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mercenario.

Nel 300 poi riescono ad avere il controllo dei Dardanelli: controllo dei
commerci e si aprono la strada ai Balcani. All’inizio del 400 sembrano sul punto di
conquistare Costantinopoli, ma vengono fermati da un colpo di coda mongolo. I Turchi
Ottomani decidono di occupare l’Europa: 1453 sotto Mohamed II attaccano Costantinopoli
e la conquistano. I Turchi si propongono come successori dell’Impero d’Oriente: pongono
la capitale a Costantinopoli; hanno molta accoglienza delle minoranze; prendono molti usi
del vecchio impero.
Con l’espansione turca nei Balcani l’ultimo polo ortodosso è il principato di Mosca: Ivan II
sposa la figlia dell’ultimo imperatore, porta a Mosca usi e costumi della corte bizantina,
adotta il termine Zar (sotto l’Augusto di Costantinopoli c’era per importanza il Cesare). La
conquista implica l’eliminazione dei privilegi e delle enclave politiche latine: la posizione dei
mercanti soprattutto italiani nel Mar Egeo e nel Mar Nero si indebolisce moltissimo.
Questo insieme ai grandi conflitti civili tra gli eredi di Camerlano rendendo impraticabile la
via di terra verso la Cina. Rimane aperta la via da Alessandria, ma chiusa ai latini per le forti
tasse dei mamelucchi: si deve aprire un’altra strada;
 Spagna e Portogallo sostengono quest’ambizione con due strade diverse:
circumnavigazione del mondo vs. dell’Africa. Sono scelte politiche legate agli sviluppi
tecnologici della cantieristica: la caravella sostiene l’Oceano ed è l’unica alternativa alla
brillantissima giunca cinese. Sono viaggi eminentemente mercantili. Oltre a Cristoforo
Colombo, i Portoghesi raggiungono prima il Capo di Buona Speranza con Diaz nel 1487 e
poi l’India con Vasco da Gama nel 1497. Quando l’economia occidentale diventa
dominante su quella cinese? Decolla perché spazza via le società amerindie e sfrutta le
possibilità che offriva il nuovo continente. La cultura latina diventa intercontinentale.

LEZIONE 16. 18/03/19

Mercoledì non ci sarà lezione. La settimana dopo c’è la settimana delle tesi quindi balza tutto.
LE FONTI DELLA STORIA MEDIEVALE
Il rapporto uomo e ambiente nel medioevo: cercheremo di capire come le fonti del passato ci
permettono di ricostruire il panorama. Lavoreremo su fonti selezionate che saranno per la maggior
parte testi. Le slides saranno caricate su Ariel. Un parte dell’esame sarà proprio a partire da una
slide che ci viene riproposta.
Il concetto di fonte va introdotto in qualche modo perché non è ovvio:

 Cosa vuol dire fare storia ambientale?


 Cosa sono le fonti e come le usa lo storico? Come le possiamo classificare?

Si accede a tutte le testimonianze che il passato ci ha lasciato. Non esiste una maniera di leggere le
fonti, ma ci sono 2 tipi di ricerca diversa: trovare nuove fonti per esempio, o rileggere sotto nuove
prospettive documenti già analizzati. Un documento può darci tante risposte a seconda delle
domande che gli vengono fatte. Pensiamo ad una pergamena notarile per una vendita di una
terra:

 Ad uno storico dell’economia interesserà la moneta, il costo.

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 Ad uno storico della società interesserà il tipo di figura professionale e non coinvolta nel
fatto.
 Ad uno storico della lingua interesserà il linguaggio usato.
 Ad uno storico del diritto interesseranno i tratti del diritto romano presenti.
 Ad uno storico diplomatico altri aspetti.
 Al paleografo altri ancora.

Dunque sceglieremo un punto di vista e vedremo cosa possono dirci le fonti interrogate dal punto
di vista in questione: l’ambiente medievale. Studiare la storia ambientale significa sicuramente che
l’uomo deve esserci, anche se non tutti sono d’accordo. Marc Bloch dice che la storia è la storia
dell’uomo, non si può prescindere da esso. Per molto tempo la storia ambientale è stata vista
come storia dell’uomo nell’ambiente o storia di come l’uomo modifica l’ambiente, in una
prospettiva esclusivamente umana. C’era un presupposto, un pregiudizio, per cui gli esseri umani
rispondono solo a se stessi e modellano la proprio vicenda interagendo col mondo circostante in
maniera unidirezionale, lo cambiano. L’uomo è civilizzato quando è civis, legato ad una città, luogo
della civiltà, contrapposto al selvaggio, che sta nella silva, luogo non colonizzato dall’uomo, non
antropizzato. Vivere in spazi in cui la natura è domata si confà all’essere umano, vivere nella
natura no. Pensiamo allo straniero, che è sempre visto come minaccia, è estranio, strano e magari
anche forestiero. L’uomo che agisce sulla natura è sicuramente parte dello studio della storia
ambientale, ma si è più faticato a vedere anche l’effetto della natura sull’uomo. Da Darwin c’è
questa idea comunque, ma sembra che questa prospettiva non sia entrata nella storia, come se i
tempi della natura, i tempi con cui evolve l’uomo, i tempi con cui evolve lo spazio (erosione,
crescita etc), non sono compatibili coi tempi della storia. Si può parlare di 100, 200 anni in storia,
ma di 10 000, 20 000 anni in termini evolutivi.
Si è parlato di storia del paesaggio, ossia come l’uomo percepisce gli spazi che li circondano.
Ultimamente si tende ad avere una visione più complessiva > l’uomo non è vero che ha solo tempi
geologici ma anche il mondo naturale cambia in maniera molto più rapida di quanto si creda e c’è
una interrelazione tra uomo e ambiente: l’uomo fa dei cambiamenti e l’ambiente da stimoli che
cambiano le società umane. Per esempio vediamo i terremoti: non sono causati dall’uomo, ma
influiscono indubbiamente sulla sua attività. Storia ambientale allora vuol dire vedere
l’interrelazione tra uomo e ambiente. Un aspetto importante sarà quello della percezione culturale
dell’uomo: se io sono romano civile sarà la città e selvaggia la foresta. Ma se sono un germanico la
mia prospettiva sarà opposta. Quindi capiremo anche come le società umane percepiscono
l’ambiente.
Quando parliamo di fonti di cosa parliamo?
Per come le interpreta la storiografia adesso sono qualsiasi testimonianza che il passato ci ha
lasciato. Lo storico può riutilizzare tutto ciò che il passato ci ha lasciato. Bloch è stato iniziatore di
questa interpretazione. Fino ad un secolo fa la fonte per eccellenza era quella scritta.

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Poi lui ha capito che infondo qualsiasi cosa lasciata può essere fonte, non solo quelle scritte, anche
un edificio può darmi delle informazioni essenziali. Bloch diceva che se noi vogliamo fare per
esempio uno studio del paesaggio francese dobbiamo partire dai vari tipi di paesaggio nelle varie
zone della Francia, e da lì risaliva di momento in momento alle diverse configurazioni.

 Scritte
 Artistiche
 Materiali
Oppure:
 Fonti volontarie: prodotte per lasciare una testimonianza, per esempio una statua.
 Fonti involontarie: costituite senza volontà di lanciare un messaggio.

Ci sono cose fatte per mandare messaggi, altre no, e alcune intermedie. Una chiesa ha uno scopo
pratico ma manda anche un messaggio. In questa moltiplicazione delle fonti lo storico è disarmato.
Non può interpretare allo stesso modo uno scavo, un registro o una architettura. Bisogna parlarsi
fra storici con gli studiosi delle singole discipline (archeologo, numismatico). C’è una sorta di
Network. La fonte per eccellenza rimane comunque quella scritta, che già sottintende un certo
grado di volontà, viene prodotto per lasciare una testimonianza del futuro. Per la storia
ambientale una delle fonti migliore sono i pozzo dei rifiuti, dove si vede cosa mangiavano etc…
invece se scrivo qualcosa questa dovrebbe rimanere più a lungo. Le opere di personaggi che hanno
vissuto avvenimenti importanti o subito a ridosso di questi e ne hanno lasciato testimonianze. Le
cronache ambientali hanno importanza enorme per esempio, sono anche affidabili perché
riportano l’azione di un uomo sulla natura, come disboscamenti etc oppure anche terremoti e
alluvioni. Per altri sensi, eventi metereologici per esempio richiedono più cautela. In questo livello
di produzione conscia lo storico può trarre anche dalla manualistica, nel 200 si diffonde una forma
di scrittura pratica. L’alfabetizzazione si è ormai diffusa e nascono prodotti letterari rivolti ad un
pubblico più ampio e nasce così la manualistica. Per esempio i tacuina sanitatis: sono repertori di
piante, animali, che illustrano il loro uso in medicina per esempio.

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Fonti che non sono descritte per la natura ma ne parlano. Delineano in termini generali un quadro.
Altre sono le leggi, prodotte non per parlare di qualcosa di natura ma ne parlano comunque e
permettono di costruire gerarchie. Si può scendere di più sul territorio. Le sentenze anche ci
permettono di scendere nella vita quotidiana.

 Leggi imperiali
 Statuti comunali
 Decreti, sentenze

Altri testi indiretti possono essere le fonti narrative

 Poesie
 Lodi della città
 Novelle

Sono tutti fatti per intrattenere il lettore e ci pongono dei problemi specifici. I boschi magici per
esempio offrono una visione abbastanza reale di come erano concepiti, erano visti come luoghi in
cui il sacro è più vicino all’uomo. La novellistica può offrire anche spazi di vissuto. (vicenda del
cavaliere di Cipro che quando ha il cavallo vecchio lo abbandona e questo vaga per le strade, nella
piazza della città c’è una campana per chiamare in giudizio per riunire il tribunale e il cavallo
rosicchia la corda che la tiene, la campana suona, il re va a vedere, vede il cavallo e dice che il
cavallo è andato in giudizio contro il suo padrone e questo è costretto a mantenerlo. Si proietta
una immagine umana su un animale e dimostra che ci sono sentimenti verso questi animali.

Poi ci sono i documenti veri e propri: spesso si parla di documento come fonte ma il documento è
un po' particolare, il documento ha valore di prova. Deve avere tutta una serie di accorgimenti che
la rendono giuridicamente valida: la data, i dati personali e le firme autografe. Ci sono documenti
pubblici convalidati da un’autorità e documenti privati prodotti
 Documento come mezzo di prova
 Documento pubblico
 Documento privato

FONTI ARTISTICHE E ICONOGRAFICHE

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- Pitture
- Bassorilievi
- Miniature
Il paesaggio è sempre fortemente mediato, tende a mandare un messaggio il paesaggio
dell’artista medievale. Non è fedele alla realtà al 100percento. Es. quadro di S. Francesco,
umanizzazione della natura. Messaggio teologico (esempio).
L’ARCHEOLOGIA
FONTI INVOLONTARIE: LE FONTI MATERIALI
- Edilizia e murature: es Pompei, strade ed edifici, danno informazioni sull’ambiente,
sull’organizzazione degli spazi, come è stato sfruttato l’ambiente… perché per esempio si
sceglie di stare alla base o in cima ad una collina. Per sfruttare al meglio l’acqua.
- Manufatti e oggetti d’arredo, Fatti di cose tratte dalla natura.
- Rifiuti: Fonte importantissima, non mediata in alcun modo, ci avvicina moltissimo alla
realtà. Es. Ceramica finisce nel pozzo dei rifiuti quando si rompe, non se ne può fare altro.
ARCHIVI DELLA NATURA
Consiste nel fatto che nei resti organici si riesce a calcolare l’età. Es. carbone 14. Da l’idea che
la natura conserva già in se stessa le tracce del proprio passato. Le scienze naturali hanno
iniziato ad interrogarsi loro stesse sul loro passato, studiare i mutamenti del clima sulla base di
erosioni, costruzioni. Si sono sviluppati metodi molto più dettagliati come i carteggi del
ghiaccio. Siccome ogni anno si crea uno strato nuovo di ghiaccio, abbiamo una sorta di
memoria anno per anno della storia di quel ghiaccio. Stesso ragionamento si può fare con gli
alberi, anello di crescita dell’albero, tagliandolo si riesce a leggere l’età dell’albero. Lo spessore
degli anelli ci può dire se quell’anno è piovuto tanto o no.
FONTI UMANE: scheletri e ossa.

Quindi solo da una settantina di anni abbiamo accesso agli archivi della natura. Una serie di
metodologie che consentono alle scienze naturali di riflettere sul proprio passato. Di riflettere in
maniera più precisa sul proprio passato. Caso della decadenza degli isotopi. Da qui si riesce a
calcolare l’età di una cosa. Il carbonio 14 è stato mitizzato. Il livello di approssimazione è 1500 anni
quindi è bizzarro.
L’antropologia forense anche ci offre fonti oggettive che partono dallo studio di ossa etc per
costruire una storia della salute per esempio.

LEZIONE 17. 19/03/19


Clima, storia del clima, storici e clima:
Da un lato vedremo i problemi e i limiti dell’uso delle fonti che abbiamo presentato ieri e dall’altro
capiremo i limiti dell’uso acritico che si fa spesso di questi. la storia non è una disciplina puramente
di svago, un’attività inutile né è vero in assoluto che la storia sia un fatto ciclico. Sicuramente
capire il passato ci aiuta a capire il presente. La storia del clima la fanno climatologi di solito.
La storia del clima:

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Grafico che mostra una plausibile ricostruzione dell’andamento del clima nella storia e mostra
come il clima vari durante le epoche e vediamo 2 periodi caldi: romano e medievale: periodi di bel
tempo seguito dall’era glaciale, l’età moderna, caratterizzata da un clima più freddo fino agli inizi
del 900 quando l’industrializzazione cambia l’andamento delle temperature. Nel periodo caldo
romano ci può essere anche un anno particolarmente freddo e viceversa nel periodo freddo:
bisogna stare attenti a distinguere tra le medie e i singoli dati, in un anno molto caldo non tutti i
365 giorni saranno caldi. C’è una differenza tra una linea di tendenza che è mediale e il singolo
dato puntuale. Il secondo problema è che non abbiamo tutti i dati, sappiamo alcune temperature
di alcuni periodi soltanto per il mondo occidentale e solo a partire dalla fine del 700, quando si è
iniziato ad utilizzare il termometro e un sistema di scale più o meno condivise. Non venivano prese
prima queste misure, abbiamo dei cosiddetti ‘proxy’, dati similari da cui dedurre le temperature:
per esempio guardando lo spessore degli anelli di un ceppo possiamo capire le temperature
perché si sviluppa di più negli anni piovosi e meno in quelli secchi, ma andare poi a stabilire una
temperatura è difficile e altamente approssimativo. Uguale con l’estensione dei ghiacciai.

Estremamente caotico rispetto al precedente. Questo è il famigerato bastone da hockey: la


popolazione mondiale, il consumo energetico non influiscono così tanto fra età romana e 700 ma
si impennano con le rivoluzioni industriali. Questo dato è stato presentato anche dai climatologi,
piccole oscillazioni all’inizio ma deciso aumento con la seconda metà del XX secolo. iniziata questa
teoria negli anni 80, quando ci si inizia a preoccupare. La piccola era glaciale continua fino ad inizi
900 e i dati dicevano che si andava ancora verso il freddo e non verso il caldo. Poi la realtà ha

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smentito questo schema e ci si è iniziati a domandare perché. Il problema è che nello stesso
periodo stava muovendo i primi passi la climatologia storica. Si conosceva meglio anche il clima del
passato e anche gli storici iniziano a pubblicare storie del clima. Caso di storico francese che scrive
di questo caldo medievale partendo da dati proxy come la raccolta nelle vigne: si vendemmiava
prima degli anni freddi e dopo quelli caldi, per legislazioni istituzionali. Questa operazione è stata
contestata perché distruggeva il bastone da hockey e i promotori sono stati accusati di contrastare
l’allarme clima. Quando l’evidenza scientifica del cambiamento del clima in 100 anni circa si rende
manifesta, questa è argomento principe per i detrattori della teoria del riscaldamento globale. Da
qui emergono altri tipi di schemi in cui la temperatura medievale sarebbe molto più alta di ora, ma
è falso. È un grafico di propaganda:

È un grafico troppo semplice, la scala verticale è muta e quindi poco chiara. Bisogna attenersi a
grafici estremamente complessi in cui i dati sono più precisi. In cui anche i gradi sono specificati
sull’asse verticale. È diviso in emisferi vari e mette in luce il dato del riscaldamento costante negli
ultimi anni. Lavoriamo con dati approssimativi ricavati da fonti che testimoniano il passato ma non
sono rigorosamente storiche, cioè il rischio di fraintendimento è molto forte. Prendiamo il
carotaggio del ghiaccio: si vedono i diversi strati abbastanza facilmente anche ad occhio nudo.
Sono una stratigrafia del passato e ci fanno dire un sacco di cose: se un anno è stato freddo o
caldo, fenomeni catastrofici per via di polveri vulcaniche per esempio. Si può leggere anche
l’inquinamento per esempio del piombo usato per cuocere le ceramiche dai romani e cinesi.

