Sei sulla pagina 1di 20

Klio 2019; 101(1): 256–275

Maurizio Colombo*
Nuove prove per la datazione di Vegezio
sotto Teodosio II e la sua collocazione
nell’impero romano d’Oriente
https://doi.org/10.1515/klio-2019-0008

Riassunto: Nell’ambito degli studi su Vegezio la datazione dell’Epitoma rei mili-


taris e l’identificazione dell’anonimo imperatore sono questioni lungamente
dibattute e approdate a varie soluzioni; Teodosio  I ora costituisce la dottrina
vulgata. Nessuno ha mai messo in dubbio la pertinenza di Vegezio all’impero
romano d’Occidente. Il presente articolo parte dai risultati innovativi di un prece-
dente studio, dove si dimostra che Vegezio scrisse l’Epitoma nell’impero romano
d’Oriente intorno al 435 e la dedicò a Teodosio II. Qui l’appartenenza di Vegezio
all’impero romano d’Oriente e l’identificazione del destinatario con Teodosio II
vengono ulteriormente corroborate, ma si propone una datazione leggermente
più alta, più precisamente verso il 425.

Summary: The date and the addressee of Vegetius’ Epitoma rei militaris are two
controversial issues; now a large consensus seems to have been reached on the
times and the person of Theodosius I. Classical scholars unquestioningly agree
that the author wrote in the Western Empire. Challenging those points of view, a
recent article sets forth three different suggestions. As to ‘when’, about AD 435.
As to ‘who’, Theodosius II. As to ‘where’, the Eastern Empire. Here nine passages
from the Epitoma are adduced and examined to prove further the soundness of
the new theory, but another answer is given to ‘when’, namely about AD 425.
These hypotheses also fit three passages of the Mulomedicina. Moreover, an edu-
cated guess is made about Vegetius’ office.

Keywords: Vegetius, Theodosius II, Eastern Empire, Epitoma rei militaris, Mulo-


medicina

La cronologia di Vegezio e dell’Epitoma rei militaris, così come l’identità dell’im-


periale destinatario, sono argomenti controversi, che negli ultimi tempi hanno
visto il consenso degli studiosi accettare il regno e la persona di Teodosio I, come
accade anche nell’edizione critica di Michael D. Reeve; Vegezio invece è concor-

*Kontakt: Maurizio Colombo, E-Mail: Maurizio70@mclink.it

Unauthenticated
Download Date | 11/24/19 4:50 PM
 Nuove prove per la datazione di Vegezio sotto Teodosio II   257

demente ubicato in Occidente.1 Un recente articolo propone di datare l’Epitoma


rei militaris di Vegezio verso il 435, di porre il suo autore nella pars Orientis e di
identificare il destinatario dell’opera con Teodosio II.2 La nuova teoria identifica
la fonte diretta di ispirazione per l’Epitoma rei militaris con la disfatta di Aspar
per mano dei Vandali in Africa settentrionale.3 Qui porteremo altri dati in soste-
gno dell’Oriente e di Teodosio  II, ma proporremo una datazione più alta di un
decennio, cioè intorno al 425. In quello studio dieci passi dell’opera (Veg. mil.
1.20.2, 20.4, 21.3, 28.2–4, 28.6; 3.10.13–14, 10.17, 26.36–37; 4.31.1 e 46.9) sono scru-
polosamente esaminati al fine di provare la sua datazione verso il 435; ma essi e
le relative argomentazioni assumono validità addirittura superiore datando l’E-
pitoma verso il 425 e riconducendo la sua composizione alla breve guerra con i
Persiani nel 421–422.4
Cominciamo con un brano già vagliato. Veg. mil. 1.28.6 longae securitas pacis
si adatta soltanto all’Oriente durante il regno di Teodosio  II, ma rispecchia e
sfrutta la particolare prospettiva della corte imperiale e della capitale. Il punto di
partenza per la longa pax è il bellum contro il ribelle Gainas sotto Arcadio (400).5
Due monumenti perpetuarono la memoria dell’episodio in Costantinopoli. La
celebrazione globale e dettagliata fu affidata alla Colonna coclide di Arcadio;6
la liburna marmorea ricordava specificamente la battaglia navale inter Cherrone-
sum et Hellespontum.7 Le posteriori guerre con gli Isauri (404–405) e gli Unni di
Uldin (408–409),8 benché fossero state eventi notevoli, non ottennero risonanza
nella propaganda imperiale e potevano essere strumentalmente accantonate.
Ancora nel 438 un poeta esaltò alla presenza di Teodosio II la disfatta di Gainas

1 Charles 2007, 18–21 offre una rassegna completa delle diverse opinioni, che si concentrano
principalmente su Teodosio I o Valentiniano III, ma propongono anche Valentiniano II oppure
Onorio; egli individua Valentiniano III come destinatario dell’opera verso il 435.
2 Colombo 2012, 255–292, soprattutto 278–292.
3 Procop. BV 1.3.35–36 e 4.12.
4 Socr. 7.18 e 20 (GCS N. F. 1.363–365 e 366–367 Hansen) = PG LXVII.773, 776s., 780s.; Marcell[i-
nus] [Comes] ad a. 421.4 e ad a. 422.4 = Chron. Min. II.75 Mommsen; Ioh. Mal. 14.23 (Thurn 285) =
364 Dindorf; Chron. Pasch. I.579 Dindorf; Theophan. Conf. 5918 e 5921 (I.85–87 de Boor); [Geor-
gius] Cedr[enus] I.599 Bekker. Inoltre v. n. 63.
5 Philostorg. 11.8 (GCS 21.138s. Bidez) = PG LXV.604; Socr. 6.6.1–34 (GCS N. F. 1.317–321 Hansen) =
PG LXVII.676s. e 680s.; Soz. 8.4.1–20 (GCS 50.354–357 Bidez†–Hansen) = PG LXVII.1521, 1524s. e
1528; Zos. 5.13.1–21.4; Marcell. ad a. 400 = Chron. Min. II.66 Mommsen.
6 Becatti 1960, 151–264 e tavv. 56–61, 63, 72–76.
7 Not[itia] Urb[is] Const[antinopolitanae] 5.11–12 cfr. Zos. 5.20.3–4.
8 Le incursioni degli Isauri: Philostorg. 11.8 (GCS 21.139 Bidez) = PG LXV.604s.; Hier. epist. 114.1.1;
Soz. 8.25.1 (GCS 50.383 Bidez†–Hansen) = PG LXVII.1580s.; Zos. 5.25.1–2 e 4; Marcell. ad a. 405 =
Chron. Min. II.68 Mommsen. Uldin: v. n. 49.

Unauthenticated
Download Date | 11/24/19 4:50 PM
258   Maurizio Colombo

riscuotendo grande successo.9 La distanza cronologica tra la vittoria sul tyran-


nus Gainas e le operazioni belliche contro i Persiani, cioè ventuno anni, trova
esatto riscontro nelle successive parole di Veg. mil. 1.28.8 nec aliquis hoc superiore
aetate accidisse miretur, cum post primum Punicum bellum uiginti et quod excur-
rit annorum pax ita Romanos illos ubique uictores otio et armorum desuetudine
eneruauerit, ut secundo Punico bello Hannibali pares esse non possent. La maggior
parte della longa pax concerneva il regno dello stesso Teodosio II, ma la deca-
denza militare viene opportunamente retroiettata superiore aetate. Un dettaglio
molto significativo rafforza questo collegamento: la Colonna coclide di Arcadio
fu completata soltanto il 10 Luglio 421,10 quando le ostilità con i Persiani erano
ormai prossime all’apertura o erano già cominciate.11
Kenneth G.  Holum dà un’interpretazione eccessivamente critica delle fonti
superstiti sulla guerra contro i Persiani.12 Ma due fatti sono innegabili. In primo
luogo le truppe orientali, dopo avere condotto una fortunata offensiva in terri-
torio nemico e avere assediato Nisibis per qualche tempo, furono costrette dal
contrattacco persiano a combattere sempre sulla difensiva e non recuperarono
più l’iniziativa; in questa fase tutti i successi dei Romani in campo aperto risul-
tano connessi con altrettanti attacchi dei Persiani contro le armate e le province
imperiali. Poi la conclusione della guerra fu un misero compromesso, che sancì il
ripristino dello status quo ante bellum, congelò la situazione dei limites orientali
a vantaggio dei Sasanidi e pose una pietra tombale sulle velleità romane. La ver-
sione ufficiale poteva cantare vittoria per la temporanea sospensione della perse-
cuzione contro i Cristiani in Persia; ma perlomeno nei circoli governativi la verità
era sotto gli occhi di tutti. Nonostante le ambiziose aspettative, gli eserciti orien-
tali avevano fornito prestazioni deludenti e i feroci combattimenti avevano pro-
dotto soltanto un inutile stallo. Tale frangente costituisce il contesto adatto alla
composizione del libro I, che non soltanto fu scritto e presentato come libellus a
sé stante prima dei libri II–IV, ma inoltre possiede un carattere distinto rispetto
al resto dell’opera.13
Proseguiamo con altri nove brani dell’Epitoma. Veg. mil. 2.14.7 similiter eli-
gendus est decurio, qui turmae equitum praeponatur, in primis habili corpore, ut
loricatus et armis circumdatus omnibus cum summa admiratione equum possit
ascendere, equitare fortissime, conto scienter uti, sagittas doctissime mittere

9 Socr. 6.6.37 (GCS N. F. 1.321 Hansen) = PG LXVII.681.


10 Marcell. ad a. 421.2 = Chron. Min. II.75 Mommsen; Chron. Pasch. I.579 Dindorf.
11 Chron. Pasch. I.579 Dindorf registra che una vittoria sui Persiani fu annunciata il 6 Settembre
421 a Costantinopoli.
12 Holum 1977, 167–171.
13 Veg. mil. 2 prol. 7–9: cfr. 2 prol. 2–3; 3 prol. 4; 4 prol. 8.

