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2ª EDIZIONE RIVISTA E AMPLIATA

NINO DORI
ALDO ONORATI
GIORGIO SIRILLI
PIERO TORREGIANI

ALBANO LAZIALE - ROMA - 2014


Da sinistra: Giorgio Sirilli, Nino Dori, Aldo Onorati,
Piero Torregiani, con lo sfondo del Lago di Albano.

Il dialetto è parte della storia millenaria, e questo libro


vuole essere un contributo al mantenimento dell’identità di
Albano Laziale e dei Castelli Romani.
Il dialetto albanense di questo vocabolario può essere
ricondotto a quello parlato nella seconda metà del secolo
scorso, in particolare negli anni successivi alla Seconda
guerra mondiale.
Il volume contiene, oltre al vocabolario composto da
2.100 lemmi circa, due racconti brevi, due filastrocche e più
di 320 detti e proverbi.
Nino Dori Poeta e pittore. Autore della raccolta di poesie
in dialetto albanense “Avavo quanti ne vevo ...
e quanti se ne vavo”.

Aldo Onorati Scrittore, poeta, giornalista, docente. Promotore


di iniziative e attività culturali, ha pubblicato
vari libri anche sulla cultura e le tradizioni dei
Castelli Romani. Le sue opere sono state tradotte
in varie lingue.

Giorgio Sirilli Economista e statistico. Direttore di ricerca del


CNR e docente universitario. Promotore di
attività culturali e politiche, è stato assessore
del Comune di Albano Laziale.
(giorgio.sirilli@cnr.it)

Piero Torregiani Imprenditore nel settore tipografico. Amante


delle tradizioni popolari e promotore di attività
culturali.
(torregianipiero@libero.it)
Albano Laziale, “La fontana del Mascherone”
antica fonte delle sorgenti di Palazzolo
Nino Dori, Aldo Onorati, Giorgio Sirilli, Piero Torregiani

Vocabolario
del dialetto
albanense

SECONDA EDIZIONE
RIVISTA E AMPLIATA

Albano Laziale
Marzo 2014
Prefazione

Dunque in Italia esistono ancora dialetti? Dunque a non molti chilometri da Roma
vi sono centri che parlano ciascuno un proprio dialetto? Dunque ad Albano c'è chi si
occupa del dialetto locale, l'arbanese (in dialetto, appunto) o, in italiano corrente, alba-
nese o, ancora, col latinismo curiale e burocratico, preferito nel titolo dagli autori, alba-
nense? Questo vocabolario, meritorio in sé, come poi dirò, ci aiuta anche a rispondere
con un triplice sì alle domande, sfidando forse lo stupore dei non bene informati.
Il fatto, il grande fatto è che la storia e la geografia hanno creato condizioni assai
differenti allo sviluppo linguistico dei popoli europei. Mentre oltre le Alpi dal pieno
Medio evo si è potuta sviluppare una storia di convergenze politiche e culturali favori-
te da vaste pianure e grandi fiumi, di qua delle Alpi vi è solo una pianura, più piccola
della Provenza, la piana del Po, stretta tra Alpi e Appennini, da cui si diparte "la Lun-
ga" (così i geografi arabi chiamavano l'Italia), un territorio in gran parte in pendenza,
tormentato dagli Appennini che ancora pongono problemi a chi voglia traversarli in au-
to, coronato da isole o piccole e mal raggiungibili o maggiori, ma internamente ancor
più frantumate del "continente". Qui perciò fin dall'antichità protostorica la geografia
ha offerto le condizioni per lo sviluppo di nicchie linguistiche separate, dove popola-
zioni di diversa provenienza trovarono stanza e poterono poi resistere all'uniforme la-
tinizzazione. Dal Medio evo la storia e la politica delle potenze nazionali europee han-
no fatto il resto, favorendo per secoli la persistenza di differenti stati e città capitali, cia-
scuna a suo modo in contatto con l'Europa (Austria, Germania, Francia, Gran Breta-
gna, Spagna) più che con le altre capitali italiane. Non a torto nel tardo Medio evo in
Francia si diceva "les Italies", al plurale. E a metà Ottocento Cesare Correnti paragona-
va l'Italia a un appartamento in cui le stanze comunicassero ciascuna con l'esterno, ma
non tra loro.
A ragione un grande storico francese della passata generazione, Fernand Braudel,
osservando l'insieme del mondo europeo e mediterraneo nel pieno Rinascimento, se-
gnalava per l'Italia un carattere da lui designato con un ossimoro: la insigne, magnifi-
ca debolezza. E questa peculiare debolezza (secondo Braudel in Europa solo la Germa-
nia si avvicina all'Italia) è l'eccessiva presenza di grandi città capitali, ciascuna con una
sua fisionomia particolare, una sua capacità di egemonia, nel senso ampio che Antonio
Gramsci ci ha insegnato a riconoscere in questa parola. Ciò ha pesato e pesa nei pro-
cessi di unificazione, ma anche protegge da omologazioni perverse e, con la sua va-
rietà, è una riserva preziosa di vitali potenzialità autonome e creative.
Come in un gioco di grandezze e figure frattali, in cui lo stesso modulo e rapporto
si itera in scale sempre più ridotte, la stessa preziosa debolezza si ripete e ritrova intor-
no ai grandi centri urbani che con la loro diversità profonda segnano la storia italiana.
L'Italia non è solo la terra delle cento città, è anche la terra dei mille e mille centri mi-
nori raccolti intorno alle antiche capitali, anch'essi irriducibilmente segnati da tradizio-
ni proprie solo a ciascuno, da parlate fieramente e tenacemente distinte da quelle dei
centri anche più vicini. Alessandria e Novara, Como e Lodi, Padova e Vicenza, Lucca e
Pisa, Siena, Arezzo e Perugia, L'Aquila e Sulmona, Cosenza e Catanzaro, Enna e Agri-
gento, i membri di queste coppie o triple vogliono essere, sanno di essere ed effettiva-

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mente sono mondi culturali diversificati, tanto che perfino rischia d'essere avvertito of-
fensivo se si appaiano alla buona come ora s'è fatto. Sono mondi diversificati nei gu-
sti, nella cucina, nei modi di vita, nel parlare. L'incauto forestiero che non sa rischia di
essere travolto da proteste e peggio se confonde i tortelli di zucca di Ferrara con quelli
soltanto omonimi di Reggio o di Modena. E, se è lecito dirlo, scendendo appena nella
scala demografica, lo stesso grado di diversificazione si ritrova tra Bagheria e Castelve-
trano, tra Sorrento e Torre Annunziata, tra Cori e Velletri, tra Sesto e Prato, tra Cogne e
Cuorgnè: anche qui ci sono distanze culturali che la carta geografica non riesce a far
presenti e che, nella classe intellettuale nazionale, solo qualche dialettologo più fine ed
esperto conosce.
Ma, per rendersi conto delle distanze, a parte la dialettologia e la vita a contatto con
le realtà locali, basterebbe ed è sempre utile guardare le raccolte di blasoni popolari.
Scopriamo così che in loco è viva la percezione delle differenze tra, poniamo, Ascoli Pi-
ceno (Asculà, Asculà, larghe de vocca e stritte de ma) e centri vicini, ora deprezzati dai
vicini (Masciù, Masciù, Masciù, vacce na voda e 'n ce i più. E se ce vuò rejì, puortete
le pa, lu vi e lu liette pe dermì; Ce ne jeme a Sant Jache, llà ce sta tutte 'mbriache, ce ne
jeme a Collegane, là ce sta tutte villane, ce ne jeme su Masciù, su ce sta tutte cafù) ora
invece pregiati (E' li Scalelle nu paese bielle, è fabbricate a ferre de cavalle, ce sta la ge-
ventù de sangue bielle, è bianche e rusce come lu coralle; Seme de Sante Jache e seme
donne, la 'uerra la faceme senza l'arme, seme più forte nu de li colonne ecc.). Del resto,
i blasoni popolari castellani non sono in genere teneri, come proprio in questo volume
si ricorda: arbanese fregnone e broccolaro, castellano miccarolo, frascatano pallonaro,
genzanese rogarolo, marinese ajo cipolla e peperino, nemese sciorno, ricciarolo biedone,
rocchiciano fascettaro, velletrano sette vorte villano.
Se un difetto ha il nostro ceto intellettuale è non essere abbastanza consapevole del-
la straordinaria variegata ricchezza di quella che, trent'anni fa, ho chiamato "l'Italia dei
paesi". Peggio: il ceto intellettuale delle capitali attinge spesso a quella ricchezza il me-
glio delle sue energie, ma poi finge di dimenticarla e la rimuove. Sotto la scorza pati-
nata e lustra dell'omogeneità televisiva, di pessime bevande americane, di porcherie da
fastfood, di capi d'abbigliamento simili, quella varietà resiste e il diversificarsi delle par-
late, chi lo osservi con qualche attenzione, ne è indice e, forse, insieme condizione.
Ho cominciato a occuparmi della realtà linguistica italiana quasi cinquant'anni fa e
mi sono subito imbattuto in autorevolissime dichiarazioni di morte prossima o già av-
venuta dei dialetti. Studiando un po' mi sono poi accorto che queste dichiarazioni ri-
petevano con poche varianti quelle che possono leggersi in molti dizionari dialettali fio-
riti durante o poco dopo gli anni dell'unificazione politica nazionale. Il fatto è che c'è
una falsa lettura della realtà linguistica italiana (e non solo) dettata da un'idea altret-
tanto falsa: che la nostra mente linguistica sia come un secchio o uno sciacquone in cui,
se si versa una lingua, forzatamente deve uscirne quella che c'era prima. I primi timidi
passi verso l'appropriazione effettiva della lingua nazionale vennero subito ritenuti
campane a morto per il persistere dei dialetti. Non fu, non è stato e non è così. Oggi
meglio di ieri ci rendiamo conto di quanto ogni comunità umana sia naturalmente in-
trisa di plurilinguismo, di coesistenza, anche nelle singole persone, di capacità idioma-
tiche diverse. Un'idea più adeguata di ciò ci permette di correggere la falsa lettura cui

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accennavo. Il pur faticoso ma sicuro cammino che la popolazione italiana ha compiu-
to negli ultimi quarant'anni verso l'appropriazione effettiva della lingua nazionale, una
lingua ancora cinquant'anni fa straniera in patria, una vera lingua di minoranza (dis-
se ironicamente un valoroso glottologo padovano, Giambattista Pellegrini), non ha
scacciato dalle diverse regioni i diversi dialetti, ma si è accompagnata e si accompa-
gna a essi, al persistere del loro uso sia pure in forme per ciascuno innovative rispet-
to al passato.
Come già è accaduto di osservare e perfino dover ripetere, la maggiore sicurezza lin-
guistica, creata dal sempre più largo e diffuso possesso dei mezzi espressivi, consente a
ciascuno di passare, a seconda delle occorrenze, dai registri più accentuatamente loca-
li e municipali ai registri espressivi di più larga circolazione regionale e nazionale, dai
più informali ai più formali. Ciò ha cancellato quasi del tutto l'ostentazione scolastici-
stica della "dialettofobia", dell'odio per i dialetti, anzi, si disse da qualcuno, della "ma-
lerba dialettale". Certo hanno giovato le grandi esperienze mistilingui sia del teatro sia
di prosatori del Novecento, da De Filippo e Gadda e Pasolini e Meneghello ai più re-
centi Camilleri o Pariani, e ha giovato la grande fioritura di liriche che si sono avvalse
magistralmente dei dialetti, Guerra, Buttitta, Pierro, Zavattini, Totò, Battaglia, Zanzot-
to, Chiominto, Loi e tanti più giovani di loro, in parte ancora misconosciuti. E giova la
produzione canora dialettale. Manca, in verità, tra le lacune persistenti della nostra cul-
tura letteraria e intellettuale, un corpus organico degli scrittori nei dialetti d'Italia e so-
lo in parte la lacuna è colmata da qualche antologia della poesia dialettale. Sono rare
le indagini documentate sul diverso specifico connettersi delle varianti dialettali e di lin-
gua nelle singole aree. Ma in ogni caso negli anni a noi più vicini la dialettofobia, essa
sì, pare defunta. E dentro e, oserei dire, più spesso fuori della cerchia degli accademici
specialisti si registra un vero moto di lavori pregevoli volti alla documentazione e allo
studio lessicografico delle diverse realtà dialettali.
Da questo moto nasce anche il lavoro lessicografico di Nino Dori, Aldo Onorati,
Giorgio Sirilli, Piero Torregiani. Si capisce che è stato un lavoro lungo che si è avvalso
anche dell'apporto di specialisti come Luca Lorenzetti e altri.
L'immagine del lessico dialettale che se ne ricava è, mi pare, fortemente specifica.
Gli italianismi recenti, tecnologici, che pure intarsiano dappertutto il parlato dialettale,
sono stati tenuti a bada e così rari sono i cultismi, che in genere, se presenti, sono rivi-
sitati in forma assimilata, come innoceronte, mediovale, moroide, politicante, ridduno,
rifreddore, sufistico, o in forme ancor più marcatamente ripensate, come gnoranzità o
pisciabbotte. Questo fa sì che il lessico qui offertoci sia base attendibile di confronti con
le parlate dialettali vicine.
Con l'aggiunta dei testi dialettali e dei proverbi gli autori ci danno un'opera che sarà
preziosa sia nella direzione del risarcimento e del recupero pieno di tradizioni sia nel-
la direzione di una educazione linguistica e culturale che dal rinnovato e più sicuro pos-
sesso della radice espressiva locale tragga linfa per un migliore possesso delle varietà di
italiano e di altre lingue di cultura. Quod erat e est in votis. Diciamo dunque grazie ai
valenti autori!

Tullio De Mauro

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Introduzione

Questo vocabolario è un regalo ai cittadini di Albano Laziale. In un periodo in


cui sembra che stia prendendo il sopravvento il particulare a scapito del bene collet-
tivo, abbiamo voluto dare una modesta testimonianza del profondo significto del do-
no, della gratuità, mettendo a disposizione di tutti un pezzo della nostra identità di
cittadini albanensi.
Il dialetto, parlato da un numero sempre più ristretto di persone, è un patrimonio
di saperi e di storia che merita di essere conosciuto e vissuto da tutti, in particolare
dai giovani e da coloro che sono venuti a vivere di recente nella nostra città.
Il dialetto è parte della nostra storia millenaria, e questo lavoro vuole essere un
contributo al mantenimento della nostra identità di cittadini di Albano Laziale, oltre
che dei Castelli Romani e del mondo. E' nostro auspicio che altri considerino que-
sto vocabolario come un trampolino da cui partire per ulteriori approfondimenti ed
esplorazioni: la lingua deve essere viva.
Il lavoro di preparazione del vocabolario si è andato sviluppando in maniera in-
termittente per qualche anno. Ciascuno degli autori ha contribuito alla redazione con
le proprie conoscenze ed attingendo al sapere di molti altri concittadini. Talvolta, nel
definire le parole, sono emerse differenti nozioni o interpretazioni, a testimonianza
del fatto che il dialetto, come ogni lingua, è intrinsecamente dinamico e dipende da
come viene vissuto. Nei casi in cui sono emerse differenti visioni, sono state riporta-
te nel vocabolario le varie accezioni.
Il dialetto albanense che si incontra in questo vocabolario può essere ricondotto
a quello parlato nella seconda metà del secolo scorso, in particolare negli anni suc-
cessivi alla Seconda guerra mondiale.
Il volume contiene, oltre al vocabolario composto da oltre 2.120 lemmi, due rac-
conti brevi, una poesia, una canzoncina, ed oltre 320 detti e proverbi; ciò consente
di inserire le singole parole nel vivo contesto della lingua parlata, e quindi di avere
una percezione della vita quotidiana riflessa dalla parola.
Un vivo ringraziamento va a Luca Lorenzetti, che ci ha guidato con i suoi prezio-
si suggerimenti di linguista e dialettologo, a Monica Vacca, per aver curato la revisio-
ne del testo. Desideriamo inoltre ringraziare i molti cittadini di Albano che, cono-
scendo a fondo e praticando il dialetto, ci hanno fornito suggerimenti ed integrazio-
ni: tra questi vanno annoverati Romolo Bonfini, Massimiliano Borelli, Gianni Borgia-
ni, Orietta Di Baldo, Cristina Dionisi, Claudio Faccia, Enrico Durante, Arturo Fallo-
ni, Franca Frezzotti, Mario Spaccatrosi, Alessandro Spuntoni, Aurora Torregiani.

Albano Laziale, luglio 2006


Nino Dori
Aldo Onorati
Giorgio Sirilli
Piero Torregiani

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Introduzione alla seconda edizione

La prima edizione del vocabolario è stata stampata nel 2006. Siamo lieti che il
vocabolario sia stato ben accettato dalla comunità albanense, e che abbia fatto emer-
gere in molti concittadini il senso dell’appartenenza alla città e l’attaccamento alle
proprie radici ed alla propria cultura. Ci ha fatto piacere verificare che lo abbiano
consultato non soltanto i vecchi “arbanesi”, ma anche i membri di famiglie immigra-
te che necessitavano di uno strumento per integrarsi appieno nella nostra comunità.
In molti ci hanno fatto notare che vi erano rilevanti mancanze non tanto nei lem-
mi del vocabolario, quanto nei detti e nei proverbi. Ci siamo dunque messi di nuo-
vo al lavoro ed abbiamo integrato la prima versione con l’aiuto e lo stimolo di mol-
ti amici. La lista è lunga e rischiamo di dimenticare qualcuno di loro. Vogliamo rin-
graziare in particolare Giorgio Silvestri, che ci ha fornito materiale prezioso, Arturo
Falloni, Katia Fiacconi, Franca Frezzotti, Gilberto Velletrani. Un significativo apporto
all’inclusione di detti e proverbi è stato possibile utilizzando e rielaborando alcuni di
quelli riportati nel libro di Aldo Onorati dal titolo Quando Albano Città era Arbano
Paese, edito dalla Città di Albano Laziale e dal Complesso Bandistico Comunale
“Città di Albano” Cesare Durante, per i tipi della tipografia Arti Grafiche Torregiani
di Albano Laziale, 2012.
Questa seconda edizione viene messa a disposizione di tutti su supporto informa-
tico in rete, arricchita da una serie di fotografie d’epoca e moderne, con l’auspicio
che venga continuato, da chi lo vorrà, il lavoro di documentazione della nostra
lingua e della nostra tradizione.

Albano Laziale, marzo 2014


Gli autori

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Abbreviazioni

accr. = accrescitivo n. = nome


agg. = aggettivo num. = numerale
arc. = arcaico ord. = ordinale
avv. = avverbio p. = persona
cfr. = confronta part. = participio
cong. = congiunzione pass. = passato
contr. = contrario pers. = personale
des. = desueto poss. = possessivo
dispr. = dispregiativo pr. = proprio
escl. = esclamativo prep. = preposizione
est. = estensione pron. = pronome
f. = femminile pronom. = pronominale
fig. = figurato rec. = recente
franc. = francese rifl. = riflessivo
indef. = indefinito rom. = romanesco
inter. = interiezione s. = sostantivo
intr. = intransitivo sin. = sinonimo
inv. = invariabile tr. = transitivo
lett. = letteralmente v. = verbo
locuz. = locuzione var. = variante
m. = maschile vezz. = vezzeggiativo
met. = metaforico

Avvertenza

Nella pronuncia del dialetto albanense spesso le consonanti poste all’inizio di


una parola vengono pronunciate marcatamente. Per esempio il verbo béve (bere) vie-
ne pronunciato bbéve. Nel presente vocabolario la trascrizione fonetica è stata effet-
tuata non raddoppiando, di norma, la consonante, ad eccezione dei casi in cui que-
sta è pronunciata chiaramente come doppia: per esempio i sostantivi mmaghina
(macchina) e mmatina (mattina).

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A
accappamento s.m. accampamento
accecasse v.intr.pronom. nel gioco del-
la nnisconnarella si acceca il giocato-
re che sta ad occhi chiusi contando in
a art.det.f.sing. la un tempo stabilito, in attesa che tutti
si siano nascosti per poi cercarli
abbagnà v.tr. bagnare
acchiapparella s.f. gioco in cui un
abbastà v.intr. bastare
bambino rincorre gli altri fino a che
abbità v.intr. abitare non ne tocca uno che poi, a sua vol-
abboccà v.tr. 1. v.intr. abboccare (del pe- ta, ne prende il posto
sce) 2. v.tr. socchiudere, abboccà a por- acchittà v.intr.pronom. vestirsi bene, ren-
ta, e finestre, socchiudere la porta, le dersi eleganti, ammazza quillo comme
finestre acchitta, accipicchia come è elegante
abbonnanza s.f. abbondanza accia s.f. gugliata di filo per cucire con
abbottà v.tr. 1. gonfiare, abbottà uno de l’ago, chi vò cucì male, accia lunga e
cazzotti, picchiare una persona 2. senza ditale, chi vuole cucire male deve
v.intr.pronom. abbottasse, mangiare a usare filo lungo e senza ditale
crepapelle, abbottasse de pasta, man-
acciaccà v.tr. pestare, si acciaccato a
giare esageratamente la pasta
mmerda, hai pestato lo sterco, var.
abbozzà v.tr. 1. ammaccare, me sì abboz- cciaccà
zato a mmachina mi hai ammaccato
acciaccapista s.f. trambusto di più per-
l’automobile 2. v.intr., acconsentire di
sone che si agitano, moto di gente in-
malavoglia: è mmì regazza e me tocca
controllato
abbozzà, è la mia fidanzata e purtrop-
po devo acconsentire acciacco s.m. malanno, tengo n fregac-
cio de acciacchi, ho un sacco di ma-
abbraccicà v.tr. abbracciare
lanni
abbrile s.m. aprile (arc.)
acciaro s.m. acciaio
abbruscolì v.tr. abbrustolire, o pa’ ab-
accidente s.m. 1. s.m. incidente 2. im-
bruscolito, il pane a bruschetta, cotto
precazione; te piàsse n’accidente, ti
sulla brace
prenda un colpo
abbudicchià v.tr. avvolgere, fare un fa-
gotto (budicchio cfr.) accoje v.intr. andare in suppurazione, fa’
bullì ssa siringa sinnò l’iggnizzione te
abbuffasse v.intr.pronom. mangiare a
se accoje, fai bollire quella siringa altri-
crepapelle
menti la puntura va in suppurazione
abbuscasse v.tr.pronom. guadagnare,
accommidà v.tr. 1. aggiustare 2. accom-
abbuscasse a giornata, guadagnarsi il
midasse v.intr.pronom. accomodarsi
salario della giornata
accondì v.tr. condire
accantosciàsse v.intr.pronom. avvicinar-
si, accostarsi, me so’ accantosciato a a accondito agg. condito, o pa’ accondi-
porta, mi sono avvicinato alla porta, to coll’ojo, pane condito con l’olio
anche var. ccantoscià, contr. scantoscià acconzentì v.intr. sostenere in modo ade-

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guato nello svolgimento di un lavoro affiarà v.intr. avventarsi contro qualcu-
affinché la base offra la dovuta resisten- no o qualcosa, ce s’è affiarato addos-
za, pe’ piantà sso chiodo tenghi da sta so, gli si è avventato addosso
attente che a tavela acconzente, per con- affilatura s.f. corrente d’aria, spiffero
ficcare il chiodo devi fare in modo che
affocà v.intr. affogare, facemo o baccalà
la tavola offra una buona resistenza (e
affocato, cuciniamo il baccalà affoga-
che quindi non oscilli al picchiare del
to al sugo, quillo s’è affocato a o lago
martello)
quella persona è affogata al lago (si in-
accosto avv. accanto tende il lago di Albano)
accroccà v.tr. 1. aggiustare in maniera Agheta n.pr. Agata
precaria 2. v.tr. impostare l’orario
agghietro avv. dietro, dà agghietro,
della sveglia, te so accroccato a sveia
espressione usata per comandare il ca-
ccosì te svìi, ti ho messo la sveglia in
vallo o il somaro nell’arretrare
modo che tu ti possa svegliare
aggozzà v.tr. ammaccare
accroccato part.pass. 1. dolente, soffe-
rente, lasseme perde, oggi me sento tut- aggràdise avv. gratis, var. aggràtise
to accroccato, lasciami stare, oggi Agusto n.pr. Augusto
non mi sento bene, sono pieno di do- aio! inter. espressione di dolore, var.
lori 2. agg. messo male, malfermo, aioddìo
poco sicuro ssa ssedia è accroccata, sta ajo s.m. aglio, spaghetti ajo, ojo, e pepe-
attenta che va a ffenì co o culo pette- roncino, spaghetti con aglio, olio e pe-
ra, quella sedia è poco sicura, stai at- peroncino
tento altrimenti va a finire che cadi con
il sedere per terra ajola s.f. aiuola
accusinta avv. così, var. ccusinta alègro agg. qual. allegro, quanno hanno
bevuto so tutti alègri, quando hanno
acqua s.f. acqua, acqua ramata, verde- bevuto sono tutti allegri, me mpresti
rame, so ito a a vigna a dà l’acqua, a bricighetta? Sì, alègro!, mi presti la
sono andato alla vigna a trattare le viti bicicletta? No! (con tono di presa in
con il verderame giro, sfottimento)
addannà v.intr. dannare, che te pozzino allaccà v.intr. stancare, me so allaccato,
addannà, ti potessi dannare l’anima, mi sono stancato, sin. abbioccato
equivalente a che te pozzino ammazzà
alleprato agg. eccitato sessualmente, quil-
addannato agg. dannato, arrabbiato, in- lo regazzo è sempre alleprato, quel gio-
contentabile vanotto è sempre alla ricerca di una
addollorato agg. addolorato donna, sin. arazzato, allupato
addoprà v.tr. adoperare allesso agg. lesso, o pesce allesso, il pe-
addorà v.tr. e intr. odorare, ssa rosa sce lessato
comm’addora!, come odora questa rosa! allocà v.intr. 1. alloggiare, stabilirsi in una
affatato agg. fortunato, persona a cui rie- casa 2. v.tr. far sposare, so allocato mi
sce di fare bene cose di una certa dif- fìa, ho fatto sposare mia figlia
ficoltà alluccà v.intr. brontolare

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allumà v.tr. 1. scorgere, vedere, guarda- appestà v.tr. impuzzolire, appestare,
re con intenzione 2. capire al volo sta robbaccia puzza che appesta de fra-
alluscà v.tr. trovare un buon partito da cico, questa robaccia puzza di marcio
sposare appetturina avv. di fronte al sole, sta ap-
amancà v.intr. mancare, t’amanca sem- petturina a o sole, sta di fronte al sole
pre n sòrdo pe’ fa’ na lira, ti manca appiattato agg. schiacciato a terra o con-
sempre un soldo per arrivare ad ave- tro un muro al fine di passare inosser-
re una lira (ti manca sempre qualco- vato o per scampare un pericolo
sa per concludere, non riesci mai appiccà v.tr. appendere, affiggere, appic-
nell’intento) care
amico s.m. amico, pl. amichi appiccià v.tr. accendere, appiccià o
ammazzasumari s.m. insetto le cui foco, accendere il fuoco
punture possono essere mortali appizzà v.intr. 1. avvicinarsi, accostar-
ammazze inter. espressione di stupore si, nu appizzà più a casa mia che nun
(in genere seguita da punto esclama- te ce vojo, non venire più a casa mia
tivo), perbacco!, accidenti! perché non sei gradito, 2. v.tr. appizzà
ammènne s.m. amen, è passato o santo e recchie, tendere le orecchie, 3. v.tr.
e ha ditto ammènne, non c’è più nulla appizzà e lenzola, rimboccare il letto
da fare, la situazione è irrecuperabile appullasse v.intr.rifl. appollaiarsi, tipi-
amico s.m. amico, pl. amichi co della gallina alla fine della giorna-
angiolo s.m. angelo ta, var. appullà
Annita n.pr. Anita arato s.m. aratro
anno s.m.inv. (sing. e pl.) anno, tengo arazzà v.tr. stimolare sessualmente
ventun anno, ho ventun anni, tengo arbaggìa s.f. superbia, quella femmina
trent’anni, ho trent’anni tè troppa arbaggìa, quella donna ha
antàno s.m. ontàno, albero, molto dif- troppa superbia
fuso nel lago di Albano arbanése agg. albanense, arbanese fre-
anticaja s.f. oggetto antico, reperto gnone e broccolaro, castellano mmic-
carolo, genzanese rogarolo, velletrano
anticobba s.f. accidente, che te piasse n’an-
sette vorte villano, marinese ajo, cipol-
ticobba, che ti prenda un accidente
la e peperino, frascatano pallonaro, ric-
antricarzoni s.m. plur. aldilà, ì all’an- ciarolo biedone, rocchiciano fascetta-
tricarzoni, morire ro, nemese sciorno, caratterizzazione
antro avv. altro, var. n’atro, n’antro degli abitanti di alcuni comuni dei Ca-
appalloccà v.tr. 1. appallottolare 2. stelli romani
v.tr.pronom. raggrumarsi, ssa pulen- àrbero s.m. albero, è ito all’arberi piz-
ta n’a si girata bè e s’è tutta appalloc- zuti, è morto, è andato al cimitero dove
cata, non hai girato bene la polenta e sono i cipressi
si è tutta raggrumata arco teso locuz.avv. stà coll’arco teso, ave-
appennicasse v.intr. addormentarsi, re risentimento verso qualcuno, quil-
appisolarsi lo co mmì sta coll’arco teso, quello ha

19
risentimento nei miei confronti molto pulito, candido, ssa cucina è
arcologgico agg. archeologico n’armellino, questa cucina è bianca e
pulita come un ermellino
aregolasse v.intr.pronom. regolarsi,
arègolete bè, datte na regolata, règola- arméno avv. almeno, sin. armanco (arc.)
ti, fai bene i tuoi conti aroprano s.m. aeroplano
arfabbèta agg. analfabeta arostatico agg. aerostatico
aricordà v.tr. ricordare, quanno diven- arto agg. alto, fras. è arta a Pasqua!,
ti quarcuno aricordite de mi, quando espressione indirizzata a persona bril-
diventi importante e potente ricorda- la per sottolineare il suo stato
ti di me arubbà v.tr. rubare
ariècchice inter. rieccoci, eccoci di nuo- arzà v. tr. alzare
vo, ci risiamo
arzilla s.f. 1. razza (tipo di pesce), 2. agg.
arifiatà v.intr. riprendere fiato dopo uno vispo, in buona salute, guarda mpò
sforzo o un pericolo, o in una giorna- comm’è arzillo sso vecchietto! guarda
ta afosa, doppo che me so levato o den- come è vispo, in buona salute quel vec-
te so’ ncominciato a arifiatà, dopo che chio!
mi sono tolto il dente ho cominciato
aspettatore s.m. spettatore
a sentirmi meglio, a rivivere
assartà v. tr. assaltare
arillegrà v.intr. rallegrare
asse s.m. asso, (nel gioco delle carte), sì
arinomato agg. rinomato
buttato l’asse de denara, hai giocato
ariocàcce v.intr. continuare, persevera- l’asso di denari
re, ariòchece!, var. ariochice, continua
asséde loc.avv. seduto, mettese asséde,
ad insistere!
mettersi seduto
ariperticasse v.intr. pronom. arrabattar-
assogna s.f. sugna, grasso di maiale
si, arrangiarsi, raccapezzarsi, salire su
strade scoscese var. riperticasse assotterato agg. sotterrato
ariscallà v.tr. riscaldare atro avv. altro, sin. aro (raro)
arisicato agg. scarso, insufficiente, cor- atobbusse s.m. autobus
to, angusto, sin. risicato attastà v.tr. tastare, palpeggiare
arissettato part. pass. rassettato attente escl. attento inv., attente a ti, at-
arissumià v.intr. somigliare, ssa cratu- tento a te, belle regazze, stete attente,
ra arissumìa tutta a a matre, quel neo- ragazze, fate attenzione, in guardia, var.
nato assomiglia tutto alla madre, sin. attenta
assumia, rissumia, sumià, ssa cratura attufato part. pass. cotto in padella con
arissumia tutta a tata, oppure è tutto acqua, vino e aceto, me so fatto n piat-
o patraccio, quel bambino somiglia tut- to de broccoli attufati ho mangiato un
to al padre piatto di broccoli cotti in padella (ti-
arme s.f.pl. armi, arme e bagaji, armi e pico piatto albanense)
bagagli atumatico agg. 1. automatico 2. s.m.
armellino s.m. 1. ermellino, 2. locuz.agg. bottone metallico che si incastra a pres-
sione mediante molla

20
atumobbile s.f. automobile, sin. mma- bagaròzzo s.m. 1. scarafaggio, 2. prete,
china cciacca sso bbagarozzo, ammazza
aùffa avv. a ufo, gratis, magnà auffa, quel prete (met.), var. bacarozzo
mangiare a sbafo, che lavoro a uffa io?, bagnapiede s.m. bacinella usata per la-
mica lavoro gratis! varsi i piedi, var. bagnapiedi
autoparlante s.m. altoparlante, var. bagnarola s.f. tinozza metallica di lamie-
artoparlante ra zincata usata per le abluzioni e per
avavo avv.escl. espressione di stupore, portare i panni da lavare al lavatoio
guarda un po’!, avavo quanti ne vevo pubblico (ad Albano in località Le
e quanti ne vavo, guarda quante per- Mole)
sone vengono e quante vanno via. (Si bagnoli s.m.pl. impacchi, fasse i bagno-
diceva dei gitanti domenicali romani li n fronte, all’occhi, farsi gli impac-
che venivano ad Albano con il tram im- chi in fronte, agli occhi
periale) bajocco s.m. moneta, pl. denari, soldi,
avoja locuz. hai voglia, per indicare l’i- tené i bajocchi, avere i soldi
nutilità di insistere in un tentativo, bajoccone s.m. tontolone, sempliciotto,
avoja a parlà, tanto quillo nun te sen- ingenuo
te, hai voglia a parlare, tanto quello
bambacia s.f. ovatta, mucco de fregna tu
non ti sente
nno o pò capì o tribbolà, tu dormi n
azzennà v.tr. accennare, fare cenni con- mezzo a a bambacia, tu tenghi a ma-
venzionali al gioco delle carte, gnatora bassa, signorino viziato tu non
in particolare a briscola, quillo ha az- puoi capire la sofferenza, tu dormi in
zennato o trene, ha fatto segno mezzo alla bambagia, tu hai molti pri-
al compagno che ha il tre di briscola vilegi
bambacione s.m. persona di grande cor-
poratura, di buona indole (anche il so-

B
prannome del sindaco Anacleto Ron-
ca, che ha amminnistrato la città nel
primo dopoguerra)
bàmbela s.f. bambola, fig., è ito n bàm-
baioccone s.m. sempliciotto, ingenuo bela, è andato nel pallone, non ragio-
na più, si è rimbambito
babbaleo s.m. sempliciotto, credulone,
ingenuo banghiera s.f. bandiera, ramo di leccio
o lauro esposto fuori dell’osteria per
baccajà v.intr. protestare, sgridare, stì
indicare che vi è il vino in vendita, spes-
sempre a bbaccajà!, stai sempre a que-
so insieme ad un sostegno triangola-
stionare
re di latta con stampato il prezzo del
bacìle s.m. bacinella, sin. cunculina vino, rubba banghiera, ruba bandiera,
barbazzola s.f. pianta i cui rami vengo- gioco in cui due squadre di ragazzi si
no usati come legacci (simile alle affrontano per prendere un fazzoletto
pacche de rogo, vedi) retto da un arbitro

21
bannella s.f. bandella, piastra metallica in- battecca s.f. bacchetta, a battecca d’a
fissa su imposte e sportelli, con all’estre- maestra, la bacchetta della maestra
mità un anello che li fissa nei cardini battezzà v.tr. 1. battezzare 2. v.tr. annac-
bannerola s.f. banderuola, met. perso- quare il vino
na volubile, che cambia spesso idea, battichiappe s.m. giacca da uomo con
anche per interesse code di rondine, tight
baraonna s.f. baraonda battifonno s.m. giocatore, estratto a sor-
barbarozzo s.m. mento, var. barbozzo te all’inizio della partita, che salta il pri-
barbatella s.f. vite piccola da piantare mo turno del torneo e che sfida il vin-
che ha molte radici dette barbe, da cui citore tra gli altri due giocatori
il nome battimuro s.m. gioco
barbottà v.intr. borbottare, mormorare battilonta sf. battilardo, tagliere in legno
barcone s.m. balcone battocchio s.m. batacchio della campa-
bardascio s.m. ragazzotto na o del portone, fig. pene di grandi
dimensioni, o frate tè n battocchio sot-
bardoria s.f. baldoria, allegria
to a tonica che a fa sonà (riferimento
barella s.f. 1. barella, strumento per tra- alla virilità dei frati)
sportare durante la vendemmia i bi-
bavarola s.f. bavaglino
gonci al posto di carico, costituita da
due assi paralleli collegati tra loro 2. bazzìa s.f. abbazia
strumento per il trasporto del letame bè avv. bene, pé bè, per bene, volesse bè,
baretta s.f. berretto con visiera, coppola volersi bene, var. bbè
bàre s.m. bar béccamorto s.m. persona inutile, che
vale poco, di cui si ha poca stima
bargiarelle s.f.pl. traveggole, tené e
bargiarelle, avere le traveggole bécio agg. storto, occhio bécio, occhio
strabico, malevolo, te alluma bécio, ti
barozza s.f. carro da trasporto a quat-
guarda malamente, fig. cattivo
tro ruote trainato un tempo dai buoi
e successivamente dai cavalli, con la bégalino agg. persona che non vede
sponda di legno intorno bene, var. bécalino
barzotto agg. 1. agg. bazzotto, mezzo bénzinasse v.rifl. bere vino a volontà,
ubriacarsi, var. nbenzinasse
mezzo, incompiuto, incerto, persona
brilla 2. s.m. asino incrociato benettanime s.pl. anime benedette
batizzo s.m. battesimo, var. battezzo benzì cong. bensì
batogna s.f. Abetonia, abbito a a bato- bergamena s.f. pergamena
gna, abito a via Abetonia bèrta s.f. tasca (rom,) mettese n berta, in-
battane s.f.pl. scarpe troppo grandi, vec- tascare, sin. saccoccia
chie, deformate bescéra s.f. donna maldicente, pettego-
batte v.tr. battere, batte a fiacca, andare len- la, var. lavannara, boccona
tamente, lavorare lentamente o svoglia- bèschia s.f. bestia, dim. beschiola
tamente, essere spossati o svogliati bevanna s.f. 1. bevanda, 2. bevanda

22
ricavata dal rimanente dell’ultima bioccato part.pres. rallentato, stancato
torcitura dell’uva, a bassa gradazione dopo uno sforzo, var. allaccato
alcolica che veniva data agli operai del- bìrbo agg. e s.m. birbone, malizioso, im-
la campagna specie durante la mieti- broglione, birbo, jotto e mar devoto, si
tura, sso vino è na bevanna, quel vino dice di persona che ha tutti i vizi
è di bassa gradazione e qualità
bissecolo agg. persona che porta in ta-
béve v.tr. bere sca di tutto, cose anche inutili
beverino s.m. 1. cliente assiduo dell’o- bitucci s.m.pl. vestiti, a ssa bottega mo
steria, 2. carcere, l’avo portato a o be- venneno i bitucci, in quel negozio ora
verino, l’hanno portato in carcere vendono i vestiti
biada s.f. avena, fig. dà a biada, supera- bizzòca agg. e s.f. bigotta, bacchettona,
re, vincere una gara, co’ quilla mma- quilla bizzoca de tu zia va tutte e mma-
ghina c’ha dato a biada, con quella tine n chiesa a sbattese o petto, quel-
macchina lo ha battuto la bigotta di tua zia va tutte le matti-
biastìma s.f. bestemmia, c’ha tirato a bia- ne in chiesa a pregare
stima, gli ha mandato la maledizione bó inter. boh, non so, var. bocio, arc. sac-
bibberone s.m. quantità sovrabbon- cio muto, non so
dante di liquido da ingerire, quanno bóbbo s.m. spauracchio per intimorire
sò ito a famme e lastre a o stommico i bambini, orco, si nun sì bono chia-
m’havo fatto bé n bibberone bianco che mo o bobbo, se non stai buono chiamo
faceva schifo, quando sono andato a l’orco
fare le radiografie dell’apparato dige- bobbone s.m. bubbone, foruncolo
rente ho dovuto bere un liquido bian-
bocchetta s.f. presa d’acqua
co disgustoso
bóccona agg. donna pettegola, maldicen-
bieda s.f. bieta
te, sempliciotta, volg., var. bescera
biedone agg. stupido, rilassato
bocchino s.m. cannella della fontana,
bifera s.f. naso lungo, mmazzete che bife- sin. cannella
ra che tenghi!, caspita che nasone che hai! boccone agg. pettegolo, credulone
biferaro s.m. zampognaro boccione s.m. bottiglione di vetro del-
bifero s.m. piffero la capacità di circa dieci litri
biforco s.m. bifolco, che parli co’ quil- bócio inter. 1. boh, non lo so, var. bó,
lo che è n biforco?, perché parli con 2. s.m. orco
quella persona che è uno zoticone?
boni fratelli s.m.pl. Ospedale Fatebene-
bijétto s.m. biglietto fratelli di Roma
bignà v. intr. bisognare, occorrere, bigna bonóra avv. di primo mattino, finalmen-
che t’aregoli, devi darti una regolata te, te si fatto vivo a bonora!, finalmen-
biocca s.f. chioccia, ecco a biocca co’ tutti te ti sei fatto vedere
i pucini, ecco la chioccia con i pulcini bongo s.m. oggetto immaginario, riferi-
bioccasse v.intr. stancarsi, essere fiacco, to a singole situazioni, che richiama
me so’ bioccato, sono esausto per assonanza il fungo, n zì lavorato

23
pe’ gnente e mo te magni i bonghi, non brignòlo s.m. fungo piccolo che cresce
hai lavorato e quindi non mangi in quantità notevole
bonpeso s.m. sovrammisura, buon brija s.f. briglia
peso, leggero aumento di peso a favo- brillocco s.m. gioiello, c’ha fatto n bril-
re del compratore locco pe’ rigalo, le ha fatto un gioiel-
borbottà v.intr. borbottare, var. barbottà lo per regalo
borza s.f. borsa brioscia s.f. brioche, pasta dolce
bottàro s.m. bottaio brischela s.f. briscola, facemise na par-
bótte s.f. sing. e pl. bótte tita a brischela, facciamo una partita
bottìa s.f. bottiglia a briscola
bòtto s.m. botto, colpo, tutto de n bot- brocca s.f. testa, cervello, senno, a quil-
to, improvvisamente lo c’è partita a brocca, quillo ha sbroc-
cato, quello ha perso il senno
bozzà v.tr. 1. ammaccare, quillo m’è venu-
to addosso e m’ha bozzato a mmaghina brocchelo s.m. broccolo, in particolare il
davanti, quello mi è piombato addos- ‘broccolo capoccione’ è una produzio-
so e mi ha ammaccato l’automobile 2. ne tipica di Albano, var. berocchelo
sopportare, accettare, tenghi raggione e brocchette s.f.pl. piccole brocche, met.
tenghi da bozzà, sebbene tu abbia ragio- denti, batte e brocchette, tremare dal
ne devi accettare la soperchieria altrui, freddo
ma tu guarda che me tocca manna giù, broccone s.m. 1. recipiente per acqua
guarda cosa mi tocca sopportare usato per innaffiare i fiori, 2. agg. sem-
bracia s.f. brace, la bracia veniva posta pliciotto, persona superficiale
dentro una cofana a mo’ di radiatore brugnolo s.m. pugno dato con le noc-
per il riscaldamento delle persone che della mano, m’ha dato n brugno-
brandanaccio s.m. 1. secchio di latta lo n capo, mi ha colpito sul capo con
vecchio e sfondato, 2. campana appe- le nocche della mano
sa al collo degli animali da pascolo, bruschetto s.m. fetta di pane, usualmen-
sin. campanaccio 3. oggetto vecchio e te di pagnotta, abbrustolita sulla brace
sconquassato, a mmaghina tua è n su cui viene sparso olio, sale e viene sfre-
brandanaccio, la tua automobile è un gato l’aglio, var. bruschetta (tard.)
catorcio
bruscolì v. abbrustolire, arrostire
breccola s.f. 1. sasso, m’ha tirato na brec-
cola n capo, mi ha scagliato un sasso che bruscolino s.m. seme di zucca essiccato,
mi ha colpito in testa, 2. sterco roton- con il sale sopra
do, breccola de a crapa streco di capra buàtta s.f. 1. bugia 2. tanica della ben-
bricighetta s.f. bicicletta zina (tard.)
bricocola s.f. albicocca, anche var. bri- bubbolà v.intr. brontolare, che te bubbo-
cochela, nno’ vedi che sta bbè? è bian- li, tanto n te sente gnisuno, è inutile che
co e roscio comme na bricocola, non ti lamenti, tanto nessuno ti dà ascolto
vedi che gode di buona salute? è co- bucale s.m. boccale, brocca di terracot-
lorito come un’albicocca ta in cui viene versata l’acqua o il vino

24
bucìa s.f. bugia, sin. pappola buro s.m. burro, var. butirro
bucio s.m. buco, var. bugo, bucio; bucio de buscà v.tr. 1. guadagnare, te si buscato
culo, fortuna, c’ha fatto n bucio comme a giornata, ti sei guadagnata la gior-
n’or de notte, lo ha riempito di botte nata 2. v.intr.pronom. buscacce esse-
budello s.m. tubo, intestino, quillo tè o re picchiato, malmenato, regà ce si bu-
budello grasso, quella persona è sazia, scato e botte da mammita, ragazzino
ha la pancia piena sei stato picchiato da tua madre
budicchio s.m. involto realizzato con un butiloffo agg. persona obesa, cadente,
panno contenente oggetti preziosi e de- dispr.
naro, quisso tè o budicchio nniscosto, butirro s.m. burro, var. buro
quello ha dei soldi nascosti, var. butic- buttà v.tr. 1. buttare, gettare, 2. germo-
chio, mbudicchio gliare, a pianta ha buttato doppo che
buffo s.m. debito, quillo è pieno de buf- semo fatto l’innesto, la pianta ha get-
fi, quello è pieno di debiti, crompà a tato i germogli dopo l’innesto
buffo, comprare a credito bùzzico s.m. 1. barattolo di latta, o buz-
buga s.f. buca zico de a conserva, la latta della con-
bugarzilla s.f. gioco con le palline di ve- serva di pomodoro. 2. gioco dei bam-
tro o di ceramica il cui l’obiettivo con- bini, buzzico rampichino chi sta pe’ tera
siste nel mandare le palline in buca cchiappa, formula pronunciata per ini-
ziare il gioco
bugale s.m. boccale, var. bucale, sin. broc-
chetta

C
bùggera s.f. nervosismo, arrabbiatura,
avere le lune, tené e buggere, tené e freg-
gne, tené e madonne, essere nervoso,
contrariato
buggerà v.tr. imbrogliare cacà v.intr. 1. defecare, 2. v.tr. partorire,
bugo s.m. buco, var. bucio mi matre m’ha cacato a casa, mia ma-
dre mi ha partorito in casa
buiacca s.f. malta da costruzione
cacafoco s.m. 1. persona che emette peti,
buiaccaro s.m. 1. oste di trattoria dove il
2. arma da fuoco
cibo è di mediocre qualità, nun ce iamo
a magnà da o buiaccaro, non andiamo cacaja s.f. paura, tengo na cacaja che n
dove si mangia male 2. persona che pre- te dico, ho una paura folle, var. caca-
sta poca attenzione a ciò che fa lippa
bullì v.tr. bollire cacalippa s.f. paura, tè na cacalippa che
so o ncolla, ha una paura folle, var.
buraccia s.f. borraccia, si comme na
cacaja
buraccia de fanteria, sei rozzo, gros-
solano cacarella s.f. dissenteria
buracciasse v.intr. bere in modo esage- cacatoraro s.m. 1. colui che defeca
rato, te si buracciato d’acqua, ti sei gon- 2. guardiano delle latrine pubbliche,
fiato di acqua si tu a mmerda a sbatti sotto a o naso

25
de o cacatoraro, mmica a sente a puz- de pasta, sono arrivati miei cugini ed
za!, chi è abituato a sentire un odore abbiamo dovuto fare un’altra cottura
o una puzza, poi non ci fa più caso di pasta
cacatore s.m. latrina, soprattutto alla calente agg. calante, semina sempre a
turca luna calente, semina sempre quando
cacca s.f. 1. feci 2. arroganza, sufficien- c’è la luna calante
za, presunzione, quillo tè a cacca ar calìma s.f. scintilla prodotta dalla com-
culo, quello si dà le arie, quillo tè sem- bustione di alcuni tipi di legno
pre a cacca sotto o naso, quello è un callaccia s.f. caldo afoso, oggi co ssa cal-
fanatico laccia n s’arifiata, oggi con questo cal-
caccià v.tr. estrarre, ì a caccià l’ojo, por- do si fa fatica a respirare
tare le olive al frantoio callafredda s.f. sbalzo di temperatura at-
cacchione s.m. tipo di vite nostrana, uva mosferica, tipicamente subito dopo un
cacchione improvviso temporale estivo, specie a
càccola s.f. muco rappreso del naso e ci- giorno alto, che procura danni alle
spa dell’occhio, sso munello se scacco- piante, dovuta alla rapida escursione
la e se magna e caccole, quel bambi- termica, che t’ha fregato a callafredda?,
no si toglie le caccole e se le mangia ti sei rimbambito?
caccone s.m. deposito melmoso che ri- callalessa s.f. castagna bollita
mane in fondo alla botte dopo la svi- callamàro s.m. calamaio
natura callàra s.f. caldaia, fig. vagina, a quella
cacello s.m. cervello, giudizio, che ce spe- ce bulle a callara, quella donna è in ca-
ri? Nun tè o cacello, non avere fiducia lore
in lui, non ha giudizio callararo s.m. calderaio, chi fabbrica o
cachìne s.m. cachì, loto, caco ripara caldaie, casseruole e recipienti
caciara s.f. 1. confusione, sin. rattatuja in rame in genere
(franc.) 2. stabilimento in cui si pro- callarella s.f. 1. piccolo paiolo usato in
duce o si stagiona il formaggio cucina 2. contenitore per la calce a for-
Cacini n.pr. di un comico che veniva ad ma di tronco di cono svasato in alto
esibirsi al Cinema Alba Radians e al con il manico incernierato ai bordi,
Cinema Domiziano, ma cchi sì, Caci- usata dai muratori per trasportare in
ni?, ma chi credi di essere? non sei nes- alto la calce agganciando il manico del-
suno la callarella ad una fune tirata dalla co-
nocchia (cfr.)
calata s.f. 1. tramonto, discesa, a mi me
piace aspettà a calata de o sole, mi pia- callàro s.m. paiolo, recipiente per cuci-
ce vedere il tramonto del sole 2. dia- na generalmente in rame, usato soprat-
letto, inflessione, enfasi nel parlare, tutto sul fuoco a legna nel camino
quillo tè a calata da genzanese, quel- callarosta s.f. caldarrosta
lo parla con l’accento dei genzanesi 3. callo s.m. caldo, se moremo da o callo,
cottura della pasta, so rivati mi cuggi- moriamo dal caldo
ni e semo tenuto da fa’ n’atra calata
callura s.f. caldo, afa

