo la strada, e stanno venendo qui a offrire i loro servigi. amleto Quello che fa il re sar ben accolto... Sua Maest avr il mio tributo; il cavaliere avventuroso user fioretto e scudo, lamoroso non sospirer gratis, il fantastico urler in pace la sua parte, il buffo far ridere quelli con polmoni sensibili al solletico, e la prima donna potr esser sciolta di modi e di pensiero... a meno che il ragazzo non inciampi nei versi. Che attori sono? rosenCrantZ Proprio quelli che vi piacevan tanto: i Tragici della Citt. amleto E com che ora son di giro? Una sede stabile, per il profitto e la fama, era assai meglio. rosenCrantZ Credo che gli abbian tolto la licenza in seguito agli ultimi sviluppi. amleto Hanno ancora il successo che avevano quando ero io in citt? Hanno ancora tanto pubblico? rosenCrantZ No, purtroppo. amleto E perch? Si sono arrugginiti? rosenCrantZ No, il livello sempre alto; ma ci sono, Principe, delle nidiate di bambini, ancora implumi, che pigolano a squarciagola e li si applaude con vero fanatismo. La moda ora questa, e sta sconvolgendo il teatro popolare lo chiamano cos al punto che i gentiluomini con spada hanno ormai paura della penna e neanche osano pi andarci. amleto Cosa? I bambini? E chi li finanzia? Chi gli fa da patrono? E poi, continueranno nel mestiere anche dopo che gli si rotta la voce?

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E non diranno, se per caso diventano attori popolari com probabile, se non hanno altre risorse che gli autori gli hanno fatto torto obbligandoli a insultare la loro futura professione? rosenCrantZ A dire il vero si fatto un gran baccano da entrambe le parti; e il pubblico non si fa certo riguardo di incanaglire luna contro laltra. Per un periodo, i drammi di cassetta eran solo quelli in cui autore e attore discutevan la questione a cazzotti. amleto Ma davvero? Guildenstern Oh s, c stato un grande spreco di cervelli. amleto E chi sta vincendo? Il teatro dei ragazzini? rosenCrantZ Certo! E atterreranno anche Ercole col suo Globo in spalla. amleto Non poi cos strano; mio zio, a esempio, re di Danimarca, e quelli che gli facevan le boccacce quando mio padre era vivo, oggi darebbero venti, quaranta, cinquanta, cento ducati per un suo ritratto in miniatura. S, perdio, in tutto questo c qualcosa che ci fa toccare a fondo la natura, se la filosofia riuscisse a spiegarlo. Squilli di trombe. Guildenstern Ecco gli attori. amleto Insomma, Rosencrantz e Guildenstern, siate i benvenuti a Elsinore. Su, datemi la mano, avanti! O se preferite un saluto formale mi ci conformo anchio; con gli attori mi vedrete pi spontaneo, ma non vi appaia una recita. Siate i benvenuti. Ma il mio zio-padre e madre-zia si sbagliano. Guildenstern In cosa, signore? amleto Io sono matto solo da nord-nordovest. Quando il vento soffia da sud, so distinguere tra un falco e un airone. Entra Polonio. polonio Ogni bene, signori. amleto Senti un po, Guildenstern, e anche tu venite qui, uno per orecchia. Quel gran bambino che vedete l non lhanno ancora tolto dalle fasce. rosenCrantZ Forse c ritornato; dicono che un vecchio due volte bambino.

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amleto Faccio una profezia: sta venendo a dirmi degli attori... S, s... come no, stato proprio un luned mattina... avete ragione... polonio Signore, ho notizie per voi. amleto Signore, ho notizie per voi. Quando Roscio era attore a Roma... polonio Sono arrivati gli attori, signore. amleto E bla bla bla bla bla... polonio Sul mio onore!... amleto Allora sono arrivati a dorso dasino... polonio Gli attori migliori del mondo, sia per la tragedia, sia per la commedia, per il genere storico, per il pastorale, il comico-pastorale, il pastoral-storico, il tragi-storico, il tragi-comico-pastoral-storico, il dramma unitario, o lantiaristotelico-multigenere. Seneca non sar mai per loro troppo peso, n Plauto troppo leggero. Sia per fedelt al testo che per limprovvisazione sono unici. amleto Oh Jefte, giudice dIsraele, che tesoro avevi tu! polonio Che tesoro aveva, signore? amleto Ma s... Una bella figlia e niente pi Che pi dogni altra cosa amava al mondo... polonio [a parte] E dai con mia figlia! amleto Dico bene, vecchio Jefte? polonio Se mi chiamate Jefte, mio signore, io ho una figlia che pi dogni altra cosa amo al mondo. amleto Luna cosa non consegue dallaltra. polonio Cosa consegue?... amleto Quello che Dio vorr ed prescritto, e poi, la sai Avvenne quel che avvenne, e saspettava. La prima strofa della pia ballata ti dir che cosa, perch ecco che vedo arrivare chi mi accorcia il tempo. Entrano gli Attori. Benvenuti, maestri, benvenuti tutti. Son felice di trovarvi bene. Benvenuti, cari amici. Oh, vecchio amico, la tua faccia ha spuntato la frangia, Non sarai mica venuto in Danimarca per far venire la barba anche a me?... Toh, e la nostra giovane primadonna e signora del mio

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cuore! Santa Madonna, dallultima volta che ti ho visto, ragazzo, ti sei avvicinato al cielo di un buon paio di tacchi alti. Speriamo che non ti si sia rotta la voce e che non suoni come moneta falsa... Signori, siete tutti benvenuti. Su diamoci dentro, buttiamoci come un falconiere francese, su qualsiasi preda. Dateci subito un assaggio del vostro mestiere. Su, un bel soliloquio appassionato. primo attore Quale soliloquio, mio buon signore? amleto Tu una volta me ne hai recitato uno, ma non mai andato in scena, o se c andato stato per una sola replica perch il dramma, lo ricordo, non era di quelli che piacciono alle masse: per il grosso pubblico era caviale. Ma era, almeno cos lho capito io e altri il cui giudizio in questo campo vale pi del mio , un dramma eccellente, ben costruito nella successione delle scene, scritto in stile sobrio ma efficace. Mi ricordo che qualcuno disse che nei versi non ceran spezie forti, tanto per render pi gustoso largomento, n sintassi elaborata che potesse far accusar lautore di affettazione. Lo defin un lavoro onesto, ben composto e gradevole, pieno pi di grazia naturale che di artificio E cera una tirata che a me piaceva tanto era il racconto di Enea a Didone e soprattutto il punto in cui parla dellassassinio di Priamo. Se ce lhai ancora viva nella memoria, attacca dal verso... aspetta, aspetta... Il crudo Pirro, come bestia ircana... No, non cos. Comincia con Pirro... Il crudel Pirro datre armi cinto, Teso a un intento fosco come notte, Allor che attese nel fatal cavallo, Ora quel nero aspetto ha decorato Daraldica pi atroce, e lo scarlatto Lingemma tutto da usbergo a scudo: Sangue di padri, madri, spose e figli, Rappreso a grumi sotto il sol che avvampa, E in una luce cruda e maledetta Di qua di l cercando il vecchio re, Pirro corrusco avanza, acceso dira, Con occhi di carbonchio a Priamo incontro. Su, continua tu...

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polonio Ma perbacco, signore, ben detto, con buon accento e grande sobriet. primo attore ... Ed eccolo, lo vede, Che mena ai greci colpi troppo corti. Lantica spada al braccio suo ribelle Ricade e giace sorda a ogni comando. Oh, impari duello! Pirro affonda, Fallisce per la rabbia e schiva Priamo; Ma basta la folata di quel ferro A far cader quel vecchio indebolito. Ilio, attonita, par sentir quel colpo; Di fiamme incoronata crolla a terra, Con schianto orrendo, e a quel rumore Pirro Riman come smagato e la sua spada, Che gi calava su quel capo niveo, Pare fissarsi in aria, arma dipinta Di dipinto tiran, che annichilito Senzatto n voler immoto sta. Ma come a volte innanzi la tempesta Cala un silenzio in cielo, e resta il nembo, E ammutolisce il vento, e lorbe tace Come morto, poi la folgore scoppia Dun subito bagliore lacerando La terra; cos Pirro si anima E si riavventa a compier sua vendetta. Martello dei Ciclopi mai inferse, Nel forgiar larmi del divino Marte, Un pi spietato colpo della spada Sanguinante chora su Priamo cade. Fortuna meretrice! E voi Dei A sinodo riuniti: spodestatela! Frangete i raggi della sua gran ruota, E il tondo mozzo gi precipitate Allimo dei demni. polonio troppo lunga. amleto Gli faremo una spuntatina dal barbiere, e anche alla barba che

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fai venire tu. Ti prego, continua. A lui piacciono solo intermezzi farseschi o storie sconce, se no saddormenta. Su, dai, veniamo a Ecuba. primo attore Ma chi oh dolore! ha visto la Regina Velata e scalza... amleto ... velata e scalza... polonio Questo bello! primo attore ... correre qua e l Minacciar le fiamme col suo pianto? Un cencio in capo, e un tempo fu un diadema, E gli stremati lombi cinge un panno Che nel primo sgomento ha rinvenuto. Chi questo avesse visto, nel veleno Intinta avria la lingua a maledire Fortuna traditrice e il suo dominio. Ma se gli stessi Dei la vedon ora Guardar Pirro che per maligno gusto Il corpo dello sposo trancia e smembra, E lalto grido che da lei seffonde, (A men che mortal cosa non li mova) Di latte darian lacrime le stelle. polonio Guardate, ha cambiato colore, e ha le lacrime agli occhi. Basta, vi prego. amleto Va bene, basta. Ti far recitare il resto in seguito. Per favore, signore, volete occuparvi voi dellospitalit agli attori. Mi hai sentito? Che sian trattati bene! Perch loro sono summa e cronaca del tempo. Meglio per te un cattivo epitaffio da morto, che una loro lamentela contro te da vivo. polonio Mio signore, li tratter secondo il loro merito. amleto Per la lama di Dio, no molto meglio! Se si trattasse ciascuno secondo il proprio merito, chi sfuggirebbe alla frusta? Trattali piuttosto secondo onor ti detta e dignit: meno meritano, e pi merito c nella tua generosit. Fai loro strada. polonio Venite, signori. amleto Seguitelo, amici. Si far spettacolo domani. [al Primo attore] Vecchio amico, senti un po! Avete in repertorio il dramma Lassassinio di Gonzalo?

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primo attore Sissignore. amleto Ce lo reciterete domani. Senti, nel caso serva, potresti studiarti una battuta di un dodici sedici versi, che butterei gi io stesso e inserirei al punto giusto? primo attore Ma certo, Principe. amleto Molto bene. [a tutti gli attori] Seguite quel signore, e badate di non prenderlo in giro. Escono Polonio e Attori. [a Rosencrantz e Guildenstern] Miei cari amici, vi lascio sino a stasera. Siete i benvenuti a Elsinore. Escono Rosencrantz e Guildenstern. rosenCrantZ Buon Principe... amleto Dio sia con voi. Oh, ora son solo! E che carogna, che cialtrone sono! Non mostruoso che lattore riesca, solo fingendo, un sogno di passione, a forzar lanima a esprimere unidea, e per effetto aver pallore al viso, lacrime agli occhi, angoscia nellaspetto, la voce rotta, e tutto il suo agire che sposa forma a idea? E tutto per niente? Per Ecuba! Ma cos Ecuba per lui, o lui per Ecuba da farlo tanto piangere per lei? Che farebbe, se avesse lui il motivo, il copione dangoscia che ho io? Allagherebbe di pianto il palcoscenico, e spaccherebbe al pubblico le orecchie con monologhi tremendi, farebbe impazzire i colpevoli, sgomentar gli innocenti, sbalordire gli ignari, e confondere infine le stesse facolt di occhi e orecchie. e io, invece, torpido e moscio stronzo, io cincischio, son Ham il sognatore, spompato dogni motivo, e non ho niente, niente da dire... neanche di quel re, contro il cui regno, e la cui vita cara

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uninfame disfatta fu tramata. Sono un vigliacco? Chi mi dice di s? E anche carogna? Chi mi spacca in due il cranio? Mi strappa la barba e me la soffia in faccia? Chi di voi? Chi mi ricaccia in gola le bugie fino in fondo ai polmoni?... Chi lo fa? Eh!? Cristodiddio, io lo accetterei! che ho un cuore di coniglio, non ho fegato e non sento il fiele amaro dellinsulto, altrimenti con queste trippe di cialtrone ci avrei ingrassato gli avvoltoi qui intorno. Un mascalzone, sanguinario e puttaniere! Spietato, sleale, lascivo e snaturato: una carogna! E poi anche scemo! E questo il miglior esempio, che io, figlio dun caro padre assassinato, spinto a vendetta da Cielo e terra assieme, debba sgravarmi il cuore di parole come una puttana; come una troia sfogarmi in parolacce, una sguattera... Che schifo! Oh, che schifo! Puh... Ma su, cervello mio, lavora... Mmmm... Ho sentito che a volte a teatro i criminali, colpiti sin nellanima dallarte degli attori, han confessato l il delitto. Se lomicidio non ha lingua parler con pi miracoloso organo. Agli attori far rappresentare una scena simile allassassinio di mio padre, con mio zio che assiste. Lo osserver, lo sonder nel vivo, se sussulta, so cosa fare. Forse lo spirito che ho visto il diavolo, lui che ha il potere di assumer belle forme, e forse usa anche del melanconico che in me, Lui che di melanconia signore,

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per perdermi e dannarmi. Voglio basi pi solide. Il copione scritto, c: io ci catturo il rimorso del re.

[Esce.]

Atto III

Scena prima
Entrano Re, Regina, Ofelia, Rosencrantz e Guildenstern. re E coi giusti giri di frase non potreste tirargli fuori perch mai esibisca questo delirio, questo render sgradevole la quiete dogni giorno con una turbolenta, pericolosa follia. rosenCrantZ Ammette anche lui di sentirsi confuso, ma della causa non vuol parlare affatto. Guildenstern N disposto a farsi interrogare; ogni volta che stiamo per indurlo a confessioni sulla vera natura del suo stato, subito si ritira in una pazzia guardinga. reGina Vi ha accolto bene? rosenCrantZ Da gentiluomo. Guildenstern Ma forzando di molto il suo umore. rosenCrantZ Avaro di domande, ma prodigo assai nelle risposte. reGina Avete tentato di interessarlo a qualche intrattenimento? rosenCrantZ Signora, ci accaduto per strada dincrociare un gruppo dattori, e glielabbiamo detto,

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e questo sembrato dargli una specie di gioia. Gli attori sono gi qui a corte, e credo che gi abbian lordine stasera di recitar per lui. polonio Vero, e mi ha supplicato di invitare le Maest Vostre ad ascoltare e vedere lo spettacolo. re Ben volentieri, e mi fa piacere che coltivi questi interessi. Ma spronatelo anche di pi, cari signori, indirizzatelo a questi piaceri. rosenCrantZ Non mancheremo, Sire. [Escono Rosencrantz e Guildenstern.] re Cara, Gertrude, lasciaci anche tu; abbiamo attirato qui Amleto, in modo che come per caso si trovi di fronte a un tratto Ofelia. Il padre e io, spie pi che legittime, nascosti cos da veder non visti, giudicheremo equanimi lincontro, per capire, da come si comporta, se sia amore che lo affligge, e cos lo fa soffrire, o no. reGina Ti obbedisco. E quanto a te, Ofelia, vorrei proprio che fossero le tue grazie la felice causa del delirio di Amleto; e spero anche che le tue virt lo riportino alla vita consueta, a onore di entrambi. ofelia Signora, lo vorrei anchio. [Esce la Regina.] polonio Ofelia, tu passeggi qui... Graziosissimo Sire, prego, noi ci nascondiamo qua... E tu leggi questo libro: unesibita devozione dar un senso alla tua solitudine. Deplorevole, ma spesso e lo prova lesperienza unespressione e atteggiamenti pii riescono a inzuccherare il diavolo in persona.

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re [a parte] Parole vere! E che frustata per la mia coscienza! Guance di puttana stuccate di cerone son meno brutte sotto quel belletto dellatto che io copro di cosmetiche parole. Che grave peso! polonio Lo sento arrivare. Ritiriamoci, signore. amleto Essere, o non essere: la domanda questa: se sia pi degno soffrire nella mente fiondate e frecce della labile fortuna, o prender larmi contro un mar di guai e resistendo farsene travolgere. Morire... dormire, tutto; e con quel sonno smette il crepacuore, i mille assalti che per natura toccano a ogni carne: annientamento in cui sperar con fede. Morire; dormire; dormire, sognare, magari e qui lostacolo: perch lidea di sogni che ci colgano in quel sonno di morte, sfilati che ci siam di dosso ogni mortal gravame, ci ferma e questo prolunga in noi e vita e angoscia. Chi reggerebbe frustate e scherno di questepoca, torti degli oppressori, insulti dei superbi, fitte damor sprezzato, lungaggini dei giudici, insolenza dei burocrati, e il sarcasmo che il merito paziente ottiene dagli indegni, quando da s pu chiuder quel conto in quiete: basta un pugnale!? Chi, con grugniti e sudore, porterebbe il peso di una vita stanca, non fosse la paura di qualcosa dopo la morte, il paese mai scoperto dai cui confini nessun viaggiatore mai ritorna; e cos la volont si smaga e pare meglio sopportare i mali che gi abbiamo piuttosto che fuggire ad altri ignoti? la coscienza che ci fa vigliacchi, tutti,

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e il color rosso della decisione illividisce alla pallida ombra del pensiero; e in grandi imprese di gran forza e scopo si perde ogni corrente fuorviata perdendo dellazione il nome stesso... Ma zitti ora! La bella Ofelia! Ninfa, nelle tue orazioni, ricorda i miei peccati. ofelia Mio Principe, Com stato Vostra Grazia in questi giorni? amleto Ti ringrazio umilmente, bene assai. ofelia Signore, ho dei ricordi Vostri che da tempo desidero rendervi. Vi prego, accettateli ora. amleto No, non miei. Io non ti ho dato nulla. ofelia Ma Vostra Grazia sa bene che s, e impreziositi dun alito dolcissimo di parole. Perso quel profumo, riprendeteli; per nobil mente un don non ha valore se ingrato si dimostra il donatore. Ecco, Principe. amleto Ah, ah! Sei casta? ofelia Signore? amleto Sei bella? ofelia Che vuol dire, Vostra Signoria? amleto Che se sei casta e bella, la tua castit non dovrebbe patteggiare con la tua bellezza. ofelia E come meglio si pu accoppiare la bellezza se non con lonest? amleto E appunto, il potere della bellezza trasformer la castit in una ruffiana ben prima che la forza della castit possa plasmar la bellezza a sua immagine. Una volta questo era un paradosso, ma coi tempi che corrono ormai normale. Io ti ho amato un tempo. ofelia Cos mi hai fatto credere, Principe. amleto Non avresti dovuto credermi: non puoi innestare la virt nella nostra vecchia natura: ce ne rimane con nostalgia il gusto in bocca. Io non ti ho amato.