Unauthenticated
Download Date | 11/24/19 4:50 PM
 Nuove prove per la datazione di Vegezio sotto Teodosio II   259

mostra tre puntuali corrispondenze con la descrizione encomiastica di Aëtius


da parte di Renatus Profuturus Frigeridus in Greg. Tur. Franc. 2.8 eques prump-
tissimus, sagittarum iactu peritus, contu impiger; l’equitazione occupa sempre
il primo posto e due qualità su tre presentano anche corrispondenze linguisti-
che (fortissime ~ prumptissimus e doctissime ~ peritus). Il resto del § 7 implica
che i turmales del decurio siano equipaggiati con il solo contus. Vegezio altrove
differenzia sempre gli equites romani o nemici in contati e sagittarii secondo il
tipo di armi offensive;14 anche Claudiano distingue le truppe armate di arcus
dalle unità equipaggiate con il contus.15 I cataphracti equites dei Persiani erano
conformi a questa ripartizione.16 Lo stesso valeva per i barbari: le sagittae erano
proprie degli Unni,17 mentre il contus contraddistingueva Alani e Goti.18 L’uso
congiunto del contus e dell’arco caratterizza effettivamente una parte dei cava-
lieri romani soltanto a partire dal regno di Giustiniano;19 la padronanza com-
binata dell’arco e del contus diventò un requisito generale verso la fine del VI
secolo.20
Il peculiare abbinamento delle due armi e l’analogo raggruppamento delle tre
doti suggeriscono un prestito di Frigeridus da Vegezio e la prossimità cronologica
di Vegezio a Frigeridus. Il frammento di Frigeridus e i panegirici di Merobaudes
esibiscono evidenti concordanze nelle doti fisiche e morali di Aëtius; la probabile
datazione di Frigeridus cade tra gli anni Trenta e Quaranta del V secolo.21 Ciò
risulta perfettamente compatibile con la composizione dell’Epitoma in Oriente
verso il 425.
Veg. mil. 3.10.15 Persae imitantes Romanos ductis fossis castra constituunt et,
quia harenosa sunt prope omnia, saccos, quos inanes portauerant, ex puluerulenta
quae effoditur terra complent eorumque cumulo aggerem faciunt trova due precisi
riscontri nelle pratiche militari dei Sasanidi durante il VI secolo, quando i Per-
siani non soltanto erano soliti fortificare i propri accampamenti con una τάφρος
e un χάραξ nelle vicinanze del nemico,22 ma inoltre impiegarono lo stratagemma

14 Veg. mil. 3.6.30, 9.6, 16.1, 17.9.


15 Claud. III cons. Hon. 136–137: per Claud. IV cons. Hon. 540–541 v. Appendice.
16 Amm. 25.1.12–13 e 3.4.
17 Amm. 31.2.9; Olympiod. frg. 18 = FHG IV.61 Müller; Sidon. carm. 2.266–269; Zos. 4.20.4; Iord.
Get. 128, 213, 255 e 261.
18 Alani: Ios. ant. Iud. 18.97 e Tac. ann. 6.35.1; Arr. tact. 4.7 ed Ect. 31; Claud. Goth. 586–587. Goti:
Claud. Goth. 483–484 e VI cons. Hon. 270; Iord. Get. 261.
19 Procop. BP 1.1.12–13; Agath. 2.8.1.
20 Mauric[ius] Strateg[icum] 1.1–2 e 3.5. A questo proposito cfr. Rance 2007, 355–358.
21 Clover 1971, 38s.; Zecchini 1993, 164s., 246 e 248.
22 Mauric. Strateg. 11.1 rr. 17–20.

Unauthenticated
Download Date | 11/24/19 4:50 PM
260   Maurizio Colombo

dei sacchi riempiti con la sabbia almeno in un caso di emergenza.23 La seconda


informazione di Vegezio può generalizzare arbitrariamente un singolo episodio o
descrivere una genuina consuetudine: il fatto fondamentale è la menzione espli-
cita e individuale dei Persiani, come notiamo dal confronto con Veg. mil. 3.10.16
Omnes barbari carris suis in orbem conexis ad similitudinem castrorum securas a
superuentibus exigunt noctes. Lo specifico rilievo dei Persiani corrobora la parte
orientale come ambiente originario dell’Epitoma e avvalora la prossimità tem-
porale dell’opera alla guerra del biennio 421–422. L’anonimato della pregnante
espressione omnes barbari persegue il fine diretto di evidenziare i Persae; ma
proprio il carattere assoluto della locuzione sottintende la pertinenza dell’autore
e della sua ottica all’impero orientale, poiché la palese evocazione della carrago
comporta la necessaria ed esclusiva identificazione degli omnes barbari con i
Goti, gli Alani e gli Unni.24
Veg. mil. 3.23.1 Camelos aliquantae nationes apud ueteres in acie produxerunt
et Vrcilliani intra Africam uel ceteri Mazices hodieque producunt. Nel VI secolo
l’uso difensivo dei cammelli come normale baluardo degli accampamenti è
attestato tanto per i Mauri della Tripolitana e del Byzacium,25 quanto per i libici
Austoriani.26 La notizia di Vegezio è sicuramente genuina, ma deve essere meglio
contestualizzata, poiché le popolazioni nomadi dell’Africa settentrionale combat-
tevano a cavallo o a piedi; i cammelli erano semplici animali da soma e il loro
impiego in acie era sempre circoscritto alla funzione tattica di muro vivente.27
L’esatto significato di Coripp. Ioh. 6.389–390 Sed tunc male fida Latinis | Vrce-
liana manus Romanis addita fatis è sfuggito agli studiosi moderni, che reputano
gli Vrcilliani e gli Astrices due distinti popoli; gli Astrices sarebbero verosimil-
mente gli Ἀστάκουρες di Ptol. Geog. 4.3.6.28 Questo passo in realtà permette di
identificare gli Vrcilliani e la Vrceliana manus con gli stessi Astrices. L’espressione
allusiva male fida Latinis richiama la pregressa menzione degli Astrices (Coripp.
Ioh.  2.75) nel catalogo introduttivo dei Mauri nemici (Coripp. Ioh. 2.23–161); il
resto della frase riassume e introduce la stipula immediatamente successiva della
nuova alleanza tra Romani e Astrices (Coripp. Ioh. 6.391–436). Il territorio degli

23 Procop. BP 2.30.19. Iosua Stylites Chronicum 53 (Wright 41) riporta una diversa applicazione.
24 Le fonti antiche e stimolanti osservazioni sulla carrago in Straub 1952, 19–39, cui è necessario
aggiungere Amm. 22.8.42 sui plaustra degli Alani europei e Iord. Get. 210–211 sui castra tempora-
nei degli Unni (cfr. Amm. 31.2.10).
25 Procop. BV 1.8.25–26 e 2.11.17–19.
26 Ad esempio, Coripp. Ioh. 2.91–99 e 4.597–599.
27 Mattingly 1995, 178s.; Modéran 2003, 340.
28 Desanges 1962, 80s. e 141; Modéran 2003, 61 n. 35, 108 n. 198, 109.