Ci sono una serie di eventi che però possono aver modificato lo strato di ghiaccio a prescindere
dalle temperature, quindi si va molto a spenne anche in questo caso.
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Stessa cosa anche con la dendrocronologia, non si può andare molto indietro, posso risalire al XIX
secolo massimo. Gli alberi secolari non posso abbatterli e quelli secolari sono eccezioni. Quindi su
basi certe ci porta indietro di max un secolo o un secolo e mezzo. Se per costruire il tetto di una
chiesa ho usato il legno allora quel legno ci permette di lavorare attorno a quegli anni in cui è stato
costruito, dobbiamo sapere però in che anno è stato abbattuto. Dobbiamo trovare agganci o con
altri alberi con la stessa sequenza nella stessa zona e quello è databile allora possiamo datare
anche il secondo ma ci vuole tanta fortuna. Quindi succede che spesso si rivolgono al dato storico
per l’aggancio temporale. Info che i documenti storici danno sulla data di costruzione della chiesa
per esempio. Oppure troviamo fonti in cui sequenze di anni di maltempo o bel tempo si trovano e
allora quegli anelli corrisponderanno a quegli anni.

Ancora lo studio di sedimenti e pollini, che ci dicono i primi quanto fosse profondo uno specchio
d’acqua. Però è poco chiaro. L’altra cosa sono i pollini che vengono sigillati da terre come argilla e
torba e ci danno indizi sulle piante, per cui l’estensione verso nord di determinate culture ci da un
proxy sulle temperature medie.

In tutto ciò uno storico cosa può fare? Deve sapere queste cose, perché il clima influisce sul dato
umano e sull’ambiente. Poi può portare un suo contribuGto, ma bisogna stare attenti a definire il
suo contributo. Alcuni storici la vedono in funzione ausiliaria credendo di doversi limitare a offrire
dati cardine, in realtà lo storico deve studiare l’essere umano e tenere alta la guardia rispetto
all’uso approssimativo che si fa del dato storico. Gli scienziati spesso si approcciano alle fonti
storiche col presupposto che chiunque la può sapere, ma in realtà ha una sua specificità e si hanno
sensibilità che lo storico ha e lo scienziato no.
I rischi delle fonti: il gelido inverno del 1284, di Salimbene de Adam:
 Inoltre, nell’anno suddetto nella notte tra Natale e S Stefano e per tutto il giorno seguente
ci fu una nevicata che fu talmente forte da spezzare i rami di molti alberi.
Da una fonte del genere può capitare di pensare che allora il 1284 è stato un anno freddo, ma non
è necessariamente così. Il cronista si dedica ad un momento non si può fare una stima globale a
partire da dati puntuali di questo tipo.
Per esempio i fiumi ghiacciati sono sintomo di anni caldi e non freddi, causati dal brusco
cambiamento delle temperature.
I rischi delle fonti: la viticultura in Inghilterra:
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fra XIII e XIV l’Inghilterra è piena di viti e si produce il vino > questo è dovuto alle temperature alte
per cui la vite cresceva: questo è argomento dei negazionisti: nel 300 er apieno di viti adesso no
quindi era più calda nel 300 che ora. È un argomento subdolo, il mercato e il consumo erano
diversi: c’erano anche con Enrico VIII, in epoca glaciale. A fine 200 viti sul lago di Como: non c’è un
filare di vite in lago di Como.
Semplicemente il vino di quelle zone è non buono e quindi non si fa.

Il consumo di massa era del vino locale, i ricchi lo facevano arrivare da dove era buono e lo stesso
ragionamento è per l’Inghilterra: il vino ricavabile non sarebbe buono. I ricchi non lo bevevano
infatti.

L’obiettivo dello storico deve essere quello di aiutare gli altri studiosi ma non deve appiattirsi sui
loro ragionamenti e necessità, bisogna comprendere le società umane. Questo è il lavoro dello
storico. Lo storico così può dialogare con gli scienziati fornendo cose attendibili.
Quindi la conoscenza del passato è utile per questo ma anche perché è uno specifico dello studio
dello storico: esempio lo studio delle catastrofi. L’interesse storico di questa cosa è lo stress test: la
messa alla prova di una società umana: o si disgrega o è resiliente e mantiene una sua
compattezza. Capire i parametri che consentono l’impatto di una catastrofe può essere molto
istruttivo. Più la società è complessa più è vulnerabile. Altri dicono il contrario. Quali fattori della
complessità aiutano e quali no. Per esempio la peste nera, caso interessante e drammatico in cui
un terzo della popolazione muore. Di fronte a questa cosa est e ovest reggono. Non ci sono
fenomeni di collasso. Momenti difficili si ma non collasso. I morti della pestesi trovano tutti sepolti
e affiaco ci si raggruppava. Nel 1350 era come se nulla fosse stato.

LEZIONE 18. 1/04/19


Roma, i barbari e l’ambiente
Cercheremo di tenere presente 2 elementi:
1. Biunivocità di questo rapporto: come l’uomo agisce sulla natura e come la natura
sull’uomo.
Ovviamente prevale il rapporto dell’uomo sulla natura, l’indagine su queste fonti è molto ampia, le
altre, essendo in una prospettiva recente, sono poche.

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Il momento della transizione tra antichità e medioevo è un momento fortissimo di passaggio per
quello che avveniva nell’ambiente. Il modo in cui gli uomini interagivano con l’ambiente cambia.
Gli studi sulla climatologia concordano nell’evidenziare un periodo caldo romano col picco fra II e
III secolo, partendo circa nel I a.C. e poi cala dopo. Quando fa caldo è il periodo di conquista di
Gallia. Quando fa freddo le terre fredde vengono abbandonate e si tenta di sottomettere la Persia.
Le terre mediterranee erano le più ricche e quindi a prescindere erano le più interessanti per i
romani. La Gallia è solo un serbatoio di uomini e la disfatta di Carre blocca le ulteriori espansioni
dell’impero in Medio Oriente. Il cambiamento è dovuto a fattori esogeni di attività solare. Lente
ma costamti oscillazioni dovute alla variabilità della attività solare.

Questo ha effetti sulle sorti dell’impero. Avrebbe causato l’inaridimento delle steppe di Asia
Centrale e il meccanismo di migrazioni delle popolazioni nomadi si è sconvolto: si sono spostate
verso aree più fertili e possiamo quindi dire che gli Unni si sono spostati anche per ragioni
climatiche. Nello stesso periodo le due grandi entità politiche che dominavano il mondo
eurasiatico sono entrati in crisi: impero romano e impero cinese. Per l’impero romano questa è la
crisi del III secolo, l’impero cinese non sarà resiliente e alla fine del III secolo crolla. Da un lato il
passaggio fra età classica e alto medioevo coincide con un mutamento climatico che ha
influenzato la fine dell’impero romano.
Quello che succede con l’arrivo delle popolazioni e il mutamento culturale è un cambiamento
drastico del rapporto tra uomo e natura. Nell’impero si era affermata una idea definita > la natura
era positiva quanto più era umanizzata, antropizzata. Non si concepiva il pittoresco, il fascino del
bosco, della foresta etc. per i romani la natura andava bene se adeguatamente romanizzata.
Questo si traduceva in una forte pressione che esercitava l’uomo sulla natura. La natura si divideva
in AGER, SALTUS e SILVA. Il primo è il campo coltivato, il cuore del rapporto fra uomo e natura era
la coltivazione della natura. L’atto del coltivare rendeva la natura fertile e quindi positiva e utile. Il
saltus era incolto ma colonizzato comunque, era un male necessario. Gli animali da qualche parte
vanno allevati > saltus. Oppure anche per la caccia. La silva è indomita e quindi pericolosa, vi
stanno gli animali selvatici. E anche l’uomo non civilizzato è selvaggio e sta nella silva.

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La centuriazione era una prassi per cui quando subentravano ad altre popolazioni attuavano.
Dividevano il territori in campi in un reticolo ortogonale. Si creavano 2 assi, e si creava una
scacchiera. Era un esempio di razionalità romana. I soldati erano ricompensati con terre e si dava a
ogni soldato la stessa superficie grazie a questa divisione geometrica. Denaturalizzazione quindi
del territorio. Certo la presenza di un fiume influiva sulla centuriazione, ma alberi etc vengono
abbattuti. I migliori risultati si hanno in pianura. Una riduzione del paesaggio ai minimi termini,
una serie di strade che disegnano una quadratura dei campi. Questa cosa si trova in diversi testi:
le bucoliche di Virgilio per esempio, sono in una campagna fittissima, non la campagna romana ma
un luogo quasi mitico in cui si proiettano dei valori della natura gestita: bucolica I >

O vecchio fortunato, i tuoi campi rimarranno intatti; e ne hai a sufficienza, benché


il duro sasso e la palude col giunco fangoso occupino i tuoi pascoli.
Foraggi ignoti non turberanno le pecore gravide, né il contagio malefico del gregge
vicino le metterà a rischio. Fortunato vecchio, qui godrai la frescura dell’ombra tra
ruscelli noti e fonti sacre. Da qui, presso il limite, la siepe, del cui fiore del salice si
nutrono le api iblee, ti inviterà sempre con voce tenue ad addormentarti di un
sonno lieve; da qui sotto la rupe scoscesa il potatore canterà al cielo; né tuttavia
le stridule colombe, care a te,o la tortora dall’olmo smetteranno di cantare.

L’ambientazione è estremamente naturale, Titiro riposa sotto al faggio, non deve andarsene, potrà
vivere in questo ambiente naturale positivo. C’è l’idea di sacralità. C’è la presenza di chi frena, il
potatore, che modella la natura a sua utilità. La natura non domata, la pietra e il giunco, invadono i
pascoli, ma Titiro è lontano. Quindi anche un’opera che tende ad idealizzare la natura continua a
tenere una idea di separazione tra natura per l’uomo e natura contro l’uomo.
In testi più tecnici la cosa si ribbadisce ancora di più. C’è una serie di trattati sulla gestione delle
proprietà e sulle tecniche di coltivazione:

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 De re rustica, Catone
 De re rustica, Varrone
 Naturalis historia, Plinio

Nessuna di queste opere è un vero trattato di agricoltura, ma c’è dietro un messaggio. Catone sta
polemizzando con la società romana del suo tempo e sta riproponendo la Roma contadina. Così
molte altre opere successive. O sono delle metafore, il buon proprietario terriero come dovrebbe
essere l’imperatore, o sono opere di intrattenimento. La storia naturale è un catalogo di mirabilia
fatte per impressionare il lettore che non un vero e proprio manuale. Innesti strani, allevamenti
strani etc. ci rendiamo conto di questo distacco tra scrittore romano cittadino. Varrone ci presenta
lo stesso messaggio che ci sarà nel suo dialogo:
idea che l’Italia è adatta alla coltivazione perché è in Europa e perché ha un buon clima, quindi è
giusto che sia al centro dell’impero > lettura politica e ideologica delle pratiche agrarie. Gli altri
paesi quindi sono meno privilegiati, e meno lo sono e più saranno barbari. Tacito nel libro I della
Germania parla a tal proposito > è un trattato politico però, si costruisce un modello di polemica
contro atteggiamenti cadenti del gruppo dirigente romano. Una serie di mollezze dei romani. Dice
che:

 Il paese dei germani è selvaggio, in senso filologico, è pieno di selve e infestato da paludi
>>> negativa. Questo crea la prima distinzione, il romano vive in una terra misurata,
antropizzata, è l’essere razionale e proietta la sua logica sul terreno. Il barbaro non ragiona
e vive di istinto, che lo avvicina alla natura. Dal punto di vista di un romano è una terra
inferiore, anche quando nel III e IV secolo inizia a civilizzarsi. Non possono piantare alberi
da frutta, quindi manca l’ulivo, manca la vite. Terreno avaro e popolo che non potrà
accedere alle grandezze. Questa naturalità dei germani fa sì che i germani anche in guerra
portino immagini di belve, boschi sacri. C’è compenetrazione tra umani e natura. La belva è
il loro totem. Invece a Roma ci sono altri elementi, il fascio, l’aquila. L’ordinamento è per
famiglie non ci sono legioni e coorti. Una natura non domata e non domabile che produce
altra civiltà.
Ancora peggio i popoli ancora più esotici. Gli unni, Ammiano Marcellino li conosce e una volta
tornato ne parla:

 Abita nelle terre più selvagge


 Corporatura forte e deforme, sono animali bipedi più che uomini
 Pratiche strane
 Mangiano la carne cruda, cottura è simbolo di civiltà

Se il romano è stabile e stanziale e il suo paesaggio è antropizzato e cittadino, civile, queste


popolazioni sono l’opposto. Con il medioevo i pastori sono svalutati, tanto che il messaggio di
Cristo viene portato proprio a loro, che sono ormai reietti.
Gli unni percepiscono l’edificio come trappola che lo allontana dalla natura e quindi lo rifiutano. La
pietra è vista come artificiale il legno, no. Altro passo è la mancanza di legge e quindi forma di vita
civile. Forma di vita organizzata. La razionalità non sta in contesti non urbanizzati e non stabili.

Gli antropologi recentemente hanno cambiato idea: i nomadi non si spostano a caso ma si
spostano secondo criteri e meccanismi complessi. C’è una sorta di alternanza tra i diversi popoli.
Le risorse si possono procurare o con la violenza ma anche con il commercio. Razionalità c’è, ma
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diversa. Se si interrogano sulla loro origine non trovano radici, e questa è mancanza di passato, di
storia e di coscienza. I romani amano la loro storia e la celebrano, c’è il culto per gli antenati e i
morti.

I germani avevano un rapporto forte con la natura, che è il luogo del sacro. Un pochino anche per i
romani, esempio le sacre fonti etc, è una tradizione legata alla presenza della ninfa divinità delle
acque. C’è un legame anche nella natura romana, ma col cristianesimo si perde tra I e II secolo. Per
i germani la natura rimane lo spazio del sacro. In parte lo sappiamo per testimonianza diretta dei
germani dai pochissimi loro testi scritti, epigrafi sacre in rune collocate presso fonti su colline o
alberi. Il culto dell’albero presso i germani è fortissimo e è pregnante perché l’albero ha una
potenza sacrale molto forte. L’albero è importante segno di mediazione col divino per 3 motivi:

 È radicato nella terra e proiettato verso il cielo. Mette in contatto dei della terra e dei del
cielo
 Vive più degli uomini. Rappresenta una forza stabile che sopravvive.
 Muore e rinasce tutti gli anni. Simbolo della circolarità del mondo.

Le fonti agiografiche ci danno notizie, combattono questo culto per la nuova religione. Sulpicio
Severo: Vita di San Martino >
I pagani non tollerano che l’albero sia tagliato. L’albero è più sacro del tempio.

Così un altro giorno, avendo demolito un antichissimo tempio in un villaggio, e intrapreso ad


abbattere un pino che si ergeva vicinissimo al santuario, il sacerdote di quel luogo e tutta la
turba dei pagani cominciarono a opporglisi. 2. Ed essendo i medesimi rimasti quieti per volontà
di Dio mentre il tempio veniva demolito, non tolleravano che l’albero fosse tagliato. Egli
s’adoperava per far loro osservare che non v’era nulla di sacro in un ceppo; seguissero piuttosto
il Dio, che egli stesso serviva; bisognava abbattere quell’albero, poiché era consacrato a un
demonio. 3. Allora uno di quelli, ch’era più temerario degli altri, disse: «Se tu hai qualche fiducia
in quel Dio, che dici di venerare, noi stessi abbatteremo questo albero, ricevilo su di te nella sua
caduta: e se il tuo Dio è con te, come affermi, ti salverai».

LEZIONE 19. 2/04/19


C’è quindi un incontro tra chi la natura è abituato a dominarla e chi invece nelle forze della natura
ci vede un sostrato di sacralità.
I frutti di questo incontro quali saranno? Nel corso del V secolo l’approccio degli intellettuali
romani alla natura inizia a cambiare nella misura in cui da un lato c’è questa influenza dei popoli
germanici e c’è anche un cambio di mentalità dovuto ad una situazione degli ultimi secoli, i
romani, infatti, hanno meno confidenza nella potenza civilizzatrice, a causa della crisi del III secolo.
ed è successo anche la grande controffensiva della natura: agli inizi del III secolo la così detta peste
antonina. Epidemia violenta che uccide migliaia di persone e che sta all’origine in parte della crisi.
Il IV e V secolo sono epoche interessanti perché l’elemento della conversione al cristianesimo
53
finisce col concentrare tutta l’attenzione lì. > dibattito cristologico, dibattito tra pagani e cristiani…
in realtà viene messo anche in discussione il paradigma della cultura classica:

Di là mi avvio su un sentiero solitario nei boschi impervii


e, non vedendo più tracce di vita umana,
oltrepasso l’arida Denzen tra terre assetate
e Taberna irrigata da una fonte perenne
e i campi appena ripartiti fra i coloni sarmati
e finalmente, all’inizio del paese dei Belgi, vedo Neumagen,
il celebre campo di San Costantino .
Più pura è l’aria in questi campi, ed il sole schiude con luce serena
l’Olimpo purpureo, né più si cerca il cielo tra rami intrecciati,
nascosto dietro una verde caligine,
ma l’aria pura e trasparente non impedisce la luce splendente
e rosseggiante del giorno chiaro.
La carezzevole vista mi riportava all’aspetto
e alla bellezza di Bordeaux, la mia patria:
tetti di ville sulle rive declivi, colline verdi di vigne,
e di sotto il corso ameno della Mosella che scorre con mormorio lieve

Ausonio è intellettuale che oltre ad essere specializzato in retorica si concede opere diverse, come la
mosella, ode a questo fiume del Belgio, in cui esprime una sensibilità nuova verso il paesaggio. Questa ode
esprime un nuovo status dell’impero:
 Tutti hanno la cittadinanza dopo Caracalla.
 L’imperatore risiede a Treviri, distante dal mediterraneo, perché sul Reno c’è pressione.
Ausonio sta passeggiando: non c’è una descrizione idilliaca come in Virgilio. E’ una descrizione
neutrale e generale del paesaggio. Inoltre il paesaggio è descritto sia in termini di elementi
antropizzati che naturali, non c’è sgomento davanti a questi ultimi, il paesaggio viene accettato
per come è. Ausonio rivendica di non essere mediterraneo con fierezza o naturalezza, è di
bordeaux, zona periferica.
Questo cambio di prospettiva diventa interessante quando la capitale viene spostata a Ravenna, il
pregio sono le paludi, scudo naturale, che la circondano. Inoltre è raggiungibile dal mare.
Ribaltamento totale della considerazione della natura: il luogo selvaggio della palude diventa un
elemento favorito e favorevole. In tutto l’impero intanto si costruiscono fortificazioni per
proteggere le popolazioni. Vengono costruite in posti impervi, su monti, su paludi, cambia il
concetto, prima non andava bene quel tipo di paesaggio, ora si, ci si avvicina in qualche modo alla
mentalità dei germani.
Un incontro che si vede dalla alimentazione:
 La classica trilogia alimentare mediterranea: frumento, olio e vino.
 La classica trilogia del nord: carne di maiale, burro, birra.
Queste due diete vanno a convivere e si compenetrano rendendo l’alimentazione variegata. La
cristianizzazione ha portato i cibi mediterranei nel nord: sono anche elementi simbolici > pane
come corpo e vino come sangue di Cristo e olio per l’unzione.
Questo incontro viene reso traumatico da un quinquennio nero a cavallo degli anni 30 e 40 del VI
secolo quando delle catastrofi naturali si abbattono sulla Europa. Il primo evento è interessante da
un punto di vista storiografico. Procopio parla di questo periodo e ci dice:

Nella vernata adunque Belisario fe dimora vicin di Siracusa, ed in Cartagine Salmone. Tutto
quest’anno fu eziandio segnalato da un grandissimo prodigio, apparendo il sole privo di raggi a
simiglianza della luna, e quasi il più dei giorni cercaronlo indarno gli umani sguardi; spoglio
54
pertanto dell’ordinario chiaror suo risplendeva oscuro e fosco anzi che no: presagio, al tutto
verificatosi, d’imminente guerra, di peste, fame, e d’ogni altro malore correva in quello stante
l’anno decimo dell’imperatore Giustiniano1.