Atto iii, scena prima

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ofelia E allora son stata anche pi ingannata. amleto Vattene in convento. Perch mai vuoi essere una fattrice di peccatori? Io stesso sono passabilmente onesto... e casto, eppure potrei accusarmi di tali cose che sarebbe meglio mia madre non mi avesse partorito. Sono molto orgoglioso, vendicativo, ambizioso, e ho pi crimini sulla punta della lingua di quanto non abbia pensieri per pensarli, fantasia per immaginarli, o tempo per commetterli. Che altro dobbiam fare noi poveracci che strisciamo tra cielo e terra? Siamo tutti carogne; non devi credere a nessuno di noi. Segui il tuo cammino: va in convento! Dov tuo padre? ofelia A casa, signore. amleto Che ce lo rinchiudano, meglio che faccia il buffone solo a casa sua! Addio. ofelia Oh Cielo, aiutalo. amleto E se ti sposi, ti do in dote questa disgrazia: sii casta come il ghiaccio, pura come la neve: non riuscirai a sfuggire alla calunnia. Vattene in convento, addio. O se proprio devi sposarti, sposa uno scemo: gli intelligenti sanno bene quali mostri sapete far di loro. In convento, vai!... un bel bordello di vergini... e presto. Addio. ofelia Poteri celesti, guaritelo. amleto E poi, credi non sappia dei restauri che vi fate in faccia? Dio ve nha data una, e voi ve ne fate unaltra. E sculettate, sgonnellate, parlate con la lisca, date soprannomi carini alle creature di Dio, e la vostra affettata seduttivit la date per candore. Ma va l! Io ne ho abbastanza; questo che mi ha reso pazzo. Io dico che non ci saranno pi matrimoni. Quelli gi sposati tutti meno uno vivranno; gli altri rimarranno spaiati. Via, in convento! ofelia Che grande mente crolla qui in frantumi! Occhio, lingua, spada, di politico, studioso, di guerriero speranza e rosa dun pi giusto stato, specchio e misura dogni eleganza e gusto, tra tutti il pi onorato, e a pezzi, a pezzi! E io, la pi angosciata tra le donne, che come miele e musica bevvi le sue promesse ora vedo la sua ragion sovrana dar strepito stonato di campana rotta

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e corpo e viso in fiore e senza pari piagati di follia. Oddio, che chiedo? Non veder quel che ho visto, quel che vedo. Entrano il Re e Polonio. re Amore? Non vi inclinan certo i suoi sentimenti, n quel che ha detto, sia pur un po privo di forma, pareva pazzia. Ha qualcosa nellanima, su cui cova la sua malinconia; temo che alla schiusa possa nascerne un pericolo. Per prevenirlo, con decisione rapida ho disposto: parta per lInghilterra e al pi presto, per reclamare il nostro tributo antico; la novit dei luoghi, espeller quel qualcosa che si porta in fondo al cuore, e su cui batte e ribatte col cervello e che cos lo strania. Che ne pensi? polonio Gli far bene. Eppure io credo che origine e inizio del suo male sia nellamor sprezzato. Ebbene, Ofelia? Quel che ha detto il principe non dircelo, tutto abbiam sentito. Sire, fate come vi piace, ma se dopo lo spettacolo vi parr opportuno che la madre lo supplichi di aprirle il suo dolore e che sia franca con lui! , io, se vaggrada, sar lorecchio a ogni loro parola. Se non lo scopre lei, sia lInghilterra, o confinatelo, in vostra saggezza, dove meglio star. re Idea assennata. Nei grandi la pazzia va vigilata.

Escono.

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Scena seconda
Entrano Amleto e tre Attori della compagnia. amleto Di la battuta, ti prego, come lho detta io, danzata sulla lingua; ma se tromboneggi come fanno molti attori, meglio chiamare il banditore a dire i miei versi. E non segate troppo laria con le mani, cos, ma fate tutto con garbo; perch anche nel torrente, nella tempesta, nel vortice, diciamo, della passione, devi rendere quel che hai acquistato con la pratica: una misura che dia fluidit a ogni cosa. Oh, moffende fino allanima sentire un attore pomposo imparruccato sbranar passioni, ridurle a stracci, spaccar le orecchie al pubblico ingenuo, che per la gran parte apprezza solo insensati effetti scenici e rumore. Uno cos, che straf pi di Matamoro, lo farei frustare: pi Erode dun Erode da teatro. Per favore, evitiamo tutto questo. primo attore Vostra Grazia, lo garantisco. amleto E neanche siate troppo sottotono, fatevi guidare dal vostro gusto. Sposate lazione alla parola, la parola allazione, con questo speciale criterio: non oltrepassate mai la modestia della natura. Ogni eccesso di recitazione ben lontano dal vero scopo del teatro, che, dai suoi inizi sino ad ora, era ed porgere, per cos dire, uno specchio alla natura; mostrare alla virt il proprio aspetto, al vizio la propria immagine, e allepoca nostra, al corpo intimo del tempo la propria forma, limpronta che stampa. Ma provate a recitar sopra le righe, o in modo fiacco: potrete strappare una risata agli ingenui, ma sarete unafflizione per il pubblico esperto, e dovreste valutare di pi la critica di questo che non un teatro pieno di quelli. Oh, ci son degli attori che ho visto in scena e che molti altri lodano, e con ammirazione i quali non avendo n accento, n portamento di cristiani, n di pagani, o addirittura uomini, smanazzavano e sbraitavano in tal modo da farmi pensare che luomo sia stato fatto, e neanche bene, da un qualche manovale di natura, tanto abominevole era la loro imitazione dellumano. primo attore Quanto a noi, spero che in questo ci siamo un po corretti. amleto Ma correggetevi del tutto. E fate in modo che quelli che fanno le parti di clown non dicano di pi di quanto scritto nel copione... Ce

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ne son di quelli che si ridono addosso pur di far scoppiare a ridere qualche spettatore scemo, anche se in quel punto una svolta del dramma richiede lascolto pi attento. un crimine, e rivela soltanto una penosa ambizione nellidiota che vi ricorre. Ma su, andate a prepararvi. Escono gli Attori. Entrano Polonio, Rosencrantz e Guildenstern. E allora? Verr il re allo spettacolo? polonio E anche la regina, e saran qui tra poco. amleto Di agli attori di fare in fretta. Esce Polonio. E anche voi due, aiutate gli attori a sbrigarsi. rosenCrantZ Subito, signore. Escono Rosencrantz e Guildenstern. amleto Oh, Orazio! Entra Orazio. oraZio Principe carissimo, al tuo servizio. amleto Tu sei la persona con pi equilibrio che io abbia mai incontrato in vita mia. oraZio Principe... amleto Non lo dico per blandirti, che vantaggi vuoi che speri da te che per rendita hai solo intelligenza, e di questa ti nutri e vesti? Perch adulare i poveri? No, lascia che le lingue zuccherine lecchino il pi vacuo potere, e pieghino ginocchia ben oliate l dove il servilismo d profitto. Mi capisci? Da quando la mia anima padrona di sue scelte e sa distinguer uomini a lei affini, ha posto il suo sigillo su di te; perch tu sei uno che molto soffrendo poco pu soffrire, uno che schiaffi e premi di Fortuna li prende con grazia eguale, e benedetto sia chi ha sangue e senno cos ben commisti che mai pu far da zufolo a Fortuna,

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passivo sotto le dita che lo suonano. Datemi un uomo non schiavo di passioni: lo terr nel cuore, no, meglio, nel cuor del cuore, come faccio con te. Ma si detto anche troppo. Tra poco si d un dramma innanzi al re: c una scena che si avvicina assai a quel che tho detto sulla morte di mio padre. Ti prego, appena inizia questazione, coi sensi pi acuti che hai nellanima, osserva mio zio. Se la sua colpa occulta non sbuca dalla tana a una certa battuta, quel che abbiam visto uno spettro dannato, e le mie immaginazioni son pi fosche della fucina di Vulcano. Scrutalo attentamente; quanto a me, gli inchiodo gli occhi in faccia; dopo confronteremo i due giudizi sul modo in cui ha reagito. oraZio Bene, Principe. E se mi ruba qualcosa allattenzione mentre il dramma in corso, pagher io il furto. Entrano Trombe e Timpani e suonano una fanfara. amleto Arrivano. Devo fare il matto. Tu trovati un posto. Entrano Re, Regina, Polonio, Ofelia, Rosencrantz, Guildenstern e altri Gentiluomini del seguito, con la Guardia del re che reca torce. re Come sta in salute il nostro nipote Amleto? amleto Benissimo, mangiando il piatto del camaleonte. Io mangio aria, imbottita di promesse. Non ci si ingrassan capponi, per. re Non so che dire di questa risposta, Amleto. Queste parole non mi arrivano. amleto E neanche pi a me, ormai. [a Polonio] Signor mio, tu un tempo hai recitato, allUniversit, tu dici?

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polonio Oh s, mio Principe, ed ero considerato un buon attore. amleto E che parti facevi? polonio Ho fatto Giulio Cesare; mi uccidevano nel Campidoglio. Era Bruto che mi uccideva. amleto E infatti da bruti uccidere un simile bue. Son pronti gli attori? rosenCrantZ S Principe, aspettano un vostro comando. reGina Vieni mio caro Amleto, siediti accanto a me. amleto No, mamma, qui c un metallo che mattrae di pi. [Va verso Ofelia.] polonio [a parte, al Re] Oh oh! Avete clto?! amleto [accomodandosi ai piedi di Ofelia] Signora, posso giacervi in grembo? ofelia No, signore. amleto Volevo dire: poggiarvi la testa in grembo. ofelia Certo, signore. amleto Hai pensato che intendessi in fig... ura? ofelia Io non pensavo a nessuna cosa... amleto Casto pensiero: non pensare alla cosa giacendosi tra le gambe di voi ragazze. ofelia Cosa, signore? amleto Nessuna cosa. ofelia Siete allegro, signore? amleto Chi, io? ofelia S, voi. amleto Oddio, s: la farsa lho scritta io! E che dovrebbe fare uno se non essere allegro?! Guarda che aria briosa ha mia madre, e mio padre morto da neanche due ore. ofelia Ma no, fa due volte due mesi, Principe. amleto Cos tanto?! Be, gi il diavolo, si sa, veste di nero; per me ci vuol di pi, il lutto dei prncipi: zibellino nero. Oh cieli, sei morto da due mesi, e ancora non dimenticato!? Ma allora c speranza che la memoria dun granduomo possa sopravvivergli almeno di sei mesi! E Cristodiddio, ne dovr costruire di chiese e cappelle! Se no, passata la festa gabbato lo santo, e chi muore giace... e quel che segue!

Atto iii, scena seconda

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Le trombe suonano. Segue una pantomima. Entrano un Re e una Regina, e si abbracciano a vicenda. Lei si inginocchia e fa mostra damore. Lui la rialza e le appoggia la testa sulla spalla. Lui si stende su unaiola fiorita. Lei, vedendo che saddormenta, lo lascia. Subito entra un altro Uomo, che gli toglie la corona, la bacia, e poi versa veleno nelle orecchie del dormiente e se ne va. Ritorna la Regina, e scopre il Re morto e fa gesti di disperazione. LAvvelenatore ritorna con altri Tre o Quattro. Sembrano condolersi con lei. Il corpo morto viene portato via. LAvvelenatore corteggia la Regina facendole doni. Lei allinizio sembra scontrosa, ma alla fine ne accetta lamore. Escono. ofelia Cosa significa, Principe? amleto Perdio, questa vile perfidia viperina. Significa crimine. ofelia Ma centra poi con la trama del dramma? Entra il Prologo. amleto Ce lo dir questo qui. Gli attori non tengono segreti: in genere dicono tutto. ofelia Ci diranno che cosa voleva mostrare la pantomima? amleto Ma certo, limportante voler mostrare. Tu mostragliela, e vedrai che lui non avr vergogna di dirti cosa vuol dire. ofelia Sei volgare, sei volgare. Lasciami seguir la scena. prologo Ci inchiniamo chiedendo indulgenza, per noi e per la tragedia, e speriam nella vostra pazienza. amleto Cos un prologo o un motto inciso in un anello? ofelia breve. amleto Come amor di donna. Entrano gli Attori che impersonano Re e Regina. re Di Febo il Carro trenta volte cinse Lorbe terraqueo, e in trenta anni avvinse,

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

E trenta volte dodici la luna, Mutevole restando sempre una, Da quando Imen i nostri cuori ha unito Legandoli per sempre in sacro rito. regina Sole e luna ci dian ancor tantanni Prima che amor sestingua negli affanni. Ma ahim! Da tempo un male ti divora; Triste ti vedo, muto, e ci maccora, E in ogni istante un crudo fato temo; Donna son io, ti guardo e in cor mio tremo: Per donna non c amor senza paura, Dellun dellaltra eguale la misura. E del mio amor conosci la grandezza: Tale il timor che provo, abbi certezza. Se grande amore, grande lo spavento, Grande in un solo cor gioia e tormento. re Regina, vero, la mia vita al fine Esausto sono, e quasi a morte incline. Ma tu dei viver qui nel lieto mondo, Per te, damor, donor ancor fecondo, E dunque ti sia sposo... regina Oh no, non pi! Non voglio pi sposi: non cede virt! Di vedova sposa ben trista la sorte, Lei sola risposa che al primo die morte! amleto [a parte] Quest arsenico! regina A nuove nozze muove un reo appetito Doro e donori, non amor squisito. E vero omicidio saria se mabbraccia Un nuovo consorte cui accanto mi giaccia. re Ti credo sincera, eppur spesso abiura Chi in cuore sincero la fede sua giura. di memoria schiava la ferma volont, Ma il labile ricordo, non trova eternit.

Atto iii, scena seconda

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Il frutto ancor verde saggrappa al suo ramo, Se passo gi cade: scordato ogni Tamo!. Loblio necessario, cancella ogni debito, Da colpa tassolve, rinnova il tuo credito. Passione che arde ha ferma parola Passione gi spesa, e il giuro una fola. Hanno gran forza in s e gioia e pena Tal forza alleccesso ne estingue la vena; E gioia gioisce, se pena in tormento, E un attimo sol sta tra riso e lamento, Perch il mondo si muta al passar degli istanti E al mutar di Fortuna cos mutan gli amanti. Chi pi forte tra i due, la Fortuna o lamore? incerto che lun sia dellaltra signore. Per un grande che cade si fan radi gli amici Ma Fortuna che sale rende amici i nemici. Fedele e lamico se non sei nel bisogno Ma chiedi e vedrai, svanir come un sogno. Ma per chiudere qui dovho iniziato: Son contrari tra lor volere e fato, Scinde il pensier dallatto un grande abisso, E l sannienta ogni scopo prefisso. Tu dici che non vuoi nuovo consorte? Questo pensier morr con la mia morte. regina Non nutrirmi pi terra, e tu, o cielo, Offuschi la tua luce un nero velo, E sia mia vita rigida clausura, Volga speranza in trepida paura, E gli opposti che sconciano il diletto Lacerino ogni desire nel mio petto, N pi mai abbian fine le mie doglie: Vedova s, ma per sempre tua moglie. amleto Qui sarebbe lei a dover interrompere! re Oh fermo giuramento! Lasciami, amore.

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

Gi minvade ogni senso un gran torpore; Nel sonno anneghi il tedio... regina S, mio sposo. Che nulla ci separi! Buon riposo. Esce. Il Re saddormenta. amleto Mamma, ti piace lo spettacolo? reGina La donna un po prodiga di giuramenti, mi sembra. amleto Oh, ma li mantiene, anche! re Conosci gi la trama? Spero non ci sia offesa per nessuno? amleto Oh no, tutto per finta... avvelenano, ma per finta. Il pudore salvo. re E come si chiama il dramma? amleto La trappola per topi... e cavolo!... che metafora azzeccata! Mette in scena un assassinio compiuto a Vienna il nome del duca Gonzago, e la moglie si chiama Battista ma vedrete fra poco. un piccolo capolavoro del crimine. Non inquietamoci per. Vostra Maest, e tutti noi che abbiamo la coscienza pulita, non ci tocca proprio. Lasciamo pur grattar dov la rogna. Entra Luciano. Questo Luciano, nipote del Re. ofelia Siete bravissimo a far da coro, Principe. amleto Sono come un burattinaio: se vedessi due burattini che pomiciano potrei dargli la voce tua e del tuo amante. ofelia Cos pungente, cos pungente, Principe. amleto Oh s, smussami la punta! Un paio di gemiti te li strapperei. ofelia E dai! Nella buona e nella cattiva sorte... amleto Questo quel che dite voi quando vi malmaritate... Su, comincia, assassino. Piantala di far smorfie da malvagio. Dai, gracchia corvo bramoso di vendetta. luciano Neri pensier, abili mani, droga nociva Ora propizia, e non anima viva. Mistura putrida derbe notturne, ChEcate fa crescer tra le urne

Atto iii, scena seconda

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Opera la tua funesta magia Usurpa vita sana. Spenta sia! Versa il veleno nelle orecchie del dormiente. amleto Lo avvelena in giardino per ereditarne i possedimenti. Si chiamava Gonzago. La storia ci stata tramandata, scritta in un italiano molto elegante. Come vedrete adesso, lassassino si prende anche lamore della moglie di Gonzago. ofelia Il re si sta alzando. amleto Cos, gli fa paura uno sparo a salve? reGina Non ti senti bene, mio signore? polonio Interrompete lo spettacolo. re Fatemi luce. Andiamo. polonio Luce, luce, luce. Escono tutti, salvo Amleto e Orazio. amleto Simboschi a piangere il cervo ferito Ma il cerbiatto lieto sia. Alcun vigila, alcun dorme sfinito, E il mondo corre via. Un successo, Orazio! Se la fortuna mi infedele, mi metto un bosco di piume in testa, coturni ai piedi e mi do al teatro. oraZio Di giro? amleto Oh no! Stabile! Perch tu ben lo sai, Dmone caro, Caddero regni pi saldi del bronzo, Giove fu usurpato, e, caso non raro, Qui ora regna un grande... grande... birbacciuolo. oraZio Avresti potuto far la rima. amleto Oh caro Orazio, ora son disposto a puntar mille sterline sulle parole dello spettro! Hai visto tutto? oraZio Tutto. amleto E proprio sulla battuta del veleno. oraZio Lo osservavo bene. amleto Ah ha! Su, un po di musica; vengano i flautisti. E se il Re ha la commedia in odio, Se la faccia piacere, pardieu! Su, un po di musica, via.

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

Entrano Rosencrantz e Guildenstern. Guildenstern Ottimo Principe, concedetemi una parola. amleto Anche tutto un discorso, caro. Guildenstern Il re, si... amleto Ah s, il re? E che dice? Guildenstern Si ritirato nelle sue stanze, orribilmente alterato. amleto Dal vino? Guildenstern No, dalla collera. amleto Faresti cosa pi saggia se tu landassi a dire al medico, perch se dovessi purgarlo io dei suoi umori forse lo annegherei in ancor pi collera. Guildenstern Signore, un po pi di seriet nelle vostre parole, e non divagate con tanta stravaganza dalla mia questione. amleto Far il buono. Dimmi, caro. Guildenstern la regina vostra madre, in grandissima afflizione di spirito, che mi manda da voi. amleto Ma sei il benvenuto! Guildenstern No, signore, questa cortesia non degna dei vostri natali. Degnatevi, vi prego, di darmi una risposta assennata, e io porter a fine lordine di vostra madre; altrimenti, con vostra licenza, mi ritiro e il mio compito finisce qui. amleto Caro, non posso. rosenCrantZ Cosa, signore? amleto Darvi una risposta assennata. Il mio senno malato. Ma cari, ogni risposta che vi dar sar ai vostri ordini anzi, a quelli di mia madre. Ma ci basti. Veniamo al dunque. Mia madre, dicevate... rosenCrantZ S, dunque, dice cos: il vostro comportamento lha lasciata sbalordita e sgomenta. amleto Oh mirabile figlio, quello che ancor sa stupire sua madre! Ma non c alcun seguito a questo sgomento materno? Avanti, dite. rosenCrantZ Desidera parlar con voi nel suo studiolo, prima che voi andiate a letto. amleto E noi, noi obbediremo. Andremo dalle nostre mamme: una decina, almeno. Avete nientaltro per noi? rosenCrantZ Mio signore, un tempo mavete voluto bene.

Atto iii, scena seconda

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amleto E te ne voglio ancora, per queste mie mani dedite al peccato. rosenCrantZ Perch cos sconvolto, buon signore? Vi sbarrate da solo la porta della libert, se vi negate di confidar le pene ai vostri amici. amleto Caro, non vedo altra possibilit di carriera per me. rosenCrantZ Ma come possibile, quando avete la parola stessa del re che la successione in Danimarca spetta a voi? amleto Eh s, caro, ma mentre lerba cresce che fa il cavallo? sa di muffa ormai questo proverbio. Entrano Attori con flauti a becco. Ah, i flauti! Datemene uno. E per concluder con voi, perch mi state sempre addosso, fiutando ogni mia traccia, come se voleste spingermi nella rete? Guildenstern Oh, mio Principe, se il dovere mi rende fastidioso, il mio affetto per voi che mi fa commetter goffaggini. amleto Questa poi non la capisco. Suonami qualcosa su questo zufolo! Guildenstern Ma io non so suonare. amleto Ti prego. Guildenstern Davvero, non so suonare. amleto Ti supplico. Guildenstern Ma non so neanche come si tiene in mano. amleto facile come mentire. Controlli questi buchi con dita e pollice e ci soffi dentro con la bocca, e lui parler musica eloquentissima. Guarda, queste sono le chiavi. G uildenstern Ma non saprei trarne alcuna melodia. Non ho la tecnica. amleto Ecco, vedete voi che bassa idea avete di me?! Pretendete di suonarmi, pretendete di conoscer le mie chiavi, di cavarmi fuori il cuore del mio mistero, di farmi cantare dalla nota pi grave alla pi acuta della mia tessitura: e in questo strumentino c molta musica, e voce eccelsa, eppure non sapete farlo parlare. Ma, porco boia, mi credete pi facile da suonare di uno zufolo?! Prendetemi per lo strumento che vi pare, fregatemi qua e l dove vi pare, ma mai ne caverete alcun suono.