Unauthenticated
Download Date | 11/24/19 4:50 PM
 Nuove prove per la datazione di Vegezio sotto Teodosio II   261

Astrices/Vrcilliani era prossimo alla Syrtis minor tra i confini sudorientali del
Byzacium e la parte occidentale della Tripolitana.29
L’etnonimo Mazices qui non fa riferimento alla tribù della Mauretania Cae-
sariensis,30 ma concerne l’omonima popolazione della Syrtis maior.31 Le attività
predatorie dei Mazices libici sono esplicitamente attestate dopo la morte di Teo-
dosio I, quando essi insieme ai conterranei Austuriani attaccarono non soltanto
Libya superior e Libya inferior, ma anche le regioni occidentali delle province egi-
ziane e la Tripolitana;32 le incursioni dei Mazices contro la Thebais occidentale
ancora proseguivano negli anni Quaranta del V secolo.33 La nozione di Vegezio,
inclusa la menzione degli Vrcilliani, sembra riconducibile proprio a tali eventi, dal
momento che non abbiamo nessuna conoscenza di conflitti anteriori tra Mazices
e Romani. L’espressione uel ceteri Mazices rispecchia la prospettiva orientale di
Vegezio, poiché un autore occidentale avrebbe utilizzato il generico etnonimo
Mauri, il sinonimo erudito Maurusii o la perifrasi dotta Mauricae gentes; invece
gli esotici e oscuri Vrcilliani sono implicitamente classificati come la propaggine
occidentale degli orientali e comuni Mazices.34
Mentre le succinte osservazioni di Veg. mil. 3.24.1–4 circa le quadrigae falca-
tae sono confinate al remoto passato e hanno carattere meramente antiquario, la
lunga trattazione degli stratagemmi contro gli elefanti in Veg. mil. 3.24.5–15 allude
velatamente a un episodio molto recente. Nella breve guerra del 421–422 contro
i Persiani le truppe orientali avevano bruscamente interrotto l’assedio di Nisibis
e si erano ritirate in territorio romano proprio per l’imminente arrivo di Vahram
V con un πλῆθος ἐλεφάντων.35 Secondo la versione dei fatti corrente a Costanti-
nopoli la precipitosa ritirata per timore degli elefanti da guerra persiani fu il solo
insuccesso dell’esercito orientale nell’intero conflitto. Veg. mil. 3.24.16 è molto
esplicito circa i fini attuali e strettamente pratici della compilazione: Aduersum
elephantos plura exempla et machinamenta rettulimus, ut, si quando necessitas

29 Coripp. Ioh. 6.279–280, 367–368 e 384–389 quadra bene con la regione a sud di Tacape.
30 Ptol. Geog. 4.2.5; Iul[ius] Hon[orius] 48 e Lat[erculus] Veron[ensis] 13 (GLM 54.5 e 129.3–4
Riese); Amm. 29.5.17, 5.21, 5.25–26, 5.30, 5.51.
31 Expos[itio totius mundi et gentium] 62, che trova piena conferma in un’altra fonte (v. n.
seguente).
32 Philostorg. 11.8 (GCS 21.138 Bidez) = PG LXV.604. Questo passo tramanda anche la localizza-
zione generica dei Mazices e degli Austuriani, che abitavano μεταξὺ Λιβύης καὶ Ἄφρων.
33 Evagr[ius Scholasticus] 1.7 = PG LXXXVI 2.2440.
34 La prospettiva occidentale emerge chiaramente in Amm. 26.4.5 Austoriani Mauricaeque aliae
gentes Africam solito acrius incursabant, dove i libici Austoriani sono assimilati alle remote tribù
della Mauretania Caesariensis.
35 Socr. 7.18.24 (GCS N. F. 1.365 Hansen) = PG LXVII.777. Rance 2003, 359 e 366 non coglie l’evi-
dente connessione tra il passo di Vegezio e il brano di Socrate.

Unauthenticated
Download Date | 11/24/19 4:50 PM
262   Maurizio Colombo

postulauerit, sciatur quae sint tam immanibus beluis opponenda. Questa preci-
sazione trova un contesto pienamente appropriato soltanto nell’impero romano
d’Oriente dopo l’imbarazzante vicenda di Nisibis.
Veg. mil. 3.26.36–37 permette di identificare con assoluta certezza l’anonimo
imperatore. Questo brano, per adulare convenientemente il destinatario dell’Epi-
toma in chiusura di libro, ne elogia le doti militari: peritia sagittandi, equitandi
scientia uel decor, currendi uelocitas e armaturae exercitatio. Già i cinque termini
etnici di paragone (Persa, Hunnorum Alanorumque natio, Saracenus Indusque)
suffragano fortemente la composizione dell’opera in Oriente sotto Teodosio II;36
l’etnonimo Indus designa sicuramente i Blemmyes,37 che verso il 421 attraversa-
vano una fase di relazioni pacifiche con i Romani.38 Nessun autore della Tarda
Antichità o di epoca bizantina caratterizza mai Teodosio I nei termini di Vegezio.
Nell’ambito del IV secolo il solo Costanzo II riceve analoghi elogi da parte di Giu-
liano e di Ammiano Marcellino.39 Le lodi di Vegezio per la peritia sagittandi e
l’equitandi scientia uel decor del suo destinatario trovano un riscontro decisivo
nella fonte ignota di Giorgio Cedreno e di Giovanni Zonaras; essi infatti variando
soltanto le sfumature attribuiscono proprio tali capacità a Teodosio  II, che era
ἱππεύειν τε καὶ τοξεύειν ἀσκηθεὶς πέραν τοῦ μετρίου,40 ovvero ἱππεύειν καὶ
τοξεύειν εἰς ἄκρον ἤσκητο41.
Veg. mil. 4 prol. 2–3 Ideo potentissimae nationes ac principes consecrati nullam
maiorem gloriam putauerunt quam aut fundare nouas ciuitates aut ab aliis condi-
tas in nomen suum sub quadam amplificatione transferre. In quo opere clementia
serenitatis tuae obtinet palmam. Ab illis enim uel paucae uel singulae, a pietate
tua innumerabiles urbes ita iugi labore perfectae sunt, ut non tam humana manu
conditae quam diuino nutu uideantur enatae è riconducibile sia ai lavori di forti-
ficazione capillarmente eseguiti nell’Illyricum orientale durante gli anni 408–412
e documentati attraverso due leggi,42 sia alle otto città fondate o rinominate in
onore di Teodosio  II (almeno quattro), della sorella Pulcheria e della moglie

36 Colombo 2012, 285s.


37 Paneg. 8.5.2 Mynors; SEG XXXI.1116 = AE 1981.777 r. 13; Expos. 35; Avien. orb. terr. 329 e 332–
333. L’identificazione dell’Indus con i Blemmyes sfugge a Colombo 2012, 286.
38 Olympiod. frg. 37 = FHG IV.66 Müller. Incursioni dei Blemmyes nella Thebais sono attestate
più tardi sotto Teodosio II (v. n. 33: cfr. inoltre Prisc. frg. 6 = FHG IV.76 Müller) e ancora durante il
regno di Marciano (Prisc. frg. 21 = FHG IV.100 Müller e Iord. Rom. 333).
39 Iul. Or. 1.11 A–C e 2.53 A–C; Amm. 21.16.7 e 19. Aur. Vict. 42.23 ed Epitome de Caesaribus 42.18
menzionano esclusivamente la grande abilità di Costanzo quale arciere; Zon. 13.11.31 lo definisce
πρὸς τὸ ἱππεύειν καὶ ἀκοντίζειν περιδέξιος (le due doti elencate per prime in Amm. 21.16.7).
40 Cedr. I.587 Bekker.
41 Zon. 13.23.43.
42 Cod. Theod. 11.17.4 e 15.1.49.

Unauthenticated
Download Date | 11/24/19 4:50 PM
 Nuove prove per la datazione di Vegezio sotto Teodosio II   263

Eudocia.43 Il caso maggiormente significativo tra le città eponime è Theodosiopo-


lis nella μεγάλη Ἀρμενία; la sua costruzione ebbe luogo nel 420/421 e coincise con
lo scoppio della guerra contro i Persiani.44 Le espressioni sub quadam amplifica-
tione e iugi labore perfectae sunt si adattano perfettamente a entrambi i contesti.
La locuzione iugi labore rielabora communi labore della seconda legge e ritrae
fedelmente la lunga durata dell’opera edilizia nell’Illyricum orientale.
Veg. mil. 4 prol. 7 Sed dispositionibus uestrae clementiae quantum profece-
rit murorum elaborata constructio Roma documentum est, quae salutem ciuium
Capitolinae arcis defensione seruauit, ut gloriosius postea totius orbis possideret
imperium attraverso l’esempio paradigmatico di Roma arcaica da un lato glissa
opportunamente sulla tragica inutilità delle Mura Aureliane nel 410, dall’altro
costituisce una trasparente e trionfalistica allusione alla νέα Ῥώμη; questo passo
adombra la recente costruzione delle Mura Teodosiane, che cinsero Costanti-
nopoli entro il 413.45 L’espressione alquanto pregnante murorum elaborata con-
structio riprende l’esatta locuzione in apertura di entrambe le leggi, constructioni
murorum, chiarendo la natura materiale della quaedam amplificatio e dello iugis
labor. Dal momento che Veg. mil. 4.46.9 (le lusoriae danubiane) sottintende il
ripristino e la manutenzione delle flottiglie fluviali sul basso Danubio nel 412,46
l’apertura e la chiusura del libro IV contengono tre distinti riferimenti alle misure
difensive del governo imperiale durante i primi anni di Teodosio II.
L’edificazione delle Mura Teodosiane, iniziata intorno al 405,47 sembra essere
chiaramente riconducibile al momentaneo e devastante ritorno di Alarico nell’Il-
lyricum orientale dopo le sconfitte di Pollentia e di Verona.48 La rinnovata cura del
governo orientale per le difese del territorio europeo derivò direttamente dall’at-
tacco di Uldin nel 408–409, quando le bande degli Unni, dopo avere varcato il
Danubio, avevano catturato la città-fortezza di Castra Martis in Dacia ripensis e