26
canaja s.f. canaglia (filastrocca), il giorno della Candelo-
cammerone s.m. grande stanza, abbitem- ra segna la fine dell’inverno ma, se il
mio tutti drento a n cammerone, abi- tempo è cattivo, l’inverno prosegue
tavamo tutti in una grande stanza cannufiènnola s.f. altalena
cammino s.m. camino canocchiera s.f. canottiera, var. cannoc-
càmmio s.m. camion chiera
campana s.f. 1. campana, fig. campana de canòrzo agg. rauco
a notte, fare sesso, o fìo a a matre nu a cantàro s.m. cantastorie da osteria
sente più, sente a campana de a notte, cantonata s.f. impuntatura su una po-
il figlio ha abbandonato la madre per sizione sbagliata, sì piato na cantona-
la moglie 2. gioco delle ragazze fatto su ta, hai sbagliato intestardendoti nel-
uno scacchiere, consistente nello sposta- l’errore
re un sasso da una stazione all’altra sal-
cantoncello s.m. angoletto, nun te
tando su di un piede solo
move da sso cantoncello, non ti muo-
canafoia s.f. foglia di canna usata a stri- vere da quell’angoletto, n cantoncello
sce per legare le viti al filaro de pà, un pezzetto di pane
cancarea s.f. cancrena, var. cancarena canzona s.f. canzone, è sempre a solita
canchero s.m. cancro, uno è o canche- canzona, si ripete sempre la stessa cosa,
ro e l’atro è a peste (riferito ai bambi- non cambia niente
ni vivaci), uno peggio dell’altro canzonà v.tr. burlare, canzonare, min-
canepuccia s.f. 1. mangime per uccelli chionare, prendere in giro, è stato n’o-
2. met. organo femminile, llà c’è n sac- ra a canzonallo, lo ha preso in giro per
co de canepuccia, (tard.), in quel po- un’ora
sto ci sono tante ragazze capà v.tr. scegliere, sbucciare, pulire la
canevaccio s.m. canovaccio, tela grezza verdura, me so’ capato o mejo, ho scel-
to il migliore, sto a capà i broccoletti,
cannacce s.f.pl.inv. tipo di pasta lunga
sto pulendo i broccoletti
con un foro centrale, sin. zita (pl.)
capannàro s.m. abitatore di capanne,
cannafoja s.f. foglia di canna usata per
detto anche, nella prima parte del XX
legare le viti sui filari, var. canefoja
secolo, degli abitanti della zona in
cannéla s.f. candela prossimità della chiesa di S. Maria del-
cannèlla s.f. tubo da cui esce l’acqua del- la Stella, al confine con Ariccia
la fontana, attacchete a a cannella, bevi capé v.intr. entrarci, tutta ssa robba
alla cannella drento a ssa cassetta nun ce cape, tut-
cannelora s.f. festa della Candelora te queste cose non c’entrano nella
che ricorre il 2 febbraio, Cannelora cassetta
Cannelora, dell’inverno semo fora, caperchione agg. persona con i capel-
ma si piove e tira vento dell’inverno li folti e disordinati
semo drento, Candelora, Candelora,
capeschiére s.m. vassoio in legno, var.
siamo fuori dall’inverno, ma se piove
capischiere
e tira vento dell’inverno siamo dentro

27
rimbambito? 2. capoccia nfasciata,
suora 3. s.m. capo di una squadra di
operai, a o lavoro io so o capoccia, al
lavoro io sono il capo
capomilla s.f. camomilla
caporala s.f. donna addetta al recluta-
mento di manodopera femminile per
i lavori di campagna; una nota capo-
rala nella prima parte del XX secolo
era soprannominata ‘a Santabbuciar-
da’ che convocava le donne a Piazza
Pia e le smistava nelle squadre da av-
viare volta a volta nei campi

Albano Laziale - Chiesa di Santa Maria della Stella

capezza s.m. cavezza, finimenti, quilla


femmina o marito o porta a capezzino,
Albano Laziale - Piazza Pia
quella donna ha in pugno il marito,
gli fa fare quello che vuole lei caporello s.m. capezzolo
capiscione agg.m. saccente, che ritiene capotesta s.m. grande palo, spesso rea-
di capire tutto lizzato con traversine ferroviarie, po-
càpiti s.m.pl. ramoscelli estremi e tene- sto all’inizio e alla fine dei filari del-
ri della vite, agretti e commestibili, le viti, var. capotesto
spuntà (o scacchià) i capiti, asporta- cappello s.m. 1. cappello, quillo ha ppic-
re le escrescenze inutili della vite, ope- cato o cappello, quello ha sposato una
razione effettuata in primavera e in donna ricca (e quindi non usa più il
estate al fine di concentrare la forza del- cappello per uscire per andare al lavo-
la vite verso i grappoli ro) 2. copertura formata da bucce e ra-
capo s.m. 1. chi comanda 2. testa 3. ram- spi pigiati che galleggia sul mosto nel-
pa, pe ì a casa me tocca fa tre capi de la botte nella fase di bollitura del vino
scale, per andare a casa devo salire tre cappotta s.f. 1. copertura realizzata
rampe di scale con tela cerata messa a protezione del
capoccia s.f. 1. testa, che te si messo dren- carretto 2. scherzo tra ragazzi consi-
to ssa capocciaccia ammannita?, di stente in una finta aggressione da par-
cosa ti sei convinto nella tua testa da te di un gruppo che circonda il sogget-

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to e lo colpisce con manate sulle spal- carecchiere s.m. carrettiere, o carecchie-
le e spinte, a quillo ce facemo a cap- re a vino, tipica figura di trasportato-
potta, gli facciamo la cappotta re di vino dei Castelli romani conte-
carammella s.f. caramella nuto nei barili legati a piramide sul car-
retto dalle grandi ruote, sotto cui
caratello s.m. botte di legno con capa-
pendeva la linterna (cfr.) e vi era lega-
cità di trecento litri (la botte norma-
to il cane, sin. carettiere
le porta circa 1.000 litri)
careggià v.tr. trasportare, careggià l’ac-
qua, trasportare l’acqua
carestoso agg. costoso, eccessivamente
pretenzioso, ammazze che sì caresto-
so!, accipicchia quanto è alto il prez-
zo della tua merce!
caretto s.m. carretto, dim. carettino
cariòlo s.m. carro a due ruote basso trai-
nato da un asino con struttura a for-
ma di cassa che poteva trasportare dai
tre ai cinque bigonci
carnovale s.m. carnevale, a carnovale gni
caràttola s.f. cataratta
scherzo vale, a carnevale ogni scher-
caravina s.f. piccone zo vale
càrcia s.f. calce, malta, mpasta bè ssa car-
cia, impasta bene quella calce
carcio s.m. calcio, dacce n carcio ai cojo-
ni, (fig.) toglitelo di torno
carciòfelo s.m. 1. carciofo 2. agg. stu-
pido, quillo carciofelo de tu zio, quel-
lo stupido di tuo zio, var. carciòfolo
cardellozzo s.m. sempliciotto
cardògna s.f. cardo selvatico da mangiare

Il carnevale ad Albano

caro s.m. carro


càrtica s.f. striscia vegetale usata per av-
volgere i tappi della botte ed assicu-
rare la tenuta stagna
cartoccetto s.m. piccolo cartoccio di
carta, so’ crompato n cartoccetto de
fusaje, ho comprato un cartoccio di
Carretto a vino
lupini, te so’ tirato n cartoccetto co’ a

29
cerbottana, ti ho tirato un piccolo dar- catenarcio s.m. 1. catenaccio 2. ogget-
do con la cerbottana to mal ridotto o mal funzionante, quil-
cartoccia s.f. 1. palo metallico con la mmachina è n catenarcio, quella au-
all’estremità una lama a forma semi- tomobile è mal ridotta, sin. catorcio
cilindrica atto a praticare fori nel ter- caterba agg. notevole quantità, na
reno 2. strumento usato dal droghie- caterba de gente, una moltitudine di
re per prelevare dai sacchi prodotti alla persone
rinfusa quali cereali, pasta corta, fari- caucciù s.m. tubo di gomma
na, zucchero.
cavaceci avv. cavalcioni, me so messo a
carzetta s.f. calza femminile, quillo è na cavaceci de mi fratello, mi sono mes-
mezza carzetta, quella persona vale so a cavalcioni di mio fratello
poco, vino de carzetta, vino che si ven-
cavelo s.m. cavolo
de poco, per cui l’ostessa può como-
damente fare la calza o la maglia, con- cavernichelo s.m. abitante delle caver-
tr. o vino de stanga, vino che si ven- ne, troglodita
de molto, per cui l’oste è costretto a càvola s.f. rubinetto in legno per spilla-
mettere una stanga alla porta per re il vino dalla botte, var. càvela
arginare la ressa dei clienti cazzabbubbelo s.m. ometto da poco, o
carzolaro s.m. calzolaio, sin. pecione compare è propio n cazzabbubbelo, il
carzoni s.m.pl. calzoni, fig. ì all’atricar- compare è proprio un uomo da nien-
zoni (cfr.), morire te, var. cazzabbubbolo
casareccio agg. fatto in casa, o pà casa- cazzaro s.m. persona che dice stupidag-
reccio, il pane casereccio gini (rec.)
cascà v.intr. cadere, quillo è cascato da cazzarola s.f. 1. casseruola 2. escl.,
o ssedione da picchelo, quello è tonto, insomma!
cascà male, essere sfortunato, prende- cazzata s.f. stupidaggine, nun facete caz-
re una buggeratura zate (rec.), non fate stupidaggini
casino s.m. confusione, stete boni, nun cazzimperio s.m. pinzimonio, sso cic-
facete casino, state buoni, non fate con- cio de sellero mo o magno co o cazzim-
fusione perio, quel sedano me lo mangio in
cassamuta s.f. ambulatorio pubblico gra- pinzimonio
tuito, da Cassa Mutua, a gratura tene- cazzo s.m. pene, sin. nerchia, manico de
va i nfantiòli e l’avo portato a fallo vi- a panza, pisello, fava, mazza, strufo-
sitane a a cassamuta, il bambino ha lo; di bambino pizzetto, cicio
avuto le convulsioni e lo hanno por- ccecà v.intr. accecare, nel gioco della nni-
tato all’ambulatorio pubblico sconnarella (nascondino), il giocato-
castagnòlo s.m. trave di legno di castagno re appoggiato ad un muro con gli
spesso usata per sorreggere il tetto occhi coperti (ccecato) conta un tem-
catamelone s.m. sciocco, sempliciotto po prestabilito e poi cerca di scovare
gli altri; se l’ultimo guadagna la tana
catapìsta s.f. forte scalpiccìo
prima dell’accecato, libera (delibbera,
catàro s.m. catarro cfr.) tutti gli altri

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ccellerà v.intr. accelerare cellumara s.f. stanza, o soffitta, abban-
ccènne v.tr. accendere, ccenni a lampè- donata, fatiscente, var. topara
na, accendi la lampada Cèncio n.pr. Vincenzo
cciaccà v.tr. pestare, me sì cciaccato i pie- cenìce s.f. cenere
di, mi hai pestato i piedi cénico avv. un poco, damme n cenico de
cchiappà v.tr. acchiappare, prendere pa’, dammi un pochino di pane, te si
cchiapparella s.f. gioco dei bambini che tanto dimagrito che si rimasto n ceni-
si rincorrono e in cui chi è toccato vie- co, ti sei dimagrito al punto che c’è ri-
ne eliminato dal gioco masto ben poco di te
cciaccà v.tr. pestare, me si cciaccato i pie- cénta s.f. cintura
di, mi hai pestato i piedi centinaro s.m. centinaio (pl.f. centina-
cciaccato agg. malandato in salute ra), tengo n centinaro de piante de per-
sica, ho un centinaio di alberi di pe-
ccondì v.tr. condire
sco
ccontentà v.tr. accontentare
cerasa s.f.inv. ciliegia, cerasa marina, cor-
ccorato agg. accorato, afflitto bezzolo
ccorcià v.tr. accorciare ceroto s.m. 1. cerotto 2. persona malan-
cèca s.f. incavo praticato nel legno o nel data in salute, tu cuggino è n ceroto,
ferro per alloggiarvi il capo di una vite, tuo cugino è malaticcio, malandato
in modo che non sporga, sin. ralla cèrqua s.f. quercia
cecàgna s.f. sonnolenza, tengo na ceca- cespujo s.m. cespuglio, var. cesputo
gna che nne pozzo più, non riesco più (rar.)
a tenere gli occhi aperti
cèsso s.m. luogo in cui si fanno i biso-
cecala s.f. cicala gni corporali, in un primo tempo con-
cecalone agg. miope, sin. becalino, be- sisteva in un bugigattolo, mentre nei
calone palazzi di appartamenti il cesso veni-
cecàto agg. e s.m. cieco va realizzato sul ballatoio, sin. commi-
cécca s.f. cilecca, o fucile ha fatto cécca, me- do, cacatore
taf. anche riferito all’attività sessuale cetosa agg. (in genere usato solo al f.)
cécio s.m. cece, n se sa tené o cecio n boc- acetosa, come era un tempo l’acqua
ca, quella persona non sa tacere, dice della fonte dei Cappuccini
cose che sarebbe opportuno non dire chiappa s.f. natica
ceculino s.m. brufolo, acne, pustola, chiattello agg. caratteristica dei chiodi,
ascesso, var. ciculino, sin. pedicello chiodi a chiattello, chiodi sfaccettati,
celebre agg. e s.m. celibe, sin. signorino, fatti a mano, con la testa quadrata da-
scapolo, scapolone, giovinotto (des.) gli angoli arrotondati
celletto s.m.dim. 1. uccellino 2. piselli- chiatto agg. persona grassa, nel senso di
no di bambino, bello celletto de mam- ben nutrita, sin. des. traverso, tonno
ma, piccolino di mamma, inteso come chiavica s.f. fogna, per est. detto di don-
complimento al bambino na malevola, pettegola, di persona in

31
genere spregevole e malvagia, si pro- ciafroccolone agg. ingenuo, credulone
prio na chiavica!, sei una persona spre- ciafrujo s.m. garbuglio, arzigogolo, im-
gevole piccio, disordine, pasticcio
chiccherone s.m. ano, lasseme perde, ciammaruca s.f. lumaca, specie di luma-
oggi me rode o chiccherone, lasciami ca detta grastatozzo (cfr.)
stare, oggi sono nervoso
ciammarucata s.f. mangiata di lumache,
chiobbo avv. molto, tanto, te si magna- tipica della festa di San Giovanni
to n chiobbo de maccheroni, hai man-
ciammarucone s.m. 1. grossa lumaca,
giato una grossa quantità di pasta, var.
lumacone 2. agg. bonaccione
chioppo
ciammella s.f. ciambella, ciammella co’
chiodo ruzzo agg. avaro, taccagno, a
o vino, ciambella dolce impastata
quillo chiodo ruzzo nun ce scuci na lira
con il vino, tipica dei Castelli romani
manco si o mmazzi, a quel taccagno
non riuscirai a cavare una lira neanche ciamuro s.m. tosse, cimurro, var. ciamoro
se lo uccidi cianca s.f. gamba, tengo a cionca a e cian-
chioppa s.f. sterco di essere umano o di che, mi sento spossato, con le gambe
animale, specialmente di mucca molli
chioppara s.f. grossa radice di albero su ciancicà v.tr. 1. masticare 2. sgualcire,
cui talvolta crescono i funghi tenghi o vestito tutto ciancicato, hai il
chioppo avv. 1. assai, me so scofonato vestito tutto sgualcito
n chioppo di pasta, ho mangiato tan- cianchetta s.f. sgambetto, c’ha fatto a
ta pasta 2. s.m. capitombolo, ha fat- cianchetta e è ito a sbatte co o mucco
to n chioppo che s’è sderenato, è cadu- pettèra, gli ha fatto lo sgambetto ed è
to e si è rotto le ossa, var. chiobbo finito con la faccia a terra, var. cian-
chiùlle s.f.pl. rimanere senza soldi, ghetta
sbancati, ì a e chiulle, perdere tutto al ciappa s.f. fermaglio della collana
gioco, sin. lìcchie ciarifussi escl. esprime pentimento
ciafascio avv. a iosa, a volontà con significato di ‘se tornassi indietro!’,
ciàffo s.m. 1. ornamento ridicolo, tipi- ciarifussi, cor cazzo che me nculerìe-
camente una collana o uno spillo, por- no!, se capitasse la stessa occasione
ta addosso n sacco de ciaffi, si veste in non mi farei imbrogliare
modo ridicolo, 2. agg. persona con di- ciarlaruca s.f. insetto che si trova nei ce-
fetto di pronuncia reali, specialmente nelle fave secche
ciafregna s.m. persona particolare, che ciavatta s.f. ciabatta, bocca a ciavatta,
crede di essere importante, ha parla- bocca storta, met. di persona dai gu-
to sso ciafregna!, ha parlato quel tipo sti difficili
particolare!, con significato molto ciavolà v.intr. parlottare, var. ciaulà
esteso
cibbà v.tr. sopportare qualcuno o qual-
ciafroccola s.f. naso grosso o malfatto, cosa, me so tenuto da cibbà sso chiac-
tè na bella ciafròccola, ha un naso gros- chierone, ho dovuto sopportare quel
so, var. ciafrocca chiacchierone

32
cica s.f. cicca di sigaretta, fig. tiétte ho dato un sonoro schiaffone
(chiette) a cica, mantieni per te ciò che ciocco agg. stupido, quillo è n ciocco,
ti rivelo, acqua in bocca quello è stupido
cicarolo s.m. raccoglitore di cicche, ciòcia s.f. 1. vagina, fig. bella ciocia, bel-
fig. avvocato cicarolo, avvocato di la ragazza 2. calzatura indossata dai
poco valore, senza clienti, che per fu- ciociari
mare doveva raccogliere le cicche da ciónca s.f. debolezza, tengo a cionca a
terra e cianche, mi sento le gambe deboli
ciccià v.intr. credere, n te nciccià, non cre- ciónna s.f. organo sessuale femminile, va-
dere ciecamente sull base di un’infor- gina, fig. bella cionna, bella ragazza
mazione riportata
ciónco agg. stanco morto, paralitico
cicia s.f. 1. vagina, agg 2. preziosa, che
ciovè avv. cioè
si fa desiderare, quilla fa a cicia,
quella ragazza fa la preziosa ciovetta s.f. 1. civetta 2. ragazza alla qua-
le piace farsi corteggiare, quilla ciovet-
cicinara agg. donna trasandata, mal ve-
ta de sorita, quella civetta di tua sorel-
stita, me pari na cicinara, sei trasan-
la, a ciovetta su o mazzolo fa l’amore
data
co o pizzicarolo, o pizzicarolo ce dà n
cicio agg. 1. schifiltoso 2. persona che bacio, a ciovetta puzza de cacio la ci-
ama farsi coccolare 3. s.m. pene di vetta sul mazzolo fa l’amore con il piz-
bambino zicagnolo, lui le dà un bacio e lei odo-
cìfero s.m. Lucifero, diavolo ra di formaggio (filastrocca)
cignale s.m. cinghiale cipicchioso agg. persona malandata, di
cima s.f. cima, llì n cima, lì sopra, n cima salute malferma, che appare più vec-
a o tetto, sopra al tetto, cima e torzo de chia di quanto non sia, met. occhi ci-
broccolo, frutto e gambo del broccolo picchiosi, occhi malandati, affetti da
malattia o di persona che non ha dor-
cimento s.m. cemento
mito, var. occhi caccolosi
cimicetta s.f. 1. puntina da disegno 2.
cipolla s.f. ostacolo su cui si inciampa,
distintivo da appendere sul bavero ha piàto na cipolla e è cascato a muc-
della giacca co pettera, è inciampato ed è caduto
cincicarello s.m. solletico, var. sinsica- a faccia avanti
rello cippa s.m. pene (fig.), n si fatto gnente,
cincinelle s.f.pl. orecchini a forma di cer- domani te magni sta cippa de cazzo,
chietto, met. che porto e cincinelle a o non hai lavorato, non ti sei impegna-
naso? mica sono un ingenuo, var. ci- to, e domani non mangerai
cinelle ciriòla s.f. 1. anguilla 2. (rec.) panino a
cìnico avv. un pochino, damme n cìnico doppia punta del peso di circa cento
de vino, dammi un po’ di vino, var. grammi usato per fare dei panini da
cénico, sin. cinichetto, crietto, criettello imbottire
cinquina s.f. schiaffo, sberla data con cispatano agg. forestiero, persona che
la mano, ce so dato na cinquina, gli parla un dialetto di radice non roma-

33
nesca, lasselo perde quillo è cispatano, cocómmero s.m. anguria, o cocomme-
lascialo stare, è un forestiero (e non si ro è bono perché magni e te ce lavi o
rende conto della realtà) mucco (o grugno), il cocomero è buo-
cistofiele s.f. cistifellea no perché è un alimento e quando lo
mangi ti lavi anche la faccia
citriolo s.m. cetriolo, o citriolo va sem-
pre a fenì n culo all’ortolano, piove còfena s.f. 1. cofana, 2. fig. gran quan-
sempre sul bagnato tità, te si magnato na cofena de pasta
e facioli, hai mangiato una grande
ciuciaro agg. forestiero, ciociaro, abitan-
quantità di pasta e fagioli, var. cofana
te della Ciociaria, (spreg.) ciuciaraccia,
usato specialmente da parte delle don- cofonaticcio s.m. cattivo odore, odore
ne locali, perché a cavallo della secon- di muffa, di chiuso, di stantìo
da guerra mondiale era invalsa l’abitu- còje v.tr. 1. cogliere, colpire, centrare un
dine per gli uomini di Albano e di al- bersaglio 2. raccogliere, ieri so ito a
tri comuni del Castelli romani di spo- còje e liva, ieri sono andato a racco-
sare donne, spesso più giovani, gran- gliere le olive
di lavoratrici, provenienti dalla Ciocia- cojonà v.tr. 1. prendersi gioco, burlare,
ria (spec. da Ripi, Strangolagalli, Pofi) dileggiare, chi cojona rimane cojona-
ciuco agg. piccolo (rar.), sì ancora troppo to, chi burla rimane burlato 2. inter.
ciuco pe’ certe cose, sei ancora troppo me cojoni!, espressione di sorpresa
piccolo per certe cose, sin. picchelo cojonella s.f. burla, mancanza di serietà,
ciufeca s.f. ciofeca, bevanda non gusto- a pìa sempre n cojonella, non prende
sa, sso caffè è na ciufeca, questo caffè mai le cose sul serio
non è gustoso (come dovrebbe esse- cojone s.m. 1. testicolo, fig. uomo inet-
re), sso vino è na ciufeca, questo to e sciocco, che me stì a pià pe’ i cojo-
vino è cattivo, non si può bere ni?, mi stai prendendo in giro?, si n’a
ciufolo s.m. zufolo, met. pene, si nun la- pianti te do n carcio ai cojoni, se non
vori te magni n par de ciufoli, se non la smetti ti picchio
lavori non mangi collèra s.f. colera
ciurli s.m.pl. capelli, ha cchiappata pe’ collèro s.m. malattia della vite
i ciurli, l’ha presa per i capelli, fron-
cològna s.f. colonia
zoli, sin. ciaffi
colonnetta s.f. comodino
clissi s.m. eclissi
commàre s.f. comare
còccia s.f. buccia, a còccia de o cocom-
mero, de o parmiggiano, la buccia del commanno s.m. compito, comando, ser-
cocomero, del parmigiano vizio, regà, famme sso commanno, va’
a pià n pezzo de pà a o forno, ragaz-
còcciola s.f. escremento di cavallo a for-
zo, fammi questo servizio, vai a pren-
ma sferica
dere un po’ di pane al forno
cocimelovo s.m.e f.inv. (scherz.) posa-
commandatore s.m. commendatore
piano, lento, cerca da sbrigatte, signor
cocimelovo, sbrigati pigrone, var. coce- comme avv. come
melova, cocimelova comménzà v.intr. e tr. cominciare, com-

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menza a parlà quanno piscia a gallina, sceverare granaglie e legumi, quillo sec-
comincia a parlare quando urinano le chio butta comme n conciarello, quel
galline, met. tu non puoi parlare secchio perde acqua da tutte le parti
còmmido s.m. tazza del gabinetto, sin. condemeno solo nella locuz. verbale, fa’
cacatore, cesso, loco commido condemeno, fare a meno, io pozzo fa’
commizio s.m. comizio condemeno, posso farne a meno
commò s.m. comò conocchia s.f. 1. tipo di attrezzo edile
per sollevare pesi mediante il tiro di
commugnone s.f. comunione
una fune avvolta sul cilindro centrale
commune s.m. municipio, comune, so fatto ruotare mediante quattro mani-
ito su a o commune, sono andato al glie poste a raggera 2. tipo di pettina-
municipio tura dei capelli delle donne 3. soste-
compagno s.m. simile, uguale, quessa a gno realizzato con quattro canne uni-
quella c’è compagna, questa e quella te al vertice per sostenere alcuni ortag-
sono uguali gi (pomodori, fagiolini)
comparanza s.f. stato del padrinato, tra conzento s.m. consenso, pe’ sortì ce vo
de quissi c’è o San Giovanni, tra o conzento, per uscire è necessario ave-
quelle due famiglie c’è un rapporto re il permesso, var. conzenzo
stretto di padrinato conzijere s.m. consigliere
compermesso locuz.avv. col permesso, coppiarola s.f. donna che ha partorito
compermesso, pozzo?, richiesta di per- dei gemelli, a cui venivano attribuiti
messo poteri magici, tra i quali riportiamo
compretà v.tr completare il modo di curare una lombaggine, in
cómprita s.f compera, acquisto, ecchite cui il paziente veniva messo bocconi
l’atto de cómprita, eccoti l’atto di com- su una coperta adagiata sul pavi-
pravendita mento, una donna coppiarola, con un
conca s.f. recipiente in rame per traspor- bastone di cerqua (cfr.) in mano, sen-
tare l’acqua, vevo da a funtana co’ e za scarpe, ma con le calze lunghe, pas-
conche n capo, vengono dalla fontana sava di qua e di là sulle reni del ma-
con le conche in testa lato, massaggiando con la pianta dei
piedi il punto dolente, ripetendo vol-
concallà v.tr. e intr. surriscaldare, s’è con- ta a volta ‘lombo, perché calasti?’ e
callato i piedi, i suoi piedi sono arros- l’uomo rispondeva ‘donna perché ac-
sati e irritati dal sudore, sso fasciato- coppiasti?’, la buona riuscita di que-
re ha concallato o culetto a a cratura, sta cura era affidata al fatto che la don-
quel pannolino ha fatto irritare la pel- na aveva partorito dei gemelli
le del sederino del lattante
coppiette s.f. pezzi di carne di cavallo
concallato agg. 1. riscaldato 2. fetido, o di somaro, della lunghezza di qual-
puzza ch’accora de concallato, puzza che centimetro, essiccati con pepe e pe-
in modo insopportabile reroncino, legati tra loro con una cor-
concallaticcio s.m. odore sgradevole dicella spesso di colore rosso, in ven-
conciarello s.m. setaccio usato per dita presso le osterie, mangiati perché,

35
essendo piccanti, inducono a bere una cottone s.m. cotone
maggior quantità di vino covannìdo s.m. figlio ultimo nato, isso
coratella s.f. interiora del pollo o dell’a- è o covannido d’a cuniàra, è l’ultimo
gnello composte da cuore, polmone e figlio di una famiglia numerosa
fegato crapa s.f. capra
corcà v.tr. 1. stendere, abbattere, ha cor- crastatozzo s.m. chiocciola, lumaca, var.
cato a botte, ha adagiato di pancia la grastatozzo, crastatello
botte (contr. botte n piedi) 2. picchia-
cratura s.f. creatura, lattante, bambino
re selvaggiamente, o so corcato de bot-
piccolo, cratura n fasciola, bambino
te, l’ho picchiato duramente
in fasce, var. gratura
córco agg. adagiato, sta corco, buttato a credenzone agg. credulone
n fonno de letto, è gravemente amma-
lato creschiere s.m. clistère, var. crischiere,
trestiere
cordàro s.m. 1. cordaio, 2. nome di con-
trada di Albano créso part. pass. di credere, m’ero creso d’es-
se o primo, credevo di essere il primo
cordojo s.m. cordoglio, tormento, quil-
criccà v.tr. andare a genio, quill’ommi-
lo me dà o cordojo da a mmatina a a
no nun me cricca, quell’uomo non mi
sera, quello mi tormenta dalla matti-
va a genio
na alla sera
cricco s.m. a sbafo, ì a cricco, scrocca-
cordonata s.f. filo metallico che sostie-
re, mangiare a spese di altri
ne i poteri (v.) delle viti, che corre pa-
rallelo ai filari crìo s.m. poco, dim. crietto, criettino, po-
chino, so magnato n crietto de pa’ col-
coròja s.f. panno arrotolato a ciambel-
l’ojo, ho mangiato un po’ di pane con
la che le donne interponevano fra la
l’olio
testa e oggetti pesanti da strasporta-
re (conca, bagnarola, fascetti di sermen- crischiano s.m. persona, individuo, esse-
ti, ecc.) re umano, quillo è n bravo crischiano,
quello è un brav’uomo, accr. crischia-
corpì v.tr. colpire
none, uomo grande e grosso, robusto
córpo s.m. colpo, botta, che te pìa n cór-
crisi s.f. eclissi
po, che ti prenda un colpo
crispiggno s.m. erba da insalata, var. gre-
cortèlla s.f. coltello con lama triangola-
spigno, crespigno
re a punta arrotondata della lunghez-
za di circa venti centimetri utilizzato crocchià v.tr. picchiare, quillo l’avo
per aprire le forme di parmigiano pre- crocchiato a dì de sì, lo hanno picchia-
cedentemente intaccate con la punti- to di santa ragione, m’avo crocchiato
na (cfr.) i reni, sono rimasto improvvisamen-
te bloccato, piegato in due
corvatta s.f. cravatta
croccola s.f. 1. colpo portato con il pu-
córza s.f. corsa, var. curza
gno, m’ha dato na croccola che m’ha
cosìnta avv. così, sin. accusinta rincojonito, mi ha dato un pugno che
costruvì v.tr. costruire mi ha stordito, 2. frutto simile all’oli-

36
va, commestibile, 3. stato confusiona- cuniàra s.f. conigliara, famiglia numerosa
le , di ridotte capacità intellettive e fi- cunichelo s.m. cunicolo
siche, teneva croccola! era ubrico fra-
cunìo s.m. coniglio
dicio, var. crocchela
cupella s.f. recipiente di legno simile al
crompà v.tr. comprare
barile piccolo, della capacità di circa
cropì v.tr. coprire, cròpite, te rifreddi, co- otto litri, ve ne sono anche della capa-
priti altrimenti prendi il raffreddore cità di cinque litri e di due litri (que-
conzolà v.tr. consolare st’ultima veniva riempita per il vino ai
cucchiara s.f. cazzuola sensali come ulteriore compenso per
cucchiarella s.f. schiumarola, paletta di il lavoro di intermediazione), dim. cu-
legno pelletta
cucchiarino s.m. cucchiaino, quillo s’è cuperchio s.m. coperchio
sfracellato e l’havo riccorto co’ o cuc- cuperta s.f. coperta
chiarino, quello ha avuto un gravissi- cupo s.m. piatto fondo, scodella
mo incidente e ne hanno dovuto rac-
cupiddo s.m. diavoletto scontroso
cogliere i resti (met.)
cùre v.intr. correre, ammazze sso suma-
cùcchimo s.m. cuccuma, pentolino, in
ro quanto cure, accipicchia quanto cor-
particolare per fare il caffè
re questo somaro, quanto so’ curzo pri-
cucco s.m. cuculo ma d’arivà quanto ho corso prima di
cucumà v.intr. covare sotto la cenere arrivare
cucuzza s.f. 1. zucca 2. testa, capoccia curènne avv. di corsa, appena i so’ chia-
che n parla se chiama cucuzza, di per- mati so venuti curenne, appena li ho
sona che ha taciuto ma avrebbe potu- chiamati sono venuti correndo
to parlare
curidore s.m. corridore, ciclista
cucuzzaro s.m. gioco da ragazzini, do-
curiolo s.m. laccio di cuoio utilizzato
manda al gioco: quante cucuzze? na
come stringa degli scarponi o del pal-
cocuzza, du’ cocuzze... tutto o cucuz-
lone da calcio
zaro
curitore s.m. corridoio, n fonno a o cu-
cucuzzola s.f. 1. zucchina, 2. animalet-
to che si alimenta delle radici degli or- ritore ce sta o cacatore, il bagno sta in
taggi, procovandone l’essicamento fondo al corridoio
culacchiere s.m. pederasta, sin. recchio- curtina s.f. cortina di mattoni
ne, frocio, bòzzo curto agg. corto, o partoncino me s’è fat-
culetto s.m. parte finale del filone di pane to curto, il cappotto si è accorciato
culopezzone avv. prono, a culopezzone curtura s.f. cultura
piegato in avanti, var. culopuzzone curucuzzello s.m. cucuzzolo, sommità
cunculina s.f. bacinella cuscenza s.f. coscienza

37
D
ho il diabete, sono diabetico
diasilla s.f. preghiera, co’ ssa diasilla me
si stufato, mi hai seccato con queste
chiacchiere monotone
da’ v.tr. dare, dà voce, chiamare, dacce diavelo s.m. diavolo
foco, dagli fuoco dibarderio s.m. disordine, baraonda
daje imp. dai, forza, datti da fare, daje, dilupà v.tr. ingurgitare in modo vorace,
datte da fa’ che a ggiornata è n moz- sin. sdelupà
zico, suvvia, datti da fare che la gior- dimane avv. domani
nata è breve
dindaròlo s.m. salvadanaio
damiggiana s.f. damigiana, var. ramig-
giana, tamiggiana discùre v.intr. discorrere, isso nun fa atro
che discure, lui non fa altro che parlare
dàne v.tr. dare
ditto part.pass. di dire 1. detto 2. agg.
davéro avv. davvero soprannominato 3. s.m il dire, motto
dazzio s.m. dazio diviso agg. lampante, dal latino, de visu,
ddoprà v.tr. adoperare, usare me sa diviso, è chiaro, lampante,
de prep. di quillo m’ha nvitato a a festa, ce vaio
debbotto avv. all’improvviso, addirittura puro che n me va, sindó pare diviso che
a tengo co isso, quello mi ha invitato
decime s.f.pl. tasse, pedaggio, met.
alla festa, ci vado anche se non mi va,
pagà e decime, subire le conseguenze
altrimenti potrebbe offendersi
delibberà v.tr. liberare
dóa agg.num.card. due, var. du
delinguente s.m. delinquente, poco di
dojoso agg. lamentevole, noioso
buono, di bambini: troppo vivace, ma-
nesco, disubbidiente, ció so ditto a quil- dolé v.intr. dolere
lo delinguente de tu’ fìo, gliel’ho det- dolènza s.f. dispiacere, dolore
to a quel discolo di tuo figlio Dolinda n.pr. Teodolinda
deliggerì v.tr. digerire dolloroso agg. doloroso
demogno s.m. demonio, diavolo domiggno s.m. dominio
denanzi avv. davanti dòmo s.m. duomo
denàra s.f.pl. seme di denari alle carte, dòppo avv. dopo
si escito de tre de denara, hai giocato dòppopranzo avv. pomeriggio
il tre di denari
dòppodimane avv. dopodomani
Demondo n.pr. Edmondo
dórce agg. dolce
derèto avv. dietro, o compare iava davan-
ti e io derèto, il compare andava dòta s.f. dote, mi moje quanno s’è spo-
avanti e io di dietro, var. degghiétro sata ha portato pe’ dòta dodici de tut-
to, mia moglie quando si è sposata ha
déto s.m. dito, pl. e deta portato un corredo completo, a spo-
devuzzione s.f. devozione sa porta na bella dota, la sposa porta
diabbete s.f. diabete, tengo a diabbete, una bella dote

38
F
Dòrfo n.pr. Adolfo
drento avv. dentro
Driano n.pr. Adriano
du agg.num.card. due, var. doa
faccenna s.f. faccenda, affare, fatto,
dumila agg.num.card. duemila nun me piace ssa faccenna, questa fac-
cenda non mi piace, fa’ e faccenne de

E
casa, rassettare la casa
faccia s.f. faccia, locuz. mette n faccia v.tr.
intestare, so mmesso tutto n faccia a mi’
fìo, ho intestato tutti i miei beni a mio
figlio
ècchelo avv. e inter. eccolo, var. èsselo
faciolo s.m. fagiolo
èccheve avv. e inter. eccovi, var. ècchive
facocchio s.m. artigiano che fabbrica e
ècchice avv. e inter. eccoci
ripara i carretti tirati da buoi e cavalli
ècchime avv. e inter. 1. eccomi 2. s.m.
fadìca s.f. fatica
gioco in cui uno si appoggia al muro,
tre o quattro giocatori si appoggiano, fallacciano s.m. qualità di fico, nero e
il primo con la testa alla pancia di chi grande
sta sotto e gli altri in fila, e poi si sal- famìa s.f. famiglia, var. famija
ta sulla fila cercando di romperla e ur- fanello agg. giovinetto inesperto della
lando ecchime o riecchime vita
ècchite avv. e inter. eccoti famiòla s.f. tipo di fungo commestibile
ècchiteché avv. e inter. ecco che, all’im- fanga s.f. fango, so ito a a vigna, piove-
provviso va e me s’e ttaccata a fanga sotto e scar-
ecrisse s.f. eclissi pe, sono andato alla vigna e mi si è at-
èllelo avv. e inter. eccolo là taccato il fango sotto le scarpe
fantasia s.f. 1. voglia, tu n tenghi fanta-
eppò avv. e poi, se facemo na fojetta eppò
sia da lavorà, non hai voglia di lavo-
se ne iamo a casa, ci beviamo mezzo
rare. 2. fantasia
litro di vino e poi ci ritiriamo
farce s.f. falce, i communisti tengheno n
eppuro cong. anche, pure, var. oppùro
cima a a banghiera a farce e o martel-
erbetta s.f. prezzemolo, a nzalata de pa- lo, i comunisti hanno nella loro ban-
tate se ccondisce co’ l’erbetta, l’insala- diera la falce ed il martello, var.
ta di patate si condisce con il prezze- farcìa, sfacìa
molo
farcià v.tr. falciare
escì v.intr. uscire
farde s.f.pl. natiche femminili ben
essa pron.pers. lei, ella modellate e grosse
èsse v.intr. essere farinella s.f. farina di grano turco,
èsso avv. ecco polenta

39
farlòcco agg. sciocco, sempliciotto, quil- fenì v.tr. finire, concludere, è cascato e è
lo farlocco de tu’ fratello, quel fesso di ito a fenì n faccia a n muro, è caduto
tuo fratello ed è andato a finire contro un muro
farnia s.f. fungo fenimenti s.m.pl. finimenti, var. ferimenti
fasciatore s.m. pannolino usato per i lat- feràro s.m. fabbro
tanti trattenuto da una fascia avvolta ferata s.f. inferriata
intorno alla vita e fermata da lacci o
fèro s.m. ferro
da spille da balia
fetà v.intr. fare l’uovo da parte della gal-
fascettaro s.m. raccoglitore, nei boschi dei
lina, ssa gallina nun me féta, questa
Castelli romani, di rami e arbusti che
gallina non fa uova
lega in fascetti usati nei forni a legna;
riferito agli abitanti di Rocca di Papa ffacciasse v.intr.rifl. affacciarsi
ffétta s.f. 1. fetta 2. piede, tenghi du ffet-
te!, hai i piedi molto lunghi!
ffogà v.tr. e intr. affogare
fìa s.f. figlia
fiàra s.f. fiamma, è diventato rosso com-
me na fiàra, è diventato rosso come
il fuoco
ficcà v.tr. 1. inflare, ficcare 2. copulare,
è ito a ficcà, è andato a copulare
Veduta di Rocca di Papa ficotigna s.m. fico d’India
ficòzzo s.m. bernoccolo, var. ficozza
fava s.f. 1. fava, ortaggio, fava da morto, fiétto s.m.dim. figlio, fiétto mio, damme
dolce a base di mandorle che si man- retta, figlio mio, dammi retta
gia a novembre, mese dedicato ai defun-
fijata s.f. figliata, var. fiàta
ti, che veniva preparato in casa e offer-
to ai barellieri della Compagnia della fijo s.m. figlio, var. fìo
Buona Morte che provvedevano al tra- filaro s.m. filare di vigna, pl.f. filara o m.
sporto dei feretri al cimitero 2. pene filari, tené i filari a Nocchienti, sentir-
febbraro s.m. febbraio, febbraro curto e ci poco, essere sordastro
amaro, febbraio corto e freddo, si feb- filippina s.f. vento di tramontana geli-
braro nun febbrareggia c’è marzo che do, tira na filippina che te taja a fac-
male penza, se il tempo non è cattivo cia, tira un vento gelido che ti costrin-
a febbraio, lo sarà a marzo ge a coprire il viso
fegheto s.m. fegato, var. feghito findefèro s.m. filo di ferro, var. dindife-
fèle s.m. fiele ro, tindifero, findifero
femminella s.f. 1. donna di piccola sta- finenta prep. fino a, da Natale finenta a
tura 2. fermo di ferro usato per bloc- San Stefeno, da Natale a Santo Stefa-
care la chiusura del catenaccio di no, var. nfinenta
porte esterne quali tinelli e cantine fintotonto s.m. persona che finge di es-

40
sere stupida, nu sta a fa o fintotonto, se di risposta di un ubriacone al me-
non fingere di non capire dico che gli aveva predetto la cecità se
fiónna s.f fionda avesse continuato a bere, var. fòri
fionnà v.tr. e rifl. tirare, gettare, attivar- fórco s.m. distanza tra il pollice e l’anu-
si precipitosamente, s’è fionnato da o lare, è n forco de femmina, è una don-
ponte, si è gettato dal ponte (di Aric- na piccola
cia), potevi spettà n crietto nvece de fòri avv. fuori, var. fòra
fionnattice subbito drento a quillo fottografia s.f. fotografia, ritratto
mbroio, potevi aspettare un po’ e riflet- fràcico agg. 1. fradicio, bagnato, mbria-
tere prima di impegnarti precipitosa- co fracico, ubriaco fradicio, fracico méz-
mente in quell’imbroglio zo, bagnato fradicio, fino al midollo
fiore s.m. 1. fiore 2. fortuna, quillo tè o 2. avariato, cagionevole, sso pezzo de
fiore a o culo comme a cucuzza, quel- legno a forza da sta n grotta s’è fraci-
lo è fortunato cato, quel pezzo di legno, rimasto a
fiottà v.intr. lamentarsi, lagnarsi verifi- lungo in grotta, è marcito, quillo è mez-
care zo fracico, quella persona è di salute
malferma
firme s.m. film
fraschetta s.f. osteria, bettola, chiama-
focaraccio s.m. fuoco alimentato da rami
ta così perché quando è aperta viene
secchi
esposto un ramo di leccio con le fo-
fòco s.m. fuoco, all’acqua e a o foco Dio glie
ce dia loco, Dio tenga al loro posto
fratalocco agg. sempliciotto, credulone,
l’acqua ed il fuoco
sin. fralloccone, farlocco
foja s.f. foglia, n se move foja che Dio nun
frate torzone s.m. sempliciotto, di
voja, non avviene nulla senza il con-
buon carattere, individuo di corpora-
senso di Dio
tura robusta
fojetta s.f. mezzo litro di vino servito nel-
fratta s.f. cespuglio, siepe, so’ ito ghietro
la misura di vetro tipica delle osterie,
a na fratta pe’ fa’ n goccio d’acqua,
me so fatto na fojetta, ho bevuto sono andato dietro una siepe per fare
mezzo litro di vino la pipì, e fratte n tèo e recchie ma ce e
fojo s.m. foglio metteno, le siepi non hanno orecchie
fóngo s.m. 1. fungo 2. agg. stupido, ton- ma c’è sempre chi vi si nasconde per
to, quill’ommino è n fongo, quello è ascoltare
uno stupido fravola s.f. fragola
fonnaccetto s.m. residuo di liquido o al- fregà v.tr. rubare, sfregare, copulare, stà
tra sostanza a fregà l’orbo!, non insistere!
fónno s.m. fondo, quanno magna è n poz- fregaccio avv. molto, è n fregaccio de tem-
zo senza fonno, quando mangia è in- po che n se vedemo, non ci vediamo da
saziabile parecchio tempo
fòra avv. fuori, sor Gustino o nun sor Gu- fregantò s.m. miscuglio, pasticcio, com-
stino, fòra l’occhi e drento o vino, fra- binazione interessata, fa’ n fregantò,

41
fare un accordo sottobanco fughente avv. di corsa, di fretta, de fu-
fregàssene v.intr. buggerarsene ghente, di corsa
freggno s.m. 1. aggeggio 2. personag- funtana s.f. fontana, dim. funtanella, accr.
gio, freggno buffo, persona strana, funtanone, abbeveratoio di cavalli
bizzarra funtanile s.m. fontanile, i Funtanili di Via
fregnone agg. sempliciotto, sciocco, Vascarelle, dove attualmente è situata
stupido, persona che si fa facilmente una palestra comunale, venivano usa-
gabbare, quillo è grosso e fregnone, ti dalle donne per lavare i panni
quello è grande di età ma ancora furaschiere s.m. forestiero, sin. furastie-
immaturo ro, riccapezzo, furesto, var. fureschiere
fregna s.f. organo genitale femminile, a furastico agg. ombroso, scostante, sso
fregna de soreta!, non è cosa che si pos- gatto è furastico, quel gatto non ha
sa compiere! lascia perdere!, sin. so- pace, non è avvezzo al contatto con
rica, ntacca, patacca, gnacchera, cio- l’uomo, graffia
cia, o bucio furcìna s.f. 1. forcone 2. alloggio del car-
fregnaccia s.f. corbelleria, bugia, si ric- rettiere a vino sul carretto 3. forcina
contato na fregnaccia, hai raccontato per i capelli delle donne
una bugia, ma nu’ sta a di’ fregnacce!, furcinella s.f. forcina di tartaruga o di
non dire corbellerie ferro usata per tenere i capelli delle
frezza s.f. fionda, sin. fionna, mazzafionna donne
frinfrillina s.f. donna esile, minuta, di- fusaja s.f. lupino, pianta erbacea che pro-
namica, frenetica duce semi gialli commestibili
Frische Frosche n. nome universale usa- fusajaro agg. 1. pasticcione, arbitro fu-
to per rivolgersi a qualcuno senza chia- sajaro, arbitro incapace 2. s.m. vendi-
marlo per nome, var. coso, maramocio, tore di lupini
quillò fuss’atro fosse altro, fuss’atro sì, ma ac-
fritto s.m. 1. frittura 2. budella, fig. se per- cusinta .., se si trattasse di altro, allo-
dette o fritto, perse tutto al gioco, buttà ra lo farei, ma così ..