La storia che si prometteva di trovare la realtà storica attraverso le fonti ha irriso questo brano,
era solo ignoranza dell’autore. Come una sorta di superstizione. Nella fattispecie invece sappiamo
che non si trattava di una immagine letteraria ma che di fatto era successo davvero: c’erano delle
polveri del vulcano che hanno creato una sorta di nube, di velo, e così il sole appariva fosco e
freddo.

Cassiodoro era uno di quei latini che collaborarono con la corte ostrogota di Teodorico e in una
lettera descrive un fenomeno simile e lo dettaglia:

“Dal momento che il mondo non è governato dal caso, ma da un Divino governo che non cambia
i suoi scopi a caso, gli uomini sono naturalmente allarmati dai segni straordinari che colgono nei
cieli, e chiedono con cuore ansioso quali eventi essi possano sottendere.Il Sole, prima delle stelle,
sembra aver perso la propria luce abituale, e appare di un colore bluastro. Ci meravigliamo di
non vedere l’ombra del nostro corpo a mezzogiorno, e di sentire il possente vigore del calore
solare sprecato in debolezza, e di cogliere fenomeni che accompagnano un’eclissi transitoria
prolungarsi per un anno intero. Inoltre la Luna, anche quando è piena, è priva del proprio
naturale splendore.

Il sole in questi casi sembra davvero blu e la sua forza è assorbita da questo schermo e diventa
fredda, non si sente il calore. Anche la luna è coinvolta da questa cosa.
Poi le conseguenze:

Abbiamo avuto un inverno senza tempeste, una primavera senza mitezza e un’estate senza
calore. Cosa possiamo sperare per il raccolto, se i mesi che avrebbero dovuto maturare il grano
sono stati raffreddati dalla bora? Cosa produrrà l’abbondanza se la terra in estate non si
scalderà? Cosa farà aprire le gemme se la pioggia madre non riprenderà? Queste due influenze,
il gelo prolungato e la siccità inopportuna, appaiono in conflitto con tutte le cose che crescono.
Le stagioni sono cambiate divenendo immutabili e ciò che le piogge intermittenti potevano
causare, la siccità da sola non può certo produrre.

Procopio pone solo una questione da risolversi. Spesso noi andiamo spesso per categorie ma è
meglio ragionare: brutto tempo = pioggia > l’idea invece che il freddo porti siccità ci sembra
strano. In realtà succede che in area mediterranea le precipitazioni perlopiù sono date da
evaporazione dell’acqua del mare stesso. Se fa freddo l’acqua evapora meno e porta meno
pioggia. L’eruzione del vulcano è stata prima negata. Adesso invece un equipe di storici e
climatologi hanno prelevato carote di ghiaccio sulle alpi svizzere e hanno individuato verso quel
periodo uno strato coperto di consistente quantità di polveri e solfati e hanno scoperto che è stato
un vulcano islandese. Procopio è stato riscattato e Cassiodoro pure.
Si è considerato il peggior periodo per essere vivi > si sono succeduti elementi come eruzioni, e
decade più fredda degli ultimi 2000 anni con carestia in tutto l’emisfero settentrionale perché nel
540 una seconda eruzione vulcanica rafforza gli effetti della prima. Meccanismi di circoli viziosi etc.

55
La natura si ribella: peste di Giustiniano > per superstizione fu attribuita : Procopio > Storia
segreta>

Quelle però che sono per aggiungere, avvennero per opera di non so quale forza di furia a noi
ignota. E alcuni le attribuirono ad un genio a lui compagno, e alla violenza di quello; altri dissero
essere Iddio adirato cogli uomini, odiare l’Imperio romano, ed avere data a perniciose furie la
podestà di fare tutti que’grandi e diversi mali, onde regnante Giustiniano le generazioni a lui
soggette furono sì ampiamente percosse. Presso la città di Edessa lo Scirto con gravissimo danno
degli abitanti tutto allagò il paese all’ intorno. In Egitto il Nilo, solito ad inaffiar quelle terre, al
tempo debito si ristette, e fu cagione ai coloni dei disastri che già narrai. Il Cidno ingrossatosi
oltre misura per molti giorni fece uno stagno di quasi tutta la città di Tarso, né quel fiume calò se
non dopo averla ruinata orribilmente. Antiochia, principale in Oriente, e la vicina Seleucia, e
l’inclita Anazarbo in Cilicia, furono da tremuoti rovesciate.

C’è impatto della natura sugli eventi storici non si può negare. Attività sismica e vulcanica + peste.
Anche l’esondazione del Nilo in primavera che consente la produzione di Limo dipende dai
Monsoni. Se i Monsoni non arrivano a penetrare in Africa.

La peste > la peste è bubbonica nel 541 > Procopio descrive i sintomi e si capisce che si tratta di
quello.
Paolo Diacono scrive alla fine di VIII secolo e ci mostra la memoria di questo evento:
56
Ai tempi di Narsete scoppiò una pestilenza gravissima che colpì soprattutto la provincia di
Liguria. All'improvviso apparivano sulle case, sulle porte, sul vasellame e sul vestiario certi segni
che, a volerli togliere, si facevano sempre più evidenti.
Passato un anno, cominciarono a formarsi nell'inguine degli uomini e in altri punti
particolarmente delicati ghiandole della grossezza di una noce o di un dattero, cui seguiva una
febbre intollerabilmente alta, tale che in capo a tre giorni l'uomo moriva.
Se però qualcuno riusciva a superare i tre giorni, allora aveva speranza di salvarsi. Dappertutto
era lutto, dappertutto lacrime.

Poiché si era sparsa la voce che fuggendo si poteva scampare al flagello, le case venivano
abbandonate dagli abitanti e solo i cani vi restavano a fare la guardia. Le greggi rimanevano da
sole nei pascoli, senza più pastore.
Le tenute e i castelli prima pieni di folle di uomini, il giorno dopo, fuggiti tutti, apparivano
immersi in un silenzio totale. Fuggivano i figli, lasciando insepolti i cadaveri dei genitori; i
genitori, dimenticati l'amore e la pietà, abbandonavano i figli in preda alla febbre. […] Non c'era
traccia di uomini per le strade, non si vedeva nessuno che ferisse, eppure i cadaveri dei morti
giacevano a perdita d'occhio. I pascoli si erano trasformati in luoghi di sepoltura per gli uomini e
le case degli uomini in rifugi per le bestie.Questi mali colpirono solo i Romani e l'Italia, fino ai
confini con le genti alamanne e bavare.

Allora più ci si allontanava e meno c’era la peste ovviamente, era partita da Alessandria. Si
diffondeva con scambi e merci > dove non c’erano non c’era. i commerci lì erano più rade perché
non c’erano strade.
2 considerazioni:
 Il racconto è retorico: ci sono luoghi comuni, guerre, assedi e pestilenze portano a genitori
che abbandonano figli e figli che abbandonano genitori. La frattura della solidarietà
famigliare è espressione della più grossa crisi sociale e collasso delle istituzioni pubbliche.
 Nell’ottica di Paolo Diacono la peste ribalta il rapporto tra umanità e natura, è la vittoria
della natura sull’uomo, espressa in termini militari: occupazione di spazi umani dalla
natura. Gli uomini stanno abbandonando spazi alla natura. Userebbe le stesse parole in un
contesto militare. Occupazione del bestiame anche, che fa suoi gli spazi umani.
La peste chiude una epoca in cui nell’immaginario collettivo il rapporto tra uomo e natura è
diverso. Ora l’uomo è più assimilato e vulnerabile alla natura. Vive in spazi più selvaggi. La natura
occupa lo spazio e il paesaggio. Questo segna il destino della Europa occidentale. Non sarà così per
l’Oriente o paesi arabi dove rimane il sistema paesaggistico romano. Scrittori arabi manifestano
ancora una natura antropizzata.

Procopio, Le guerre persiane:


la malattia non si sa contrastare:

Iddio permise di questi tempi una moria grandissima cui l’uomo non seppe rimediare,
avvegnachè molti presumendo mostrarne la origine da cagioni fisiologiche, vane tutte ed
incomprensibili, studiassersi abbagliare le umane menti co' loro discorsi ora dove in prima si
manifestò e di qual guisa apportava la morte, non perdonando a luogo, sesso ed età, è mio
proposito di qui esporre. Ella ebbe cominciamento tra gli Egizj presso di Pelusio1, da dove,
sempre con moto progressivo, corse tutta la terra non rispettando luogo alcuno comunque fuor

57
di mano e solingo, mai però assaliva una seconda volta o la medesima contrada o l'individuo
stesso.

Procopio dice che chi sopravvive alla peste ha gli anticorpi e che è nata in Egitto.
Problema: vogliamo attribuire al caso questo collasso? Oppure va attribuito a qualcuno? Bisogna
cercare una via di mezzo. L’essere umano comunque interagisce. C’è la mano dell’uomo in questo:
ossia configurazione che aveva la società all’epoca. Era urbana, urbanizzata. Le condizioni erano
peggiorate. Una conseguenza della crisi del III secolo era stato un accrescimento della pressione
fiscale, l’esercito non si ripagava più con le conquiste. L’esercito ora è solo difensivo. Salta il
meccanismo su cui si basavano le società imperiali. Le città erano prima entità politiche con un
gruppo di famiglie dominante. Queste avevano cariche trampolini per carriera fino al senato.
Questo gruppo elitario erano i decurioni, che in cambio di questo pagavano la manutenzione della
città. I decurioni sono responsabili ma la cifra non veniva consegnata così, ma i funzionari
decidevano la somma e se i decurioni non la raccoglievano la differenza andava messa di tasca
loro. Non c’è più convenienze e entra in crisi il meccanismo. Questa legge ci spiega la cosa:

Fra le antiche leggi alcune, trattando di decurioni e di curie, imponevano da una parte ai
decurioni delle procedure pesanti e difficili da sopportare, dall'altra accordavano alle curie il
privilegio di promuovere alcuni magistrati e di amministrare le città in maniera indipendente.

La manutenzione è importantissima. Fra IV V VI secolo Il diradarsi di questa causa crisi delle


infrastrutture:
brano di Gregorio di Tours: vivere nelle città è difficile.

LEZIONE 20. 3/04/19


Già il modello ideologico classico per cui la natura selvaggia era il male e la natura colonizzata
plasmata dall’uomo era positiva entra in crisi un po’ per ragioni interne alla cultura romana e un
po’ per esigenze militari di difesa e dall’altra parte per l’incontro con popolazioni barbariche. I 10
anni peggiori per Mc torbick(?) hanno segnato la sconfitta definitiva dell’idea romana e classica
perché in Europa occidentale le società umane non avevano energie e volontà di imporsi sopra la
natura. La società alto medievale è impostata su un forte livello di interrelazione fra il mondo della
natura anche selvaggia e il mondo degli uomini. Questa interrelazione si concretizza sotto molti
aspetti, non ultimo la ruralizzazione della città. Anche la città che era lo spaio antropizzato per
eccellenza finisce per compenetrarsi con la natura. La parte orientale viene ridotta a pascolo e la
parte occidentale rimane cittadina.
Nel caso di Siena per esempio vediamo come le zone periferiche non fossero dissimile dai villaggi
di campagna, sia come tipologie abitative, sia per i vasti spazi che si trovano tra una casa e l’altra
con orti etc. lo spazio privilegiato dell’antropizzazione si trova in gran parte ceduto alla natura.

L’esempio più clamoroso è quello di Roma. Mentre le città normali si erano ridimensionate e
basta, Roma è proprio collassata > il territorio attorno a Roma non riuscivano a mantenerne la
numerosissima popolazione e quindi arrivavano rifornimenti da Africa ma con la fine dell’impero e
il crollo di queste strutture si passa da 1.000.000 a 10.000/20.000 abitanti. Conserva comunque un
ruolo importante perché c’è anche la Chiesa dove convergono ricchezze. Roma che nel III secolo
era stata fortificata per contenere 700.000 abitanti, è enorme, la periferia viene abbandonata e
tutti stanno tra Campidoglio e Trastevere e lo spazio compreso tra questo nucleo piccolo e le mura
viene coltivato. Si pone anche un problema di brigantaggio perché quei boschi sono abbastanza
grossi da ospitare dei banditi.
58
Documento che mostra questo nuovo atteggiamento > Vita di Eligio SRM 4, II, 16. Emerge il fatto
che per iscritto mettessero il loro pensiero solo le elite colte legate all’impero. Chi lavorava la terra
lo sentiamo ben poco, solo in occasioni di contrasto. Qui è l’agiografia di santo Eligio, che viveva
nei territori della Gallia e a un certo punto decide di voler stroncare le superstizioni:

Nessun cristiano osi accendere lumi o fare offerte votive ai templi, alle pietre, alle fonti, agli
alberi, ai luoghi cinti di siepi o presso i trivi. Nessuno osi appendere amuleti al collo di un uomo o
di un qualunque animale, anche se sono opera di chierici, anche se si dice che è un oggetto sacro
e che contiene parole divine: in essi non vi è infatti la medicina di Cristo, ma il veleno del diavolo.

Nessuno osi gridare a gran voce se talvolta si oscura la luna, perché, per volontà di Dio, essa si
oscura in determinati tempi; né qualcuno tema di intraprendere un lavoro durante la luna
nuova, poiché Dio ha fatto la luna per scandire il tempo e mitigare le tenebre notturne, e non per
intralciare a qualcuno il lavoro o per fare impazzire gli uomini, secondo l’opinione degli stolti i
quali credono che gli indemoniati patiscano a causa della luna.