43 Hier[ocles] Synecd[emus] 653.6 (Pulcheriopolis in Epirus noua); 668.7, 11, 16 (Eudocias, The-
odosiana, Pulcherianopolis in Phrygia Pacatiana); 684.9 (Eudocias in Lycia); 729.6 (Theodosio-
polis in Arcadia: cfr. P. Rain. Cent. 97; P. Oxy. LI 3636; P. Prag. II 131); 730.7 (Theodosiopolis in
Thebais inferior: cfr. P. Sijp. 34). Theodosiopolis in Asia (Hier. Synecd. 661.9) può essere attribuita
con pari verosimiglianza a Teodosio I o a Teodosio II; le sole città, che furono sicuramente rino-
minate Theodosiopolis da Teodosio I, sono Resaina in Mesopotamia (Not. dign. or. 36.4 e 20) e
Aproi in Europa (Cedr. I.568 Bekker).
44 Moses Chorenensis Historia Armeniae III.59 (II.166–167 Langlois): cfr. Weissbach 1934, 1924–
1926 e Holum 1977, 167.
45 Cod. Theod. 15.1.51; Socr. 7.1.3 (GCS N. F. 1.348 Hansen) = PG LXVII.740.
46 Cod. Theod. 7.17.1: Colombo 2012, 287s.
47 SEG XLIV.580 rr. 3–4 attribuisce una durata di nove anni ai lavori: Lebek 1995, 107–154,
soprattutto 117 e 142s. Contra Kalkan – Şahin 1994, 145–156, soprattutto 153s.
48 Coll[ectio] avell[ana] epist[ulae] 38.1: Mazzarino 1990, 53–55; Liebeschuetz 1990, 64s.

Unauthenticated
Download Date | 11/24/19 4:50 PM
264   Maurizio Colombo

saccheggiato la dioecesis Daciae.49 Questi eventi non soltanto avevano mostrato


la vulnerabilità e la scarsa efficienza dei limites danubiani, ma inoltre avevano
evidenziato la necessità di migliorare e di garantire la protezione delle località
interne. La prima legge fu emanata proprio nel 408. La strategia adulatoria di
Vegezio è abile e coerente. Le fortificazioni costruite nelle province dell’Illyricum
orientale e la fondazione di Theodosiopolis nella μεγάλη Ἀρμενία diventano una
spontanea ed eccezionale manifestazione di evergetismo imperiale. L’edifica-
zione delle Mura Teodosiane è trasformata in un pegno certo di futura gloria e di
maggiore potenza. La maggiore familiarità con le lusoriae permette di superare la
competenza tecnica degli antichi in questo campo.
Apriamo una brevissima parentesi. Alcuni studiosi credono che Veg. mil.
4.37.3–6 faccia riferimento alla classis Britannica; tale opinione è frutto di un
equivoco esegetico. La glossa erudita quas [scil. scaphas exploratorias] Britanni
picatos uocant di 4.37.3 è abusivamente collegata con i tre paragrafi seguenti;
essa invece ha una funzione meramente parentetica. Le spiegazioni di 4.37.4 sui
compiti tattici delle scaphae, così come le osservazioni tecniche di 4.37.5–6 circa
l’impiego mimetico del color uenetus per le attrezzature delle exploratoriae naues
e la divisa degli equipaggi, si ricollegano alla succinta descrizione delle scaphae
exploratoriae in 4.37.3 e possiedono valore generale. Le mansioni e la mimetizza-
zione delle exploratoriae naues, se tali informazioni avessero reale fondamento,
riguarderebbero tutte le classes; la classis Britannica, per quanto concerne la
dottrina corrente su datazione e collocazione dell’Epitoma, non è un argomento
valido. L’attendibilità di Vegezio comunque pare piuttosto dubbia anche in questa
parte del libro IV, dato che egli tratta il nauale bellum continuando a mescolare
notizie genuine con abbagli madornali e fantasiose illazioni.50
Veg. mil. 4.39.2 Pachone decurso, id est post ortum Pleiadum a die VI kalen-
das Iunias usque in Arcturi ortum, id est in diem XVIII kalendas Octobres, secura
nauigatio creditur è un passo ancora controverso sul piano testuale. Lang nella
prima edizione optò per la lezione Pachnitae di E con la crux, ma nella seconda
recepì la congettura Pachone di Mommsen. Pachone è accettato anche da Ön­ner-
­fors; Reeve invece stampa Pachnitae tra le cruces. Un’emendazione degna di
nota viene proposta da Milner, Pachone itaque decurso,51 che giustifica bene
l’origine della corruttela e risulta pienamente compatibile con l’usus scribendi

49 Soz. 9.5 (GCS 50.396–397 Bidez†–Hansen) = PG LXVII.1605 e 1608; Cod. Theod. 5.6.3 (12 Aprile
409). Sozomeno definisce Castra Martis una città della Μυσία e la pone nella Θρᾴκη; egli identi-
fica conseguentemente il successivo bersaglio degli Unni con la ἄλλη Θρᾴκη. Gli svarioni geogra-
fici di Sozomeno continuano a essere accolti: ad esempio, cfr. Demandt 2007, 202.
50 Rankov 2002, 921–924.
51 Milner 1996, 146 n. 1.

Unauthenticated
Download Date | 11/24/19 4:50 PM
 Nuove prove per la datazione di Vegezio sotto Teodosio II   265

di Vegezio; infatti la congiunzione conclusiva itaque occupa la medesima posi-


zione nell’ablativo assoluto di altri due passi,52 ovvero è posposta per sei volte
alla prima parola del periodo.53 I dati astronomici, post ortum Pleiadum (dopo
il 10 Maggio) e usque in Arcturi ortum (fino al 17 Settembre),54 provengono dalla
tradizione letteraria e hanno valore meramente approssimativo; invece le date
calendariali rivestono importanza fondamentale. La nauigatio occidentale dei
nauicularii Afri era delimitata diversamente, cioè dalle kalendae Apriles alle
idus Octobres.55 La menzione del mese egizio Pachon (26 Aprile–25 Maggio) pre-
messa allo a. d. VI kalendas Iunias (27 Maggio) trova una spiegazione appropriata
collegando questa indicazione con il trasporto dell’annona ciuica dall’Egitto a
Costantinopoli, una consuetudine istituita da Costantino dopo la fondazione
della città.56 La riapertura della secura nauigatio per gli abitanti di Costantinopoli
significava soprattutto l’inizio annuale delle spedizioni frumentarie via mare da
Alessandria. Perciò il nome calendariale Pachon doveva essere ben noto agli alti
funzionari della corte imperiale; l’inscriptio dei principali manoscritti definisce
Vegezio appunto uir illustris e quattro codici aggiungono il titolo di comes.
A partire da Valentiniano I il rango di uir illustris e il titolo primario o accesso-
rio di comes contraddistinguono i praefecti praetorio, il praefectus urbi, i magistri
militum, il magister officiorum, il quaestor sacri palatii, il comes sacrarum largitio-
num, il comes rerum priuatarum e i comites domesticorum; i sei posti civili sono le
cariche più plausibili nel caso di Vegezio. La composizione della Mulomedicina,
se non manifesta un interesse meramente personale per i cavalli (come leggiamo
in Veg. mulom. 1 prol. 6 cum ab initio aetatis alendorum equorum studio flagra-
rem e 3.6.1 equorum genera uniuersa […] in stabulis nostris saepe nutriuimus), può
avere tratto spunto dall’attività amministrativa dell’autore. Il comes rerum priua-
tarum in Oriente aveva sotto la sua autorità i praepositi gregum et stabulorum,57
ma le ipotesi correnti prediligono altre due cariche: comes sacrarum largitionum
o comes stabuli.58 La carica di comes sacrarum largitionum si fonda sull’inscriptio
del Palatinus Latinus 909, comitis sacrum, che potrebbe derivare dalla corruzione
delle normali abbreviazioni sacr(arum) o sacrar(um) larg(itionum).59 Il rango
usuale dei comites stabuli, cioè uir clarissimus et spectabilis,60 non contrasta con

52 Veg. mil. 1.8.6 e 28.9.


53 Veg. mil. 2 prol. 6, 4.4, 6.10; 3.5.3 e 9.19; 4.38.7.
54 Colum. 9.14.4 e 10; 11.2.40 e 65.
55 Cod. Theod. 13.9.3.3 (Graziano, 6 Febbraio 380).
56 Jones 1964, 698 e 828.
57 Not. dign. or. 14.6.
58 A questo proposito Goffart 1977, 88–90 e Milner 1996, xxiiis.
59 CIL VI.41383 e XIII.10032.14.
60 Cod. Theod. 6.13.1 e 11.18.1.