G
o fritto, lavorare sodo
frocella s.f. fiscella, contenitore di vimi-
ni usato per far scolare il siero della
ricotta di pecora
fròcia s.f. inv. narice, e frocia de o gainella s.f. carruba, s’è magnato tutto
naso, le narici a giuggiole e gainelle, ha sperperato i
fròcio s.m. omosessuale suoi averi per comprare cose futili
fronna s.f. foglia gallinaccio s.m. tacchino, persona che
fucertola s.f. lucertola capisce poco, insignificante
fugaccetta s.f. fuga dagli obblighi sco- gammarella avv. di corsa, a gambe le-
lastici, marinare la scuola, fa’ fugaccet- vate
ta, marinare la scuola, var. focaccetta ganassa s.f. guancia, quillo è na bella ga-

42
nassa, quillo è de ganassa, a quillo a sto propio, questo gelato mi piace ve-
magnà ce regge bè a ganassa, frasi usa- ramente
te per indicare un gran mangiatore ghetto s.m. ambiente disordinato
gangheno s.m. ganghero, gancio di ghiamante s.m. diamante
imposte e finestre ghieci agg.num.card. dieci
ganghero s.m. 1. individuo poco racco- ghiecina s.f. diecina
mandabile, quillo è n brutto ganghero,
ghietro avv. dietro, var. de ghietro, are-
quello è poco di buono, 2 oggetto o
tro, sin. deréto, arètro, arètro patró!,
persona mal ridotta
avvertimento al carrettiere che qualcu-
garaghè s.m. oggetto o persona malan- no sta rubando qualcosa dal carico nel-
data la parte posteriore del carro
garbiggnere s.m. carabiniere ghicio agg. bello, elegante, così ripulito,
gargantone agg. truffatore, smaliziato, ammazzete che ssi ghicio, così ben ve-
avventuriero, filibustiere stito sei proprio elegante
gargarozzo s.m. gola, est. pomo di Adamo ghinghere s.f.pl. segni di eleganza,
gargarozzone agg. persona insaziabile quillo pe’ o matrimoggno s’è messo n
ghinghere e piattini, quello per il ma-
gargottàra s.f. confusione trimonio si è vestito elegante
garofolo s.m. 1. garofano, 2. agg. indi- ghirba s.f. 1. tanica, contenitore di liqui-
viduo che vale poco, inconcludente di, 2. imbroglio, a quillo c’hao fatto a
gasse s.m. gas, va a tutto gasse, va a tut- ghirba, quello l’hanno imbrogliato
ta velocità ghitara s.f. chitarra
gastigà v.tr. castigare giannìzzero s.m. tipo strano, persona
gastigamatti s.m. castigamatti, severo peculiare, quanno vevo ssi quattro gian-
educatore nizzeri l’arbanesi se ne vavo, quando
gattaceca s.f. mosca cieca, gioco infantile vengono questi quattro grulli noi an-
diamo via
gattiveria s.f. cattiveria
Giggi n.pr. Luigi
gattivo agg. cattivo, i parenti de o cane
so tutti gattivi, i parenti de a cana so gijo s.m. giglio
tutti boni, i parenti del marito sono tut- gingillasse v.intr.pronom. trastullarsi
ti cattivi, i parenti della moglie sono ginocchione agg. genuflesso, n ginocchio-
tutti buoni ne, in ginocchio
gennàro s.m. gennaio gió avv. giù, semo iti gió a a vigna, sia-
genzanesata s.f. attività quasi conclusa mo andati alla vigna (l’espressione è
ma non terminata, che si fatto a genza- legata al fatto che Albano è posta in
nesata? hai mangiato tutta la pasta ma collina e le vigne sono nella parte bas-
hai lasciato un rigatone nel piatto sa del territorio), gió bòtte, giù botte
ggiornata s.f. giornata giocarello s.m. giocattolo, met. giocarel-
li, attibuti maschili, me ce scommetto
ggiustà v.tr. aggiustare, accomodare i giocarelli, sono proprio sicuro di
ggustà v.tr. gustare, sso ggelato mo ggu- quello che dico

43
giocarello s.m. giocattolo, met. giocarel- Gallerie di Sopra, tra Albano e Castel-
li, attibuti maschili, me gandolfo
gioncata s.f. cosa di gran pregio, è na gnorante agg. ignorante
gioncta, è un boccone prelibato gnoranzità s.f. maleducazione, ignoran-
gitarolo s.m. gitante za, a gnoranzità tua te parte dall’og-
giubbidomino s.m. cappotto della fe- gne de i piedi finenta a a punta de i ca-
sta, di pregio, indossato soprattutto- pelli, la tua ignoranza parte dalla pun-
dalle persone abbienti ta dei piedi e finisce alla punta dei ca-
pelli, insomma, è enorme, a gnoran-
giuggiolone s.m. bambinone, zuzzerel-
zità se sente da a parlatura, l’ignoran-
lone za si sente dal modo di parlare
giune avv. giù gnótte v.tr. inghiottire, var. gnottì
giuntà v.tr. congiungere, saldare, fig. gnudà v.tr. denudare
quanno li giuntemo sti letti?, quando
gnudo agg. nudo, gnudo e crudo, nudo
ti sposi?
e crudo, senza nessuna risorsa; te di-
giuvinottello s.m. giovanotto cio a verità gnuda e cruda, ti dico la
giuvinotto s.m. giovanotto verità nuda e cruda
gnà v.intr. bisognare, gnà che a smetti co’ gnufriddo agg. persona di poco conto
ssa lagna, devi smetterla di lagnarti sin. gobbo agg. 1. deforme 2. s.m. cardo (or-
bigna taggio), note le frittelle di cardo, insieme
gnacchera s.f. 1. nacchera 2. vulva, n pez- a quelle con i carciofi, le patate, le mele,
zo de gnacchera, donna molto bella, ricoperte con pastella e fritte con l’olio
attraente gòde v.intr. godere
gnagnarella s.f. pioggerella fine, piite o godessela v.intr.pronom. spassarsela
mbrello, fa na gnagnarella, prendi gommito s.m. gomito
l’ombrello, pioviggina
gracioletti s.m.pl. tagli di carne di
gnavolà v.intr. miagolare maiale di poco pregio
gnente pron.indef. niente gramiccia s.f. gramigna, pìa comme a
gnèo pron. io, il sottoscritto, inteso in sen- gramiccia, attecchisce come la grami-
so enfatico, t’o dice gnèo! te o dico io, gna, che si stughiato a gramiccia?, non
è garantito! hai tratto profitto dallo studio, quillo
Gnese n.pr. Agnese pianta grano e riccoje gramiccia,
quello è una persona sfortunata, quil-
gnisuno pron.indef. nessuno, var. gne- lo pianta gramiccia e riccoje grano,
sùno quello è una persona fortunata, a gra-
gnocco s.m. 1. gnocco di farina 2. agg. miccia ruvina a vigna, la gramigna ro-
credulone vina la vigna, trasl. la gente cattiva gua-
gnómmero s.m. 1. gomitolo, var. grum- sta ogni cosa
mero 2. albero di leccio molto grande grammofeno s.m. grammofono, fono-
situato a Propaganda Fide, lungo la via grafo

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grancio s.m. granchio, pl. granci gregna s.f. cascata di capelli femminili,
granne agg. grande guarda che gregna de capelli! guarda
che chioma di capelli neri!
grappo s.m. grappolo d’uva
gricciore s.m. brivido, tremore
grascia s.f. abbondanza, tempo de care-
stia, tempo de grascia, quando le gricio s.m. garzone del salumaio, nor-
cose vanno bene e quando male, cino, da cui pasta alla gricia così chia-
mejo a carestia che a grascia, meglio mata perché, alla fine della giornata di
la carestia che l’abbondanza lavoro il gricio preparava il suo pasto
utilizzando i rimasugli dei salumi
graspo s.m. raspo di uva, definito come grap-
che gli venivano regalati dal ‘padrone’
polo d’uva cui sono stati tolti gli acini
groglia s.f. gloria, tutti i sarmi fenisceno
grastà v.tr. castrare, var. crastà
n groglia, tutti i salmi finiscono in gloria
grastato s.m. castrato, montone castra-
grorioso agg. glorioso, var. groglioso
to in giovane età, var. crastato
grosta s.f. crosta, di formaggio, delle
grastatozzo s.m. tipo di lumaca
ferite
gràstica s.f. febbre intestinale
Grottaferata s.f. Grottaferrata, fig. ì a
gràtise avv. gratis, magnà a gratise, man- Grottaferata, andare in galera (l’espres-
giare gratis, var. gràdise sione può essere accompagnata dalla
grattacàcio s.f. grattugia (del formaggio) sovrapposizione sulla faccia della
grattachecca s.f. granita di ghiaccio e sci- mano con le dita aperte, a simboliz-
roppi, note le grattachecche di Ida, su zare le sbarre della cella)
Via Aurelio Saffi grugnalino agg. sodo, durace, quillo mu-
nello è grugnalino, quel bambino ha
la carne soda
grugno s.m. (spreg.) faccia, viso
gruma s.f. mutria, atteggiamento imbron-
ciato del viso
guadambià v.tr. guadagnare
guadambio s.m. guadagno, andó nun c’è
o guadambio a remissione è certa, dove
non c’è guadagno la remissione è certa
Albano Laziale - Via A. Saffi in una cartolina d’epoca guainella s.f. carruba
guarghia s.f. guardia
grattaculo s.m. bacca selvatica di color
guasi avv. quasi
rosso, così chiamata perché, se man-
giata, provoca prurito anale guatto agg. quatto, chinato, addossato
ad un riparo, è rivato guatto guatto,
gravatta s.f. cravatta, sin. corvatta
senza fasse sentì, è arrivato furtivamen-
grecìle s.m. stomaco del pollo, var. te, senza farsi sentire
gracìle
guazza s.f. 1. brina 2. importanza, nun
gregaròla s.f. mezza botte con capacità ce dà guazza, nun ce dà spago, non
di circa seicento litri dargli importanza

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guidagnola s.f. paletto di castagno tondo imperiale s.m. tram a due piani
gumà v.intr. colare, sgocciolare, sso fa- infantioli s.m.pl. convulsioni dei bambi-
gottello de live guma, quell’involto di ni, ssa cratura ha tenuto i nfantioli, quel
olive gocciola bambino ha avuto le convulsioni
Gusta n.pr. Augusta innoceronte s.m. rinoceronte
Gustino n.pr. Agostino ìssene v.intr. andarsene, morire, ariva-
guvernà v.tr. governare ti a sso punto è mejo issene, arrivati a
guvernante s.m. governante questo punto è meglio andarsene, po-
raccio, se n’è ito così de curenne, po-
guverno s.m. governo, o guverno so quil-
verino è morto così all’improvviso
li che stavo su, il governo è formato da
coloro che comandano issi pron.pers. essi, séte tutti de issi, sie-
te di parte

I
isso pron.pers. 1. egli 2. agg. e pron.di-
mostr. questo
istate s.f. estate
janna s.f. ghianda, dà a ianna a i por-
ì v.intr. 1. andare, fig. ì su, essere elet- chi, dare le ghiande ai maiali, anche
to ad una carica pubblica, quilli che nel senso di dare ad una persona qual-
vavo su se favo tutti i cazzi sui, quel- cosa di cui è ghiotta, pe’ fa grosso o
li che vengono eletti fanno i propri in- maiale ce vò a janna, per allevare il
teressi, ì pe’ strada romana, prostituir- maiale bisogna governarlo con le
si, dal fatto che le prostitute di Alba- ghiande, o porco se sogna a janna, non
no stazionavano sulla via Appia, ver- desiderare quello che è difficile avere
so Roma, 2. art.det. gli jempì v.tr. 1. riempire, 2. v.intr.rifl.
bere smodatamente, me so jempito
comme n caratello, ho bevuto smoda-
tamente 3. v.intr.pronom. jempisse
mangiare a sazietà
jotto agg. ghiotto, i tre vizi capitali alba-
nensi: birbo, jotto e mardevoto, furbo,
ghiotto e miscredente
jottonì v.tr. far diventare ghiotto, avido,
rendere appetibile un affare o un lavo-
ro, met. corrompere

Albano Laziale - Via Appia in una stampa d’epoca


jottonizzia s.f. ghiottoneria
jutà v.tr. aiutare, jutete che Dio t’aiuta,
ierassera avv. ieri sera, var. iersera aiutati che Dio ti aiuta
ignizzione s.f. iniezione, var. iggnezzione

46
L
dagna una lira 2. s.m. pallino nel gio-
co delle bocce
lecchino s.m. spr. persona che si sotto-
mette in modo servile
labberinto s.m. labirinto, nel gioco da legacce s.f.pl. lacci per sostenere i
tavolo detto Oca, si dice labberinto otto calzini
a morte e dodici ha vinto, per signifi- leggittimo agg. sobrio, non in preda dei
care che se si arriva alla casella nume- fumi dell’alcool, so’ leggittimo, mica
ro otto si è fortemente penalizzati, so’ mbriaco, sono sobrio, mica ubria-
mentre se si arriva al dodici si salta- co, sin. sincero
no varie caselle e si va facilmente ver- leggno s.m. 1. legno 2. carrozzella per
so la vittoria turisti
labbero s.m. labbro legnarolo s.m. legnaiolo
lacchino agg. individuo servile, che si legulizzia s.f. luquirizia, var. regullizzia,
umilia rigulizzia
lampadaro s.m. lampadario lementari s.m.pl. scuole elementari,
lampedina s.f. lampadina, var. lampenina ha fatto solo e scole lementari, ha
làmpena s.f. 1. lampada 2. quantità di frequentato soltanto le scuole ele-
vino contenuta in un recipiente di ve- mentari
tro, s’è fatto na lampena de vino, ha lénghelo s.m. spiritello dispettoso o ge-
bevuto il contenuto di un recipiente neroso, la cui attività consisteva nel na-
lapa s.f. ape scondere le cose o nel far trovare sol-
làpise s.m. matita, lapis di o nel dare numeri vincenti al lotto
(arc.), chi ha scocciato o bicchiere? sarà
lassà v.tr. lasciare, lassa perde, lascia an-
stato o lenghelo, chi ha rotto il bicchie-
dare
re? saranno state forze soprannatura-
latro s.m. ladro li, var. lengolo
latrone s.m. ladrone léngua s.f. lingua, tenghi na lengua che
lattaro s.m. lattaio taja e cuce, hai una lingua che taglia
laura s.f. laurea e cuce, sei una pettegola, riferito spes-
so alle donne
lavannara s.f. lavandaia
lènta s.f. lente
lavero s.m. lauro
lenticchia s.f. efelide, macchia della pel-
lazza s.f. coleottero del genere cetonia
le, quillo regazzino tè na faccia piena
leccamuffo s.m. schiaffone, sin. leccasù de lenticchie, quel bambino ha il vol-
leccapiatti agg. servile to lentigginoso
leccasù s.m. schiaffone, sin. leccamuffo lènza agg. furbacchione, quillo regazzi-
lecchiera s.f. lettiera di paglia per le stalle no è na lenza! quel bambino è furbet-
lecco pron.indef. 1. nulla, n s’arza lec- to, sa trarsi abilmente dagli impacci
co, non si combina niente, non si gua- lenzolo s.m. lenzuolo

47
lésca s.f. 1. pesce grande 2. sonoro ceffo- liva s.f. oliva, pl. liva, semo iti a riccoje
ne c’ha dato na lesca che c’ha fatto girà (a coje, a fa’) e liva, siamo andati a
a capoccia, gli ha dato un ceffone da raccogliere le olive, e liva dorce, le oli-
fargli girare la testa ve dolci, in salamoia
lettanìa s.f. litania, sso sacrilico ha dit- lizza s.f. gioco effettuato con un basto-
to na lettanìa de biastime, quel sacri- ne di legno e con un altro pezzo di le-
lego ha detto una sfilza di bestemmie, gno cilindrico più corto appuntito alle
var. littania estremità (nizzolo), consistente nel
lettricità s.f. elettricità lanciare in alto il nizzolo picchiando-
lo su una estremità per poi colpirlo al
letturina s.f. littorina, treno con carroz-
fine di proiettarlo il più lontano pos-
ze a trazione a nafta o elettrica, sen-
sibile, var. nizza
za locomotiva
llallera s.f. sbronza, s’ha piato na llalle-
levatrice s.f. ostetrica, sin. mammana
ra!, si è ubriacato fino a perdere la ra-
levitato agg. lievitato gione
libberetto s.m. piccolo libro, libretto tenu- llampà v.tr. 1. bruciare superficialmente, sì
to dal negoziante per tenere la contabi- lassato o fero da stiro sopra a camicia e
lità dei debiti dei clienti che venivano a si llampata, hai lasciato il ferro da sti-
estinti al momento in cui questi aveva- ro caldo sulla camicia e l’hai bruciacchia-
no un reddito (vendita delle produzio- to 2. ingurgitare voracemente
ni agricole, del bestiame, fine settimana
llampamazzo s.m. irritazione anale
con l’incasso della paga, ecc.)
llane avv. là
libbero agg. 1. libero 2. s.m. libro, var.
libbro llargà v.tr. allargare
licchie s.f.pl. rovina, ì a le licchie, per- llessà v.tr. lessare, var. allessà
dere tutto il denaro puntato al gioco lligà v.tr. legare, lliga llìne, lega lì
ligna s.f. linea, i sordati stavo in ligna, lligato agg. legato
i soldati sono allineati lline avv. lì, in quel luogo, lascialo per-
limòsina s.f. elemosina, n se abbusca più de, sta bè lline non disturbarlo, sta
na lira e finiscemo pe’ limosina, non bene lì, var. llì
si guadagna più una lira e finiremo per llogrà v.tr. logorare, consumare
andare per elemosina
llograto agg. logorato, sdrucito
linghiera s.f. ringhiera
llongà v.tr. allungare
linterna s.f. lanterna, pl. linterne, per est.
llumà v.tr. scorgere, tenere d’occhio
occhi, spalanga e linterne, apri gli occhi
llungatora s.f. strada che allunga il per-
lione s.m. leone
corso
Lisandro n.pr. Alessandro
locà v.tr. affittare
littanìa s.f. litania
lòco s.m. 1. luogo 2. cesso
livella s.f. Olivella, quillo è de e livella
locco locco (frase avverbiale) lenta-
quello abita nella zona di via Olivel-
mente, piano piano, cammineva locco
la (ad Albano)
locco, procedeva lentamente

48
loffa s.f. flatulenza silente madonna s.m. individuo giudicato ne-
lòffio agg. infìdo, balordo gativamente, quillo madonna vò fa sem-
pre comme ce pare, quello lì vuole fare
loggia s.f. balcone, nun te spennicà da
sempre di testa sua
a loggia, che caschi, non ti sporgere dal
balcone, rischi di cadere magàra avv. magari, magara t’o rigalo
puro, quasi quasi te lo regalo, maga-
longo agg. lungo, ì longo, cadere a terra
ra o fa! ci si provi pure!, var. macara
Lonora n.pr. Leonora
magnà v.tr. mangiare, sin. (nel senso di
lópe s.m. lupo, fig. tené o lope, non ave- mangiare molto) attrippasse, abbottas-
re soldi, lope pepenaro, lupo manna- se, abbuffasse, schioppà, ngorzasse,
ro, licantropo ngozzasse, strafogasse, mannasse tut-
luccica s.f. lucciola to n corpo, jempisse, scofonasse
luccicarelle s.f.pl. bagliori, so’ stato n gi- magnatora s.f. mangiatoia, tené a ma-
nocchio e quanno me so’arzato so’ vi- gnatora bassa, godere di benessere,
sto tutte luccicarelle, ero inginocchia- avere la vita facile
to e quando mi sono alzato avevo i ba- magnauffa agg. chi sfrutta gli altri, pa-
gliori agli occhi rassita
lumaro s.m. lumaio, venditore di lumi magnéra s.f. maniera, fa n modo e ma-
e accessori gnéra, fare in modo e maniera
lùggera s.f. ulcera maja s.f. maglia, tié (tenghi) freddo? met-
lujo s.m. luglio tete a maja de lana, hai freddo? met-
lungatela s.f. corteo (a piedi) che segue titi la maglia di lana
gli sposi novelli prima di entrare in malamente s.m. 1. delinquente, stacce
chiesa e dopo usciti attente, quisso è malamente, stai atten-
lupino s.m. callo al dito del piede, tengo to a quella persona, è poco raccoman-
i lupini e n pozzo camminà, ho i calli ai dabile 2. avv. in malo modo
piedi ed ho difficoltà a camminare malatìa s.f. malattia
lupro s.m. germoglio del pungitopo maleppeggio s.m. martello usato dai
giovane muratori con due lame perpendicola-
ri tra loro

M
malintenne v.intr. seminare zizzania,
mette a malintenne, mettere zizzania
mallone s.m. tipo di fico
mammatrone s.m. scombussolamento
macèra s.m. muro a secco di recinzio- degli intestini dovuto alla paura, c’ha
ne realizzato con pietra locale piato o mammatrone, ha preso uno
macère s.f.pl. macerie, l’avo trovato spavento
sotto e macère, l’hanno trovato sotto mammellone agg. sempliciotto, perso-
le macerie na tranquilla
màfera s.f. donna brutta e goffa màmmita s.f. tua madre

49
mammone s.m. denaro, con riferimen- mappa s.f. (arc.) gioco di bambini in cui
to all’interesse mostrato dagli ebrei un fazzoletto viene arrotolato e ripiega-
manco avv. neanche, var. nemmanco to per percuotere il palmo della mano
mandòla s.f. liuto, ukulele mapperò cong. ma però
maneggiarello agg. maneggevole maravìa s.f. meraviglia
manfrodito s.m. ermafrodita, var. ma- marcaduto s.m. epilessia
frodito maramocio inter. usato per chiamare
manicciata s.f. manciata qualcuno senza usarne il nome
manija s.f. maniglia, var. manìa marchese s.m. 1. marchese, titolo nobi-
liare, ad Albano era noto il marchese
mannà v.tr. mandare, inviare, l’havo man-
Ferrajoli 2. mestruazioni, sin. mesto-
nato a moriammazzato, l’hanno man-
lazzioni
dato a quel paese
marchiciano agg. marchigiano, perso-
mannàra s.f. mannaia
na avara e attaccata ai soldi, è mejo n
mannasse v.tr.pronom. 1. dondolarsi, morto drento casa che n marchiciano
o ragazzino se manneva ncima a can- fòri a porta, è meglio avere un morto
nufiennola, il bambino dondolava dentro casa che un marchigiano fuo-
sull’altalena 2. v.intr.pronom. vantar- ri della porta (nel regno pontificio gli
si, darsi le arie, n te mannà tanto, che esattori delle tasse erano tipicamente
già ne chié troppa de cacca ar culo, non marchigiani)
ti vantare troppo, perché sei abbastan-
mardevoto agg. miscredente
za altezzoso 3. fig. mannasse pe’ l’os-
sa (pell’ossa), copulare, quilla m’a man- mariola s.f. tasca interna della giacca
nerebbe propio pell’ossa qualla donna martajato agg. 1. maltagliato, fig. perso-
mi aggrada proprio na malfatta fisicamente, s.m. 2. filone
mannata s.f. mandata, scatto di serratu- di pane del peso di circa sei etti fatto
ra, chiudi a porta a du mannate, con la stessa pasta della pagnotta
chiudi la porta a due mandate màrtera s.f. madia, specie di cassettone
mano s.f. mano, pl. mano, fig. è na mano con coperchio usato per confeziona-
de tempo, è un po’ di tempo, co’ quil- re e conservare il pane
lo da na mano de tempo n ce se ricca- martinicchia s.f. freno dei carri a caval-
pezza più gnente, è da un po’ di tem- li manovrato per mezzo di una mano-
po che con quello non ci si capisce più vella
niente, e mano a casa!, tieni le mani martùfo agg. stupido, zotico
al loro posto!, scherzi de mano, scher-
maruano agg. persona di poco conto
zi da villano, scherzi di mano, scher-
(tard.)
zi da villano, fa’ de mano, lavorare alla
vigna e all’orto marva s.f. malva, pianta medicinale
manuvale s.m. manovale, bracciante edi- marvà v.tr. ammorbidire
le, var. manuale marzocca s.f. pennellessa, pennello largo
manzo agg. calmo, tranquillo, statte man- Mascherone n.pr. a funtana de o Ma-
zo, stai tranquillo, sii paziente scherone, fontana non più esistente col-

50
locata in Via Aurelio Saffi, tra Piazza in mano tutte le migliori, sì fatto maz-
G. Carducci e Via Cavour zetto, hai trafficato per avere le carte
migliori, o hai imbrogliato e ti sei dato
le carte migliori, o hai barato
mazzo s.m. 1. ano, pl. mazza, s’è cacato
puro e mazza, ha avuto una diarrea che
l’ha svuotato 2. s.m.pl. mazzi, mazzi sfu-
mati, budella di maiale essiccate
mbè inter. ebbene
mbecille agg. imbecille
mbèllà inter. coraggio!, mbellà, jamo? orsù
Albano Laziale, la “Fontana del Mascherone”
andiamo!, mbellà demise na mossa, sbri-
ghiamoci, mbellà!, ora basta!
mastello s.m. sorta di secchio di legno mbellettamento s.m. abbellimento del-
con manico laterale per uso agricolo la persona mediante trucco
con manico laterale mbellichelo s.m. ombelico, var. mbelli-
masto s.m. basto da soma, var. basto colo, mbellico, mmollicolo
mastro s.m. maestro artigiano, o si vi- mbertasse v.tr. nascondere, te sì mberta-
sto mastro Erico o falegname? hai vi- to i sordi, hai messo in tasca i soldi
sto il maestro Enrico il falegname? Mberto n.pr. Umberto
matarazzo s.m. materasso mbrellaro s.m. ombrellaio, artigiano
materia s.f. pus, da ssa ferita te c’esce a ambulante che passava per la strada gri-
materia, da quella ferita esce il pus dando ‘ombrellaro!’ ed attualmente
matina s.f. mattina, iamo a lavorà doma- usa il furgoncino e l’altoparlante; quan-
ni matina presto, andiamo a lavorare do ha richieste sufficienti, si ferma ad ef-
domani mattina presto fettuare le riparazioni sulla strada
matinata s.f. mattinata, sin. mmatinata mbrello s.f. ombrello, quanno Monte
Cavo se mette o cappello, va a casa e
matre s.f. madre
pìa o mbrello, quando Monte Cavo si
matreggna s.f. matrigna copre di nuvole, vai a casa e prendi
matrimoggno s.m. matrimonio, sin. spo- l’ombrello, var. mbrella
salizzio
mattonella s.f. 1. forma di gelato a pia-
strella 2. tipo di pavimentazione
mazza s.f. pene
mazzafrusto s.m. attrezzo agricolo usa-
to per trebbiare il grano, formato da
due bastoni lunghi da sessanta centri-
metri a un metro collegati a un’estre-
mità dalla soatta (cfr.)
mazzetto s.f. al gioco delle carte avere Monte Cavo

51
mbriàco agg. ubriaco, mbriaco cionco, tina è fèle, fare tardissimo la sera è bel-
ubriaco fradicio lo, ma alzarsi presto la mattina è duro
mbrillà v.intr. negare, che vò? o suma- melella s.f. piccola mela molto dolce, ven-
ro mio? t’o mbrillo, vuoi il mio soma- duta nelle strade dai produttori locali
ro? non te lo do, te lo sogni menagabbo s.m. meraviglia, nun te fa me-
mbrilloccato agg. ornato di gioielli, usa- nagabbo, che chi sputa pell’aria ce rica-
to in genere al femminile, sin. mbril- sca n bocca, non giudicare con severità
luccicato o tracotanza le disgrazie capitate ad al-
mbroccà v.tr. azzeccare, indovinare, sce- tri, perché potrebbero capitare anche a
gliere in modo giusto, ha mbroccato n te, o menagabbo ariva, a biastima no,
terno a lotto, ha indovinato un terno al le maledizioni non hanno effetto
lotto, so’ mbroccato a strada giusta, ho Menico n.pr. Domenico
trovato la soluzione ai miei problemi mentuà v.tr. menzionare, nominare,
Mbròcio n.pr. Ambrogio var. mentuvà
mbroione agg. imbroglione meravija s.f. meraviglia, var. maravìa
mbufolato agg. condizione meteorolo- mercà v.tr. ferire lasciando il segno, co
gica con cielo carico di nubi e afa sci- na serciata à mercato n fronte, con una
roccosa sassata lo ha ferito in fronte lascian-
do il segno
mbuttatore s.m. imbuto
merenna s.f. merenda
meccanicchia s.f. freno del carretto
Merìco n.pr. Amerigo
Medeo n.pr. Amedeo
meroide s.m.pl. emorroidi, var. moroide
mediovale agg. medioevale
merollo s.m. piccolo sasso che può es-
mèjo avv. meglio, è mejo ì a a vigna
sere lanciato con le mani
quanno piove, che giocà a brischela e
fa’ cinquantanove, è meglio andare alla meschiere s.m. mestiere
vigna quando piove che finire una par- mestolazzioni s.f.pl. mestruazioni, sin.
tita di briscola totalizzando il punteg- marchese, o mpiccio
gio di cinquantanove (nella briscola si mète v.tr. mietere, jamo a mète o grano,
pareggia con sessanta punti e si vin- andiamo a mietere il grano
ce con sessantuno), di solito usato métte v.tr. 1. mettere, collocare, 2. inte-
come riposta ad un’offesa, es. “tu si nu stare una proprietà, mette n faccia, in-
stronzo”; “io? mejo tu che n capisci na testare, quillo ha messo a casa n fac-
mazza!”, più spesso la replica è: mejo cia a o fìo, quello ha intestato la pro-
tu che n tenghi na lira; “sto regazzino prietà della casa al figlio, métte pecca
è nteliggente comme o patre” replica: criticare 3. copulare, è ito a mette, è an-
“che dichi? è peggio de o patre” “que- dato a copulare
sto bambino è intelligente come il pa-
mézzo agg. bagnato, marcio (di frutta),
dre” replica: “cosa dici? è più intelli-
bagnatissimo, malatticcio, n’entrà ché
gente del padre”
si fracico mézzo e me zozzi pettèra, non
mijorato agg. migliorato (raro) entrare sei bagnato fino al midollo e
mèle s.m. miele, a sera è mèle, a mma- sporchi per terra

52
mezzuggiorno s.m. mezzogiorno mmagginà v.tr. immaginare
mì agg.poss. mio, mì nonna, mia nonna mmasto s.m. basto, sella da somaro
miatura s.f. eritema da caldo mmatina s.f. mattina
miàra s.f.pl. migliaia, var. mijara mmazzatora s.f. mattatoio
micco agg. minchione (volg.), persona mmècia s.f. feci, sterco, sò cciaccato a
che si fa imbrogliare, ì a micchi, cer- mmecia, ho pestato lo sterco, var.
care di imbrogliare gli altri mmerda
miciocca s.f. feci, in particolare dei mmiccà v.intr. imbrogliare, castellano
bambini mmiccarolo, abitante di Castelgan-
mignattara s.f. indisposizione provoca- dolfo considerato, nei Castelli Roma-
ta da una paura o da una forte emo- ni, imbroglione perché, tradizioonal-
zione mente, aveva vantagi legati allo s
migraggna s.f. miseria mmiccaròlo agg. imbroglione, castella-
no mmiccaròlo, detto per il fatto che
mijo s.m. miglio, sta lontano n mijo, sta
gli abitanti di Castel Gandolfo aveva-
molto lontano
no, sotto il regno pontificio, alcuni pro-
millanta agg.num.card. mille vilegi, compreso un trattamento di fa-
minènte s.f. 1. popolana romana parte- vore nel pagamento delle tasse. Tali pri-
cipante alla festa delle minenti, nome vilegi generavano un senso di fastidio
derivato da mingere, perché sul finire e di invidia negli abitanti degli altri co-
della festosa giornata, dopo aver be- muni dei Castelli Romani
vuto copiosamente, le minenti senti-
vano la necessità impellente di orina-
re e lo facevano ovunque si trovasse-
ro (vicoli, portoni, ecc.) sin. pisciona
2. persona eminente
minestrà v.tr. 1. dividere in porzioni la
minestra 2. fig. amministrare, chi
mministra amminestra, chi amministra
fa anche gli affari propri con il dena-
ro pubblico Foto panoramica di Castel Gandolfo e del Lago Albano
mirachelo s.m. miracolo, a Madonna ha
fatto o mirachelo, la Madonna ha fat- mmicco s.m. 1. imbroglio, 2. credulo-
to il miracolo ne, ì a caccia a mmicchi, cercare di im-
Mìrcare n.pr. Amilcare brogliare gli altri
mirimovo s.m. confusione, sin. gargot- mmollà v.tr. 1. ammorbidire 2. rinuncia-
tara re mmolla, che è mejo, lascia perdere,
rinuncia, che è meglio 3. dare uno
mmàghina s.f. macchina, soprattutto au- schiaffo, c’ha mmollato n leccasù, gli
tomobile, te si fatto a maghina nòva, ha dato uno schiaffone
hai comprato la macchina nuova,
var. mmachina mmostratura s.f. sfregamento sulla fac-

53
cia di fette di cocomero, per gioco, a morì v.intr. morire, sin. schiattà, stenne
quillo ce somo fatto a mmostratura, a e zampe, posà e recchie, ì all’antricar-
quello abbiamo strofinato per gioco zoni, ì all’arberi pizzuti, ìssene
le fette di cocomero sulla faccia moriammazzato inter. 1. ti sta bene! 2.
mmuccà v.intr. 1. sbattere il viso contro s.m. genericamente indicativo, quillo
un ostacolo, so ito a mmuccà addos- moriammazzato, quell’inopportuno,
so a a porta sono andato a sbattere quel poveraccio, talvolta con significa-
contro la porta 2. smetterla, mmucche- to affettuoso
la!, tappati la bocca
mmucchià v.tr. accumulare, ammassare morìcola s.f. mora (frutto di rovo)
mmuffìsse v.intr.pronom. ammuffirsi moroide s.f.pl. emorroidi, e moroide esce-
mó avv. adesso, so’ venuto mó mó, no a mazzetti comme e cerasa, le
sono appena arrivato emorroidi escono a gruppi come le ci-
mocciolo s.m. muco nasale, var. morcio- liegie, var. meroide
lo, morcelo mortacci inter. usata nell’imprecare
moccioloso agg. bambino con il muco contro i morti, mortacci tua, mortac-
al naso, fig. persona troppo giovane ci vostri (rom.)
per affrontare il mondo, sse cose n so mortammazzati agg. poveracci, var. mo-
pe ti, tu si n moccioloso, queste cose riammazzati
non sono per te, non sei all’altezza
mórtatella sf. mortadella
mocione agg. furbo, che agisce nell’om-
mórto agg.indef. molto, parecchio
bra, quillo è n gatto mocione, quello è
una persona che agisce senza che gli al- mortorio s.m. funerale
tri lo sappiano, che lavora sotto sotto moscacèca s.f. gioco in cui un parteci-
mógne v.tr. mungere, toccare sessualmente pante cerca, ad occhi bendati, di tro-
vare gli altri
moje s.f. moglie, chi moje nun tè moje gu-
verna, chi non ha moglie per rispar- moschino s.m. moscerino
miare soldi finisce per spendere di più mosciarella s.f. castagna secca, senza la
tra amanti e governanti buccia
móne avv. adesso, ora, o so ncontrato pro- mozzetta s.f. coltellino usato per i lavo-
pio móne, l’ho appena incontrato, var. mo ri agricoli, incluso il taglio in senso lon-
mònica s.f. monaca, suora, sin. capoc- gitudinale dei rami di rovo per farne
cia nfasciata legacci per le viti, v. pacca
mónno s.m. mondo, o mónno va bè, so’ i mozzicà v.tr. mordere
monnaroli che nun vavo, il mondo va mozzicatenaja s.f. insetto con una tena-
bene, sono gli uomini che non vanno bene glia sulla coda che si trova nelle pesche
montàno s.m. frantoio per olive mozzino agg.birbone
montarozzo s.m. terrapieno, dosso mózzico s.m. morso, fig. piccola porzio-
morchióne agg. pacioccone, persona ne, a vita è n mozzico, la vita dura poco,
bonaria n mozzico de pà, un pezzetto di pane

54
mpalato agg. fisso, immobile, nun me stà muccolotto s.m. moccolo, candela,
llì mpalato, non stare lì immobile candela votiva, muco che cola dal naso
mpapocchià v.intr. alterare la visione del- munello s.m. bambino, sin. regazzino
la realtà, introdurre confusione per trar- munnà v.tr. pulire, nettare, so ito a a vi-
ne profitto gna a munnà, sono andato alla vigna
mpappolà v.tr. burlare, prendere in a togliere le erbacce, i sòrdi t’i so dati
giro, mettere in difficoltà una persona munni munni, ti ho versato la cifra pat-
attraverso le bugie tuita senza gli interessi
mparà v.tr. imparare, apprendere, inse- munnezzaro s.m. 1. spazzino 2. depo-
gnare, a sto munello ce tenghi da mparà sito dei rifiuti solidi, var. monnezzaro
l’educazzione comme t’a si mparata tu, munnezze s.f.pl. rifiuti solidi, sportamon-
a questo bambino devi insegnare l’e- nezze, attrezzo a forma di paletta usa-
ducazione come l’hai imparata tu to per raccogliere l’immondizia e ver-
mpassonà v.tr. conficcare i passoni per sarla nella pattumiera, var. monnezze
rafforzarne la stabilità musoleo s.m. mausoleo
mpedicato part.pass. persona ben pian- mustacciolo s.m. 1. dolce di miele e
tata mandorle 2. petardo
mpestà v.tr. appestare, diffondere catti- mutà v.tr. cambiare, mutà i panni, cam-
vo odore, malattie, specie veneree biare i vestiti
mpetrojato agg. 1. sporco di petrolio 2. mutanne s.f.pl. mutande
ubriaco muto agg. e s.m. muto e anche sordo, fig.
mpiastro agg.persona insopportabile, saccio muto!, non so niente
petulante, noiosa

N
mpiccetta agg. (in genere usato al ma-
schile), curioso, impiccione, o barbie-
re è propio u piccetta, il barbiere è pro-
prio un impiccione, si intromette
sempre negli affari degli altri
nacca s.f. vulva
mpiccio s.m. 1. impiccio, affare imbro-
gliato 2. mestruazioni naffettalina s.f. naftalina
nannarello s.m. girello per insegnare ai
mpiccione agg.ficcanaso
bambini a camminare
mpiommito agg.appesantito
nasca s.f. naso grosso
mprovisamente avv. improvvisamente
nazzicà v.tr. 1. dondolare, nazzica a cra-
mpunito agg. faccia tosta, prepotente, tura, dondola il lattante 2. il muover-
capriccioso, impunito, quillo mpunito si di un tavolo o di una sedia a cau-
de tu fratello, quel prepotente di tuo sa del fatto che una delle zampe è più
fratello corta di quanto dovrebbe, o tavolo tè
mucco s.m. 1. muso 2. agg. pretenzio- na zampa più corta e nazzica, ce vò na
so, imbroglione, mucco de fregna, zeppa, il tavolo ha una zampa più cor-
prepotente, dim.vezz. mucchetto ta e dondola, ci vuole uno spessore

55
nbellopò locuz.avv. abbastanza, parec- ncoccià v.intr. 1. sbattere 2. stare sotto
chio, sì mbellopò gnorante, sei parec- i raggi del sole e subirne l’effetto, s’è
chio maleducato ncocciato a o sole, si è cotto al sole v.tr.
nbiocchito agg.spento, avvilito, var. 3. incontrarsi con qualcuno per caso,
rinbiocchito so’ ito a Roma e n te so ncocciato Ar-
turo, sono andato a Roma ed ho in-
nbudicchià v.tr. avvolgere con panni
contrato per caso Arturo
ncacchiatora s.f. arnese o albero a for-
ncodichito agg. infeltrito
ma di V
ncollà v.tr. 1. incollare 2. v.tr.pronom.
ncajà v.intr avvedersi, prevedere possi-
ncollasse, trasportare sulle spalle, me
bili problemi, stessimo a preparacce no
so ncollato n sacco de patate, ho tra-
scherzo, ma isso s’è ncajato, gli stava-
sportato un sacco di patate
mo preparando uno scherzo, ma lui se
nìè accorto ncollacèci avv. a cavalcioni sulle spalle,
var. a cavaceci, quillo munello nun c’a
ncarcabbreccia s.m. rullo compressore
faceva e m’è toccato portallo ncollace-
ncarcato agg. calcato, pressato, quillo è ci pe’ tutta a strada, quel bambino era
tutto ncarcato, quello è rattrappito, stanco ed ho dovuto portarlo sulle
come oppresso da un peso spalle per tutta al strada
ncaroggnisse v.intr.pronom. accanirsi ncoméncio s.m. inizio
ncartapedine s.f. intercapedine ncóra avv. ancora
ncazzasse v.intr. pronom. andare in col- ncraponasse v.tr.rifl. copulare, me so
lera, arrabbiarsi ncraponato quella mezza màfera, ho
ncazzito agg. insonnolito, mezzo chiu- fatto l’amore con quella donna che
so, occhio ncazzito, occhio poco sembra una maschera di carnevale
espressivo ncrociane v.tr. incrociare
ncecalito agg. obnubilato, offuscato, ab- nculatura s.f. turlupinatura, buggeratu-
bagliato ra, t’ha dato na bella nculatura, ti ha
nchioppato part. satollo, sazio truffato per bene
nciafregnito agg. rimbambito ncuscià v.intr. piegarsi sulle ginocchia
nciafrujà v.tr. pasticciare, operare con disor- ncuscione agg. piegato sulle ginoc-
dine, si stato n’ora a nciafrujà e n si com- chia, mettese ncuscione, piegarsi sulle
binato gnente, sei stato un’ora a darti da ginocchia
fare ma non hai combinato niente ndivia s.f. indivia
nciafrujone agg. pasticcione ndó avv. dove
nciamorito agg. incimurrito, raffredda- ndolito agg. indolenzito
to, che starnutisce di continuo
ndorcì v.tr. addolcire, ndorcisci sso
nciampicà v.intr. inciampare caffè, metti lo zucchero a questo caffè
ncima avv. in alto, sopra ndrondrone agg. trasandato, impreciso, ap-
ncionnito agg. intontito, impedito, svo- prossimativo, mi marito è u ndrondone,
gliato mio marito è una persona trasandata

56
nduvinà v.tr. indovinare nghietro avv. indietro
neccio agg. secco, piccolo, minuto nghingherellata agg. vestita in modo ele-
nemmanco avv. neanche, nemmeno, n ganre, anche con gioiielli
ce vajo nemmanco si m’ammazzi, ngordo agg. ingordo, a celletto ngordo
non ci vado neanche se mi uccidi ce crepa o gozzo, chi troppo vuole nul-
Nèno n.pr. Nazzareno la stringe, secondo il popolare detto
neppuro avv. neanche, neppure, nemmeno ngordonizzia s.f. ingordigia nei confron-
ti del cibo, arcaico ma non raro
nèrchia s.f. pene grosso
ngorzà v.tr. trangugiare
nèrto agg.. spesso (di spessore), me si
tajato o preciutto troppo nerto, hai ta- ngorzata s.f. sorsata
gliato le fette del porsciutto tropppo ngriccià v.tr. arricciare, l’ogna su a la-
spesse vagna me fa ngriccià a pelle, l’unghia
nfamità s.f. infamia strisciata sulla lavagna mi fa accapo-
nare la pelle
nfantioli s.m.pl. convulsioni dei bambini
ngrifato agg. eccitato, irritato
nfino prep.impr. fino a
ngrippà v.tr. bloccare, a quilla maghina
nfirza s.f. filza di ortaggi (pomodorini,
ce s’è ngrippato o motore, a quella mac-
cipolle, agli) sospesi su un filo di fer-
china si è grippato il motore
ro ed appesi alle travi per permetter-
ne la conservazione, sin. sèrta ngroppà v.tr. copulare, o gallo quanno
è ngrifato se ngroppa a gallina, quan-
nfitreato s.m. anfiteatro, in particolare
do il gallo è eccitato monta la gallina
quello di Albano
ngrugnato agg. accigliato, arrabbiato
ngrumato agg. imbronciato
nguattà v.tr. e rifl. nascondere, occultare,
te si nguattato i sòrdi, hai nascosto i
soldi, s’è nguattato ghietro a o muro, si
è nascosto dietro al muro, est. defilarsi
nguattato agg. nascosto, occultato, so’
nguattato o budicchio pe’ n fallo trovà,
ho nascosto i miei averi (denaro,
gioielli) per non farli trovare
Albano Laziale - Anfiteatro Romano nguschià v.tr. 1. angustiare, var. ngustià,
2. v.tr.pronom. angustiasse, angu-
nfrattasse v.rifl. introdursi, nasconder-
stiarsi
si dietro le siepi, quilli due se so nftrat-
tati, quella coppia si è appartata per nicchese avv. niente, no perentorio
amoreggiare nizza s.f. gioco, var. lizza (cfr.)
nfregnà v.intr. intromettersi continua- nnacquà v.tr. annacquare, innaffiare, o
mente vino no o tié da annacquà, non devi
nghiavolato agg. indiavolato diluire il vino con l’acqua

57
nnacquarito agg. guastato, te s’è nnac- nostrale agg. nostrano
quarito o cervello, ti sei instupidito notà v.intr. nuotare, notare
nnasà v.tr. odorare, fiutare nòvo agg. nuovo
nnàsola s.f. asola npattà v.intr. pareggiare, vò vince o vò
nnillà avv. met. Ariccia, iamo a nnillà, npattà, vuole vincere e andare pari
andiamo ad Ariccia; espressione lega- (non gli piace perdere)
ta al fatto che gli ariccini, per dire là, npetto locuz.avv. e prep. di fronte, ab-
usano l’avverbio nnillà bita npetto a noi, abita di fronte a noi
nnida s.f.sing. e pl. nido, so scuperto e nquartato agg. ingrassato e irrobustito
nnida de i merli, ho scoperto i nidi dei
ntacca s.f. tacca
ntanato agg. nascosto, intanato
ntartaià v.intr. balbettare
ntartajone agg. balbuziente, var. nzagajone
nteliggente agg. intelligente
ntènne v.tr. intendere
ntesa s.f. udito, tosto de ntesa, duro d’o-
Ariccia - Chiesa dell’Assunta recchi, sordastro
nteso agg. inteso
merli nticchia avv. un poco, damme na nticchia
nnisconnarella s.f. rimpiattino, na- de pecorino, dammi un po’ di pecorino
scondino, gioco in cui il giocatore che ntignà v.intr. insistere, ntigna sempre e
si acceca (cfr.) sta ad occhi chiusi con- nu scommette mai, insiste sempre ma
tando in un tempo stabilito per dare non scommettere mai
agli altri giocatori l’opportunità di na-
scondersi, per poi andare a trovarli ntigne v.tr. intingere
nnisconne v.tr. nascondere ntingoletto s.m. condimento per la
pasta
nocetta s.f. malleolo, me si dato n car-
cio a a nocetta, mi hai dato un calcio ntóggna n. proprio vicolo non più
al malleolo esistente, con vegetazione spontanea,
situato a lato del campo sportivo,
Nannina n.pr. Anna, Giovannina
attualmente Via Castro Partico, dove
noiantri pron.pers. noi, var. nojatri molti andavano per fare i propri biso-
nòlito s.m. nolo, noleggio gni, te si messo i guanti bianchi, che
nòne avv. no tenghi da ì p‘a Ntogna? (spregiativo)
ti sei vestito bene, ma dove
nòra s.f. nuora, o dico a a nòra perché
credi di andare?
a sòcera me ntenna, parlare a nuora
perché suocera intenda Ntògno n. pr. Antonio
norde s.m. nord, chi va a norde, chi va ntoppato agg. 1. alticcio 2. stitico
a sudde, chi va a nord, chi va a sud ntorcinà v.tr. avvolgere, contorcere

58
ntruppà v.tr. urtare, colpire, so ito a
ntruppà contro o muro, ho urtato
contro il muro
ntruppicà v.intr. inciampare
ntruppone agg. persona imprecisa, che
fa le cose in maniera approssimativa
e inciampa in ogni ostacolo
nummero s.m. numero
nun avv. non
Ntóggna - Attuale via Castro Partico Nunziata n.pr. Annunziata
ntorcinato agg. 1. avvolto 2. s.m. uomo nvece avv. invece
malmesso fisicamente, al f. ntorcina- nvidia s.f. invidia
ta, donna brutta, ssa pora ntorcinata nvortà v.tr. involtare, avvolgere
te fa pena, quella povera donna mi fa
nzaccafagna s.f. atto sessuale
pena per la sua condizione fisica
nzaccasonno agg. pigro, sfaticato, inson-
ntorno avv. intorno
nolito
ntostà v.tr. 1. indurire 2. v.intr. insiste-
nzagàja s.f. spago usato per far girare la
re caparbiamente, ostinarsi, sin. ntignà
trottola (chiamata piccolo, cfr.) o nel
3. tostare il caffè, ntostà o caffè, tosta- gioco della ruzzica (cfr.) e reso scor-
re il caffè revole passandolo sulle foglie di pala-
ntramente cong. mentre, var. stramente tana (cfr.), sin. sparacina
ntronà v.tr. stordire, frastornare nzagajà v.intr. balbettare
ntronato agg. crepato, difettoso sia di og- nzagajone agg.e s.m.e f. balbuziente
getto che di persona, tengo l’ossa tut- nzalacchiera s.f. insalatiera
te ntronate, sento tutte le ossa doloran-
nzalata s.f. insalata
ti, met. a pila ntronata va cent’anni pe’
casa, la pentola incrinata va in giro per nzagherannone agg. uomo di robusta
casa cento anni, met. le persone con corporatura che potrebbe intimorire
molti acciacchi vivono a lungo ma è di buon temperamento
ntroppicà v.intr. zoppicare nzeccacce v.intr. indovinare, ce so nzec-
cato!, ho indovinato
ntrùa s.f. donna che si muove senza con-
cludere niente, quessa è na ntrua, n nzeccagarbuji s.m. azzeccagarbugli
trallallero quella è una donna che si nzicchià v.intr. 1. scalciare degli equini 2.
muove senza concludere niente, come emettere urletti di dolore, lamentarsi
un pupazzo che dondola nzichiccà v.tr. bere con gusto
ntrucchià v.tr.. urtare, in particolare del- nziemi avv. insieme, l’atro ieri semo iti
le palline di vetro usate ne giochi dei nziemi a lavorà all’orto, l’altro ieri sia-
bambini mo andati insieme a lavorare all’orto
ntrujo s.m. intruglio nzifonà s.intr. compiere l’atto sessuale

59
nzinenta prep.impr. fino a, te vojo véde l’ónto, la minestra condita con il lar-
n tempo de roppitura nzinenta che nu do 2. agg. unto
schiumenti comme na ciammaruca, ti ónza s.f. capocollo, insaccato, lonza
voglio vedere distrutto dalla fatica in
óppuro cong. oppure
tempo di maggese nei campi fino a ve-
derti schiumare dalla bocca come fa òpra s.f. operai, forza lavoro per i cam-
la lumaca quando si rintana nel guscio pi, promette l’òpra, accordarsi verbal-
mente, in modo vincolante, su una pre-
nzomma avv. insomma
stazione d’opera, a caporala ridduna
nzonnolito agg. assonnato l’òpra, la sensala raduna le operaie
nzorfà v.tr. 1. dare lo zolfo 2. aizzare, óprì v.tr. aprire, var. uprì
alimentare scontri e risse, istigare
óra s.f. ora, n ór de notte, a un’ora dal
nzujà v.tr. pasticciare, intrugliare calar del sole (arc.), l’una dopo mez-
nzujo s.m. intruglio, imbroglio, mescolan- zanotte, per est.: a notte fonda (più re-
za disgustosa di liquidi o altro, var. ntrujo cente), vedi da nun fa l’ora de notte,
nzurto s.m. insulto cerca di non fare molto tardi, met. c’ha
fatto n organo comme n ór de notte, lo

O
ha picchiato selvaggiamente
òrbo s.m. ano, fregà l’orbo, grattare l’ano
órdeggno s.m. ordigno, oggetto d’uso,
strumento
ó art.det. il, lo
órdiga s.f. ortica, var. ordica
òbbrigo s.m. obbligo
òrghino s.m. fortuna, tené orghino,
ócchietto s.m. 1. spioncino 2. occhio-
avere fortuna, sin. bucio de culo
lino, fa’ l’occhietto, fare l’occhiolino
órlòggio s.m. orologio
óffenne v.tr. offendere
órmacciolo s.m. getto dell’olmo, usato
óggna s.f. unghia, pl. oggna, chié l’og-
per confezionare canestri
gna pe’ sgramignà, hai le unghie per
graffiare órmo s.m. 1. olmo 2. condizione di chi
viene escluso da qualcosa, ierzera al-
ógne v.tr. ungere, sin. panogne
l’osteria m’avo fatto ormo a o gioco de
òjo s.m. olio, caccià l’ojo, estrarre l’olio a passatella, ieri sera non mi hanno
dalla premitura delle olive consentito di bere al gioco della pas-
ójosa s.f. piantina dalle foglioline pelo- satella
se di sapore simile a quello delle noci, órzaròlo s.m. 1. orzaiolo, eruzione cu-
usata come insalata insieme ad altre tanea all’occhio 2. alimentarista nel-
verdure la prima parte del secolo che vende-
òmmino s.m. uomo, òmo morto, attac- va soltanto generi alimentari tra i qua-
capanni poggiato a terra, var. òmo li l’orzo; con l’ampliamento della
óncido agg. oleoso, grasso, fritto con gamma dei prodotti venduti, il nome
molto olio è diventato pizzicarolo
ónto s.m. 1. strutto, lardo, a minestra col- órzo s.m. orso

60
Oschere n.pr. Oscar pajarolo s.m. impagliatore di sedie, com-
òvo s.m. uovo, te porto comme n cane- merciante di fieno
stro d’òva, ti porto come un cesto di pajata s.f. parte alta dell’intestino tenue
uova, verso di te ho un’attenzione par- del vitello di latte, me so fatto n piatto
ticolare de rigatoni co a pajata, ho mangiato un
piatto di rigatoni con la pagliata

P
palamidone agg. persona alta e grossa
palànga s.f. palanca, asse usata nelle co-
struzioni edili, fig. mano grande e pos-
sente, tenghi na palanga pe’ mano, ha
una mano molto grande
pà s.m. pane, o pà coll’ojo, il pane con
l’olio palatana s.f parietaria, erba usata an-
che per lubrificare la nzagaja (cfr.)
pabbianco s.m. 1. pane bianco 2. agg.
spreg. fannullone, gaudente palombella s.f tortora
pacca s.f. parte, tratto, fascio, anta, pallocco s.m. insieme di cose appallotto-
spicchio di carciofo fritto, co’ sta cri- late, palla, n pallocco de carta, un foglio
si pare che s’è spallata na pacca de cie- di carta appallottolato, var. pallocca
lo, con questa eclissi di sole sembra che pallonaro agg. contafrottole, persona che
sia crollata una parte di cielo, na pac- esagera nel descrivere le cose ed i pro-
ca dó portore, un’anta del portone, na pri meriti, frascatano pallonaro, frasca-
pacca de rogo, una metà tagliata lon- tano che, per nomea nell’ambito dei
gitudinalmente di un ramo di rovo, a Castelli Romani, racconta frottole
cui sono state tolte le spine, usata per pampapato s.m. pampepato, dolce tipi-
legare le viti, mettemise a pacca, met- co natalizio fatto con farina, miele, noc-
tiamoci a vangare sulla stessa linea di ciole, pepe
vangatura pampena s.f pampino, ciuffo di erbe
pàcchera s.f. schiaffo, botta, sin. pizza, pampuja s.f ramoscelli e foglie secchi
sgargamella
panacca s.f. schiaffo fragoroso, botto,
paccuto agg. persona in carne, robusta, esplosione, forte urto
un po’ grossa
pandana s.f tasca usata dalle donne per
pacenza s.f. pazienza, pacenza vita mia portare con sé il denaro, posta sotto
si pati pena, abbi pazienza vita mia se la gonna
patisci le pene
Pangrazzio n.pr. Pancrazio, S. Pancra-
padellaccia s.f.pl. interiora di maiale cot- zio, santo protettore di Albano
te in padella
panógne v.tr. ungere
pagnottone s.f. tipica pagnotta locale di
pane del peso di circa due chili panontella s.f. pane intriso di lardo o
pancetta fritti, met. fa’ a panontella,
paja s.f. paglia trovare una mediazione non del tutto
pajariccio s.m. pagliericcio, materasso equa, che lascia una delle parti non
imbottito con paglia o foglie di gran- completamente soddisfatta, o spicciag-
turco, var. rapazzola, ramazzola gnommeri ha fatto a panontella, l’av-

61
vocato ha fatto un accordo non di pappié s.m. voluminoso insieme di do-
completa soddisfazione del cliente cumenti (franc.)
panónto agg. sporco, macchiato di pàppola s.f. bugia
grasso, unto, quillo è panonto, quello pappolaro agg.e s.m bugiardo, quisso
è unto e bisunto è n pappolaro, n ce dà retta, non dar-
pantàsima s.m. fantasma, me pari n pan- gli retta, è un bugiardo
tasima, mi sembri un fantasma, sei paraculo agg. furbo, ce dichi a quello
poco presente nella realtà paraculo de tu marito che ierassera
panza s.f. pancia, ventre m’ha fatto ormo, dì a quel filibustiere
papagna s.f. sonoro schiaffo, ce sò di tuo marito che ieri sera mi ha
mmollato na papagna che ce so fatto gabbato
girà a capoccia, gli ho dato un ceffo- paralise s.f. paralisi, che te pìa na para-
ne da fargli girare la testa lise!, che ti prenda una paralisi!
papàmmero s.m. papavero, dorme com- parannanzi s.f. grembiule da cucina, var.
me si avessi preso o papammero, dor- parannanza
me come se avesse mangiato il papa- parco s.m. palco
vero che contiene l’oppio
paré v.intr. sembrare, apparire, me pari
paparella s.f bacca del sambuco che pro- matto!, mi sembri matto!
duce un socco scuro che macchia
parlatura s.f. parlata, dialetto, a gnoran-
pappadascio s.f. 1. zanzara,var. pappa- zità se sente da a parlatura, l’ignoran-
dacio 2. credulone, sempliciotto za si sente dal modo di parlare
parma s.f. palma
parmeggiano s.m. formaggio parmigiano
pàrmere s.m. copertone di ruota di bi-
cicletta (da palmer)
pàro s.m. paio, è n bello paro de scarpe,
è un bel paio di scape
partegghietro locuz.avv. all’indietro,
cammina a partegghietro, cammina a
ritroso, var. parteddietro
pàrtene s.m. cappotto, var. pàrtone, sin.
partò
pasce v.tr. pascolare
passatella s.f. gioco praticato all’osteria
in cui i partecipanti possono bere il
vino soltanto dietro disposizione del
‘padrone’ o del ‘sotto’ che comanda-
no il gioco e vengono designati casual-
mente mediante la ‘conta’
Albano Laziale - Duomo, Gloria di San Pancrazio passetto s.m. passaggio, corridoio, disim-