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

Entra Polonio. Oh, che Dio ti benedica, caro. polonio Signore, la regina vorrebbe parlarvi, e subito. amleto La vedi quella nuvola lass che ha quasi la forma di un cammello? polonio Oh, perbacco, ma s! somiglia davvero a un cammello. amleto Direi che pare proprio una faina. polonio Ha una schiena da faina. amleto No, somiglia a una balena. polonio Eccome, proprio una balena. amleto Be, andr da mia madre, tra breve. [a parte] Mi fanno fesso dalla testa ai piedi ci andr, tra breve. polonio Riferir. amleto Tra breve breve a dirsi. Lasciatemi, amici. [Escono tutti tranne Amleto.] lora pi stregata della notte, sbadigliano le tombe e anche linferno lita sul mondo il suo contagio. Potrei ber sangue caldo, far nefasti da far tremare il giorno, se li vede. Ma calma! Arrivo, mamma. O cuore, non perder tua natura. Impedisci che lanima di Nerone mi entri in petto; crudele s, ma non da snaturato. Pugnali parler, ma senza usarli, con lingua e anima, almen con lei, ipocrite: e se parola infligge la ferita risparmi latto lanima contrita. Esce.

Atto iii, scena terza

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Scena terza
Entrano Re, Rosencrantz e Guildenstern. re Non lo sopporto, e poi pericoloso lasciare in libert la sua pazzia. Su, state pronti, presto vi fornir le credenziali, e lui verr con voi in Inghilterra. Il nostro regno non pu tollerare un rischio cos vicino a noi, e le trovate che dora in ora gli escon dalla testa. Guildenstern Ci andiamo a preparare. Scrupolo giusto e santo preoccuparsi di dare sicurezza ai tanti corpi che ricevon vita e nutrimento dalla Maest Vostra. rosenCrantZ Ogni individuo singolo tenuto, con ogni forza o arma della mente, a proteggersi dal danno. Tanto pi colui dal cui benessere dipendono le vite di cos tanti. La Maest non muore mai sola, come un vortice attira quel che ha vicino. O come ruota massiccia, ferma sulla cima del pi alto monte, nei cui raggi enormi sinfiggono migliaia di cose pi minute, e quando cade ogni piccola appendice lo segue in quellimmenso tonfo. Mai da solo sospira il re: a gemere son tutti. re Preparatevi, vi prego, a questo viaggio, e di fretta. La metteremo in ceppi questa paura che ora se ne va troppo a piede libero. rosenCrantZ Ci affrettiamo. Escono Rosencrantz e Guildenstern. Entra Polonio. polonio Sire, sta andando allo studiolo di sua madre.

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

Dietro larazzo mi ci infilo io e udr lincontro. Son sicuro: lo riporter a ragione; e come avete detto voi e saggiamente! bene ci sia altro pubblico ad ascoltare oltre la madre natura, si sa, le fa parziali. A presto, mio Sovrano, torner da voi prima che andiate a letto a dirvi quel che ho appreso. re Grazie, mio fedele. Esce Polonio. sconcio il mio delitto, e appesta il cielo; la maledizione primigenia: il fratricidio. E a pregare non riesco; acuta lintenzione e il desiderio, ma la colpa sconfigge anche lintento. E come chi diviso tra due obblighi, sono incerto da quale cominciare, e trascuro entrambi. Oh mano maledetta, fosse anche pi incrostata di fraterno sangue; possibile che lass nei lieti cieli, non ci sia pioggia abbastanza per farla bianca come neve? A che serve la grazia, se non a guardar la propria colpa in faccia? E cosa c nella preghiera se non la forza duplice che ci trattiene prima che cadiamo, e ci perdona quando siamo a terra? E allora, guarda in su! La mia colpa nel passato. Che forma di preghiera pu giovarmi? Perdona il mio laido delitto? Non pu andare, perch ancora possiedo gli effetti di quellomicidio che ho compiuto la mia corona, la mia ambizione, la mia regina. Possibile il perdono, tenendosi il delitto? Nelle derive corrotte di questepoca, la mano doro del delitto pu scostar da s ogni giustizia, e si vede spesso che il maltolto serve a comprar la legge. Ma lass, lass non cos: non si pu barare, latto permane

Atto iii, scena terza

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nella sua natura vera, e siam costretti faccia a faccia, denti contro denti con le nostre colpe a dar testimonianza contro noi. E cosa allora? Che mi resta? Tentare cosa possa il pentimento? Cosa non pu? Ma cosa pu, se non ci si sa pentire!? Orrendo stato! Nero di morte in petto! Oh anima invischiata, che pi lotti per liberarti e pi ti imprigioni! Aiuto, angeli! Datemi soccorso! E piegatevi, ginocchia superbe! E tu cuore con corde dacciaio, falle tnere come tendini dinfante. Tutto andr bene, forse. Si inginocchia. Entra Amleto. amleto Ora il momento giusto, ora che prega, potrei farlo, lo faccio [estrae la spada] e lui va in cielo; e che vendetta mai, a pensarci bene?! Un malvagio muccide il padre, e io per questo, io, lunico figlio, quel malvagio lo mando in paradiso. Ma questa ricompensa, un salario, non vendetta. Lui mio padre lha ucciso sporco, pien di cibo, con tutti i peccati in fiore, in pieno fulgor di maggio; e come sia lass il suo bilancio, lo sanno in cielo. Ma da quaggi, per quanto noi capiamo gli va male. Ed vendetta allora se luccido mentre si purga lanima, quando al trapasso pronto e ben provvisto? No. Rientra, spada. Serbati a una stoccata ben pi orrida: quando dorme sbronzo, o in piena furia, o tra i piacer dincesto del suo letto, oppur bestemmi al gioco, o in altro atto che non abbia conforto di salvezza, allora abbattilo, e che caschi scalciando al cielo, e la sua anima nera e dannata sia come il suo inferno. Mamma aspetta.

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

La preghiera buona cura a mente pia, ma a te allunga solo un po la malattia. re Volan le mie parole, ma il pensiero resta in basso: pensier che da parola sia diviso mai giunge sino allalto paradiso.

Esce.

Esce.

Scena quarta Entrano Regina e Polonio.


polonio Sta arrivando. State attenta, toccatelo sul vivo. Ditegli che le sue scelleratezze non si sopportan pi. Ditegli che Vostra Grazia ha fatto da schermo, si frapposta fra lui e grandi guai. Io, qui dietro, taccio. Siate franca. reGina Non temete, sar franca. Ritiratevi. Lo sento arrivare. [Polonio si nasconde dietro larazzo.] Entra Amleto. amleto Dimmi, mamma, cosa c? reGina Amleto, hai molto offeso tuo padre. amleto Madre, tu hai molto offeso mio padre! reGina Andiamo, andiamo, insensato quel che dici. amleto E vai, vai, perverso quel che chiedi. reGina Su dimmi, Amleto, dimmi, cosa c? amleto Perch, c qualcosa? Gi, che c di nuovo. reGina Hai dimenticato chi sono? amleto No, per la santa croce, certo no! Sei la regina, moglie del fratello di tuo marito, e, cos non fosse, anche mia madre. reGina No, cos non va. Chiamer qualcuno che ti sapr parlare. Amleto Ma su, ma su, siediti qui. E non ti muovere, sinch non tavr porto uno specchio in cui vedrai al fondo pi profondo di te stessa.

Atto iii, scena quarta

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reGina Che vuoi fare? Mi vuoi uccidere? Aiuto! Aiuto! polonio [dietro larazzo] Aiuto! aiuto! amleto Che c? Un ratto! Te lammazzo per un ducato. Morto! [Trapassa larazzo con la spada.] polonio [da dietro] Ah, mi hanno ucciso! reGina Oddio, che cosa hai fatto?! amleto Gi, cosa? Non lo so. il re? [Solleva larazzo e scopre Polonio morto.] reGina Ah che atto impulsivo e sanguinoso! amleto Un atto sanguinoso!? Quasi quanto, cara mamma, uccidere un re e sposarne il fratello. reGina Uccidere un re? amleto Signora, s, proprio cos, lho detto. E tu, povero scemo, sconsiderato ficcanaso, addio. Ti ho preso per il tuo padrone. Accetta la tua sorte: hai imparato che lintrigo ha i suoi rischi. Smettila di torcerti le mani. Calma, e siediti, e lascia che ti torca il cuore; s che te lo torca, se ancora fatto di materia malleabile, se la porca abitudine non lha reso bronzeo, fortificato contro i sentimenti. reGina Cosa ho fatto, che ti fa sparlare in toni cos aspri contro me? amleto Un atto che sconcia rossore e grazia del pudore, chiama ipocrita la virt, scambia la rosa sulla bella fronte dun innocente amore con una vescica, e falso, come le promesse dun baro a dadi, fa ogni voto nuziale. Oh, un atto che dogni contratto lacera il senso intimo, che riduce la buona religione a rapsodia di parole. Ne avvampa in faccia il cielo al veder questa massa dissonante e solida, e sattrista, quasi lApocalisse fosse qui, smagato nel pensiero di fronte a un tale atto.

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

reGina Ma quale atto infine, che cos ruggisce e tuona gi fin dal preambolo? amleto Guarda questo ritratto, e ora questo, immagini dipinte e somiglianti di fratelli. Vedi che grazia posa sul suo viso, ricci dIperione, la fronte Giove stesso, e locchio di Marte, minaccia e comanda, e dellaraldo Mercurio il portamento: appena atterrato su un colle che il cielo bacia, unarmonia, un corpo su cui sembra davvero che ogni dio abbia impresso il suo sigillo per garantire al mondo: ecco un uomo! Questo era tuo marito. E ora guarda laltro. Questo tuo marito, una spiga ammuffita che appesta il fratello sano. Ce lhai gli occhi? Ma come!? Ti sei pasciuta su questo monte verde e ora scrocchi su questa landa squallida? Ma ce lhai gli occhi!? Non me lo chiamerai amore; alla tua et il fulgor del sangue ammansito, e umile sassoggetta al giudizio. E che giudizio sabbasserebbe mai da questo a questo? I sensi ce li hai, altrimenti non avresti moto; ma sensi paralitici! Mai s vista pazzia n sensi allucinati sbagliar cos di grosso; un minimo rimane di criterio per notar la differenza?! Quale diavolo ti ha fregato giocando a moscacieca?! Occhi senza tatto, tatto senza vista, orecchie senza mani e senzocchi, olfatto senza tutto; se si ha un senso vero, anche minuscolo, e malato, mai tingannerebbe cos tanto! Oh, vergogna, dov il tuo rossore?! Oh, inferno ribelle, se nelle ossa duna tardona anche tammutini, in giovent che avvampa fa che virt come la cera squagli al proprio fuoco. Proclama che niente pi vergogna,

Atto iii, scena quarta

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quando limpulso ardente va allattacco, se anche il gelo stesso pu bruciare e ragione a volont fa da ruffiana. reGina Oh, Amleto, basta. Mi forzi gli occhi a guardar nellanima, e vedo macchie cos nere e incancrenite che mai sbiadiranno. amleto Ah s!? Ma come puoi vivere tra i sudori e umori rancidi dun letto intanfito nella corruzione, e far coccole, e far lamore in quel lercio porcile! reGina Basta, non voglio sentir altro. Parole come pugnali mentrano nelle orecchie. Basta, Amleto caro. amleto Un assassino, una carogna, un servo che non vale un milionesimo del tuo primo signore, un re orco dei burattini, un borsaiolo del potere e della legge, che il prezioso diadema rub da uno scaffale per metterselo in tasca... reGina Basta! amleto ... lArlecchino dei re, tutto toppe... Entra lo Spettro. Salvatemi, stendete le ali su di me, guardie celesti! Che chiede la tua benigna immagine? reGina Oddio, pazzo. amleto Vieni a sgridar tuo figlio perch indugia, e perde tempo, e passione, e trascura lesecuzione urgente del tuo comando atroce? Oh dimmi. spettro Ricorda, ricorda. Io ti visito per riaffilar la spada del tuo intento. Ma guarda lo sgomento di tua madre; falle scudo dallanima che ha in lotta:

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

pi forte immagina un fragile corpo. Parlale, Amleto. amleto Come stai, Regina? reGina Ahim, come stai tu!? Giri nel vuoto lo sguardo e con laria incorporea conversi? E la mente sconvolta ti saffaccia spiritata agli occhi, e come i soldati balzan su alla sveglia, cos i capelli escrescenze vive salzan dritti. Oh figlio caro, sulla fiamma di questo tuo delirio spargi fresca pazienza. Cosa guardi? amleto Lui, lui. Guarda, ci fissa, fosco e pallido. Il suo aspetto e assieme la sua causa renderebbero sensibili le pietre. No, non guardarmi, tu, quel tuo sguardo pietoso pu infiacchire la mia fermezza. E quel che devo fare sbiadirebbe in colore lacrime sarebbero e non sangue. reGina Ma a chi parli cos? amleto Non vedi niente l? reGina No, niente. Vedo quel che c. amleto E neanche hai sentito niente? reGina No, niente. Noi due. amleto Ma guarda l, guardalo, scivola via in silenzio. Mio padre, collarmatura che portava da vivo. Guarda, proprio ora sta uscendo dalla porta. Esce lo Spettro. reGina Ma tutto conio del tuo cervello. La follia brava a inventare queste cose senza corpo. amleto Ho il polso regolare, come il tuo, va a tempo, e fa musica sana. No, non pazzia quel che ho detto. Mettimi alla prova, e te lo ridico parola per parola. La pazzia manca ogni bersaglio; per Dio, mamma, non spargerti anestetici sullanima: sia pur pazzia, ma ascolta lei, non la tua colpa:

Atto iii, scena quarta

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duna sottile crosta copre lulcera, ma sotto cresce putredine che rode e tutto infetta, invisibile. Confessati al Cielo, pntiti del passato, evita quel che verr; E non spargere concime sulle erbacce, per dare pi rigoglio a piante fetide. Perdonami la mia virt; in tempi bolsi e tronfi come questi la virt che chiede scusa al vizio eccome! e lo corteggia e striscia per rendergli favori. reGina Oh, Amleto, mi hai spezzato il cuore in due. amleto E tu butta via la parte peggiore, e vivi con la met pi pura. Buonanotte. E non andare a letto con mio zio. Fingi una virt, se tu non lhai. Quel mostro, labitudine, che del male ci toglie percezione, e fino il senso stesso che il vero male lei, in una cosa un angelo: che anche ad azioni buone e giuste sa dar la sua livrea, e a s asservirle. Astieniti stanotte, e ti sar pi agevole la prossima astinenza, e pi ancor la prossima; abituandoci, mutiamo il sigillo di natura, possiam decidere di ospitare il diavolo, o di buttarlo fuori con mirabil forza. Ancora, buonanotte. E se vorrai da me benedizione, sar io che da te limploro. Per il signore qui, certo mi pento; ma piaciuto al cielo, punire me con lui e lui con me, fare di me flagello e suo ministro. Ora me ne sbarazzo, e poi risponder della morte che gli ho dato. Di nuovo, buonanotte. Devo esser crudele per esser buono. cominciato male, e il peggio segue. Ancora una parola, mia signora. reGina Che devo fare? amleto Non quel che tho detto io, per carit!

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Lascia che il re dei flaccidi ti attiri ancora a letto, ti pizzichi lubrico sulla guancia, ti chiami mia topina, ti dia un par di baci vomitevoli, ti solletichi il collo con quelle zozze dita, e tu magari intanto tiri fuori tutto questo: che in essenza io non sono pazzo, ma pazzo ad arte. Ma s, ti dici, sarebbe bene farglielo sapere. Qual mai Regina, bella, sobria e saggia nasconderebbe a un simil rospo, a un pipistrello, al suo micione, questioni cosi gravi? Chi lo farebbe? No, contro ogni buon senso, ogni segreto, apri il cesto sul tetto della casa e lasci che scappino gli uccelli, e come la scimmia della favola provi anche tu a volare ma cadi gi e ti rompi il collo. reGina Stai sicuro, se la parola fiato e il fiato vita, non ho pi fiato in me per riferire quel che tu mi hai detto. amleto Devo partir per lInghilterra, lo sai? reGina Oddio, me nero dimenticata. gi deciso? amleto La lettera sigillata e i miei due compagni di cui mi fido come di due vipere cornute avendone mandato, mi faran da battistrada, mi scorteranno alla dissoluzione. Purch cos funzioni. una gioia veder lartificiere scoppiare assieme al suo petardo: e io gioco duro; scaver un par di metri sotto alle loro mine e li far saltar sino alla luna. Oh com bello, quando due trame si scontrano tra loro! Il tizio qui mi obbliga a levar le tende, scarico le sue trippe. Eh, consigliere?!, ora stai zitto e tieni ogni segreto, e in vita fosti sol servo indiscreto. Vieni, caro, con me, chiudiam la scena. Buonanotte, mamma. Esce trascinando Polonio [la Regina resta in scena].

Atto IV

Scena prima
[Alla] Regina, entra il Re, con Rosencrantz e Guildenstern. re Questi sospiri, questi ansimi profondi hanno un senso. Tu devi tradurlo. bene che noi lo si capisca. Dov tuo figlio? reGina Lasciateci soli, per un momento. [Escono Rosencrantz e Guildenstern.] Ah, mio sposo, che cosa non ho visto questa notte! re Oh, Gertrude, perch, come sta Amleto?! reGina Pazzo come il mare e il vento in lotta per superarsi in forza. In un eccesso di furia sente dietro larazzo un rumore, sguaina la spada, grida Un ratto, un ratto! e allucinato nel cervello uccide il povero vecchio l nascosto. re Grave crimine! Toccava a noi, se eravamo l. La sua libert per noi tutti una minaccia anche per te, per la persona nostra, per chiunque. Come rispondere poi di questo crimine? Accuseranno noi, la cui cautela

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

doveva tener a freno, contenere, segregare questo pazzo giovane. Ma tanto lamavamo da non capire cosa fosse giusto. Come chi soffra dun male vergognoso, e, perch non si sappia in giro, lascia che gli roda il midollo della vita. Dov andato? reGina A portar via quel corpo che ha ucciso. E su quel corpo in sua pazzia restando puro, come oro che tra metalli vili splenda piange per il misfatto. re Oh, Gertrude, vieni con me. Appena il sole tocca le montagne, via per nave, lo spediamo; e questo turpe crimine, con tutta la Maest Nostra, e abilit, riusciremo a coprire, a scusare. Ehi, Guildenstern! Entrano Rosencrantz e Guildenstern. Voi due, amici, vi serve altro aiuto. Amleto, nella pazzia, ha ucciso Polonio, e poi ne ha trascinato via il corpo. Andate a cercarlo parlategli con grazia e il cadavere portatelo in cappella. Vi prego, subito. Escono Rosencrantz e Guildenstern. Vieni, Gertrude, chiamiamo i nostri pi saggi amici, per dire loro sia quel che intendiamo fare, sia ci che intempestivamente stato fatto. E la Calunnia sussurri pur nel mondo invidiosa, punti pur dritta al segno il suo cannone di veleno, ma manchi il nostro nome, e spari allaria illesa. Vieni via! Ho lanima in discordia e agonia. Escono.