Unauthenticated
Download Date | 11/24/19 4:50 PM
266   Maurizio Colombo

le testimonianze della tradizione manoscritta; infatti il rango superiore di uir illu-


stris poteva essere conseguito attraverso la concessione degli honorarii codicilli
da parte dell’imperatore.61 Come vedremo, c’è una terza opzione alquanto più
plausibile.
Infine dopo gli otto singoli passi dell’Epitoma possiamo chiamare in causa
un’intera sezione del IV libro. Veg. mil. 4.1–30 dedica una metodica ed esaustiva
trattazione all’arte ossidionale sotto i due aspetti complementari della difesa
e dell’attacco, come è chiaramente preannunciato in 4 prol. 8 rationes, quibus
uel nostrae ciuitates defendendae sint uel hostium subruendae, ex diuersis auc-
toribus in ordine digeram; anche questa parte dell’opera può essere collegata
con specifiche vicende della guerra contro i Persiani nel 421–422. Abbiamo già
menzionato l’assedio romano di Nisibis; è opportuno aggiungere che esso stava
procedendo regolarmente secondo le tattiche tradizionali prima dell’intervento
personale di Vahram V.62 La frettolosa ritirata delle truppe orientali permise all’e-
sercito persiano di passare al contrattacco e di investire Theodosiopolis/Resaina
in Mesopotamia; dopo un lungo assedio la tenacia dei difensori ebbe la meglio
sui Persiani.63 Veg. mil. 4.30.5 quae recentium [recentior Önnerfors] necessitatum
usus inuenit sembra evocare velatamente tali eventi, dato che Veg. mil. 2 prol. 2
impiega l’aggettivo recens per fatti avvenuti sotto il regno dell’imperiale desti-
natario. Tale frase sarebbe totalmente priva di senso in relazione con le vicende
belliche durante il regno di Teodosio I. L’utilità pratica delle rationes compilate è
esplicitamente rivendicata da Veg. mil. 4 prol. 8 nec laboris pigebit, cum omnibus
profutura condantur; la duplice ottica dell’autore, che prevede tanto la difesa di
una città romana quanto l’assedio di una città nemica, riflette appunto lo scena-
rio strategico dei limites orientali intorno al 425.64
Ora passiamo alla Mulomedicina, di cui tre brani forniscono materiale assai
interessante. Veg. mulom. 2 prol. 1 Nuper uero exemplo Hunnorum siue gentium
aliarum artis ipsius etiam usus intercidit, dum homines, refugientes expensas, bar-
barorum consuetudinem imitari uelle se simulant et incurata animalia hibernis
pascuis et negligentiae casibus dedunt tramite l’avverbio temporale nuper fornisce
una prova negativa. La recente innovazione era non la consuetudo degli Unni, ma

61 Cod. Theod. 6.22.7–8.


62 Socr. 7.18.19–20 (GCS N. F. 1.364–365 Hansen) = PG LXVII.776s.
63 Theod. hist. eccl. 5.37.6–9 (GCS 19.340–341 Parmentier) = PG LXXXII.1269: fatta la tara agli
orpelli agiografici della narrazione, gli altri dettagli sono piuttosto verosimili. Per l’identifica-
zione della città cfr. Holum 1977, 168 e Schrier 1992, 79–81; contra Greatrex 1993, 5–8, che prefe-
risce la Theodosiopolis armena.
64 Un termine diretto di paragone è offerto dall’elegante e vuota retorica di Claud. IV cons. Hon.
328–336, dove i fittizi praecepta di Teodosio I a Onorio riguardano esclusivamento l’assedio di
una città nemica, una circostanza totalmente estranea al suo regno.

Unauthenticated
Download Date | 11/24/19 4:50 PM
 Nuove prove per la datazione di Vegezio sotto Teodosio II   267

la pretestuosa imitazione delle loro usanze da parte dei Romani più parsimoniosi.
La datazione della Mulomedicina sotto Teodosio I è palesemente impossibile per
ragioni cronologiche, dal momento che la prima irruzione degli Unni in territo-
rio romano risale soltanto all’autunno 377.65 Il successo del modello barbarico a
discapito della tradizione autoctona non può essere compresso nell’arco di un
decennio o poco più dal contatto iniziale.
Questo passo deve essere confrontato con Veg. mil. 1.20.2 licet exemplo
Gothorum et Alanorum Hunnorumque equitum arma profecerint. Il giudizio risulta
diametralmente invertito: il progresso degli arma lascia il posto alla decadenza
dell’arte veterinaria. Il dettaglio ugualmente cruciale è che il solo nome degli
Unni riceve esplicita e specifica menzione quale paradigma comportamentale,
mentre Goti e Alani sono sostituiti dalla significativa anonimia delle gentes aliae.
La presenza dei tre etnonimi in mil. 1.20.2 manifesta la continuità storica della
prospettiva militare rispetto all’età di Teodosio I; anche durante il regno di Teo-
dosio II l’exemplum e le reclute dei tre popoli proseguirono a ricoprire un ruolo
basilare nell’esercito orientale.66 Il diverso punto di vista spiega la duplice diver-
genza: mentre l’Epitoma documenta un fenomeno interno all’impero romano
d’Oriente, qui gli Unni rappresentano l’alterità barbarica per antonomasia a nord
del Danubio. L’exemplum Hunnorum è un fedele riflesso della realtà contempo-
ranea oltre i confini romani. Il devastante attacco degli Unni contro la dioecesis
Thraciarum nel 422 è un episodio quasi sempre sottovalutato;67 ma esso ebbe una
conseguenza decisiva nelle relazioni politiche tra il governo imperiale e gli Unni,
cioè il foedus allora stipulato con Ruas.68
Veg. mulom. 2.79.16 quorum [scil. Sarmatarum] equitatus apud ueteres pluri-
mum ualuerunt comporta che non soltanto la teoria, ma anche la prassi avesse
subito un radicale mutamento rispetto al passato. Vegezio è solito usare gli agget-
tivi sostantivati ueteres o antiqui, per indicare genericamente i suoi auctores;69
in effetti Apsyrtus concede ampio rilievo ai cavalli sarmatici.70 La tramontata
importanza dei Sarmati suffraga indirettamente la datazione di Vegezio sotto
Teodosio II, poiché negli anni dal 358 al 384 sono attestate ben quattro guerre
con i Sarmati, che lo stesso Teodosio I affrontò per due volte (nel 374 come dux

65 Amm. 31.8.4 e 16.3. Ricaviamo la datazione approssimativa da Amm. 31.8.2 e 10.1.


66 Colombo 2012, 278–280.
67 Marcell. ad a. 422.3 = Chron. Min. II.75 Mommsen.
68 In tale senso già Croke 1977, 347–367, soprattutto 347–352. Contra Maenchen-Helfen 1973,
91–94 e Zuckerman 1994, 162 n. 12.
69 Ad esempio, Veg. mulom. 1.2.1 quod antiqui maleus nominauerunt e 1.3 quem profluuium Atti-
cum ueteres uocauerunt.
70 Hipp. Berol. 115.2–3 (CHG I.373–374 Oder – Hoppe).