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pegno, t’aspetto a passetto, ti aspetto patta s.f. 1. risvolto a copertura delle ta-
al varco, mettese a passetto, nel gioco sche di giacca, pantaloni, cappotto, 2.
del tressette scartare carte di un seme fig. con riferimento all’affidabilità di
sguarnendo gli onori una persona, co quillo carzolaro n ce
passone s.m. palo, in particolare usato se pia patta, con quel calzolaio non si
per sistemare i filari della vigna, sin. riesce a concludere niente, è inaffida-
capotesta, capotesto bile, pari e patta, pareggio
pasticà v.tr. masticare patuia s.f. pattuglia, ronda
pastina s.f. pasticca Pavelo n.pr. Paolo
pavura s.f. paura
pastoso agg. amabile, riferito al vino,
contrario di asciutto, gusto secco pècco s.m. pecca, mette pecco, criticare
patacca s.f. 1. oggetto falso, mbè propio peccrista inter. per Cristo, o peccrista!
a mì me vié a dà ssa patacca?, proprio Ohibò, eh peccrista! me sete piato a cot-
me vuoi imbrogliare? 2.(volg.) orga- timo drento sta casa!, santo iddio, den-
no sessuale femminile, ce so’ dato tro questa casa mi state sfruttando
n carcio a a patacca, la ho picchiata, pèchera s.f. pecora
anche in locuz. con valore fortemen- pechero s.m. 1. montone 2. fig. cornu-
te avversativo e di diniego, che vò, i to, vigliacco, quillo pechero de tu fra-
sòrdi? a patacca de mammita (sorita, tello, quel buono a nulla di tuo fratel-
zieta, nonnita etc.), cosa vuoi, i soldi? lo 3. agg. sottomesso
ma neanche per sogno 3. per est. pecionata s.f. lavoro mal fatto, si fatto
(volg.) bella ragazza, mì fratello sta co’ na pecionata, hai eseguito molto
na bella patacca, mio fratello è fidan- male il tuo lavoro
zato con una bella ragazza, quantità
pecione agg. 1. persona imprecisa, in-
di belle ragazze, jamo a a festa de
capace di fare un buon lavoro 2. s.m.
Filippo, dice ch’è pieno de patacca,
calzolaio, ciabattino, sin. carzolaro
andiamo alla festa di Filippo, dicono
che ci sono molte belle ragazze pecorone avv. carponi, var. appecorone
sin. a culo pezzone o puzzone
pataccaro s.m. numismatico, fig. imbro-
pedagna avv. a piedi, ì a pedagna, ì a
glione, quillo è n pataccaro, te rifila n
fette, andare a piedi
sacco de patacche, quello è un imbro-
glione, vende una cosa per l’altra, di pedalino s.m. calzino, o dottore m’ha ri-
valore inferiore vortato comme n pedalino, il dottore
mi ha fatto una visita molto accurata
patiscé v.tr. patire
pedicello s.m. brufolo, eruzione cutanea,
patónza s.f. organo genitale femminile var.
sin. ceculino, ciculino
sorica, ntacca, fregna, callara, ciocia
peddosso avv. addosso
patre s.m. padre
pedicone agg. parte dell’albero che, per
patreggno s.m. patrigno la sua bassezza, non può essere taglia-
patrimoggno s.m. patrimonio ta dal resto del tronco; persona gretta
pàtrito s.m. tuo padre o fessacchiotta
patrone s.m. padrone pedicuzzo s.m. picciòlo, var. peticuzzo

63
pegnorà v.tr. pignorare perichelo s.m. pericolo
pelà v.tr. pelare, spellare, sbucciare, to- peròmo locuz.pronom. ciascuno, de
gliere tutti gli averi ad una persona, a ssi dù fichi facemo uno peromo, di quei
quillo l’havo pelato pe’ bè, quello due fichi facciamo uno ciascuno, var.
l’hanno derubato per bene, pelà e pa- perumo
tate, sbucciare le patate peròne cong. però
pelarella nella locuz. a pelarella, indi- pèrtica s.f. 1. pertica 2. persona molto alta
ca una modalità di mangiare le pata-
te lesse, rimuovendovi la pelle pèrzica s.f. pesca; pl. perzica, perziche
pell’aria locuz.avv. per aria, all’aria, è ito perzino avv. persino
tutto pell’aria, è andato tutto in aria pesciarolo s.m. pescivendolo
pellaro s.m. negoziante di pelli peticuzzo s.m. 1. brufolo 2. gambo del-
pellìchela s.f. pellicola la frutta, var. pedicuzzo
pennazza s.f. ciglia e sopracciglia, invar. petrojo s.m. pretrolio
e pennazza, le ciglia petroria agg. pretoria, nell’accampamen-
pènne v.intr. pendere to della Legione partica ad Albano era-
no poste quattro porte, di cui la prin-
pennènti s.f.pl. orecchini, pegnorà i pen-
cipale dà sulla Via Appia, attualmen-
nenti, pignorare gli orecchini
te vicino a Palazzo Savelli
pènnica s.f. sonnellino
petturina solo nella locuz.avv. a pettu-
pennolone avv. penzoloni, drento a ssa rina, in faccia al sole, nu’ sta tanto a
cammera ce stanno tutti salami e pre- petturina a o sole, ché te coci, non sta-
ciutti a pennolone, in quella camera ci
re troppo esposto al sole, altrimenti ti
sono salami e prosciutti appesi
ustioni la pelle
péntima s.f. discesa scoscesa, dirupo
pénto pénto locuz.avv. appena in tempo
penzà v.intr. pensare
pepenaro s.m. mannaro, so visto o
lope pepenaro drento a funtana, ho vi-
sto il lupo mannaro immergenrsi nel-
la fontana
penziero s.m. preoccupazione, tè n fre-
gaccio de penzieri, ha molti pensieri
peperino s.m. 1. peperino, pietra loca-
le grigia di tipo lavico 2. agg. perso-
na iperattiva Albano - Porta Pretoria
Pèppe n.pr. Giuseppe pèzza s.f. panno, rattoppo, mettece na
peracottaro s.m. persona che fa gaffe pèzza, trova una soluzione al proble-
(rom.) ma, pezze calle, pezze di lana che, scal-
percomme s.m.inv. il perché, o perché date, vengono usate per lenire il do-
e o percomme, il perché e il per come lore, me sti troppo vecino, me sti a fà

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e pezze calle mi sti così vicino che mi catore, il secondo giocatore tira il pro-
riscaldi troppo e mi dai fastidio prio piccolo cercando di centrare quel-
pià v.tr. 1. prendere, locuz. pià d’aceto, lo dell’avversario che sta ruotando su
alterarsi, essere particolarmente irrita- se stesso al fine di spaccarlo
bili, permalosi, annà a pià na misura, pidocchioso agg. tirchio, miserabile, det-
andare a prendere le misure per un la- to soprattutto di un ricco avaro
voro artigianale, met. uscire dalla piede s.m. piede, da piedi, in fondo, dormì
propria bottega di artigiano con la scu- da piedi, far finta di non sapere
sa di dover prendere le misure per un
lavoro, ma andare a bere all’osteria 2. piegasse v.intr.pronom. chinarsi, sotto-
v.intr.pronom. piassela, prendersela, mettersi ad un sopruso
piassela n saccoccia, piassela n der pietroccola s.f piccolo sasso tondeggian-
culo, subire le conseguenze di un’azio- te, usato anche per essere lanciato con
ne errata, var. pijà le mani o con la fionda
piaggnistero s.m. piagnisteo pifacchio agg. bizzoco, persona legata
piagne v.tr. e intr. piangere, piagne o mor- alla chiesa cattolica, riferito ai demo-
to e frega o vivo, persona che si addo- cristiani, usato in senso dispregiativo
lora per la morte di qualcuno ma al pìghero agg. pigro
contempo fa gli affari propri, n tengo pignolo s.m. pinolo
più lagrime pe’ piagne, non ho più la-
pigrizzia s.f. pigrizia
crime da piangere
pila s.f. pentola, mette o sale a pila, mette-
pianàra s.f. piena d’acqua che scorre per
re il sale nella pentola, è comme o sale a
le strade dopo una pioggia abbondan-
a pila, è una cosa insufficiente, inutile
te, si i porta via a pianara, se li porta
via il fiume di acqua dopo la pioggia pilottà v.tr. dominare completamente,
quillo por’ommino o pilotta propio quel-
pianeta s.f. affanno, patimento
la sbira de a moje, quel poveraccio è
piantà v.tr. piantare completamente dominato dalla moglie
pianeta s.f. foglietto con le preveggen- pilotto s.m. angustia, tormento, dà o pi-
ze astrologiche lotto, assillare, è da ieri che me sti a dà
piantalla v.intr. smetterla, piantela de tuz- o pilotto, è da ieri che mi stai tormen-
zicamme, smettila di infastidirmi tando
piantinaro s.m. semenzaio, vivaio di or- pilozzo s.m. recipiente usato per alimen-
taggi tare gli animali, o pilozzo de o maia-
pianuzza s.f. pialla piccola da falegname le, il trogolo del maiale
piatto s.m. piatto, scodella, piatto spaso, piómmo s.m. piombo
piatto basso, piatto longo, fiamminga piòto agg. lento, pigro, sso regazzo è mpò
picchelo agg. piccolo pioto, quel ragazzo è un po’ pigro
piccolo s.m. trottola di legno con pun- piovizzicà v.intr. piovigginare
ta metallica arrotondata, il gioco del pipinaro s.m. moltitudine, insieme nu-
piccolo consiste nel lanciarlo con la meroso di persone, n pipinaro de gen-
sparacina (cfr.) da parte del primo gio- te, molta gente

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pippa s.f. 1. pipa, fig. mucco de pippa, pizzardone s.m. vigile urbano
persona antipatica 2. autoerotismo, pizzetto s.m. 1. pene di bambino, sin.
masturbazione, fasse na pippa, (rom.) pisello, 2. barba sul mento
masturbarsi
pizzicà v.tr. pizzicare, pungere, prende-
pirocca agg. modalità con cui si cucina re in fallo, stringere la carne tra il pol-
il baccalà, dal nome di un personag- lice e l’indice, o so pizzicato ntramen-
gio chiamato Pirocco, baccalà a a pi- te me steva a fregà, l’ho scoperto men-
rocca, cucinato in umido, con patate tre mi stava rubando
e pomodorini
pizzicarolo s.m. pizzicagnolo, evoluzio-
pìrola s.f. pillola ne dell’orzarolo
piròlo s.m. piolo di scala pizzo s.m. angolo, bordo, sta attente, ssa
piscià v.intr. urinare cassetta a si messa n pizzo a o tavolo
pisciabbotte s.m. autobotte, o pisciab- e mo te casca pettèra, fai attenzione,
botte de Mezzoprete, l’autobotte comu- hai messo la cassetta sul bordo del ta-
nale guidata da un autista sopranno- volo e rischia di cadere
minato Mezzoprete pizzucà v.tr. usare il pizzuco
pisciatore s.m. vespasiano, orinatoio pizzùco s.m. arnese di legno appuntito usa-
piscio s.m. orina to per praticare, nel terreno dissodato,
pisciona s.f. donna facente parte del fori in cui mettere a dimora piante di or-
gruppo delle minenti, queste veniva- taggi e sementi, var. pezzuco, pizzugo
no a festeggiare ad Albano ed, alticce, poch’ora locuz. poche ore, ad una data ora
urinavano dove capitava, specialmen- pòdarsi locuz. può darsi
te dovunque, sin. minente (cfr.)
pogramma s.f. programma
pisello s.m. 1. pisello, legume 2. pene
di bambino, sin. pizzetto pogresso s.m. progresso

pistà v.tr. pestare, picchiare, o so’ pista- pollaro s.m. pollaio


to comme l’ónto, gliele ho date di san- pollarolo s.m. pollivendolo
ta ragione pomicià v.intr. amoreggiare, quilli due
pistaròla s.f. grande tino a tre zampe in se so nguattati a Villa Doria e se so mes-
cui si pigia l’uva con i piedi si a pomicià, quei due si sono nasco-
piste s.f.pl. guai, ì pe’ e piste, subire le sti a Villa Doria e si sono messi ad
conseguenze negative di azioni altrui, amoreggiare
rimetterci popelo s.m. popolo
pistello s.m. pestello, mortaio per pesta- pontile s.m. ballatoio in cima ad una
re il sale rampa di scale esterna all’edificio
pisto agg. pestato poraccio agg. povero, persona in diffi-
pizza s.f. 1. pizza 2. schiaffo, ce so dato coltà, escl. poraccio!, poveretto
na pizza che ce so fatto girà a capoc- porcacchia s.f. erba grassa spontanea e
cia, gli ho dato un sonoro ceffone infestante
pizzangrillo s.m. bambino vivace porcareccia s.f. porcile, luogo sporco

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sin’ammazzatte, è da mó che nun te
vedo, è un piacere rivederti
Ppellògno n.pr. Apollonio
ppiccà v.tr. 1. appiccare, appendere
ppiccà o fòco, accendere il fuoco 2. ap-
pendere, so ppiccato na serta d’aji, ho
appeso una filza di agli, quillo ha ppic-
cato o cappello, quello ha fatto un ma-
trimonio di interesse sposando una
moglie ricca
ppiccià v.tr. accendere, ppiccià a pippa,
Albano Laziale - Giardini di “Villa Doria Pamphili” accendere la pipa, ppiccià a luce, ac-
porchetta s.f. piccolo ematoma dovuto cendere la luce
ad un trauma cutaneo ppizzà v.intr. 1. giungere di soppiatto, al-
Pòrdo n.pr. Leopoldo l’improvviso, sporgersi, fare capolino,
o sò visto ppizzà, l’ho visto arrivare al-
pòro agg. povero, di persona defunta, l’improvviso 2. mettere da parte, ppizzà
comm’era bono pòro nonno, come era i sòrdi, mettere da parte i soldi
buono mio nonno defunto
ppoggià v.tr. appoggiare
pórpo s.m. polipo
prebbèo agg. plebeo
portà v.tr. portare il morto, mi’ zio l’ha-
precissione s.f. processione
vo portato ieri, ieri c’è stato il funera-
le di mio zio preciutto s.m. prosciutto, tenghi e rec-
chie foderate de preciutto, hai le orec-
portile s.m. cortile
chie foderate con le fette di prosciut-
portinaro s.m. portinaio to (sei sordo, non ci senti)
portóre s.m. portone, se chiude na precorio s.m. sequela di parole offensive
porta e s’opre n portore, si chiude una prencipio s.m. principio, inizio, te ric-
porta e si apre un portone, met. la conto o prencipio de o firme, ti raccon-
provvidenza non ti lascia mai solo to l’inizio del film
pórzo s.m. polso, pl.f. pórza prèscia s.f. fretta, premura, a ì a lavorà
posta s.f. cliente fisso, quillo è na bella n tenghi mmai prescia, non hai voglia
posta, quello è un cliente fisso di lavorare
potà v.tr. potare pressepio s.m. presepio
potere s.m. potere della vite, ramo che vie- primòdica s.f. primizia, var. primòtica,
ne lasciato dopo la potatura e su cui si promodica
svilupperà la pianta l’anno successivo profonno agg. profondo
poveta s.m. poeta prontina agg. ragazza che vuole emer-
pozzin’arabbiatte inter., imprec. lancia- gere, che vuole avere sempre l’ultima
ta verso qualcuno, modalità di saluta- parola
re qualcuno che si incontra, var. te pos- propietà s.f. proprietà

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propio agg. e avv. proprio lina al termine della giornata, e galli-
propotente agg. prepotente ne stanno a pulle, le galline si sono ri-
tirate a dormire, i garbigneri avo
pròspera s.f. prostata
cchiappato o ladro a pulle, i carabinie-
protènne v.tr. pretendere, comme c’ha pro- ri hanno arrestato il ladro quando si
tenne!, come ci tiene!, var. pretenne è ritirato a casa per dormire, ì a e pul-
provatura s.f. 1. prova 2. mozzarella le, ì a e chiulle, perdere tutti si soldi
prunga s.f.sin. e pl. prugna, me so magna- al gioco, var. pullo
to n canestro de prunga, ho mangiato pummidòro s.m. 1. pomodoro 2. agg.
un cesto di prugne, prungaccino (dim.) sciocco, pummidò, o vò o pa’?, frase
piccola prugna usata per prendere in giro qualcuno,
prungone agg. (accr. di prunga) stupi- si propio n pummidoro, sei proprio uno
do, sciocco, sempliciotto, credulone sciocco
prussia s.f. camiciotto lungo fino al gi- puncicà v.tr. pungere
nocchio con increspature sul petto, ab- puncichini n.p. seme di spade nel gio-
bottonato davanti, con manica larga co delle carte italiane
chiusa da polsino con bottone, di co- puntina s.f. coltello con lama triangolare
lore blu scuro, usato dai vignaroli (cfr.) a punta arrotondata utilizzato per intac-
puca s.f. 1. pungiglione, aculeo, arzà e care le forme di parmigiano successiva-
puche, ribellarsi, darsi le arie 2. muc- mente tagliate con la cortella (cfr.)
chietto di terra a copertura delle bar- pupazza s.f. bambola per bambine,
batelle (cfr.) per proteggerle dal gelo imprec., mannaggia a pupazza, por-
pucino s.m. pulcino ca miseria
pùcio s.m. pulce, mo puro i puci tevo (ten- puntarella s.f. insalata di mazzocchi con-
no) a tosse!, anche le pulci hanno la dita con olio, sale, aceto, aglio e alici
tosse, met. detto ai bambini che voglio- puramente cong. oppure, ovvero
no fare cose più grandi di loro, fa’ l’oc-
purcino s.m. pulcino
chi ai puci, essere capaci di fare bene
ogni cosa puricello s.m. pedicello, brufolo, n te
grattà i puricelli che t’esce o sangue,
pulenta s.f. polenta
non ti grattare i brufoli, altrimenti ti
puliticante agg. uomo politico esce il sangue
pulizzia s.f. 1. pulizia 2. polizia puro cong. pure, anche
pullacca s.f. specie di blusa femminile purtigallo s.m. arancia, in quanto si ri-
stretta alla vita teneva che le arance provenissero dal
pullaccione agg. sprovveduto Portogallo
pullagra s.f. podagra, gotta del piede pusse s.m. pus, sin. materia
pullarella s.f piccolo locale, esterno alle puzzamano s.m. insetto della famiglia
abitazioni, per ricoverare le galline du- delle blatte che, se toccato, emana un
rante la notte cattivo odore
pullastrella s.f. pollastra, fig. bella ragazza puzzòlo s.f. 1. donnola 2. agg. termine
pulle avv. posizione di stallo della gal- generico riferito ai cani di piccole di-

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mensioni, cane puzzòlo, cane di picco- quill’atro locuz. quell’altro
le dimensioni quillo agg. e pron.dimostr. quello, quil-
puzzone agg. 1. imbroglioncello, furbastro lò!, lett. quell’uomo, espressione per
2. prono, a culo puzzone, chinato in attrarre l’attenzione di un’altra perso-
avanti, var. pezzone, sin. a pecorone na di sesso maschile, quillò, venéte qua,
signore, scusi, venga qui

Q
quillò! inter. usato per chiamare una per-
sona di sesso maschile, quillò, venete
n po’ quà?, scusi può venire qui?
quisso agg. e pron.dimostr. quello, riferi-
to a persona o cosa lontana var. quillo
quà agg.indef. qualche, quarche vorta
viécce a tròva, qualche volta vieni a tro- quisto agg. e pron.dimostr. questo, rife-
varci, var. quane rito a persona o cosa vicina
quadrello s.m. 1. pianta il cui ramo, fles- quisti s.m.pl. denaro, ce vovo quisti, c’è
sibile, viene usato a mo’ di spago per bisogno di denaro, detto fregando l’in-
i lavori di campagna 2. elastico della dice ed il pollice della mano
fionda a sezione quadrata

R
quaja s.f. quaglia
quadriellina s.f. pianta infestante
quajo s.m. calli e vesciche sulla pelle del-
le mani causati dall’uso degli strumen-
ti agricoli rabbino agg., s.m. tirchio, avaro, sì più ti-
quàne avv. qui, in questo luogo rato de u’ rabbino, sei veramente tirchio
quanno avv. quando ràdica s.f. 1. radice 2. radica gialla, caro-
ta, radica de mbecille, imbecille nato
quarche agg.indef. qualche
rafacano s.m. tirchio, avaro, var. rafagano
quarcheduno pron.indef. qualcuno,
var. quarchiduno raganito agg. rauco
quarquadrato pron.indef. qualcun altro, raggione s.f. ragione, né pé ttorto né pé
ariccontila a quarquadrato, questa raggione nun te fa’ tirà l’imprecazzio-
storia raccontala a qualcun altro, var. ne, fa’ in modo da non attirarti le ma-
quarquatrato, quarcunatro ledizioni
quarta s.f. misura agraria uguale a ràgheno s.m. ramarro, sì brutto comme u
quattro scorzi (cfr.) ragheno, sei proprio brutto, si verde com-
me u ràgheno, sei verde come un ramar-
quartarolo s.m. piccolo barile della ca-
ro, ragheno zoppo, persona brutta
pacità di tredici-quindici litri
ramato s.m. prodotto a base di rame usa-
quatrino s.m. denaro, soldi, quillo tè n sac-
to in agricoltura e sparso sulle viti me-
co de quatrini, quello è molto ricco
diante la pompa chiamata, appunto
querella s.f. querela dell’acqua ramata
queschione s.f. questione, problema ramazzòla s.f. pagliericcio, letto rimedia-

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to e scomodo, con un materasso riem- to un raggio della ruota della biciclet-
pito con le foglie del grano turco, sso let- ta e sono rovinato a terra
to me pare na ramazzòla, quel letto sem- recchia s.f. orecchio, fig. quillo te porta l’ac-
bra un pagliericcio var. rapazzòla qua co’ e recchie, quello ha un’attenzio-
ramoraccia s.f. ramolaccio, pianta spon- ne particolare per te, fa di tutto per far-
tanea che si trova nei campi che vie- ti contento, posà e recchie, morire, iamo
ne bollita e mangiata condita a tirà a recchia!, andiamo a giocare a car-
rampazzà v.tr. recuperare i grappoli sul- te, in particolare a poker, dove le carte
le viti dopo la vendemmia, met. pro- vengono scoperte progressivamente nel-
cacciarsi faticosamente da vivere, è ita l’angolo in alto a sinistra
sempre rampazzenno co na scarpa e na recchione s.m. pederasta, sin. bozzo
ciavatta, è vissuta in estrema povertà recchiozza s,f. fungo di castagno a for-
rampazzo s.m. grappolo d’uva rimasto ma di orecchio
sulla pianta dopo la vendemmia rède s.m. erede
rancico agg. rancido redichelo agg. ridicolo
ranfa s.f zampa di insetto redità s.f. eredità
rapazzòla s.f. pagliericcio, letto rimedia- regaje s.f.pl. interiora del pollo compo-
to e scomodo, var. ramazzola ste da cuore, polmone, fegato (coratel-
raponzolo s.m. tipo di rapa la), e dall’intestino
rasaletto s.m. piccolo canale nei campi regazzo s.m. 1. ragazzo, dim. regazzino,
rasore s.m. rasoio f. ragazzetta, regà, levite dellà, ragaz-
zo spostati da dove sei 2. fidanzato,
raspà v.tr. lavorare di raspa, frugare, sti
mì regazzo, il mio fidanzato
a raspà n teraccione che nun te caccia
manco a gramiccia, stai zappando un regulizzia s.f. liquirizia, var. rigulizzia,
pezzo di terra talmente arido e duro legulizzia
che non produce neanche la gramigna réne s.m. re, al gioco delle carte, sì tira-
rastello s.m. rastrello to o réne de spada, hai giocato il re di
spade
rattatuja s.f. confusione, parapiglia, ssi
munelli avo fatto na bella rattatuja, rènne v.tr. rendere
questi bambini hanno fatto una bel- requia s.f. requiem, fig. riposo, pace, ten-
la confusione (franc.) go tanto da fa’, o lavoro nun me dà re-
razzà v.tr. eccitare sessualmente, a mi quia, sono molto impegnato, il lavo-
quella femmina me fa razzà (me raz- ro non mi dà un attimo di respiro
za), quella donna mi eccita rescì v.intr. uscire, riuscire
razzato s.m. eccitato sessualmente resibbola s.f. erisipela, malattia infettiva
razzione s.f. 1. razione, porzione 2. ora- résico s.m. ramo della vite lasciato cor-
zione, preghiera to dopo la potatura, utilizzato per lo
razzo s.m. 1. razzo 2. raggio della ruo- sviluppo della pianta a distanza di due
ta, me s’è rotto u razzo de a rota de a anni, mentre il potere (v.) viene utiliz-
bricighetta e so ito pe’ ttera, si è rot- zato l’anno successivo

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restacce v.intr.pronom. rimanerci, mo- scarto, ì pe’ riccapezzi, andare alla ri-
rire, si te fa’ o bagno a panza piena po’ cerca di qualcosa per sopravvivere
puro restacce, se fai il bagno durante riccattà v.tr. raccattare
la digestione rischi di morire
riciccià v.tr. farsi rivedere, ricicci quan-
ribbardato agg. ribaltato, var. ribbartato no te pare, ti fai vedere quando ti fa
ribbelà v.tr. ricoprire, ribbèla o foco che comodo
dimane a bracia ce serve pe’ ccenne, riccoje v.tr. raccogliere, riccoje e liva, rac-
copri i tizzoni con la cenere perché do- cogliere le olive, fig., riccoje a cratu-
mani mattina la brace conservata ci ser- ra, assistere al parto da parte della oste-
ve per accendere il fuoco, est., te rib- trica, si caschi da o tetto te riccoieno
belo tutte e vorte, ti vinco sempre co’ o cucchiarino, se cadi dal tetto ti
ribbirolà v.tr. ammucchiare in maniera sfracelli
disordinata, sistemare alla meno peg- riccommannà v.tr. raccomandare
gio, avvolgere ripiegando, na ribbilo-
riccommidà v.tr. accomodare
rata e manna ggió!, prendi la cartina
(ostia) ripiegata con la medicina den- riccontà v.tr. raccontare
tro e mandala giù riccoje v.tr. raccogliere
ricaccià v.tr. 1. trasportare i bigonci al richiede v.tr. avere necessità di qualco-
posto di carico 2. attribuire un sopran- sa, controllare, vajo a richiede a a vi-
nome, a Gianni ce ricaccino Provolo- gna, vado a controllare che tutto sia
ne, a Gianni hanno messo il sopran- in ordine alla vigna
nome di provolone 3. nel gioco delle ricordatóra agg.sost. memorabile, in en-
carte, giocare una carta dello stesso trambi i sensi, positivo e negativo,
seme della mano precedente aguarda, che te a do a ricordatora, stai
ricaccio s.m. 1. pollone di pianta 2. azio- attento che oggi ti faccio passare un
ne del calare una carta dello stesso seme guaio
della giocata precedente, daje co’ ssi ri-
ricùre v.intr. ricorrere
cacci, sempre a denara!, hai giocato an-
cora una volta il seme di denari! riddrizzà v.tr. raddrizzare
ricasco s.m. a disposizione di altri, sto riddunà v.tr. radunare
a ricasco de mì fratello, dipendo da ridduno s.m. raduno
mio fratello rifà v.tr. 1. rifare 2. v.tr.pronom. rifasse, ri-
riccapezzà v.tr. 1. rimediare, racimola- farsi, rifasse o letto, rassettare il letto 3.
re, radunare le cose scartate dagli al- fig. aumentare di volume, rifasse com-
tri, trovare poco a poco, raccogliere me o baccalà, gonfiarsi come il baccalà
2. rifl. raccapezzarsi, n mezzo a sso ca- messo nell’acqua, scherz. a tresette s’è
sino nun me ce riccapezzo più gnente, rifatto come o baccalà, al gioco delle car-
in questo disordine non riesco a distri- te ha provato senza successo a rifarsi (ed
carmi ha continuato a perdere)
riccapezzo agg. e s.m. 1. forestiero, sin. rifatto agg. raffermo, stantìo, villano rifat-
furesto, furaschiere, 2. raccapezzo, to, arricchito, pà rifatto, pane raffermo,

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quillo è n pidocchio rifatto, quello ha fat- quando conosciamo una donna ci rin-
to fortuna, ma rimane un villano citrulliamo
riffiatato agg. rinfrancato, da sì che me so rincojonito agg. stordito, nonno s’è rincojo-
levato o callo a o deto me sento riffiata- nito, nonno ha perso la propria lucidità
to, da quando non ho più il callo al dito rincuccà v.intr. inculcare, insistere nel-
mi sento rinfrancato, sono rinato la propria affermazione
riffreddato agg. raffreddato rincutinà v.tr. (raro) cercare di capire, rac-
rifiatà v. intr. respirare, riprendere fiato capezzarsi, orientarsi mentalmente, n
dopo uno sforzo o una condizione di ce so’ rincutinato gnente, non ci ho ca-
pena, so’ pagato i buffi, mo pòzzo ri- pito nulla
fiatà, ho saldato i debiti, ora mi sen- rinfaccià v.tr.pron. rinfacciare, stomaca-
to risollevato, sin. scureggià re, me se rinfaccino tutti i peperoni che
rifiatato part. pass. risollevato so magnato ierzera, mi si rimpongo-
rifiato s.m. alito, respiro no i peperoni che ho mangiato ieri sera
rifonnà v.tr. rimettere il coperchio alla ringruiato agg. sgualcito, avvoltolato alla
botte meglio, riferito a indumenti e tessuti
rifreddà v.tr. raffreddare rinnaccià v.tr. rattoppare alla meglio
rifreddore s.m. raffreddore rintènne v.tr.rifl. intendere, capire meglio
rigalà v.tr. regalare rintorcinato agg. rattrappito, malmes-
so fisicamente
rigàlo s.m. regalo, dono
rintorzà v.tr. andare per traverso (di
rigruiato agg. spiegazzato, piegato ma- cibo), est. mandare per traverso, me si
lamente, sgualcito fatto rintorzà ssa bella festa, mi hai man-
rillegrà v.tr. rallegrare dato per traverso questa bella festa
riloggio s.m. orologio, var. rilloggio, or- rinzeccolito agg. rinsecchito
loggio rinzerà v.tr. rinserrare
rimette v.tr chiudere bottega, portare riocà v.intr. insistere, ripetere, persiste-
dentro il locale il materiale esposto al- re nel fare un’azione, t’ero avvertito e
l’esterno tu ce si riocato, ti avevo avvertito ma
rimonnà v.tr ripulire, sbucciare tu hai persistito nel fare la stessa cosa
rimóre s.m. rumore riperticasse v.intr.pronom. arrabattar-
rimòve v.tr. 1. rimuovere, 2. v.intr.pro- si, arrangiarsi, salire su strade scosce-
nom. intorbidirsi, o vino s’è rimosso, se, raccapezzarsi var. ariperticasse
il vino si è intorbidito ripiàlla v.intr. sostenere l’opinione o la
rinale s.m. orinale, vaso da notte, sin. posizione di qualcuno, tu a sì ripiata
pitale, sì pisciato fora d‘o rinale sei an- pe’ quillo, tu hai sostenuto la posizio-
dato fuori dal seminato ne di quella persona, var. aripiàlla
rincojonisse v.intr.pronom. instupidir- ripienezza s.f. abbondanza, l’essere sazio
si, stordirsi, spesso quanno conoscemo ripiticchio s.m. rassettata della terra in-
na femmina se rincojoniscemo, spesso torno alla vite, effettuata con la van-

72
ga, per togliere le erbacce residue dopo
la vangatura
riposato agg. riposato, raffermo (di
pane), n pagnottone de pà riposato, una
pagnotta da due chili rafferma
rippezzà v.tr. rattoppare, mettere una
pezza
risercià v.tr. passeggiare di continuo sul-
lo stesso percorso, pe’ ncontrà ssa mu-
nella sti a risercià a strada, per incon-
trare quella ragazza stai consumando Albano - Santuario di Santa Maria della Rotonda
l’acciottolato
riuggnone s.f. riunione
risicà v.tr. rischiare, chi nu risica nu ro-
rivà v.intr. arrivare
sica, chi non rischia non mangia
rivanzo s.m. avanzo, se semo magnato
risparaggnà v.tr. risparmiare, var. rispa-
i rivanzi de ieri, abbiamo mangiato gli
rambià
avanzi di ieri
risparaggnarello agg. parsimonioso,
riveribbile agg. rivedibile, coscritto non
attento risparmiatore, quasi avaro
dichiarato idoneo per il servizio mili-
risparaggno s.m. risparmio, var. rispa- tare, che doveva essere sottoposto ad
rambio una successiva visita medica
risponne v.intr. corrispondere, andó riverzà v.tr. rovesciare un liquido, m’ha
risponne ssa finestra?, dove affaccia riversato peddosso n bicchiere de vino,
quella finestra? mi ha rovesciato addosso un bicchie-
rissumià v.intr. assomigliare, ssa cratu- re di vino
ra rissumìa tutto a o patre, questo neo- riverzo s.m. rovescio, gni medaja tè o
nato somiglia tutto al padre riverzo suo, ogni medaglia ha il suo
ristregne v.tr. 1. restringere 2. v.tr.pro- rovescio
nom. ristregnese, restringersi, 3. ristre- rivommità v.tr vomitare
gne o vino, travasare il vino da un con- rivorticà v.tr rovesciare, ribaltare
tenitore grande a più piccoli
rivòrto agg. 1. rivolto 2. s.m. risvolto,
ritónno agg. rotondo, a Ritonna, Madon- rivoticà v.tr. rovesciare, rivoltare, sin.
na della Rotonda, venerata nella chie- voticà
sa della Rotonda, ricavata da un nin-
rizzelà v.tr rassettare, sistemare, mette-
feo, al centro di Albano, i cui festeg-
re a posto, riparare
giamenti ricorrono la prima domeni-
ca di agosto rizzollà v.tr picchiare, frustare
rittoppà v.tr. rattoppare, riparare, aggiu- rógo s.m. rovo, pl. roghi
stare rogara s.f cespuglio di rovi
rittrippà v.tr. riproporre, rittrippà a rogarolo s.m. chi spacca i rovi per far-
queschione, riproporre il problema ne legacci da vigna

73
rologgiaro s.m. orologiaio, var. riloggiaro in modo competitivo, piccoli doni, qua-
roppe v.tr. rompere, quillo roppe sempre i li castagne secche
stinchi, i cojoni, quello è un seccatore rucio s.m. bruco, detto in senso vezz. dei
roppicojoni agg. fastidioso, var. rompi- bambini, rucio de casa, rucio de non-
cojoni na, rucio de mamma, cocco di casa, di
mamma, di nonna
ronchetta s.f. roncola, attrezzo agricolo
rudero s.m. rudere
roncio s.m. ronchetto, usato per taglia-
ruga s.f. arroganza, batte de ruga, com-
re le barbe della vite a fior di terra, fà
portarsi in maniera arrogante
de roncio, tagliare la prima corona di
radici della vite rugà v.intr. alzare la voce per protesta,
comportarsi in maniera arrogante
ronfà v.intr. russare, var. runfà
ruganza s.f. arroganza
roppe v.tr. rompere, var. rompe
rumà v.tr. ruminare
roppitura s.f rottura, maggese, prima
vangatura profonda rumatismo s.m. reumatismo

roprì v.tr. aprire rùmicio s.m. pianta medicinale, sopra


o ceculino mettice o rùmicio, metti la
roscio agg. 1. rosso 2. s.m. e f. persona foglia medicinale sul brufolo
con i capelli rossi, roscio, passa doma-
ruspà v.tr. ruspare
ni che oggi è moscio, espressione di
scherno nei confronti di chi ha i capel- russola s.f. rossola (fungo)
li rossi ruta s.f. pianta simile al prezzemolo, di
rosicà v.tr. rosicchiare, rosicare, met. ave- succo molto amaro, a ruta te fa bè a
re invidia i vermi, la ruta è una buona cura per
gli ossiuri
rosicarello s.m. cartilagine della carne,
ruvina s.f. rovina, disastro
parte dura e nervosa dello spezzatino
ruzza s.f. ruggine, ha fatto a ruzza, si è
rosichino s.m. rabbia, rovello, lasseme
arrugginito
perde, tengo u rosichino, lasciami sta-
re, ho una rabbia che mi consuma ruzzà v.intr. scherzare, sta attente, co’ mi
nun ce ruzzà, me puzza o fiato!, con
rosolà v.tr. rosolare, var. rosolì
me non scherzare troppo, reagisco in
rosorio s.m. rosolio malo modo
rosura s.f. rodimento, prurito, tengo na ro- rùzzica s.f. gioco in cui vengono roto-
sura de culo, met. sono molto irritato lati oggetti, ma che stemo a giocà a rùz-
ròta s.f. ruota zica?, vogliamo scherzare?
rottonculo s.m. furbo e pretenzioso ruzzicà v.intr. rotolare, procedere, cam-
minare, (fig.), comme sta tu nonno? an-
rroghenito agg. roco, rauco
cora rùzzica, come sta tuo nonno? an-
rubbà v.tr. rubare cora gode di buona salute
rubbino s.m. robinia ruzzichetta s.f. gioco consistente nel lan-
rùcia s.f. gioco con cui venivano dispen- ciare un pezzo di legno di forma cilin-
sati da parte degli adulti ai bambini, drica mediante un pezzo di spago (cfr.

74
sparacina), anche var. ruzzica sapé v.tr. sapere, saccio muto, non capi-
ruzzo agg. arrugginito, greve, grossolano, sco, non so, mi meraviglio, forza
insensibile, quillo è n’òmmino ruzzo, sapé! espressione di saluto ammiche-
quello è una persona insensibile vole, cordiale
ruzzunito agg. arrugginito, var. ruzzonito saràca s.f. aringa affumicata, var. saraga
sarciccia s.f. salsiccia, accr. sarciccione,

S
fig. persona grassa
sarcio s.m. salice, i cui rami flessibili ven-
gono usati per legare i tralci della vite
al filare
sarto a a quaja s.m. gioco consistente
sàbbito s.m. sabato
nel saltare sulla schiena del giocatore
sacchetto s.m. camice lungo usato da ne- prono che si tiene con la testa nella
gozianti e artigiani pancia di un altro, accostato a un muro
saccoccia s.f. tasca o a un albero, chiamato cuscino, suc-
sacrìlico agg. sacrilego cessivamente gli altri giocatori salta-
saéttola s.f. biscia no sul primo fino a che questi cede sot-
to il loro peso, gioco simile al ‘riècchi-
saggerazzione s.f. esagerazione me’, in cui il numero di giocatori pro-
sagrificio s.m. sacrificio ni è uguale a quello dei giocatori che
salà v.tr. salare, condire con il sale, salà saltano sopra di loro
e forme de pecorino, salare le forme di sartore s.m. sarto
pecorino per stagionarlo sàrvia s.f. salvia
saliscegni s.m. barretta di ferro usata per sarvietta s.f. salvietta, tovagliolo
la chiusura delle porte
sarvoggnuno escl., sarvoggnuno!, che
sallazzero agg. sporco, sciatto Dio ce ne scampi, non si sa mai
sallita s.f. salita
sbadijo s.m. sbadiglio
sambugo s.m. sambuco
sbajà v.tr. sbagliare
sanpietrino s.m. cubetto di basalto
sbajoccà v.intr. vedere, quillo poco più
usato per la pavimentazione stradale
ce sbajocca, quello ci vede male
sanpistello s.m. santo immaginario
sbarzo s.m. sbalzo, salto
popolare, mannaggia sanpistello!, ac-
cidenti, espressione che evita la bestem- sbatte v.tr. battere, urtare, me so sbattuto
mia in quanto san Pistello non esiste n par d’òva, ho montato due uova per
lo zabaione, pe’ trovà quillo so tenuto
santaro s.m. sacrista, sagrestano, te scor-
da ì a sbatte nfino a Torvajanica, per tro-
di puro o santaro, dimentichi tutto
vare quello son dovuto andare fino a
santasmacola s.f. vanga, met. Torvaianica, ma tu guarda n do va a fenì
santovecchio s.m. poveruomo, c’ha a sbatte quello!, guarda dove va a fini-
fatto n grugno comme n santovec- re con quel bislacco ragionamento!, toc-
chio, lo ha picchiato selvaggiamente ca sbatte, bisogna faticare

75
sbattocchià v.tr. sbatacchiare sbruffo s.m. mancia, bustarella, pe’
sbattizzato agg. eccessivamente impe- mannà avanti a pratica ce vo o sbruffo,
gnato, riferito a persona che cerca di per mandare avanti la pratica ci vuo-
fare molte cose senza esserne soddi- le una bustarella
sfatta sbrusciato agg. bucato, anche a causa
sbavià v.intr. sbadigliare, sin. sbadià, sba- della corrosione
dijà sbuciafratte s.m. piccolo uccello
sbenzinato agg. ebbro ma non comple- sbuffà v.intr. sbuffare
tamente ubriaco sbuffettone s.m. schiaffone
sbescerà v.intr. parlare fitto fitto, fare mal- sbullentà v.tr. sbollentare, scottare
dicenza, sse femmine stavo sempre a
sburà v.intr. 1. eiaculare 2. v.tr. libera-
sbescerà, quelle donne stanno sempre
re un brufolo dal pus
a fare maldicenza
sburato part.pass. di sburà, suppurato,
sbillungo agg. di forma allungata
ce s’è sburato o ceculino, il brufolo si
sbillungone s.m. spilungone, persona è svuotato dal pus
alta e magra
sburo s.m. seme maschile
sbinnonno s.m. bisnonno
scacarcia s.f. paura, fifa, diarrea
sbiro s.m. sbirro, spreg. persona dura e
scacarciàto agg. sporco di feci liquide
dittatrice
scacarcione s.m. diarrea
sbomballà v.intr. sballare, in alcuni
giochi di carte oltrepassare il numero scacchià s.tr. rompere con le dita i ca-
di punti tabilito, perdendo la posta piti, cioè le escrescenze estreme della
vite senza uva (cfr.) nepoti
sbottà v.intr. scoppiare, parlare finalmente
scaccià v.tr. scacciare
sbraciata s.f. 1. scenata 2. picnic a base
di carne cotta alla brace. Anche un scaccolasse v.intr.pronom. portare via
party con carne alla brace le caccole dal naso
sbragà v.tr. 1. demolire, calare 2. scafo s.m. fava, pl. scafi, i scafi so boni
v.intr.pronom. sbragasse, sdraiarsi, co’ a ventresca, le fave sono buone con
posarsi, te si sbragato sopra o letto, ti la pancetta di maiale
sei abbandonato sul letto scajà v.tr. 1. scagliare, lanciare, v.intr. 2.
sbramato part. pass. sbranato venire picchiati, quillo ha scajato n sac-
co de botte, quello è stato picchiato di
sbrigasse v.tr.pronom. sbrigarsi
santa ragione 3. guadagnare, oggi n se
sbrillentà v.tr. e rifl. allargare malamente, scaja na lira, oggi non si incassa una
a maja me s’è tutta sbrillentata, il tessu- lira
to della maglia mi si è tutto allentato
scalarola s.f. cancello per piccoli appez-
sbrillessato agg. appena lessato zamenti di terreno realizzato con pali
sbrilluccicà v.intr. brillare di legno (passoni cfr.) e fili di ferro fer-
sbrozzoloso agg. rugoso, pieno di pro- mato con una catena
tuberanze scallino s.m. scaldino

76
scamà v.tr. sgusciare granaglie var. sca- ta, stretto e piccolo, o nodo a scappino,
mazzà il nodo piccolo e sottile della cravatta
scanajata s.f. occhiata veloce e superficia- scappona avv. alla rinfusa
le, scandagliata, lavoro svolto rapida- scaraccià v.intr. rompere, da parte del-
mente e superficialmente, dà na bella sca- l’acqua, l’argine del solco per l’irriga-
naiata, realizzare un bel po’ di lavoro zione agricola, fig. nu’ scaraccià, non
velocemente e superficialmente andare oltre i limiti
scancellà v.tr. cancellare scarcagnà v.intr. pulire con vigorose stro-
scancìa s.f. scansia, mensola finate per asportare lo sporco accumu-
scannalizzato agg. scandalizzato lato var. scarcagnificà
scannello s.m. areola dell’orto in cui ven- scarcagnato agg. scalcagnato, mal
gono seminati ortaggi da trapiantare, ridotto
delimitata da un rialzo di terra che con- scatrafosso s.m. fossato scosceso, pic-
sente la permanenza dell’acqua cola fossa, luogo impervio, var. sca-
scantoscià v.tr. scansare, spostare, scan- rafosso
toscia sso bigonzo, sposta codesto bi- scarcagnificà v.tr. raschiare, pulire a fon-
goncio do var. scarcagnà
scanzarote s.m. paracarro, pietra di sel- scarfarotto s.m. carzino di lana grossa
ce posta agli angoli degli edifici per lavorato a ferri, babucce di lana, co sso
proteggerli dal passaggio dei carretti, freddo me so messo i scarfarotti de lana
fig. si più gnorante tu de no scanzaro- prima de annà a dormì, con questo
te, sei più maleducato tu di una colon- freddo ho indossato i calzini di lana
nina di protezione dei muri pesante prima di andare a letto
scapià v.tr. spettinare scaricatora s.f. cassone del camion
scapióne agg. scapigliato con sollevamento oleodinamico che
permette di scaricare materiali solidi
scapicollasse v.intr.pronom. rovinare a ter-
alla rinfusa facendoli cadere sul piano
ra, andare di fretta, me so scapicollato
inclinato
per nun perde o treno, mi sono precipi-
tato per arrivare in orario al treno, me scarogna s.f. sfortuna, tengo scarogna,
so scapicollato pe’ a pentima e me so sono sfortunato
sgrugnato tutto, sono caduto nel pendio scarpellà v.tr. scalpellare
e mi sono graffiato dappertutto scarpello s.m. scalpello
scapicollo s.m. 1. discesa dirupata 2. sito scarporì v.tr. sradicare
lontano, andó si ito a abbità, pe’ i sca-
scartabbellà v.tr. scartabellare, sin.
picolli?, sei andato ad abitare in un po-
scartapellà
sto lontano e disagiato
scartapello s.m. elenco, lista lunga, fa’
scapoccià v.tr. decapitare
no scartapello, elencare
scapolone agg. e s.m. scapolo incallito
scartoccio s.m. foglia che avvolge la pan-
scappà v.intr. scappare, fuggire nocchia di granturco, utilizzata per far-
scappino s.m. tipo di nodo della cravat- ne pagliericci

77
scarzacane agg. spreg. persona incompe- schiattà v.intr. 1. scoppiare, soccombe-
tente, maldestra, non all’altezza del re, quillo poraccio schiatta da a mma-
proprio lavoro o ruolo, var. scarzacani tina a a sera de lavoro, quel poverino
scarzo agg. scarso, scalzo lavora duramente dalla mattina alla
scassà v.tr. 1. rompere 2. cancellare, scas- sera 2. v.intr. morire, quillo poraccio
sa ssa parola che si scritto su o quader- è schiattato, quel poverino è morto
no, cancella quella parola che hai scrit- schiattacorpo s.m. indigestione, dolo-
to sul quaderno ri di pancia
scassato s.m. terra rimossa, fa’ o scas- schicchera s.f. colpo secco, forte scari-
sato, aprire trincee nella vigna, larghe ca elettrica, c’ha mmollato na schicche-
circa sessanta centimetri e profonde da ra che ha sdraiato pettèra! gli ha
ottanta a cento centimetri, al fine di dato un colpo così forte da atterrarlo,
rendere soffice il terreno prima di pian- o lettricista ha piàto na schicchera! l’e-
tare le nuove barbatelle lettricista ha preso una forte scarica
scatarà v.intr. scatarrare, sputare espel- elettrica!
lendo catarro schifenza s.f. schifezza, schifo, cosa
scatenà v.tr. scatenare stomachevole
scatòrcio s.m. macchina vecchia mal fun- schìna s.f. schiena, ce e so date pe’ a schi-
zionante, persona malmessa, ma ndo na, l’ho picchiato, so’ stato tutto o gior-
và co’ sso scatorcio!, ma dove vai con no a pecorone e mo me fa male a schi-
quella vecchia auto sgangherata! na, sono stato tutto il giorno carpo-
scavarcà s.tr. scavalcare ni ed ora mi duole la schiena
scavicchiato agg. malandato schioppà v.intr. scoppiare, mangiare a
crepapelle, te pozzi schioppà, che tu
scavolà v.intr. spillare il vino mediante
possa morire
la càvola (vedi)
schiumentà v.intr. fare schiuma, come
scégne v.tr. scendere
le lumache, schiumenta comme na
sceje v.tr. scegliere ciammaruca, fa la schiuma come le lu-
scembelo s.m. girello mache
scénta s.f. discesa, ì pe’ a scenta, andare schizzignoso agg. schizzinoso
in discesa, me si aiutato pe’ a scenta, sciacquà v.tr. sciacquare
invece di aiutarmi mi hai ostacolato
sciacquabbudella s.m. brodo allungato
scenza s.f. scienza con l’acqua, poco o punto nutriente
scerne v.tr. 1. distinguere, vedere 2. sop- sciacquatore s.m. lavandino, chié o gar-
portare, nun te pòzzo scerne, non ti garozzo comme o sciacquatore, sei in-
posso sopportare
contenibile nel mangiare
scherzà v.intr. scherzare
scialà v.intr. sprecare
schiaffà v.tr. mettere, inserire, schiaffice
scialla s.f. scialle
na ffetta de mortatella drento sse du ffet-
te de pà, metti una fetta di mortadel- scialo s.m. spreco
la tra le due fette di pane sciamà v.intr. svolazzare qua e là come le

78
api, è alegro e c’ha piato a sciamà, è così sciutto agg. asciutto
allegro che si è messo a volteggiare scivorarella s.f. inteso come atto di
sciamannato agg., s.m. indolente, disor- scivolare su una superficie liscia
dinato, inaffidabile scoccione agg. rotto, intronato, che
sciamannone agg. indolente suona male, ssa pila de coccio sona a
sciampagnone agg. spendaccione, i scoccione, quella pentola di terracot-
sordi dell’avaro s’i magna o sciampa- ta è lesionata, rotta, crepata (introna-
gnone, i soldi dell’avaro se li gode lo ta), met. di oggetto lesionato che, a
spendaccione causa delle lesioni, emette un suono
fesso, var. scaccione
sciampicà v.intr. zoppicare, cammina-
re male scofonasse v.pronom.tr. e intr. mangia-
re a crepapelle
sciapo agg. 1. insipido, o pà sciapo, il
pane senza sale 2. sciocco scojo s.m. scoglio
scimmietta s.f. contenitore metallico con scojonato agg. stufo, deluso
il manico usato dai muratori per traspor- scòla s.f. scuola
tare la malta, simile alla cofana (cfr.) scolabbotte s.m. arnese usato per con-
scioje v.tr. sciogliere, fondere, slegare tenere gli ultimi litri usciti dalla bot-
sciorno agg., s.m. sciocco, pazzerello, n te obliqua
fa a sciorna, non fare la stupida, non scolasse v.tr.pronom. bere fino in fon-
essere poco seria do, scolasse na bottìa de vino, trangu-
sciorta s.f. diarrea giare una bottiglia di vino
sciupasse v.intr.pronom. dimagrirsi, spen- scombrutico agg. scorbutico
dere tutti i propri averi, poraccio, com- scòmmido agg. 1. scomodo 2. disturbo,
me s’è sciupato, poverino come si è di- fastidio, scusetime de o scommido, scu-
magrito, s’è sciupato tutta a paghetta, ha satemi del disturbo
speso tutta la paga settimanale sconfinferà v.intr. andare a genio, sso fat-
sciupato agg. magro, di persona che non to nu me sconfinfera, questo fatto non
sta bene in salute, poraccio, o vedo trop- mi va a genio, non mi convince, var.
po sciupato, bigna portallo da o spiccia- sfinferà
letti, poverino, lo vedo troppo dimagri- sconocchià v.tr. spezzare, rompere, o ta-
to, bisogna portarlo dal dottore volino s’è sconocchiato, il tavolo si è
sciuscià v.tr. bere vino, te si sciusciato rotto in più punti, fig. tengo e ginoc-
o fiasco, brutto mbriacone, hai chia sconocchiate, ho le ginocchia do-
bevuto tutto il contenuto del fiasco, loranti var. scanocchià, scunocchià
ubriacone scontà v.intr. terminare, finire, scontar-
sciuttà v.tr. asciugare no e noce a Bacocco che ne teneva pie-
sciutto agg. secco, riferito al vino, no n sacco, finirono le noci a Bacoc-
contrario a pastoso, amabile co che ne aveva un sacco pieno
sciuttamano s.m. asciugamano, var. scopatore s.m. scopino, netturbino
sciugamano scorciatóra s.f. scorciatoia, pe’ fa prima