Atto iv, scena seconda

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Scena seconda
Entra Amleto. [Lo chiamano da dentro.] amleto Messo via per bene, al sicuro. Ehi, piano! Cosa sono queste urla? Chi chiama Amleto? Ah, eccoli qui. Entrano Rosencrantz, Guildenstern e Altri. rosenCrantZ Che ne avete fatto del cadavere, Principe? amleto Impastato con la polvere, di cui parente. rosenCrantZ Diteci dov. Lo andiamo a prendere e lo portiamo in cappella. amleto Non ci credere. rosenCrantZ Credere cosa? amleto Che io riesca a tenere i tuoi segreti e non i miei. E poi, che venga qui una spugna a interrogarmi che risposte deve dare il figlio di un re? rosenCrantZ Mi prendete per una spugna, Principe? amleto Ma certo, caro. Tu succhi i favori del re, le sue ricompense, la sua influenza. E lui, con quei suoi agenti che lhan servito meglio, sai che fa? Se li tien nella guancia, come fan le scimmie con le noccile, per gustarseli, prima di trangugiarli. Ma se a lui serve quel che ti sei ciucciato, basta che ti strizzi, e tu, spugna, tu torni a secco. rosenCrantZ Non vi capisco, Principe. amleto E ne son lieto. Discorso astuto a orecchio di cretino cade nel nulla. rosenCrantZ Principe, dovete dirci dov il corpo e venir con noi dal re. amleto Il corpo con il re, ma il re che incorpora non con lui. Il re una cosa in s. Guildenstern Una cosa, Principe? amleto Una cosa da nulla, Portatemi da lui. Escono.

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

Scena terza
Entrano il Re e due o tre [Gentiluomini]. re Ho mandato a cercarlo, e a cercare il corpo. un pericolo che vada in giro libero! Ma non dobbiamo usar con lui metodi forti: amato dalla folla irrazionale, che non sceglie con criterio ma con gli occhi, e qui vedrebbe il castigo, non la colpa. Perch tutto vada liscio, limprovvisa partenza forzata, sembrer una vacanza pensata a lungo. A mali disperati, disperata la cura che li allevia, nientaltro. Entrano Rosencrantz, [Guildenstern] e Altri. E allora, che successo? rosenCrantZ Dove sia nascosto il corpo, Sire, non siamo riusciti a cavarglielo. re E lui dov? rosenCrantZ Qua fuori, Sire, sotto scorta, e ai Vostri ordini. re Portatelo qui, di fronte a noi. rosenCrantZ Portate qui il principe. Entra Amleto con Guardie. re Allora, Amleto, dov Polonio? amleto A cena. re A cena? dove? amleto Non dove mangia, ma dove lo mangiano. Un congresso di vermi intriganti gi allopera. Il verme il solo imperatore che presiede alla dieta: noi ingrassiamo ogni altra creatura per ingrassare noi, e quanto a noi, ci ingrassiamo per i vermi. Un re grasso e un mendicante magro non sono che due menu diversi due piatti, per una stessa tavola. E s finisce l.

Atto iv, scena terza

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re Oddio. amleto Un uomo pu pescare col verme che si nutrito di un re, e mangiare il pesce che ha ingoiato quel verme. re Che vuoi dire? amleto Niente. Volevo solo dimostrarti che un re pu avanzare in corteo solenne lungo il budello dun mendicante. re Dov Polonio? amleto In cielo. Mandalo a cercare lass. E se il tuo messo non ce lo trova, vallo a cercare in quellaltro posto tu stesso. Ma se non riesci a trovarlo entro un mese almeno, lo troverai a naso salendo le scale della galleria. re [ai Gentiluomini del seguito] Andate a cercarlo l. amleto Non ha nessuna fretta, aspetter. [Escono Gentiluomini.] re Questatto, Amleto, e la tua sicurezza che ci sta a cuore, come ci addolora il tuo misfatto tobbliga a partire rapido come il fuoco. Preparati; la nave pronta e propizio il vento, i tuoi compagni aspettano. Andrai in Inghilterra. amleto Gi, in Inghilterra? re S, Amleto. amleto Bene. re S, un bene, se ti fosse chiaro il mio intento. amleto Vedo un cherubino che lo vede chiaro. Ma s, andiamo in Inghilterra. Addio, mamma cara. re Il tuo affettuoso padre, Amleto. amleto No, mamma. Padre e madre son marito e moglie, e marito e moglie sono una sola carne; quindi, mamma. S, andiamo in Inghilterra. re Stategli alle calcagna, e in fretta a bordo, presto lo voglio via di qui stanotte. Andate, tutto pronto, ogni carta col sigillo, non resta altro per chiuder la faccenda. Ma fate presto. Escono tutti salvo il Re. Oh Re inglese, se ti caro il mio amore e cos consiglia la mia gran potenza,

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perch ancor viva e rossa la ferita della spada danese, e libero paghi a noi il tuo tributo di paura non dar risposta tiepida al nostro mandato sovrano, espresso in lettere dal chiaro contenuto: la morte immediata dAmleto. Fallo, Re inglese! Come una tisi lui mappesta il sangue, e tu sarai la cura. Fallo, boia! Oppur sempre guastata ogni mia gioia.

Esce.

Scena quarta
Entra Fortinbras col suo Esercito [in marcia] sulla scena. fortinbras Vai, capitano, saluta a nome mio il re danese. Digli che per sua licenza Fortinbras chiede libero passo sul suo regno, e scorta armata. Tu sai il luogo dincontro, se sua Maest con noi vuol conferire, gli renderemo omaggio in sua presenza. Capitano Eseguir, signore. fortinbras Avanti, piano. Escono tutti [salvo il Capitano]. Entrano Amleto, Rosencrantz, [Guildenstern] e Altri. amleto Di chi sono queste truppe, capo? Capitano Del re di Norvegia, capo. amleto Distaccate dove? Capitano Da qualche parte in Polonia. amleto E chi le comanda? Capitano Il nipote del vecchio sovrano, Fortinbras. amleto E vanno a invadere tutta la Polonia, o solo una questione di frontiera? Capitano A dire il vero, e senza esagerare, la vittoria una zolla di terra, una zolletta,

Atto iv, scena quarta

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il cui guadagno solo un po di fama. Neanche come podere lo vorrei, a cinque ducati cinque, dico ed gi tanto se al re polacco o al norvegese, ne dar cinque se venduto in feudo. amleto E allora il re polacco non la difender?! Capitano Ma s, c gi una guarnigione. amleto Duemila anime e ventimila ducati non bastano a risolver la questione per un bruscolo di terra! Molta ricchezza e pace, e dentro un cancro che rode, e intanto fuori non appare causa alcuna del perch luomo muoia. Grazie tante, capo. Capitano Arrivederci, capo. rosenCrantZ Vogliamo andare, Principe. amleto Arrivo subito. Avviati. [Escono tutti salvo Amleto.] In ogni incontro c qualcosa che maccusa, che sprona la mia torpida vendetta. Cos un uomo, se del suo tempo fa mercato e poi il guadagno solo dormire e mangiare? Una bestia, niente pi. Lui che ci ha dato intelletto cos alto, capace di vedere e cause e effetti, non ci ha dato tale facolt, la divina ragione, perch in noi ammuffisca non usata. Ora, per un qualche oblio bestiale, o scrupolo codardo che mi fa pensare ogni minuzia dellazione un pensiero che spaccato in quattro si mostra sensato per un quarto e per tre vigliacco io non so perch continuo a vivere dicendomi: tu devi, fallo! Ne hai causa, mezzi, forza e volont: fallo! Esempi grandi come il mondo mi ci spingono: guarda questesercito, cos ingente e costoso, condotto da un principe di fine sentimento e cos giovane, il cui spirito, gonfio di divina ambizione, fa boccacce allevento imprevedibile, esponendo quel che mortale e incerto a tutto ci che fama e morte e rischio osano. E tutto per un guscio duovo rotto, una corona. S, esser grandi

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

non vuol dire muoversi per grandi cause, ma in un bruscolo trovar giusto motivo di una lotta, se lonore in gioco. E io che faccio? Io che ho un padre ucciso, una madre sporcata, a pungolo del sangue e della mente, lascio che tutto dorma e a mia vergogna vedo imminente la morte di ventimila uomini, che per una fantasia, una voglia di gloria, vanno verso la tomba come a letto, lottano per una zolla, che certo non d causa a tali numeri, e non c tomba o fossa cos grande che contenga e nasconda un tal massacro. Dora in poi non avr pensiero in mente che non sia sangue; ogni altro vale niente.

Scena quinta
Entrano la Regina, Orazio e un Gentiluomo. reGina No, non le parler. Gentiluomo Ma insistente, anzi fuori di s. Il suo stato chiede piet. reGina Ma cosa vuole? Gentiluomo Parla molto del padre, dice che sente che tutto inganno al mondo, parla esitando, e si batte il petto, sarrabbia per un niente, fa discorsi vaghi solo a met sensati. Le sue parole sono vuote eppure luso informe che ne fa muove chi lascolta a raccoglierle quei cocci, a riaggiustarli, a creder di capire, tra i cenni, ammicchi e gesti che lei fa, che dietro ci sia un pensiero, pur perverso, ma un pensiero. oraZio Meglio forse parlarle. Che non susciti sospetti pericolosi in menti maliziose. reGina Che venga. [Esce Gentiluomo.]

Atto iv, scena quinta

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[a parte, citando] Cos del peccatore per natura: Tutto per lui preludio di sventura, E lanima dallansia ha rsa tutta: Da s si strugge per non esser strutta. Entra Ofelia. ofelia Dov la bella Maest di Danimarca? reGina Cosa c, Ofelia? ofelia (canta) Chi sa dir se sia vero amor Quello che hai per me? Pellegrin di gentil fervor Del mio cuor sei re. reGina Ahim, cara bambina, che vuol dire questa canzone? ofelia Che vuol dire? State attenta. (canta) Poi part e per sempre fu part per morir. Sotto lerba riposi tu, Spento il tuo soffrir... Ohhhh... reGina Ofelia, insomma... ofelia Attenti qui. (canta) Bianca neve ti copre il cuor... Entra il Re. reGina Ahim, guardala. ofelia Bianco fior che amai. Stille calde del mio dolor Pi non senti ormai... re Come stai, bambina? ofelia Bene, grazie a Dio. Dicono che non vero: il dottore non sarrabbi con la figlia, e le tre civette non eran civette. Ora noi sappiamo quel che siamo, ma non sappiamo quel che saremo. Dio sieda anche alla vostra tavola. re Fantastica sul padre.

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ofelia Per favore, non ne parliamo pi, ma se ti chiedono cosa vuol dire, tu rispondi cos. (canta) Domani il giorno di san Valentino Mi alzo presto dal letto E alla finestra dal primo mattino Aspetto te o mio diletto, Te solo mio Valentino. E lui sent e apr la porta. Ventr la vergine, e quando usc Vergin non era pi e tutta smorta, Se ne fugg, via se ne fugg... re Ofelia, bambina! ofelia No, no, fammela finire. Non dico parolacce. E per Ges e santa Bisognosa, A che val donna esser vergognosa?! I ragazzi lo fanno se gli viene, Dio sa che i maschi non temon pene. E dice lei: Ma mhai tutta sgualcita. Ma prima hai detto tu che mi sposavi!. e lui risponde: Ma s, mia cara, io te lho giurato, ma sol se a letto tu non ci venivi. re Da quanto in questo stato? ofelia Spero che tutto andr bene. Dobbiamo aver pazienza. Ma a me vien proprio da piangere a pensare che lo metteranno nella terra fredda. Bisogna che mio fratello lo sappia. E grazie tante del vostro buon consiglio. Su, chiamatemi la carrozza. Buonanotte, care signore, buonanotte, buonanotte. Esce. re Seguila da vicino, tienla docchio, ti prego. [Esce Orazio]. il veleno dun lutto profondo, nasce dalla morte del padre. O Gertrude, o Gertrude, i dolori mai vengono isolati esploratori, segue lesercito. Prima, il padre ucciso, poi, tuo figlio parte, lui stesso violenta causa del proprio giusto esilio; il popolo stupefatto, tonto e malizioso in sospetti e voci

Atto iv, scena quinta

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sulla morte del buon Polonio abbiam fatto cosa stupida a seppellirlo di nascosto. Povera Ofelia, straniata da se stessa e dalla chiara ragione, senza la quale noi siamo solo immagini, mere bestie; e poi, ultimo, ma che tutti somma, torna il fratello in segreto, dalla Francia, confuso dal tumulto, sguazza in torbide nuvole di dubbio, n mancano i mosconi che gli infettan le orecchie con discorsi pestiferi sulla morte del padre; e senza fondamento senza materia alcuna, spargon da bocca a orecchio accuse contro noi, contro la nostra persona. Oh, cara Gertrude, una mitraglia che mi fa morir di morti innumeri! Rumore interno. Zitta! Dove sono i miei svizzeri? Che guardino le porte! Entra un Messaggero. messaGGero Salvatevi, Sire. Loceano trabocca dalle sponde, n divora pianure con pi impeto del giovane Laerte, che a capo dun manipolo ribelle, travolge le tue guardie. La marmaglia lo chiama Re, e come il mondo cominciasse adesso, scordato ogni passato, ogni costume senso e verifica dogni parola e atto gridano: Eleggiamolo! Sia Laerte il re!. Berretti, mani, lingue lo applaudon sino al cielo: Laerte sar re, Laerte re. reGina E con che gioia abbaiano dietro a tracce false; no, sbagliate pista, cani danesi! Rumore interno. re Han sfondato le porte. Entra Laerte con Seguaci. laerte Dov questo re? Signori, uscite tutti.

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

seGuaCi No, noi entriamo. laerte Per favore, lasciatemi. seGuaCi Sta bene, usciamo. laerte Grazie. Guardate la porta. Escono Seguaci. Oh re abietto, dammi mio padre! reGina [trattenendolo] Con calma, buon Laerte. laerte Una sola goccia di sangue calmo e sarei un bastardo, un cornuto mio padre, e il marchio di puttana sconcerebbe la fronte immacolata di mia madre. re Qual la causa, Laerte, dimmi, di questa ribellione, cos simile a quella dei Giganti? Gertrude, non temere per la nostra persona; ai re fa muro la divinit, e il tradimento pu solo sbirciar di sguincio quel che brama, e agir ben poco del suo desiderio. Dimmi, Laerte, perch cos infuriato? Lascialo, Gertrude parla, da uomo. laerte Dov mio padre? re Morto. reGina Lui non centra! re E come morto? E non voglio storie! Allinferno, lealt, e voti e impegni al pi nero diavolo! Coscienza e grazia, nel pi profondo pozzo! Sfido la dannazione! E sto a un tal punto che dentrambi i mondi ho gran disprezzo. Accada quel che accada, avr vendetta per mio padre, e intera. re E chi ti pu fermare? laerte La mia volont; il mondo da solo non ce la farebbe, e quanto ai mezzi gli dar tal forza che basteranno. re Buon Laerte, se desideri saper la verit sul tuo caro padre, non con la tua vendetta.

Atto iv, scena quinta

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In questa scritto che travolga nemici e amici insieme, e il vinto e il vincitore. laerte Solo i nemici. re E allora, vuoi saper chi sono? laerte Ai suoi buoni amici spalancher le braccia; come fa il pellicano che d vita con vita, li nutrir del mio sangue. re Ecco, ora parli da bravo figlio, da vero gentiluomo. Che io della morte di tuo padre non ho colpa, e che anzi per me un sentito lutto, ti sar chiaro agli occhi come il giorno. Un rumore interno [si sente Ofelia cantare]. Fatela entrare. laerte Cos? Cos questo canto? Entra Ofelia. Oh fuoco, divorami il cervello! Lacrime di sale, bruciate senso e immagine negli occhi. La tua pazzia sar pagata a peso, fino a piegar lasse della bilancia giuro! Oh, rosa di maggio, bambina cara buona sorella dolce Ofelia... mai possibile che il senno in una bimba sia mortale come lo nei vecchi il corpo? Natura innamorata cosa tenera, e per bont se perde amato oggetto gli manda dietro in pegno un ben prezioso. ofelia (canta) Il viso avea scoperto nella bara, Un pianto lo bagn di pioggia amara... Addio, mia colomba... laerte Anche se ragionando tu mi chiedessi vendetta, non sapresti commuovermi cos. ofelia Tu devi cantare E gi e gi e gi, e tu Chiamalo gi, chiamalo gi. Vedete come vien bene a canone?! Fu il falso maggiordomo a rapire la figlia del padrone.

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laerte Non vuol dire nulla e dice molto. ofelia Ecco a te il rosmarino, che per il ricordo ti prego, amore, ricorda. E qui le viole, quelle del pensiero. laerte Ecco, ci fa comprender la pazzia: pensieri e ricordo vanno dritti al segno, a me. ofelia E per te il finocchio, e laquilegia erbe dinfedelt. E a te la ruta. E un po anche a me. Erba del pentimento, o della grazia, possiam chiamarla la domenica. Tu la ruta dovresti aggiungerla al tuo blasone. La margherita, fiore damor sprezzato, eccola. Volevo darvi anche violette, fior di fedelt, ma son tutte appassite quando mio padre morto. Dicono che abbia fatto una buona fine. (canta) Oh caro il mio Robin per me sei una gioia... laerte Tristi pensieri e angoscia, passione, anche linferno lei traduce in grazia figurata. ofelia (canta) Dimmi tu se torner? Dimmi tu se torner? No, mai pi, mor. Nella tomba ora dormi anche tu, Poi, mai pi, mai pi. Come neve era il biancor Di sua barba e chiome, Poi spar, e io intanto Mi consumo in pianto. Dio perdoni il suo nome. Poi, mai pi, mai pi... E che perdoni anche tutte le anime cristiane. E Dio sia con voi. laerte Tu lo vedi, o Dio? re Laerte, vorrei partecipare al tuo dolore, o me ne neghi il diritto? Ma ora, Laerte, scegli gli amici che reputi pi saggi: saranno loro a giudicare tra te e me. E se, per via indiretta o nostra mano, ci scopron colpevoli, noi daremo il nostro regno, la nostra corona, la nostra vita e tutto quel che chiamiam nostro a te, per risarcirti. Altrimenti, concedici per favore la pazienza,

Atto iv, scena sesta

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e noi, congiunti nelle doglie alla tua anima, le daremo la verit che vuole. laerte E sia. La causa della morte, il funerale di nascosto niente lapide, o spada, o blasone sulla cassa, n riti solenni, o cerimonia pia tutto questo grida dal cielo a qui che io chieda conto. re Cos sia, oppure se c il crimine, giudichi la scure. Ti prego, vieni con me.

Escono.

Scena sesta
Entrano Orazio e un Servo. oraZio Chi sono questi che vogliono parlare con me? servo Son marinai, signore. Dicono che hanno una lettera per voi. oraZio Falli entrare. [Esce il Servo.] Quale parte del mondo mi pu mandar saluti, se non Amleto, il principe. Entrano Marinai. primo marinaio Dio benedica Vostra Signoria. oraZio E benedica anche te, direi. primo marinaio Lo far, signore, se gli va. C una lettera per voi. Viene dallambasciatore che era destinato in Inghilterra se di nome fate Orazio, come poi mi hanno detto. oraZio [legge la lettera] Orazio, quando avrai letto bene questa lettera, fai in modo che questi uomini sian ricevuti dal re. Hanno alcune lettere per lui. Eravamo in mare da due giorni soli, quando una nave pirata, in pieno assetto darmi, ci ha dato la caccia. Capendo desser di vela troppo lenta, ci abbiam messo un sovrappi di valore, e nellarrembaggio io son saltato a bordo. In quellistante, la nave si scostata dun tratto

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

dalla nostra, e io sono rimasto unico prigioniero. Mi han trattato con la misericordia che dei ladri. Ma sapevano quello che facevano. E ora sono io in debito con loro. Fa avere al Re queste mie lettere, poi raggiungimi, veloce come tu scappassi da morte. Ho parole da dirti allorecchio che ti assorderanno, ma son leggere rispetto al botto che far lintera storia. Questi bravi ragazzi ti porteranno dove sono io. Rosencrantz e Guildenstern continuano la traversata verso lInghilterra; di loro ho molto poi da dirti. A presto. Quello che tu sai tuo, Amleto Vieni, ti introduco da quello a cui darai queste lettere, ma fai in fretta, e poi pi in fretta guidami da quello che te le ha date. Escono.