Unauthenticated
Download Date | 11/24/19 4:50 PM
268   Maurizio Colombo

Moesiae I di Valentiniano I e nel 378 quale magister militum di Graziano) prima


di indossare la porpora.71 Uno scrittore attivo durante il regno di Teodosio I non
avrebbe potuto mai relegare i Sarmati e i loro equitatus in un commento cursorio,
dal momento che gli scontri armati e i rapporti diplomatici con i Sarmati ancora
possedevano carattere strettamente attuale; Ammiano Marcellino conferma
appunto il perdurante credito dei cavalli sarmatici presso i Romani.72 Ma ai tempi
di Teodosio II le guerre sarmatiche degli anni 358–384 erano ormai un lontano
ricordo; nellʼarea danubiana la rilevanza militare e politica degli Unni aveva let-
teralmente obliterato l’antica potenza dei Sarmati.
Veg. mulom. 3.6.2–8 avvalora direttamente la collocazione di Vegezio in
Oriente e la sua datazione sotto Teodosio II. Veg. mulom. 3.6.2–4 offre un cata-
logo generale delle razze equine e la loro classificazione secondo l’uso abituale:

Nam, ut uiliora ministeria taceamus, equos tribus usibus uel maxime necessarios constat:
proeliis circo sellis. Ad bellum Huniscorum longe prima docetur utilitas patientiae, laboris,
frigoris, famis; Toringos dehinc et Burgundiones iniuriae tolerantes, tertio loco Frigiscos non
minus uelocitate quam continuatione cursus inuictos, postea Epirotas, Samaricos ac Dal-
matas, licet contumaces ad frena, armis habiles asseuerant. Curribus Cappadocum gloriosa
nobilitas, Hispanorum par uel proxima in circo creditur palma. Nec inferiores prope Sicilia
exhibet circo, quamuis Africa Hispani sanguinis uelocissimos praestate consueuerit. Ad usum
sellae Persis prouinciis omnibus praestat, equos exhibet patrimoniorum censibus aestima-
tos, ad uehendum molles et impigros, incessus nobilitate pretiosos. Sequuntur Armenii atque
Sofoeni: in qua parte nec Epirotas Siculosque despexeris, si mores ac pulchritudo non deserat.

La congettura Samaricos dell’editio princeps e l’emendazione Sarmaticos di


Gesner destano serie perplessità quanto la lezione corrotta zelomesos di L; par-
tendo da questa corruttela, propongo la semplice emendazione Epirotas, <Thes>-
salo<s>, Moesos. La scriptio continua ha favorito una doppia aplografia con
l’ultima sillaba di Epirotas e la desinenza di Moesos; poi la parola mutila salo è
stata facilmente confusa con l’ablativo singolare del cristianismo lessicale zelus.
Ancora in età imperiale i cavalli tessali erano apprezzati e famosi per le loro doti;73
i Moesi corrispondono ai Θρᾷκες e agli Ἴστριοι di Apsyrtus.74 Una legge di Valente

71 358–359: Amm. 16.10.20; 17.12.1 e 12.4–13.23; 19.11. 374: Amm. 29.6.15–16 e Zos. 4.16.6. 378:
Them. or. 14.182 C e 15.198 A; Pacato, Paneg. 2.10.2–4 Mynors; Theod. hist. eccl. 5.5.1–4 (GCS
19.284–285 Parmentier) = PG LXXXII.1205 (la menzione della Θρᾴκη è palesemente erronea). 384:
Symm. rel. 47. Per le guerre del 374 e del 378 cfr. Colombo 2006, 160–172 e id. 2007, 252–261, dove
Olympiod. frg. 27 = FHG IV.63 Müller viene correttamente contestualizzato contro l’esegesi fallace
di Croke 1977, 358–365.
72 Amm. 17.12.2–3.
73 Hipp. Berol. 1.12 e 115.2 (CHG I.5 e 373 Oder – Hoppe); Claud. carm. min. 47.5–6.
74 Hipp. Berol. 115.2 (CHG I.373 Oder – Hoppe).

Unauthenticated
Download Date | 11/24/19 4:50 PM
 Nuove prove per la datazione di Vegezio sotto Teodosio II   269

emanata nel 372 concede otto cavalli tratti dai Phrygiae greges ai due praetores
incaricati dei principali ludi in Costantinopoli;75 Claudiano, descrivendo le man-
sioni di Stilicone quale comes stabuli di Teodosio I, nomina le Phrygiae matres.76
I due testi confermano l’esegesi linguistica di Frigisci come forma colloquiale e
grecizzante di Phryges o di Phrygii.
È molto significativo che proprio gli Hunisci, i Cappadoces e la Persis risul-
tino essere i migliori equi nelle rispettive categorie del bellum, dei currus e della
sella; tali giudizi sembrano esprimere una prospettiva implicitamente orientale,
che compendia in chiave personale e attualizza tanto il catalogo quanto le ana-
loghe valutazioni di Apsyrtus.77 Appare ugualmente sintomatico che una razza
pertinente all’impero romano d’Oriente, i Frigisci, rappresenti il meglio dei cavalli
indigeni ad bellum. L’uso del suffisso diminutivo -isc- per Hunisci e Frigisci, così
come la sua derivazione dal greco, conferma questa interpretazione, dato che
esso, nonostante la sua rarità nel resto della letteratura latina, qui colleziona ben
due occorrenze nello stesso passo. Il suffisso di Hunisci e di Frigisci, piuttosto
che conservare l’originaria valenza, possiede carattere meramente connotativo
ed espressivo come Daciscus, che risulta essere un semplice sinonimo di Dacus e
di Dacicus.78
Il giudizio di Vegezio sui Toringi riproduce effettivamente l’opinione comune
dei suoi contemporanei, poiché ancora nel 551 Iordanes attribuisce inciden-
talmente equi eximii ai Thyringi.79 Nel 451 i Turingi erano sudditi degli Unni;80
verso il 480 almeno una parte della tribù confinava con il tratto retico e norico
del Danubio.81 I cavalli dei Turingi rinviano genericamente all’egemonia degli
Unni sul barbaricum transdanubiano. Ricaviamo invece un preciso terminus post
quem dai Burgundiones. A partire dal 413 i Burgundi occuparono stabilmente
quali foederati occidentali una parte delle province renane;82 in epoca anteriore i
contatti dell’impero romano con i Burgundi (due guerre e una momentanea alle-

75 Cod. Theod. 6.4.19.


76 Claud. carm. min. 30.190–191. Cfr. anche Claud. Eutrop. 2.272.
77 Hipp. Berol. 115.1–2 (CHG I.372–373 Oder – Hoppe).
78 Lact. mort. pers. 27.8; Hist. Aug. Aurel. 38.4; Not. dign. or. 40.21; 42.24 e 28; CIL III.5218; V.1047,
3372, 6244; VI.2605 e 3320; VIII.7978; RIU III 718. Cfr. invece Copa 1 Copa Syrisca; Auson. epigr.
87.1 Green Eunus Syriscus; Hist. Aug. Maxim. 3.3 Quid uis, Thracisce? (si noti che Thraciscus, come
Hunisci e Frigisci, è uno ἅπαξ λεγόμενον).
79 Iord. Get. 21. Cfr. anche Cassiod. var. 4.1.3.
80 Sidon. carm. 7.323. Rugi, Gepidi e Sciri di Sidon. carm. 7.321–322 trovano sicuro riscontro in
Iord. Get. 261 e 264–266.
81 Eugippius Vita Sancti Severini 27.3 e 31.4.
82 Oros. 7.32.12 e Prosp. epit. 1250 = Chron. Min. I.467 Mommsen. Cfr. inoltre Hier. epist. 123.15.2;
Oros. 7.38.3; Olympiod. frg. 17 = FHG IV.61 Müller.

Unauthenticated
Download Date | 11/24/19 4:50 PM
270   Maurizio Colombo

anza) erano stati rari e sporadici,83 dato che gli Alamanni si frapponevano tra la
Germania I e le terre dei Burgundi.84
Veg. mulom. 3.6.1 In permutandis uel distrahendis equis maximam fraudem
patriae solet afferre mendacium. Volentes enim carius uendere generosissimos
fingunt. Quae res nos compulit, qui propter tam diuersas et longinquas peregrina-
tiones equorum genera uniuersa cognouimus et in stabulis nostris saepe nutriuimus,
uniuscuiusque nationis explicare signa uel merita chiarisce l’ampiezza geografica
della lista. La connessione pratica con la compravendita dei cavalli e l’espres-
sione propter tam diuersas et longinquas peregrinationes potrebbero giustificare
l’ipotesi che le razze elencate costituissero lo scopo professionale delle peregri-
nationes. Ma il riferimento autobiografico agli stabula nostra suggerisce che la
conoscenza e l’acquisto dei cavalli indigeni e stranieri fossero una conseguenza
secondaria dell’attività ufficiale. Nelle fonti latine la parola generica peregrinatio
talvolta è giustapposta con i vocaboli tecnici expeditio e legatio,85 ovvero esprime
la sostanza della militia e della legatio.86 Questo uso del termine autorizza una
terza congettura sulla posizione di Vegezio nell’apparato amministrativo; egli era
stato un tribunus et notarius, che diventò primicerius notariorum e fu congedato
con gli honorarii codicilli di magister officiorum.87 Pare opportuno ricordare che
il magister officiorum era un uir illustris e portava il titolo accessorio di comes;
la corruttela comitis sacrum del Palatinus Latinus 909 derivò dallo scioglimento
erroneo delle abbreviazioni s(acri) c(onsistorii) in sacrum.88 Le consuete e ver-
satili mansioni di un tribunus et notarius sono perfettamente compendiate dalla
locuzione propter tam diuersas et longinquas peregrinationes.89
Veg. mil. 4.31.4–32.2 costituisce un indizio in questo senso. La trattazione
concernente la classis Misenatium e la classis Rauennatium contiene grossolane
inesattezze; ma il nucleo genuino, cioè la dislocazione delle due classes e i titoli