Spesso le chiese cristiane sorgono sopra i luoghi di culto antichi per cancellare la vecchia presenza
ma anche per costituire una continuità di sacro. Il culto degli elementi naturali, i trivii, non mettere
amuleti, si cerca di cancellare questi riti. Interessante l’elemento delle eclissi > rapporto con la
luna > la sua luminosità ha un valore magico perché si illumina di notte, a volte è piena, a volte è
mezza etc…
Rapporto stretto degli uomini dei campi con la natura, molto confidenziale, con la natura si
dialoga, si rispetta e si cerca di influenzarla. Il secondo elemento da mettere in luce è la
lunghissima vitalità di questi atteggiamenti > sono riti a noi contemporanei; la valenza sacra del
trivio c’è. Gli amuleti, è pieno. Il rapporto uomo natura quindi è profondamente radicato anche in
noi. Questa auto raffigurazione degli intellettuali di un mondo interconnesso tra forza della natura
e forze umane. Durante l’età carolingia viene superata questa cosa. Si mettono in atto dei processi
che mutano il rapporto dell’uomo con la natura e portano a una idea di nuova razionalizzazione
del mondo e dei rapporti con la natura, in forme diverse dal modo romano ma si vedono
cambiamenti che metteremmo sotto il titolo di valorizzazione dell’ambiente naturale al fine
dell’uomo. Uno dei primi elementi è un rapporto più ordinato dell’uomo con lo spazio. Nei primi 2
secoli dopo la peste abbiamo pochissima documentazione ed è difficile comprendere la mentalità
degli uomini dell’epoca. Sono quelli che si chiamano secoli bui, perché c’è poca documentazione.
Nella percezione comune invece sono bui perché oscuri, invece no. Quello che si percepisce da
alcune fonti mostra uno spazio poco organizzato però. Si iniziano a dividere i territori tra le varie
circoscrizioni. Si creano delle gerarchie. Anche nella Chiesa > pievi > diocesi > arcidiocesi >
cristianità latina > imperatore. C’è anche una spinta al perfezionamento della gestione della terra.
Si afferma il meccanismo delle curtes e questo nuovo movimento si concretizza in un nuovo uso
della scrittura, che non serve più solo a testimoniare momenti memorabili, ma anche a facilitare la
comprensione di quello che si amministra o si possiede: esempio di questa novità o ritorno ad un
uso pratico della scrittura sono i polittici, documenti interessanti, inventari dei beni dei grandi enti
ecclesiastici di età carolingia > abbazie, cattedrali, pievi etc redigevano questi per avere controllo
di ciò che possedevano e per sapere e programmare una razionalizzazione delle risorse. Il più bello
di questi è il polittico di Saint Germain De Pres, abbazia parigina, il cui inventario descrive le terre ,
i beni e le risorse dell’abbazia e da anche nomi e numeri di ogni famiglia nel monastero. Dando la
possibilità di fare anche studi sulla famiglia, sull’onomastica etc. nuova forma di gestione dello
spazio e i colonizzazione:

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[L'abbazia] possiede a Palaiseau un manso dominico (mansum dominicatum) con abitazione e
altri immobili in numero sufficiente.
Essa vi possiede 6 culturae di terra arabile, estese 287 bonniers dove possono essere seminati
1300 moggi di frumento; e 127 arpenti di vigna dove possono essere raccolti 800 moggi di vino.
Essa possiede 100 arpenti di prato, su cui possono raccogliersi 150 carri di fieno.
Essa possiede nella località un bosco stimato una lega di circonferenza, dove si possono
ingrassare 50 porci.
Essa vi possiede 3 mulini. Ne ricava un censo di 154 moggi di grano.
Essa vi possiede una chiesa costruita con cura, con tutto il necessario (cum omni apparatu). Le
appartengono 17 bonniers di arativo, 5 arpenti e mezzo di vigna, 3 arpenti di prato…
Essa possiede un'altra chiesa a Gif, che tiene il prete Warodo. Ne dipendono 7 «ospiti». Ed essa
possiede, tra il prete e i suoi ospiti, 6 bonniers e mezzo di arativo, 5 arpenti di vigna, 5 arpenti di
prato, 1 bonnier di giovane bosco (silva novella)…

Razionalizzazione, la terra è misurata, non viene misurata in giornate di lavoro ma in unità di


superficie. Si misura anche la redditività. Stesso ragionamento per il bosco, assimilato alla
produzione: non è una cosa ostile né da gestire. Sono boschi di querce o noccioli e forniscono cibo
per i maiali. Anche le foglie sono importanti. Vi si imbottivano anche i vestiti. L’abbazia possiede 3
mulini > colonizzazione tecnologica. Richiede ingranaggi che trasformino i moti in moti orizzontali.
Richiede anche delle modifiche perché i mulini non sono mai direttamente sul fiume, per via del
fatto che i fiumi non hanno sempre la stessa portata, quindi bisognava creare un canale con una
chiusa sempre alla stessa altezza. La sacralità in qualche misura è violata.
Vediamo anche la cristianizzazione tramite la costruzione di chiese. I grandi proprietari di terre
costruivano chiese in in cui il sacerdote ha anche un territorio da gestire. Silva novella > vuol dire
che qualcuno allora ha piantato questo bosco. Diventa un luogo necessario. Si costruiscono boschi
a misura d’uomo. Un bosco normale ha querce, faggi, olmi, invece così si hanno castani, meli,
noccioli, cose utili. L’uomo lo misura con una prospettiva completa. Questo rapporto viene poi
spito dal vertice. Gli imperatori riescono a creare un impero senza tasse. Contando le spese
dell’amministrazione sulla terra. Quindi la terra deve rendere al massimo e alla fine dell’ VIII secolo
Carlo magno emana una legge “capitulare de villis” in cui impone regole per la gestione del
demanio.
La terra va sfruttata con criterio e sapendo cosa si sta facendo:
 5- Quando i nostri iudices devono occuparsi di lavori sui nostri campi, come seminare o
arare, raccogliere le messi, falciare il fieno o vendemmiare, ciascuno di essi, al tempo dei
lavori, provveda ai singoli settori e faccia eseguire ogni cosa in modo che tutto sia ben
fatto. Nel caso che lo iudex sia lontano da casa, invii sul posto che egli non ha potuto
raggiungere un uomo esperto della nostra familia che provveda alle nostre cose o un
altro di cui ci si possa fidare, in modo che tutto venga eseguito come si deve: lo iudex
provveda in tempo a inviare un fedele che si occupi di queste cose.
 8- nostri iudices si interessino delle vigne nostre che fanno parte del loro ministerio, le
curino bene e il vino lo mettano in buoni recipienti e stiano ben attenti che in nessun
modo si guasti, acquistino ulteriore vino, procurandoselo con scambi in natura di animali,
da inviare alle villae del re. Nel caso si sia acquistato più vino di quanto sia necessario per
il rifornimento delle nostre villae, ce lo facciano sapere perché possiamo decidere quale
uso farne. Ricavino dalle nostre vigne ceppi di vite e ce li inviino per impiantare altrove
nuove coltivazioni a nostro vantaggio. I canoni in vino versati dalle nostre villae li inviino
alle nostre cantine.

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 9- Vogliamo che ogni iudex tenga nel suo ministerio le misure dei moggi, dei sestari - e
dei recipienti da otto sestari - e dei corbi, corrispondenti alle misure che abbiamo in
Palatio.
 26- Ai maiores non sia affidato nel ministerio un territorio più ampio di quel che può
essere percorso o controllato in un sol giorno.
Bisogna che il prodotto sia conservato bene. Poi queste aziende non sono chiuse su se stesse ma
c’è un mercato in cui vendere e acquistare > non bisogna acquistarne troppo ed esistono cantine
regie in cui conservare il vino. Misurare è fondamentale. Quindi ogni funzionario deve avere
misure. Anche la standardizzazione delle misure deve essere diffuso. La stessa unità di misura in
tutto l’impero. Non si devono creare aziende più grosse.
Aspetto dell’allevameto > gli animali sono componente fondamentale del rapporto tra uomo e
natura, animali che possono essere percepiti come avversari: altri sono una forza lavoro
fondamentale: Il protagonista è il mulo.

 13- Si prendano cura dei cavalli da riproduzione - cioè i Waraniones - e non permettano
che sostino a lungo in uno stesso luogo, perché questo non sia di loro detrimento. E se
qualcuno non è più buono o è vecchio o è morto, ce lo facciano sapere per tempo, prima
che venga il momento di essere inviati fra le giumente.

 14- Custodiscano bene le nostre giumente e separino i puledri quando è tempo di farlo; se
le puledre si saranno moltiplicate vengano separate e se ne faccia un branco a parte.

 15- I nostri puledri siano in ogni caso presenti nei pressi del Palatium per la messa di S.
Martino, in inverno.

 16- Vogliamo che tutto ciò che noi o la regina abbiamo ordinato a ciascun iudex o lo
abbiano ordinato a nome nostro i nostri ministeriales - il siniscalco e il sovrastante alle
cantine - lo eseguano esattamente come è stato loro ordinato: chiunque trascuri di farlo
per negligenza, si astenga dal bere dal momento in cui gli giunge il richiamo fino a
quando non si presenta al cospetto nostro o della regina e chieda perdono. Se lo iudex
milita nell'esercito o è incaricato di far la guardia o partecipa a un'ambasceria o è
altrove, e ai suoi iuniores siano stati assegnati degli ordini rimasti ineseguiti, costoro
vengano a piedi al palatium e si astengano dal bere o dal mangiar carne finché non
forniscono le ragioni della loro mancanza. Subiscano quindi il castigo, o in frustate o in
qualsiasi altro modo piacerà a noi o alla regina.

 17- Quante sono le villae presenti nel ministerium, altrettanti siano gli uomini che si
occupano delle api a nostro profitto.

Gli stalloni sono sia cavalli da guerra che i riproduttori > si presta cura a questi quindi. Cavalli
maschi e femmine devono riprodursi e i puledri passano poi una volta cresciuti al servizio del re.

 21- Ciascun iudex tenga dei vivai di pesci là dove prima già c'erano e, se possono essere
ampliati, li ampli; dove prima non c'erano, ma possono esserci, ne crei di nuovi.

 23- In ogni nostra villa gli iudices abbiano stalle per mucche, porcili, ovili per pecore,
capre e montoni nel maggior numero possibile e non devono assolutamente esserne
privi. Abbiano inoltre vacche proprie destinate al loro servizio e custodite dai nostri servi,
61
cosicché in alcun modo si riduca il numero delle vacche addette al nostro servizio o agli
aratri. E quando tocca loro il turno della fornitura della carne, forniscano buoi zoppi non
malati, vacche e cavalli non rognosi o altri animali non malati. E, come già detto, non
riducano per questo il numero delle vacche nelle stalle o agli aratri.

 58- Quando i nostri cuccioli di cane siano affidati agli iudices per essere allevati, lo iudex
stesso li nutra a sue spese o li affidi ai suoi iuniores - cioè maiores, decani o cellerarii - che
li facciano allevare a loro spese a meno che non ci sia un ordine nostro o della regina di
nutrirli nella nostra villa a spese nostre; e allora lo iudex stesso invii un servo a questo
scopo che li nutra bene e disponga di che nutrirli senza dover ricorrere ogni giorno alla
dispensa.

 19- Nei nostri granai delle "ville più grandi" allevino non meno di cento polli e non meno
di trenta oche, nelle "ville più piccole" non meno di cinquanta polli e dodici oche.

Anche le api sono fondamentali > le allevavano sì per il miele, ma soprattutto per la cera, che
permetteva di creare candele e vederci al buio. Ci deve essere anche un pollaio con un numero
consistente, per le uova e per la carne. Altro elemento importante sono i pesci, anche perché in
certi periodi, come la Quaresima e il venerdì non si poteva mangiare carne. Gli animali della
fattori, vacche producono latte, si riproducono e poi vengono mangiati. Non devono essere malati
ovviamente.

Miglioramento > la curtis deve anche migliorare dal punto di vista umano con nuove culture etc:

 32- Ciascun iudex provveda a rifornirsi di semente sempre buona e di ottima qualità, o
comprandola o procurandosela altrimenti.
 36- I boschi e le foreste nostre siano ben custodite; dove è necessario il disboscamento lo
si faccia e non si permetta al bosco di invadere i campi; dove invece devono esserci i
boschi, se ne impedisca uno sfruttamento che ne comprometta l'esistenza; tutelino la
selvaggina presente nelle nostre foreste; si occupino anche degli avvoltoi e sparvieri per
le nostre cacce; riscuotano con diligenza le tasse sui boschi a noi dovute. Se gli iudices o i
maiores nostri o i loro dipendenti mandano i loro maiali al pascolo nei nostri boschi,
siano i primi a pagare la decima per dare buon esempio, in modo che dopo anche gli altri
paghino la decima interamente.

2 aspetti che mostrano il rapporto tra colto e incolto, uomo e natura > da un alto bisogna
potenziare le risorse. Già qui si vede, alla fine dell’VIII secolo si vuole migliorare la semente, non
tutto cresce nella stessa maniera ovunque e non tutto è produttivo allo stesso modo. Poi il
rapporto tra colto e incolto è più dialettico, i boschi devono essere comunque sorvegliati, non
bisogna impedire l’allargamento dei campi comunque. La popolazione comincia ad aumentare e
devono esserci boschi che però non vengono danneggiati e salvaguardati. Il bosco col sotto bosco
e i suoi frutti etc nutre anche i maiali. I boschi sono fonte di rendita anche e i privati cittadini che
usano i boschi devono pagare 1 / 10 del prodotto come affitto.
C’è anche un miglioramento materiale > abbiamo una serie di investimenti per migliorare le
condizioni di vita. Abbiamo un esempio di curtis ben amministrata, l’inventario di una curtis regia.
Ci hanno fatto degli scavi archeologici. Sono stati trovati oggetti di metallo ben conservati che
attestano questa descrizione. :

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Noi abbiamo trovato nel fisco di Annapes un palazzo reale (sala regalis) costruito in buonissima
pietra, tre stanze (cameras), la dimora tutta circondata da una galleria (solariis totam
circumdatam) con undici piccole stanze; al di sotto, una cantina e due portici; all'interno della
corte (curtis), diciassette altre abitazioni (casae) di legno, con altrettante stanze e gli altri
annessi in buono stato: una stalla, una cucina, un forno (pistrinum), due granai, tre magazzini
(scurae). Una corte munita di forti palizzate, con una porta di pietra sormontata da una galleria.
Una piccola corte, anch'essa circondata da una palizzata, ben ordinata e piantata di alberi di
diversa specie.
Utensili (utensilia): due bacili di rame, due coppe per bere, due caldaie di rame, una di ferro, una
padella, una catena da camino, un alare, una torciera, due scuri, dolatoriam I, due succhielli, una
ascia, un raschietto, runcinam I, planam I, due falci, due falcetti, due pale ferrate (palas ferro
paratas). Utensili di legno a sufficienza.
Da cinque mulini: 800 moggi a piccola misura: 240 moggi sono stati dati ai prebendarii, noi
abbiamo trovato il rimanente.
Da quattro birrerie (cambae), 650 moggi a piccola misura.
Da due ponti, 60 moggi di sale e 2 soldi.
Da quattro giardini, 11 soldi, tre moggi di miele.
Bestiame. Giumente: vecchie, 51; di tre anni, 5; di due anni, 7; dell'annata, 7.
Cavalli: di due anni, 10; dell'annata, 8; stalloni, 3.
Bovi: 16. Asini: 2. Vacche con vitelli: 50. Giovenchi: 20. Vitelli dell'annata: 38. Tori: 3. Porci

L’uso della pietra era solo per uso ecclesiastico. Il cuore di questa è di pietra invece. L’uso del ferro
nell’alto medioevo era solo per le armi, ora no. Il pedaggio è pagato in sale o in moneta. Il sale è
indispensabile e va portato a largo raggio.

LEZIONE 21. 8/04/19

In età carolingia si inizia una serie di miglioramenti qualitativi e quantitativi nella gestione delle
terre. Ci sono una serie di movimenti sismici insieme alla crisi politica dell’impero carolingio. I
secoli di mezzo > XI e XIII secolo > c’è il vero e proprio cambiamento del volto dell’Europa:
ricolonizzazione delle terre dell’impero e colonizzazione delle terre dell’Europa settentrionale che
non erano dell’impero. Si passa da un paesaggio boschivo ad un paesaggio agricolo. Le
conseguenze irreversibili di questa cosa e il prezzo che questo cambiamento ha richiesto in termini
di biodiversità e equilibrio fra risorse naturali e richieste umane.

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Periodo particolarmente caldo e scarsità di eventi distruttivi, ciò permette una crescita di circa 1
grado della temperatura terrestre. Questo optimum climatico consente un allargamento e
miglioramento dei coltivi con estensione verso il nord di specie vegetali, per esempio il grano. E
dall’altro lato estensione dei coltivi anche nell’Europa centrale e meridionale, si può arrivare fino
alle zone degli Appennini, Alpi etc. in questo contesto favorevole deve ora agire l’uomo. Loro
disboscano e coltivano con strumenti che per noi sono rudimentali. Gli strumenti sono asce, fuoco,
zappe > spesso si bruciavano i boschi, per lo più però si tagliava e si estirpava perché il fuoco era
pericoloso. In 250/300 anni il volto dell’Europa cambia profondamente. Le foreste nella parte
bassa della cartina, ossia quelle del 1300 sono sostanzialmente quelle di oggi.

I 2/3 delle foresti inglesi erano scomparsi fra XI e XIV secolo. Bisogna fare anche attenzione alle
fonti perché spesso per foresta si intende un luogo dell’anima e si vedevano foreste anche dove in
realtà non c’erano. Per esempio c’è il caso di un monastero “costruito nel mezzo di oscura
foresta”, ma scavando c’era in realtà un villaggio e sotto ancora una villa romana, quindi la foresta
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era il topos della vita del santo eremita ma non c’era nessuna foresta. La foresta alto medievale è
anche estremamente utilizzata dagli uomini, non è del tutto nemica e selvaggia, come abbiamo
visto. Questo equilibrio viene messo a rischio, viene abbattuto insieme agli alberi. Abbattere la
foresta è era un bene, già nel XII secolo, ed è una ripresa di stilemi classici. Il mondo si divideva tra
selvaggio e umano. Così da un lato c’è una ripresa forte di questo tema e dall’altro un assunto
giustificazionista per cui per la produzione bisogna denigrare l’avversario. Quei luoghi hanno un
valore economico, simbolico. Viene giustificata presentando la foresta come luogo di pericoli, al di
fuori degli spazi civili.