79
pìa a scorciatora, per fare prima pren- scroccazzeppi agg. persona molto ma-
di la scorciatoia gra, dalla ossa minute e sporgenti
scordà v.tr. dimenticare scrocchià v.tr. 1.rompere con fragore, ce
scorporì v.tr. sradicare sò scrocchiato l’ossa, l’ho picchiato du-
ramente, l’infermiere m’ha scrocchia-
scortico s.m. piccolo pezzo di terra, no
to l’ossa, l’infermiere mi ha ha fatto un
scortico de tèra, un pezzetto di terra energico massaggio, 2. apostrofare,
scoruccio s.m. patina gialla intorno al rimproverare, so ito da i sinnico e ce
cesso a tappo che un tempo si trova- e so scrocchiate comme me e sentevo,
va nei balconi e anche nel pianerotto- sono andato dal sindaco e glie le ho
lo delle scale dei palazzi cantate per bene
scòrzo s.m. misura agraria di circa scucì v.tr. scucire, estrarre, togliere, nun
1300 metri quadrati me scuci gnente, da me non avrai nul-
scòte v.tr. scuotere la, a quillo chiodo ruzzo nun ce scuci
na lira manco si o mmazzi, a quel tac-
scozzonà v.tr. 1. rimuovere le incrosta-
cagno non riuscirai a cavare una lira
zioni da una superficie, pulire 2. ad-
neanche se lo uccidi
domesticare una bestia, fig. evolvere,
quillo regazzino o tengo da scozzonà, scùcchia s.f. mento
devo far diventare adulto quel bambi- scudella s.f. scodella
no (nel senso di dargli gli elementi di scuffia s.f. cuffia, sbornia sè piato na scuf-
base per evolversi) fia!, ha preso una sonora sbornia
scroccà v.tr. 1. sbafare, andare (mangia- scunocchià v.tr. rompere, var. sconocchià
re) a scrocco, ce so scroccato na cena, scuperchià v.tr. scoperchiare
gli ho sbafato una cena 2. suonare di
scuppolà v.tr. 1. scoperchiare, o vento ha
oggetto o strumento metallico, stam-
scuppolato o tetto, il vento ha scoperchia-
matina ha scroccato a sveja a e sei e to il tetto 2. suppurare, di ascesso, me s’è
me so arzato curenne, questa mattina scuppolato o puricello pieno de materia,
ha suonato la sveglia e mi sono alza- mi si è suppurato il brufolo dal pus
to di corsa
scùre v.intr. scorrere
scroccasole avv. esposto al sole senza
scuréggia s.f. scorreggia, e scuregge de
ombra, quella è na salita a scroccaso-
o neguse, le scorregge del negus, s.pl.
le, quella è una salita senza ombra
scuregge, piccoli petardi a base di fo-
scrocchiarello agg. croccante, fragran- sforo che, fregati su una superficie ru-
te, del pane vida, scoppiettano, mentre in soluzio-
scrocco solo nella locuz. a scrocco, sul- ne con la saliva danno luminescenza
le spalle degli altri, sin. a sbafo e producono un odore di uova sode
scuccà v.itr. scrutare, indagare, guarda- scureggià v.intr. scorreggiare, met. a quil-
re con interesse lo ce scureggia o cervello, quello ha per-
scroccasole avv. sotto il sole cocente, me so il senno (rec.)
sò fatto ‘n pezzo de strada a scrocca- scurtura s.f. scultura
sole, ho percorso un tratto di strada scutrinà v.tr. scrutare, osservare con at-
sotto il sole cocente, senza ombra tenzione

80
sdelongasse v.tr. allungarsi, allungare le sdruncicone agg. trasandato, mal vesti-
gambe to, var. struncicone
sdelogà v.tr. slogare secca s.f. siccità, a secca c’ha fregato
sdelogasse v.tr.pronom. slogarsi, s’è sde- l’orto, la siccità ha bruciato le piante
logato n piede, si è slogato un piede dell’orto
sdelupà v.tr. ingurgitare in modo vora- sechelo s.m. secolo
ce, sin. dilupà seconno agg.num.ord. s.m. e prep.impr.
sdeluppicà v.tr. picchiare con violenza, secondo
te sdeluppico, ti massacro di botte secula s.m.pl. secoli, per sempre, secu-
sderadicà v.tr. sradicare la e seculora, nei secoli dei secoli
sderazzà v.intr. differenziarsi rispetto alla seggnà v.tr. segnare, mettere in conto
tradizione, essere diverso o al di fuo- seghela s.f. pianta, segale cornuta
ri delle regole rispetto al gruppo so-
seia s.f. sedia
ciale di riferimnto, nojatri semo tutti
mori e mi fìo è biondo: ha sderazzato, sèllero s.m. sedano, te sì messo a ciccio
noi della nostra famiglia abbiamo tut- de sellero, ti sei messo in posizione ot-
ti i capelli scuri e mio figlio è biondo: timale
ha deviato dalle caratteristiche della sellerone agg. ingenuo, persona di sta-
famiglia, nojatri de tradizzione semo tura alta
tutti contadini; mi fìo che fa o dottore semicupo s.m. semicupio, piccola vasca
ha sderazzato, la nostra è una famiglia con spalliera
di contadini; mio figlio che fa il me-
semila agg.num.card. seimila
dico, ha deviato rispetto alla tradizio-
ne di famiglia, var. srazzà seminà v.tr. seminare
sderajamento s.m. deragliamento semmolone agg. bonaccione, sempliciot-
to, quillo semmolone de tu fratello, quel
sderegolato agg. smodato, specie nel
sempliciotto di tuo fratello, lasselo sta
mangiare e bere
sso semmolone, lascialo stare quel
sderenato agg. stanco morto, picchiato di sempliciotto
brutto, doppo na giornata del lavoro me
semprice agg. semplice
sento tutto sderenato, dopo una giorna-
ta di lavoro mi sento stanco morto sin., sentimento s.m. sentimento, capacità di
doppo na giornata de lavoro me sento essere presenti a se stessi, sta n senti-
stucco a mezzo, dopo una giornata di la- menti, essere presenti a se stessi
voro mi sento stanco morto séo agg. e pron.poss. suo, Sant’Andrea,
sderuzzicasse v.intr. rifl. cadere rotolando, ognuno l’arte séa, ognuno deve fare il
rovinare su una discesa, per le scale proprio mestiere
sdimette v.tr. sradicare sèparo s.m. ciascuno dei due ragazzi che
sdròmicia agg. donna trasandata, e vanno in fila per due nel corteo della
chi s’a sposa ssa sdromicia?, e chi se prima Comunione
la sposa quella donna trasandata? sepporchero s.m. sepolcro

81
sepportura s.f. sepoltura sformacce v.tr.pron. essere indispettito,
séranna s.f. serranda, tapparella isso ce sforma, a lui quella cosa non
va giù, non l’accetta
serciata s.f. sassata
sfraggnà v.tr. schiacciare, spremere
serciato s.m. selciato, strada lastricata di
sanpietrini sfravolato agg. spappolato, triturato
sércio s.m. selcio, tè na capoccia comme sfreddo s.m. gelo improvviso, a camme-
n sercio, ha una testa dura come un ra de o sfreddo, la camera fredda, espo-
sasso sta a tramontana
sercitazzione s.f. esercitazione sfrìzzoli s.m.pl. pezzetti di grasso e car-
ne di maiale fritti
seréna s.f. solo nella locuz.avv., a la se-
rena, all’aperto sgaloppà v.intr. galoppare
sermentà v.tr. raccogliere i sarmenti, l’oc- sgamà v.tr. guardare con attenzione
chio de canna sermenta a vigna, il con- sganassone s.m. schiaffo sonoro, sin.
tadino raccoglie i sarmenti sgargamella
sermenti s.m.pl. sermenti della vite sganganà v.tr. rompere
serpàro s.m. serpaio, campo incolto, ab- sganganato agg. sgangherato, rotto,
bandonato fuori uso
sèrta s.f. filza di ortaggi (pomodorini, ci- sgarà v.tr. 1. strappare 2. contravvenire
polle e agli) sospesi su un filo di fer- alle regole
ro per permetterne la conservazione, sgargamella s.f. schiaffo sonoro, sin. sga-
tengo diverze sèrte d’ajo, ho varie fil- nassone
ze di aglio, sin. nfirza
sgargarizzi s.m.pl. gargarismi
sèrze s.m. seltz
sgargarozzasse v.intr.pronom. 1. urla-
setuccia s.f. setaccio re, gridare fino a pardere la voce 2.
sfacìa s.f. falcetto, var. sfarcìa mangiare a crepapelle
sfangà v.intr. cavarsela, riuscire nell’in- sghei s.m.pl. soldi
tento sgramiccià v.tr. togliere, tirare la grami-
sfarcià v.tr. falciare gna, vangare a doppia o tripla peda-
sfascià v.tr. sfasciare, rompere ta fino alla radice della gramigna
sfiarata s.f. fiammata impetuosa e breve sgramignà v.tr. graffiare, in particolare
con le unghie
sfinferà v.intr. convincere quillo a mmi
nun me sfinfera quello non mi convin- sgravà v.tr. partorire, mi moje ha sgra-
ce affatto var. sconfinferà vato, mia moglie ha partorito
sfirza s.f. filza, var. nfirza, sin. sèrta sgricilato agg. emaciato, magro, debo-
le, macilento, quilla sgricilata de tu’ so-
sfonnà v.tr. sfondare
rella, quella macilenta di tua sorella
sfonnone s.m. esagerazione, castrone-
sgrinfia s.f. donna arcigna, intrattabile,
ria, espressione errata, si ditto no
prepotente, quilla sgrinfia de a veci-
sfonnone, hai detto una castroneria
na vò tené sempre raggione, quella pre-

82
potente della vicina di casa vuole sem- sindó avv. sennò
pre avere l’ultima parola sine avv. sì
sgrosticà v.tr. scrostare sinicupo s.m. pitale, cantero
sgrosticasse v.rifl. procurarsi una esco- siócchessì avv, idiom. in caso che, var.
riazione siecchessì
sgruggnà v.tr. scalfire, picchiare sìto s.m. luogo
sgrullà v.tr. scrollare sligà v.tr. slegare, slacciare, sciogliere
sgrullone s.m. acquazzone, forte piog- sloggià v.intr. sloggiare
gia improvvisa
smàgna s.f. smania
sguercià v.tr. accecare
smammà v.intr. andarsene, smamma!,
sguerciasse v.intr. sforzarsi nel vedere, me vattene, fig. affrancarsi dalla mamma
so sguerciata pe’ ricamà l’orlo de o mer-
smerdà v.tr. sporcare di feci
lettto, ho affaticato fino allo stremo la vi-
sta per ricamare l’orlo del merletto smaronà v.intr. dire o fare cose sbagliate
sgujàsse v.intr.pronom. cedere sotto smarone s.m. errore grossolano
un peso eccessivo, più propriamente sminchionato agg. persona allegra,
riferito alla causa della fuoruscita scanzonata
dell’ernia smoggne v.tr. palpeggiare, amoreggia-
sgummarello s.m. mestolo re, fermite co’ sse mane, che te smog-
sgummerà v.tr. sgombrare, sloggiare, tè gni?, stai fermo con quelle mani,
o sfratto, ce tocca a sgummerà, ha lo cosa tocchi? var. smogne, smugne
sfratto, deve fare fagotto e traslocare, smorzà v.tr. spegnere
var. sgommerà smucinà v.tr. frugare, mescolare gli in-
sgummero s.m. atto di sgombrare, gredienti in una pentola, smucìna
sgombro, var. sgommero ssa pulenta che sindó se ttacca, gira la
siècchessì locuz. se si verifica la condi- polenta nel caldaio, altrimenti si rag-
zione, se non vi sono intoppi, siècches- gruma, met. datti da fare, altrimenti le
sì se vedemo domani mmatina, se cose ti sfuggono di mano
non ci sono imprevisti ci vediamo do- soatta s.f. striscia di cuoio facente par-
mani matttina te del mazzafrusto, attrezzo agricolo
sighero s.m. sigaro usato per trebbiare il grano
simbelo s.m. simbolo sòcera s.f. suocera
sinagoga s.f. fastidio, dispiacere prolun- soja s.f. soglia
gato sòla s.f. 1. suola 2. fig. fregatura, me sì
sincero agg. sobrio, non in preda dei dato na bella sòla, mi hai dato una bel-
fumi dell’alcol, sin. leggittimo, stase- la buggeratura (rec.)
ra tengo da ì a a musica, bigna che so’ solàro s.m. solaio
sincero, questa sera devo andare a suo- sòlo s.m. suolo, ce vorìa n bello sòlo de
nare nella banda, devo essere sobrio patate a pirocca, ci vorrebbe un bel
sìndico s.m. sindaco suolo di patate alla pirocca (cfr.)

83
somià v.intr. somigliare, anche tr. cfr. ris- sortanto avv. soltanto
somià, var. somijà sortì v.intr. 1. uscire, oggi nun vojo sortì, oggi
sonajo s.m. sonaglio non voglio uscire 2. sorgere del sole
sopre avv. sopra spaccato part. pres. vino miscelato ot-
sopropeva s.f. prosopopea, sin. cacca ar tenuto aggiungendo a quello asciutto
culo (secco) quello pastoso (amabile)
sòr s.m. signor, appellativo con cui ci si spaccio s.m. 1. negozio di generi alimen-
rivolge rispettosamente ad un uomo tari 2. tiro diritto al gioco del biliar-
do con cui si ottengono molti punti 3.
sòra s.f. 1. signora 2. suora
impegno di lavoro, famise sso spaccet-
sorbecchiera s.f. sorbettiera, contenito- to, facciamo questo lavoretto
re per il gelato
spada s.f.pl. seme di spade alle carte, si
sorbì v.tr. sopportare, mo so’ tenuto da escito de tre de spada, hai giocato il tre
sorbì tutto o giorno, l’ho dovuto sop- di spade
portare per tutto il giorno
spaggnola s.f. epidemia diffusasi alla fine del-
sorcèllo s.m. porzione di un grappolo la prima decade del ventesimo secolo
di uva
spalangà v.tr. spalancare
sórcio s.m. topo, topolino
spallà v.tr. abbattere, demolire, disfare,
sórco s.m. solco i munelli de Genzano spalleno l’Infio-
sòrdo s.m. soldo, ce manca sempre n sòr- rata doppo che è passata a precissio-
do pe’ fa’ na lira, gli manca sempre un ne de o Corpus Domini, i bambini di
soldo per arrivare ad avere una lira Genzano disfano l’Infiorata dopo il
(espressione usata per rimproverare a passaggio della processione del Cor-
qualcuno di non saper portare a ter- pus Domini, o palazzo spallato da o
mine le cose, di lasciarle incompiute) bombardamento, il palazzo abbattuto
sorecchio s.m. falcetto a mano, dà de so- dal bombardamento, i munelli, doppo
recchio, tagliare l’erbaccia che c’hanno giocato, spalleno i castel-
sorèllo s.m. ramaiolo per attingere ac- li de rena, i bambini, dopo verci gio-
qua dalla fonte o dalla conca, appe- cato, disfano i castelli di sabbia
so alla brocca di rame spaporchia s.f. donna bassetta e malfatta
sòreta s.f. tua sorella, var. sòrita sparacina s.f. 1. spago utilizzato per far
sorfo s.m. zolfo ruotare il piccolo (cfr.) e la ruzzica nel
gioco della ruzzichetta (cfr.), sin. nza-
sórica s.f. 1. grande topo di fogna, ce gaja 2. asparago selvatico
s’ha magnato o cervello a sorica de
Tumba, gli ha staccato un pezzo di cer- sparagnà v.tr. risparmiare
vello il topo che aveva fatto la stessa sparambio s.m. risparmio
cosa con Tumba, ragazza nota ad Al- sparià v.tr. sparigliare, scompagnare le car-
bano per la sua stupidità, quando era te nel gioco dello scopone scientifico
lattante 2. organo genitale femminile sparmà v.tr. spalmare
3. oliera del meccanico
sparpajà v.tr. sparpagliare
sòrita s.f. tua sorella, var. sòreta

84
spiccià v.tr. togliere, fare ordine, rasset-
tare la casa, è mezzuggiorno e sta ntrua
ancora nnà spicciato a cucina, è mez-
zogiorno e quella inconcludente si
muove a vuoto e non ha ancora ras-
settato la cucina
spicciaggnómmeri s.m. avvocato di mo-
desto valore
spiccialetti s.m. medico di poco valore
spicciasse v.intr. spicciarsi, affrettarsi
Genzano di Roma - L’Infiorata
spicciatore s.m. pettine
spartì v.tr spartire spiccicato agg. tale e quale, ssa cratu-
spasso s.m. passeggio, ì a spasso, anda- ra è spiccicata a o patre, questo neo-
re a passeggio nato assomiglia tutto al padre
spellacchiato agg. spelacchiato, sso spidale s.m. ospedale
gatto è tutto spellacchiato, quel gatto spiggne v.tr. spingere
è tutto spelacchiato spighelo s.m. spigolo
speluccà v.tr. piluccare, me so’ spelucca- spippolà v.tr. 1. cercare di avere con fur-
to n grappo d’uva, ho piluccato un bizia notizie da qualcuno 2. spillare il
grappolo di uva, var. spiluccà vino dalla botte
spènne v.tr. spendere, chi tanto spenne, poco spisciasse v.intr. 1. urinarsi addosso, di
spenne, chi tanto spende, poco spende solito riferito ai bambini piccoli, 2. ri-
spennicasse v.intr.pronom. sporgersi, dere a crepapelle, s’è spisciato sotto da
arrischiarsi, regà nun bisogna mai e risate, ha riso a crepapelle
spennicasse da a finestra, ragazzi, non spizzà v.tr. 1. produrre una scagliatura,
bisogna mai sporgersi dalla finestra si spizzato o piatto, hai scagliato il piat-
sperella s.f. raggio di sole to, 2. scoprire progressivamente le car-
spernucciato agg. sfilacciato, spennac- te da gioco, iamo a spizzà, andiamo
chiato a giocare a carte, var. iamo a tirà a rec-
spettà v.tr. aspettare chia a Marco
spettachelo s.m. spettacolo spizzicà v.tr. mangiucchiare, è mejo spiz-
zicà che stà a digiuno, è meglio man-
spetturiato agg. troppo scollato, non suf-
giare qualcosa che stare a digiuno
ficientemente coperto contro il freddo,
femmina spetturiata, donna molto scol- spormonasse v.intr.rifl. spolmonarsi,
lata, anche per semplice trascuratezza sfiatarsi, co sso birbaccione a matre n
fa che spormonasse, la madre di quel
spianatora s.f. tavola di legno su cui vie-
disubbidiente non fa che fargli racco-
ne stesa la polenta cotta
mandazioni ma parla al vento
spiccapadelle s.m. ufficiale giudiziario,
sportamunnezze s.m. pattumiera
così appellato perché pignorava nelle
case dei poveri le padelle con cui cu- sposalizzio s.m. sposalizio, nozze
cinavano sprefonno s.m. sprofondo

85
sprocedato agg. ingordo nel mangiare, del vino messi in posizione capovol-
var. sprocetato ta (bigonzi, caratelli, pistarole, botti,
spubbricà v.tr. rendere pubblica una no- gregarole, tinozze, imbuttatori) al fine
tizia riservata di mantenere il legno umido e gonfio
spulicchià v.tr. vincere o perdere tutta stammatina avv. questa mattina
la posta o i soldi a disposizione, so’ stanga s.f. stanga, vino da stanga, vino buo-
ito a giocà a carte e m’hanno spulic- no, vino che si vende molto, per cui l’o-
chiato, sono andato a giocare a carte ste è costretto a mettere una stanga alla
ed ho perso tutti i soldi che avevo, te porta per arginare la ressa dei clienti
so spulicchiato, ti ho vinto tutto, sin. stazzione s.f. stazione
te so mannato a e chiulle stemperone s.m. diarrea, stemperone a
spullà v.tr. alzare, pe ì a lavorà tè da spul- vento, a fischio, forte diarrea
là presto, per andare a lavorare deve stennarello s.m. mattarello, var. stenne-
alzarsi presto rello
spuntà v.tr. spuntare, spuntà i capiti, ta- stènne v.tr. stendere, stènne i panni, sten-
gliare i getti delle viti dere il bucato, stènne e zampe, morire
spunto s.m. odore o sapore di cibo ava- stèra s.f. attrezzo con lama sia mobile che
riato, o vino ha piàto de spunto, il vino fisso posto fuori delle case per toglie-
ha preso di aceto re la terra attaccata sotto la suola del-
sputarcio s.m. sputo le scarpe
squacquerà v.intr. ridere a crepapelle Sterìna n.pr. Esterina
squajà v.tr. squagliare, squajo de ciocco- stira s.f. scherzo consistente nel bloccare
lata, tazza di cioccolato caldo a terra il soggetto, estraendogli dai pan-
squajassela v.intr.pronom., fuggire, an- taloni il pene e tirandolo con forza
darsene, se l’è squajata, è fuggito, se stirà v.tr. stirare, fig. stirà e zampe, morire
ne è andato stocazzo s.m. borioso, presuntuoso, spoc-
squajato agg. sciolto, squagliato chioso, me pari stocazzo, ti dai troppa im-
portanza per quello che vali
ssaggià v.tr. assaggiare
stommicà v.tr. stomacare
ssedia s.f. sedia
stòmmico s.m. stomaco
ssedione s.m. seggiolone, var. sseghione
storcinata agg. donna malmessa fisica-
sso agg. e pron.dimostr. questo, anche quel-
mente prevalentemente a causa dei la-
lo nella forma discorsiva sincopata; a fine
vori pesanti, soprattutto agricoli
frase si usano quisto e quillo
stortignacchero agg. persona affetta da
Ssunta n.pr. Assunta
anomalia fisica, che cammina male,
stabbià v.tr. e intr. stabbiare, concima- storpio
re la terra
stòzza s.f. 1. pezzo di pane duro 2. gua-
stabbio s.m. letame dagno del lavoro giornaliero met. te
stagnà v.tr. bagnare continuamente i vari tenghi da guadambià a stozza devi gua-
contenitori usati nella produzione dagnarti il pane quotodiano

86
stracchezza s.f. stanchezza straporchia agg. donna bruttissima
stracciarolo s.m straccivendolo strappona agg. donna di poco valore
stracco agg. stanco stravèrio s.m.f. stravaganza, capriccio
stracinà v.tr. trascinare stravòrto agg. stravolto
stracìno s.m. carro a due o quattro ruo- stréggne v.tr. 1. stringere
te trainato da cavalli o da buoi per il stréggnese v.intr.pronom. stringersi,
trasporto di foraggi unirsi nelle difficoltà, risparmiare
stracinone s.m. avv. persona che cam- streppiggna s.f. origine, famiglia, discen-
mina trascinandosi per mancanza di denza, albero genealogico, quillo è de
forze, arza sse cianche, nu ì stracino-
n’atra streppiggna, quello viene da un
ne che stemo pe’ a scenta, alza quelle
altro gruppo familiare
gambe, non ti trascinare, che siamo in
discesa, var. strucinone strìa s.f striglia
strafogasse v.intr.pronom. mangiare a strina s.f. brina
crepapelle stritticà v.tr. prendere per il collo qual-
strafogne v.intr. 1. rovistare a fondo, 2. cuno, scrollare
amoreggiare intensamente stròlica s.f. fattucchiera, astrologa, indo-
straformà v.tr. trasformare vina
straggnéro agg. straniero strolicasse v.intr.pronom. scervellarsi,
stramente cong. mentre, var. ntramente tocca strolicasse pe’ campà, per campa-
re bisogna inventarle, provarle, tutte
stramoggno s.m. erba curativa
stroncone s.m. sega da vigna
strampella s.f. stampella, gruccia
stronzo s.m. 1. sterco sodo e cilindrico
stranì v.tr. indispettire, lassa stà ssa cra-
2. agg. stupido
tura, n’a stranì, lascia stare quel lat-
tante, non lo irritare stròppa agg. consumata fino alla fine
stranisse v.intr.pronom.pronom. stranir- strozzà v.tr. strozzare, trangugiare, stran-
si, innervosirsi, agitarsi golare
stranito agg. agitato, lamentoso strozzino s.m. usuraio
stranuto s.m. starnuto strucinà v.tr. strusciare
stranutà v.intr. starnutire, stranutà da a strufolone s.m. grosso pene, spesso
fame, avere una fame da lupo riferito al cavallo o al somaro
strapiantà v.tr. trapiantare, tengo na cen- struncicone agg. trasandato, mal vesti-
tinara de piantine e e vorebbe stra- to, var. sdruncicone
piantà, ho un centinaio di piante e le struppià v.tr. storpiare, rendere esausto,
vorrei trapiantare eseguire male un lavoro, sso vestito t’ha
straportà v.tr. trasportare struppiato o sartore, il sarto ti ha
straporto s.m. trasporto, i mezzi de stra- rovinato quel vestito
porto pubblico, i mezzi di trasporto struppio agg. storpio, esausto, struppio
pubblico a mezzo, stanco morto

87
strutto s.m. 1. grasso di maiale, met., me prosopopea, sso mucco de fregna è so-
sì dato o strutto pe’ bocca, mi hai fat- fistico, e chi ce commatte?, questo tipo
to soffrire amaramente 2. persona pretenzioso è esigente, non ci si può trat-
istruita, quillo è n’ommino strutto, tare, è difficile da accontentare
quello è un uomo istruito sugà v.tr. succhiare
stuccà v.tr. spezzare, troncare, stuccare, sugo s.m. sugo, succo, o sugo de o pur-
rinunciare, ce provi ancora a ndovinà? tigallo, il succo di arancia
no, stucco, provi ancora a risolvere l’in-
suiscio s.m. gesto del contadino quan-
dovinello? no, rinuncio
do rivolta una zolla con la vanga
stucco agg. stanco, estenuato, so’ stuc-
sumaro s.m. somaro, asino
co pe’ (a) mezzo, sono stanco morto,
var. stracco morto sune avv. e prep. su, fig., ì sune, anda-
re a governare, chi va sune penza pe’
stufarello agg. persona che si stanca fa-
isso, chi viene eletto ad una carica pub-
cilmente
blica pensa agli affari propri
sturà v.tr. sturare, gnà sturà o sciacqua-
supprizzio s.m. supplizio
tore, bisogna sturare il lavandino,
dormì a culo sturato, dormire profon- suricani s.m.pl. testicoli, te so dato n car-
damente cio ai suricani, gli ho dato un calcio
ai testicoli
sturbasse v.intr.pronom. svenire, man-
care surtù s.m. soprabito, s’ha crompato n bel-
lo surtù, si è comprato un bel soprabito
sturbo s.f. mancamento, svenimento,
c’ha piato no sturbo, è svenuto, ha avu- suspetto s.m. sospetto
to un mancamento suspiro s.m. sospiro
sturcinato agg. malandato, affetto da susta s.f. colpo, simile ad una frustata pià
malformazioni ossee è n poro sturci- na susta, subire una grossa sconfitta
nato, è un povero disgraziato sustacchina s.f piccola asse di abete
stuvali s.m.pl. stivali svagolà v.tr. sgranare cereali, tè da sva-
suatta s.f. schiaffone, botta forte, con na golà n par de chili de facioli, deve sgra-
suatta n faccia c’ha ntronato a capoc- nare un paio di chili di fagioli
cia, con uno schiaffone in faccia lo ha Svardo n.pr. Osvaldo
rimbambito svariasse v.tr.pronom. divagarsi, di-
subbito avv. subito strarsi
subbullì v.intr. 1. marcire delle radici del- sveja s.f. 1. sveglia 2. botta, ha piàto a
le piante per troppa esposizione al cal- sveja, è stato picchiato
do o per eccessiva presenza di acqua, 2. svecchià v.intr. svecchiare
v.tr. causare un eccesso di agitazione, me
so subbullito o sangue, sono stato stato svejo agg. sveglio, fig. furbo, quillo è uno
colto da una profonda agitazione svejo, quello è una perona furba,
pronta
sudde s.m. sud, chi va a norde, chi va
a sudde, chi va a nord, chi va a sud svertezza s.f sveltezza
sufistico agg. esigente, criticone, pieno di sverto agg. svelto, intraprendente, n’a

88
vedi ch’è sverta?, non vedi che quel- tamiggiana s.f. damigiana, var. ramig-
la donna è intraprendente? giana
sverzà v.tr. versare, rovesciare tanfa s.f. tanfo, cattivo odore
svià v.tr. svegliare tanto agg.indef. e avv. tanto, quillo nun
svicià v.tr. passare vicino a qualcuno o è tanto pe’ a quale, quella non è una
qualcosa, ssa motocicretta m’ha svicia- persona affidabile
to, quella motocicletta mi è passata vi- tappaculo s.m. imbroglio, inganno
cono, mi ha sfiorato tappetto s.m. 1. tappo a corona 2. gio-
svinà v.tr. vuotare la botte piena di mo- co dei tappetti che consiste nello
sto sulla cui sommità galleggia il spingere i tappi a corona rovesciati su
cappellaccio della vinaccia un percorso liscio predeterminato
svorta s.f. svolta tarmente avv. talmente
tarpàno s.m. zotico, stupido

T
tàrtero s.m. tartaro, sporco raggrumato
tata s.m. papà
tàvela s.f. tavola
tela s.f. tela, lunga tela, corteo nuziale
tabbaccaro s.m. tabaccaio telaro s.m. telaio
tabbaccona s.f. donna di facili costumi tempèra s.f. situazione meteorologica sta-
tabbellone s.m. 1. tavellone in laterizio bile favorevole a svolgere i lavori di
forato 2. tabellone del gioco della tom- campagna
bola, ha fatto tombela o tabbellone, ha temperone s.m. spalletta di terra ai lati
fatto tombola il giocatore che tiene il della strada
tabellone tenaja s.f. 1. tenaglia, 2. agg. tirchio, tac-
tacchia s.f. scheggia di legno, gni botta cagno, quillo è na tenaja, du’ pinze e
è na tacchia, ogni colpo va a segno na tenaja, quello è avaro
tafanaro s.m. ano, sedere, sin. bucio de tené v.tr. tenere, avere
culo, occhio de a schina, occhio nero tènna s.f. tenda
tafàno s.m. tàfano, var tafone tenoide s.f.pl. adenoidi, ciavo levato e
tajà v.tr. tagliare tenoide che cce ttappeveno o naso, è sta-
tajo s.m. taglio, cento misure e n tajo, cen- to operato alle adenoidi che gli ostrui-
to misure e un taglio solo, riflettere bene vano il naso, var. denoide
prima di prendere una decisione tèra s.f. terra
talòrno s.m. 1. persona lagnosa, assil- teraccione s.m. terra agricola pesante,
lante, comme fa’ a sopportà sso talòr- poco fertile, inadatta alle colture agri-
no?, come fai a sopportare quella per- cole, che ce tirerà fora da sso teraccio-
sona assillante?, quella regazza tè n ne, cosa sarà possibile tirare fuori da
sacco de talòrni, quella ragazza ha mol- quel tipo di terra
ti pretendenti, 2. moschino del mosto taramoto s.m. terremoto

89
tereno s.m. terreno tomboleto s.m.a. area retrostante la spiag-
terizzia s.f. itterizia, pe’ a pavura ce so gia, nell’area litoranea tra Ostia e Anzio,
venute e terizzie, per la paura è diven- caratterizzata da bassa vegetazione,
tato giallo imparticolare piante grasse
terore s.m. terrore tónno agg. tondo, chi nasce quadro nun more
tónno, chi nasce fatto in un modo non
testimoggnà v.tr. testimoniare cambia, mucco tónno, viso rubicondo
testimoggno s.m. testimone tónto agg. stupido, poco intelligente
tètene s.m. tetano tópàra s.f. topaia, nido di topi, casa vec-
tévela s.f. tegola chia in pessimo stato
ticche s.m. tic tòppa s.f. zolla di terra
tigame s.m. tegame, dim. tigamello tòrcio s.m. torchio agricolo
tigamello s.m. tegamino, coceme n’ovo tóre s.f. torre
a o tigamello, cuocimi un uovo al te- torghino s.m. torcolo di stoffa a prote-
gamino zione della testa dei bambini che co-
tigne v.tr. tingere minciavano a camminare sulle gambe
tignoso agg. 1. caparbio, cocciuto 2. per- tortorata s.f. legnata
sona affetta dalla tigna, o pesce me pia- tortóre s.m. grosso bastone, si vò ì bè,
ce tanto che m’o magnerìa n capo a n ti- trattelo co’ o tortore, se vuoi che le cose
gnoso, il pesce mi piace a tal punto che vadano bene, trattalo con il bastone
lo mangerei anche se fosse posto sulla tórzo s.m. torsolo, fig. tu si n torzo de
testa di una persona affetta dalla tigna broccolo, sei uno stupido
tinello s.m. locale per uso agricolo, can- tòtera s.f. grosso buco, in particolare nel
tina, tutti l’ordeggni de lavoro stavo calzino, strappo nel tessuto
drento a o tinello, tutti gli strumenti di
tozzetto s.m. dolce tipico fatto con fa-
lavoro stanno dentro al tinello rina, miele, nocciole, pepe
tinozzetta s.f. piccolo contenitore di le- trafilo s.m. spiffero d’aria proveniente da
gno della capacità pari alla metà del- una fessura
la tinozza
trallalléro s.m. persona che è perennemen-
tinticarello s.m. solletico, var. sinzica- te in moto, di donna dicesi ntrùa (cfr.)
rello, cincicarello
tramannà v.tr. tramandare
tirabbució s.m. cavatappi
tramezzo s.m. 1. tramezzo 2. mezzo di
tirato agg. tirchio, sin. tircio trasporto, tramezzo de straporto, mez-
tiratore s.m. cassetto zo di trasporto
Tirde n.pr. Matilde tranve s.m. tram
tirinquinto s.m. martinetto posto nel- trapogne v.tr. rovistare, mescolare cibi,
la base del carretto a vino per assicu- var. strapogne
rare che le funi che tengono le botti sia- traverzo s.m. traverso, in locuz. avv., pé
no in tiro traverzo, per traverso
tombéla s.f. tombola treato s.f. teatro

90
treggetta s.f carretto, var. tréggia trucchiappasso avv. espressione usata
tréggia s.f. carretto da passeggio, var. treg- nel gioco delle palline
getta trufìggna s.f. puzza, odore disgustoso,
tremènte agg. tremendo, intrattabile che trufiggna ce sta drento a sso tinel-
trence s.m. impermeabile lo, in quel locale c’è un odore disgu-
tréne agg.num.card. tre, uno, due e tré- stoso sin. cofonaticcio, concallato
ne, uno due e tre trufignà v.intr. puzzare
tresette s.m. tressette, gioco con le car- ttaccà vtr. attaccare
te italiane
ttacchi pilettici s.m.pl. attacchi epilet-
tresmarino s.m. rosmarino
tici, malcaduto
treschiere s.m. clistere, crestiere, crischie-
re, -, var. creschiere ttappà vtr. otturare
tribbolà v.intr. tribolare, faticare, Giuvan- ttraverzà v.tr. attraversare
ni o canaro o tribbolà l’era piato pe ttrippasse v.intr.rifl. mangiare a crepa-
gode, Giovanni il canaro aveva preso pelle
per godimento la fatica del lavoro
tturà v.tr. otturare
trigasse v.intr.pronom. sostare, perdere
tempo, fermarsi, trighete n momento, tù agg.poss.inv. tuo, tua, tuoi, tue
fermati un momento, nun te trigà che tubbo s.m. 1. tubo, 2. misura di un li-
a callara bulle, non perdere tempo che tro di vino all’osteria
la pentola bolle
tugurio s.m. persona incupita, angustiata
trincà v.tr. bere vino
tumbulanza s.f. autoambulanza
trippa s.f. pancia, n’o vedi che trippa che si
fatto?, non lo vedi come sei ingrassato? tùrbito agg. torbido
tritticà v.intr. traballare, oscillare, sso mu- tutero s.m. 1. torsolo, pannocchia di
nello piagne, trittichelo n po’, quel bam- granturco, 2. persona greve, stupida,
bino piange, cullalo un po’, fermite, tutero de broccolo, persona sciocca
nun me tritticà a sedia, stai fermo, non
tutto dembotto avv. all’improvviso,
mi far traballare la sedia
var. tutto de n botto
tronà v.intr. tuonare
tuvaja s.f. tovaglia
trono s.m. tuono, c’è o trono e nonno va n
carozza, tuona e nonno va in carrozza tuzzicà v.tr. infastidire, provocare, stuz-
trottà v.intr. trottare zicare, mà, Peppe me tuzzica. Tuzzica
tròva v.tr. trovare, viémme a tròva, vie- Pè, che mamma nun c’è, mamma
nimi a trovare Peppe mi fa i dispetti. Dai, Peppe, che
tròvo part. pass. di trovà, trovato mamma non c’è, isso me tuzzicheva e
io ce so’ menato, lui mi infastidiva e io
trubbià v.tr. trebbiare
l’ho picchiato
trucchià v.intr. e tr. urtare, tè e cianche
a icchese e ce se trucchieno e ginocchia, tuzzone s.m. botta, pugno, ce so dato un
ha le gambe a ics e, camminando, le tuzzone n capo, gli ho dato un pugno
sue ginocchia urtano tra loro in testa

91
U
vassallo agg. e s.m. birbone, vivace, cial-
trone, sso vassallo me fa venì l’urti de
nervi, quel birbone mi fa arrabbiare
(rom.)
ucello s.m. 1. uccello, 2. pene vecìno s.m. avv. agg. e prep. vicino
Uggèggno n.pr. Eugenio veggìa s.f. vigilia, o vennardì è veggìa,
il venerdi è vigilia, a veggìa de Nata-
ugguale agg. uguale
le, la vigilia di Natale
ùncido agg. oleoso, grasso, scivoloso
veja s.f. veglia
uno agg.num.card.uno, uno peròmo,
vemmaria s.m. avemaria
uno ciascuno, vaio pe’ uno, sono im-
pegnato fino all’inverosimile, sono vendembia s.f. vendemmia, sin. vennégna
molto assorbito dai miei impegni, vado vennardì s.m. venerdi, var. vennerdì
di fretta vénne v.tr. vendere
uperto agg. aperto, var. operto vennéggna s.f. vendemmia, var. vendembia
uprì v.tr. aprire, var. oprì vennegnà v.intr. vendemmiare, sin. ven-
urtasse v.intr.pronom. urtarsi, seccarsi, dembià
irritarsi, m’ha fatto urtà, mi ha irrita- verminara s.f. infezione intestinale, te-
to, quillo è urtato de nervi, quella per- nia, a quillo c’hanno fanno venì a ver-
sona è nervosa, irritabile minara, gli hanno fatto venire una
Uregglio n.pr. Aurelio grandissima paura
urtimo agg. ultimo vermine s.m. verme
urto s.m. contrarietà, fastidio, scontro, vèrmute s.m. vermouth o vermut
urto de nervi, contrarietà vèrzi avv. verso, se vedemo vèrzi na cert’o-
uva s.f. uva, usato con agg. per specifi- ra, ci incontriamo in un’ora non pre-
care i tipi di vitigni nostrana, cacchio- cisata
ne, trebbiano, malvasia, malvasia vèrzo s.m. verso
puntinata, bello palloccone, trubbion vesparo s.m. vespaio, arnia
giallo
vèsta s.f. veste, s’è crompata na vesta blu,
si è comprata una veste blu

V
vétta s.f. coppia, na vetta de bovi, una
coppia di boui
vettina s.f. recipiente cilindrico di ferro zin-
cato con rubinetto usato per l’olio, a vet-
vacca s.f. mucca, si piàto a vacca pe’ i tina dell’ojo, il recipiente dell’olio
cojoni, non hai voglia di fare niente, vicchio s.m. spicchio di agrume (aran-
di lavorare cia, mandarino, limone) o di aglio
vago s.m. acino d’uva, pl. vaga vìchelo s.m. vicolo
vangà v.tr. vangare viggile s.m. e agg. vigile
varacchina s.f. varecchina, candeggina viggnale s.m. scala in muratura esterna

92
per l’accesso al piano superiore della mo e degli animali, me so’ rotto na zam-
casa pa, mi sono fratturato una gamba
viggnarola s.f carretto corto a ruote alte zampata s.f. calcio di persona o di qua-
tirato dal cavallo o dal mulo, con due drupede, ce so dato na zampata ai cojo-
posti a sedere su un unico panchetto ni, gli ho dato un calcio ai testicoli
viggnarolo s.m. vignaiolo, contadino che zangherannone s.m. giovane che si com-
coltiva le viti porta da bambino, giuggiolone
visavì s.m. 1. mobile da camera da let- zappà v.tr. zappare
to con specchi 2. locuz.avv. dal fr. vis- zardoso agg. spericolato, si troppo zar-
à-vis, stare uno di fronte all’altro doso, sei troppo spericolato
vivo agg. vivo, fig. giovane, quann’ero zé prep. si, var. zzé, nun ze frega o san-
vivo camminevo tanto, mo che so vec- taro, non si riesce a gabbare il sacre-
chio me so bioccato, quando ero gio- stano, n c’è lavoro, n ze batte chiodo,
vane, in possesso di tutte le mie for- non c’è da lavorare, uno, due, tre, zé
ze, camminavo tanto, ora sono vecchio espressione usata per la conta (al mo-
e mi sento esausto mento in cui viene detto zzé i parte-
vizzio s.m. vizio, “o chié bello o vizzio!” cipanti alla conta dichiarano il proprio
replica” bello o tuo!” “ hai un bel vizio!” numero)
“il tuo non è migliore del mio!” zecchinetta s.f. gioco d’azzardo, ma che ste-
vó pron. pers. voi, riferito a persona di mo a fa’, a zecchinetta?, ma stiamo scher-
riguardo zando? non stiamo facendo sul serio
vocabbolario s.m. vocabolario zellino agg. prepotente, permaloso
voiatri pron.pers.pl. voi, voi altri, sin. zibbidei s.m.pl. testicoli
voiantri zifone s.m. sifone, o zifone dó serze, il
vòrta avv. di tempo volta sifone del seltz
vortà v.tr. voltare zinale s.m. grembiule dim. zinaletto,
vòta s.f. (arc.) volta, mó no, n’atra vòta, grembiule degli scolari di colore bian-
adesso no, un’altra volta co per le femmine e nero per i maschi,
allacciato posteriormente, accr. zina-
votà v.tr. e intr. 1. vuotare, votare, so’ ito
lone, grembiule allacciato davanti di
a votà, sono andato a votare
colore tipicamente nero usato dalle
vòto agg. vuoto, a cassa de o pa’ è vòta, donne del popolo o dagli artigiani (fa-
la cassa del pane è vuota legnami, fabbri, bottari, ecc.)
zinfarosa s.f. alla buona, in modo non

Z
accrato, a si fatta a a zinfarosa, hai ese-
guito il lavoro alla meno peggio, in ma-
niera inaccurata
zaganella s.f. masturbazione machile, fas- zinna s.f. mammella, panza e zinna, si
se na zaganella, masturbarsi sin. sega, dice di donna che partorisce in con-
pippa tinuazione, o vino è a zinna de i vec-
zampa s.f. gamba, arto inferiore dell’uo- chi, il vino è il latte, l’alimento, dei vec-

93
chi, si mozzicato a zinna a tu’ matre, zuppo agg. bagnato, zuppo fracico, ba-
si dice dei bambini particolarmente vi- gnatissimo, sin. fracico mézzo
vaci, sta a dà a zinna a o pupo, sta al- zuro agg. e sost. azzurro
lattando
zzardà v.tr. azzardare, n té zzardà più,
zinnetta s.f.dim. di zinna, sostegno di pe- non ci provare più (a fare qualcosa di
perino di forma trapezoidale con un sbagliato), var. nzardà
incavo centrale nella parte superiore,
su cui poggia una trave di legno uti- zzeccà v.tr. indovinare, riuscire nel pro-
lizzata per sostenere le botti di vino prio intento, ha zzeccato n terno a lot-
to, ha indovinato un terno al lotto, var.
zipeppe s.m. cantero, vaso da terra per
azzeccà, nzeccà
bisogni corporali
zzeccacce v.intr.pronom. indovinare,
zita s.f .(pl.inv.) tipo di pasta lunga con
riuscire nel proprio intento, colpire il
un foro centrale, sin. cannacce
bersaglio, so’ zzeccato tre tiri su quat-
zizzelloso agg. sporchissimo
tro, ho centrato il bersaglio tre volte
zòccola s.f. 1. spreg. donna di malaffa- su quattro
re, sin. troia 2. grosso topo di fogna
zzeccardata s.f. botta secca
sin. sorica
zzélla s.f. 1. sporcizia profonda, tenghi
zoffietto s.m. soffietto, strumento usa-
a zélla, sei molto sporco 2. sfortuna
to per spargere sulle viti lo zolfo
al gioco, oggi tengo propio zélla a car-
zollà v.tr. picchiare, l’avo zollato de te, oggi sono proprio sfortunato al gio-
botte, l’hanno gonfiato di botte
co delle carte
zompà v.intr. e tr. saltare, sarta chi zom-
zzoffietto s.m. soffietto usato per polve-
pa, permettersi di fare qualcosa, zompà
rizzare lo zolfo sulle viti
a corda, giocare al gioco della corda
zzoppicà v.intr. e rifl. zoppicare, azzop-
zompo s.m. salto, est. rapido passaggio,
parsi
fa’ n zompo a crompà o pà, vai a com-
prare il pane zzozzasse v.intr. e rifl. sporcarsi
zucchetto s.m. copricapo di lana zzozzeria s.f. 1. sporcizia, 2. condimen-
zuppà v.tr. bagnare, zuppà o pà drento to al fondo della zuppiera che viene
a o latte, bagnare il pane nel latte dato ai commensali più ghiotti
zupp’ingrese s.f. zuppa inglese, dolce fat- zzozzo 1. agg. sporco, vatte a lavà o muc-
to con pan di spagna imbevuto di vari co che o tié (chié) zozzo, vai a lavarti
liquori, tipicamente di alchermes, sor- la faccia, che ce l’hai sporca 2. s.m.
montato da panna montata e guarni- sporcizia, tenghi o zozzo pe’ casa, hai
to da confetti colorati (del tutto diver- lo sporco per casa, sin. zella 3. s.f. zoz-
so dal tradizionale pudding inglese). Era za, per est. spreg. donna di malaffare,
il dolce servito immancabilmente nei prostituta, ecl., porca zozza! mannag-
banchetti dei matrimoni borghesi gia la zozza!, porca miseria!

94
Testi in dialetto

95
Drento all’osteria

“Avo ditto che ha uperto Bugaletto. Mo ce jamo tutti a ngorzasse. E’ vino da stan-
ga, no da carzetta. So dato voce a Cuccumello, ma saccio muto si vè! Mo ce vajo io,
po’ chi ncontro, abbasta che se beve e se raggiona.”
Accusinta penzeva Scureggione, e se ne java dondolenno verzi casa, nziemi a o cane
puzzolo, co’ quillo mucco puntuto comme n pizzuco. A moje se ffaccià, o vidde, buttà
a pasta drento a o callaro, che era fenito de spiccià pento pento. Scureggione era n cri-
schiano bono, mapperò guaj a fallo spettà quanno teneva fame.
“Leva sso rotoletto de coppa da llì n cima, avessi che va drento a a stufa”, strillà a
fija, na mucca de fregna che puzzeva de schioppettate manco a vedella. O regazzino
se leccheva o morcelo comme si fussi o mèle.
“Tu dormi a culo sturato e po’ baccaji!”, nzagajà a matre.
Basta. Doppo magnato, attrippato, schiattato de facioli e braciole, Scureggione pja
a scenta pe ì all’osteria. N cima a e zzinnette c’erino n par de gatti mocioni, e nvece e
soriche gireveno pe’ cazzi sui sotto e postazzione de e botte e n mezzo a i caratelli, e
gregarole, e pacche de roghi e i sermenti lligati co o findefero.
“Nun te trigà a o solito tuo e doppo arivenghi mbriaco cionco!”, ce baccajà a moje.
“Io tengo a cionca a e cianche, vedi da nun fa l’ora de notte”.
Quanno Scureggione lasseva a strada de casa, se scordeva puro o santaro. Vorze pas-
sà pe’ i Travoni, pe’ via che magara ncontreva Sfraggella, ma nvece nun gireva n’ani-
ma, tireva o ventarello gelato de o doppopranzo quanno comenci a deliggerì e te fa-
rebbe bè ittene a letto a cianche larghe.
L’oste steva a culopezzone a riccoje o gnommero a moje che c’era cascato com-
me na pera cotta. Biastimeva perché nun se poteva ncuscià più de tanto. “Quarche
giorno schioppo a fa’ su e gió!”, facette secco. E tutte e nfirze a pennolone pareve-
no i rampazzi rosci a petturina ncima pe’ i filari tirati da i capotesti. Ciumaca ric-
conteva che era ggiustato a scalarola e s’era ricrompato o sorecchio co a pompa
dell’acqua ramata e o zzoffietto de o sorfo. Ttaccapanni se scaccoleva o naso e se
lleccheva i baffi p’ogni tirata de pippa.
“Nun te spennicà, avessi che caschi, te possinammazzatte!”, strillà da drento a o por-
tile na matre a a fìa picchela, “Si tutto tu patraccio!”.
L’ommini se sgargarozzanno da o ride, e Patatella se gratteva a capoccia co’ tutta
a baretta. Allora Peletto ce dicette: “Macché ffà? Te gratti a codica senza levatte o cap-
pello?”. Ce risponnette Patatella: “ E che tu quanno te gratti o culo te cali i carzoni?”.
Erino na ghiecina de beverini, alegri, quanno è passata a patuja de i garbigneri, ma
nun se so fermati, javeno curenne, c’era stato quarche mpiccio sarvoggnuno!
A femmina portà e patate a pelarella co’ certi nzuji che trufiggneveno de rancico.
O mastello puzzeva de muffa e a botte ggiò da piedi gumeva.
Sbrilluccicheveno certi colori che pareveno o scoruccio de o cacatore. Mapperò o
vino te allepreva pe’ quant’era bono, sugoso, pastoso, da pasticasse e da scolasselo

97
alleprati. Gni modo, Carmucchello nu o vorze assaggià. Nvece Sartapicchio se ne scolà
na cofena, e nun ce faceva gnente.
“Bigna che t’aregoli”, ce fece Ntognone. Doppo arivanno n par de tigami de pata-
te n’ummido co’ drento o spezzatino. Entrà o Ciuciaro che mezzo nzagajeva, e se ma-
gneva l’ogna comme n sorcio che arosica a grosta de o cacio.
Teneva l’occhi ncazziti, beci, co’ a lengua de fora comme n cane stracco de cure.
Scureggione nu era ito da Bugaletto, ma da o compare suo che arimaneva più vecino,
dato che o tempo era loffio. Da Bugaletto ce sarìa ito sabbito che ce steveno puro i
musicanti co’ i mmandolini e e ghitare.
Ma ce doleva ’n po’ a panza, perché lì nun poteva sfiatà de scureggià e isso e lof-
fe nne sapeva fa’. O chiameveno Scureggione perché nun scureggeva mmai a tradimen-
to. Isso quillo che tteneva n còre teneva n bocca, o a part’agghietro.
Se benzinanno de zinna, finenta a sera, quanno fra lusco e brusco comincià na gna-
gnarella fitta fitta e fina fina, che te entreva drento pe’ ll’ossa. Scucchione era messo
a bocca comme o mbuttatore e guardeva fòra.
“A gnoranzità se scrope da a parlatura”, attaccà discorzo serio serio. Mapperò gni-
suno cià dato retta e lemme lemme, uno pe’ vorta, lascianno l’osteria pe’ issene a casa.