Scena settima
Entrano Re e Laerte. re Ora la tua coscienza mi scagiona mi porrai nel tuo cuore tra gli amici ora che hai udito, e hai orecchie fini, che chi ha tolto la vita al tuo buon padre, minacciava anche la mia. laerte Tutto chiaro, ma ditemi, contro tali misfatti cos gravi, cos criminosi per natura, perch non avere agito? In nome della sicurezza, della preveggenza, di tutto ci che vi spingeva a farlo? re Oh, per due ragioni speciali che a te parrano forse segno di poco nerbo ma a me sembrano forti. La regina, sua madre, non vive che per i suoi occhi, e quanto a me sia virt o disgrazia, luna e laltra insieme lei cos consustanziale di mia vita e anima che, come ogni stella in sua sfera fissa, io

Atto iv, scena settima

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mi muovo solo nella sua. Laltro motivo per non scegliere un pubblico confronto, il grande amore che la gente bassa ha per lui, un affetto che tutti i suoi difetti trasfigura e fa come la fonte che trasmuta il ferro in pietra: i suoi impacci a loro sembran grazia. E le mie frecce, di legno troppo leggero per vento cos forte, si sarebbero volte contro larciere mancando a ogni tiro il lor bersaglio. laerte E a me rimane un padre morto, una sorella pazza per disperazione, una che, se lodi postume hanno un senso, per sue virt, per le sue perfezioni avrebbe fatto invidia a ogni et. Ma sapr vendicarmi. re Non sprecarci il sonno. Non pensare che noi siam duna stoffa cos moscia e tonta che chiunque ci pu tirar la barba impunemente, e noi diciamo: Che bel gioco!. Ben presto avrai notizie. Amavo tuo padre, e amiamo noi stessi, e allora, spero, capirai cosa dover pensare... Entra un Messaggero con due lettere. messaGGero Questa per Vostra Maest, questa per la regina. re Son di Amleto! Chi le ha portate? messaGGero Dei marinai, Sire. Cos mi han detto. Io non li visti. A me le ha date Claudio, e lui le ha ricevute da quello che le ha portate. re Laerte, devi sentirla anche tu lasciaci. Esce il Messaggero. [legge] Altissimo e Possente, sappiate che sbarcai nudo sul Vostro regal suolo. Domani, implorer licenza di presentarmi al Vostro regal cospetto, e sul momento impetrer il regal perdono, per poi narrarVi le circostanze del mio improvviso e bizzarrissimo ritorno. Amleto

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Ma che vuol dire? Anche gli altri son tornati? O un inganno, e non vero niente? laerte La scrittura la sua? re S, dAmleto. Nudo?... E in un poscritto qui dice Solo. Mi puoi illuminare? laerte No, mi son perso, Sire. Ma che venga. Allevia ogni sofferenza che ho nel cuore sapere che vivr per dirgli nei denti Cos tu muori!. re Se cos, Laerte ed cos! Come potrebbe essere altrimenti? ti farai guidare da me? laerte Certo, Sire, purch non mi forziate a far la pace. re La tua pace, Laerte. Se tornato, interrompendo il viaggio, ci vuol dire, per restare qui, e io lattiro a unimpresa, che ho gi matura in mente, nella quale la sola scelta per lui cadere; e per la sua morte neanche un alito di biasimo si avr. Persin sua madre non limputer a nessuno: dir che stato un incidente. laerte Sire, mi lascer guidare tanto pi se farete in modo che io sia lo strumento. re Perfetto! Da quando sei partito, si parlato molto di te qui, presente Amleto, di una abilit in cui tu brilli. Nessuna delle tue doti, suscita in lui tanta invidia quanto quella invidia questa degna di gente bassa. laerte Che dote, Sire?

Atto iv, scena settima

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re Oh, solo una coccarda vivace sul cappello di giovent, eppure necessaria. S ai giovani saddicono i vestiti chiari e disinvolti, e allet matura, tinte smorte e fosche che denotano equilibrio e gravit. Due mesi fa era qui un gentiluomo normanno ho visto i francesi, ci ho anche combattuto, e so che stanno bene in sella, ma questo prode a cavallo pareva stregato. Tuttuno con la sella, eseguiva mirabili evoluzioni, quasi fuso con la bestia in un sol corpo, una natura anfibia. E di tanto superava le mie attese, che per quanto escogitassi passi e trucchi, restavo molto al di qua del suo livello. laerte Un normanno, avete detto? re Un normanno. laerte Ci giurerei che Lamord. re Lui, appunto. laerte Lo conosco bene. ornamento e gemma di tutta la nazione. re Ci ha detto molte cose di te, e ci ha riferito della tua maestria nellarte e nella pratica del fioretto, in particolare. E ha esclamato: Che spettacolo sarebbe se trovasse un degno avversario. Al suo paese, ha detto, non c chi abbia affondo, guardia, occhio da starti a pari. Sai, i suoi discorsi, hanno cos invelenito di pura invidia Amleto che subito ha avuto voglia che tu tornassi presto per sfidarti. Da cosa nasce cosa... laerte Cosa, Sire? re Laerte, tuo padre ti era caro? O sei solo un ritratto del cordoglio,

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una faccia senza un cuore? laerte Perch chiedete questo? re Oh, non certo perch pensi che non amavi il padre, ma so che amore nasce dal suo tempo, e ne vedo ovunque chiari esempi: il Tempo ne decide la scintilla e il fuoco. Nella fiamma damore c come uno stoppino, che la fuligine a poco a poco spegne; e nulla di ci che buono dura tanto, poich ci che buono muore del proprio eccesso. Quel che vogliamo fare dovremmo farlo nel momento in cui vogliamo: perch questo vogliamo cambia, e ha fasi di declino e di rinvio, tante quante sono le lingue, le mani, le occasioni. E quel dovremmo un sospiro sprecato, che allevia ma ti ammala. Ma veniamo al vivo della piaga: Amleto tornato; tu di cosa saresti capace per mostrarti negli atti figlio di tuo padre, non a parole?! laerte Tagliargli la gola in chiesa. re Non ci dovrebbe essere asilo per un assassino, infatti, n limiti alla vendetta. Ma, caro Laerte, se sei pronto a questo, tienti un po nascosto per un po; Amleto, dato che qui, sapr che sei tornato; gli metteremo alle costole qualcuno che esalti la tua bravura e ridia lustro alla fama che tha creato quel francese. E alla fine, vi faremo incontrare, per scommetter sulle vostre teste. Lui, fiducioso com, e generoso, e incapace di doppiezza, non controlla i fioretti, e noi con agio e un po barando facciamo scegliere a te il fioretto senza puntale, e tu, con destrezza, gli darai ricompensa per tuo padre. laerte Lo far, e anzi meglio, unger la spada. Comprai da un ciarlatano un certo unguento

Atto iv, scena settima

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cos mortale che a intingerci un coltello, laddove punge a sangue, non basta cataplasma commisto dogni erba curativa che cresce sotto la luna: sicura morte. Basta uno sgraffio. Questa peste la spalmo sulla punta, poi basta che lo sfiori, e sar morte. re Ponderiamolo bene, soppesiamo lopportunit di tempo e mezzi, e come recitare il giusto ruolo. E se fallisce, perch da attori cani mostriamo la finzione, meglio sarebbe non aver provato. Quindi il progetto ne richiede un altro, se il primo ci scoppia in faccia. Aspetta, vediamo: vi inciteremo scommettendo forte. Ah, ci sono! Quando per il moto avrete caldo e sete e tu per questo attacca con sempre pi violenza e lui chiede da bere, gli preparo io il calice giusto: gli baster un sorso, e se per caso sfugge alla stoccata velenosa, lo scopo lo otteniam lo stesso. Ma, aspetta, cos questo trambusto? Entra la Regina. reGina A un lutto ne segue un altro in corsa, e cos rapidi. Tua sorella annegata, Laerte. laerte Annegata, e dove? reGina C un salice che sporge su un ruscello e foglie color brina specchia in acqua vitrea, foglie che lei intreccia in fantastiche ghirlande con ranuncoli, ortiche, primule, e orchidee chiamate con ben pi rude nome dai pastori, ma da ragazze ingenue dette dita di morto qui sarrampica per appender corone derba ai rami penduli. Uno, invidioso, si spezza, e lei, coi suoi trofei erbosi cade gi

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in quel piangente rio. E le vesti intorno sparse per un po tengono a galla lei quasi sirena cantante che accenna brani dinni antichi, quasi insensibile al pericolo imminente, o creatura nativa allelemento. Ma dur poco, dur finch le vesti appesantite non trascinaron gi quellinfelice, dal canto melodioso a una fangosa morte. laerte Oddio, annegata. reGina Annegata, annegata. laerte Troppa acqua hai avuto, povera Ofelia, e quindi mi proibisco il pianto. Eppure, la natura di noi umani ha i suoi usi, e dica la vergogna quel che vuole. [piange] Sparite le lacrime, sparir anche la donna che in me. Addio, Sire. Ho parole di fuoco da provocare incendi, ma questo insensato pianto le spegne. re Seguiamolo, Gertrude. Tanto ho penato a calmar la sua rabbia. Ma ora ho paura che gli ricominci. Quindi, seguiamolo. Escono.

Atto V

Scena prima
Entrano due Clown [il Becchino e un Altro]. beCChino E le danno sepoltura cristiana!? Una che se la vuol dar da s la salvezza!? altro Ti dico che s. Quindi, falle una tomba, svelta e stretta. Il coroner stato in seduta su di lei e trova che s: sepoltura cristiana. beCChino Ma come!? Cristiana s, ma solo se tanneghi per legittima difesa! altro Insomma, ha deciso cos. beCChino Ma deve essere come dico io: in latino: se offendendo! Perch qui sta il punto: se io mannego apposta, questo, instrinsegamente, un atto, e ora un atto si divide in tre rami: agire, fare e disfare; tant mergo: s annegata apposta. altro Di, avvocato Vanga, mi lasci finire beCChino Aspetta un po. Attento! Qui ci sta lacqua bene!? E qui ci sta luomo bene!? Se luomo va in questacqua qui e ci si annega, vuol dire che, volente e dolente lui c andato, no?! Mi stai attento!? Ma se lacqua che va da lui e lo annega, lui non s annegato da s, no!? Tantu mergo, chi non colpevole della sua propia morte non saccorcia la vita. altro E questa sarebbe legge?

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beCChino La Madonna se legge! la sentenza del coroner: giuri prudenza. altro La vuoi tutta la verit? Se quella l non era una signora, altro che sepoltura cristiana, la seppellivano fuori! beCChino Ah, e l ti volevo! La vergogna che in questo mondo i signori hanno il permesso di annegarsi e impiccarsi come pare a loro, mentre noi poveri cristiani... Dai, passami la vanga. In antico non cerano i signori; i signori erano i giardinieri, gli scavafossi e i becchini noi continuiamo la professione di Adamo. [Scava.] altro Era un signore, lui? beCChino stato il primo che ha avuto uno stemma: una vanga e braccia incrociate; e lui vangava, vangava... altro Con le braccia incrociate? beCChino Cretino, sullo stemma! Ma sei proprio un pagano! Ma che ci capisci tu della Scrittura. La Scrittura dice: Adamo scavava. Mo scavava con le braccia incrociate?! Le scrociava, no!? Aspetta, ti faccio una domanda. E se non rispondi, va a farti impiccare, ma prima confessati. altro Dai, son pronto. beCChino Chi costruisce pi solido del muratore, del mastro dascia e del carpentiere? altro Il forcaiolo: le forche sopravvivono a migliaia di inquilini. beCChino Ma senti questo che vuol far lo spiritoso! La forca s, te la do buona. Ma perch buona? Perch fa del bene! Fa bene a quelli che fanno male. Ora, tu fai male a dire che la forca pi solida della chiesa; tantu mergo: la forca potrebbe farti bene. Dai, tocca a te. altro Chi costruisce pi solido di un muratore, un mastro dascia e un carpentiere? beCChino Dai, dimmelo tu, e diamoci un taglio. altro E va be, allora te lo dico io. beCChino Dai! altro Ostia, non me lo ricordo pi. beCChino Ma piantala; non sforzarti il cervello: un asino lento non che va pi forte se lo bastoni. E la prossima volta che ti fanno la stessa domanda, rispondi: il becchino. Le case che lui fa durano fino al giorno del Giudizio. Su, vai al pub qui accanto e portami qualcosa di forte. [Esce lAltro Clown. Il Becchino continua a scavare.]

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(canta) Da giovane lamoooooooor Mi dava un gusto cheeeeee Volevo che durasseeeee Per uneternit... [Mentre canta] entrano Amleto e Orazio. amleto Questo non ha il minimo sentimento del lavoro che fa: canta mentre scava le fosse?! oraZio Labitudine fa diventare tutto facile. amleto vero. Mani che lavoran poco han sentimenti pi raffinati. beCChino (canta) Ma ladra lei com Vecchiaia mafferr E mi sped in quel postooooooo Dove non torni tuuuuuuuu... [Butta su un teschio] amleto Quel teschio aveva una lingua, una volta, e sapeva cantare. E tu guarda, quel disgraziato come lo sbatacchia; come se fosse la ganascia di Caino, il primo omicida. Potrebbe essere il testone di un politicante, quella che questasino manipola cos; uno di quelli che ti imbrogliano anche Dio; potrebbe, no? oraZio Forse, s, Principe. a mleto O di un cortigiano, che magari diceva: Buongiorno, Eccellentissimo Signore. Quai nuove, Eccellentissimo Signore?. O magari di Lord Vattelapesca, che adulava il cavallo dun altro Lord Vattelapesca perch sperava che glielo regalasse. No? oraZio Potrebbe, Principe. amleto E ora? Ora se lo tiene Lady Verme: smascellato, picchiato sulla crapa dalla vanga del becchino. Ha girato bene qui la Ruota della Fortuna se ci fosse dato vederla in anticipo! E cosa non costato nutrire e crescere queste ossa, e ora ci puoi giocare a birilli. Se ci penso, anche le mie dolgono un po. beCChino (canta) Piccone e vanga s Scavano un lieto asiiiiilllll La creta o bimba miiiiiaaa Il cuor ti coprir... [Butta su un altro teschio.] amleto Eccone un altro. Questo lo si direbbe il teschio di un avvocato,

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no? Dove sono ora i suoi cavilli, e codicilli, e cause, e tutele e trucchi? Perch ora sopporta che questo balordo qui lo picchi sul cranio con un badile sporco, e non gli dice: Guardi che io la denuncio per lesioni gravi!!? Mmmm... lui un tempo era un gran compratore di terre sperava in un titolo di nobilt e comprava, comprava; e titoli, e ipoteche, ed enfiteusi, e cambiali, e comodati. E che gli comoda ora? Voleva diventare una persona fine? La finezza che ora al posto del suo fine cervello c della finissima terra. E i suoi titoli di propriet ora lintitolano a possedere unarea di terra minore di un paio delle sue scartoffie, che tutte insieme entrebbero a stento nella sua fossa. N terra pi vasta toccher al nuovo proprietario. oraZio No, non molto di pi. amleto Di, ma la pergamena non si fa con pelli di pecora? oraZio S, Principe; e anche con pelli di vitello. amleto Son pecore e vitelli che si fan garanti del diritto di propriet. Ho voglia di parlare al nostro becchino. Di, capo, di chi questa tomba? beCChino Mia, signore. (canta) ... la creta o bimba miiiiaaaaa... amleto Lo vedo che tua; ci stai dentro. Questo tira a cimento. beCChino Io non ci mento, ci scavo. Ci sto dentro e quindi mia. Lei, signore, ci sta fuori e mente dicendo che non mia. amleto Tu menti e tiri a cimento: dici che tua, ma questa per i morti non per i vivi, e tu sei vivo. beCChino Mentire vivere, signore. Presto anche Lei dir la verit. amleto E chi luomo per cui la scavi, capo? beCChino Non un uomo. amleto La donna, allora? beCChino Neanche. Nessuno dei due. amleto Chi ci va seppellito, insomma? beCChino Una che fu donna, ma pace alla sua anima! morta. amleto Com sempre letterale, il nostro furbastro. Dobbiamo stare attenti alle virgole, altrimenti di ambiguit in ambiguit questo ci frega. Sai, Orazio, ho notato che in questi ultimi tre anni si diffusa una tale passione per la cavillosit sottile che ormai lalluce del contadino cos vicino al calcagno del cortigiano da grattargli i geloni.

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Da quanto tempo fai il becchino? beCChino Di tutti i giorni dellanno, per cominciare ho scelto quello in cui il nostro re Amleto, il vecchio, sconfisse Fortinbras. amleto E quanto tempo passato? beCChino Non lo sa? Ma lo sa anche un cretino! Proprio il giorno in cui nato il giovane Amleto quello che pazzo e che han mandato in Inghilterra. amleto Ma guarda!? E perch lhan mandato in Inghilterra? beCChino Perch? Perch era pazzo. E forse l ritrova la ragione; ma anche se non la ritrova, l non un problema. amleto Perch? beCChino Non se ne accorgono: l son tutti pazzi come lui. amleto E come diventato pazzo? beCChino In modo stranissimo, dicono. amleto Come stranissimo? beCChino Ma s... smettendo di esser sano. amleto E dove lha colpito la pazzia, nel cuore o nella mente? beCChino Dove? Qui, in Danimarca. Tra ragazzo e uomo, qui come becchino ci sono da trentanni. amleto Quanto tempo ci mette un uomo a marcire del tutto nella terra? beCChino Be, se non gi marcio prima di morire oggi ci arrivano dei cadaveri gi cos spappolati che neanche stan pi insieme ci metter da otto a nove anni. Un conciapelli ci mette nove anni. amleto Perch lui pi di un altro? beCChino Perch la sua pellaccia cos conciata dal suo mestiere che tien fuori lacqua per molto, ed lacqua che fa marcire questi figli di troia di corpi morti. Ecco, qui c un teschio che stato sotto terra per ventitr anni. amleto Di chi era? beCChino Di un figlio di troia, una carogna, un matto. Lei di chi crede? amleto Non saprei. beCChino Che gli venga la peste, era proprio una carogna pazza! Una volta mi ha rovesciato una bottiglia di vino del Reno in testa. Questo teschio qui, signore, era il teschio di Yorik, il buffone del re.

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amleto Questo qui? [Prende il teschio.] beCChino Proprio lui. amleto Oddio, povero Yorik. Lo conoscevo, Orazio; era un uomo di infinita gioia, di fantasia altissima. Mi avr portato in spalla migliaia di volte, e ora ora, solo pensar che lui mi fa orrore. Mi si rovescia lo stomaco. Qui sporgevano quelle labbra che ho baciato, chiss quante volte. Dov ora la tua ironia, le tue capriole, le tue canzoni, i tuoi guizzi dallegria, che facevano ruggire di risa intere tavolate? Nessuno ora che rida di questo tuo ghigno? Ti sei smascellato, eh? Senti, vai da mia madre, e, se si trucca, e dille che si dia due dita di fondotinta in faccia, perch presto sar come te. Vedi un po se ride. Orazio, per favore, dimmi una cosa. oraZio Cosa, Principe? amleto Pensi che Alessandro sottoterra avesse questo aspetto? oraZio Direi di s. amleto E questa puzza? Puhhh! oraZio Direi di s, Principe. amleto A quali vili usi ritorniamo, Orazio! Dimmi un po, con limmaginazione non potremmo ripercorrere la sorte della nobile polvere di Alessandro finch la troviamo usata come tappo di una botte? oraZio Strana e ossessiva immaginazione, Principe. amleto No, davvero. Vorrebbe dire, seguirlo in tutto il suo percorso con attenzione, e in base a un criterio di probabilit. Alessandro morto, Alessandro stato sepolto, Alessandro tornato alla polvere, la polvere terra, e dalla terra vien creta da vasaio, e da questa non forse possibile fare tappi per barili di birra? Oh Cesare, tu morto e sciolto in creta, a tappar buchi? Tu che il pianeta credesti dominare in sempiterno chiudi le crepe ai soffi dellinverno? Ma zitti, un momento, arriva il re, regina e cortigiani... Entrano [portatori] con una bara, un Prete, Re, Regina, Laerte, Gentiluomini del seguito.