A Vaucresson abbiamo fondato un villaggio [1], costruito una chiesa e una domus, dissodato con
l'aratro la terra incolta. Coloro che si occuperanno di questa fondazione sapranno meglio ciò che
se ne ricaverà, dal momento che vi sono già quasi sessanta «ospiti» e molti altri ancora
desiderano venirvi, se solamente qualcuno se ne incarica. Il luogo, in effetti, era in passato come
una caverna di ladroni, deserto per più di due miglia e di nessun utile per la nostra chiesa, rifugio
di briganti e di vagabondi a causa della vicinanza dei boschi. È per questa ragione che abbiamo
deciso che i nostri fratelli vi serviranno Dio, come nelle solitudini, dove una volta abitavano i
dragoni, cresce il verde della canna e del giunco…

Qui parla l’abate di Saint Denis, abate Suget:


Hanno costruito un villaggio nuovo e dissodato i dintorni, non sanno quanto costerà questa cosa.
Ci sono già 60 abitanti. Poi si giustifica, dice che lo hanno fatto perché il luogo era una caverna di
ladroni, spelunca ladrorum, citazione biblica utilizzata moltissimo in questi casi. Era un deserto
inutile. Il bosco nella cultura generale è il luogo pericoloso dove ci sono lupi e streghe. Poi si passa
alla metafora che si concretizza nella immagine del dragone. Queste operazioni venivano fatte
come? Si cedeva la terra a dei coloni che le coltivavano per affitti agevolati. Qui di parla di una
operazione fatta nel Mantovano:

Nell’anno millesimo centesimo novantesimo settimo, indizione quindicesima, il settimo giorno


prima della fine di aprile (24 aprile), in presenza di Girardo da Carrezedole, di Uberto da
Carenda, di Gotefredo di Bionda, di Ribaldino, di Giacomino.
Alberto abate di S. Benedetto sul Po, con il consenso di Giovanni priore maggiore e di don
Stefano, investi gli uomini che abitano a Villabona nelle braide [1] del monastero, presso la
confluenza del Po e il bosco di Olmeda e la rotta di Mezzopane – si tratta di Giovanni Tacusso,
Zucchello, Descazzato, Adamo, Domenico, Carnezzono, Manzino, Caputello, Giovanni di
Brussasola, Giannetto, Tebaldino, Giannello di Bulso, Giovanni Dottore, Moreno, Buonvicino di
Bianca, Giannetto di Formigosa, investiti in perpetuo per sé e per i propri eredi di ambo i sessi e
per quanti verranno ad abitare in tale luogo e per i successori di questi ultimi – di tutta la terra
che si estende sulle due rive del Po Lirone, dalle braide suddette sino a Govèrnolo. Per la terra
lavorativa ciascuno deve come canone la quarta parte di tutti i prodotti nonché la decima
Quanto alle terre che sono da dissodare, per i primi tre raccolti dovrà essere versata soltanto la
decima, in seguito la quarta parte e la decima, come sopra. Al villico della curia [4], quando
verrà a farsi consegnare le terze e le quarte porzioni di cui si è detto, dovrà essere assicurato il
vitto. Come corrispettivo per la tenuta, ciascuno dovrà ogni anno al monastero tre prestazioni
d’opera, secondo le disposizioni della curia. Ciascuno deve piantare a viti una biolca per ogni
manso, versando per sei anni la sola decima e poi la terza parte e la decima, come sopra; chi ha
meno di un manso o più di un manso deve piantare viti nella proporzione indicata. Quanto al

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legname delle terre che verranno dissodate e zappate, per i primi due anni sarà dovuta solo la
decima: in seguito la quarta parte e la decima.

Siamo in una zona a sud di Mantova estremamente irrigato perché c’è il Mincio. L’abate cede agli
abitanti di Villabona. In una zona che è mista > è in parte già conquistata dall’uomo, dove venivano
coltivate viti, alberi da frutto, che rendevano molto ed andavano difese, recintate. Le rotte erano
pezzi dove si cercava di rompere l’argine del fiume. Ci sono nomi come Panperduto, dove non
riuscivano le operazioni di bonifica. Anche Malpensa, una operazione mal pensata. Si pensa che ci
vorranno 3 anni, in cui i contadini terranno per se tutto il ricavato. Il manso era inizialmente la
porzione di terra lavorabile da una famiglia, ora è diventata una unità di misura, sono circa 3 o 4
ettari. Dissodare e disboscare consente di ricavare legname. È il materiale per ogni uso. I contadini
in cambio di un canone privilegiato dissodano perché ne godano tutti. Quindi nel caso di Villabona
si prevede allargamento di spazio già esistente. In altri casi si devono creare campi ex novo.
Operazione diffusissima organizzata in varie maniere, talvolta è una cosa spontanea, in altri casi, si
chiede l’intervento di 3 soggetti. Il proprietario delle terre, il signore delle terre e i contadini che
devono costruire. Questo accordo che si verifica quando proprietario e signore sono diversi si
chiamano contratti di pariage. Ripartizione dei diritti alla apri sul nuovo insediamento.
Nel nome del Signore, noi Auberto, abate di Chàtrices, e tutto il convento della medesima
chiesa, rendiamo a tutti noto, tanto presenti quanto futuri, che abbiamo concluso con il nostro
carissimo signore Teobaldo, per grazia di Dio illustre re di Navarra, conte palatino di Champagne
e di Brie, i patti messi per scritto qui di seguito. Noi sopradetti abate e convento, col consenso e
la volontà del detto signor re, abbiamo fondato una villanova nella località detta Montrond
(Mons-Rotundus), situata nel bosco della nostra chiesa chiamato l'Allodio. Al miglioramento di
questa villa, ai suoi ricavati e ai suoi profitti, noi associamo il detto signore re di Navarra e i suoi
eredi nel modo seguente. Noi doniamo e concediamo 1700 arpenti di bosco e di terra situati in
questo luogo, eccettuati 120 arpenti che tratteniamo per disporne in perpetuo a nostra volontà;
li concediamo perché siano dissodati (ad essartandum), messi a coltura e trasformati a utilità del
villaggio e degli uomini ivi residenti, arpenti dei quali noi conserviamo perpetuamente la
decima, con la chiesa parrocchiale per noi e per la nostra chiesa. Accordiamo anche al detto
signor re ch'egli costruisca una fortezza in questo luogo, del genere ch'egli vorrà e che rimarrà
perpetuamente a lui o ai suoi eredi, senza alcun reclamo da parte nostra; vogliamo che egli vi
costruisca una cappella, che non goda tuttavia di diritti parrocchiali. I forni saranno bannali;
dovunque e quando essi siano costruiti nel detto villaggio, spetteranno in possesso ereditario e
perpetuo al detto re e ai suoi eredi.
Tipico contatto di pariage, in cui il conte di Champagne, approva questa operazione, costruirà lui le
mura del villaggio. L’abate ci mette la terra e insieme costruiscono mulini e forni. Di tutto si
dividono a metà le rendite. Il monastero ricava la decima su queste terre e gestirà la signoria col
conte. Tutte le entrate quindi vengono ripartire tra i due. Operazione in cui gli esseri umani ci
guadagnano tutti. I monaci sacrificano una vasta estensione di bosco. Si passa a zone fortemente
pattugliate e protette. O i contadini vengono esclusi da questi boschi, che speso si tenevano per la
caccia dei nobili. Al disboscamento corrisponde anche la salvaguardia di superfici privatizzate.
Questi contratti vengono usati massicciamente nel sud della Francia per costruire le bastides,
insediamenti nuovi, geometrici. Il fenomeno è diffusissimo e tutta la zoan della Francia del sud,
rimasto pperlopiù poco popolato:

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Si ha anche la colonizzazione delle Fiandre. In questa zona la costa era sempre stata zona in cui le
comunità vivevano in simbiosi con l’acqua. Il paesaggio era variabile, c’era la forza del mare e dei
fiumi come reno Mosa e Elba, che modificava il paesaggio.
Ci vivevano persone che vivevano di pesa perlopiù. Ambiente poco antropizzato. Non ci sono
chiese in questa zona. Anche queste zone si iniziano a conquistare fra XI XII e XIII secolo. Il
cambiamento è impressionante. Rapporto con la natura cambia, le zone vengono ridotte a cultura,
l’inquadramento politico diventa più solido e inizia un cambiamento dello status di queste zone. La
pressione culturale esercitata su queste zone le cambia profondamente.
Documento del XII secolo ci mostra questa colonizzazione:

NIEUPORT. Sull'Yser, un terreno a pascolo (berquariam unam) chiamato «Terra Nuova»


(= Nieweland), che il conte Roberto ha donato con tutta la terra che potrebbe aggiungervisi per
alluvione…
Che si sappia che è impossibile conoscere il censo di questa terra senza un'inchiesta (nisi per
brevia), poiché essa può restringersi per inondazione o allargarsi per alluvione. Ogni volta,
d'altra parte, che qualche nuova terra emergerà e sarà stata offerta agli «ospiti», per capitulum
et ratiocinatores, a condizioni ragionevoli, per essere circondata da fossati, e che gli «ospiti»
avranno rifiutato di prenderla, la badessa potrà circondarla di fossati a sue spese e conservarla
per il suo uso personale. Stessa cosa avverrà della terra già circondata di fossati nel caso che il
mare la sommerga e che gli ospiti rifiutino di rifare il fossato.
Che si sappia che tutti i fossati appartengono alla badessa. Nessuno degli ospiti può far
pascolare il suo bestiame sul pendio dei fossati, né ararli sine focefacto, né farvi delle brecce
(fodere eam), salvo all'epoca della mietitura per trasportare i cereali. In tal caso, il fossato dovrà
essere interamente rifatto prima della festività di Saint Remi. Chi non lo farà sarà passibile d'una
ammenda di 3 lire. Che si sappia inoltre che quando il preco avrà ingiunto agli ospiti di rifare i
fossati contra hyemen e che essi non avranno condotto a termine il lavoro per la data stabilita,
il preco potrà assumere degli operai per questo lavoro ed esigere delle spese doppie dagli
«ospiti». Da notare tuttavia che se il mare fa irruzione e provoca uno zeganc [2] generale da
tutte le parti, la badessa è tenuta a fare ai suoi «ospiti» lo stesso trattamento che il conte farà ai
suoi. Ma se il mare fa irruzione a causa della negligenza degli «ospiti», questi ultimi devono
effettuare le riparazioni a loro spese.

Si vede la battaglia tra uomo e natura in cui la natura ha i suoi punti di forza. Da subito la
colonizzazione, siamo al nuovo porto, centro che viene costruito su un tratto di costa in qualche

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modo già modificato e reso agibile. Il conte Roberto dona questo pascolo, una terra nuova, che il
mare ha abbandonato. Il conte lo cede alle monache perché lo facciano. L’alluvione anche porta
nuove terre. Queste terre soggette sono soggette all’andare e venire delle acque, bisogna fare una
diga.
Cambia la destinazione d’uso dei fossati, sono della badessa, gli animali non possono andarci. Le
terre hanno una nuova destinazione, arriva il pane anche nelle coste fiamminghe, e con lui una
nuova maniera di vivere rispetto a caccia e allevamento che le caratterizzava prima. Al tempo della
mietitura si riempiranno carri di cerali e si aprirà un varco per far passare. Essendo terra battuta si
può fare senza sforzi. Il bestiame è ridotto ai margini, non può pascolare sulle dighe perché le
indebolisce essendo le mucche pesanti. Sono vacche olandesi particolarmente grosse. C’è anche
l’idea che le radici consolidano la terra e se sulle dighe cresce erba e cespugli questo le consolida.
Cambiamento totale. Da essere regno degli animali, queste terre diventano regno dei cereali.
L’irruzione del mare è descritto col termine olandese, perché anche i contadini potessero capire
bene. Sono i cosiddetti polders, il tipico paesaggio olandese. Fra 200 e 300 si aggiungono anche i
mulini a vento, che azionavano le pompe che tenevano l’acqua bassa.

LEZIONE 22. 9/04/19

Martedì 16 non c’è lezione.


Cambiamento irreversibile > la dimensione delle superfici boschive viene abbattuta e ridotta alle
dimensioni dei nostri giorni. Questi 3 secoli cambiano il panorama europeo e lo cambiano nei
confronti del bosco e della palude.
Lo spostamento della cultura latina ad oriente è parallelo al processo di qualifica territoriale. Le
popolazioni che erano nomadi si stanziano e cambiano i rapporti sociali.
Antropizzazione progressiva del paesaggio europeo.
Allargamento anche in altezza, una delle conseguenze di quel innalzamento delle temperature è la
possibilità di portare le culture sempre più in alto. L’aumento climatico rendeva più miti le
temperature anche in alto. Periodo importante anche per la storia delle vie. Nel 1216 il vescovo di
trento investe:

Il vescovo di Trento Federico Wanga investe Eberarino, Eberardo, Adelpreto, Ulrico, Adelperio
ed Ervigo di tutta la terra nella selva e nelle pertinenze di Costa Cartura, in quella montagna che
il vescovo aveva acquistato da quelli di Bosentino; perché ciascuno degli investiti faccia un buon
maso in quella selva, terra e montagna. Essi devono recarvisi ad abitare, a roncare, a costruirvi
dei masi.
Saranno esonerati alle seguenti condizioni:
per sei anni da qualsiasi censo verso il vescovo, all'infuori di un'anitra all'anno;
diritto di successione delle famiglie;
divieto di suddivisione del suolo.
Inoltre il vescovo promette di pagare 7 lire veronesi a ogni uomo il quale abbia costituito un
maso.

La messa a cultura delle terre pone anche una diversa apertura alle utenze. Si sottolinea che questi
6 masi al posto della selva dovranno rispondere alle consuetudini. Questi masi non andavano divisi
tra gli eredi ma dati al primogenito. In alto adige funziona ancora così, istituto del maso chiuso.
Canoni ripetitivi > servono per non far scattare l’usucapione.
Ci sono addirittura persone che fanno i disboscatori come lavoro, si prende in affitto la terra e la si
fa dissodare da dei dissodatori.
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Un patto di dissodamento nel territorio di Ivrea

Il documento si legge in F. GABOTTO, Le carte dell’Archivio vescovile d’Ivrea fino al 1313, I,


Pinerolo, 1900 (Biblioteca della Società Storica Subalpina, V), p. 262, n. CLXXXVIII. Si noti come
l’autore di questa concessione non sia il proprietario della terra da dissodare bensì un censuario
del vescovato di Ivrea. Anche il dissodatore coltivava terre del vescovato, come risulta da un
altro documento dell’edizione citata (p. 263, n. CLXXXIX). Si osservi il gradualismo in questa pur
modesta opera di dissodamento e il corrispettivo gradualismo nel versamento del compenso.

Nell’anno millesimo duecentesimo quarantesimo sesto della Natività del Signore, indizione
quarta, il giovedì, sesto giorno dopo l’inizio di dicembre. Michele da Pinaria diede a dissodare a
Ugonetto Bergognone, dissodatore, la terra con bosco che gli era stata data a censo dal vescovo
eletto di Ivrea [1], al di qua di Pavone, in località detta Albereti. Ugonetto promise a Michele di
dissodare due buone giunte a misura di pertica, da consegnare dissodate entro il prossimo
carnevale [2].
Per questo dissodamento Michele promise di dare in pagamento entro il prossimo Natale 10
soldi di buoni denari di Susa, purché prima di Natale Ugonetto avesse portato il lavoro a tal
punto che Michele potesse ricavare dalla terra tre buoni carri di zucche.

Michele non vuole dissodare la terra e si rivolge ad un dissodatore. L’atto è del 6 dicembre e entro
Carnevale sarà già tutto fatto. L’opera è a stipendio. Ugonetto incasserà 10 soldi. Le zucche sono
dettaglio interessante, non sappiamo quasi mai cosa si coltivava sui campi. I documenti ci dicono
cosa uno pagava di affitto per esempio, ma mai la merce prodotta. Se veniva specificato erano
sempre cereali o vino, cioè era cosa voleva il proprietario.
Di solito si stilavano questi contratti solo in grandi comunità, tutto ciò che non è scritto lo
perdiamo. Ci sono testimonianze indirette. Tipo i testimoni.
La toponomastica anche ci parla spesso > tipo Albereti. Vuol dire che c’erano alberi. Poi anche
sapere come erano i boschi > località tipo Querceto, Castagneto.
Roncare significa ridurre a cultura, quindi località che contengono questo termine sono località
dissodate.