83 Zos. 1.68; Paneg. 10.5.1–2 Mynors; Symm. or. 2.13 e Amm. 28.5.9–14. Cfr. anche CIL XIII.3682.
84 Paneg. 11.17.3–4 Mynors; Symm. or. 2.13; Amm. 18.2.15 e 28.5.11. Per la lezione ubi termina-
les lapides Alamannorum et Burgundiorum confinia distinguebant in Amm. 18.2.15 cfr. Colombo
2006, 149s.
85 Cic. Att. 6.2.2 e fam. 2.12.2; Suet. Tib. 46; CIL III.11697; Paneg. 12.14.4 Mynors; Symm. epist.
7.54.
86 Cod. Iust. 12.36.4.1 e Cod. Theod. 12.1.189.
87 Cod. Theod. 6.10.4.
88 L’uso corrente delle abbreviazioni s(acri) c(onsistorii) in quel periodo è attestato da un’epi-
grafe ufficiale del 435: CIL VI.1724.
89 Amm. 14.5.6, 11.21, 11.23; 17.5.15, 9.7, 14.3; 19.12.1; 20.4.2 e 9.9; 21.4.2–5 e 7.2; 25.8.8; 26.5.14 e 7.2;
28.1.12, 2.5–6, 6.12, 6.20–21; 30.3.2. Symm. rel. 18.2 e 26.3; Claud. Stil. 1.51–54 e CIL VI.1730 r. 4;
Coll. avell. 15.5; Sidon. carm. 23.214–216 e 228–232. Cfr. anche PLRE II.146–147 Aristolaus; 342
Damascius 1; 381–382 Dulcitius 1; 419 Eulogius 3; 711–712 Marcellinus 10.

Unauthenticated
Download Date | 11/24/19 4:50 PM
 Nuove prove per la datazione di Vegezio sotto Teodosio II   271

dei loro comandanti, proviene direttamente dalla consultazione della Notitia


Dignitatum Occidentis.90 Il primicerius notariorum aveva appunto il compito di
compilare e di custodire omnis dignitatum et administrationum notitia tam mili-
tarium quam ciuilium.91 La nostra copia della Notitia Dignitatum Orientis implica
necessariamente la presenza della versione occidentale a Costantinopoli.
Cod. Theod. 15.10.1 contiene l’ultima menzione dei cavalli cappadoci in rap-
porto con l’Occidente; questa legge, che fu emanata da Valentiniano I nel 371 ed
è indirizzata al praefectus Vrbi Ampelius, attesta che i Palmati equi, cioè i cavalli
provenienti dalla uilla Palmati in Cappadocia (più precisamente in Cappado-
cia II a partire dal 371),92 godevano di una condizione nettamente superiore agli
Hispani. Mentre i factionarii erano liberi di vendere gli Hispani diventati inabili
alle corse, i Palmati e gli Hermogeni equi dopo il loro ritiro dovevano essere man-
tenuti a spese del fiscus. Lo speciale pregio dei Palmati e degli Hermogeni equi
per Valentiniano sembra essere riconducibile a un fattore meramente economico,
poiché essi facevano parte del grex dominicus e dovevano essere importati dall’A-
sia Minore.93
L’epistolario di Simmaco dimostra abbondantemente che nell’ambito dei
currus un autore occidentale, piuttosto che i Cappadoces, avrebbe nominato per
primi gli autoctoni Hispani.94 L’egizio Claudiano rivela involontariamente le basi
orientali della sua formazione, poiché egli menziona cinque volte i Cappadoces,95
ma soltanto due volte gli Hispani.96 Il passo già citato per i Frigisci illustra le fun-
zioni di Stilicone quale comes stabuli di Teodosio I; altri due riguardano la caval-
catura dello stesso Onorio, cui Claudiano assegna ipoteticamente uno Hispanus o
un Cappadox, ovvero un Armenius o un Cappadox. A questo proposito si noti che
gli Armenii compaiono anche nel catalogo equino di Vegezio.
Veg. mulom. 3.6.5–8 rafforza decisivamente queste conclusioni, dato che la
descrizione minuziosa dell’aspetto e delle qualità viene riservata soltanto agli
Hunisci e ai Persae. Mentre le lodi dei cavalli partici o persiani sono usuali nelle
nostre fonti,97 verso il 390 d.C. il giudizio dei Romani sui cavalli degli Unni è
totalmente diverso; Ammiano Marcellino esprime bene l’opinione negativa dei

90 Not. dign. occ. 42.7 e 11.


91 Not. dign. or. 18.4 e occ. 16.5; Claud. epithal. Pall. = carm. min. 25.83–91.
92 L’origine degli equi Palmati si ricava da Itin. Burdig. 577.6 Wesseling. Cfr. inoltre Hesych. Mil.
frg. 1 = FHG IV.145 Müller.
93 Cod. Theod. 10.6.1; Expos. 40.
94 Symm. epist. 4.7, 58–60, 62–63; 5.82–83; 7.48, 82, 97, 105–106; 8.12 e 20–25. Cfr. inoltre Amm.
20.8.13.
95 Claud. Rufin. 2.30–31; Eutrop. 1.245–248; carm. min. 30.190–193; 47.4–5; 48.6.
96 Claud. carm. min. 30.54 e 47.3.
97 Ad esempio, cfr. Hipp. Berol. 115.1 (CHG I.372 Oder – Hoppe) e Amm. 23.6.30.

Unauthenticated
Download Date | 11/24/19 4:50 PM
272   Maurizio Colombo

suoi contemporanei: equis […] duris quidem sed deformibus.98 Nel 396 Girolamo,
facendo riferimento alla terribile scorreria degli Unni attraverso le province
orientali dell’Asia Minore e la dioecesis Orientis durante l’anno passato, ribadisce
questo punto di vista, poiché egli etichetta i cavalli unni con il vocabolo dispre-
giativo caballi, che viene contrapposto in antitesi agli equi dei soldati romani.99
Pacato e Ammiano, anche se riconoscono oggettivamente le grandi capacità degli
Unni e dei loro cavalli nel campo bellico,100 non offrono nessun riscontro agli
elogi di Vegezio per gli Hunisci; il radicale mutamento della prospettiva romana
suggerisce una data molto più tarda. Lo speciale rilievo, che Vegezio conferisce
simultaneamente ai cavalli degli Unni e dei Persiani, trova un perfetto e naturale
contesto nell’impero romano d’Oriente sotto il regno di Teodosio II. La solitaria
preminenza degli Unni tra le gentes transdanubiane in mulom. 2 prol. 1 e la men-
zione dei Burgundiones in mulom. 3.6.2 permettono di datare approssimativa-
mente la composizione dell’opera agli anni Venti del V secolo.

Appendice

Le sagittae e il contus in Claudiano

La testimonianza adulatoria di Claud. IV cons. Hon. 527–564 circa le doti marziali


di Onorio associa per la prima volta le sagittae e il contus in un testo letterario;
ma bisogna prestare la debita attenzione alle caratteristiche molto peculiari del
brano poetico. Claudiano elenca tre qualità: la padronanza degli iacula (v. 527),
la perizia con le sagittae (vv. 527–538) e l’abilità nell’equitazione (vv. 539–564).
La terza sezione abbraccia cinque temi: la somma eccellenza di Onorio durante
le esercitazioni equestri (vv.  539–541), la prodigiosa velocità del suo galoppo
(vv. 542–545), la pronta e parossistica reazione del suo destriero al semplice tocco
dei calcaria imperiali (vv. 546–550), la bellezza della sua figura nel corso della
cavalcata (vv. 551–553), infine i cinque cavalli mitologici, che potendo scegliere
lo preferirebbero ai loro padroni (vv. 554–564). La menzione del contus è signifi-
cativamente separata dalle sagittae e compare nelle manovre: Cum uectaris equo
simulacraque Martia ludis, | quis molles sinuare fugas, quis tendere contum | acrior
aut subitos melior flexisse recursus? (vv. 539–541).