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e seguon chi, con rito cos spoglio? Ci vuol dire che il morto che accompagnano s tolto la vita di sua mano disperata, ed un morto che conta. Nascondiamoci a osservare. laerte Funerale cos povero? amleto Laerte, un giovane leale. Stiamo attenti. laerte Cos povero? E nientaltro? prete Le esequie son solenni tanto quanto ci permesso. La morte stata dubbia; ma ai grandi poco importa delle regole, se no starebbe in terra sconsacrata sino allultima tromba, e per preghiere avrebbe sassi e ciotoli gettati. Ma qui le si permette la corona virginea e fiori sparsi, e corteo funebre con campane e riti. laerte Ma qualcosaltro si poteva fare? prete No, nientaltro. Profaneremmo il rito, cantando un requiem e dandole il riposo degno dunanima dipartita in pace. laerte E sia, si metta in terra; e dalla carne di lei, incontaminata e candida spuntino viole. E tu prete malnato, io ti dico: mia sorella sar langelo che giudica, e tu starai ululando nellinferno. amleto Come, la tenera Ofelia?! reGina [spargendo fiori] Ultime grazie a te graziosa. Addio. Sperai tu fossi sposa del mio Amleto, sperai di sparger fiori sul tuo letto, ora li spargo qui sulla tua tomba. laerte Oh triplice dolore, ricada triplicato dieci volte sul capo maledetto del malvagio che ti tolse il senno, spirito eletto. No, niente terra, un attimo: che la prenda tra le braccia ancora un poco. Salta nella fossa. E ora su vivo e morta butta terra,

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finch di questa piana farai un monte alto quanto il Pelio o leccelsa cima dellOlimpo azzurro. amleto Chi che esibisce il suo dolore con tale enfasi, con frasi che chiaman le stelle erranti a restar fisse come un pubblico trafitto da stupore? Anchio sto qui, Amleto, il Danese. laerte [gettandoglisi addosso] Che il diavolo ti strappi lanima! amleto cos che preghi? Di grazia, toglimi le dita dalla gola! Anche se non splenetico e impulsivo, c qualcosa di pericoloso in me di cui la tua prudenza avr paura. Toglimi le mani di dosso! re Separateli! reGina Amleto! Amleto! tutti Signori! oraZio Calmati, Principe, per favore. amleto No, sullargomento lotter con lui sino allultimo battito di palpebre. reGina Figlio, quale argomento? amleto Amavo Ofelia. Quarantamila fratelli, sommando insieme tutto il loro amore, sfiorano appena il mio totale. Di, che sei pronto a fare per lei? re Oh, Laerte, pazzo. amleto Dimmi, Cristo!, che farai? Piangi? Ti batti? Digiuni? Ti fai a pezzi? trangugi fiele? O mangi un coccodrillo?! Lo far anchio. O vieni qui e piagnucoli, e in gara con me ti butti nella fossa? Vuoi essere con lei sepolto vivo? Ma allora anchio! E se blateri di monti, ce ne buttino addosso tonellate, sinch la terra si strina il cranio contro le stelle ardenti, e il monte Ossa par solo una verruca. No, se sbraiti,

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strepito anchio, e quanto te. reGina pazzia pura, ma sono accessi brevi. Presto, ritorna mite come la colomba che sappisola sui suoi pulcini doro. amleto Senti un po, perch mi tratti cos? Ti ho sempre amato. Per poco mimporta. Ercole non sopporta un altro prode, miagola il gatto, e il cane se la gode. re Ti prego, caro Orazio, stagli accanto. [a Laerte] Nutri la tua pazienza del discorso che ci siam fatti ieri notte: agiremo, e subito. Cara Gertrude, fai sorvegliar tuo figlio. Per noi la pace ormai solo assenza. Presto verr. Ci guidi la pazienza.

[Esce.] [Esce Orazio.]

[Escono.]

Scena seconda
Entrano Amleto e Orazio. amleto Ma di questo basti. Ora capirai il resto. Ti ricordi tutta la situazione? oraZio Mi ricordo benissimo, Principe. amleto Sai, avevo come una lotta in cuore che non mi lasciava dormire. Stavo peggio di un ammutinato in ceppi. Dimpulso e lode sia allimpulso: a volte un gesto avventato ci serve meglio laddove minuziosi piani falliscono; e questo insegna che c una deit che d forma ai nostri fini, per quanto appena sbozzati... oraZio Questo certo. amleto Bene, esco dalla cabina, imbacuccato nella giacca a vento, e nel buio,

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tastando attorno trovo quei due, e trovo quel che desidero: rubo la busta, e torno nelle mie stanze, e qui son cos audace dimenticando nei timori la buona educazione da infrangere i sigilli del loro gran mandato; e che ci trovo, Orazio?! proprio da re carogna! lordine, netto, sia pure decorato di tante e tal ragioni, e la salvezza della Danimarca, e perch no, dellInghilterra, e io attento qui! io dunque sarei un mostro, un tal babau, che al legger questa lettera, allistante, senza perder tempo ad affilare lascia, un bel taglio e via la testa. oraZio Ma possibile? amleto Qui la lettera, leggila con comodo, ma ascolta prima cosa ho fatto io. oraZio Ti prego, dimmi. amleto Irretito comero in questi intrighi prima ancora daver scritto il mio copione la mente gi laveva messo in scena! io mi siedo, riscrivo il mandato, e lo scrivo in bella e dire che una volta, come i nostri politici, pensavo che la calligrafia fosse una noia, e ho faticato a dimenticar quellarte, e ora, Orazio, mi tornava proprio buona. Vuoi sapere il succo di quel che avevo scritto? oraZio Certo, Principe. amleto Una dura ingiunzione da parte del re: visto che il re inglese a noi fedele tributario, e affinch tra noi qual palma amor germogli, e affinch pace prospero serto indossi, n tra noi sorga neanche un bisbiglio di conflitto, e tale raffica di affinch e n da farlo stramazzare; insomma: letto il contenuto della lettera, voglia il re inglese, senza indugio alcuno, metter a morte i latori della stessa, subito, senza dar loro il tempo di pentirsi.

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oraZio E come hai fatto a sigillarla? amleto Anche in questo il cielo mi benigno. Nella borsa ho il sigillo di mio padre, loriginale del sigillo regio; ho piegato lo scritto come laltro: firmato, sigillato, rimesso dove stava. E del figlio cambiato non si sono accorti. Il giorno dopo ci fu lo scontro coi pirati in mare, e il resto gi lo sai. oraZio E cos Rosencrantz e Guildenstern stanno andando a morte! amleto Be, sai, seran cos affezionati a questincarico! Non mi toccan da vicino la coscienza, la disfatta vien dalla loro mania dintrufolarsi. sempre un male per nature basse mettersi tra possenti spade in lotta, rischi stoccate e affondi. oraZio Ma che razza di re mai questo?! amleto E allora pensaci! non per me un obbligo con uno che mha ucciso il padre, imputtanito la madre, uno che s intromesso tra il mio diritto e il trono, uno che tende trappole alla mia stessa vita e sempre con linganno non per me assoluto dovere di coscienza ripagarlo con questarma? non un peccato forse lasciar che questo cancro di natura faccia altro male? oraZio Presto verr a sapere dagli inglesi com andata la faccenda l. amleto S, prestissimo. E questo breve tempo tutto mio. Ma breve il tempo di una vita; dici: E uno... e tutto gi finito. Ma sai, Orazio, mi dispiace daver perso il controllo con Laerte: la sua storia limmagine perfetta della mia, lo vedo. Dovr riguadagnarmi il suo favore. Ma quel suo dolore cos tanto esibito maveva messo addosso vera furia.

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oraZio Zitto, arriva qualcuno! Entra Osric, un cortigiano. osriC Vostra Altezza sabbia il benvenuto al Suo ritorno in Danimarca. a mleto Umilmente ti ringrazio, caro Conosci questa mosca stercoraria? oraZio No, Principe. amleto Beato te, perch conoscerlo un vizio. uno che ha molte terre e anche fertili. Bestia qual , signore di molte altre bestie, e quindi tiene mangiatoia alla mensa del re. il rampollo di un bifolco arricchito che si d arie di gran finezza, con vaste distese di terra e sterco. osriC Ottimo Signore, se nulla occupa lAltezza Vostra avrei una comunicazione da parte di Sua Maest. amleto Lascolter, nella migliore disposizione di spirito. Caro, il giusto uso del cappello in testa. osriC Ringrazio Vostra Altezza: fa alquanto caldo. amleto No, credimi, fa molto freddo, c vento di tramontana. osriC vero, vero, fa un alito di freddo, Altezza. amleto E invece io avverto troppa afa e caldo per la mia costituzione. osriC In eccesso, si soffoca per lafa, c unaria non saprei come dire greve?, forse. Altezza, Sua Maesta mi comanda di significare a Voi che ha posto una gran quota di denaro sulla Vostra testa una scommessa, intendo. Ecco la questione... amleto [facendogli segno di rimettersi il cappello in testa] Ti imploro, non dimenticare... osriC Oh no, Vi giuro, sono a mio perfetto agio. Altezza, da poco giunto a corte Laerte credetemi: il perfetto gentiluomo, cos pieno delle pi squisite distinzioni, di compagnia cos gradevole e polita, e di cos splendida figura. Anzi, per dir di lui col giusto sentimento, egli modello e paragone dogni nobilt; ogni membro compone in lui il ritratto di ci che un gentiluomo deve essere. amleto Mio caro, tal definitoria descrizione non soffre in te diminuzione alcuna, pur ben sapendo che inventarial suddivisione sgomenterebbe laritmetica del ricordo, e che arduo ne seguirne il corso, tanto rapida la vela che lo muove. Ma, per esaltarlo con veridiche parole,

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in lui discopro unanima di tal poliedricit, di tali e tante virt infusa, e cos rare, che per aver di lui la vera immagine, sol specular riflesso ne render il sembiante, poich in lui ombra e sostanza sono una. E ci basti! osriC LAltezza Vostra d di lui infallibile ritratto. amleto Ma ci di qual rilevanza poi per noi? Perch mai paludiamo il giovin signore dei nostri fiati tanto rozzi e vani? osriC Prego, Altezza? oraZio Insomma, non potremmo parlarci, e capirci, in unaltra lingua?! Se ti applichi, son sicuro che ci riesci, caro. amleto Perch mai festi menzione di detto gentiluomo? Questo il punto! osriC Di Laerte? oraZio Ha la borsa vuota, ormai, le sue parole indorate le ha spese tutte. amleto S, di lui, mio caro. osriC So bene che lAltezza Vostra non ignorante... amleto Spero bene! E che tu lo sappia o meno non poi di gran conto. Bene, caro? osriC ... che lAltezza Vostra non ignorante delle eccellenze di Laerte... amleto Non oso confessare che mi nota, per paura di dover paragonar le mia alla sua; ma conoscere un uomo vuol poi dire conoscere se stessi. osriC ... nel maneggiare larma, intendevo io, Altezza; ma dalla fama che si meritato tra le persone del suo entourage, non c chi gli stia a pari. amleto E qual la sua arma? osriC Fioretto e pugnale. amleto Queste sono due armi! Ma vada. osriC Il re, Altezza, ha scommesso con lui sei cavalli berberi, contro i quali Laerte mette in palio sei fioretti francesi e sei pugnali, con ogni lor accessoria appartenenza, e fodero e cintola e fibbie per appenderveli. Tre di questi affusti sono un amore a vedersi, intonatissimi allelsa, e di tal vago disegno... amleto Che cosa chiami tu affusti? oraZio Lo sapevo che per capirlo fino in fondo c bisogno di note a pie di pagina.

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osriC Gli affusti, Altezza, sono le fibbie cui sappendono. amleto Lespressione sarebbe pi appropriata se andassimo in giro con cannoni in cintola sino allora, per favore, chiamiamoli fibbie. Ma andiamo avanti. Sei cavalli berberi contro sei lame francesi, le accessorie appartenenze, e i tre affusti vagamente disegnati scommessa francese contro scommessa danese. Perch tutto questo viene messo in palio, come dici tu? osriC Perch il re, Altezza, ha scommesso, Altezza, che in tre dozzine dassalti tra voi due, Laerte non vi superer di tre stoccate; e vi d nove a dodici; e immediata verifica savrebbe se Vostra Altezza si degnasse di rispondere. amleto E se io rispondo di no? osriC Voglio dire, rispondere alla sfida di persona. amleto Mio caro, sar qui in questa sala a far due passi. Sua Maest permettendo, questa lora del giorno in cui prendo un po daria. Si portino i fioretti; e se il gentiluomo disposto, e il re tiene fede alla sua parola, accetto di vincere per lui, se riesco. Se no, in premio avr vergogna, e qualche stoccata a segno. osriC Dovr riferire in questi termini? amleto S, caro, in sostanza questo, con tutti i trilli e abbellimenti che la tua natura ti suggerisce. osriC Mi lusingo di considerarmi servitore umilissimo dellAltezza Vostra. amleto E io il tuo. [Esce Osric.] Fa bene a lusingarsi da solo, non troverebbe molte lingue disposte a farlo. oraZio il luccichio che attrae le gazze sciocche. amleto Quello da piccolo faceva convenevoli al capezzolo prima di succhiarlo. Lui come molti altri della sua stessa nidiata, che han cos successo in questepoca di merda s impadronito a orecchio della chiacchiera alla moda, grazie alla frequentazione assidua; ne ha raccolto tutta la schiuma, e questo gli permette di imporsi alle opinioni pi incensate e reputate. Ma soffia su quella schiuma e le bolle scoppiano. Entra un Gentiluomo. Gentiluomo Signore, Sua Maest si compiaciuta di inviare a voi il

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giovane Osric, il quale ritornato a riferire che voi lo attendete qui nella sala. Vi manda a chiedere se gradite ora subito tirar di scherma con Laerte, o se desiderate aver pi tempo. amleto Sono fermo nei miei propositi, che del resto saccordano con quelli del re. Se a lui cos conviene, io son pronto. Ora o in qualsiasi altro momento. Purch mi senta forte come ora. Gentiluomo Il re e la regina, la corte intera, stanno scendendo. amleto Al momento giusto. Gentiluomo La regina gradirebbe che voi diceste qualche parola garbata a Laerte prima della prova. amleto Mi d sempre buoni consigli. [Esce il Gentiluomo.] oraZio Perderai, Principe. amleto Non credo. Da quando lui partito per la Francia, mi son sempre tenuto in esercizio. Vincer sul vantaggio. Tu non immagini la pena che mi sento in cuore; ma non importa. oraZio Importa, importa, Principe. amleto S, ma una scemenza. una di quelle premonizioni che angosciano le donne. oraZio Se la tua mente recalcitra di fronte a qualcosa, obbediscile. Andr ad avvertirli che non scendano e che tu non sei del giusto umore. amleto Ma neanche per sogno. Noi sfidiamo i presagi. C una speciale provvidenza anche nella morte di un passero. Se deve essere ora, che sia; non sar poi; e se non sar poi, sar ora; e se non ora, verr pur sempre unora. Essere pronti: tutto! Nessun uomo sa che cosa lascia, e che importa il momento in cui si lascia? Ma basti. Una tavola imbandita: Trombe, Tamburi, e Paggi con cuscini. Entrano Re, Regina, Laerte, [Osric] e tutta la Corte, e Gentiluomini del seguito con fioretti e pugnali. re Vieni, Amleto, vieni, e prendi questa mano dalla mia. [Mette la mano di Laerte in quella di Amleto.] amleto Ti ho fatto torto. Dammi il tuo perdono. E poich sei un gentiluomo, so che mi perdoni. I presenti qui sanno, e anche tu lavrai sentito dire, che io son punito da una follia atroce.

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Qualunque cosa abbia fatto io per urtare in te natura e onore, io qui dichiaro ch stato per pazzia. Amleto a Laerte ha fatto torto? No, non lui: Amleto da s straniato. E Amleto nega. E chi dunque? La sua pazzia. E se cos, Amleto stesso a esser parte offesa, e del povero Amleto la pazzia il peggior nemico. Laerte, davanti a questo pubblico, permetti che io sconfessi ogni intento malvagio, e tu, con gesto magnanimo, assolvimi: ho scoccato una freccia contro la mia casa e ho ferito mio fratello. laerte Quanto a natura, dico qui, son soddisfatto; anche se avrei motivo di vendetta. Sul punto donore mantengo una riserva, almeno finch un esperto dellonore non mi dia un parere, un precedente per far pace, che lasci il mio nome senza macchia. Ma sino allora, accetto come amore lamore che mi offri, e non gli far torto. amleto Accetto anchio. E che questa scommessa tra fratelli sia leale. Dateci i fioretti. laerte Dai, uno a me. amleto La mia inesperienza ti far da sfondo, Laerte; di contro a essa la tua abilit sar la stella fulgida che risalta nel pi buio cielo. laerte Mi prendi in giro. amleto No, per niente. re Giovane Osric, dategli i fioretti. Amleto, nipote, tu conosci i termini della scommessa? amleto Benissimo, Sire. Vostra Grazia scommette sul pi debole. re Non ho timori. Vi ho visto tutti e due; ma per voce pubblica lui il migliore, per questo gli ho dato lo svantaggio.

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laerte Questo troppo pesante. Dammene un altro. amleto Questo va bene. Son lunghi eguali questi fioretti? osriC Oh, s, Altezza! [Si preparano allincontro.] [Entrano Servi con] caraffe di vino. Mettete in tavola le coppe. Se Amleto tocca al primo e poi al secondo assalto, o al terzo scontro ne esce pari, sparino i cannoni dagli spalti: il re berr ad Amleto: a lui nuovo vigore! E nella coppa getter una perla pi rara di quella che sta in cima alla corona di quattro re danesi in successione presto, le coppe! e parli il timpano alla tromba, la tromba al cannoniere che sta fuori, e i cannoni al cielo, e cielo a terra, Ora, il re brinda ad Amleto. Su, iniziamo. E i giudici siano occhiuti. amleto Su, vieni. Dai. laerte Fatti avanti. Dai. amleto E una. laerte No. amleto Arbitro. osriC Toccato, palpabilmente toccato. laerte Va bene, avanti. re Fermi un attimo, datemi da bere. Amleto, questa perla tua. Alla tua salute! Timpani, Trombe e salve di cannone. Porgetegli la coppa. amleto Un altro assalto, prima. Tenetela da parte. Dai, vieni. Si battono di nuovo. Toccato, ancora. Che ne dici? laerte Lo ammetto. re Vince nostro figlio. reGina tutto sudato, e ha il fiato grosso. Amleto, prendi il mio fazzoletto, asciugati la fronte.

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La Regina brinda al tuo successo, Amleto. amleto Sei buona. re Gertrude, non bere. reGina No, voglio bere, scusami. Beve [e offre la coppa ad Amleto]. re [a parte] la coppa avvelenata. Troppo tardi. amleto Non posso bere adesso, mamma tra un po. reGina Vieni, che ti asciugo la faccia. laerte Sire, ora lo tocco io. re Non credo. laerte [a parte] Per, quasi mi ripugna alla cocienza. amleto Vieni; terzo assalto, Laerte. Che fai, ti gingilli? Ma mettici tutta la tua grinta! Mi tratti come un bambino viziato?! laerte Se lo dici tu? Dai, vieni. Si battono. osriC Niente dalle due parti. laerte Prenditi questa, ora. [Laerte ferisce Amleto; poi] nel corpo a corpo si scambiano i fioretti. re Separateli. Sono infuriati. amleto No, continua, vieni. [Ferisce Laerte,] la Regina cade. osriC Attenti alla regina. Fermi! oraZio Sanguinano tutti e due. Come va, Principe? osriC Come va, Laerte? laerte Preso al laccio come una beccaccia, e la trappola lho messa io, e muccide, giustamente. amleto Come sta la regina? re Si sente svenire alla vista del sangue. reGina No, no, la coppa, il vino. Oh caro Amleto! il vino, il vino! Mi hanno avvelenata. Muore. amleto Oh infamia! Fermi tutti! Sprangate le porte. C un assassino! Cercatelo. [Esce Osric.] laerte qui, Amleto. Amleto, sei gi morto, n c farmaco al mondo che ti salvi. In te di vita hai meno di mezzora, e larma traditrice tu lhai in mano, affilata in punta e avvelenata. E lorrendo inganno mi si ritorto contro. Guarda, qui cado

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per non rialzarmi pi. Tua madre avvelenata. Non ho pi forze. Il re il re il colpevole. amleto Anche la punta avvelenata! E sia. Veleno, su, lavora! Ferisce il Re. tutti Tradimento! Tradimento! re Amici, difendetemi ancora. Son solo ferito. amleto Tieni, incestuoso, omicida, dannato danese, bevi la tua pozione! La tua perla qui, santifica lunione! Segui mia madre. Il Re muore. laerte giusta ricompensa. Il veleno lha mischiato lui. Scambiamoci il perdono, nobile Amleto. la morte mia, la morte di mio padre non ricadan su te, n la tua su me... Muore. amleto Il Cielo ti liberi. Ti seguo. Muoio, Orazio. Sventurata Regina, addio. Voi che pallidi e tremanti guardate questa scena, n siete parte muta, siete pubblico, se solo avessi il tempo ma il sergente Morte se tarresta non desiste oh, quante cose avrei da dirvi Ma basti. Orazio, muoio. Tu vivi. Racconta tu di me, del caso mio a chi non ne sa ancora. oraZio Non sperarci. Son pi un romano antico che un danese. E qui c un fondo del veleno. amleto Se sei un uomo, dammi quella coppa. Su, lasciala, la finisco io. Mio Dio, Orazio, che nome ferito mi lascio dietro, se tutto resta ignoto! Se mai ho avuto posto nel tuo cuore, rinunzia per un po allultima gioia, nellaspro mondo trai con pena il fiato per raccontare la mia storia. Marcia in distanza [e suono di spari]. Che suono di guerra questo?