In nome di Cristo. Nell’anno millesimo trecentesimo decimo della Sua Natività, indizione ottava,
nel giorno di mercoledì, quinto del mese di agosto. Presso il monastero indicato qui oltre, sotto il
portico del loggiato (seguono i nomi dei testimoni). Poiché il pezzo di terra paludosa qui
appresso indicato era sterile e improduttivo e il monastero di S. Zeno di Verona […] non ne
ritraeva alcun utile, né avrebbe potuto ritrarlo se non a prezzo di enormi fastidi e di grandi sforzi
e spese; poiché inoltre questo pezzo di terra paludosa è stato sempre, a memoria d’uomo, così
sterile e tale rimarrà in eterno per sua natura, a meno che non sia reso fertile con grandi e duri
sforzi e con grandi spese - e questo perché è acquitrinoso, dato che molte acque vi si formano e
altre vi affluiscono e lì ristagnano, non potendo defluire per mancanza di un canale o condotto di
scolo, la cui escavazione e manutenzione sarebbe indispensabile per poter ritrarre un qualche
utile dalla terra suddetta; poiché, infine, è nell’interesse dei monasteri e delle autorità ad essi
preposte adoprarsi in tutti i modi possibili per rendere fruttiferi e utili i possedimenti sterili e
inutili, pertanto il venerabile Signor Giuseppe Della Scala, abate per grazia di Dio del suddetto

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monastero di S. Zeno, […] agendo in nome del monastero e in qualità di rappresentante del
capitolo e dei confratelli, cioè di fratello Antonio prete, di fratello Ognibene, di fratello Leonardo,
di fratello Filippo e di fratello Manfredi, monaci di S. Zeno, […] investì a titolo di locazione e
conduzione, per venti anni, con patto di rinnovare il livello al termine e poi di rinnovarlo in
perpetuo ogni venti anni – ad ogni rinnovo dovrà esser dato all’abate suddetto o ai suoi
successori un paio di guanti [1] – il Signor Domenico, notaio, figlio del notaio Zambonino da S.
Salvaro, che agiva in nome proprio e come procuratore dei Signori Bonmassaro e Michele notaio,
suoi fratelli, e in nome dei suoi eredi e successori, di una metà pro indiviso del pezzo di terra in
questione, e investi dell’altra metà il Signor Bonmichele scavezzatore, del fu Signor Rocio
scavezzatore da S. Martino Acquaro, che agiva in nome proprio e dei suoi eredi e successori,
concedendo loro tutti i diritti di decima. L’abate […] concesse questa locazione ed investitura con
il patto che i conduttori suddetti e i loro eredi debbano avere e detenere in perpetuo il pezzo di
terra in questione e la decima, senza deteriorare la terra ma anzi migliorandola e strappandola
alla sterilità e rendendola fertile. Essi dovranno versare all’abate e ai suoi successori oppure ai
messi e ai rappresentanti del monastero la quinta parte di tutti i prodotti della terra suddetta.
Ogni operazione di raccolta dovrà essere annunziata con due giorni di anticipo agli abati […],
perché possano presenziare alla raccolta o mandarvi qualcuno […] Si aggiunge e si dichiara
espressamente […] che i conduttori non saranno tenuti a versare alcun prodotto al Signor abate
e al monastero per i cinque anni prossimi venturi, bensì terranno per sé tutti i prodotti a titolo di
contributo e di sussidio per le spese che dovranno sostenere per bonificare il pezzo di terra
paludosa; passati i cinque anni, l’abate e il monastero avranno diritto al versamento anuale di
un quinto dei prodotti, come si è detto sopra. I conduttori suddetti e i loro eredi avranno la
facoltà di vendere, donare, concedere in locazione o legare per la salvezza dell’anima i propri
diritti sulla terra in questione, tranne che a milites, a enti ecclesiastici, a schiavi o domestici. In
caso di vendita, tuttavia, […] dovranno prima darne notizia al detto abate o ai suoi successori
[…] e se questi vorranno la vendita dovrà esser fatta a loro, per un prezzo che sia inferiore di 20
soldi di denari piccoli a quello che i suddetti conduttori potrebbero effettivamente ottenere da
terze persone; se poi, trascorsi trenta giorni dalla notifica, gli abati non avranno voluto portarsi
compratori, allora i conduttori suddetti potranno vendere a chi vorranno, escluse le persone e gli
enti indicati sopra e purché il compratore sia in grado di adempiere a tutti gli obblighi qui
definiti.

Bonifica a Verona > ormai agli inizi del 300 le risorse sono sempre meno. Si chiede di costruire un
discorso retorico per dar conto del perché si stesse bonificando uno dei pochi pezzi di terra rimasti
incolti. Siamo tornati all’idea romana di non coltivato sterile e inutile. Costruzione retorica che
attinge ad un repertorio di età classica.
Scavezzatore > addetto all’industria tessile, rifiniva i panni tagliando i fili che fuoriuscivano.
Antropizzazione del paesaggio >

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Ambrogio Lorenzetti, immagine della campagna affrescate nella sala dei 9. Questa è l’effetto del
buon governo in campagna >
 deve essere produttiva: ci sono le vigne
 deve essere sicura
 deve essere commercialmente attiva
Vediamo il lato positivo di questa opera di dissodamento e disboscamento, esiste una retorica
della conquista del paesaggio del territorio.
I monaci cistercensi avendo epr statuto l’obbligo di mantenersi con le loro risorse fanno un sacco
di queste opere > monaco dissodatore. C’è un prezzo, quelle zone erano una risorsa per le
popolazioni contadine > ci si poteva cacciare etc…
Nel Piemonte meridionale ad inizio 200 un bosco di Aimondino, alta valle del Po, c’è una zona
incolta, dove gli abitanti vicini cacciano

“questo bosco è dei Cistercensi, che lo debbono disboscare e se lo disboscheranno andrà persa la
caccia ai maiali, ai cinghiali e ai cervi, poiché quella era la loro tana.
Altri dicevano “ahimè, mio Dio, che disastro che un così bel bosco sia sradicato e ridotto a

campi”

questi aristocratici proprietari lo donano ai cistercensi che dissodano.

 Valore economico del bosco > la caccia è importante

 Il bosco è dei nobili ma ci cacciano i contadini

Eliminando il bosco si riducono le nicchie ecologiche degli animali.

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LEZIONE 23. 10/04/19

Omologazione ad un processo produttivo dei popoli mediterranei anche nelle zone più periferici.
Cambiamento quantitativo, i campi si allargano e anche qualitativo perché c’è uno sforzo di
migliorare anche la resa delle produzioni. Quali sono i modi e le forme di questo miglioramento?
Questo miglioramento è legato e causato ad un cambiamento del rapporto tra uomo e ambiente,
c’è una razionalizzazione di questo rapporto. C’è una convivenza tra pratiche tradizionali e
razionalizzazione dell’approccio alla produzione. La monocultura cerealicola dell’Europa del 200 e
300 e nascita della scienza agronoma.
Uno dei più importanti testi di questo periodo ci avvicinerà all’approccio che l’uomo cittadino di
questo tempo ha nei confronti della parte addomesticata di natura.
Testi pratici >>> nozione interessante >>> ripresa da uno storico francese >>> la rivoluzione
laboriosa: prima della rivoluzione industriale in Europa ci sarebbe stata questa rivoluzione in cui ci
sarebbe stata non la sostituzione del lavoro manuale col lavoro delle macchine ma un
miglioramento di qualità e quantità del lavoro manuale. Questo grazie all’arricchimento delle
tecnologie e ad un aumento della laboriosità > lavorare di più permetteva di guadagnare di più. I
proprietari terrieri favorivano un miglioramento.
Quindi una delle maniere per rendere più ricchi i ricavi è il miglioramento della lavorazione > si
sfruttano meglio le risorse della terra. Se da un chicco di frumento si ricavava un tot ora la
produzione aumenta.
Uomini e campi

I campi si estendono per il sacrificio della palude ma c’è poi un aspetto qualitativo: lo sforzo di
migliorare anche la resa delle produzioni.
Mutamento nel rapporto tra uomo e ambiente.
Bonandrea del fu Guidotto Lisignoli diede in locazione a Guido dei Mazzali da Gherghenzano una
terra che aveva a Gherghenzano in località Strada e una terra che aveva a Torricella, per le due
annate prossime venute o per un periodo ulteriore da concordarsi. Il detto conduttore promise di
rompere queste terre, quindi di rovesciarle, di lavorarle una terza volta e infine di rivoltarle e
solcarle ponendovi il seme.
Promise inoltre di seminare esclusivamente a proprio carico e di consegnare al locatore, sull'aia di
questi, la metà di tutti i grani prodotti e di portare quindi a Bologna, nella casa del locatore, la
metà delle cariossidi. Promise inoltre di portare sulla terra di Gherghenzano, al tempo delle
stoppie, dieci carri di letame, buoni e grandi.
(1264).

Lavorazioni più intense per sfruttare la terra.


La produttività in questi secoli raddoppia.

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Nei contratti agrari si fanno trattati molto dettagliati come quello del 1264 su.
Il mercato di Bologna è abbastanza ristretto.
Terre probabilmente rimaste incolte inizialmente.
Erpice -> strumento per la coltivazione, un insieme di lame metalliche il cui compito non è arare
ma spezzare la superfice della terra.
L’aumento di produttività dei campi è favorito anche dall’introduzione di nuovi parchi agrari, la
Mezzadria -> nasce verso la metà del 13esimo secolo.

La Mezzadria:

- Ristrutturazione delle proprietà agrarie


- Terre diverse permettono coltivazioni diverse
- Lotti, vigne, prati, campi.

Questo tipo di impostazione della proprietà diventa un freno nel momento in cui si vuole
aumentare fortemente la produttività di queste terre anche con aumento di quantità e qualità che
gli si fa sopra.
Questa frammentazione ha dei vantaggi ma che vengono superati dagli svantaggi nel momento in
cui si fanno questi passi avanti e miglioramenti.
Per sfruttare al massimo le terre -> spostarci la casa del contadino. -> la casa del podere.
Il podere è destinato al mercato, la coltura è il frumento prodotto in massa e più richiesta per la
vendita.
Si produce anche altro però come orzo, fave, lino, vecce.

“Addomesticazione” della natura per produrre cose utili all’uomo.


Grande attenzione per le pratiche agrarie non soltanto più affidate ai contadini ma anche ai nobili,
agli ecclesiastici.
Ecco che nasce la trattatistica

Da quanto si è detto risulta dunque che il letame è una di quelle cose che concorrono in particolar
modo a mutare la pianta di selvatica in domestica. In effetti la selvatichezza di una pianta non
consiste in altro se non nella carenza di coltura e nella difformità del sapore dei suoi frutti rispetto
alle esigenze umane, mentre la pianta si dice domestica quando, grazie alla coltivazione, il sapore
73
diviene adeguato al gusto e all’utile degli uomini. Che questo risultato si ottenga con il letame, è
provato da ciò che vediamo accadere negli animali; difatti tutti gli animali domestici hanno più
carne degli altri, per l’abbondanza dell’alimentazione, e a seconda delle diversità di alimentazione
assumono molte diverse qualità e colori diversi, e il sapore delle loro carni è differente da quello
delle carni degli animali selvatici: quindi la stessa cosa si deve verificare per le piante, in modo
proporzionale, in seguito alla somministrazione del nutrimento,

Eliminiamo il bosco per sostituirlo con cose buone: i campi.

La concimatura: varietà legata all’empirismo con cui si sviluppavano le consuetudini.


Agricoltura lombarda sicuramente la più ricca.
Milano se la giocava con Parigi per il titolo di più grande città europea.
Diverse forme di vigna.
Un primo modo è quello che conosciamo noi, ogni palo ha la sua vite o con i pergolati.

Oggi:
Chianti
Lambrusco
Beaujolais

LEZIONE 24. 15/04/19

Uomini e alberi

La foresta dantesca simbolica ripercorre tutti gli stereotipi del bosco cattivo, del bosco delle fiabe.
Nella percezione degli uomini del primo Medioevo ci sono due tipi di selva e non tutto il bosco fa
paura ma soltanto quello selvaggio.

La foresta – valore ambiguo in Perceval.


La foresta consente alla madre di illudersi che Perceval rimarrà con lei e non verrà attratto dalla
vita pericolosa del cavaliere errante.
La foresta che tutela, lato positivo.
Quando Perceval deciderà di diventerà cavaliere sarà impreparato e vivere nella selva l’ha reso
selvatico. (ma insomma non è proprio così a dire il vero).
Visione ambigua della selva che protegge ma protegge al prezzo di isolare.
“In primavera quando gli alberi fioriscono, i boschi… gli uccellini…”
Paesaggio moderno, ben descritto, positivo.

74
L’uomo che si aggira nella foresta e incontra banditi.
Si pensi a Robin Hood, eroe positivo con gli occhi di Robin Hood ma agli occhi della legge è un
bandito.

Questa immagine del bosco rimane forte.


Alcune città italiane prendo dei provvedimenti per disboscare, per esserci una distanza tra gli
alberi e la strada per evitare questo tipo di agguati.

75
Belve pericolose che vanno sterminate.
Foresta come luogo caratteristico, principale per confronto uomo/belva.
-
Dal punto di vista dei documenti la foresta comincia a diventare una risorsa da sfruttare

76
1058
Ultimo fiorire delle signorie di Castello e L’abate di Nonantola vuole fortificare non ha soldi e
quindi si rivolge alla comunità.
In cambio delle terre che reputa erroneamente inutili.
Le comunità sono le prime a capire il valore delle terre cercando di salvaguardarle.
Diventa così il bene della comunità.

Commercializzazione dei prodotti del bosco.


Si può far commercio dei beni.
I prodotti entrano in commercio, gli uomini pagano 18 denari per usufruire del bosco e poi
possono vendere con i beni ritagliati nel bosco.

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Nel bosco non si ricava solo legname ma una serie di prodotti flessibili.
Il salice si utilizzava per legare le vigne ai pali, perché appunto flessibile.

Castagne -> diffusione quasi artificiale.


Il castagno non è una pianta europea e la sua diffusione capillare è dovuta all’intervento umano.
Pianta ottima da periodo caldo medievale.
Cibo alternativo al frumento -> non panificabile ma macinabile quindi la castagna veniva
consumata nel medioevo sotto forma di farina.

Love you

LEZIONE 25. 17/04/19


Varietà di risorse che offre il bosco > legname, pascolo e frutti.
C’è la possibilità di tenere otto moggia di castagne per la guardia.
Il castagneto era quindi importante e la coltura e la diffusione del castagno sono una delle
manipolazioni dell’ambiente nel medioevo. >>> con l’intervento dell’uomo una serie di piante e
essenze arboree considerate poco utili vengono sostituite da piante considerate più utili. Il
castagno viene introdotto in area mediterranea insieme alle legioni romane. Nel medioevo il
castagno si diffonde seguendo le linee degli insediamenti romani: è un modo di mettere a frutto
anc he terre diversamente non coltivabili. L’allevamento del castagno ha una serie di vantaggi
ampia > viene promossa anche perché è una sintesi di bosco e di campo. Produce castagne e
anche legna. Poteva essere potato per utilizzarne il legname, senza tagliarlo. Poi in relazione allo
spazio che occupa produce di più del frumento. Poteva essere anche utilizzato come supporto per
le viti. Biosgna preservare i territori in cui sono piantati e non vi si possono portare animali
infestanti. Non si poteva scortecciare l’albero o raccoglierle fuori stagione etc. anche se il castagno
è un prodotto rurale il cittadino ordina che siano piantati:

E abbiamo stabilito che il reggitore dovrà fare inserire, nel giuramento prestato dagli uomini
delle ville e delle località soggette a Bergamo, l’obbligo per il Comune di ogni località a far sì che
tutti i vicini aiutandosi l’un l’altro, piantino, mantengano e facciano crescere nel loro territorio
dodici castagni per ciascuno, entro sei mesi dall’entrata in carica del podestà locale. Ciò sarà
fatto nelle località dove solitamente si piantano castagni, nei mesi di febbraio e di marzo e nei
periodi più adatti.

Piantare alberi è un investimento e viene data una spinta dalla autorità, 12 castagni per vicino vuol
dire operazione estremamente massiccia e che cambia i rapporti tra le piante.
Lettura estratta da un libro in cui l’autore propone un testo: dalla parte del castagno:
il castagno doma gli esseri umani corrompendoli e grazie all’attribuzione di servi umani il castagno
conquista il paesaggio.
78
Il medioevo sviluppa un sentimento nei confronti degli alberi >>> l’albero è oggetto di
investimento estetico e sentimentale > testo di de crescenzi.
La natura è ricostruita sulla base delle esigenze umane. La conservazione del cibo è stata un
problema quando non c’era la tecnologia. Se si ah per esempio un meleto che produce tante mele
tutte di un colpo è un casino. Se invece si modificano le cose per avere una razionalizzazione della
produzione allora è più conveniente.
La stessa cosa dal punto di vista del consumatore è sottolineata da Bonvesin de la riva > testo di
bonvesin del la riva
Se si riusciva a mantenere policoltura ci si teneva anche al riparo dalle carestie. C’erano frutteti
orti > c’è una selezione delle piante utili da tenere.
Bonvesin stagione per stagione segna quanta e quake frutta viene prodotta.
Contratto di un agrumeto di Amalfi > ha contatti col mondo islamico. L’agrumeto e l’orto
vicinosono protetti.
L’albero e il miracolo >>> tommaso da celano > se muore un albero è una perdita grande.
Concezione utilitaristica del iliegio > rappresenta anche unvalore simbolico. Rinasce sempre .
l’olmo è colegato alle attività di comunità.
Colpire e abbattere alberi e portarli come trionfo della città era un segno forte. E battere mineta
era segno di sovranità > batter moneta nel territoiro di un'altra città era atto di sovranità.

LEZIONE 26. 29/04/19


I RAPPORTI TRA UOMO E ANIMALI
Come l’uomo si interfaccia con gli animali dal punto di vista economico, ecologico e culturale.
Tendenzialmente l’uomo ha un rapporto affettivo > alcuni animali sono odiati, altri sono amati.
L’animale fa ciò che gli detta l’istinto > l’uomo vuole spesso dargli una eticità che in realtà non ha.
Gli animali nel mondo preindustriale sono fondamentali, in modo diverso che nel mondo
industriale. Viviamo separati ora dal 99 % del mondo animale, viviamo a stretto contatto con 3 o 4
tipologie di animali > domestici, insetti, animali esotici (tartarughe etc), e pochi altri.
Nel mondo medievale gli animali sono una presenza vicina, non solo occupano gli spazi
dell’agricoltura e dell’insediamento umano, ma vengono usati anche come mezzi di trasporto,
forniscono energia etc. noi ora ci poniamo in modo diverso col mondo animale e nessuno
descrivendo una città contemporanea elencherebbe il numero delle specie animali che vi si
possono trovare tra i fattori principali di cui parlare, nel medioevo invece si: Bonvesin da la Riva,
descrivendo Milano in via apologetica, parla della grande quantità di animali che entrano in città:

Quanti siano i maiali, le pecore, gli arieti, gli agnelli, i capretti e i quadrupedi d’altro genere, sia
selvatici sia domestici, che vengono sgozzati dai macellai, credo che lo potrò precisare a chi mi
avrà precisato il numero delle foglie e dei fili d’erba. Affluiscono nella città anche ottime carni
di bipedi selvatici e domestici: capponi, galline, oche, anatre, pavoni, colombe, fagiani, galline
selvatiche, tortore, anatre selvatiche, allodole, pernici, quaglie, merli e altri uccelli, che
soddisfano a tavola l’appetito degli uomini».