Aldo Onorati

98
Codardo va a a vigna

Codardo scense da casa, scale e passetto, oprì o tinello e messe i ferimenti a o su-
maro, ce ttaccà o cariolo, pià o tascapane e o pizzuco, i forbicioni, a biada pe’ a beschia
e chiamà a moje ch’era ciuciara. Quillo giorno tireva a tramontana che te tajeva e rec-
chie comme n cortello. Eppuro era marzo, era ora de piantà i facioli, san Giuseppe.
A ciuciara teneva n culo comme n or de notte, pijeva tutto o posto de o banchet-
to sistemato n cima a o cariolo, accusinta che Codardo, che teneva n culetto comme
na manicciata de farina, steva n punta, secco secco, ma o sumaro o guideva isso. Stra-
da facenne, raggioneveno moje e marito che i sòrdi so pochi, o dazzio se pappa na bel-
la ffetta de guadambio n cima a o vino, pe’ campà ce vovo quissi, e nsomma, vorta e
mette bè, arivorno a Cancelliera. Se vedeva tutto o mare che sbrilluccicheva, o celo era
lustro e pe’ a Nettunese passeva na mmaghina gni tanto. Tutte ste fabbriche nun c’e-
reno, profumeva de fiori e de tera.
A ciuciara principià a fa’ i scannelli co a zappa, ntramente che Codardo delibbere-
va o sumaro da e stanghe e o lasceva a pasce. A beschia rosicheva i sermenti de a svec-
chiatura, alegro, ma Codardo nu era pe’ a quale, a isso ce gireveno sempre i rognoni.
A ciuciara mmollà na scureggia che pareva n trono: chisà, a posizzione a culopuzzo-
ne? Poraccia, co quill’anima de panza, co quille zinne che pareveno du barili, sfiate-
va comme n treno a vapore. Appresso appresso Codardo ficcheva o pizzuco pe ttera,
manco tutto, e drento a bughetta ce metteva tre-cinque facioli, e ppo’ aricopreva.
Quanno che feninno, se messero a sermentà; doppo a ciuciara preparà o pa’ co i
rivanzi de a cena. Siccome tireva a tramontana e issi ereno sudati, se ficcanno drento
o fienile. Codardo ì a guvernà o sumaro. E vite già tenevano l’occhi abbottati e quar-
cuna gemmeva puro, quarched’un’atra, che era stata svecchiata doppo, piagneva com-
me na cratura. Arisico e podere, du occhi e cinque, llà a cordonata, gió a gammarel-
la, pe’ a valletta, ch’è tutta marvasia nostrale, più a lungo: se tevo da sbragà e botte,
quanno opro, penza Codardo, tè da esse vino de stanga, no de carzetta. A n certo mo-
mento, se riopre a scalarola e ppizza Rinalone co certi ordeggni n mane: sorecchio,
stroncone, cortello pe’ nnestà. “Codà - ce fa rauchenne – prestime a pietra pe’ rotà sti
cosi …”.
Accusinta, principiorno a raggionà de scassato, pronospera, collèra, sorfo, e rama-
to. “Ormai ce vovo e robbe chimiche, i ntruji, sinnò nun cresce gnente”, se tirà a bia-
stima Rinalone, ficchennese n deto drento a a cappa de e frocia.
“Te pozzino ammazzatte!”, strillà a moje de Rinalone, Nannina, ch’era venuta a ri-
chiede. “Nun te se secca mmai a lengua, stì sempre a chiacchierà, a fa i commizzi, nve-
ce de venì a lavorà!”.
Rinalone, co quella panza abbottata che pareva n tribunale, nu a carcolà pe’ gnente.
“Nun t’ero penzata e nun te so’ mentuata”, ce dicette. Ma ecco che te ppizza a ciu-
ciara che ce dice che puro Codardo se perde sempre n chiacchiere. Codardo, secco com-
me na stroppa, co’ e mane n saccoccia, messe a bocca a culo de gallina.

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Nun fiatà più gnisuno. Doppo, Codardo entrà drento a o fienile e escì fora co’ n
fiasco de vino roscio. Allora se sistemanno tutti a a mejo e chi s’è visto s’è visto. A chiac-
chierà è meno fatica de lavorà: quisto o savo cani e porchi. A quischione è che a Ri-
nalone ce piaceva a ciuciara co quell’anima de chiappe a bagnarola. Nvece quillo stec-
chino de Codardo ce faceva senzo a Nannina, co quille manacce secche secche co e
vene de fora, l’occhi n grotta, o naso comme n becco de gallinaccio, a raganella, o ri-
fiato mpastato, i denti fracichi. “Comme cazzo fa a ciuciara a icce a letto”, penzeva e
se strolicheva Nannina, che teneva n marito che brilleva, bianco e roscio, e essa o di-
ceva “Pane e cipolla e marito che brilla”.
Parlorno de quanno Rinalone teneva a tera a Vallericcia, che faceva certe patate che
quanno e cacceva pareveno capocce de crature n fasciola. E ppo’ certi pummidori boni
come bistecche: i spacchevi, ce mettevi o basilico, l’ojo de liva, o sale, n crio de pepe,
sett’ottanime de cipolla, mmollevi o pa’ co na goccia d’aceto e n bicchiere de vino. Chi
steva mejo de ti?
“Piscio chiaro e caco duro, a o dottore vajo n culo”, sgareva Codardo senza accor-
gise che a ciuciara, co’ quell’anima de zinne, faceva l’occhi dorci a Rinalone, n bell’om-
mino, n crischianone de panza, co n par de baffi che pareva Tartagnà. Mapperò a Nan-
nina, che faceva l’occhi ai puci, nun ce passeva a mosca pe’ o naso. Gnotteva amaro,
ce java n puzza, e po’ a casa erino cazzi de o marito …
A ciuciara teneva na carnagione che pareva na melarosa. Certe femmine nvidiose
diceveno: “A mela rosa è bona de fòra e fracica drento”, ma se sbajeveno. A ciuciara
era llattato tutto o rione e quilli munelli erino spigati da a sera a a mmatina. Rinalo-
ne ce se rifaceva l’occhi a guardà quelle zzinnone, e voleva ttastà, ma teneva da rimà-
ne a bocca sciutta e rimannà a mejo occasione …

Aldo Onorati

100
A nomenklatura d’o tinello

Quist’anno o Patreterno cià jutato:


so’ rifonnato trentaquattro botte
e tutt’e trentaquattro so cormato.
Co’ li sordi ncassati so crompato
bigonzi novi, mbuttatore e pompa,
quattro caucciù, bbarella e pistarola,
sette zinnette, un’antra gregarola,
du mastelli, a tinozza e tre bugali,
venti barili, nove quartaroli,
na scala arta co’ trenta piroli,
so rifatto o stracìno, o cariolo,
caratelli, boccioni e a tinozzetta,
a pompa de o ramato, a vignarola,
po’ so’ rimesso a posto a scalarola,
du bigonzetti, e zappe co’ o sorecchio:
tutto rifatto ghicio quillo vecchio.
E misure e l’ordegni mó sbrilluccicheno.
O sumaro vabbè, o maiale cresce,
o mulo s’aripertica. Mó svino:
sugo de Cancelliera, de Nocchiente,
de Ginestreto, tutto a petturina:
curete a beve, Feliciano svina!

Aldo Onorati

101
O carettiere

Io faccio il carettiere
nte pare gnente,
e sto mestier lo
fo da ragazzo.
Lo so che è un mestiere
da strapazzo.
Ma mi guadambio
piastre in quantità,
ciò un cavalluccio storno
che è pieno di talento
e fugge come il vento,
scappa di qua e di là.
E poi su li barili
c’è un cagnolo
che è intelligente
come una cratura,
se pur una moschetta
passa e vola
pora bestiola
se mette a bbaià.
E fra li campanelli
a l’abbaiar del cane
tutte le paesane
se vengono a ffaccià.
Quando sto sul caretto
me pare da esse un dio
Largo che passo io,
lassateme passà.

Testo di una canzoncina cantata alla fine degli anni ’20 in occasione della recita
di fine anno presso il convento delle Suore Oblate di Gesù e Maria, in Albano.

(Testimonianza di Gina Speranza)

102
Detti e proverbi albanensi

103
Arbanese fregnone e broccolaro, castel- Tené i filari a Nocchienti
lano mmiccarolo, genzanese rogarolo, vel- Avere la vigna a Nocchienti, una zona si-
letrano sette vorte villano, marinese tuata tra Albano e Ariccia
vino, cipolla e peperino, frascatano pal- Sentirci poco, essere sordastri
lonaro, ricciarolo biedone, rocchiciano
fascettaro, nemese sciorno Scontarno e noce a Bacocco che ne te-
Albanense sempliciotto e mangiatore di neva pieno n sacco
broccoli, castellano (di Castelgandolfo) im- Finirono le noci a Bacocco che ne aveva
broglione, genzanese ha a che fare con i un sacco pieno
rovi, velletrano sette volte villano, mari- Espressione per dire che non c’è più nien-
nese vino, cipolla e peperino, frascatano te da fare, non ci sono più possibilità
contafrottole, ariccino mangiatore di bie-
ta, rocchigiano produttore di fascine, ne- So’ fenite e noce a Bacocco
morense sciocco Sono terminate le noci a Bacocco
Caratterizzazione degli abitanti di alcu- Espressione per dire che non c’è più nien-
ni comuni dei Castelli Romani te da fare, non ci sono più possibilità

S’ha capato propio drento a o mazzo Chi bella vo’ comparì, quarche pena tè
Se l’è scelto proprio dentro il mazzo da soffrì
Ha fatto una scelta mirata La donna che vuole essere bella deve sof-
frire qualche pena
Signora, ndó stavo? Aó, vote vevo, vote Non si ottengono risultati senza sacrifi-
vavo, vote nun vevo, quanno vevo se ne cio
vavo, saccio muto sì che favo!
Signora, dove stanno? Mah, alcune volte, A chi a carne de vitella n c’abbasta, c’è
arrivano, altre volte se ne vanno, alcune vol- quella de bufala ch’è più tosta
te non vengono, quando arrivano se ne van- A chi non basta la carne di vitello, c’è quel-
no, non capisco quello che fanno la di bufala che è più dura
Se non bastano le ammonizioni e gli
Febbraro curto e amaro avvertimenti, dopo arriveranno le puni-
Febbraio corto e freddo zioni

Si febbraro nun febbrareggia c’è marzo A guera a chi ricca e a chi spianta
che male penza La guerra arricchisce alcuni e rovina
Se il tempo non è cattivo a febbraio, lo sarà altri
a marzo
Zoccheli, beroccheli e predicatori,
Dicce de sì e dacce da beve doppo Pasqua n zò più boni
Digli di sì e dagli da bere Zoccoli, broccoli e predicatori dopo Pasqua
Fallo contento e canzonato non servono più

De tanto male n te lamentà, de tanto bè Chi vò cucì male, accia lunga e senza
n te rillegrà ditale
Di tanto male non lagnarti, di tanto bene Chi vuole cucire male usi la gugliata
non rallegrarti lunga e non usi il ditale

105
E mano a casa! ha messo in anticipo, finisce aprile e co-
Tieni le mani a posto loro! mincia maggio

A gnoranzità se sente da a parlatura O monno è fatto a scale, c’è chi sceggne


L’ignoranza si sente dal modo e c’è chi sale e si a ti va mórto male a mi
di parlare me va mórto bè
Il mondo è fatto a scale, c’è chi scende e
Chi tè o pa’, n tè i denti, chi tè i denti n chi sale e se a te va molto male a me va
tè o pa’ molto bene
Chi ha il pane non ha i denti, chi ha i
denti non ha il pane O mónno va bè, so’ i monnaroli che nun
vavo
È mejo ì a a vigna quanno piove che Il mondo va bene, sono gli uomini che non
giocà a brischela e fa’ cinquantanove vanno bene
È meglio andare alla vigna quando
piove che giocare a briscola e totalizza- Nun tirà troppo a corda che sse stucca
re cinquantanove punti Non tirare troppo la corda, altrimenti si
spezza
E’ mejo spizzicà che sta a diggiuno
E’ meglio mangiare qualcosa che stare O bovo dice cornuto all’asino
a digiuno Il bue dice cornuto all’asino

Nun tuzzicà o cane che dorme Tanti galli a cantà n se fa mmai giorno
Non provocare il cane che dorme Con tanti galli a cantare non si fa mai
giorno
N tempo de carestia, pan de véccia
In tempo di carestia, pane di veccia (pian- E montaggne n se ncontreno mmai,
ta erbacea di leguminose) l’ommini sì
In tempo di ristrettezze si mangia pane Le montagne non si incontrano mai, gli
di véccia, di pessima qualità e di cattivo uomini sì
gusto
Chiude a stalla quanno i bovi so’ scappati
N tempo de carestia, pan de Spagna ntin- Chiudere la stalla quando i buoi sono scap-
to a o rosorio pati
In tempo di carestia, pan di Spagna in- Prendere provvedimenti quando è trop-
zuppato nel rosolio po tardi

Cerca lavoro e prega Dio de nun trovallo. Quanno a formica vo’ morì, mette l’ale
Vuole un lavoro ma prega Dio di non tro- Quando la formica vuole morire, mette le ali
varlo Il godimento porta con sé la morte

Leru, leru o carciofelo ha messo o pelo Strada facenno, s’aggiusta a soma


e a a messo co’ vantaggio, fora aprile e Il carico si aggiusta mentre l’asino
drento maggio cammina
Leru, leru, il carciofo ha messo il pelo, lo I problemi si risolvono affrontandoli

106
Ndo stavo e campane ce stavo e puttane Tira a coda a o cane che te dà pa’ e salame
Dove ci sono campane, ci sono prostitute Tira la coda al cane che ti dà pane e
Le prostitute si trovano in paese salame

I confetti n so pe’ i sumari Sant’Andrea, ognuno l’arte sèa


I confetti non sono per i somari Sant’Andrea, a ciascuno il proprio
mestiere
Da’ e mele a i porchi
Dare le mele ai porci Quanno a tordi e quanno a grilli
Dare qualcosa, anche di valore, a chi non Quando a caccia di tordi e quando di grilli
la apprezza Quando le cose vanno bene, quando van-
no male
Mo puro i puci tèvo (tènno) a tosse!
Adesso anche le pulci hanno la tosse A donna che smove l’anca, si puttana nun
Riferito ai bambini che vogliono fare cose è, poco c’amanca
più grandi di loro La donna che ancheggia se non è una poco
di buono, ci manca poco
Fa’ l’occhi ai puci
Fare gli occhi alle pulci Chi moje nun tè, moje guverna
Essere capaci di fare bene ogni cosa Chi moglie non ha, moglie mantiene
Chi non ha moglie per risparmiare soldi
A a vigna vacce, a bottega stacce
finisce per spenderne di più tra amanti
Alla vigna devi andarci, al negozio devi
e governanti
starci
Esortazione ad essere presente sul posto Na femmina de quarant’anni, buttela a
di lavoro per curare adeguatamente i pro- mare co’ tutti i panni
pri interessi
Una donna che ha quaranta anni gettala
Celletto che sta n gabbia, nun canta per in mare con tutti i vestiti
amor, canta pe’ rabbia Una donna che ha quaranta anni non è
Uccello che sta in gabbia non canta per più interessante
amore, canta per rabbia
C’è n mare de sòrdi a casa mia quanno
Cerca o sumaro e ce sta a cavallo piove
Cerca il somaro e lo sta cavalcando Ci sono tanti soldi a casa mia quando
Sta cercando qualcosa che ha proprio piove
davanti agli occhi, ma non se ne accorge Non ho soldi, sono povero

Chi pechera se fa, o lope s’a magna L’amore nun è bello si nun è liticarello
Chi si fa pecora, il lupo lo mangia L’amore non è bello se gli amanti non
bisticciano
A prescia è gattiva conzijera
La fretta è cattiva consigliera Naso pe’ l’inzù, uno pe’ casa e po’ nun più
Naso all’insù, uno per casa e non di più
Scherzi co’ e mano, scherzi de villano (In una casa non si può sopportare più
Scherzi con le mani, scherzi da villano di una persona capricciosa, supponente)

107
“Lassa fa” se fece rubbà a moje da o letto I parenti de o cane so tutti gattivi, i
“Lascia andare” si fece portar via la parenti de a cana so tutti boni
moglie dal letto I parenti del marito sono tutti cattivi, i
parenti della moglie sono tutti buoni
A Sòra Maria, tutti a vovo e gnisuno s’a pìa
La signora Maria, tutti la vogliono Santa Marta che fa lume a San Pietro
sposare ma nessuno la chiede in moglie Santa Marta che fa luce a San Pietro
Un povero che aiuta un altro povero
Se vò fa’ monica de Sant’Agostino co’ du
capocce ncima a n cuscino Tramontana comme trova lassa
Vuole farsi suora di Sant’Agostino con due Il vento di tramontana lascia tutto come
teste su di un guanciale trova
Riferito alle suore dell’ordine di Sant’A-
gostino, di cui si diceva che avessero un Si so’ rose fioriranno
compagno, e quindi non dormissero sole Se sono rose fioriranno

Quattro sordati de o Papa, n furno Gnente, è bono pe’ l’occhi


boni a cavà na rapa Il niente è buono per gli occhi
Quattro soldati del Papa non furono ca- Non si può rifiutare di intervenire o non
paci di cavare una rapa fare nulla; si credeva che quando si ave-
vano problemi agli occhi soltanto non si
Cani, prìncipi, e fiji de mignotta, n chiu- dovesse intervenire con medicine
deno mai a porta
Cani, principi, e figli di mignotta, non E’ mejo n morto drento casa che n mar-
chiudono mai la porta chiciano fòri a a porta
E’ meglio avere un morto dentro casa che
A a vigna de i cojoni, tutti i celletti ce favo
un marchigiano fuori della porta
o nido
Espressione legata al fatto che nel Regno
Nella vigna degli sciocchi tutti gli uccel-
pontificio gli esattori delle tasse erano ti-
li fanno il nido
picamente di origine marchigiana
Se si è troppo indulgenti gli altri ne ap-
profittano L’acqua cheta fracica i ponti
L’acqua stagnante fa marcire i ponti
A casa de poveracci n ce manca mai a
Le persone di poche parole sono quelle
stozza
che fanno i fatti
Nella casa dei poveri non manca mai un
pezzo di pane Quanno e nuvole vavo n montagna, pìa a
L’acqua cheta fa i vermi rossi zappa e va’ n campagna; quanno e nuvo-
L’acqua tranquilla fa nascere i vermi rossi le vavo a Roma, va’ a casa a di’ a corona
Quando le nuvole si dirigono verso
Nun te fidà dell’ommino che giura e de la montagna, prendi la zappa e va’ in
a femmina che pietosa parla campagna, quando le nuvole vanno
Non ti fidare dell’uomo che giura e del- verso Roma torna a casa e recita il
la donna che cerca di impietosirti Rosario

108
Quanno Monte Cavo se mette o cappel- All’acqua e a o fòco Dio ce dia loco
lo, va’ a casa e pìa o mbrello All’acqua e al fuoco Dio dia un luogo
Quando Monte Cavo si copre di nuvole, Dio tenga al loro posto l’acqua ed il fuoco
vai a casa e prendi l’ombrello
Aprile n t’alleggerire, maggio vacce
adaggio, giugno poi fa’ quer che vvòi
Ad aprile non ti alleggerire, a maggio vac-
ci adagio, a giugno, poi, puoi fare quel
che vuoi

Santa Lucia n passo de gallina, Natale n


passo de cane, febbraro, notte e giorno
a paro
A Santa Lucia un passo di gallina, a Na-
tale un passo di cane, a febbraio la not-
te ed il giorno hanno la stessa durata
Quann’è notte, è na giornata
Veduta di Monte Cavo dal Tuscolo Quando si è fatta notte è passata una
giornata
Quanno piove a Maccarese pìa a zappa
e va’ a paese A maggio rajeno i sumari
Quando piove a Maccarese (a nord-ove- A maggio ragliano i somari
st di Albano) prendi gli attrezzi agricoli
(perché fra poco pioverà anche qui) e tor- Acqua, freddo, neve e gelo nun rimase-
na a casa ro mai n celo
Acqua, freddo, neve e gelo, non restano
Si Monte Cavo fa cappello nun escì mai in cielo
senza l’ombrello Le condizioni meteorologiche prima o poi
Se Monte Cavo è sotto le nuvole non mutano
uscire di casa senza l’ombrello
Vento de levante si nun piove è n gran
Tanto pòri quanto ricchi vavo tutti a brigante
caccia a mmicchi Vento di levante, se non porta la pioggia
Sia i poveri che i ricchi vanno in cerca di è un brigante
gente da gabbare
San Lorenzo de a gran callura, S’Antan-
Chi gallina nasce, n tera ruspa togno de a gran freddura
Chi nasce gallina rimane nella terra San Lorenzo del gran caldo, Sant’Antonio
Chi nasce in un ambiente povero ne del gran freddo
conserva i segni per tutta la vita
Agosto, capo d’inverno
Dio ce ne scampi e libberi da o povero Agosto, inizio d’inverno
aricchito e da o ricco mpoverito
Dio ci salvi dal povero arricchito e dal Chi nun more s’arivede
ricco impoverito Chi non muore si rivede

109
Si marzo nun marzeggia, c’è aprile che Pacenza vita mia si pati pena, annerà pe’
male a penza quanno hai fatto vita bona. Si vita bona
Se marzo non si sfoga col suo tempo, vi nun l’hai fatta mmai, pacenza vita mia
sarà maltempo in aprile si patirai
Pazienza vita mia se soffri, andrà per
Ndò entra o sole, nun entra o dottore quando hai fatto la vita buona. Se la vita
Dove entra il sole non entra il dottore buona non l’hai fatta mai, pazienza vita
mia se soffrirai
Chi more more, chi campa campa
Chi muore muore, chi campa campa A poca fadiga è a salute dell’omo
La poca fatica è la salute dell’uomo
Chi more giace, chi rimane se dà pace
Chi more giace, chi rimane si dà pace Gni cosa a tempo suo
Ogni cosa a suo tempo
O a Napoli n carozza, o a a macchia a Nun sa né o morto piagne né o vivo con-
fa’ o carbone zolà
O a Napoli in carrozza o al bosco a Non è capace di piangere un morto, né di
raccogliere carbone consolare un vivo
Se va bene si vince tutto, se va male si per-
de tutto O sonno è compagno de a morte
Il sonno è compagno della morte
O guverno so’ quilli che sstavo su
Il governo è di quelli che stanno su Quanno s’aricconta nun è gnente
Il governo è formato da coloro che Quando si può raccontare (un evento
comandano funesto) va tutto bene

Atro è parlà de morte e atro è morì Tutti i matti nun stavo a o manicommio
Una cosa è parlare di morte e un’altra è Non tutti i matti sono al manicomio
morire
Chi se mpiccia more co’ a pelliccia
A cannela se conzuma e o morto sta fermo Chi s’ impiccia muore con la pelliccia
La candela si consuma e il mondo è fermo Ognuno deve farsi gli affari suoi
E’ inutile sprecare la candela per una
persona che è ormai morta Si mi nonno nun moreva ancora campeva
Se mio nonno non fosse morto sarebbe
Chi va all’arberi pizzuti va a fa’ a tera pe’ i ceci ancora vivo
Chi muore va a concimare la terra Riferito a chi dice ovvietà

Tata e mamma nun campeno sempre Tra cani n ze mozzicheno


Papà e mamma non campano per sempre Fra cani non si mordono

Quann’è destino, è destino Chi dorme n pìa pesce


Quando è destino è destino Chi dorme non piglia pesce

A uno a uno se ne jamo tutti Chi sa navigà sta sempre a galla


Ad uno ad uno moriamo tutti Chi sa navigare sta sempre a galla

110
E’ sempre mejo affogasse a o mare I baiocchi so’ tonni e ruzzicheno
granne I soldi sono rotondi e girano
E’ sempre meglio affogare nel mare grande
Se si deve fare qualcosa è sempre meglio Lavorà pe’ campà e no pe’ schiattà
farla in modo adeguato, anche se ciò com- Lavorare per campare, non per morire
porta un impegno ed un costo gravosi Senza n sòrdo nun canta manco n cieco
Senza compenso non canta neanche un cieco
Rigalà è morto
Regalare è morto Senza sordi n se canta messa
Senza soldi non si celebra neanche una
Poco a gnente c’è parente messa
Poco e niente sono parenti Senza soldi non si fa nulla

Chi paga, chi strapaga e chi magna a gràdise Panza piena nun crede a o diggiuno
Chi paga il giusto, chi paga un prezzo Chi è a pancia piena non crede chi è
esorbitante e chi mangia gratis a digiuno

Chi n tè voja da lavorà, prete, frate o sbi- Chi tanto spenne, meno spenne
ro se va a fa’ Chi più spende, meno spende
Chi non ha voglia di lavorare si fa pre-
A l’uscita se conteno e pechere
te, frate o sbirro
Le pecore si contano all’uscita
A n bello portore ce vò n bello battocchio Le somme si tirano alla fine
In un bel portone ci vuole un bel batocchio
I sòrdi manneno l’acqua pe’ l’inzù
I soldi mandano l’acqua verso l’alto
I sòrdi dell’avaro s’i magna o sciupone
Il denaro ha il potere di fare cose impos-
(sciampagnone)
sibili
I soldi dell’avaro se li gode chi li sperpera
Chi sparte pia a mejo parte
Spoja n’artare pe’ vestinne n’atro Chi spartisce prende per sé la parte
Spoglia un altare per vestirne un altro migliore
Togliere da una parte per mettere da
un’altra Nun ze frega o santaro
Non si riesce a gabbare il sacrestano
I stracci vavo sempre pell’aria
Gli stracci vanno sempre per aria Voja de lavorà sarteme addosso, e tu
I guai vanno sempre ai più miserevoli pigrizzia mia nu’ m’abbandonà
Voglia di lavorare saltami addosso e tu,
Na noce drento a n sacco nun fa’ rumore pigrizia mia, non mi abbandonare
Una noce dentro ad un sacco non fa
rumore Gnisuno se fa a croce pe’ cacciasse
Da soli si realizza ben poco l’occhi
Nessuno si fa la croce per cavarsi gli
Fatte n bon nome e mettete a fa’ o ladro occhi
Fatti un buon nome e mettiti a fare il ladro Ognuno fa i propri interessi

111
Te sì fatto a croce co’ a mancina Manco er demogno è brutto comme se
Ti sei fatto il segno della croce con la mano dipigne
sinistra Neanche il demonio è brutto come si
Hai sbagliato, ora sono fatti tuoi dipinge

Chi tè a moje bella sempre canta, chi tè Quillo che cascò da cavallo disse:
tanti quatrini sempre conta “Tanto tenevo da scegne”
Chi ha una bella moglie sempre canta, chi Quello che cadde da cavallo disse:
ha molti soldi sempre conta “Tanto dovevo scendere”
Riferito a chi vuole rinforzare l’accaduto
Quillo che vè co o finfirinfì se ne va co
o fanfaranfà Chi tè o commido e n se ne serve nun
Il denaro che arriva facilmente se ne va trova confessore che l’assorve
Chi ha le comodità e non se ne serve non
altrettanto facilmente
trova confessore che lo assolva
Ndó nun c’è guadambio a remissione è
Ognuno tè da pregà o santo suo
certa
Ciascuno deve pregare il proprio santo
Dove non c’è il guadagno la remissione
è certa Jutete che Dio t’ajuta
Aiutati che Dio ti aiuta
Gesù, Gesù, Gesù, me si fregato na vor-
ta e nun me freghi più Sa puro ndo tè a coda o diavelo
Gesù, Gesù, Gesù, mi hai imbrogliato una Sa pure dove ha la coda il diavolo
volta e non mi imbrogli più
Quanno che a campana sona a festa vor
Ragno, ragno, tanto m’abbusco, tanto me dì che a domenica s’accosta
magno Quando la campana suona a festa vuol
Ragno, ragno, tanto guadagno e tanto dire che arriva la domenica
spendo
Riferito a chi spende tutto ciò che gua- Quanno o diavelo t’alliscia vor dì che vo’
dagna, che non risparmia l’anima
Quando il diavolo ti blandisce vuol dire
Ognun pe’ sé e Dio pe’ tutti che vuole la tua anima
Ognuno per sé e Dio per tutti
O monno è na valle de lagrime; ma com-
Se chiude na porta e s’opre n portore me ce se piaggne bbè
Si chiude una porta e si apre un portone Il mondo è una valle di lacrime; ma come
La provvidenza non lascia mai soli ci si piange bene

Debbiti e peccati chi i fa i paga


Nun se po’ ì n Paradiso pe’ dispetto de
Debiti e peccati chi li fa li paga
i santi
Non si può andare in Paradiso a dispet- O diavelo fa e pile ma no i cuperchi
to dei santi Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi

112
Morto n papa se ne fa n’atro A nzalata, poco aceto e assai ojata
Morto un papa se ne fa un altro L’insalava va condita con poco aceto e
molto olio
Fa’ quillo che o prete dice e no quillo che
o prete fa Quillo che nu’ strozza, ngrassa
Fai quello che il prete dice, non quello che Quello che non strozza ingrassa
il prete fa
O vino è a zinna de i vecchi
Beata quella casa che tè na chierica rasa Il vino è il latte dei vecchi
Beata quella casa in cui c’è un prete o un
frate Se magna pe’ campà, no pe’ crepà
Si mangia per vivere, non per morire
Chi a croce n’a tè s’a fa de canna Bisogna essere parchi
Chi non ha la croce se la costruisce da solo
con le canne Na magnata de pulenta e na bevuta d’ac-
Chi non ha problemi se li crea da solo qua, mettete a letto che a febbre è fatta
Una mangiata di polenta e una bevuta di
Tutti i sarmi fenisceno n groglia acqua, mettiti a letto che ti viene la febbre
Tutti i salmi finiscono in gloria Polenta e acqua lasciano rapidamente lo
stomaco vuoto, non hanno sostanza
Chi pianta o noce se pianta a croce
Chi pianta il noce pianta la sua croce A bravura de o còco, fenisce ndé o lòco
Con riferimento al fatto che era costume, La bravura del cuoco finisce al gabinetto
alla nascita di un figlio, piantare alcuni al-
beri di noce da tagliare in occasione del suo A maggnà e a biastimà tutto sta a comincià
matrimonio per fabbricare i mobili. Mangiare e bestemmiare: tutto sta a
Dunque il riferimento all’avvicendarsi cominciare
delle generazioni e all’annuncio di morte
Na provatura costa du bajocchi
A precissione da ndó esce, entra Un tentativo costa poco
La processione rientra da dove esce Tentar non nuoce

A cchiesa è granne, ma a devuzzione è Robba amara, tiélla cara


poca Roba amara, tienila cara
La chiesa è grande ma la devozione è poca
Tra de quissi c’è o San Giovanni
Nun se tè da beve co’ o boccone n bocca Tra quelle due famiglie c’è un rapporto
Non si deve bere a bocca piena stretto di padrinato

Chi magna senza beve, mura a secco Chi magna e caca, diventa papa
Chi mangia senza bere, mura a secco Chi mangia e defeca, diventa papa
Chi è in buona salute è felice
C’è chi tè sempre n budellaccio vòto
C’è chi è sempre disposto a mangiare, che I gusti so’ gusti
ha un inesauribile appetito Tutti i gusti sono gusti

113
Prima magna o dorce, po’ caca l’amaro Uscire dalla propria bottega di artigiano
Prima mangia dolce, poi defeca amaro con la scusa di dover prendere le misu-
I peccati si scontano tutti re per un lavoro, ma andare a bere all’o-
steria. La misura si riferisce anche al con-
A tavola nun se nvecchia mmai tenitore del vino all’osteria - un quarto,
A tavola non si invecchia mai mezzo litro, un litro

Omo de vino n vale n quatrino A pila ntronata va cent’anni pe’ casa.


Uomo di vino non vale un quattrino Una pentola incrinata va in giro per casa
Il beone non vale niente cento anni
Con riferimento alle persone che hanno
Nun te mette n cammino si a bocca n molti acciacchi ma vivono a lungo
te puzza de vino
Non ti mettere in cammino se la bocca non Anni e bicchieri de vino, nun se conte-
puzza di vino no mai
Non ti mettere in cammino per andare Anni e bicchieri di vino non si contano mai
a lavorare se non hai fatto una buona
colazione Dio ce conduca, ndóve se magnuca
Dio ci conduca dove si mangia
Ommino da poco mettelo a foco
Un uomo da poco, dagli fuoco Chi s’è scottato co’ l’acqua calla, tè pau-
ra puro de quella fredda
I fatti d’a pila i sa solo o cuperchio Chi si è scottato con l’acqua calda ha pau-
I fatti della pentola li conosce soltanto il ra anche di quella fredda
coperchio
Fiore de pane, si tutti se mpiccessero pe’
A gola è n bucetto ma ce cape a casa co’ sene, sarebbe n monno de felicitane
tutto o tetto Fiore di pane, se tutti si occupassero
La gola è un piccolo buco ma c’entra la degli affari propri sarebbe un mondo di
casa con tutto il tetto felicità

Dio manna o freddo seconno i panni Chi sta vecino a o foco s’abbrucia
Dio manda il freddo secondo i panni Chi sta vicino al fuoco si brucia

Chi mette a tuvaja, mette a battaja Va’ n piazza e pìa conzijo, va’ a casa e
Chi mette la tovaglia, mette la battaglia fa’ comme te pare
Detto in relazione al fatto che chi appa- Vai in piazza e prendi consiglio, rientra
recchia la tavola dovrà poi rassettare a casa e fai come ti pare

Chi a vò cotta e chi a vò cruda Chi a tira a strappa


Chi la vuole cotta e chi la vuole cruda Chi la tira la strappa
Ognuno ragiona a modo suo
Capoccia che n parla se chiama cucuzza
I’ a pià na misura Testa che non parla si chiama zucca
Andare a prendere una misura Riferito a chi tace, o non ha idee proprie

114
Gni testa n cervello Pe’ bono nu o pià e pe’ cattivo nu o lassà
Ogni testa un cervello Per buono non lo prendere e per cattivo
non lo lasciare
Chi va co’ o zoppo se mpara a zzoppicà Non sopravvalutare ciò che appare buono,
Chi va con lo zoppo impara a zoppicare non sottovalutare ciò che appare cattivo

Puro l’occhio vo’ a parte sua Nun se po’ da’ n pugno n cielo
Anche l’occhio vuole la sua parte Non si può dare un pugno in cielo

L’omo bono è cojone Ce so’ ommini, crisommini, cazzabbub-


L’uomo buono si fa gabbare boli e cojoncelli
Ci sono uomini, mezzi uomini, ometti da
Chi n sa legge a sua scrittura è n’asino poco e uomini insignificanti
de natura
Chi non sa leggere la propria scrittura è L’omo cazzaccio porta o pupo n braccio
un asino di natura L’uomo da poco porta in braccio il bam-
bino in fasce
Si chié prescia, mettete asséde
Se butta avanti pe’ nun cascà nghietro
Se hai premura mettiti seduto
Si butta avanti per non cadere dietro
Gni medaja tè o suo riverzo Anticipa una mossa per non essere, a sua
volta anticipato
Ogni medaglia ha il suo rovescio
Fa’ bene e scordite, fa’ male e penzice
Chi mena pe’ primo, mena du’ vorte
Fai del bene e dimenticatene, fai del male
Chi picchia per primo picchia due volte
e pensaci
Male nun fa’, pavura nun avé
Ommino tristo, nominato e visto
Male non fare, paura non avere Uomo tristo nominato e visto
Dimme co’ chi va’ e te dirò chi si Semo fatto trenta, facemo trentuno
Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei Abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno

Nun è tutt’oro quillo che riluce E cose ce vò più a dille che a falle
Non è tutto oro quello che splende Le cose ci vuole più a dirle che a farle

L’arme e carica o diavelo Nome der Padre, der Fijo e de o Spirito


Le armi le carica il diavolo Santo, s’ho trovato n sumaro inzinenta
Con riferimento alla pericolosità delle che campo
armi, che possono nuocere anche acciden- In nome del Padre, del Figlio e dello Spiri-
talmente to Santo, ho trovato un somaro fin che vivo
Riferito ad una donna che si è sistema-
Na cosa chiama l’atra ta, ha trovato un marito che la manterrà
Una cosa chiama l’altra per tutta la vita

115
Commanna e fa’ da te, sarai servito com- Se il sordo non risponde alle prime parole,
me u’ re vuol dire che il discorso non gli aggrada
Comanda e fai da te, sarai servito come un re (Sordo indica chi non vuole sentire)

Quattr’occhi vedeno mejo de due A Pasqua gni poveta abbusca e gni


Quattro occhi vedono meglio di due morto de fame se ne casca
A Pasqua ogni poeta guadagna e ogni
Chi ringrazzia è fòr d’obbrigo povero cade dalla fame
Chi ringrazia è fuor di obbligo
Con il ringraziamento si estingue l’obbligo L’ora de o cojone passa a tutti
Il momento dello stolto, in cui si fanno
Se steva mejo quanno se steva peggio errori, arriva per tutti
Si stava meglio quando si stava peggio
I proverbi vengheno prima de o Vangelo
A chi dòle a spina s’a caccia I proverbi vengono prima del Vangelo
A chi fa male la spina conficcata nelle car-
ni il compito di estrarla Salutà è cortesia, risponne è òbbrigo
Chi ha un problema deve risolverlo da Salutare è cortesia, rispondere è obbligo
solo, senza fare affidamento sugli altri
Chi sputa n cèlo ce ricasca n bocca
O patrone o tenghino i cani Chi sputa in cielo deve aspettarsi che lo
Il padrone lo hanno i cani (non gli uomini) sputo gli ricada addosso
Bisogna evitare di sparlare di qualcuno
O letto è na rosa, chi nun dorme se riposa o di comportarsi in modo scorretto, per-
Il letto è una rosa, chi non dorme si riposa ché prima o poi vi sarà il contrappasso
E bucìe tenghino e zampe corte Chi va de notte, va co’ a morte
Le bugie hanno le gambe corte Chi va di notte va con la morte
Sì n cacatore sfonnato E’ mejo esse nvidiato che compatito
Sei una latrina sfondata E’ meglio essere invidiato che compatito
Non sai tenere un segreto
C’è chi è segreto comme a tramontana
N sa tené n cecio n bocca C’è chi è segreto come la tramontana
Non sa tenere un cece in bocca Riferito a persona che non sa mantenere
Non sa tenere un segreto un segreto: la tramontana si manifesta chia-
ramente e non può essere nascosta
Quanno sona l’Avemmaria chi sta a casa
dell’antri tè da ì via Si mi’ nonna porteva i carzoni, era mi
Quando suona l’Ave Maria chi sta in casa nonno
di altri deve andare via Se mia nonna portava i calzoni era mio
nonno
O sórdo da’ compare sente solo quan- Frase riferita a chi dice cose ovvie
no ce pare
O sórdo che nu’ risponne a prima voce, S’ho magnato pa’ e radice, i fatti de casa
vòr dì che o discorzo nun ce piace nun se dice

116
Ho mangiato pane e radici, i fatti di casa Abbrile gni goccia n barile e si ne fa na
non si divulgano al suo esterno botte puro s’a gnotte
Aprile ogni goccia di pioggia un barile di
Na mano lava l’atra e tutt’e due laveno vino, e se cade tanta acqua il terreno la
o grugno assorbe tutta
Una mano lava l’altra e tutte e due lava- La pioggia di aprile fa bene alle viti e pe-
no il viso netra facilmente nel terreno
Adamo se sarvò, ma n culo l’ebbe Labberinto, otto a morte e dodici ha vinto
Adamo si salvò, ma fu gabbato Labirinto, otto la morte e dodici ha vinto
Nel gioco da tavolo dell’ Oca, se si arri-
Chi se ccontenta gode va alla casella numero otto si è fortemen-
Chi si accontenta gode te penalizzati, mentre se si arriva al do-
dici si saltano varie caselle e si va facil-
Campa e lassa campà
mente verso la meta
Vivi e lascia vivere
O menagabbo ariva, a biastima no
L’artezza è mezza bellezza
L’imprecazione arriva, la maledizione no
L’altezza è mezza bellezza
Le maledizioni non hanno effetto
Chi da o lotto spera soccorso, mostra e
Nun mentuvà o nome de Dio invano
palle comme l’orso
Non nominare il nome di Dio invano
Chi dal lotto spera soccorso, mostra le pal-
le come l’orso A ucello ngordo ce crepa o gozzo
Chi spera di risolvere i propri problemi All’uccello ingordo il cibo eccessivo rima-
finanziari con il gioco del lotto è desti- ne nel gozzo
nato a fallire Riferito a chi non si accontenta mai
Pe’ i vecchi ce so’ tre “C” pericolose: ca- Dillo a a nòra perché socera ntenna
scate, cataro e cacarella Dirlo alla nuora perché suocera intenda
Per i vecchi ci sono tre “C” pericolose: ca-
dute, catarro e dissenteria Mantiétte a torcia che a precissione è lunga
Mantieniti la torcia perché la processio-
A bocca parla e dice e parole, a lengua ne è lunga
batte ndó o dente dòle Gestisci con oculatezza le tue risorse, evi-
La bocca parla e dice le parole, la lingua tando di sprecarle nella fase iniziale: la
batte dove il dente duole strada è lunga
Se sbaja o prete ncima all’artare, n ze po’ Chi nasce quadro nun more tonno
sbajà n poro crischiano? Chi nasce quadrato non muore rotondo
Sbaglia il prete sull’altare, non può sba- Chi è fatto in un modo non cambia
gliare un pover’uomo?
Co’ n’ora nasce n fongo
N ze move foja che Dio nun voja Con un’ora nasce un fungo
Non si muove foglia che Dio non voglia Emergono opportunità in ogni momento

117
A donna n’è bella abbastanza si n tè A chi fa tante cose, qualcuna andrà per
n crietto de panza storto, andrà male
La donna non è bella abbastanza se non
è un po’ rotondetta Nun promette l’òpra a sera che a mma-
tina gnisuno te cerca
A femmina vestita dev’esse na fronna, Non promettere il tuo lavoro la sera, per-
spojata dev’esse rotonna ché il mattino successivo nessuno ti
La donna vestita deve essere una foglia, verrà a cercare per assumerti
svestita deve essere rotonda Riferito ai braccianti agricoli assunti su
La donna vestita deve essere snella, base giornaliera che, una volta assunto un
spogliata deve essere in carne impegno il giorno precedente, rischiano
di non trovare lavoro il giorno successivo
Nun se po’ cacà più su de o culo
Non si può defecare più su del sedere Chi amministra amminestra
Non si può andare al di là delle proprie Chi amministra fa anche gli affari propri
possibilità con il denaro pubblico

Chi va su se fa i cazzi sui


O sole de marzo pela o gatto
Chi governa fa gli affari propri
Il sole di marzo spella il gatto
Il sole di marzo fa male E’ comme o gatto de Togni, dorme e fre-
ga i rondoni
Cannelora, Cannelora, dell’inverno semo
E’ come il gatto di Togni, che sembra che
fora, ma si piove e tira vento, dell’inver-
stia dormendo ma è all’erta e arraffa al
no semo drento
volo i rondoni
Candelora, Candelora, siamo fuori dall’in- Detto di persona sorniona, ma che è sem-
verno, ma se piove e tira vento dell’inver- pre all’erta per cogliere le occasioni. Con
no siamo dentro riferimento ad un noto gatto, sornione,
Il giorno della Candelora segna la fine appartenuto al signor Togni, che appa-
dell’inverno ma, se il tempo è cattivo, l’in- rentemente dormiva ma era sempre all’er-
verno prosegue ta e che, scattando al momento oppor-
tuno, catturava le rondini
Ha pisciato fòra de o rinale
Ha urinato fuori del vaso da notte Se co tu marito n pace vòi stà, più bu-
E’ andato fuori dal seminato cie che verità
Se con tuo marito vuoi stare in pace, devi
O cucco scucca e po’ rincucca dire più bugie che verità
Il cuculo fa il suo verso e poi lo ripete Na madre de famìa nun deve mai fasse
Espressione legata al giornale mensile sa- fa’ giorno a letto
tirico O Cucco, che usava sbeffeggiare il Una madre di famiglia non deve mai
mondo politico locale, in seguito scusan- farsi trovare a letto quando fa giorno
dosi, per poi reiterare la critica
Risparaggna a moje pe’ o letto pe’ falla
Chi tanti pali zompa, uno ce se ficca n culo gòde dall’atri pe’ e fratte
A chi salta tanti pali, uno glie ne se Risparmia la moglie a letto per farla
infila nel sedere godere agli altri tra i cespugli

118
Prima penza pe te e po’ pell’atri Quando ero zitella non mi hai voluto. Ma
Prima pensa a te e poi agli altri da vedova mi devi sposare

O gargarozzo lungo e stretto se magna Mo t’a senti a quaja cantà!


a casa co’ tutto o tetto Ora sentirai la quaglia cantare!
Una gola lunga e stretta mangia la casa Riferito a chi sta per ricevere una brut-
con tutto il tetto ta notizia
Chi indulge nel peccato della gola sper-
pera tutti i suoi beni Nun esse boni né a ruffà né a fa’ a guardia
Non essere capaci né di rubare né di fare
N’ora a dorme o gallo, due o cavallo, tre la guardia
a gallina, quattro o viaggiatore, cinque Non essere capaci a nulla
chi studia, sei n còrpo, sette n porco
Un’ora dorme il gallo, due il cavallo, tre Tené e recchie foderate de preciutto
la gallina, quattro il viaggiatore, cinque Avere le orecchie foderate di prosciutto
chi studia, sei un essere umano, sette un Essere sordi o far finta di non sentire
maiale
Ammazzete, nun trovi mmai tera ferma
O male vè a chili e se ne va a once Accidenti, non trovi terra ferma
Il male viene a chili ma se ne va ad once, Con riferimento a chi è sempre in moto,
pian piano non trova pace

Sopre n bello palazzone stà bè puro n Patre, è cresciuto n frate. Brodo lungo e
brutto cammino seguitate
Su un bel palazzo sta bene anche un brut- Padre, c’è un nuovo frate. Brodo lungo e
to camino seguitate
Si dice con riferimento ad una persona bel- Con riferimento ad una famiglia a cui sta
la ma con un naso molto pronunciato per nascere un figlio. Si informa il frate
dell’evento; la risposta alla famiglia è
Cambia o maestro ma a musica è sem-
quella di allungare il brodo per soddisfa-
pre a stessa
re le esigenze del nuovo venuto, e di se-
Cambia il maestro ma la musica è sem-
guitare a fare figli
pre la stessa
Quillo è n pidocchio rifatto
“E uno”, diceva quillo che cacceva
Quello ha fatto fortuna ma rimane un
l’occhi a a socera
villano
“E uno”, diceva quello che cavava gli
occhi alla suocera
In attesa di passare al secondo occhio … Piscià drento a o letto e dì d’avé sudato
Urinare nel letto e sostenere di aver sudato
Vo’ fregà o dazzio? Paga o dazzio Riferito a persone che non ammettono
Vuoi gabbare il dazio? Paga il dazio le proprie colpe

Da zitella n me si voluto pià. Ma da ve- Quillo che nu’ strozza ngrassa


dovella me chié da sposà Quello che non strozza ingrassa

119
So’ arivati i frascatani Chi nu’ risica nu’ rosica
Sono arrivati i venti freddi Chi non rischia non mangia
Sono arrivati i primi freddi di tramonta-
na, da nord, da Frascati A capoccia picchela te s’ha magnato
quella grossa
Sor Giustino o nun sor Giustino, fora La testa piccola ti ha mangiato quella
l’occhi e drento o vino
grande
Signor Giustino o non signor Giustino,
Il desiderio sessuale ti ha portato alla
fuori gli occhi e dentro il vino
Risposta di un ubriacone al medico che rovina
gli aveva predetto la cecità se avesse con-
tinuato a bere Bigna che a smetti che a lira tua vale ven-
tuno e a mia diciannove
Cunculina cunculina chi a fa a sente prima E’ ora che la smetti di pretendere che la lira
Colui che sente per primo il fetore della tua valga ventuno e la mia diciannove.
flatulenza è quello che l’ha fatta Riferito alla ripartizione dell’eredità con
criteri di equità e non di sopraffazione di
Te se fanno i bottoni de foco sotto a o culo
qualcuno sugli altri
Ti si irrita la pelle delle natiche.
Con riferimento alle persone pigre che
Ce manca sempre n sòrdo pe’ fa’ na lira
stanno sempre sedute
Gli manca sempre un soldo per arrivare
Portà l’acqua co’ e recchie ad avere una lira
Portare l’acqua con le orecchie Espressione usata per rimproverare a
Avere un’attenzione particolare per qual- qualcuno di non saper portare a termi-
cuno ne le cose, di lasciarle incompiute

Te porto comme n canestro d’òva Ce s’ha magnato o cervello a sorica de


Ti porto come un cesto di uova Tumba
Ti porto in palmo di mano
Gli ha mangiato il cervello il topo di fo-
E’ comme o sale a a pila gna di Tumba
E’ come il sale nella pentola Con riferimento ad una donna nota ad
Fare qualcosa che si sa in partenza sarà Albano, di nome Tumba, di cui si dice-
insufficiente, inutile va che, quando era lattante, un topo le
aveva mangiato un pezzo di cervello, ren-
Ppiccà o cappello dendola demente
Appendere il cappello
Sposare una donna ricca; e quindi non Pià a vacca pe’ i cojoni
usare più il cappello per uscire per anda- Prendere la vacca per i testicoli
re al lavoro
Riferito a chi non ha voglia di far nien-
Né pé torto né pé raggione nun te fa’ tirà te, di lavorare
l’imprecazzione
Fa’ in modo da non attirarti per nessun Sarta chi zompa
motivo le maledizioni Chi è capace di saltare, lo fa

120
Sarta chi pò, dice o rospo a a ranocchia Dare a qualcuno un incarico che preve-
Salta chi può, dice il rospo alla ranocchia de di aspettare a lungo, con l’intento di
Chi può permettersi di fare qualcosa, la fa toglierselo di torno

Tené o lope Vote vevo, vote vavo; mamma ha fatto e


Non avere soldi, avere fame fava a mi me favo
A volte vengono a volte vanno; la mam-
Pià rota
ma ha cucinato le fave che a me non piac-
Prendere la ruota
ciono
Accodarsi, da parte del ciclista, a quel-
lo che lo precede per sfruttarne la scia
Chi n’è bono pe’ o re, n’è bono manco
Dà da beve a o sacrestano, che o prete pe’ a reggina
tè sete Chi non è idoneo per il Re non lo è nean-
Dare da bere al sacrestano, perché il pre- che per la Regina
te ha sete Chi non è stato fatto idoneo per il ser-
Dire a nuora perché suocera intenda vizio militare non è adatto per sposarsi

E a mi e fava! Io nun porto n collo gnisuno


A me vengono date le fave Io non porto in collo nessuno
Lamentela di chi riceve meno di quanto Non faccio parzialità, sono equanime
si aspetti
A mmi me fa’ boo? Io so o lope!
Buttasse all’imbraga Tu vieni ad impaurire me, che sono il lupo?
Buttarsi a terra, senza reagire Io non ti temo
Assumenre un atteggiamento passivo,
rinunciatario Ce sò messo du’ bótte a e recchie e una
a o collo
Na calla fa bbè puro o mese de Agosto
Le ho messo due botti di vino alle orecchie
Un po’ di caldo fa bene anche in Agosto
ed una al collo
N sapé a chi dà i resti Le ho fatto dono di due orecchini e di una
Non sapere chi accontentare collana del valore ciascuno equivalente
Riferito a persona estremamente indaf- a quello di una botte di vino
farata
Ha cacciato l’ojo!
Vajo pe’ uno Ha venduto l’olio
Vado per uno Detto a persona che indossa abiti nuo-
Sono molto indaffarato vi, verosimilmente comprati con i proven-
ti della produzione delle olive e della ven-
Fa’ i guadambi de Maria Cazzetta
Fare i guadagni di Maria Cazzetta dita dell’olio
Lavorare in perdita
Semo fatto o giro de o gnocco
Dà n po’ de sega da giro Abbiamo fatto un giro inutile, a vuoto,
Dare un po’ di intrattenimento senza concludere nulla

121
Vino de grotta, fica de zoppa
Vino fresco della grotta, sesso con una don-
na zoppa
Detto relativo alle delizie della vita

Legno de fico e carne de capra


Legno di fico e carne di capra
Riferito ad una cosa che non può riusci-
re bene. Infatti il legno di fico non pro-
duce una buona brace e la carne di
capra è di difficile cottura

O sumaro se zzoppica d’a vennegna


Il somaro si azzoppa in tempo di vendemmia
Riferito a situazioni o persone sfortuna-
te, a cui capita di avere guai al momen-
to sbagliato

O sumaro vò odorà ma nun vò esse


odorato
Il somaro vuole odorare ma non vuole
essere odorato Albano - Chiesa di S. Pietro - Statua di Sant’Antonio

Riferito persone che vogliono criticare le


altre ma non vogliono essere criticate Forza sapé!
Fatevi coraggio, dateti forza!
N ze batte chiodo
(Esortazione e indirizzo di saluto)
Non si batte chiodo
Non si conclude niente, non si fanno af- Quanno a vedova s’ammarita, a piane-
fari, non si trova il compagno in amore
ta n’è fenita
Quanno casca a pigna a Sant’Antogno! Quando la vedova si risposa la sofferen-
Quando cade la pigna dalle mani della za non è finita
statua di S. Antonio
Riferito ad un evento che non avverrà Stemo a carissimo amico
mai; espressione dovuta al fatto che la Siamo a carissimo amico
pigna - in realtà l’immagine della fiam- Siamo ancora all’inizio
ma - posta nella mano della statua lignea
di S. Antonio conservata nella chiesa di Fa’ o giro de Peppe ntorno a a reale
S. Pietro ad Albano non è mai caduta e, Fare il giro di Peppe intorno alla reale
verosimilmente, mai cadrà Girare a vuoto, fare cose senza costrutto

Si vò ì bè, trattelo co o tortore Santa Lucia fa luce a Santa Marta


Se vuoi che si comporti bene, trattalo con Chi è in cattive condizioni aiuta chi si tro-
il bastone va in una situazione ancora peggiore

122
Stemo da capo a dodici Quillo è ito
Siamo da capo a dodici Quello è fuori di testa
Dobbiamo ricominciare daccapo
E chi sì, Cacasìa? Quillo che vedi te pìa
Du’ pinze e na tenaja a fantasia
Due pinze e una tenaglia E chi sei, Cacasìa? Quello che vedi lo vor-
Detto di persona avara resti per te
(Riferito a persona che vorrebbe avere tutto)
Piscio chiaro e caco duro, a o dottore vajo
n culo Si gnorante vòi restà, a scola devi da annà
Urino chiaro e defeco normalmente, non Se vuoi rimanere ignorante, frequenta la
ho bisogno del medico scuola

Fasse tirà a carzetta Chi te vò male, dice de avette visto o culo


Farsi tirare la calzetta puro si porti sette camìce
Fare il prezioso, farsi pregare Chi ti vuole male, dirà di averti visto il
sedere anche se indossi sette camicie
Va cerchenno Maria pe’ Roma!
Va cercando Maria per Roma! Dio fa e montagne e po’ ce fiocca, fa i
Si pone un obiettivo impossibile da crischiani e po’ l’accoppia
conseguire Dio fa le montagne dove nevica, fa gli es-
seri umani e poi li accoppia
Semo rimasti comme don Farcuccio, co’
na mano davanti e una degghietro Ma chi se crede da esse, a fìa de o caz-
Siamo rimasti come don Falcuccio, con zo de o papa?
Ma chi crede di essere, la figlia del papa?
una mano davanti ed una di dietro
Riferito a persona presuntuosa
Abbiamo perso tutto
A capra partorisce e o zappo se lamenta
Mó t’a senti a quaja cantà!
La capra partorisce e il caprone si lamenta
Ora sentirai la quaglia cantare!
Si lamenta chi non dovrebbe
Monito rivolto a chi dovrà ricevere un
rimbrotto o una punizione
“Finirà, finirà de portà li morti pe’ sta
Nun c’è peggio sordo de chi nun vò sentì città”. Rispose o chierico, a bassa voce:
Non c’è peggior sordo di chi non vuole “Tu te lamenti e io porto a croce”
sentire “Finirà, finirà di accompagnare i morti
per questa città”. Rispose il chierico a bas-
O risparambio è o prencipio de o gua- sa voce: “Tu ti lamenti e io porto la croce”
dambio Nel corteo funebre il prete recita le lamen-
Il risparmio è l’inizio del guadagno tazioni. Il chierico protesta per il fatto che
dovrebbe essere lui a lamentarsi, grava-
Quanno sì martello mena, quanno sì in- to dal peso della croce di legno che deve
cudine stacce trasportare per le vie della città fino al ci-
Quando sei martello picchia, quando sei mitero che, ad Albano, è localizzato nel-
incudine accetta di subire i colpi la parte alta

123
Tenesse a cica Quillo puzza de schioppettate
Tenersi la cicca Quello odora di polvere da sparo
Mantenere riservata un’informazione Quello è un tipo iracondo, pericoloso, da
cui stare lontani
Munno munno
Pulito pulito A quillo ce puzza o fiato
Senza aggiunte, netto Quello ha l’alito pesante
Quello è un tipo iracondo da cui stare
A tera è bassa! lontani
La terra è bassa!
Lavorare la terra è molto faticoso. Rife- Quanno o porco rifiuta a janna, vor di’
rito alla volontà di una promozione so- che è sazzio
ciale di chi non intende continuare a fare Quando il maiale rifiuta la ghianda
il contadino vuol dire che è sazio

Lavà du pezzetti N compagnia prese moje ‘n frate


Lavare un po’ di indumenti In compagnia prese moglie un frate
Spettegolare La compagnia consente alle persone di
fare cose che normalmente non farebbero
Chi vò Cristo s’o prega
Chi vuole Cristo lo prega Roma pe’ capitale, Ariccia pe’ civirtà
(Chi vuole qualcosa deve darsi da fare) Roma per capitale, Ariccia per civiltà
Espressione usata dagli albanensi in
A quillo ce va l’acqua pell’orto senso sarcastico nei confronti degli aric-
A quello va l’acqua nell’orto cini considerati, in chiave campanilisti-
A quello va tutto bene ca, meno evoluti

Ortre che sì, puro sissignore N discesa ruzzicheno puro e patate


Oltre al sì, anche sissignore In discesa rotolano anche le patate
Oltre a dover subire la volontà altrui, Quando il cammino è agevole anche i
bisogna anche motrarsi contenti meno capaci raggiungono la meta

Si buttato l’acqua bullente sopra o scottato Morì nun ze more, ma o tribbolà è tanto
Hai versato l’acqua bollente sulla scottatura Non si muore, ma la sofferenza è tanta
(Aggiungere danno a danno) (La vita è piena di sacrifici)

Cotto o crudo o foco ‘a veduto I’ pe riccapezzi


Cotto o crudo ha visto il fuoco Andare per raccapezzi
Bisogna accontentarsi dei rislultati con- Utilizzare le cose più modeste per le pror-
seguiti, anche se non completamente sod- pie necessità
disfacenti, ed andare avanti
Attaccasse puro a o fumo de a pippa
E’ robbetta de friggitoria Attaccarsi anche al fumo della pipa
E’ roba di friggitoria Cercare gli appigli più improbabili per so-
E’ roba di poco conto, di scarso valore stenere il proprio punto di vista

124
Si nun me po da’ o patre, me darà o fijo Espressione amorosa dei genitori verso
Se non mi può dare il padre, mi darà il il figlio maschio
figlio
Quando si è fatta una promessa o pre- Sì scannato! Sì fregato!
so un impegno, se non li mantiene il pa- Che tu sia scannato!
dre li manterrà il figlio Accidenti a te!, detto in senso bonario

Gghieci cucchiari, più uno pe’ a pila Stetive bbè!