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Entra Osric. osriC Il giovin Fortinbras, tornato vittorioso di Polonia, agli ambascitori inglesi fa lonore di una guerresca salva. amleto Oh, muoio, Orazio. Il veleno forte, trionfa sul mio spirito. Non ho vita per sentir notizie dInghilterra, ma profetizzo che il re eletto Fortinbras che con voce morente scelgo anchio. Diglielo, e digli i fatti gravi o infimi che mi han spinto a... il resto silenzio. Muore. oraZio Un cuore nobile si spacca ora. Buonanotte, dolce Principe, e sciami dangeli ti cantino il riposo. Marcia interna. Perch i tamburi si avvicinano? Entrano Fortinbras, Ambasciatori inglesi, Soldati con tamburi e stendardi. fortinbras Dov la scena? oraZio Cosa vuoi vedere? Se dolore e stupore, cessa la tua ricerca. fortinbras uno sterminio! Oh superba morte, che festa ti prepari nella dimora eterna, se cos tanti prncipi in un colpo hai macellato? primo ambasCiatore Spettacolo atroce! E le notizie dInghilterra giungon tardi, a orecchie che non pi ci danno udienza. Che dirgli? Che il suo ordine eseguito, e Rosencrantz e Guildenstern son morti. E chi ce ne ringrazia? oraZio Non la sua bocca, se pure avesse vita per dir grazie. Quellordine di morte non fu suo. Ma poich qui arrivate in mezzo al sangue, uno dalle guerre polacche, e dInghilterra laltro,

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ordinate che questi corpi siano posti in alto, su un palco ben in vista, e consentite chio dica al mondo ignaro come sia successo tutto questo. Udrete di atti lascivi, cruenti, snaturati, di accidentalit volute in cielo, di massacri che avvengono per caso, di omicidi compiuti con lastuzia e con linganno, e, in questo finale, di complotti vani che ricadono addosso a chi li trama. Di tutto questo io posso raccontare. fortinbras Su presto, ascoltiamolo, e sia davanti al pubblico pi scelto. Quanto a me, con dolore, abbraccio la mia sorte. Su questo regno ho diritti tramandati, ed esso stesso che minvita a reclamarli. oraZio Anche di questo io racconter, e alla voce che ha scelto Fortinbras, altre saggiungeranno. Ma subito, parliamone, ora che abbiam la mente scossa, per paura che altre trame, altri errori, altre sventure possan seguire. fortinbras Che quattro capitani portino Amleto al palco, da soldato. Se messo alla prova, son sicuro, sarebbe stato un vero re. Risuoni musica marziale e riti di guerra parlino forte per lui. Su, via quei corpi; questa vista oscena, da campo di battaglia, non da scena! Ordinate ai soldati di sparare. Escono marciando [portando via i corpi], dopo di che si ode una salva di cannoni.

Finis

Appendici

La questione testuale

Copioni teatrali, questo era il primo stato dei testi che oggi chiamiamo William Shakespeare. E in quanto copioni, testi allo stato fluido che si venivano componendo per aggiunte, tagli, errori, improvvisazioni dattore fissate sulla carta perch durante lo spettacolo avevano funzionato assenza o abbassamento di voce di un attore, lite e successiva fuga dello stesso; insomma le mille accidentalit di cui fatto il teatro, arte del possibile per eccellenza. Quel che interessa a noi capire come arrivassero a coagularsi in testi stampati. E inoltre i testi, una volta pubblicati, sono da considerarsi opera di, secondo quel concetto di autorialit forte il Poeta con maiuscola che ereditiamo dal liceo? Scrive Jonathan Bate, nella prefazione alledizione del Folio (si veda pi avanti) da lui curata: Shakespeare inizialmente scrisse i suoi plays come un copione per lesecuzione pubblica, non come opere letterarie rifinite per la pubblicazione. Per poter capire lo status dei suoi testi e i problemi editoriali che presentano, dobbiamo cominciare ad abbandonare il modello moderno dellautorialit letteraria, col suo movimento dalla figura solitaria dello scrittore con davanti un pezzo di carta (o una macchina da scrivere o lo schermo di un computer) alla consegna di

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un manoscritto, o dattiloscritto, o file di computer alleditore, cui segue lediting e la correzione delle bozze. Il segno tradizionale dellautorizzazione di uno scrittore o scrittrice alla pubblicazione del proprio testo finale la riconsegna delle bozze corrette alleditore, il quale le affida a uno stampatore per la produzione in serie, la rilegatura etc. e poi alla distribuzione per la vendita sul mercato librario. probabile che Shakespeare abbia corretto di persona soltanto le bozze di due delle sue circa quaranta opere: i poemi narrativi Venere e Adone e Lo stupro di Lucrezia. In tutti gli altri casi, sempre necessario un processo congetturale per stabilire un testo di una certa autorevolezza. E poco pi avanti fa un interessante paragone. I plays non sono come romanzi, poesie o biografie. Non sono di propriet di un singolo autore. La migliore analogia moderna per lo status di un copione teatrale elisabettiano la sceneggiatura cinematografica. Gli sceneggiatori tradizionalmente occupano una posizione assai bassa nella catena alimentare hollywoodiana. Il pi delle volte, si assume una squadra di scrittori. A volte una squadra viene licenziata e unaltra assunta per rimaneggiare una sceneggiatura. I produttori chiederanno poi cambiamenti sulla base della loro percezione di ci che avr successo commerciale. I registi chiederanno cambiamenti sulla base della propria visione artistica, le star chiederanno cambiamenti che diano rilievo ai loro ruoli. Gli scrittori finiranno poi molto in coda ai titoli di testa. Solo dopo che lindustria maturata, lidea di pubblicare sceneggiature ha cominciato a esser presa in considerazione: la pubblicazione rimane per leccezione, non la regola, riservata ai classici, o a film di straordinario successo, o a film insolitamente artistici.1 Luso di pubblicare in edizione economica e in formato quasi tascabile volumi in quarto, dalla piegatura del foglio

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in quattro, da cui si ottengono otto pagine i plays di maggior successo era gi ben affermato. Va considerato che in assenza dogni legislazione moderna su copyright e diritto dautore, il testo era considerato propriet della compagnia. La pubblicazione in quarto spesso avveniva senza lautorizzazione della compagnia, edizione pirata quindi, spesso sciatta, con battute mal attribuite, o inserti di brani ricostruiti a memoria da attori o suggeritori fedifraghi, errori di paginazione, o crasi tra scene tra loro distanti ma simili per argomento o situazione. In questi casi le compagnie si affrettavano a pubblicare una loro edizione per cos dire autorizzata, specificando sul frontespizio che si trattava di unedizione corrected o augmented o as it was performed by cos come stata eseguita da e seguiva il nome della compagnia. Niente per impediva a stampatori poco scrupolosi di fare altrettanto. Dal xViii secolo a oggi, la critica si sforzata di distinguere tra Quartos buoni good , ossia pi o meno autorizzati dalla compagnia e stampati sulla base del promptbook, e Quartos cattivi bad vale a dire piratati e quindi soggetti a lacune, ricostruzioni avventurose, interpolazioni, errata attribuzione di battute o di scene. I risultati non sono sempre concordi, e proprio in questi ultimi ventanni certezze che parevano ormai raggiunte in epoca vittoriana sono state messe in seria questione. Crescente il consenso critico sullipotesi che i bad Quartos non siano soltanto edizioni pirata, ma documentino anche una fase primitiva di testi che organicamente venivano crescendo i bad Quartos sono spesso assai pi brevi e organizzandosi tramite correzioni o addizioni nel corso della pratica teatrale. Testi aperti quindi e in perenne flusso e mutazione. I Quartos non si rivolgevano certo allerudito o al bibliofilo, ma ai theatregoers, al pubblico variegato del teatro e in particolare agli appassionati; avevano una funzione assai simile a

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quello del libretto stampato per lopera veneziana del primo Seicento e poi per tutta lopera italiana fino a fine Ottocento: veniva venduto per pochi soldi agli appassionati che volevano leggersi i drammi per musica prima di vederli in scena, o dopo averli visti, per conservarne il ricordo. Erano quindi un sussidio a quellascolto attento cui abbiamo accennato. Ci sar stato chi dava una scorsa per impadronirsi della trama, e chi andava a cercare nel libro frasi, immagini, detti che lavevano impressionato durante la rappresentazione. Quanti tra quel pubblico potevano permettersi lulteriore curiosit di portarsi a casa il testo di un play? Siamo nella prima metropoli dellet moderna, con circa 200 000 abitanti, nel primo decennio del xVii secolo. I teatri che agiscono ogni pomeriggio sono circa una decina; contengono un numero variabile di spettatori: da circa 600, il Blackfriars, a circa 2800 ma spesso ve ne si infilano pi di 3000 , il Globe. un pubblico assai composito per classe sociale e istruzione. Cos descrivibile secondo un poeta del tempo, Sir John Davies: Un migliaio di borghesi, gentiluomini e puttane / Facchini e servit. La ricerca storica giunta alla conclusione che di quel pubblico circa un 30 per cento degli uomini e un 10 per cento delle donne sapessero leggere una proporzione assai alta rispetto ad altri paesi dellEuropa continentale. Enorme se paragonata allItalia arrivata al 1950 con circa il 70 per cento di analfabeti. Ma come si sapr il nesso tra Riforma protestante con la sua primaria esigenza che la Bibbia sia sottratta al monopolio dellautorit ecclesiastica e affidata alla lettura, e alla coscienza, individuale e alfabetizzazione molto forte. Bene, sappiamo per certo che tra quel pubblico i plays di maggior successo vendevano circa un migliaio di copie per edizione. Per noi, in assenza di una contabilit del botteghino del Globe, sono anche una misura della popolarit di Shake-

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speare; dal 1594 fino al 1598, testi a cui ha lavorato in tutto o in parte appaiono in quarto col solo nome della compagnia che li rappresenta. Dal 1598 il suo nome comincia ad apparire a partire da Loves Labours Lost, Riccardo ii e Riccardo iii. Sono anche un quasi certo indizio sui plays shakespeariani di maggior successo presso il pubblico. Alla morte di Shakespeare, nel 1616, esistevano sei stampe in quarto della prima parte dellEnrico iv, del Riccardo iii, e tre dellAmleto, del Pericle, di Romeo e Giulietta e del Tito Andronico. Ciascuna naturalmente con varianti che potevano andare dal microscopico al macroscopico. Shakespeare vivo, 18 dei suoi copioni per la scena furono stampati in quarto. E questo sarebbe stato il suo lascito, che avrebbe anche potuto rimanere silenzioso fino a una tardiva riscoperta novecentesca, come avvenuto per altri playwrights del suo tempo. Ma lanno stesso della morte di Shakespeare, il 1616, Ben Jonson, il pi colto dei playwrights, perch ricco di una formazione universitaria e il pi inserito nellestablishment del tempo, come autore di molti masques per la corte, aveva pubblicato per la primissima volta la raccolta dei suoi plays in un unico volume da lui stesso curato. Bench nobilitati dalla presenza nello stesso volume di poemetti e libretti per masques ritenuto genere pi nobile, perch spettacolo di corte , plays pubblicati con la cura che si dedicava ai generi alti parvero un eccesso di superbia ai letterati di qualit che difatti lo ripagarono col loro sarcasmo. Ma la fama, o meglio la fama delleccellenza di Shakespeare doveva persistere anche dopo la sua morte, se nel 1619 lo stampatore Thomas Pavier mette in cantiere quella che doveva essere una raccolta di plays shakespeariani e pubblica dieci testi. Limpresa si ferma perch tre attori della compagnia di Shakespeare, i Kings Men, Richard Burbage quello che

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fu forse il primo grande interprete dei ruoli tragici shakespeariani , John Heminges e Henry Condell ottengono unordinanza giudiziaria che impedisce il seguito della pubblicazione. Probabile avessero gi in mente di curare loro stessi una pubblicazione per cos dire autorizzata e canonica. E infatti, nel 1623, morto nel frattempo Richard Burbage, dopo unattenta cura che aveva comportato la trascrizione in bella, per cos dire, di parecchi promptbooks in possesso della compagnia, la raccolta di quartos sparsi ai quattro venti, e il confronto tra questi e copioni di compagnia, i due devoti attori diedero alle stampe un possente tomo in folio su doppia colonna detto per antonomasia Folio che conteneva ben trentasei testi ne era escluso Pericles ossia diciotto in pi di quelli gi apparsi in quarto. Sul frontespizio: Mr William Shakespeares Comedies, Histories, & Tragedies Published according to the True Originall Copies. Da notare subito lorganizzazione dei plays per generi, i due della tradizione classica, tragedia e commedia, e un terzo, Histories, quel genere tutto inglese, e centrale al teatro elisabettiano, in cui Shakespeare eccelle, sia per numero che per qualit di Histories. Al pubblico moderno potranno apparire storie remote, quanto King Lear o Macbeth, ma in realt lintera sequenza shakespeariana disegna i presupposti dellavvento al trono della monarchia Tudor; per il pubblico dallora era storia politica di immediata urgenza. In una frase acida rivolta a Polonio, Amleto lo esorta a trattare bene gli attori: Perch loro sono summa e cronaca del tempo. un autoelogio che ricade sul suo teatro. Pubblicato secondo le vere copie originali richiede uninterpretazione: con ogni probabilit si intende che ledizione stata condotta sui copioni in possesso della compagnia, o trascrizioni di questi. In alcuni casi documentabile che laddove il copione di compagnia era poco chiaro si fatto ricorso ai quartos. Tra le novi-

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t di presentazione editoriale, la divisione in cinque atti2 gi adottata da Ben Jonson per i suoi Opera Omnia, a imitazione dotta delle edizioni umanistiche delle tragedie di Seneca , e la conservazione delle brevi didascalie dazione tratte dai copioni di scena. Tra i testi maggiori che compaiono soltanto tra i diciotto del Folio: The Tempest, As You Like It (Come vi piace), The Twelfth Night (La notte dellEpifania), Julius Caesar, Macbeth e Antony and Cleopatra. Tra gli apparati che aprono il grosso volume, alla dedica dei due curatori al patrono della compagnia dei Kings Men, William Conte di Pembroke, Lord Chamberlain del re, e al fratello Philip Conte di Montgomery, segue una dedica ai lettori, anzi, alla pi gran variet di lettori. Dai pi capaci a coloro che sanno a malapena compitare [Shakespeare] vostro, di voi che lo leggete. E qui, speriamo, a seconda delle vostre diverse capacit, troverete abbastanza da ritenere e a un tempo intrattenervi; il suo ingegno infatti non pu pi rimanere nascosto n andar perso. Leggetelo, dunque, e pi e pi volte, e se non vi piace di certo siete in manifesto pericolo di non capirlo. Segno affettuoso di perfetta coscienza che nel ricordo grato dei suoi attori e in chiusura agli apparati vengono elencati i nomi di ventisei dei principall actors in all these plays in quella quasi industria dello spettacolo fortemente competitiva che era il teatro inglese del tempo Shakespeare meritava un posto deccellenza.

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Tutto chiaro quindi: assenza assoluta di fonti manoscritte, solo fonti a stampa, e in questo caso, per diciotto testi ne abbiamo due e in alcuni casi Romeo and Juliet, per esempio tre, per altri diciotto soltanto una, il Folio. Come si dovrebbe comportare il curatore di unedizione critica dei testi shakespeariani? O, per quel che pi interessa il mio lavoro, come deve comportarsi il traduttore-teatrante? Lesempio che pu meglio chiarire il problema appunto quello di Hamlet, o, meglio, dei tre Hamlet. Tra il 1709 e il 1714, Nicholas Rowe, poeta e playwright, pubblica in nove volumi quella che forse la prima edizione critica delle opere teatrali e poetiche di Shakespeare. Anche se in modo non sistematico, adotta alcuni dei criteri delle edizioni filologiche di testi classici o scritturali. In primo luogo, supporre che il testo pi antico sia pi vicino a un ipotetico Ur-text. Per Rowe, quindi il Quarto di cui disponeva in seguito noto come Secondo Quarto, in abbreviazione Q2, e vedremo perch doveva per forza essere pi dautore del Folio curato dai suoi attori. Tra le centinaia di integrazioni, correzioni, emendamenti introdotti da Rowe nella sua edizione, val la pena di soffermarsi su una macroscopica alterazione

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del testo del Folio, che ne modifica radicalmente la drammaturgia. Nel Folio, Amleto ha tre soliloqui. Per orientarci in unedizione moderna, useremo come punto di riferimento gli atti, suddivisi in scene. Il primo compare nella seconda scena del primo Atto, il secondo, in chiusura del secondo Atto, il terzo, il celebre To be or not to be, laria pi famosa di tutto lAmleto, nella prima scena del terzo Atto. In Q2, che come ricordo non diviso in atti ma una sequenza continua di scene, alla quindicesima scena nelle edizioni moderne Atto iV, scena quarta si incontra un lungo soliloquio. Amleto vede sfilare in distanza lesercito norvegese comandato da Fortinbras, che ha chiesto diritto di passaggio sulla terra danese e va a combattere in Polonia, e cos commenta: Exeunt all except Hamlet HAMLET How all occasions do inform against me, And spur my dull revenge! What is a man, If his chief good and market of his time Be but to sleep and feed? a beast no more. Sure, he that made us with such large discourse, Looking before and after, gave us not That capability and godlike reason To fust in us unused. [Escono tutti salvo Amleto.] amleto In ogni incontro c per me unaccusa, che sprona la mia torpida vendetta. Cos un uomo, se del suo tempo fa mercato e poi il guadagno solo dormire e mangiare? Una bestia, niente pi. Lui che ci ha dato intelletto cos alto, capace di vedere e cause e effetti, non ci ha dato tale facolt, la divina ragione, perch in noi ammuffisca

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non usata. Ora, per un qualche oblio bestiale, o scrupolo codardo che mi fa pensare ogni minuzia dellazione un pensiero che spaccato in quattro si mostra sensato per un quarto e per tre vigliacco io non so perch continuo a vivere dicendomi: tu devi, fallo! Ne hai causa, mezzi, forza e volont: fallo! Esempi grandi come il mondo mi ci spingono: guarda questesercito, cos ingente e costoso, condotto da un principe di fine sentimento e cos giovane, il cui spirito, gonfio di divina ambizione, fa boccacce allevento imprevedibile, esponendo quel che mortale e incerto a tutto ci che fama e morte e rischio osano. E tutto per un guscio duovo rotto, una corona. S, esser grandi non vuol dire muoversi per grandi cause, ma in un bruscolo trovar giusto motivo di una lotta, se lonore in gioco. E io che faccio? Io che ho un padre ucciso, una madre sporcata, a pungolo del sangue e della mente, lascio che tutto dorma e a mia vergogna vedo imminente la morte di ventimila uomini, che per una fantasia, una voglia di gloria, van verso la tomba come a letto, lottano per una zolla, che certo non d causa a tali numeri, e non c tomba o fossa cos grande che contenga e nasconda un tal massacro. Dora in poi non avr pensiero in mente che non sia sangue; ogni altro vale niente.