79
Questa abbondanza di animali, nella loro varietà, qualificano la ricchezza della città. Questa
presenza rende ricche le città, volta anche all’utilità dell’uomo. fa eco a questa posizione anche
Pier de’ Crescenzi > scrive un trattato sull’agricoltura:

Con forti recinzioni i frutti di queste viti e di questi alberi, riservati esclusivamente al padrone,
verranno sottratti alla sfacciata voracità dei contadini. In questa parte si faranno ancora un
ameno giardino e l’orticello padronale, sarà custodita e protetta la cara comunità delle api, e
ancora le tortore e i ricci e i leprottini, nel modo che esporrò a suo luogo.

Mette in luce 3 cose:

 Animali che non ci aspettiamo > nella gamma faunistica c’è interesse anche per animali che sono
fuori dal nostro orizzonte, come i ricci o le api. Il miele era l’unico dolcificante disponibile. Il miele
conservava anche il vino, che andava conservato in botti e in cantine, che però la maggior parte
delle persone non aveva. Quando il vino andava a male e diventava aceto, si addolciva col miele.
Le api servivano anche per l’illuminazione > cera d’api per le candele.
 Elemento sentimentale > animali utili e sacrificati, ma ciò non esclude che ci sia un sentimento di
gratitudine verso gli animali. > la cara comunità, i leprottini.
 Questo rapporto tra uomo e natura va difeso > è meglio proteggere questo spazio > ci possono
essere pericoli umani, sfacciata voracità dei contadini, o anche minaccia del selvatico.

Vediamo ora un contratto > siamo a Siena in un podere, accordi per l’allevamento tra proprietario
e contadino > allevamento in un podere senese 1216 >

Prometto inoltre di tenere in soccida per tutto il periodo indicato, 24 pecore con i loro nati, delle
quali io ne metterò e conferirò un terzo, tu gli altri due terzi; a te darò la metà di ogni prodotto e
provento, che Dio mi farà ricavare da queste pecore, cioè della lana e del formaggio [...].
Prometto inoltre che per tutto il periodo indicato ti darò, ogni anno, recandole nella tua casa di
Siena, 400 uova e 4 paia di capponi per la festa di Ognissanti: a questo fine mi sarà consentito di
tenere nel podere tutto il pollame che vorrò. E ti prometto di tenere e fare ingrassare a mie
spese due porci all'anno, che dovrai procurarti [...] comprandoli con i tuoi soldi al prezzo di 50
soldi di denari senesi; dopo averli ingrassati, ne farò divisione a metà, ogni anno a Pasqua di
Resurrezione: una metà per te, l'altra per me a compenso dello ingrasso. Prometto che al
termine del periodo indicato ti lascerò 24 staia di terra messa bene a coltura, con due solcature:
se avrò messo a coltura più di 24 staia del podere, faremo apprezzare tale lavoro da due amici
della contrada. Prometto, sotto pena di 25 lire di denari senesi, di non tagliare né di divellere,
allo scopo di frodarti, viti e alberi del podere, di non svellere i pali della vigna, di riconsegnare il
podere libero e disponibile al termine del periodo suddetto, di non cederlo a terzi in locazione, né

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in tutto né in parte, senza un tuo speciale permesso e di rispettare e osservare tutte le clausole di
cui sopra.

Questa famiglia vive circondata da animali: buoi, pecore, volatili da cortile, maiali, api. Ogni
animale viene allevato con uno scopo ben preciso, le pecore sono per lana e latte, non vengono
macellate. Le api producono cera, più importante del miele. I capponi sono per autoconsumo >
400 uova. Allo stesso modo i maiali, sono per l’autoconsumo. Il maiale veniva macellato quado
faceva freddo, per la conservazione.
La soccida > accordo per cui uno metteva il capitale e l’altro la forza lavoro > a questo punto i
prodotti vanno smezzati. Il contadino ci mette 1/3 il proprietario 2/3 e poi la divisione è a metà.
Queso documento ci mostra ancora una volta la vicinanza e l’interesse per l’allevamento > c’è
l’interesse del contadino ma anche del proprietario.
Una gerarchia > come si pone l’uomo nei confronti degli animali? L’uomo si sente superiore agli
animali > è un atteggiamento biblico > dio attribuisce ad Adamo il potere sugli animali e questo dà
un nome agli altri esseri viventi. Questa è una miniatura degli inizi del 1200 che mostra questi
episodi:

Adamo sta dando il nome agli altri animali, ma Adamo è vestito, questo a sottolineare il concetto
di superiorità e distinzione dell’uomo dagli altri animali. E secondariamente la classificazione degli
animali sottointesa > si passa da quelli selvatici a quelli domestici. In quello superiore, animali più
nobili, ci sono un leone, una pantera e altri felini selvatici. Nella zona intermedia i quadrupedi >
cervi e cavalli, uno è selvatico e uno domestico, però stanno insieme perché a questi quadrupedi

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viene riconnessa una certa nobiltà. Sono animali impressionanti e connessi all’idea di aristocrazia.
Il cervo è la preda. La caccia al cervo è la caccia nobile per eccellenza. Poi animali domestici.

Il problema è che questi animali nobili sono pericolosi, bisogna difendere gli spazi dello
sfruttamento umano della natura e gli esseri umani stessi, dal pericolo rappresentato da queste
fiere. I predatori disponibili in Europa sono predatori di taglia piccola che minacciano il bestiame
ma non l’uomo > volpi, donnole, martore. Eccezione fa il lupo: l’orso non rientra nel panorama. Il
lupo è un predatore anche pericoloso per l’uomo. e soprattutto è un predatore organizzato, che in
qualche modo contrasta la superiorità numerica su cui aveva da millenni giocato l’uomo (branchi
di uomini preistorici su animali). Il lupo agisce in branco e può rispondere alla pari all’uomo. il lupo
diventa simbolo della ferinità. Ancora oggi i modi di dire sul lupo sono negativi (in bocca al lupo
>>> crepi). I cani fanno da barriera tra selvatico e addomesticato.

 Il cane è guardiano di quel bestiamen che ha bisogno della sua compagnia per via
di difensione, infra le quali bestie sono massimamente le pecore e le capre,
imperocc’elle sogliono esser prese dà lupi
 Si convengono apparecchiare e disporre a questo uso d’età conveniente,
imperocchè i picoli catelli e i vecchi cani non difendono le pecore e eziandio lor
medesimi le più volte son preda de lupi
Il lupo è minaccioso e aggressivo e è vero che l’uomo è più forte del lupo ma ha un equilibrio
precario > Salimbene de Adam è un frate francescano che muore molto vecchio e passa attraverso
vicende storiche interessantissime che vede in prima persona. Le racconta in queesta cronaca che
ha scritto, in cui alterna aneddoti, pettegolezzi, divagazioni storiche etc:
trova testo

si parte dagli animali innocui, poi cervi, cinghiali, e lupi, i lupi rapaci, come li definisce lui. Parla dei
lupi in modo assolutamente falso. Non è vero che si spostano verso la città, se posssono predano
animali selvatici, le pecore le toccano solo se non ci sono alltri animali selvatici > se si sono
moltiplicati cervi etc, che senso ha?
Il lupo diventa il rivale, il simbolo di una natura che non si piega all’uomo.

Il lupo personificazione del vizio > il lupo assume uno stato particolare he si vede in una delle più
belle opere del medioevo > romanzo di Renart > testo
La metafora di un uomo di sangue e di violenza è il lupo. In questo contesto Renart è come un
lupo, sparge sangue. Lunga durata di questi stereotipi.

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LEZIONE 27. 30/04/19
Le risorse della selvaggina e dell’allevamento sono risorse naturali e il lupo è colpevole di privare
l’uomo di queste risorse. Il lupo è in qualche misura lo specchio dell’uomo. Compete per le stesse
risorse e lo fa in maniera organizzata come fanno gli uomini. Per il controllo delle risorse e delle
prede il lupo è percepito come il più pericoloso. L’orso non è un animale sociale, viene percepito in
maniera meno competitiva. C’era anche un’aura di esoterismo > la carne di lupo era considerata
velenosa e anche la carne di animali uccisi da lupi. L’immagine del lupo che ulula alla luna che
diventa immagine para demoniaca. E il lupo diventa obbiettivo di una campagna denigratoria che
lo trasforma nel predatore per eccellenza. Questo suo valore fa sic he il lupo diventa metafore del
violento come si vede in Renart. Nell’immagine disneyana vediamo anche la presenza del lupo di
Robin Hood che è un ufficiale del re mentre lo sceriffo è un lupo perché usa il potere per rapinare
e ridurre in povertà i contadini.
Questo diventa esplicito, i lupi sono una maniera per condannare quegli aristocratici che vengono
percepiti come un pericolo per la collettività in quanto violenti e dediti all’uso ella forza per
imporre le proprie ragioni. Quando vengono emanate le leggi anti magnatizie, ciò avviene per
limitare il potere degli aristocratici nelle politiche cittadine. E nasce l’immagine dell’agnello preda
del lupo. La città è l’ovile e i magnati sono i lupi che devono essere banditi.
Vediamo gli ordinamenti sacrati del comune di Prato:

Affinchè la rapacità del lupo e la mansuetudine dell’agnello vadano di pari grado è stabilito che
si faccia a spese del comune di Prato un vessillo con sfondo bianco je con le immagini del lupo e
dell’agnello che mangiano insieme e con una spada rossa sulle teste e si chiami vessillo della
giustizia.

Si vuole favorire la convivenza pacifica di lupo e agnello. Tutti conoscevano le favole di Fedro, una
delle più famose è quella del lupo e dell’agnello. È anche un’immagine biblica > Isaia > età dell’oro
> agnello e lupo mangiano insieme.
C’è anche un’altra tradizione, questo lupo forte e violento, identificato con il nobile dagli
intellettuali comunali > agli intellettuali piace. Questa guerra tra uomini e lupi diventa una guerra
aperta. Si trovano norme che premiano con denaro i cacciatori che uccidevano i lupi. 3 lire per
ogni lupo ucciso > statuti di Mantova >

Stabiliamo che qualunque persona della città di Mantova o del suo distretto che prenderà un
lupo e lo presenterà catturato vivo al signor podestà debba ricevere immediatamente e sul
posto tre lire di denari piccoli.

Episodio famoso di lupi > Francesco e il lupo > il lupo di Gubbio > è un episodio presente solo nei
fioretti e non nelle biografie, opera considerata falsa. Opera che sceglie di esaltare certi aspetti ma
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di trascurarne altri. È un Francesco molto angelicato. Il Francesco storico è un personaggio anche
duro e aspro. Quindi questo episodio nasce da una lettura di Francesco mirata e in un contesto
storico diverso da quello del Francesco reale. Si può dare una lettura anche metaforica
dell’episodio. Suggestione di una lettura politicizzata dell’episodio. La riconciliazione non è fra il
santo e l’aniimale ma tra la collettività e l’animale. Francesco è intermediario di un rapporto più
ampio.

L’animale nel momento in cui Adamo gli ha dato il nome lo ha in qualche misura subordinato ma
anche reso parte di se.
Il fioretto:

Al tempo che santo Francesco dimorava nella città di Agobbio, nel contado d'Agobbio
apparì un lupo grandissimo, terribile e feroce, il quale non solamente divorava gli animali,
ma eziandio gli uomini; in tanto che tutti i cittadini stavano in gran paura, però che spesse
volte s'appressava alla città; e tutti andavano armati quando uscivano della città, come
s'eglino andassono a combattere, e con tutto ciò non si poteano difendere da lui, chi in lui si
scontrava solo. E per paura di questo lupo e'vennono a tanto, che nessuno era ardito
d'uscire fuori della terra.

Il lupo è a metà tra mondo diurno dell’uomo e notturno del sovrannaturale. È chiaramente un lupo
tremendo e pericoloso e ciò sta nel fatto che divorava animali e uomini. L’autore sa che il pupo
non è veramente pericoloso per l’uomo ma questo lupo è in qualche misura demoniaco. Questo
lupo sembra un po’ un nobile del 200 > sta nel contado, tutti andavano armati quado uscivano
dalla città, si fanno delle spedizioni militari contro il lupo. Non si poteva difendere da lui chi usciva
da solo. Francesco passa a Gubbio e decide di prendere in mano la situazione. Il lupo gli si fa
incontro per divorarlo e Francesco gli parla:

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"Frate lupo, tu fai molti danni in queste parti, e hai fatti grandi malifici, guastando e
uccidendo le creature di Dio sanza sua licenza, e non solamente hai uccise e divorate le
bestie, ma hai avuto ardire d'uccidere uomini fatti alla immagine di Dio; per la qual cosa tu
se'degno delle forche come ladro e omicida pessimo; e ogni gente grida e mormora di te, e
tutta questa terra t'è nemica. Ma io voglio, frate lupo, far la pace fra te e costoro, sicché tu
non gli offenda più, ed eglino ti perdonino ogni passata offesa, e né li uomini né li cani ti
perseguitino più". E dette queste parole, il lupo con atti di corpo e di coda e di orecchi e con
inchinare il capo mostrava d'accettare ciò che santo Francesco dicea e di volerlo osservare.

Il lupo viene chiamato fratello > idea di positività della creazione. Quando Francesco rimprovera al
lupo di uccidere le creature di dio, sta parlando di tutte le creature di dio, anche degli altri animali,
non solo degli uomini. Il lupo viene umanizzato > gli si dice che è degno delle forche come un
uomo colpevole. Una delle missioni dei frati era proprio questa di fare da mediatori per la pace
nelle faide. Da un lato abbiamo questa pratica per cui Francesco fa da paciere. C’è un po’ un
sentimento che nel rapporto uomo lupo è l’uomo quello che perseguita il lupo. Immagine del lupo
umanizzato ma che comunque non rinuncia alla sua natura. Gli uomini del medioevo capivano che
l’animale comunica.

Allora santo Francesco disse: "Frate lupo, poiché ti piace di fare e di tenere questa pace, io
ti prometto ch'io ti farò dare le spese continuamente, mentre tu viverai, dagli uomini di
questa terra, sicché tu non patirai più fame; imperò che io so bene che per la fame tu hai
fatto ogni male. Ma poich'io t'accatto questa grazia, io voglio, frate lupo, che tu mi
imprometta che tu non nocerai mai a nessuna persona umana né ad animale: promettimi
tu questo?". E il lupo, con inchinare di capo, fece evidente segnale che 'l prometteva. E
santo Francesco sì dice: "Frate lupo, io voglio che tu mi facci fede di questa promessa, acciò
ch'io me ne possa bene fidare". E distendendo la mano santo Francesco per ricevere la sua
fede, il lupo levò su il piè ritto dinanzi, e dimesticamente lo puose sopra la mano di santo
Francesco, dandogli quello segnale ch'egli potea di fede.

C’era già un cenno di comprensione delle ragioni del lupo. Il lupo, feroce, lo fa perché ha
fame, viene quasi giustificato come potrebbe essere un uomo che per necessità commette
dei crimini. Questa disperazione è indotta dall’uomo. Questa aggressione al mondo naturale
ha ridotto gli spazi vitali dei lupi. I lupi sono la parte debole nella competizione e devono per
forza commettere reati. L’accordo porta alla domesticazione del lupo:

E poi il detto lupo vivette due anni in Agobbio, ed entravasi dimesticamente per le case a
uscio a uscio, sanza fare male a persona e sanza esserne fatto a lui, e fu nutricato
cortesemente dalla gente, e andandosi così per la terra e per le case, giammai nessuno
cane gli abbaiava drieto. Finalmente dopo due anni frate lupo sì si morì di vecchiaia, di che
li cittadini molto si dolsono, imperò che veggendolo andare così mansueto per la città, si
raccordavano meglio della virtù e santità di santo Francesco.

Il lupo alla fine viene accolto. In molte rappresentazioni sono i cittadini che escono a dare la
carne al lupo m,a qui è il lupo che diventa parte della comunità. Visione Francesco-centrica

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della questione, il lupo viene amato grazie a lui. Il lupo suscita un sentimento positivo.

L’idea dell’affetto per gli animali: dai fioretti >

Un giovane aveva preso un dì molte tortole, e portavale a vendere. Iscontrandosi in lui


santo Francesco, il quale sempre avea singolare pietà agli animali mansueti, riguardando
quelle tortole con l’occhio pietoso, disse al giovane: «O buono giovane, io ti priego che tu
me le dia, e che uccelli così innocenti le quali nella Scrittura sono assomigliate all’anime
caste e umili e fedeli, non vengano alle mani de’ crudeli che gli uccidano». Di subito colui,
ispirato da Dio, tutte le diede a santo Francesco: ed egli ricevendole in grembo, cominciò a
parlare loro dolcemente: «O sirocchie mie, tortole semplici, innocenti, caste, perché vi
lasciate voi pigliare? Or ecco io vi voglio scampare da morte e farvi i nidi, acciò che voi
facciate frutto e multiplichiate secondo i comandamenti del nostro Creatore».

In questi racconti speso i protagonisti sono anche gli animali dei cittadini di Gubbio. Metafora
per la salvezza delle anime. > e è pietà verso gli animali > mangiarli non va bene.