Dieci cucchiai, più uno per la pentola State bene!
Regola della cucina secondo cui è oppor- Augurio a persone anziane, a cui viene
tuno abbondare un poco negli ingredien- dato del voi
ti per compensare le eventuali perdite di
Che te pozza benedì!
lavorazione
Che tu sia benedetto!
Esclamazione benevola
Da n saccoccia a a stagione
Gabbare la stagione A Bambola è gravida e Boccione n sa
Vestirsi in modo non consono alla sta- gnente
gione corrente La Bambola è gravida e Boccione non sa
nulla
Mi’ regazzo me batte i pezzi
Riferito ad un personaggio locale, noto
Il mio fidanzato mi batte i pezzi
ubriacone, la cui moglie era incinta a sua
Il mio fidanzato mi cerca continuamen-
insaputa. Epresssione usata nei con-
te, ossessivamente
fronti di persone che tollerano troppo
Si puro caschi, più de pettera nun pò ì A a casa de o cordojo ce manca sale, pepe
Anche se cadi non puoi andare oltre il li- e ojo
vello del terreno Nella casa del cordoglio mancano sale,
Più di questo non ti può succedere, c’è pepe e olio
un limite anche alle disgrazie Nella casa dei disgraziati mancano le cose
indispensabili
O sumaro de Castagnino n culo all’atri
ce vò ì, nculo a isso n ce vò gnisuno A chi tòcca n se ngrugna
Il somaro di Castagnino vuole mettersi in coda A chi tocca un guaio non deve imbronciarsi
agli altri, ma non vuole nessuno alle spalle Chi è nei guai deve affrontarli
Con chiaro riferimento sessuale, riferito
a persone che ritengono che le regole deb- Ha lavorato na costata
bano essere applicate agli altri, e non a Ha lavorato una costata
se stesse Ha lavorato al punto di rompersi le
costole
Antichità Petrella
Riferito a qualcosa di molto vecchio o A promette a tutti e n’a dà a gnisuno
passato di moda La promette a tutti e non la dà a nessuno
Riferito a donna che promette cose che
Bello cellacchione! non mantiene - non necessariamente con
Bel maschietto! riferimenti sessuali

125
A quillo ce fetano puro i galli Ce cure l’acqua pe’ l’orto
A quello fanno le uova anche i galli Gli corre l’acqua nell’orto
Quello è una persona fortunata Riferito a chi va tutto per il verso giusto

Aregge o moccolo Che fa’, a mutesca?


Reggere il moccolo Che fai, sei muto?
Fare la guardia agli amanti, riferito a Riferito a persona che prende decisioni
persona che accompagna gli amanti senza consultare gli altri che sono inte-
ressati
sorvegliandoli per conto dei genitori
Che fa’, comme i serciaroli?
A sa lunga ma n’a sa riccontà Che fai, ti comporti come i selciaioli?
La sa lunga ma non la sa raccontare Vuoi essere pagato subito per il tuo la-
Riferito a persona che non vuol dire voro? Riferito al fatto che i selciaioli ven-
tutto quello che sa gono pagati alla fine della giornata

A si fatta a a zinfarosa Che a si piàta pe’ a strada dell’orto?


Hai fatto un lavoro inaccurato, male L’hai presa per la strada dell’orto?
eseguito Riferito a chi si comporta con faciloneria.
Espresione riferita a persone che fanno
A ti te puzza o brodo grasso molto spesso viaggi, anche molto lunghi
A te dà fastidio l’odore del brodo grasso
Hai il benessere ma non lo sai apprez- Che razza de pesce sì? Drento l’acqua
zare sguazzi e n padella schizzi
Che razza di pesce sei? Nell’acqua sguaz-
A ti te se crompa chi n te conosce zi e in padella schizzi?
Ti compra chi non ti conosce Riferito a chi cambia opinione secondo
Puoi gabbare soltanto chi non ti conosce il vento che tira

Che ssi fregato!


A vigna de i cojoni (fregnoni)
Che tu tia gabbato!
La vigna dei fessi
Espressione di apprezzamento nei con-
Riferito ad un luogo o ad una situazione in
fronti di chi se la sa cavare di fronte ai
cui chiunque può fare i propri comodi problemi. Gli albanensi ne attribuiscono
il frequente uso agli abitanti di Castelgan-
Batte e brocchette
dolfo, per cui viene usata l’espressione Che
Battere i denti ssi fregato, come dicheno i castellani
Tremare dal freddo
Che te piasse n’anticobba
Bubbola peggio de n callaro de facioli Che ti prenda un accidente
Bolle gorgogliando come un paiolo di Imprecazione con intento bonario
fagioli
Riferito a chi bofonchia in continuazione Che te rode er chiccherone?
Hai un prurito anale?
Cacato e pento Sei di malumore, sei irritato, e cerchi la
Tale e quale, identico lite?

126
I si messi a a posta! Quà drento me pare Casamicciola
Li hai messi alla posta! Qui dentro mi sembra Casamicciola
Espressione ironica riferita a chi ha pre- Qui dentro c’è un grande disordine
stato denaro a una persona inaffidabile
Sette mancini n furono bòni a caccià n
Te do n culo e foco ai capelli cucco da na fratta
Ti sodomizzo e ti do fuoco ai capelli
Sette mancini non furono capaci di scac-
Espressione enfatica utilizzata per dare
ciare un cuculo da una siepe
una risposta negativa ad una richiesta
I mancini sono inetti
Me sò rifatti l’occhi mo!
Che rimetti l’occhi mo!? Mmalatìa e galera fanno l’omo più
Mi sono rifatti gli occhi adesso gattivo che nun era
Se non hai fatto le cose che dovevi a tem- Malattie e galera rendono l’uomo più
po debito, nella giovinezza, non le potrai cattivo di quanto non fosse
fare ora che il tempo è passato. Malattie e galera rendono peggiore l’uomo

O Patreterno ha fatto l’omo de sàbbito, e era Che te credi, che porto e cincinelle a e rec-
puro stracco chie (a o naso)?
Il Padre Eterno ha fatto l’uomo di sabato, Cosa credi, che io porti gli orecchini?
ed era anche stanco
Pensi che io sia un ingenuo, da raggirare?
La creazione dell’uomo è mal riuscita
Che tenghi prescia a o culo?
Mòreno più abbacchi che pechere
Hai fretta al sedere?
Muoiono più agnelli che pecore
Riferito a chi mette fretta senza motivo
Muoiono più giovani che adulti

Me pare a dama onesta, se scrope o culo Chi bacia a cratura c’è compare
e se crope a testa Chi bacia il neonato ne diventa il padrino
Mi sembra una donna onesta, si scopre Riferito a chi, avendo accettato di colle-
il di dietro e si copre la testa garsi con qualcuno, ne condividerà per
Riferito a persona che vorrebbe sembra- forza i destini
re virtuosa ma che non lo è
Chi s’o sarebbe mmai creso?
A quillo c’è piàta cotta Chi lo avrebbe mai creduto?
Quello l’ha presa cotta Chi l’avrebbe mai immaginato?
A quello è presa una fissazione per qual-
cosa Chi te ncula, Bombitto?
Chi ti prende in considerazione, Bombitto?
Ma ché vié da a Sgurgola?
Vieni da Scurgola? Non ti prendo in considerazione, riferi-
Detto a persona estranea all’argomento to ad un personaggio soprannominato
di cui si discute Bombitto

Te conosceno puro i serci Comme sì chiatta


Ti conoscono anche i sanpietrini) Come sei grassa
Ti conoscono proprio tutti Detto ad una donna formosa

127
Doppo che tte si strolicata tutto o giorno, Robbetta de friggitoria
quillo pezzo de pà t’o fanno puro rintorzà Roba di friggitoria
Dopo che hai trascorso una dura giorna- Roba di poco conto, di scarso valore
ta, ti mandano per traverso anche quel
pezzo di pane Quillo fa comme l’antichi, che magneve-
Detto prevalentemente dalle donne che no e cocce e butteveno i fichi
Quello fa come gli antichi, che mangia-
lamentano l’impegno di lavoro – spesso
vano le bucce e buttavano i fichi
nei campi – e poi in famiglia
Riferito ad azioni contrarie al buon
Doppo magnato e bevuto stì bello cazzuto senso, alla logica
Dopo aver mangiato e bevuto sei bello vispo Fallo contento e cojonato
(Dopo aver mangiato e bevuto ti senti in Fallo contento e preso in giro
ottima forma) Acconsenti a ciò che ti dice, poi fai come
ti pare
E’ comme a fregna de e serve
E’ come la vagina delle serve Fallo pe’ l’anime sante
Riferito a qualcosa che viene utilizzato Fallo per le anime sante
da chiunque, senza chiedere il permesso Supplica per un favore
al proprietario
Fa’ n viaggio e du servizi
E’ ito n fregna a a luna e a cavallo a e stelle Fare un viaggio e due servizi
E’ andato nella vagina della luna e a Riferito a grande efficienza
cavallo delle stelle
Risposta evasiva, usata per non far sape- Fa’ o finto burino (tonto)
re agli altri dove una persona è andata Fare il finto stupido
Fingere astutamente di non capire
E’ passato pe’ sette setucce
E’ passato per sette setacci Gira che tt’ariggira a corpa è semrpe de
Riferito a persona di una furbizia insu- gnèo
Gira e rigira la colpa è sempre la mia
perabile
Alla fine della discussione la responsa-
E’ più gnorante de na buraccia de fanteria bilità degli errori è sempre la mia
E’ più rozzo di una borraccia di fanteria
O tenghi bello o vizzio. (Replica) Bello
Riferito a persona rozza e grossolana, che o tuo.
non ha ricevuto un’educazione. Il termi- Hai un bel vizio. (Replica) Bello il tuo.
ne veniva usato con riferimento ai coscrit- Riferito a chi riceve una critica e replica
ti provenienti dalla campagna, che non sottolineando i vizi di chi lo rimprovera
erano in grado di svolgere le più sempli-
ci mansioni e che quindi venivano arruo- Gira più isso che n sordo farzo
lati in fanteria Gira più lui che un soldo falso
Riferito a chi si sposta in continuazione
E’ tennera comme na gioncata
E’ tenera come una giuncata Gnì tanto ariciccia
E’ tenerissima, riferito spesso a carni e for- Ogni tanto rispunta
maggi Ogni tanto si rifà vivo

128
Guarda quella comme se manna Me po’ puro di’ codica
Guarda quella donna come si pavoneggia Mi puoi anche dire cotica
Riferito a colei che ama sfoggiare i propri Dimmi quello che vuoi, tanto non me la
gioielli, i propri vestiti, le proprie forme prendo a male

N sordo de cacio e fronna Me sento riffiatato


Un soldo di cacio e fronda Mi sento rinfrancato
Riferito a un bambino, in senso affettuoso Riferito a chi si è riposato fisicamente o
ha superato una situazione difficile
Io sto co’ i frati e zappo l’orto
Io sto con i frati e zappo l’orto Me so accorato
Mi adeguo alle decisioni di chi comanda Sono accorato
Sono veramente rattristato, afflitto
Lasci sempre ‘a ntinta
Lasci sempre un’inezia M’è escita da na costata
Lasci sempre gli avanzi nel piatto Mi è uscita dal fianco
Mi è costata un gran sacrificio
Si lasciato a genzanesata
Hai lasciato nel piatto l’ultimo boccone Me sto a strolicà o cervello
Sto lambiccandomi il cervello
Ma che te trovi n fonno de tore?
Ti trovi in fondo ad una torre? Me te magno o ciborio, si te ncontro
Riferito a chi non si incontra da molto Ti mangio le interiora, se ti incontro
tempo Riferito a chi minaccia vendetta
Mica so più i tempi de checchennina
Me so magnato o grasso der còre Non sono più i tempi di Checco e Nina
Ho mangiato il grasso del cuore Non sono più i tempi andati
Ho passato un brutto dispiacere, (dispia-
cersi profondamente, rovinarsi la salute Mo stemo mejo de a marva
per le pene vissute) Ora siamo meglio della malva
Prima stavamo male, ora stiamo peggio
M’ha guardato a lopina
Mi ha guardato di traverso I’ a Santa calla
Mi ha guardato come qualcuno che ha Andare a santa Galla
brutte intenzioni Andare al ricovero degli anziani

Me pari Cacasia, tutto quillo che vedi te I’ a santi benedetti


vè fantasia Andare ai santi benedetti
Mi sembri Cacasia, vuoi tutto quelle che Fallire nei propri intenti o acccettare la
vedi conclusione sfavorevole di una vicenda

Me pari na sorica ntinta all’ojo Mo te metti a fa’ ire e ore


Mi sembri un topo unto e bisunto Ora ti metti a tergiversare
Riferito a chi ha i capelli grassi o con trop- Riferito a chi svicola dalle proprie respon-
pa brillantina sabilità, tergiversa

129
Mo te si ripulito
Ore ti sei ripulito
Ora verrai messo davanti alle tue respon-
sabilità, detto in senso minaccioso

N culo te c’entra, n capo no


Nel sedere c’entra, nella testa no
Riferito a chi non riesce a capire

Ndo va a barca, va Baciccia


Dove va la barca va Baciccia
Tutto quello che ho potuto fare l’ho fatto;
ora succeda quello che succeda, non mi
preoccupo più

Ndo và’ a a Ntoggna, a riccoje a mmerda?


Dove vai, alla Ntogna (attuale via Castro
Partico) a raccogliere le feci?
L’area veniva impiegata per i bisogni Albano Laziale - Via Castro Partico
corporali delle persone che vivevano
nelle adiacenze. Frase di scherno indiriz-
zata a chi indossava i guanti nell’occasio- Non ze batte chiodo
ne sbagliata Non si batte chiodo
Non si riesce a combinare niente, non si
Ndo’ va’, pe’ fratte? fanno affari
Dove vai, per cespugli?
Nzicchia comme i sumari
E’ inutile che scappi, tanto ti raggiungo
Si lamenta come i somari
Ndo’ va’, pe’ tetti? Tanto te ripìo Si dimena, recalcitra
Dove vai, per tetti? Tanto ti raggiungo
E’ inutile che scappi, tanto di raggiung) O mejo fico de o bigonzo
Il meglio fico del bigoncio
Ne tenghi da gnotte de rospi! Riferito al migliore del gruppo
Ne devi ingoiare di rospi!
Pazzienza vita mia si pati pena, nnarà pe’
N ze move de pezza quanno si fatto vita bbona. Si vita bbo-
Non si muove per niente na nun l’hai fatta mmai, pazzienza vita
Riferito a chi rimane impassibile, non si mia si patirai
muove anche se dovrebbe Pazienza vita mia se patisci una pena, an-
drà per quando hai fatto una vita buona.
Non fa’ o Marcipinetti Se non hai fatto mai una vita buona, ac-
Non ti comportare come Marcipinetti cetta di patire anche in futuro
Non scherzare nelle situazioni serie. Riferito alla compensazione tra periodi
Marcipinetti era un prestigiatore di alti e bassi nella vita

130
Pedicone de sorba S’a pìa n cojonella
Pedicone di sorba Se la prende scherzando
Riferito a persona rude, gretta o anche Riferito a chi non dà un eccessivo peso
fessacchiotta ai problemi, scherzandoci sopra

Quillo piagne o morto e frega o vivo Sbudellasse da o ride


Quello piange il morto e gabba il vivo Torcersi dalle risate

Poro mucco de fregna! Se coce mo’ ssa fava!


Povero muso di fregna Si cuoce adesso questa fava!
Riferito a persona sfacciata, insistente. Riferito a chi svolge il lavoro con lentezza
Poverino è detto in senso sarcastico: ti pia-
cerebbe fare come ti pare ma non ti è con- Semo de bocca bbona nojantri, quillo che
sentito c’è se magnemo
Noi siamo di bocca buona, mangiamo
Quilla sa sente calla quello di cui si dispone
Quella se la sente calda In risposta all’anfitrione modesto che smi-
Riferito a donne di carattere energico, nuisce l’offerta del proprio desco
fumantine, focose, passionali
Se ncolla Cristo co’ tutta a croce
Quillo è nato sotto na brutta pianeta Carica sulle sue spalle Cristo con tutta la
Quello è nato sotto una brutta stella croce
Quello è nato sfortunato Riferito a persona molto forte e robusta, o
che si carica di responsabilità onerose
Quillo freggno sta sempre a nfregnà
Se ttacca puro a a palatana
Quello non fa altro che intromettersi
Si attacca pure alla palatana
Quel tipo si intromette sempre negli
Riferito a persona avida
affari degli altri
Si fatto i guadambi de Maria Cazzetta
Ragno ragno, tanto me bbusco tanto me
Hai fatto i guadagni di Maria Cazzetta
magno
Riferito a chi invece di guadagnare,
Ragno ragno, tanto guadagno tanto spendo
perde negli affari; espressione ironica
Riferito a chi spende tutto quello che gua-
dagna Si n’a pianti te merco
Se non la smetti ti picchio
Riconzolasse co’ l’ajetto
Consolarsi con l’aglio Si quisso se mette a fabbricà cappelli
Consolarsi con poco, confrontando i pro- nasceno tutti senza capoccia
pri guai con quelli degli altri Se quello fabbricasse cappelli nascerebbe-
ro tutti senza testa
Riddunemo i commodi Riferito a chi è sfortunato
Raduniamo i comodi
Rimettiamo a posto gli attrezzi di lavo- So fatto e corna e so toccato o feraccio
ro – dopo una giornata lavorativa. Rac- Ho fatto le corna ed ho toccato ferro
cogliamo i frutti Atti per scongiurare la sfortuna

131
So tirato avanti a tozzi e bocconi Te saluto scuffia!
Ho tirato avanti a tozzi e bocconi Ti saluto cuffia
La mia vita è stata piena di sacrifici e Lasciamo perdere. Espressione usata
rinunce per chiudere un discorso quando non si
trova la necessaria corrispondenza
Ssunta, ce vié a a Mola? nell’interlocutore
Assunta vieni a fare il bucato alla Mola?
Riferito all’invito a fare due chiacchiere, Te stucco l’ossa
a sentire le notizie sugli ultimi accadimenti Ti spezzo le ossa
Ti riduco a pezzetti
Sta tutto n faccia a ttì
E’ tutto intestato a te Tira a meccanicchia
Sei il titolare di tutta la proprietà Tira il freno
Non fare cose avventate, controllati, ri-
Tenemo l’oro e jamo cercanno o piommo ferito al freno del carretto
Abbiamo l’oro e andiamo cercando il
piombo Tira na filippina!
Non sappiamo apprezzare quello che Tira una filippina!
abbiamo Tira un vento freddo e secco di tramon-
tana
Tenghi da fa da punta e da culo
Devi fare da punta e da deretano Tu tenghi na voja da lavorà, comme a mia
Riferito a chi, per necessità economiche, da famme frate
deve svolgere più di un lavoro Tu hai una voglia di lavorare, come la mia
di farmi frate
Tenghi da fa pippa Sei svogliato, fai le cose di malavoglia
Devi abbozzare
Riferito a chi deve frenare il proprio ri- Tu va’ a caccia a mmicchi
sentimento Tu vai a caccia di imbrogli
Tu cerchi di imbrogliare
Tenghi più corna tu de n canestro de
ciammaruche Vabbè sor Cè!
Hai più corna tu di un cesto di lumache Va bene signor Cesare!
Riferito a chi viene tradito dalla moglie Espressione di accettazione o di meraviglia

Tenghi o male de o dondó Vajo a cambià l’acqua a e liva


Hai il male del dondó Vado a cambiare l’acqua alle olive
Riferito a chi simula un malessere o ha Vado a orinare
un male passeggero
Vajo a lavà du’ pezzetti a a Mola
Te pìéno certe ramate! Vado a lavare qualche indumento alla
Ti prendono certe stranezze! Mola
Riferito a scatti di rabbia, stranezze ina- Riferito, in senso metaforico, al pettego-
spettate, colpi di pazzia lezzo di comari

132
Zampe a farcìa e ridduna Gni lassata è perza
Gambe a forma di falce e raduna Ogni opportunità lasciata è un’occasio-
Riferito a chi ha una zoppìa per cui nel cam- ne persa
minare sembra che un piede ruoti come una
falce e l’altro funga da raccoglitore I sòrdi: uno i fa, uno i mantè e uno s’i
magna
A gatta de marpenza quillo che fa o penza I soldi: uno li guadagna, uno li mantie-
La gatta di marpenza quello che fa lo pensa ne, uno li dilapida
Chi pensa male si comporta male La prima generazione guadagna la
ricchezza, la successiva la mantiene e la
Ai sumari più fa’ de bbè più te dao de terza la dilapida
carci
Ai somari più fai del bene più ti danno Legno pe’ dritto, femmina n piano,
calci règgeno o mono sano
Espressione di condanna dell’ingratitu- Legno in verticale, donna in orizzontale,
dine degli altri reggono il mondo intero
Quando le cose vengono fatte a regola
Botti de vino e femmine, comme e trovi d’arte l’esito è assicurato
vennile (vennele)
Botti di vino e femmine, come le trovi Na calla è bona puro o mese de agosto
vendile Una po’ di caldo fa bene anche nel mese
Le donne devono sposarsi quanto di agosto
prima - nelle società contadine erano un Una po’ di caldo fa bene anche d’estate
peso per la famiglia - ed il vino va
venduto prima che inacidisca Na matre è bona pe’ cento fiji; ma cen-
to fiji non so boni pe’ na matre
Capoccia che nun parla se chiama cucuzza Una madre va bene per cento figli, ma cen-
Testa che non parla si chiama zucca to figli non vanno bene per una madre
Chi non parla vuol dire che non sa cosa dire All’abnegazione di una madre spesso fa
riscontro l’ingratitudine dei figli
Casca o cetriolo e va n culo all’ortolano
Cade il cetriolo e va nel sedere dell’orto- Ognuno l’arte sea, e o lope a e pechere
lano Ad ognuno il proprio mestiere, e il lupo
Riferito a chi è sfortunato alle pecore
Ognuno deve fare bene il proprio mestie-
Cristo chi o vò s’o prega re invece di fare male quello altrui
Chi vuole Cristo lo prega
Chi vuole ottenere qualcosa deve darsi O gruggnale roppe l’ossa e nun fa male
da fare in prima persona Il grugnale rompe le ossa e non fa male

Gente mentovata sta lontano na serciata Santa Pupa juta i ragazzini


Gente mentuata sta lontano una sassata Santa Pupa juta i bambini
Parlare di una persona e vederla compa- Riferito ad una immaginaria santa pro-
rire tettrice dei bambini

133
So fenite e messe a San Gregorio Oggi ha messo n’antri du’ fascetti
Sono finite le messe a San Gregorio Oggi ha messo altri due fascetti
E’ arrivato il tempo di prendere una deci- Oggi fa ancora più caldo di ieri (riferita al
sione, è finito il tempo per tergiversare fornaio che per aumentare la temperatura
del forno aggiunge fascetti di legna)
So fenite e noce a Bacocco
I sòrdi dell’avaro s’i magna o sciampa-
Sono finite le noci a Bacocco
gnone (sciupone)
E’ arrivato il tempo di prendere una decisio-
I soldi dell’avaro se li mangia lo sprecone
ne, è finito il tempo per tergiversare
Quella s’a sente calla
Tira più n pelo de fica (sorica) che na Quella se la sente calda
vétta de bbovi Riferito a donna esuberante, fumina, che
Tira più un pelo di vulva di una coppia non si tira indietro di fronte alle situazio-
di buoi ni della vita
La forza del sesso è superiore a quella di
due buoi Quillo sta a bbottega
Quello sta a bottega
Va’ n piazza e pìa conzijo, va’ a casa e Quello sta in carcere. Frase pronunciata
fa’ comme te pare ponendo la mano aperta di fronte alla fac-
cia, a significare le sbarre della prigione
Vai in piazza e prendi consigli, torna a
casa e fai come credi opportuno Fa’ a cura de o fero
Fare la cura del ferro
A mà, Peppe me tocca. Tocchime Pè, che Riferito alle persone che perdono il
mamma nun c’è proprio tempo, o semplicemente assisto-
Mamma Peppe mi tocca. Toccami Peppe, no allo “struscio”, appoggiate alla ringhie-
che mamma non c’è ra di ferro di Piazza Mazzini
La maliziosa ragazzetta, in compagnia del
fidanzato, chiama la madre per verificare se
è dappresso; se questa non risponde dà un
segnale positivo al fidanzato

San Giuvannella nun mmicca e nun ngan-


nella
Santa Giovannella non imbroglia e non
inganna
Riferito all’evidenza che mostra che
non ci siano stati inganni
Albano Laziale - Piazza Mazzini in una cartolina d’epoca
Ce manca solo na coda de sumaro n
fronte! Fasse quattro vasche
Le manca soltanto una coda di somaro in Farsi quattro vasche
fronte! Riferito allo “struscio” sul Corso di Alba-
Riferito a persona che esagera nel no. La vasca è la lunghezza del Corso da
mettere in mostra le sue disponibilità Piazza Mazzini a Borgo Garibaldi

134
E’ un po’ tonto (perché caduto dal
seggiolone da piccolo)

Fantasia de stughià sartime addosso,


cannufiennola mia nun me lassà
Voglia di studiare, saltami addosso, e tu,
altalena mia, non mi abbandonare

Tevo a magnatora bassa


Hanno la mangiatoia bassa
Sono dei privilegiati. Espressione usata
anche con senso di rimprovero
Albano Laziale - Facciata di Villa Venosa, b.go Garibaldi

O Canaro o tribbolà l’era pijato pe’ ggòde


Il Canaro aveva preso la tribolazione del
Iamo a vedé e plance lavoro per un godimento
Andiamo a vedere le plance
Andiamo a vedere i tabelloni della pro- E’ ito a zampe pell’aria
grammazione dei cinema E’ andato a gambe per aria
E’ fallito
Ma che rimetti l’occhi mó?
Ma che rimetti gli occhi ora? Quisso è n’ommino de panza
Non hai visto quello che è successo nel Quello è un uomo di pancia
passato? Te ne accorgi soltanto adesso? Quello è un uomo potente, importante
Ti svegli soltanto adesso?
Va sempre rampazzenno, si nun capita a
E’ tosto de ntesa scrocco
Va sempre cercando di rimediare qualco-
E’ duro di orecchi
sa, se non capita che sbafi
E’ sordastro o fa finta di non sentire
Va acchiappando le briciole qua e là, se
non riesce a sbafare un pasto
A quillo ce doleno e recchie
A quello dolgono le orecchie
O mmiccarolo ne trova sempre uno più
Quello è omosessuale peggio de isso
L’imbroglione trova sempre uno peggio di lui
Quanno dice e bucie, nzagaja
Anche l’imbroglione trova uno che lo im-
Quando dice le bugie, balbetta
broglia
Ce fumeno i cojoni, antro che!
E’ nnato co o fiore n culo comme a
Gli fumano i testicoli, altroché!
cucuzza
E’ un uomo di grande valore, altro che E’ nato con il fiore nell’ano come la
chiacchiere zucchina
E’ fortunato
E’ cascato da o sseghione quann’era
gratura Dorme da piedi
E’ caduto dal seggiolone quando era una Dorme in fondo al letto
creatura Fa lo gnorri

135
Ha mozzicato o caporello puro a a ma- Ce se zuppa o pà
tre che o llatteva Ci intinge il pane
Ha morso il capezzolo anche alla madre Fomenta le chiacchiere e le maldicenze
che lo allattava
Riferito a persona particolarmente cattiva Tè n par de palle comme du’ bricochele
Ha due testicoli come due albicocche
Va’ a llavorà, birbacció! E’ persona di grande valore
Vai a lavorare, birbante!
Tè na quarta de cojoni
A e bucie ce crede puro isso che se e nventa Ha una quarta di testicoli
Alle bugie crede anche lui che le inventa E’ persona di grande valore
E’ così bugiardo da non distinguere più
la verità dalle menzogne che dice E’ na bbannerola
E’ una banderuola
Tè l’occhi puro dereto a a schina E’ un voltagabbana
Ha gli occhi perfino dietro alla schiena
Si accorge di tutto, non gli sfugge niente E’ n pezzo de pà
E’ un pezzo di pane
Sona l’orghino n chiesa e o tamburo n E’ molto buono, mite, dolce d’animo
piazza
Suona l’organo in chiesa e il tamburo in E bbono comme u’ zeppo de regulizzia
piazza E’ buono come un legnetto di liquirizia
E’ un voltagabbana, un opportunista E’ un uomo onesto e di indole mite

Tu si curidore comme o conte Malappone Occhio de canna


Tu sei corridore come il conte Malappone Occhio di canna
Il conte Mallappone vestiva sempre la Persona improduttiva, che non dà nulla,
divisa del ciclista, ma non gareggiava come le gemme delle canne

Quillo è n gallinaccio Cappello de sòla


Quello è un tacchino Cappello di suola
Quello è una persona che capisce poco, Riferito a persona poco intelligente,
insignificante poco istruita

Mucco de luna piena A porta comme a rosa a o naso


Faccia di luna piena La porta come la rosa al naso
Riferito specialmente ai bambini picco- Tratta la moglie con ogni riguardo
li in buona salute
O sordo de o compare sente solo quanno
T’è n par de donzille che pare che s’ha ce pare
magnato i fichi tigna co’ tutta a coccia Il sordo del compare sente soltanto quando
Ha due tonsille così infiammate, che sem- vuole lui
bra aver mangiato i fichi d’India con tut- Riferito a persona che fa il sordo per con-
ta la buccia piena d’aghi venienza

136
Spasso de via, trìbbolo de casa mia Frusta o cavallo stracco si vo’ arimàne
Spassoso per strada, tribolazione di casa senza
mia Frusta il cavallo stanco se vuoi rimane-
Il marito che è allegro e generoso fuori, re senza
in casa è tirchio e petulante, se non Se frusti il cavallo stanco lo fai morire.
manesco Metafora diretta contro gli sfruttatori e
gli oppressori
E’ comme n cappadociano
E’come un cappadociano A lapa puncica, ma fa o mèle
Riferito a persona che ha difficoltà a L’ape punge, ma fa il miele
capire Certe persone possono sembrare, o
essere, fastidiose, severe, ma danno
Sto zangherannone è n’ mammalucco buoni frutti
Questo bambinone è sciocco e goffo
Questo bambinone è facile da imbrogliare Mmai de fianco a o bbovo e dereto a o
mulo
Ombra comme i cavalli Mai di fianco al bue e dietro al mulo
Si adombra come i cavalli Il bue scorna chi gli sta davanti o di fian-
E’ permaloso co; il mulo scalcia chi gli sta dietro. Non
bisogna dare adito a farsi maltrattare
Si o mulo nzicchia, gnente fieno
Se il mulo scalcia, niente fieno Sant’Antogno se nnammorà de o porco
Se il mulo tira di calci, tienilo a digiuno Sant’Antonio si innamorò del maiale
Tutto è possibile, anche essere attratti da
Quanno che i lopi se scanneno fra de issi, una cosa non eccellente
i pecorari rideno
Quando i lupi si scannano tra di loro, i Mó che tè a canepuccia, ce s’è sgangana-
pastori ridono to o becco
Quando i potenti si fanno guerra, i pic- Ora che ha il miglio, gli si è rotto il becco
coli capetti se la godono Chi ha il pane non ha i denti

A sorica a vò? E cacate de e beschie so oro


Vuoi il sesso femminile? Gli escrementi delle bestie sono oro
Riferito a parsona che vuole troppo e non Gli escrementi diventano letame e quin-
si accontenta di concime

C’ha cacato o moscone Chi cià mozzicato a vipera, tè paura puro


Ci ha defecato sopra il moscone de a lucertola
E’ carne avariata; è un’amicizia rovina- Chi è stato morso dalla vipera ha paura
ta da una malalingua anche della lucertola
Chi ha passato il peggio, ha paura di ogni
O gallinaccio è più mejo de a gallina, o cosa
crastato è più mejo de o gallinaccio, map-
però o porco si ngroppa tutti e trene O sumaro se zzòppa a a vennegna
Il tacchino è migliore della gallina, il ca- Il somaro si azzoppa durante la vendemmia
strato è più saporito del tacchino, ma il Le cose, o le persone, vengono meno
maiale è migliore di tutti quando servono

137
N te spennicà pe’ pià l’acqua da o poz- Si racconta che un merlo indiano, a Val-
zo, avessi che ce va drento le Violata, nel punto di incrocio dei tram
Non ti sporgere troppo per attingere l’acqua fra Grottaferrata e Rocca di Papa, aves-
dal pozzo, potresti cadervi dentro se imparato a imitare il trillo del fischiet-
Non vale la pena rischiare troppo to del fattorino (il tram aveva due vago-
ni: nel primo si usava il fischietto da ar-
E n’atro è fatto, diceva quillo che craste- bitro e nel secondo rispondeva un picco-
va i porchi lo corno per dare il via alla partenza dopo
Un altro è fatto, diceva quello che castra- la fermata), per cui, quando il convoglio
va i maiali arrivava, il volatile trillava a suo piacimen-
Bisogna fare una cosa per volta to, da far ripartire il tramway quando i
viaggiatori stavano ancora scendendo o
Dicette o merlo a o tordo: “Senterai a salendo dalla prima vettura.
bbotta si nun si sordo”
Tè cert’occhi a a lupegna
Disse il merlo al tordo: “Sentirai la botta
Ha certi occhi da lupo
se non sei sordo”
Quando avrai un problema te ne accor- C’hà cacato o gatto
gerai Ci ha defecato il gatto
E’ un posto puzzolente. Metaforico: tra
Chi pechera se fa, o lope se a magna le persone le cose non vanno più bene
Chi si fa pecora viene mangiato dal lupo
Chi è troppo remissivo è vittima del pre- E cose longhe sò serpi
potente Le cose lunghe sono serpi
Le cose che vanno alla lunga sono brut-
O porco se sogna a janna te, pericolose e impressionanti
Il maiale sogna la ghianda
Ognuno sogna quello che brama di O gatto se passa a zampetta n cima a a
più, ma la realizzazione del desiderio è recchia: segno che sta pe’ piove
altra cosa Il gatto passa la zampetta sull’orecchio:
segno che sta per piovere
Quanno che o sumaro mio se bbituà a
sta senza magnà, morse Cciacca sso bbagarozzo!
Schiaccia con il piede questo scarafaggio!
Quando il mio asino si abituò a non man-
Espressione di disistima e ripulsa per i
giare, morì
preti
L’eccesso nel risparmiare porta alla
rovina O sumaro tè cinque zzampe
Il somaro ha cinque zampe
Nun magna pe’ nun cacà Riferito al gigantesco organo sessuale del-
Non mangia per non defecare l’asino, tanto che, in certi momenti, sem-
Riferito a persona estremamente tirchia bra avere cinque zampe
Fa comme o merlo de Valle Violata A quilla n ce basta manco o sumaro
Fa come il merlo di Valle Violata A quella non basta manco il somaro
Riferito a persona che dà informazioni Riferito a donna sempre insoddisfatta,
erronee con allusione sessuale

138
O sumaro raja a ora para L’oste non ha clienti. Il vino dell’osteria
Il somaro raglia a ora pari non si vende e l’oste è triste, depresso
Diffusa credenza secondo cui il somaro
raglia ogni ora E’ ‘nutile che metti ‘a vanga a piazza Pia
si ppiove
A gallina fa l’ovo e a o gallo ce brucia o culo E’ inutile che metti la vanga a Piazza Pia
La gallina fa l’uovo e al gallo brucia l’ano se piove
Si lamenta chi non dovrebbe Riferito ad una azione inutile

Vabbè che sso òva vecchie, ma qua Piazza Pia era cinta di piccole robinie, ad-
cevo i purcini dosso alle quali i vangatori poggiavano
Va bene che sono uova vecchie, ma qui ci gli attrezzi/strumenti di lavoro (la vanga,
sono i pulcini in questo caso), per essere chiamati a opra
Sì, vada pure per le uova di qualche gior- a giornata da un padrone qualsiasi. Era
no, ma non per quelle che sono state in- come un’inserzione sul giornale per
gallate e quindi non commestibili, trovare lavoro. Ma se pioveva, non era
perché ci sta dentro il pulcino possibile vangare, per cui era inutile
esporre la vanga.
Fa comme o mulo de o marinese. O culo Quisso nu o bbeve o vino, o ngrotta
all’antri ce o vò addorà e quanno ce ad- Quello non beve il vino, lo mette in grotta
doreno o suo tira de carci Quello è talmente ubriacone, che il
Fa come il mulo del marinese. Vuole odo- vino non lo beve, ma lo ripone nello
rare l’ano degli altri, ma quando odora- stomaco come l’oste lo conserva nella
no il suo tira calci grotta in grandi quantità
E’ il comportamento del prepotente, che
non vuole per sé quello che invece inflig-
ge agli altri

L’acqua fracica i ponti


L’acqua infradicia i ponti
Risposta delle persone che bevono
molto vino a chi dice loro di morigerarsi

Sso vino l’avo bbattezzato


Questo vino l’hanno battezzato
A questo vino hanno aggiunto l’acqua Albano Laziale - Piazza Pia in una cartolina d’epoca

Si o vino è ntruiato o vevo a sapé stòm-


mico, panza e capoccia Più bbutto n tèra grano e più riccojo
Se il vino è adulterato se ne accorgono lo gramiccia
stomaco, l’intestino e la testa Più getto in terra grano e più raccolgo
Il vino adulterato fa male gramigna
Riferito a persona sfortunata per eccel-
L’oste sta a piagne o morto lenza, che semina grano ma non racco-
L’oste piange il morto glie

139
Sti alegro, che a ppoco se bbeve Per traslato, è bene interrompere una si-
Stai allegro, che tra poco si beve tuazione che si è deteriorata
Allegria, fra poco ci sarà chi offrirà il vino
Fico e gaggìa sò traditori
Mejo puzzà de vino che d’acqua santa Fico e mimosa sono traditori
Meglio odorare di vino che di acqua santa Riferito alla pericolosità di salire sui rami
Meglio essere vivi che morti. Meglio dei due alberi: si spezzano facilmente
essere ubriachi che ammalati
Mela e pera se mantevo mejo de e
persica
O pizzuco de legno abbasta e ciarivanza
Mele e pere si mantengono meglio delle
Il pizzuco di legno basta e avanza
pesche
Riferito al fatto che la terra è terra fria-
bile, morbida, per cui è sufficiente utiliz- Si o capotesto nu’ è ficcato bbè, trittica
zare il pizzuco (strumento impiegato per tutto o filaro
fare piccole buche per la piantumazione) Se il capotesta non è ben conficcato nel
terreno, traballa tutto il filaro
Staggione de erba, staggione de mmerda Chi è a capo, deve dare l’esempio
Stagione di erba, stagione di merda
Se c’è troppa erbaccia a primavera il vino Ce si lassato troppi occhi a ssa vita:
viene fiacco cèchicene quarcheduno, sinnò ce magni
solo che o raspo
Pe’ scarporì ssa cerqua ce vovo tre opra Hai lasciato troppi occhi a quella vite: ac-
Per sradicare questa quercia ci vogliono cecane qualcuno, altrimenti mangerai sol-
tre operai tanto il raspo
Regole della potatura. Quando si pota
A curto o cacchione, a llungo l’ua cornet- la vite, di solito si lascia l’arisico e il
ta, mezzana a marvasia nostrale e a pun- podere, il primo di due gemme, l’altro di
tinata sei-sette, anche nove, secondo la “forza”
A corto il cacchione, a lungo l’uva cornet- della pianta. Se però si esagera, bisogna
ta, mezzana la malvasia nostrana e la rompere in tempo la gemma superflua,
puntinata altrimenti l’uva viene ‘rachitica’, tanto da
Riferito alla potatura: il cacchione - far emergere il raspo
qualità d’uva che matura a fine agosto, A semenza se bbutta co’ a luna calente
grappoli succosi e dolci, grandi - va La semenza si butta con la luna calante
potato a corto; l’uva cornetta (è da Regole della semina. Si semina con la
pergolato) va lasciata allungarsi il più luna calante, perché sembra che le semen-
possibile perché dia il frutto; la malvasia ti gettate in terra con la luna crescente spi-
amara e quella puntinata richiedono una ghino prima del tempo
via di mezzo
O pizzuco pell’orto, o sorecchio pe o
Si a gregarola ha piàto de muffa, dacce grano, a sfacìa n mezzo a i roghi
foco Il pizzuco per l’orto, il falcetto per il
Se la gregarola ha preso di muffa, dalle grano, la falce in mezzo ai rovi
fuoco Regole per l’uso degli strumenti agricoli

140
A botte n piedi è mezz’opra, canta Quist’anno co’ o vino ce sciacqueravo a
quanno è corca fregna a e vacche
La botte in piedi è mezzo lavoro, canta Quest’anno con il vino sciacqueranno i
quando è coricata genitali alle vacche
La botte è in piedi quando si versa il mo- Espressione riferita alla scarsa qualità del
sto con le bucce pestate e il raspo den- vino, poco gradito, che gli osti non sa-
tro al recipiente di castagno; è metà del- ranno in grado di vendere
l’opera, perché bisogna attendere la
L’orto vo’ l’ommino morto
bollitura e la filtratura per poi svinare e L’orto vuole l’uomo morto
versare nella botte coricata il vino novel- La cura dell’orto richiede una dedizione
lo, pronto per la vendita e quindi con sod- totale
disfazione del contadino
Si te trighi a dormì, all’orto ce vavo i latri
Benanche a bbotte un guma, càrtica e Se ti dilunghi a letto, all’orto vanno i ladri
stroppa n te fa amancà Cura i tuoi interessi
Anche se la botte non perde, non ti far
mancare cartica e stoppa Ce cure l’acqua pell’orto
Quando il legno della botte è vecchio o Gli va l’acqua per l’orto
tarlato, “guma”, cioè umetta, forma una Le cose gli vanno a gonfie vele
specie di gomma che è la crosta della pic- Co’ ssa ciufeca te ce fa o semicupo op-
cola ferita del legno. O, quando è nuo- puro te ce lavi e caràttole
vo, e la botte è di nuova di fattura, è bene Con questo vino schifoso ti ci fai i semi-
prendere sempre le precauzioni: tenere cupi oppure ti ci lavi le cateratte
pronto il necessario per la riparazione:
stoppia e cartica. In senso figurato, pre- Si nun panogni e rote, a viggnarola raschia
parati per affrontare i problemi futuri Se non le ungi, le ruote del carretto stri-
dono
Più lavora o torcio e più se bbeve Espressione metaforica: bisogna fare
Più il torchio lavora, più si beve doni a chi può esserti utile; smussa gli an-
Più si lavora a torcere, più uva viene pi- goli e placa la lite con regali e sorrisi
giata, più vino verrà prodotto
A casa pe’ Cellomaio, a vigna pe’ e Ca-
Sa n po’ sette: libberamusdòmmine
La casa a Cellomaio, la vigna a Casette.
Sa un po’
Dio ce ne liberi!
Riferito al vino che ha assunto un sapo-
re improprio, per esempio di aceto o di Vallericcia pe’ e patate, Ginestreto pe’ o
tappo vino, a Mola pe’ i broccheli e pe’ l’ojo e
Livella
Ha piàto d’aceto Vallericcia per le patate, Ginestreto per il
Ha preso di aceto vino, la Mola per i broccoli e per l’olio le
Riferito a persona che si è impermalosita Olivella

141
Parla doppo vennegnato, no prima
Parla dopo aver vendemmiato, non prima
Parla soltanto quando sei sicuro di quel-
lo che dici

O piantinaro o tenghi de strapiantà a luna


calente
Il piantinaro lo devi trapiantare con la
luna calante
Albano Laziale - Terme di Cellomaio
Se ttacca puro a o caccone
La umidissima Vallericcia è terreno ortivo; Si attacca pure al caccone
a Ginestreto, luogo collinare e assolato, Il bevitore accanito ingurgita ogni tipo
si produce buon vino; alle Mole sono col- di bevanda. Il caccone è la morchia del-
tivati i broccoli; a Via dell’Olivella, come la torcitura. Esso, marrone sporco, se sta
dice il nome, si produce l’olio una notte dentro al bigoncio, si posa, la-
sciando galleggiare il vinello pulito, una
specie di mosto già in prima fermenta-
zione

Vajo a fa de roncio
Vado a fare di roncio
Vado a tagliare le radici superficiali delle
viti. Il roncio, una sorta di roncola lunga
e curvata alla fine, serve per tagliare le ra-
dici alte delle viti, la corona a pelo di ter-
Ariccia con il ponte monumentale ra, in modo da costringere la pianta a ra-
dicare in basso, nel profondo, cosicché d’e-
state, se non piove, può suggere l’umido
A bevanna è bbona l’istate nel profondo, mentre le viti con la sola co-
La bevanna è buona d’estate rona superficiale seccano. L’agricoltore ac-
Quando fa caldo è bene bere la bevan- corto apre una buca intorno alla vite, con
na, invece del vino. la vanga, fino a trovare le radici superfi-
ciali, che taglia con il roncio
Quista è na vignarola senza mulo
Questa è una vignarola senza mulo Quanno sorte Febbo, già tenghi da tené
E’ una cosa inutile, inutilizzabile a zappa n mane
Quando esce Febo, già devi tenere la zap-
O cariòlo è da sei bbigonzi, ma o sumaro pa in mano
è uno solo E’ buona norma andare a lavorare nei
Il cariolo è da sei bigonci, ma il somaro campi prima dell’alba
è uno solo
Espressione riferita ad una situazione di Sti scannelli nu i si ffatti tu!
squilibrio e inadeguatezza Questi scannelli non li hai fatti tu

142
Quest’opera non è farina del tuo sacco Culo che nn’ha visto mmai camicia, com-
me a vista, s’ha smerdata
Troppi se n’aricorda de patroni ‘sta tera … Sedere che non mai visto camicia, quan-
Troppi padroni ricorda questa terra … do l’ha vista l’ha sporcata di feci
Non essere troppo attaccato alle cose Riferito a coloro che arricchiscono improv-
terrene visamente e si danno arie fuori luogo
Si zappi n cima a o peperino, roppi o
Ha pisciato fora de o rinale
manico
Ha urinato fuori dall’orinale
Se zappi sul peperino rompi il manico
Ha superato il limite, si è comportato
Riferito ad una impresa sbagliata
male, ha parlato fuori luogo
Pe’ ssa cacarella che te se stracina, ce vò
Ha cacato n fìo n culo all’antro più
n treschiere de ossi de persica
Per questa dissenteria che ti affligge ci vuo- peggio de na cunja
le un clistere di ossi di pesca Ha partorito un figlio dopo l’altro,
Iperbole per significare che per frenare peggio di una coniglia
una irrefrenabile diarrea c’è poco da fare
Chi tanti pali zzompa, uno ce se ficca n
Nu scureggià a tradimento, ché a loffa n culo
se sente co’ e recchie, ma co’ o naso sì Chi salta tanti pali, uno gli si infila nel
Non scorreggiare a tradimento, perché la deretano
flatulenza senza rumore non si sente con Non tutti gli affari vanno a buon fine
le orecchie, ma con il naso
Non fiatare senza rumore dall’ano, per- Tè na mutria…
ché puoi sfuggire alle orecchie, ma non Ha una mutria…
al naso Ha un’espressione imbronciata e scostante

Nu màgna pe’ nun cacà Nun te mannà tanto…


Non mangia per non defecare Non ti mandare tanto …..
Il colmo della tirchieria Non darti tante arie