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bello, certo. Ma se si conosce bene lAmleto, parecchie cose circa la propria indecisione le ha gi dette e con ben maggior vigore, nel primo, secondo e terzo dei suoi soliloqui; per certi aspetti, parrebbe una sorta di riassunto delle puntate precedenti. Inoltre, nella prima parte, Amleto si rivela assai meno scettico, la Montaigne, ben pi umanista e certo della divina ragione, lui che qualche tempo prima aveva definito luomo quintessenza di polvere, e persino si direbbe un po pi sicuro dellesistenza di un qualche dio di quanto non appaia nel resto della sua tragedia. Potente limmagine dei ventimila uomini che van verso la tomba come a letto, ma in realt questo bel soliloquio aggiunge ben poco e ritarda la catastrofe. Per Nicholas Rowe, per, lassenza di questo soliloquio era da interpretarsi come una lacuna, quindi lunica via era la collazione tra i due testi. E cos, sino a poco fa, ci si sempre comportati, per tutti i testi con una, o alcuni due, fonti a stampa precedenti al Folio. Piano piano il Folio si venuto rimpolpando ed emendando sulla base dei quartos. A complicare le cose, nel 1823, si fece una scoperta che venne a turbare i sonni della gi agguerrita legione di editors shakespeariani, arricchiti, rispetto a Rowe, di nuova acribia filologica germanica. Un gentiluomo di campagna trov in un ripostiglio un vecchio libro, mancante dellultima pagina. Sul frontespizio, il seguente titolo: The Tragicall Historie of Hamlet, Prince of Denmarke. By William Shake-speare. As it hath beene diverse times acted by His Hignesse servants in the Cittie of London: as also in the two Universities of Cambridge and Oxford, and else-where. At London printed for N.L. and Iohn Trundell. 1603

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Lapparizione di questo testo caus forse maggior sconcerto di quella del padre di Amleto. In primo luogo, predatava di un anno o poco pi quella del Quarto sin qui conosciuto e da quel momento divenuto Q2, e Q1 il testo ritrovato. Poi, anche se parecchi erano i punti di coincidenza con i due Amleti noti, radicale era la differenza di struttura drammaturgica. Articolato in diciotto scene continue, in media pi brevi, spesso presentava sequenze di azioni rovesciate rispetto a Q2 e Folio (F). Ne viene fuori una drammaturgia rapida e rozza ma a mio parere efficacissima in cui farsa e tragedia si rincorrono in veloce alternanza. Diversi i nomi dei personaggi: Polonio, si chiama Corambis, Laertes anagrammato in Leartes, Rosencrantz e Guildenstern appaiono meno tedeschi e pi anglicizzati come Rossencraft e Gilderstone. E i luoghi che diverranno col Romanticismo le arie celebri dAmleto, vi compaiono, ma profondamente diversi per linguaggio e immagini.1 Cosera questo strano oggetto che si era conservato in una capsula di tempo? Per chiarire le enormi differenze che esistono tra il testo ritrovato e i due gi noti, basti un criterio quantitativo. Q1 contiene 2154 righi di testo contando come tali parti in versi e parti in prosa mentre Q2 ne contiene 3723. F include invece 70 righi che non appaiono in Q2, ma ne esclude ben 230 di Q2. Si scaten una questione critica accesissima, che in parte, anche se molto affievolita, dura sino a oggi. Per largomento che vado articolando, basti citare le diverse ipotesi che si sono fatte, in quasi due secoli, nessuna delle quali ha trovato conferma documentale. Testo spurio; canovaccio shakespeariano pesantemente, a un tempo, tagliato e interpolato, e in parte riscritto; ricostruzione mnemonica da parte di un prompter o uno o pi attori fedifraghi; prima stesura di mano di Shakespeare, pesantemente corrotta, ma in cui permane uno scheletro dautore, indizio di un

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Ur-Hamlet, quindi, che si sarebbe successivamente arricchito e perfezionato nella drammaturgia in successive riscritture dautore; un Ur-Hamlet come riscrittura o rimaneggiamento di un Ur-ur-Hamlet di Thomas Kyd, sullesistenza del quale esistono vari indizi documentali. La storia dellaccanimento critico sui tre testi dAmleto decampa affatto dal mio discorso, che si vuol mantenere strettamente entro i limiti del mio mestiere di dramaturg e traduttore specificamente teatrale. Quel che mi interessa far notare che a partire dalla scoperta di Q1 divenuto il bad Quarto per antonomasia un piccolo grano di dubbio si insinuato nella mente dei curatori e critici testuali dellopera shakespeariana, dubbio che andato crescendo in questi ultimi ventanni sino a dar luogo a una diversa posizione critica. Lo si pu cos riassumere: legittimo applicare a testi teatrali, rimasti a lungo allo stadio di copione soggetto a tutte le accidentalit e variazioni della pratica teatrale riscritture, adattamenti a seconda dei diversi pubblici, improvvisazioni dattore aggiunte al testo perch apprezzate dal suggeritore o dallautore stesso, tagli etc. , i criteri della cura filologica nata per emendare testi da errori accumulatisi attraverso le successive trascrizioni di interi lignaggi di amanuensi? Negli ultimi trentanni del secolo appena scorso, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, si andato sviluppando lo studio delle pratiche rappresentative performance studies del teatro elisabettiano e giacobita, movimento in un certo senso affine allo studio delle pratiche esecutive originarie nella musica clta. su impulso di questo tipo di studio che andato mutando anche, e radicalmente, latteggiamento dei curatori delle pi recenti edizioni critiche. Non si mira pi a ritornare a un ipotetico manoscritto autorale, al presunto stato del testo al momento in cui Shakespeare lo consegnava agli attori della

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compagnia, ma a una possibile rappresentazione originaria, al copione che ne era alla base, con tutti i mutamenti che questo aveva subito nel corso della pratica teatrale. La verifica pratica di quanto ho appena detto qui davanti a me sulla mia scrivania. una mia traduzione di Amleto per la stagione 2012-2013. Un Amleto rigorosamente secondo il Folio, perch sono sempre pi convinto della tesi sostenuta da Jonathan Bate, il curatore dellultima edizione moderna, che cos esprime citando due mirabili pioniere della causa Folio, due studiose bostoniane, Charlotte Porter e Helen Clarke, che nel 1903 ne curarono unedizione con grafia originale, cio non modernizzata: Il primo Folio rimane, di fatto, il testo pi vicino alla scena di Shakespeare, alla propriet di Shakespeare, allautorialit di Shakespeare.2 Al tempo stesso, io e il Teatro Due di Parma avremmo3 deciso di mettere in scena in parallelo come esercitazioni per giovani attori e allievi dei miei corsi veneziani il bad Quarto, che a mio parere offre uninteressante chiave di lettura dellAmleto maggiore. Bene, per procedere in questo lavoro, che per ironia consiste nellemendare a rovescio il testo tradotto da tutte le accrezioni derivate da Q2, ho davanti a me ben tre testi: The Rsc Shakespeare, Complete Works, ossia il Folio (2007), e i due volumi separati dellAmleto nella nuova edizione critica della Arden,4 luno che presenta il testo di Q2 (1604-05), addizionato dei passaggi che compaiono solo sul Folio sempre segnalati in nota e laltro che presenta integrali due testi: il Quarto del 1603 e il Folio del 1623. In un certo senso, un ciclo si compie, dalla ricerca di un Urtext dautore si tornati ai tre copioni originari visti come tre tappe di un complesso processo generativo. Se ho qui riassunto in rapido scorcio lenorme questione testuale solo per far capire che quel testo cui deve tornare un regista o

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un traduttore pi simile a una stratificazione geologica di scritture e riscritture generate nel corso di varie rappresentazioni, sotto limpulso di pratiche e convenzioni teatrali, che a un testo letterario perfettamente coordinato dalla volont sovrana di un autore.

Nota bibliografica

Testi di riferimento in lingua originale


Per chi voglia cominciare a orientarsi nel continente Shakespeare, fornisco qui di seguito una bibliografia minima. Le due edizioni di riferimento, con divergenze di metodo e di scelte editoriali, sono: la Arden Shakespeare che sin dalla fine del xix secolo pubblica in singoli volumi, oggi anche in paperback, tutti i testi shakespeariani con ricchi apparati critici. Ci che rende di particolare valore le edizioni Arden la decisione, presa molti anni fa, di pubblicare nuove edizioni critiche dei testi con una scadenza circa trentennale; curati dai migliori studiosi, sono quindi sempre aggiornati alla filologia, alla critica pi recente, e oggi a quella nuova e fondamentale branca degli studi sul teatro elisabettiano che sono i performance studies. Non sono quindi testi soltanto per filologi e critici accademici, ma per uomini di teatro che agiscono entro una tradizione clta.

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The Oxford Shakespeare, The Complete Works, pubblicato dalla Oxford University Press: lintero corpus shakespeariano, in edizione critica, con note e apparati contenuti in un monumentale volume separato. Dellopus completo esiste sia unedizione mammuth che unedizione compact. La prima edizione, a cura di Stanley Wells e Gary Taylor, apparsa nel 1988. Una nuova edizione, riveduta e aggiornata alla luce degli studi pi recenti, uscita nel 2005, a cura di Stanley Wells, Gary Taylor, John Jowett, William Montgomery. Acquisizione recente al canone delle edizioni critiche indispensabili ledizione integrale, nel 2007, dellin folio del 1623, a cura di Jonathan Bate e Eric Rasmussen, pubblicato dalla MacMillan in associazione con la Royal Shakespeare Company, e gi comunemente chiamato The Rsc Shakespeare. Questo fondamentale libro che probabilmente ci mostra la tesi sostenuta da Bate nella sua introduzione i testi shakespeariani come realmente andarono in scena, o che cosa di essi and in scena, la prova decisiva che gli studi shakespeariani si sono finalmente e del tutto spostati dalla muffa delle accademie alla vita dei teatri. La Royal Shakespeare Company infatti al momento impegnata a mettere in scena, nel corso di qualche anno, tutti i testi nella versione che il Folio ci propone.

Shakespeare in italiano
Ledizione di riferimento di un tutto Shakespeare con testo a fronte quella dei Meridiani Mondadori, in dieci volumi, per la cura esemplare di Giorgio Melchiori, insigne studioso e traduttore. Purtroppo, le traduzioni sono di autori diversi

Nota bibliografica

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e quindi con risultati assai diversi. Una curiosa frase redazionale nel testo di presentazione dellopera ci d questinformazione: Traduzioni eseguite da scrittori come Montale, Luzi, Quasimodo, Wilcock o da insigni specialisti. Di chi fidarsi di pi degli scrittori o degli insigni specialisti? Le pi affidabili traduzioni ad alto grado di leggibilit le troviamo nei molti testi tradotti e curati da Agostino Lombardo e Nadia Fusini, in gran parte disponibili in libreria nellUniversale economica Feltrinelli.

Shakespeare in rete
Se si chiede a Google di dirci qualcosa su Shakespeare, ci risponde con 46 milioni di siti. Affidarsi con serendipica indolenza alla ricerca casuale pu essere un sottile piacere e spesso un utile passatempo. Qui si offrono alcuni siti indicativi per un inizio di ricerca motivata. Per iniziare a orientarsi nel labirinto, il motore di ricerca di pi facile consultazione su Shakespeare : http://shakespeare.palomar.edu A un livello assai pi specialistico, il sito della British Library richiede un login: http://www.bl.uk Da consultarsi i siti, qui di seguito, delle due compagnie nazionali inglesi: Royal Shakespeare Company: http://www.rsc.org.uk/

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National Theatre: http://www.nationaltheatre.org.uk/ Per chi possiede iPhone o iPad, un consiglio utile scaricare da Apple Store lapplicazione Shakespeare Pro, con tutti i testi di Shakespeare a portata di dito. un ottimo sistema di ricerca. un buon passatempo da treno, e assai istruttivo, cercare occorrenze e concordanze: straordinaria scuola di critica stilistica e di lettura ravvicinata del testo. In tempi non remoti servivano quintali di schede perforate e computer grandi come grattacieli.

Amleto in dvd

Cito nel saggio introduttivo quasi tutti gli Amleti che, a mio giudizio bisognerebbe avere in dvd. E qui li elenco di nuovo. Tutto quel che non menziono quasi tutti i pi noti e notori Amleti in versione film ha la mia disapprovazione. Hamlet (1948) film con regia di Laurence Olivier, e lui medesimo nel ruolo del titolo. Si trova nella bella e indispensabile serie di film restaurati, The Criterion Collection. Hamlet (1964) ripresa televisiva dello spettacolo teatrale diretto da John Gielgud, con Richard Burton nel ruolo del titolo, Image Entertainment. Di difficile, ma possibile, reperibilit. amazon.com rinvia ad altri venditori. Attenzione, lo si trova soltanto in regione 1. LAmleto in russo, nella traduzione di Boris Pasternak e con la regia di Grigorij Kosintsev (1964, Facets Video) anchesso difficile da reperirsi. amazon.com rinvia ad altri venditori. Anche in questo caso, il dvd di regione 1. Con regia di Peter Brook (2005), la rielaborazione per video

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

dello spettacolo teatrale del 2001 un dvd Arte video, distribuito dalla Facets Video. Regione 0, quindi universale. Il dvd contiene anche un ottimo film-intervista con Peter Brook, Brook by Brook, realizzato dal figlio Simon Brook. Un Amleto assai interessante che gronda ironici, ma anche dolorosi, disgusti e ribellioni sessanta quello con la regia di Tony Richardson, e il Principe di Nicol Williamson, che respingendo The Queens English, fa parlare il suo Amleto con marcato accento proletario (1969). Stupir lantiaulica Ofelia di Marianne Faithfull. Distribuzione Columbia Picture; regione 2. Per un Amleto pi recente anchesso, come inevitabile, intriso di Zeitgeist, spirito dei tempi lo spettacolo della Royal Shakespeare Company del 2009, con la regia di Gregory Doran, ottimamente ripreso dalla Bbc. Avanza in crescendo come un avvincente thriller psicologico. Il protagonista, David Tennant, stralunato e sofferto, ma anche straordinariamente comico (finalmente!). Distribuzione Bbc-Rsc; regione 0.

Note

Premessa
Sulla particolarissima natura dei testi shakespeariani si veda lappendice La questione testuale. 2 Dramaturg: che in italiano si usi la parola tedesca senza per la maiuscola che un sostantivo vorrebbe indicativo della scarsa familiarit che si ha con questa figura professionale ritenuta ormai indispensabile nei teatri europei e americani. La definizione minima che se ne pu dare : esperto di testi teatrali e di tutti i tipi di lavoro testuale che il teatro comporta: traduzione, riduzione, rielaborazione, trasposizione da un altro medium ad esempio romanzo, racconto o, spesso oggi, sceneggiatura cinematografica. E inoltre, scelta dei testi, proposte, viaggi esplorativi per conoscere altre tradizioni teatrali etc. Se si vuole trovare un capostipite al mestiere, non se ne potrebbe incontrare di pi illustri: Goethe, negli anni in cui fu Intendant al Teatro di Corte di Weimar. Un altro illustre esempio, fuori dalla tradizione tedesca, Vladimir NemiroviDanenko, che per anni lavor in tandem con Konstantin Stanislavskij.
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Introduzione. Un eccellente attore

NellItalia dei nostri giorni c un rivelatore infallibile per capire se abbia-

mo davanti un cretino, o cretina: pronuncia midia, credendo sia parola ingle-

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

se e lo riferisce soltanto ai mezzi di comunicazione di massa, tv e, nel caso leggesse, giornali. Attinge al capolavoro quando dice un midia. Naturalmente la parola latina, ed un neutro plurale che d medium al singolare. Per convenzione in italiano trasponiamo il neutro latino al maschile. E per lunga consuetudine pronunciamo il latino allitaliana. Cos come gli inglesi, allinglese, e i francesi alla francese medim, media. Inoltre, medium ha numerosi significati, determinati dal contesto, ma qui ce ne interessa uno: un mezzo, un procedimento linguistico, stilistico, che veicola significato.
2

Sulla questione dei testi di Amleto, si vedano le appendici La questioSi veda lappendice La questione testuale, p. 175. Si vedano le appendici La questione testuale e I tre Amleti, alle Il primo studio di Ernest Jones su Amleto apparve in The American

ne testuale e I tre Amleti, alle pp. 175 e 183.


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pp. 175 e 183.


5

Journal of Psychology, nel gennaio del 1910. Il titolo era significativo The Oedipus Complex as an Explanation of Hamlets Mistery. Come si nota, si d per scontato che Amleto personaggio, poich lanalisi tutta sui moventi inconsci del signor Amleto sia un mistero che richiede una spiegazione. Gli studi successivi, in tedesco e inglese, sono revisioni e estensioni di quel primo. Pubblicati poi in volume, col titolo Hamlet and Oedipus, dopo ulteriori revisioni ed estensioni, nel 1949.
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Dello spettacolo fu girato un film in bianco e nero, stampato in due sole

copie, che avrebbero dovuto essere mostrate in cinema del normale circuito per due soli giorni e poi, per contratto, distrutte. Richard Burton se ne appropri e gli dobbiamo tutta la nostra gratitudine postuma. Una copi la sped al British Film Institute. La seconda la tenne per s. Questultima, ritrovata nel 1988 dalla vedova, Sally Hay, stata riversata in dvd. Facilmente ottenibile da amazon.com. Pi di quarantanni dopo, gli aggettivi storico e rivoluzionario si rivelano ancora tuttaltro che iperbolici.
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Come posso dire che una traduzione in una lingua che non conosco affatto

come il russo bella? Ho pi volte visto, e ascoltato, in dvd il film di Kozintsev, e quel che percepisco sono puri valori fonici del testo di Pasternak. Ebbene,

Note

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ho limpressione che si tratti di una di quelle traduzioni-trascrizione, nel senso musicale del termine, e che con tuttaltra strumentazione conservi molto dei valori melodici, timbrici e ritmici delloriginale. Tra i pi grandi esempi di trascrizioni musicali, e le cito per dare un esempio solido della mia idea di traduzione-trascrizione, le Sinfonie di Beethoven trascritte per pianoforte da Liszt. Tra le ragioni per cui vorrei trascorrere i miei ultimi anni imparando il russo, c il desiderio di poter valutare le traduzioni shakespeariane di Pasternak, e la mitica traduzione di Alices Adventures in Wonderland di Vladimir Nabokov.
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Un elenco sommario delle opere in cui questo tema centrale include,

tutte le Histories, in particolare Richard ii, e Richard iii, questultima ritratto a grandezza naturale di un usurpatore; certo Macbeth e King Lear, ma anche, e forse soprattutto, The Tempest. Sullargomento si veda il saggio di Stephen Greenblatt, Shakespeare and the Uses of Power su The New York Review of Books, vol. 54, n. 6, April 12, 2007.
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Sulla presenza di temi cattolici in Amleto, si veda lo studio di Stephen

Greenblatt, Hamlet in Purgatory, Princeton University Press, Princeton 2001. Trad. it., Amleto in purgatorio. Figure dellAldil, Carocci, Roma 2002.

La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca


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da segnalare al lettore e ancor pi allattore e al regista che conven-

zione grafica adottata nelle edizioni critiche shakespeariane distinguere le molte didascalie decise dal curatore, e tutte intese a chiarire lazione scenica, con parentesi quadre, dalle rade didascalie che compaiono nelle fonti, in massima parte nel Folio.

La questione testuale
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The Rsc Shakespeare, Complete Works, pp. 50-52. La divisione in atti, gi per alcuni testi di Shakespeare scritti per il

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La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca

Blackfriars, che era un teatro coperto, e sempre pi per rappresentazioni in teatro al chiuso, avr inoltre una necessit pratica per sostituire le candele o rimboccare i lumi a olio.

I tre Amleti
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hamlet To be, or not to be, I theres the point, / To Die, to sleep, is

that all? I all: / No, to sleep, to dreame, I mary there it goes, / For in that dreame of death, when wee awake, / And borne before an everlasting Judge, / From whence no passenger ever returned, / The undiscovered country, at whose sight / The happy smile, and the accursed damnd (Hamlet, da Q1, detto anche Bad Quarto). Amleto Essere, o, non essere, s, questo il punto: / morire, dormire, ed tutto? S, tutto. / No, dormire, sognare, s, certo qui il nodo, / poich in quel sogno di morte, quando ci svegliamo / e siamo condotti davanti a un Giudice eterno, / da cui nessun passeggero mai ritornato, / il paese inesplorato, alla cui vista / i giusti sorridono e i maledetti sono dannati (Traduzione di Alessandro Serpieri. Cito da Il primo Amleto, a cura di Alessandro Serpieri, Marsilio, Venezia 1997. Ottimo e fondamentale contributo agli studi shakespeariani in italiano.)
2

La citazione compare nellarticolo di Jonathan Bate, The Folio resto-

red, sul Times Literary Supplement del 20 aprile 2007. Ledizione curata da Charlotte Porter e Helen Clarke apparve in dodici volumi per leditore Thomas Crowell, New York 1903.
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Tagli al Fus (Fondo unico per lo spettacolo) permettendo. Hamlet, a cura di Ann Thompson e Neil Taylor, The Arden Shakespe-

are, London 2006; Hamlet. The Texts of 1603 e 1623, The Arden Shakespeare, London 2006.

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