98 Amm. 31.2.6.
99 Hier. epist. 60.17.3.
100 Pacato, Paneg. 2.32.4, 34.1, 39.2 e 5 Mynors; Amm. 31.2.8–9.

Unauthenticated
Download Date | 11/24/19 4:50 PM
 Nuove prove per la datazione di Vegezio sotto Teodosio II   273

La iunctura claudianea tendere contum risulta essere uno ἅπαξ λεγόμενον,


poiché l’apparente riscontro in Stat. Ach. 2.132–134 quo turbine contum | Sauro-
mates falcemque Getes arcumque Gelonus | tenderet è compromesso dallo zeugma
semantico; soltanto l’arcus del Gelonus permette di estendere la reggenza di
tendo al contus e alla falx. Lo stesso Claudiano usa per tre volte il normale abbina-
mento di tendo con l’arcus o le sagittae: III cons. Hon. 49–50 nunc spicula cornu
| tendere; fescenn. 1.2 Parthis sagittas tendere certior; IV cons. Hon. 527–528 cum
Gortynia tendis | spicula. La particolarità linguistica trova una facile spiegazione:
qui tendo è un simplex pro composito e ha il valore di protendo, che figura proprio
insieme a contus in Claud. VI cons. Hon. 270 protento leuiter frangebat moenia
conto. Gli auctores altoimperiali di Claudiano sono soliti impiegare protendo con
il termine tradizionale hasta;101 nelle fonti letterarie hasta/δόρυ, contus/κοντός e
lancea/λόγχη sono sinonimi reciprocamente intercambiabili.102
L’inserimento del contus nell’ambito delle esercitazioni deriva dal modello
poetico di Claudiano per i vv. 539–541, che ricalcano tre momenti del lusus Troiae
in Verg. Aen. 5.580–587; la ripresa allusiva di tre parole-chiave, cioè recursus,
simulacra e fuga (vv.  583 e 586–587), palesa l’imitazione. L’espressione quis
tendere contum | acrior attinge al medesimo passo, di cui essa adatta e compen-
dia le locuzioni infestaque tela tulere e spicula uertunt | infensi (vv. 582 e 586–587),
sostituendo i generici tela e spicula con l’attuale contus.103
Claudiano ricava lo schema generale dei contenuti da Amm. 21.16.7 Equitandi
et iaculandi maximeque perite dirigendi sagittas artiumque armaturae pedestris
perquam scientissimus (l’elogium di Costanzo II). Tre capacità su quattro coinci-
dono perfettamente; le artes armaturae pedestris sono omesse per ovvie ragioni
di opportunità contestuale, dal momento che le roboanti lodi di Claudiano
sono dedicate esclusivamente alle presunte capacità di Onorio come cavaliere.
Un prestito linguistico prova la dipendenza, poiché i vv. 530–531 Scis quo more
Cydon, qua dirigat arte sagittas | Armenius rielaborano in forma poetica l’espres-
sione ammianea perite dirigendi sagittas […] perquam scientissimus.104 La pre-
senza simultanea delle sagittae e del contus in questi versi di Claudiano riflette
soltanto l’imitazione incrociata di Virgilio e di Ammiano Marcellino; infatti la
menzione ancora disgiunta delle due armi dimostra la natura innovativa e origi-
nale di Veg. mil. 2.14.7 rispetto alla mentalità dell’epoca teodosiana.

101 Verg. Aen. 11.605–606; Stat. Theb. 9.90; Tac. ann. 2.21.1 e 14.37.1.
102 Colombo 2011, 161–166.
103 La stretta relazione con il modello virgiliano elude Barr 1981, 88.
104 Per la conoscenza e l’uso di Ammiano Marcellino da parte di Claudiano cfr. Colombo 2008,
295s.

Unauthenticated
Download Date | 11/24/19 4:50 PM
274   Maurizio Colombo

Bibliografia
Barr 1981: W. Barr, Claudian’s Panegyric on the Fourth Consulate of Honorius, Liverpool
1981.
Becatti 1960: G. Becatti, La colonna coclide istoriata. Problemi storici, iconografici, stilistici
(Studi e materiali del Museo dell’Impero romano 6), Roma 1960.
Charles 2007: M. B. Charles, Vegetius in Context. Establishing the Date of the Epitoma Rei
Militaris (Historia Einzelschriften 194), Stuttgart 2007.
Clover 1971: F. M. Clover, Flavius Merobaudes. A Translation and Historical Commentary, TAPhS
n.s. 61.1, 1971, 1–78.
Colombo 2006: M. Colombo, Due note storiche e letterarie sui libri XXVIII–XXX di Ammiano
Marcellino, Philologus 150, 2006, 149–174.
Colombo 2007: M. Colombo, Annotazioni al libro XXXI di Ammiano Marcellino, Paideia 62,
2007, 243–265.
Colombo 2008: M. Colombo, Gli etnonimi barbarici nei poemi di Claudiano. La tecnica poetica
della propaganda politica, Athenaeum 96, 2008, 293–326.
Colombo 2011: M. Colombo, La lancea, i lanciarii, il pilum e l’acies di Arriano: un contributo alla
storia dell’esercito romano, Historia 60, 2011, 158–190.
Colombo 2012: M. Colombo, La datazione dell’Epitoma rei militaris e la genesi dell’esercito
tardoromano. La politica militare di Teodosio I, Veg. r. mil. 1.20.2–5 e Teodosio II, AncSoc
42, 2012, 255–292.
Croke 1977: B. Croke, Evidence for the Hun Invasion of Thrace in A.D. 422, GRBS 18, 1977,
347–367.
Demandt 2007: A. Demandt, Die Spätantike. Römische Geschichte von Diocletian bis Justinian
284–565 n. Chr., München 20072.
Desanges 1962: I. Desanges, Catalogue des tribus africaines de l’antiquité classique à l’ouest
du Nil, Dakar 1962.
Goffart 1977: W. Goffart, The Date and Purpose of Vegetius’ ‘De Re Militari’, Traditio 33, 1977,
65–100.
Greatrex 1993: G. Greatrex, The Two Fifth-Century Wars between Rome and Persia, Florilegium
12, 1993, 1–14.
Holum 1977: K. G. Holum, Pulcheria’s Crusade A.D. 421–422 and the Ideology of Imperial
Victory, GRBS 18, 1977, 153–172.
Jones 1964: A.H.M. Jones, The Later Roman Empire 284–602. A Social, Economic and Admini-
strative Survey II, Oxford 1964.
Kalkan – Şahin 1994: H. Kalkan – S. Şahin, Ein neues Bauepigramm der theodosischen
Landmauer von Konstantinupolis aus dem Jahr 447, EA 23, 1994, 145–156.
Lebek 1995: W. D. Lebek, Die Landmauer von Konstantinopel und ein neues Bauepigramm
(Θευδοσίου τόδε τεῖχος), EA 24, 1995, 107–154.
Liebeschuetz 1990: J.H.W.G. Liebeschuetz, Barbarians and Bishops. Army, Church, and State in
the Age of Arcadius and Chrysostom, Oxford 1990.
Maenchen-Helfen 1973: O. Maenchen-Helfen, The World of the Huns. Studies in Their History
and Culture, Berkeley – Los Angeles – London 1973.
Mattingly 1995: D. J. Mattingly, Tripolitania, London 1995.
Mazzarino 1990: S. Mazzarino, Stilicone. La crisi imperiale dopo Teodosio, Roma 19902.
Milner 1996: N. P. Milner, Vegetius, Epitome of Military Science, Liverpool 19962.
Modéran 2003: Y. Modéran, Les Maures et l’Afrique romaine (IVe–VIIe siècle), Paris 2003.

Unauthenticated
Download Date | 11/24/19 4:50 PM
 Nuove prove per la datazione di Vegezio sotto Teodosio II   275

Rance 2003: Ph. Rance, Elephants in Warfare in Late Antiquity, AAntHung 43, 2003, 355–384.
Rance 2007: Ph. Rance, Battle, in: Ph. Sabin – H. van Wees – M. Whitby (eds.), The Cambridge
History of Greek and Roman Warfare II, Cambridge 2007, 342–378.
Rankov 2002: B. Rankov, Now You See it, now You don’t. The British Fleet in Vegetius IV 37,
in: Ph. Freeman – J. Bennett – Z. T. Fiema – B. Hoffman (eds.), Limes XVIII. Proceedings
of the XVIIIth International Congress of Roman Frontier Studies, Held in Amman, Jordan
(September 2000) II, Oxford 2002, 921–924.
Schrier 1992: O. J. Schrier, Syriac Evidence for the Roman-Persian War of 421–422, GRBS 33,
1992, 75–86.
Straub 1952: J. Straub, Studien zur Historia Augusta (Dissertationes Bernenses 1.4), Bernae
1952.
Weissbach 1934: F. H. Weissbach, Art. Theodosiopolis 2, in: RE V A 2, 1934, 1923–1928.
Zecchini 1993: G. Zecchini, Ricerche di storiografia latina tardoantica, Roma 1993.
Zuckerman 1994: C. Zuckerman, L’Empire d’Orient et les Huns: notes sur Priscus, T&MByz 12,
1994, 159–182.

Unauthenticated
Download Date | 11/24/19 4:50 PM

Potrebbero piacerti anche