Novella del novellino di fine 200:

Al tempo del re Giovanni d'Acri fue in Acri ordinata una campana che, chiunque ricevea un
gran torto, sì l'andava a sonare. Il re ragunava i savi a ciò ordinati, acciò che ragione fosse
fatta.Avenne, ché·lla campana era molto tempo durata, che la fune per la piova era venuta
meno: sicché una vitalba v'era legata.Or avenne che uno cavaliere d'Acri avea uno suo
nobile destriere lo quale era invecchiato sì, che sua bontà era tutta venuta meno: sicché il
cavaliere, per non darli mangiare, il lasciava andar per la terra. Lo cavallo, per la fame
andando, trovò quella vitalba ch'era posta per fune; agiunse con la bocca aquella vitalba
per rodegarla. Tirando, la campana sonò. Li giudici si adunaro e videro la petizione del
cavallo, che parea che domandasse ragione. Giudicaro che 'l cavaliere, cui elli avea servito
da giovane, il pascesse da vecchio. Il re il costrinse e comandò, sotto gran pena.

La campana era lì da molto tempo, la corda era marcita e mettono dei rami di vite. Questa
novella ci mostra 2 elementi:

 Umanizzazione e legame di affetto tra animale e coloro che sono stati serviti
dall’animale. Se questo affetto viene a mancare allora viene sanzionata questa
deficienza. L’animale allora non è solo uno strumento.
 Processi agli animali > gli animali domestici venivano processati. Quelli selvatici
sono fuori dal comprensorio umano. Non accedono alla giustizia umana.
Processare gli animali vuol dire dargli delle garanzie.

Processare vuol dire dare una chance di difendersi. Associazione contrattata > l’animale viene
nutrito e serve l’uomo. L’animale selvatico non accetta questo accordo e rimane fuori da
questo legame.

86
C’è anche il rapace > alleato del cacciatore > Pier de crescenzi

Testo…

LEZIONE 28. 6/05/19


Oggi vediamo RAPACI E VOLATILI.
Dal rapporto con i rapaci e volatili emerge un elemento sociale importante: la società
medievale è socialmente strutturata, gerarchizzata e tale strutturazione, ordinazione si
proietta anche negli animali. La società europea è gerarchizzata in ordini o casti, ci sono i
nobili che occupano un gradino elevato, poi ci sono fasce medie, e poi ci sono alcune
categorie inferiori (poveri, servi..). tale ordinazione si riflette e viene proiettato negli animali:
ci sono animali considerati nobili, altri di “normali”, altri invece inferiori. La nobiltà o la
bassezza associata ad un animale non coincide in questo caso con il fatto che un animale sia
selvatico o addomesticato. Il leone, anche se selvatico, è considerato nobile. Il cane, anche se
addomesticato, ha uno status non molto elevato (sei un cane! Si usa anche come insulto). Lo
status di un animale dipende da chi interagisce con loro, ad esempio il cervo è animale
nobile, poiché era oggetto di caccia da parte dei ricchi, degli aristocratici. Gli uccelli da preda,
appunto, diventano animale prestigiosi poiché posseduti da nobili e quindi si proietta negli
animali, negli uccelli in questo caso, tale nobiltà. Gli uccelli diventano rappresentanti della
nobiltà, il simbolo dell’impero è l’aquila. Aquila- simbolo altissimo della regalità imperiale.
Perché? L’aquila è, tra gli uccelli, uno dei più forti, difficile da addomesticare e inoltre vola in
alto, toccando il cielo e secondo la tradizione acquisendo saperi divini. In generale gli uccelli
anche nell’antichità hanno avuto questo status intermedio tra il terreno e l’ultratterreno,
infatti volano dove l’uomo non può arrivare, vedono il mondo in modo diverso, dall’alto (ora
con l’aereo è più facile vedere così, ma prima nel medioevo bisognava ad esempio scalare
una montagna per provare a vedere dall’alto, come loro). Gli auguri già nell’antichità
studiavano il volo degli uccelli per cercare di ricavarne informazioni utili, segni di presagi etcc.
L’imperatore federico secondo scrive il “de arte venandi cum avibus” in cui spiega l’arte della
caccia con gli uccelli, sembra assurdo che un imperatore scriveva opere di questo genere ma
gli uccelli avevano assunto una metafora del potere imperiale. Nel Novellino una novella
racconta che un ricco va a caccia con il suo falco e succede che il suo falco viene mandato a
uccidere una gru, ma invece poi nota un aquila e uccide l’aquila. Allora il nobile fa uccidere il
suo falco. Tutto ciò è una metafora de potere: il sovrano utilizza i suoi ufficiali (falco) se
disobbediscono e vanno contro il potere (aquila) li uccidono. I nobili andavano a caccia
utilizzando falchi e sparvieri che erano molto richiesti dai nobili, prestigioso e costosi. Vi era
un mercato di tale animali, che venivano presi in Siberia e venduti in Europa e Persia.
In un'altra novella del Novellino, un nobile di nome Imberal del Balzo è molto superstizioso,
cerca di leggere il comportamento degli uccelli per capirne presagi di possibili eventi. È con
sua moglie a cavallo e sua moglie vede una cornacchia allora del Balzo chiede, non avendola
vista, alla moglie da che parte era rivolta la coda della cornacchia. La moglie risponde
prendendolo in giro: attaccata al sedere. Del Balzo non capendo lo scherzo pensa sia un
presagio e scappa. In questa novella molto divertente si coglie comunque l’eredità lasciata
dall’antichità nel rapporto con gli uccelli. Nel medioevo c’è un aspetto di trascendenza che

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permea tutto, quindi anche nel rapporto con gli animali, in questi casi gli uccelli entra un
qualcosa di irrazionale, uccelli come intermediari di un mondo oltre che, tramite loro,
comunica qualcosa all’uomo.
Ora si cambia argomento.
LA CITTA e L’AMBIENTE
Fino ad ora si è visto rapporto dell’uomo con l’ambiente di fatto nelle campagne. Ora ci
spostiamo nelle città, circa il 10 per cento della popolazione visse in città, ma in zone molto
urbanizzate anche il 25 o 30 per cento. La città è uno spazio antropizzato, colonizzato
fortemente, e anche se non è ambiente completamente umano (ad esempio ci sono molti
animali) i rapporti tra l’uomo e la natura e uomo-animali sono influenzati dalla densità
umana. Ambrogio Lorenzetti dipinge “gli effetti del buon governo” che in parte abbiamo gia
visto. È diviso il quadro in 4 sezioni:
1 buon governo raffigurato simbolicamente
2 cattivo governo raffigurato simbolicamente
3 effetti del buon governo in città
4 effetti del buon governo in campagna
Negli effetti del buono governo in campagna avevamo visto che emergeva una natura
antropizzata, con boschi solamente sullo sfondo e una campagna dominata da campi ordinati
e alberi da frutti disposti dall’uomo. Vediamo ora effetti del buon governo in città: la città si
ispira a Siena. Prima Cosa: il muro difensivo divide la vegetazione dallo spazio in cui non c’è
vegetazione in città non c’è nessun albero, solo strade e case. Molte raffigurazioni della
città riflettono questa idea, anche se non veritiera, infatti in città nelle piazze c’erano alberi,
molte persone avevano l’orto o alberi da frutto. Naturalmente c’è una idealizzazione.
Seconda cosa: Comunque l’assenza di vegetazione non significa che c’è solo l’uomo, infatti
uomini e animali convivono, tuttavia gli animali sono quelli utili all’uomo, quelli
addomesticati. C’è infatti nella raffigurazione il cavallo che porta gli uomini che sono
disarmati perché la città è, idealmente, anche il luogo sicuro. Poi ci sono i muli che portano la
merce perché la città è luogo del commercio. Infine ci sono i maiali che giungono dalla
campagna: questo vuole rappresentare che in città c’è abbondanza di cibo. Quindi non c’è
spazio per la natura selvatica in città ma uomini e animali convivono per il buon governo. In
realtà molto spesso nelle città ci sono animali “non invitati”, in particolare insetti e topi. La
presenza dei topi si capisce nel dipinto, anche se non dipinti ai topi, dalla presenza di un
sistema architettonico cioè l’argetto. L’argetto ha due scopi: allargare spazi, per costruire più
case ed evitare ai topi di risalire per le case, infatti si volevano preservare i sottotetti dove
erano tenuti i cereali.
Detto ciò, il saldo demografico, ossia il rapporto tra nati e morti, è attivo nelle campagne e
passivo nelle città, quindi in città muoiono più persone. Perché? 3 motivi:
1-a parità di reddito, i contadini avevano una varietà di risorse maggiore (dalla caccia, pesca,
allevamento, pollame) mentre in città si sceglievano i prodotti più economico e quindi la

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dieta risulta più monotona e povera.
2- in città le persone facevano lavoro spesso più pericolosi. Ad esempio la tintura prevedeva
materiali pericolosi e non c’erano protezioni, ma anche il fabbro che lavorava con il piombo,
era pericoloso.
3 affollamento di uomini significava spesso spazi insalubri, non salutari. Ciò è testimoniata nel
Decameron Andreuccio da Perugia , da Perugia va a Napoli per fare commerci. Una donna lo
fa salire in casa e vuole derubarlo anche se lui pensa che lo sta seducendo. Andreuccio entra
nel “necessario” una stanza sporgente dove erano tenuti dei prodotti, ma becca una trave e
cade nel bagno che era fuori la casa. Vi era infatti un vicoletto tra due case e vi era un
collegamento di assi, e ciò era il bagno. Il prodotto organico (cacca, urina) non veniva
smaltito. Lo smaltimento dei rifiuti, non organici e organici (di quando vai in bagno) era un
problema molto serio. Ad esempio quando ci sono assedi lunghi, gli eserciti assedianti stanno
nelle campagne per molto tempo, le cacche dei cavalli stanno li e attirano insetti, c’è rischio
malaria ma anche malattie intestinali.
Leggiamo dei documenti del 200 e 300 relativi a tale argomento. Uno riguarda Bologna
divieti di buttare acqua dai detti di giorni, e di gettare rifiuti sia di giorno che di notte. Da una
parte gettare acqua di giorno serviva per preservare la gente che passa per le strade ma i
rifiuti testimonia la sensibilità, l’attenzione sull’argomento dello smaltimento e inquinamento
(le tinture vengono poste in periferia). Le città cominciano ad essere dotate di sistemi di
fognatura. Emerge un elemento interessante: emerge la responsabilità individuale, cioè
ognuno deve tenere in ordine e pulita la zona vicina alla propria casa, deve pulire dal fango,
dal terriccio etcc. Viene istituito un notaio del podestà incaricato di verificare il rispetto di tali
norme, girando per la città per controllare l’ordine e la pulizia. Le immondizie, dice sempre il
documento, vanno scaricate solo in strade desertiche.
Altro documento riguarda Pavia, Opicino de Canistris era esiliato da Pavia e loda la sua città
ricordandola e anche perché voleva essere riammesso- emerge la pulizia delle strade per
prevenire il fango che porta a malattie come la malaria e attira insetti. Pulizia delle latrine
(bagni). La cosa più importante è che c’è un sistema di fognature simile a quello moderno: le
case hanno bagni (latrine) che convergono sulle fogne e che buttano nel fiume.
Insomma si fanno investimenti sull’igiene pubblica, vuol dire che c’è coscienza dell’urgenza
del problema dell’igiene. Domani vedremo la gestione dell’acqua che è fondamentale per
tale questione: acqua sporca non si può bere, porta malattie, invece acqua ben gestita è una
fonte fondamentale: ci si lava, si beve, è fondamentale anche per l’economia (irrigazione
etcc).
LEZIONE 29. 7/05/19
Ci sono ridottissimi spazi pubblici. Negli spazi urbani è presente sotto forma di animali,
animali o condotti dall’uomo o topo etc. abbiamo visto come la gestione della convivenza tra
uomini concentrati in uno spazio ristretto e centinaia di migliaia di animali ponevano
problemi nelle città che si cercano di risolvere con delle infrastrutture che permettessero
miglioramento.

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I rapporti fra specie > c’erano animali nobili e animali mal visti > animali indesiderati e
benvenuti a Milano 1271.>
Alcuni animali possono accedere agli spazi pubblici e altri no. Imoegbi presi dal podestà per la
citta di Milano. Alcuni animali sono utili ma poco presentabili altri sono considerati elementi
che nobilitano l’ambiente umano. Il broletto è quello che oggi è il palazzo della regione. In
questa piazza si pulisce, vengono costruite infrastrutture. I maiali non possono quindi entrare
perché sporcano e dequalificano lo spazio. Ci viene confermata questa immagine nobilitante
del rapace. Rapace che è superiore all’uomo in qualche modo. C’è l’idea che questi uccelli
potessero servire a qualificare la zona. A milano si sta costruendo la signoria dei della torre,
che nascono come potenti che vogliono fare la politica del popolo ma che si distaccano e
cercano di porre canoni classici della vita. Si vuole fornire un modello aristocratico. Si vuole
assicurare che la città non diventi un insieme di brutture > non esiste la nettezza urbana, i
comuni non hanno risorse e mentalità che spetti al potere pubblico la raccolta quindi la
pulizia è delegata ad un mix di interventi pubblici e privati. Coinvolgimento della collettività,
aumento della produttività in questa direzione. Chi contravviene a queste norme viene
punito in vari modi. Questi provvedimenti non sempre sono suff.. ci sono città molto
affollate etc… vengono usati spesso maiali per mangiare la spazzatura.
L’acqua
L’acqua è un elemento fondamentale per la vita ma è anche elemento chiave per l’igiene
pubblica. Un’acqua buona favorisce una igiene pubblica, una acqua sporca è dannosa. In
generale una distinzione può essere che l’acqua in movimento tende ad essere buona.
Questo movimento deve avvenire entro spazi o misure dell’uomo. un elemento importante è
il rapporto schizofrenico delle città con l’acqua. È una minaccia ma è anche una risorsa. È una
risorsa sanitaria. L’abbondanza di acqua favorisce l’agricoltura e la difesa. Le città hanno
diversi rapporti con l’acqua. Quasi tutte le città o sono su grandi fiumi o se non lo sono
chiamano a se l’acqua. Vengono costruiti canali che conducono l’acqua verso le città. Così
l’acqua è abbondante ma sotto il controllo umano. Si usano strettoie e cose del genere che
consentono di determinare la quantità di acqua che affluisce. Bologan è a metà strada tra
due fiumi e poer disporre di acqua si conducono grandi canali che alimentano la città. Questi
canali servono per tante cose, tra cui mettere in moto i mulini e hanno ruolo anche
nell’igiene pubblica. Questo controllo di gestire aproprio favore. Bologna non è del tutto in
piano e viene scoperto che bloccando a monte questo torrente avrebbe disposto un
avvallamento per cui la città avrebbe sempre avuto un velo d’acqua che puliva tutta la città.
Quasi tutta la superficie veniva spazzata da questa onda. Il controllo delle acque è il più
grande intervento che l’uomo ha fatto nel corso dei secoli. Una grande operazione di
imbrigliamento e di addomesticazione dell’acqua che da elemento pericoloso si cercava di
ricondurre ad essere a servizio dell’uomo.
Testo di bonvesin sul fossato
La città di milano aveva 2 fossatati. Il più interno redefossi. Milano ancora adesso scandisce i
suoi spazi attraverso le sue cinta murarue. Solo quando scoppiava una guerra veniva riempito
se non era un casino per insetti etc si riuciva a riempirlo solo garantendo il movimento. I
fiumi da nord venivano condotti, percorrevano la città e uscivano da condotti meridionali. Le
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acque devono essere condotte in modo tale che non allaghino la città. Si chiamava lambro
merdario il fiume . milano è allìavqnguardia nello studio dell’idraulica. È un po’ come
bologna, sorge su fiumi piccoli. Quedsta situazione penalizza la città perché l’acqua era la
grnade infrastruttura di trasporto. Per via d’acqua si poteva portare tanto materiale. Milano
si trova in una situazione sfavorevole perché la gran parte dei fiumi che la attraversano non
sono navigabili. Il lambro solo per brevi parti è navigabile. Quindi milano tende a dotarsi di
infrastrutture che la collegano ai fiumi > navigli > nel 1179 inizia il naviglio grande, deviando
dal ticino un canale che punta a sud e raggiunge abbiategrsso. La guerra aveva assorbito le
risorse, poi dopo la vittoria si puo’ destinare qualche risorsa alal costruzione. Nasce un fiorire
di imprese idrauliche > naviglio grande fino ad abbiategrasso. Poi viene scavato il fossato che
va da milano a pavia. Poi diventa infrastruttura agricola di primo piano e poi si conducono
altre operazioni minori. Nel contempo i lodigiani reakizzano un altro canale che esce
dall’adda costeggia e torna l’adda. Il fiume è successo alla meteorologia il canale no, quindi
per costruire dei mulini su un fiume per 6 mesi funzionerà e per 6 mesi no. I mulini vengono
costruiti su deviazioni. Una fetta di paesaggio della bassa padana viene trasformata.
L’impresa difficile è la bonifica. Ci sono acque stagnanti perché l’acqua va rimossa, tutta la
bassa padana è paludosa. Bisogna portare via l’acqua e sui navigli si innestano interventi
minori che prelevano l’acqua e la scaricano nei canali.
Statuto degli inizi del 300 > da un lato trascritti i fiumi che entrano nel naviglio.
L’addomesticamento delle acque consente un modello agricolo > acqua animali strutture
Succede che l’irrigazione nella pianura meridionale non viene destinata ai campi ma al prato
> le zone meno ricche d’acqua vengono detsinate alla cerealicultura. Le zone dove l’acqua
c’era a prato. L’acqua viene portata sui prati che doventano produttivi e viene messo in opera
il sistema delle marcite. Sui lati delle collinette c’è acqua che corre consentendo erbe. La rete
di canali costruita dai privati.
Il nerone era un fiume conteso > statuto delle strade e delle acque.

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