S’ha messo i guanti pe ì a riccoje i stron- A mmerda più a smucini e più puzza
zi pe ‘a Ntogna Le feci più le rigiri più puzzano
Si è messo i guanti per raccogliere gli Le cose complicate e poco chiare (i pettego-
escrementi per via della Ntogna lezzi, gli imbrogli, i fatti balordi), più si di-
Espressione di derisione riferita a perso- scutono e si trattano, più si ingarbugliano
na che si vuole collocare ad un livello
sociale superiore al proprio Chi nu risica nu rosica
Chi non rischia non mangia
A Ntogna, attualmente via Legione Chi non corre rischi non ottiene niente
Partica, fino agli anni Sessanta era un
vicolo scuro in cui molti andavano a fare Antro dispetto n te pòzzo fa, fora a a por-
i bisogni ta de casa te vengo a cacà

143
Altro dispetto non ti posso fare, fuori del- Piagne o morto e frega o vivo
la porta di casa ti vengo a defecare Piange il morto e gabba il vivo
A mmi me troveno sempre a cacà Riferito a persona falsa, doppiogiochista
Mi trovano sempre mentre sto defecando
S’avo creso de fa’ i gargantoni e avo bu-
Riferito a persone che sono sempre
scato
disponibili Hanno creduto di fare i gradassi e sono
stati picchiati
Tenghi na cera peggio de o scoruccio de
o cacatore Ce vovo e tortorate
Hai una cera peggiore dell’incrostazione Ci vogliono le bastonate
del cesso La vecchia pedagogia, contraria al faci-
Hai un brutto colorito le permissivismo

Ce se so fracicate e budella co’ tutta Pòzzi scapicollatte!


l’acqua drento a a panza Che possa scapicollarti!
Imprecazione, anche senza il significato
Gli si sono infradiciate le budella con tut-
letterale del termine
ta l’acqua dentro la pancia
L’idropico ha gli intestini rovinati a Pòzzi sgargarozzatte, gargarozzó!
causa dell’idropisia Che tu possa strozzarti, sprocedato

Pe’ a cacarella c’è escito fora puro o mazzo Cià tirato a bbiastima
Per la diarrea gli è sono fuoruscite anche Gli ha tirato la bestemmia
le emorroidi Gli ha mandato la maledizione

Né pe’ torto né pe’ raggione nun te fa


Pe’ risparagnà a carta se pulisce co e deta
mannà l’imprecazzione
Per risparmiare la carta si pulisce con le dita
Per torto o per ragione non ti far manda-
Riferito alle persone tirchie re l’imprecazione
Evita di farti maledire
Pe’ quanto rafacani n te porti gnente ap-
presso Puzza mo ch’è vivo, figuremise da morto…
Per quanto arraffi, non ti porti nulla dietro Puzza ora che è vivo, figurati da morto …
Per quanto arraffi e risparmi, non ti por- Riferito a persona spregevole
ti nulla nell’al di là
Fra cent’anni stemo tutti senza naso
Te pozzino bacià freddo! Tra cento anni saremo tutti senza naso
Ti possano baciare freddo! Fra cent’anni saremo tutti morti
Generico augurio di morire, con un sen-
Ha steso e zampe
so simile all’espressione “Te possino Ha steso le gambe
ammazzatte” E’ morto
Te pjessi n corpo! Si cce vò tanto a mmorì, poro prete
Ti prenda un colpo! Se ci vuole tanto a morire, povero prete
Imprecazione bonaria, anche senza il si- Riferito a persona che non conclude quel-
gnificato letterale della morte improvvisa lo che ha iniziato

144
Ha posato e recchie Ce s’è sfonnata a luggera e ha ribbarta-
Ha posato le orecchie to l’occhi
E’ morto Gli si è perforata l’ulcera e ha rivoltato
gli occhi
Sta a n fonno de letto
Sta in un fondo di letto Si te casca l’ojo pe ttera
E’ malato grave, forse paralitico Se ti cade l’olio per terra
Riferito ad un segno di disgrazia
Mo ce penza Spiccialetti
Ora ci pensa Spiccialetti Si te casca o sale porta male
Spiccialetti era il soprannome di un Se ti cade il sale porta male
medico ritenuto incompetente
Riferito ad un segno di disgrazia
A precissione ndó esce arientra
Si sse roppe o specchio, sett’anni de guai
La processione dove esce entra
Se si rompe lo specchio, sette anni di guai
Non tirare maledizioni agli altri, perché
ricadono su di te
Troppa fortuna all’improviso, brutto se-
Rosso! gnale: lassi tutto ai parenti
Rosso! Troppa fortuna all’improvviso, brutto
Espressione riferita a chi sputa per terra, segnale: lasci tutto ai parenti
a cui il nemico augura di sputare sangue
Toccà na gobba femmina
Cià piato o marcaduto Toccare una femmina gobba
Ha avuto l’epilessia Toccare la gobba di una femmina porta
fortuna
Si o cassamortaro te ncronta co a bara
vòta, pe’ primo a tti te tocca da partì Véde o prete n prima mmatina
Se il cassamortaro ti incontra con la bara Vedere il prete di prima mattina
vuota, ti tocca di partire per primo Riferito alle donne che vanno a messa in
Espressione di malaugurio prima mattina. Anche riferito ad un segno
di sfortuna per le vicende giornaliere
Si a strolica se sogna che t’hao chiama-
to l’anime sante, prepàrite Ncontrà n frate n prima mmatina
Se l’astrologa ha sognato che ti hanno Incontrare un frate di prima mattina
chiamato le anime sante, preparati Riferito ad un segno beneaugurante per
E’ ito all’atri carzoni le vicende giornaliere
E’ andato agli altri calzoni A ciovetta che canta vecina a casa tuva:
E’ morto quarcheduno tè da morì
La civetta che canta vicino a casa tua:
A vita è longa ma o mortorio è curto qualcuno deve morire
La vita è lunga ma il funerale è corto
Puoi vivere cent’anni, con un attimo ti sot- Si te sogni l’acqua chiara sò lagrime
terrano, e poi l’oblio Se sogni l’acqua chiara sono lacrime

145
O rilloggio de Sant’Andrea: quanno E’ storia vera. Al Duomo, negli anni tren-
senti quillo, è ora da partì ta, si presentano dei turisti per parlare coi
L’orologio di Sant’Andrea: quando senti preti, onde conoscere qualcosa in più del-
quello è ora di partire la chiesa costantiniana. Chiedono dell’ar-
Si avvicina l’ora della dipartita ciprete al chierico, il quale risponde: “Tal-
volta ci sono, altre no; a volte vengono,
N garbiggnere quann’esci de casa a volte non vengono: io non so proprio
Un carabiniere quando esci di casa cosa facciano questi preti!”
Riferito ad un segno beneaugurante
Fra’ torzone è rivenuto carico
Frate Torzone è tornato carico
Alliscià a gobba a o gobbo
Il frate cercatore è tornato con una ab-
Lisciare la gobba al gobbo
bondante elemosina
Gesto portafortuna
Pe a Madonna de a Ritonna favo i fochi
Sognasse a mmerda porta quatrini Per la festa della Madonna della Roton-
Sognare le feci porta quattrini da fanno i fuochi d’artificio

Ncarcà o stabbio e zzozzasse: riccorto


bbondante
Comprimere lo stabbio e sporcarti: raccol-
to abbondante

Lapa o moscone: lettera ar suo patrone


Ape e moscone: lettera al suo padrone
Se ronza un’ape o un moscone, è avver-
timento che sta arrivando una lettera a
chi sente questi ronzii

Vo’ più Dio ch’e o diavelo Albano Laziale - Interno della Chiesa della Rotonda
Vuole più Dio che il diavolo
La verità, l’innocenza, la giustizia trion- Sse chiaviche metteno pecco puro a a
fano sul male Madonna
Queste malelingue criticano anche la
E qua è na sinagoga Madonna
E qui è una sinagoga
Si tu diceressi Messa comme canti, pòri
Qui accadono troppe disgrazie, si pian- devoti e sventurati santi!
ge ed è tormento, fatica, angoscia Se tu officiassi la Messa come canti, po-
veri fedeli e sventurati santi!
Vote cevo e vote ‘ncevo; vote vevo e vote
‘nvevo: saccio muto sicché favo ssi preti! Mo vè fra Rufino a levatte o dente, èssi
Alcune volte ci sono, altre non ci sono; a manza n’anto criettello
volte vengono e a volte non vengono; non Ora viene fra Ruffino a cavarti il dente:
capisco quello che fanno questi preti sii calma un altro po’

146
Appresso a i preticcioli vevo i sagresta-
ni e doppo i preti, ma guasi accantoscio
cevo l’arcipreti
Dopo i chierichetti vengono i sacrestani e
dopo i preti, e vicino ci sono gli arcipreti
La gerarchia della processione

Chi vò Cristo se o prega


Chi vuole Cristo se lo prega
Chi vuole raggiungere con caparbietà uno
scopo deve impegnarsi in prima persona

Si piovizzica a Nettuno, n te pià prescia


Se pioviggina a Nettuno, non ti affrettare
Se pioviggina a Nettuno, prenditela con
calma, la pioggia è ancora lontana

Foto di Fra Ruffino del Convento dei Cappuccini A grandine segna o confine
La grandine segna il confine
M’avo ditto che c’era a clissi, nvece m’e- La grandine a volte cade su uno spazio
ro creso che s’era spallata na pacca de celo netto flagellando un appezzamento di ter-
Mi hanno detto che c’era l’eclissi, invece reno e lasciando illesi quelli confinanti
io avevo creduto che fosse caduto un pez-
Pasqua, gni poveta abbusca, gni morto
zo di cielo de fame se ne casca
Pasqua, ogni poeta guadagna, ogni mor-
Butta n tera e prega Dio
to di fame se ne cade
Semina e prega Dio A Pasqua i poeti a braccio improvvisa-
Che Dio ci mandi il clima adatto no versi e rime per le famiglie facoltose
che li remunerano, mentre il povero in
Dio ce libberi e ce scampi, dalli troni e canna se ne cade per la fame
dalli lampi
Dio ci liberi e scampi dai tuoni e dai lampi Fa’ quillo che o prete dice e no quillo che
o prete fa
Cròpite ché c’èvo i denti de vecchia Fai quello che il prete dice e non quello
Copriti perché ci sono i denti di vecchia che il prete fa
Copriti bene perché è talmente freddo che
Che ciariòchi?
dalle fontane pendono i ghiaccioli
Che insisti?
Beata quilla casa andó ce sta a chierica Ripeti l’azione, torni sull’argomento?
rasa Gobba a ponente, luna crescente; gob-
Beata quella casa dove c’è una chierica ba a levante, luna calente
rasata Gobba a ponente, luna crescente; gobba
Beata quella casa in cui c’è un prete a levante, luna calante

147
Quando la gobba della luna, ad Albano Riferito alle donne che, seppure con al-
sta sul Tirreno, è in fase crescente; quan- cuni difetti, hanno le mani d’oro: riesco-
do sta verso i monti, è in fase calante no a formare, nel cucito, gli occhi alle pul-
ci (a significare grande bravura)
Roscio de mmatina, l’acqua se vvecina;
roscio de sera, ber tempo se spera I parenti de a cana so tutti bboni, quilli
Rosso di mattina, l’acqua di avvicina; ros- de o cane so’ tutti gattivi
so di sera, bel tempo si spera I parenti della cagna sono tutti buoni; quel-
li del cane, tutti cattivi
Cerchio vecino, acqua lontana; cerchio I parenti della moglie sono tutti buoni,
lontano, acqua vecina mentre quelli del marito sono tutti catti-
Cerchio vicino, acqua lontana; cerchio lon- vi. Nella famiglia matrilineare la donna ten-
tano, acqua vicina de a stare coi suoi e ad allontanare i pa-
Quando la luna ha un cerchio stretto, un renti del marito, specie quelli stretti
alone piccolo, la pioggia è lontana; altri-
menti, è vicina Co’ sette fii maschi vajo sbattizzata e tu
co’ na femmina sola, sti drento a n ven-
Acqua e foco, Dio ce dia loco tre de vacca
Acqua e fuoco, Dio dia loro un luogo Con sette figli maschi sono eccessivamen-
Espressione di augurio che la natura non te impegnata e tu, con una sola figlia fem-
debordi mina, stai dentro un ventre di vacca
Con sette figli maschi non ho un minu-
L’ova toste a Pasqua, o cocommero a Fe- to libero dagli impegni, mentre tu, con
ragosto una sola figlia femmina, vivi tranquilla
Le uova sode a Pasqua e cocomero a Fer-
ragosto Co ssa matregna te vevo i nfantioli
Ogni cosa a suo tempo Con questa matrigna ti vengono le
convulsioni
Mo’ vallo a dì a tu’ matre…
Ora vallo a dire a tua madre … Finente che campa vostro patre, na stoz-
Si dice tra bambini quando si picchiano za de pà ve a magnete: doppo, gniuno
tra loro pe’ isso e Dio pe’ tutti
Finché vive vostro padre, una stozza di
Tutto o patraccio! pane non vi mancherà: dopo, ognuno per
Tutto il padre! sé e Dio per tutti
Somiglia tutto al pessimo padre (frase in
bocca alle mogli e alle suocere), non in Gireno co’ certi tribunali!
senso spregiativo, benevolo Girano come certi tribunali!
Riferito a donne in dolce attesa, che mo-
Sarao mignotte, sarao quillo che sarao, ma strano la grossa pancia
tevo e mane d’oro: favo l’occhi a i puci
Saranno mignotte, saranno quello che sa- I so scuperti ier’a ssera, steveno a smugne
ranno, ma hanno le mani d’oro: fanno gli Li ho scoperti ieri sera, stavano amoreg-
occhi alle pulci giando

148
E’ na bbescéra, na lavannara, na panon- Co’ i panni de a vedova ce se vovo pulì
ta, na sdròmicia; ntròppica na parola e o naso tutti
du’ bucie. E’ na ciafregna Con i panni della vedova ci si vogliono
E’ una donna piena di difetti: chiacchiero- pulire il naso tutti
na, maldicente, unta e sporca, trasandata; Gli uomini vanno a caccia di vedove per
farfuglia una parola e due bugie. E’ anche motivi facilmente intuibili. Le vedove, es-
difficile nei gusti per darsi importanza sendo indifese, sono soggette a chiacchie-
re e maldicenze
A mmi m’ha ditto ncionnita? O vedo i
Pori vecchietti, puzzeno tutti de concal-
palazzi che arza, sta muccadefregna!
laticcio
Mi ha detto incapace di lavorare? Lo vedo
Poveri vecchietti, puzzano tutti di un uri-
i palazzi che fabbrica, questa femmina pie-
na stagnante
na di prosopopea Poveri vecchietti abbandonati, emanano
un cattivo odore
Si ffa o taramoto a ccasa n te ce cchiap-
pa mmai Abbasta che o marito ce bbutta i carzo-
Se fa il terremoto a casa non ti ci pren- ni n cima a o letto, ch’esce ncinta
de mai Basta che il marito deponga i pantaloni
Uno dei coniugi si lamenta dell’assenza sul letto, che rimane incinta
prolungata dell’altro Riferito alle donne molto prolifiche

E’ na ntrua, e nsiemi è peggio de n tral- Làsseli pèrde: so’ na manica de fij de na


lallero mignotta
E’ un’intrugliona e anche una che va sempre Lasciali stare: sono tutti figli di madre
avanti e indietro senza concludere niente ignota
Allontanati da essi, non li frequentare, è
Ttàppite a bbocca prima de sfiatà: è na fem- gente non raccomandabile
mina piena de onore e de reputazzione
Pensaci bene prima di emettere giudizi: Llà sò tutti de issi
Là sono tutti dello stesso gruppo
è una donna seria e degna di rispetto
Là appartengono tutti alla stessa conven-
Isso a moje a sparagna a lletto e l’atri se ticola
a godeno pe’ e fratte
Ché o porta scritto n fronte o nome de
Lui risparmia la moglie a letto e gli o patre?
altri se la godono tra i cespugli Che porta scritto in fronte il nome del padre?
Detto dai dongiovanni non intenziona-
Drento casa è na ndrondrona, quillo poro
ti a riconoscere il frutto delle proprie av-
crischiano de o marito o manna più peg- venture
gio de u stracciarolo, co’ tutti i sòrdi che
ce porta Aho, mi fijo o patre o tè, moriammazza-
In casa è sciatta, quel pover’uomo del ma- ta a tti e sta zzocchela
rito lo manda vestito peggio di uno Ehi, mio figlio il padre ce l’ha, vai a quel
straccione, con tutti i soldi che le porta paese tu, donna di malaffare

149
E’ grande scandalo uscire gravide senza Bbocca onta e culo strappato
marito ufficiale. Ne pagano il fio i bam- Bocca unta e sedere strappato
bini, obiettivo di malvagi appunti da par- E’ meglio spendere per mangiare che per
te delle donne che sono in regola con la vestire; mangiare bene comporta sanità
legge, nonché presi di mira dai piccoli con di corpo
tanto di padre anagrafico
Sanità de corpo, se nu scureggi sì n’omo
Mo che vè tu patre, te pista comme l’onto morto
Ora che viene tuo padre ti picchia come Sanità di corpo, se non emetti flatulenza
il lardo sei un uomo morto
Tuo padre te le darà di santa ragione
Mo è veggìa, mo è Quaresima, mo nun si
Stranuta p’a fame riscosto, mo avo chiuso i pizzicaroli, mo
Starnutisce per la fame è sciapo, mo è n crio: quanno se magna?
Adesso è vigilia, ora è Quaresima, ades-
Ntè manco l’occhi pe’ piagne so non hai riscosso la paga, adesso han-
Non ha neanche gli occhi per piangere no chiuso i pizzicagnoli, ora è senza sale,
Riferito alla estrema povertà ora è troppo poco: ma quando si mangia?

Se magna o bbovo co’ ttutti i zzoccheli Morse pe’ na magnata de grastatozzi tra-
e e corna passati
Mangia il bue con tutti gli zoccoli e le corna Morì per una scorpacciata di lumache
Riferito a persona che mangia in manie- guaste
ra spropositata
Ragno ragno, tanto me bbusco tanto me
magno
Nte ttrippà, che doppo n te s’alliga a cinta
Ragno ragno, tanto guadagno tanto mangio
Non ti abbuffare, perché dopo non ti si lega
Riferito a persona che spende tutto quel-
la cintura
lo che guadagna, e non risparmia nulla
Gallina che nun bbecca ha già beccato
O pedicuzzo n se magna, beccamò!
Gallina che non becca ha già beccato
Il gambo non si mangia, stupido!
Chi torna a casa e non ha appetito vuol
dire che ha già mangiato Co’ ssi denti ce trinci puro o peperino
Con quei denti frantumi anche il peperino
Ce se sta a magnà o grasso de o core Si dice di persona dotata di denti mol-
Ci si sta mangiando il grasso del cuore to forti, con i quali può masticare tutto
Riferito a persona che è angustiata perché, (riferito alla pietra grigia, o Albana)
nonostante gli sforzi, non riesce a venire
fuori da una situazione problematica So corpi sicuri!
Sono corpi sicuri!
Sa’ Rocco: si magni prima nun magni Sono persone che digeriscono pure il ferro
doppo
San Rocco, se mangi prima non mangi E’ u scofonato! Se magnerebbe puro a
dopo zinna de a matre

150
E’ uno sfondato! Mangerebbe anche la Pe’ quanto t’aripèrtichi, i sòrdi nu i rivi
mammella della madre mmai
Per quanto ti impegni a fondo, non arri-
Essi meno sprocetato! verai mai ai soldi
Sii meno insaziabile e scostumato Per quanto tu possa impegnarti a fondo,
non diventerai mai ricco
Quillo zeppo s’è nquartato: deliggerisce
E’ peggio a grascia che a carestia
puro i serci
E’ peggio l’abbondanza della carestia
Quel tipo magrissimo è ingrassato: dige-
risce anche i sassi Faressi più mejo a ficcatela n culo ssa lengua!
Faresti meglio a ficcartela nell’ano que-
Nun te nfascià a capoccia prima de ròp- sta lingua
pitela Riferito ai maldicenti
Non ti fasciare la testa prima di rompertela
Tira a curto
Mejo latro che spia Tira a corto
Meglio essere un ladro che una spia Monito a essere brevi

Chi se vvicina troppo a o foco, ce se llam-


Si llumi a straporchia, te vè a verminara pa o zzinale
Se guardi la donna bruttissima ti viene la Chi si avvicina troppo al fuoco si bruciac-
verminara chia il grembiule
Se guardi a fondo la donna bruttissima, ti
vengono i vermi all’intestino per la paura Pare che ciavo ficcato n palo n culo
Pare che gli abbiamo conficcato un palo
Quanno o sangue ariva qua, me scanzo nell’ano
Quando il sangue arriva qui mi faccio da Cammina talmente dritto per la superbia,
parte che pare impalato
Se la gente si ammazza, io non mi impiccio Tutta ssa sopropea, manco fusse Cacini
Tutta questa prosopopea, neanche fosse
Si va a foco a casa, se dà na calla Cacini
Se va a fuoco la casa si riscalda Riferito a chi si dà tante arie
Riferito a persona talmente menefreghi-
sta, che se gli si brucia la casa, col fuo- Fòra i calli e drento i freddi
co si riscalda Fuori i caldi e dentro i freddi
Sostituire le vecchie persone con le nuove
Nun te mette appetturina ché o sole coce
Tira de lungo arta arta
Non ti esporre troppo perché il sole cuoce
Tira di lungo alta alta
Non ti esporre troppo al sole, perché bru- Riferito a persona che nel camminare non
cia la pelle saluta e tira di lungo, sta sulle sue

Nun parlà ché e fratte tengheno e recchie Se crede da esse stocazzo


Non parlare perché i cespugli hanno le Crede di essere questo pene
orecchie Crede di essere importante, ma non lo è

151
Vede lucciche pe’ linterne O preciutto è rivato all’osso, ce po’ fa solo
Scambia lucciole per lanterne o bbrodo
Il prosciutto è arrivato all’osso, ci puoi fare
Ntènne fischi pe’ fiaschi soltanto il brodo
Capisce fischi per fiaschi L’abbondanza è finita

O carzolaro va co’ e scarpe sfonnate e o Quillo che ce metti ciaritrovi


sumararo va a piedi Quello che ci metti ci ritrovi
Il calzolaio va con le scarpe sfondate e l’a- Quello che semini raccogli
sinaio va a piedi
Co n’ora nasce n fongo
Non bisogna trascurare i propri interes-
Con un’ora nasce un fungo
si per dare la priorità a quelli degli altri
In un attimo, può accadere di tutto
I biferari tevo e cioce Si n ce va tu a riccoje e castagne pe’ a mac-
Gli zampognari calzano le cioce chia, n se rùzzicheno pe’ venitte a ccasa!
Se non vai tu a raccogliere le castagne alla
Natale co’ o sole, Pasqua co’ o tizzone
macchia, esse non si rotolano per venire
Natale con il sole, Pasqua con il legno ar- a casa tua
dente
Se a Natale c’è tempo buono, la Pasqua Fave co’ e ciarlaruche: primo e compa-
sarà fredda natico
Fave e ciarlaruche (vedi): primo e com-
Aprile, gni goccia n barile panatico
Aprile, ogni goccia un barile Se mangi fave secche infestate dalle
La pioggia di aprile ingrossa il grappolo ciarlaruche, mangi legumi e carne
d’uva e diviene riserva per i mesi aridi
Scafi freschi e pecorino co’ a lagrima
Chi magna l’ua d’agosto, caca o mosto Fave fresche e pecorino con la lacrima
Chi mangia l’uva in agosto defeca il mosto Il pecorino romano con la goccia è dol-
Chi mangia l’uva non adeguatamente ma- cemente piccante e viene tradizionalmen-
tura, o ne beve il vino, avrà problemi in- te mangiato insieme alle fave fresche (i
testinali due prodotti arrivano a maturazione nel-
lo stesso periodo)
Gni vaga è na goccia de sangue A scenta è ppiù tosta de a sallita
Ogni acino di uva è una goccia di sangue La discesa è più faticosa della salita
Coltivare l’uva è una fatica continua e pie-
na di preoccupazioni O male vè a quintali e se ne va a once
Il male vine e qiuntali e se ne va a once
A seccaticcio tè più sapore a robba E’ facile prendere una malattia, ma dif-
In terra secca la roba ha più sapore ficile liberarsene
Senza annacquarli troppo, gli ortaggi
sono più saporiti Na ggenerazzione i fa e n’atra si i magna
Una generazione li fa e un’altra se li
O fiore de a cucuzza dura n giorno mangia
Il fiore di zucca dura un giorno Una generazione accumula soldi e un’al-
Le cose del mondo sono effimere tra li sperpera

152
A tti n te se fa mmai notte! Quanno io so’ ito n guera tu stevi anco-
A te non si fa mai notte! ra drento a i cojoni de tu’ patre
Riferito a chi lavora o è impegnato in al- Quando io sono andato in guerra tu sta-
tre attività fino a ora tarda vi ancora nei testicoli di tuo padre
Metafora per dire: tu non eri ancora nato
A n forco e mezzo da e chiappe!
A un palmo e mezzo dal sedere! Sì passato da a stalla a a porcareccia
Sei passato dalla stalla alla porcareccia
Pùlica, pùlica ... a fforza de pulicà, n cia-
Hai peggiorato la tua situazione, sei ca-
rimaneno antro che i cannolicchi
duto più in basso
Scarta, scarta … a forza di scartare non
rimangono che i i cannolicchi
A sera è mèle, a mmatina è fèle
Riferito agli schifiltosi che tolgono dal mi-
La sera è miele, la mattina è fiele
nestrone i fagioli, la carota, il sedano, ecc.
E’ dolce far tardi, ma è duro alzarsi pre-
e alla fine rimangono solo i “cannolicchi”,
sto al mattino
cioè la pasta corta

O fongo è marfidato Micizia e no pratica


Il fungo è infido Amicizia e non pratica
Dare amicizia senza troppa confidenza
Si n ce metti a pampuja, o foco n pja
Se non ci metti la paglia e le foglie sec- Si creso a isso e no a tu patre. Mo ce ten-
che, il fuoco non si accende ghi da stà
Hai creduto a lui e non a tuo padre. Ora
devi starci
A legna zuppa fa o fume Riferito alla figlia che si è sposata con-
La legna bagnata fa il fumo tro la volontà paterna
Nun so’ colori de acqua quissi
Qua jamo pe’ e licchie
Non sono colori di acqua questi
Qui andiamo in rovina
Riferito all’ubriacone bugiardo che è tra-
dito dal viso rosso-paonazzo Trucchia a ppasso, si n ce vajo, ce vajo
Ieri se diceva: scappéte femmine che esso a passà
l’ommini. Oggi, all’incontro: curete om- Scontra e passo, se non ci vado, ci vado
mini che èsso e femmine a passare
Ieri si diceva: scappate femmine che Regola vigente nel gioco delle palline fra
ecco gli uomini. Oggi, al contrario: cor- i bambini: chi proferisce per primo questa
rete uomini che ecco le femmine regola, ha il permesso di non rispettare il
Riferito al fatto che è cambiata la logi- divieto di non poter tirare ancora la pal-
ca del corteggiamento lina se oltrepassa un certo segno-limite

Gnisuno se fa a croce pe’ cacciasse l’occhi Che stemo n piazza?


Nessuno si fa la croce per cavarsi gli occhi Che stiamo in piazza?
Nessuno agisce contro se stesso Qui si fa sul serio, non si scherza

153
Ce o dichi tu da fenilla? Aguarda che Drento a o cappotto de legno n c’entra
sinnó ce faccio o spìppolo gnente, fora che ste quattr’ossa
Glie lo dici tu di farla finita? Guarda che Dentro al cappotto di legno non c’entra
altrimenti gli faccio un buco nella pancia niente, al di là di queste quattro ossa
con il coltello Nella bara non c’entrano altro che i re-
sti mortali
T’avo dato n tappaculo
Ti hanno dato una fregatura Ce manca sempre n sordo pe’ fa na lira
Ti hanno imbrogliato Gli manca sempre un soldo per fare una lira
Riferito all’incapacità di completare
Che tte opri a porta de casa si o porto- l’opera
re è chiuso? S’ha a data na bbella scozzonata!
Che apri la porta di casa se il portone è S’e data una bella lavata a fondo!
chiuso?
Se non fai prima la cosa più importan- Chi ha fatto a mmi nun ne fa ppiù
te, inutile affannarti in quella meno im- Chi ha fatto me non ne fa più
portante Riferito alla mamma che non può più
partorire. Altro significato: io sono uni-
C’evo i lengheli co: si è perso lo stampo
Ci sono i léngheli
E reggìne a o lago stavo a panza a o sole:
Co’ Cupiddo sotto a o letto, che te vò lassa pèrde
‘nzorfà? Le regine al lago stanno a pancia all’a-
Con Cupiddo sotto il letto che vuoi fare ria: lascia perdere
l’amore? Le grosse carpe del lago galleggiano a
pancia all’aria, morte. Non pescare: c’è
Cupiddo è un diavoletto che si annida
qualche infezione in giro
sotto i letti, e se c’è lui non puoi fare al-
l’amore Si te metti a culo pezzone, po’ che te la-
menti?
Nàzzica: ncàrchice na tacchietta
Se ti metti prono, poi di cosa ti lamenti?
Dondola: inserisci una tacca
Se sei troppo remissivo, di cosa ti lamenti?
Dondola: inserisci una tacca di legno sot-
to la zampa più corta di un tavolo o di O vvince o vò mpattà
una sedia O vince o vuole pareggiare
Riferito a persona che non vuole perdere
Fa’ de quisto
Fare di questo Sto mucco n me piace
Di solito la frase accompagna un movi- Questo muso non mi piace
mento del braccio, della mano, della gam- Riferito a persone balorde, loffie
ba, mancando all’interlocutore le paro-
le per descrivere un movimento A nvidia secca l’arbero
L’invidia secca l’albero
O rogo nu è o dindifero Per chi crede alle superstizioni, l’invidia
Il rovo non è fil di ferro ha poteri talmente malefici sull’invidia-
Riferito alla differente resistenza to, fino ad ucciderlo

154
O pe’ torto o pe’ raggione, n te fa tirà Ntroppichenne ntroppichenne, puro c’à
l’imprecazzione fatta a arivà!
O per torto o per ragione, non ti far tira- Zoppicando zoppicando, eppure ce l’ha fat-
re l’imprecazione ta ad arrivare
Evita in ogni modo di farti tirare le ma-
ledizioni, perché arrivano a segno So’ rivato pento pento
Sono arrivato appena in tempo
Ggira ggira, quarcheduno troverajo!
Gira gira qualcuno troverò Ndell’urtimo a a fine, du’ mane tè isso,
A furia di cercare, qualcuno troverò du’ mane tengo io
Alla fine, due mani ha lui e due mani ho io
Tengo u rosichino n corpo... Siamo alla pari: se dobbiamo proprio veni-
Ho una rabbia in corpo … re alle mani, due mani ha lui, due ne ho io

Ride bbè chi ride pe’ urtimo Lassa pèrde i spicciagnommeri, fa’ o fin-
Ride bene chi ride ultimo to bburino
Lascia stare gli avvocati mediocri, fai il
E’ robba che se stracina, eppuro ancora finto tonto
ce aritira a carne
E’ roba che si trascina, eppure ancora è Chi me bbattezza m’è compare
attratto dalla carne Chi mi battezza mi è compare
Riferito a persona che è ridotta in pes- Io sto dalla parte di chi mi dà i vantag-
sime condizioni fisiche, ma ancora è at- gi che cerco
tratta dal sesso
Mejo de bbona fortuna nasce che de bon
Quanno o pìcchelo parla, o granne ha già parentato esse
parlato Meglio nascere di buona fortuna, che es-
Quando il piccolo parla, il grande ha già sere di buon parentado
parlato
I bambini ripetono i segreti colloqui dei Gnotti pioto ché te va pe’ storto
genitori Inghiotti lentamente, altrimenti ti va per
storto
L’urtima!
L’ultima! E chi s’a a perzi?
Malaugurio contro chi fa qualcosa di male, E chi se li è persi?
o urla troppo, oppure oltrepassa il segno Riferito ai soldi. Risposta dei genitori alle
richieste dei bambini di acquistare qual-
Gnente va bbè pell’occhi cosa che non possono permettersi
Niente va bene per gli occhi
Solo gli occhi non hanno bisogno di alcu- Quill’ò…
na cosa, ma il l’uomo ha bisogno di tutto Quell’uomo …
Espressione usata per attrarre l’attenzio-
A o peggio n c’è riparo ne di un uomo a cui ci si appresta a ri-
Al peggio non c’è riparo volgersi: “Scusi, signore”

155
Quilla fé… E’ sempre n cappello a tre pizzi
Quella femmina … E’ sempre un cappello a tre punte
Espressione usata per attrarre l’attenzio- E’ sempre un prete
ne di una donna alla quale ci si appre-
sta a rivolgersi: “Scusi, signora” E corna ce favo da pizzuchi
Le corna gli fanno da pizzuchi
Se vedemo a na cert’ora E’ talmente cornuto, che sembra avere in
Ci vediamo a una certa ora testa i pizzuchi rivolti con la punta al cielo
Riferito ad un incontro in un momento
indefinito Co’ e corna ce nforca o fieno
Con le corna inforca il fieno
Compà, si ppe disgrazzia capiti giò, passa
Compare, se per disgrazia capiti giù, passa Tu tenghi a bbarozza e io o stracìno
Compare, se per caso capiti dalle mie Tu hai il biroccio e io lo stracino
parti, passa a trovarmi Tu sei ricco e io povero

A chi e dà e a chi e promette Che metto i prim’occhi mo?


A chi le dà e a chi le promette Che metto i primi occhi ora?
E’ una persona prepotente che non rispar- Non sono più un bambino
mia nessuno
Pe’ a scenta tira a martinicchia
Sarta chi zzompa… Per la discesa tira la meccanica
Salta chi salta … Nella discesa metti il freno al carretto
Riferito a chi può permettersi di fare quel
che gli aggrada Quisso nun vè pe’ datte i sòrdi, vè pe’
scutrinà
E’ gnorante comme na cucuzza Questo non viene per darti i soldi, viene
E’ ignorante come una zucca per scrutare
Riferito a persona estremamente ignorante Riferito a persona che fa la spia dopo aver
indagato gli affari degli altri
O porteno a o vespro
Lo portano al vespro Che capisci tu che n tenghi na lira?
Il funerale ci sarà nel tardo pomeriggio Che capisci tu, che non hai una lira?
Riferito al fatto che i poveri sono finan-
So’ trovato a strada fatta co considerati poco intelligenti
Ho trovato la strada fatta
Quando ti ho ‘conosciuta’ non eri più Arió!
vergine Ci risiamo!

L’hanno fatto órmo Ariècchice!


L’hanno fatto olmo Rieccoci!
Nella “passatella” all’osteria, non gli
hanno dato da bere Via mó!
Andiamo!
Sta sempre a recchià i cazzi dell’atri
Sta sempre ad origliare gli affari degli altri Isso ce ntosta
Riferito a persona impicciona, indiscreta Lui insiste

156
Si o pisciabbotte n passa, se concallemo Detto dalla moglie al marito per afferma-
Se l’autobotte non passa, ci surriscaldiamo re che è una donna virtuosa e non una
Se il camion che spruzza acqua sulle stra- meretrice
de non passa soffriremo il caldo
A prestà i sòrdi a quillo è comme
Abbita giò pe’ i scapicolli abbrucialli
Abita lontano dal paese Prestare i soldi a quello è come bruciarli

Te l’ero ditto, io… Buffo spubbricato, debbito pagato


Te lo avevo detto, io … Debito reso noto agli altri, debito pagato
Frase del saccente che, col senno di poi, Nel caso in cui il creditore richieda
pubblicamente il dovuto, il debitore si
rimprovera chi ha sbagliato
sente offeso e quindi ripudia il debito
So’ state zzinnate gattive
Fréghite che ssi ttirato: ce fussi stata na
Sono allattamenti cattivi
vorta che me si nvitato a bbeve mezza
Riferito a persone malvagie: avevano avu-
gazzosa co’ n quartino
to allattamenti cattivi
Accidenti come sei tirchio: ci fosse stata
una volta che mi hai invitato a bere mez-
Pe’ na tevola vecchia ce ne vovo duve nove,
za gazosa con un quartino
e pe’ n coppo ruzzo ce ne vovo trene
Un quarto di vino e una gassosa costa-
Per una tegola vecchia ce ne vogliono due
no poco, eppure il tirchio non paga nean-
nuove e per un coppo arrugginito ce ne
che quello e, anzi, sbafa pure l’acqua
vogliono tre gasata
Le cose più sono critiche, più hanno
valore Tu paghi solo a a funtana
Tu paghi soltanto alla fontana
E chi ha schioppato? Tu offri soltanto alla fontana, dove l’ac-
Chi ha scoppiato? qua è gratuita, non all’osteria dove do-
Chi ha fatto la flatulenza? vresti pagare il vino

Chi m’ha cecato! Co’ quille manone nun m’ha ditto mmai
Chi mi ha accecato! tirite più llà
Chi mi ha reso cieco per costringermi a Con quelle grandi mani non mi ha mai
non vedere la realtà! detto tirati da parte
La vedova fresca loda la mitezza del ma-
I buffi ce esceno da e saccocce rito morto e steso sul nuzial talamo: mai
I debiti gli escono dalle tasche picchiata da lui, mai allontanata
Riferito a persone molto povere
Avoja a predicà predicató: si predichi pe’
Ccusinta n se po’ ì più avanti mmi, predichi male
Non si può più andare avanti così Hai voglia a predicare, predicatore: se pre-
dichi per me predichi male
Che me te sì pijato n mezzo a a strada? Hai voglia a predicare, predicatore: se lo
Che mi hai preso in mezzo alla strada? fai per me, perdi tempo

157
Quanno a vedova se riammarita, a pia- Stracina o culo pe’ ttera
neta nu è finita Trascina il sedere per terra
Quando la vedova si rimarita la sua pia- Ha le gambe corte
neta non è finita
Chi paga davanti è servito de ghietro
Quando al vedova si rimarita la sua vita Chi paga davanti è servito di dietro
continua Chi paga prima che sia iniziato il lavo-
ro, perde i soldi
Me te ttacco all’anima!
Mi ti attacco all’anima E’ mejo a lavorà co’ chi n te paga che co’
Ti ammazzo! chi n te capisce
E’ meglio lavorare con chi non ti paga che
Fa’ n’orghino comme n’or de notte con chi non ti capisce
Fare un organo come un’ora di notte E’ preferibile lavorare con chi non ti paga
Fare una grande fatica, continuata; im- piuttosto che con chi non comprende la
pegnarsi allo spasimo tua bravura

E’ n pidocchio rifatto
Fa’ n culo comme n secchio
E’ un pidocchio conclamato
Fare un deretano come un secchio E’ uno arricchito che è rimasto povero
Lavorare e faticare altra misura nell’animo e nei comportamenti
Puro si ce piscia vè su l’oro De o maiale nun se sprega gnente
Anche se urina viene su l’oro Del maiale non si butta niente
E’ il fortunato per eccellenza
Riponi o pà drento a a màrtera pe’ o gior-
Areto patró! no doppo
Dietro, padrone! Riponi il pane dentro la martora per il
giorno dopo
Avvertimento al padrone del carretto di
guardarsi alle spalle, di stare attento a non O fusajaro ha sciuttato o mmastello
venir derubato Il rivenditore di lupini ha vuotato il ma-
stello
Si o bbùzzico nn’è ritonno, quarchedu- Il rivenditore ha venduto tutta la merce
no a a cciaccato
Se il barattolo non è tondo, qualcuno lo Quanno o vino fa o fiore, pìa d’aceto
ha pestato Quando il vino fa il fiore prende di aceto

Sta sempre a rumà e n se ngrassa mmai


Quissa nn’è ogna de sartora
Sta sempre a ruminare e non ingrassa mai
Questa non è unghia di sarta
Riferito alle contadine che volevano na- A chi tòcca n se ngrugna
scondere il proprio mestiere, ma le mani A chi tocca non metta il muso
incallite e le unghie nere le tradivano A chi tocca una traversia, una disgrazia,
l’accetti con rassegnazione
Più ne tè e più ne vò!
Più ne ha e più ne vuole Guarda che te ce stacca solo o ntocco de
Riferito a persona avida a campana!
Sì roscio comme n papammero Guarda che ti ci stacca soltanto il tocco
Sei rosso come un papavero della campana

158
Solo il tocco della campana a morto di- So’ i preciutti che amancheno, no l’ancini
vide i coniugi Sono i prosciutti che mancano, non gli un-
cini
Che fa? Prima te crompi o masto e po’ Non ci sono scuse per non comprare,
o sumaro? manca il denaro per farlo
Che fai, prima compri il basto e poi il
somaro? Patre, Fiòlo e Spirito Santo, sò trovato o
sumaro finente che campo
N te trigà ché tengo prescia Padre. Figlio e Spirito Santo, ho trovato
Non ti attardare, perché ho fretta il somaro fintanto che vivo
Espressione delle donne che si maritano:
Va a pullo co e galline
fatto in segreto il segno della croce, di-
Va a dormire presto, come le galline
chiarano a se stesse di essersi sistemate
Quillo fa comme l’antichi che se magne- (il somaro è il marito che le governa)
veno a coccia e butteveno i fichi
E bbeschie so tante, ma o maniscarco è uno
Quello fa come gli antichi che mangiava-
Le bestie sono tante ma il maniscalco è uno
no la buccia e scartavano i fichi
Riferito a chi fa qualcosa contraria alla I semo nfinocchiati!
logica Li abbiamo infinocchiati
Il finocchio, se mangiato prima di bere
Tu parla quanno piscia a gallina il vino, pareggia nel dolce ogni sapore,
Tu parla quando orina la gallina per cui camuffa la vera qualità del vino
Non sei autorizzato a parlare stesso. Per rendere neutra la bocca, va
Teneva n cortello longo quanto na set- mangiato invece un pezzetto di pane, non
timana il finocchio che falsa i sapori. Quando gli
Aveva un coltello lungo quanto una set- osti di Roma non erano al corrente del-
timana l’imbroglio, i vignaroli dei Castelli servi-
vano loro un bel piatto di finocchio a caz-
O peracottaro sta denanzi a Pangrazzio zimperio, cioè in pinzimonio, con olio,
o fornaro pepe e sale: leccornia mai dismessa nei
Il rivenditore di pere cotte sta di fronte a pranzi. Gli osti romani, sentendo il vino
Pancrazio il fornaio gradevole, lo compravano; ma, il giorno
Il rivenditore di pere cotte si poneva con dopo, bevendo a bocca pulita, ne scopri-
la sedia e la teglia all’angolo via Saffi-Ro- vano i difetti
tonda, davanti a Pancrazio il fornaio
Si vò o filaro dritto, nun ce po’ mette i
Si o zinale è panonto, a parannanza che passoni storti
te a metti a fa? Se vuoi il filare dritto non ci mettere i pas-
Se il grembiule è unto, che te la metti a soni storti
fare la parannanzi? Se vuoi che una cosa funzioni bene, non
puoi affidarla a incompetenti
Pà de veccia e caffè de ceci
Pane di veccia e caffè di ceci Chi n tè faccia, n se marita
Riferito all’estrema povertà Chi non si fa notare non si marita

159
Riferito alla donne che, troppo vergogno- Riferito ad utensili da tinello che hanno
se, rimangono zitelle perché non si fan- tutti, sia i piccolissimi coltivatori diretti
no avanti per essere notate sia i latifondisti. Gli uomini hanno tut-
ti un denominatore comune che li lega
O vino è a zinna de i vecchi
Il vino è la mammella dei vecchi “Si ito a Roma? Si perzo a portrona”
“Mapperò so ito n Campitojo e a portro-
Che te levi a sete co’ o preciutto? na a rivojo”
Che ti togli la sete con il prosciutto? “Sei andato a Roma, hai perso la poltro-
Riferito ad una azione sbagliata, il pro- na.” “Però sono andato al Campidoglio e
sciutto è salato e quindi non toglie la sete la poltrona la rivoglio”
Frasi dette da due persone: la prima che
O pe’ riffe o pe’ raffe ha preso il posto lasciato libero dalla se-
In un modo o nell’altro conda; la seconda che lo vuole indietro

O celletto che sta n gabbia, nun canta pe’ Quanno o rocchiciano dice che “c’è o
amore canta pe’ rabbia gnaffu pe’ a via”, fermite a a funicolare
L’uccello che sta in gabbia non canta per Quando il rocchigiano dice “c’è il fango
amore ma per rabbia nella via”, fermati alla funicolare
La gabbia può far riferimento a tante Invito ad essere prudenti
cose, compreso lo stato matrimoniale o Riferito al fatto che il fango può impe-
la servitù sotto padrone dire di giungere a Rocca di Papa, dove
si poteva arrivare dalla parte bassa attra-
N tè rimasto antro che magnatte o verso la funicolare
mórciolo
Non ti è rimasto che mangiare il muco
nasale
Il massimo della povertà

O fico trattelo da nemico


Il fico trattalo da nemico
L’albero di fico è generoso e resistente:
più lo tagli, lo poti, lo ‘maltratti’, più ri-
cresce rigoglioso e pieno di frutti

Triste l’orto che n tè o rospo


Triste l’orto che non ha il rospo

Se manca il rospo nell’orto, manca il


nemico naturale degli insetti dannosi

Bugàli e mbuttatori, pe’ poracci e pe’


signori
Boccali e imbuti, per poveri e per signori Veduta di Rocca di Papa sotto la neve

160
A o lago te se succhia l’erba mora Nun te fa mette e mane addosso da sti
Al lago ti succhia l’erba mora macellari: va’ a Roma da i frati bboni fra-
Riferito alla credenza secondo cui al lago telli, o a o Pulligrinico, ch’è più mejo
Albano i nuotatori imprudenti vengono Non farti mettere le mani addosso da que-
risucchiati al fondo dall’erba ‘moli’, ric- sti macellai: vai a Roma dai buoni fratel-
ciute alghe che si avvinghiano ai piedi li, al policlinico, che è meglio
Non farti operare dai chirurghi di paese,
Co’ sta cionca a e cianche vo’ rivà finenta ma vai a Roma al Fatebenefratelli o al
a l’anfiteatro? Svorta pe’ Fratini, fa’ prima Policlinico
Con questa debolezza alle gambe vuoi ar-
rivare fino all’anfiteatro? Svolta per Fra- Frascatani: se senteno tutti issi: l’ari ca-
tini, fai prima stellani so’ quadriellina
Frase maligna riferita a persone male in Frascatani: si sentono tutto loro; gli altri
arnese a cui viene suggerito che, se non castellani sono erbaccia infestante
riescono a camminate in salita fino all’an-
fiteatro, è bene che vadano direttamen- Quissi so’ stuvali pe ì pe’ a Ntogna, no
te al cimitero che si trova di fronte. a caccia de cignali
Fratini è stato per decenni il custode del Questi sono stivali per la Ntogna, non per
cimitero di Albano la caccia dei cinghiali
Sono stivali di poco pregio

Famme ì, sinnó pare diviso che quanno


vè mi socera n ce sto mmai
Fammi rincasare, altrimenti può sembra-
re che quando viene mia suocera io non
sto mai in casa

De tanto male nun t’avvelì; de tanto bbe-


ne n te rillegrà
Di tanto male non ti avvilire, di tanto bene
non ti rallegrare

L’Itaglia comenza a Sarocco e fenisce a


a Stella
L’Italia comincia a San Rocco e finisce alla
Stella
Espressione che fa cominciare e finire l’I-
talia all’inizio ed alla fine del territorio
Albano Laziale - cimitero monumentale della città di Albano sulla via Appia

Casa granne comme Roma, gnuno a casa sua Arbano caput mundi e Roma secundi. Ar-
Casa grande come Roma, ognuno a casa sua bano capo mundus
La coabitazione è sconsigliabile, anche Espressioni campanilistiche in latino
se si ha una casa grande come Roma maccheronico

161
Ce manca sempre n sòrdo pe’ fa’ na lira
Gli manca sempre un soldo per fare una lira
Gli manca sempre qualcosa per comple-
tre l’opera, detto di persona che non rie-
sce mai a concludere

Comme a ggiri ce manca n pezzo


Come la giri gli manca un pezzo
Nell’esecuzione di un lavoro manca
sempre qualche elemento. Espressione
usata, per esempio, dai sarti

Carnevale fu de li contenti, chi ebbe ca-


Albano Laziale in una cartolina d’epoca - Palazzo Doria cio fece i maccaroni, o poveraccio che n
(a sinistra), Porta Romana e Chiesa di San Rocco teneva gnente se ne nnette a letto a ca-
lata de sole
Chi esce lecca, chi sta a casa se secca Carnevale fu delle persone contente, chi
Chi esce lecca, chi sta a casa secca ebbe il formaggio preparò i maccaroni, il
Restando a casa non si colgono le occa-
povero che non aveva niente se ne andò
sioni che offre il mondo, anche le più in-
a letto al calar del sole
sperate
Immagine della ricchezza e della povertà
I sòrdi manneno l’acqua pe’ ll’i n insù
I soldi mandano l’acqua all’insù A sì piata cotta!
Il denaro riesce a produrre effetti straor- Ti sei interstardito l’hai presa cotta!
dinari
Se vedemo a Sarocco
O secchio e l’olivaro Ci vediamo a San Rocco
Il secchio ed il venditore di olive Con riferimento al luogo in cui incontrar-
Riferito ad una coppia di persone, una si per andare a Roma (la chiesa di San
alta e l’altra bassa. L’immagine è quella Rocco, con a fianco la porta romana, era
del venditore di olive verdi che si incon- situata all’inizio della Via Appia ed attual-
trava per strada e che teneva le olive in mente corrisponde a Piazza Mazzini)
un secchio di legno chiamato mastello
Si trovato a vigna de i cojoni
Ma fatte n treschiere de ossa de persica Hai trovato la vigna degli sprovveduti
Ma fatti un clistere di ossa di pesca Riferito a chi approfitta della bontà e del-
Esortazione a tacitare una persona la disponibilità altrui
Cianca de fava
Ha fatto o conto co’ tre castegne a ric-
Gambe di fava
cio e ‘nvece so tutte cucchiarelle
Detto di persona con le gambe storte
Ha fatto il conto con tre castagne ogni ric-
È mejo a bevanna che l’acqua santa cio, mentre dentro l’involucro ha trovato
E’ meglio la bevanda dell’acqua santa castagne vuote
Bisogna godersi la vita, visto che si deve Riferito a chi fa i conti in maniera otti-
morire mistica, ma rimane deluso

162
Ma va a rubbà o gallo a Sarocco! È passato l’angelo e ha detto ammènne
Ma vai a rubare il gallo a San Rocco! È passato l’angelo ed ha detto amen
Vai a rubare il gallo in cima alla bande- Riferito a situazioni preannunciate e con-
ruola della chiesa di San Rocco, impre- cluse malamente
sa più facile che imbogliare me. Espres-
sione indirizzata a persona che tenta di A quillo a fame o sbatte da n muro a
imbrogliare ed a cui si dice non è il caso n’atro
A quello la fame lo sbatte da un muro ad
Statte zzitto, sì n ciuciaro, n capisci n cazzo un altro
Stai zitto, sei un ciociaro, non capisci niente Riferito a persona particolarmente indi-
Espressione usata nei confronti dei fore- gente che non ha di che mangiare
stieri, moderatamente offensiva
A cascata de e persiche
Te spulicchio La caduta delle pesche
Ti porto via tutti i soldi Riferito a situazioni che avvengono o
Riferito a chi gioca d’azzardo e che si maturano tutte insieme in un breve las-
propone di vincere tutti i soldi di cui so di tempo
dispone l’avversario
Fatte n creschiere de ossi de perzica!
Quanno o rivedo è a seconda vorta Fatti un clistere di noccioli di pesca!
Quando lo rivedo è la seconda volta Ma lascia stare! Non è cosa!
Riferito a persona mai vista e conosciuta

Chi è mignotta? Bricida


Chi è meretrice? Brigida
Riferito a persona che viene incolpata
anche quando è innocente

Fine

163
Indice

CURRICULUM ....................................................... Pag. 3

PREFAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 9

INTRODUZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 12

ABBREVIAZIONI ...................................................... pag. 15

VOCABOLARIO ....................................................... pag. 17

TESTI IN DIALETTO .................................................. pag. 95

DETTI E PROVERBI ALBANENSI .................................... pag. 103


Chiuso nel mese di marzo 2014
nella tipografia

ARTI GRAFICHE DI TORREGIANI A. & C.


ALBANO LAZIALE - ROMA
TEL. E FAX: 06 932.00.46
e-mail: torregianipiero@libero.it

© Arti Grafiche di Torregiani A. & C.

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