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Maurizio Colombo*
Nuove prove per la datazione di Vegezio
sotto Teodosio II e la sua collocazione
nell’impero romano d’Oriente
https://doi.org/10.1515/klio-2019-0008
Summary: The date and the addressee of Vegetius’ Epitoma rei militaris are two
controversial issues; now a large consensus seems to have been reached on the
times and the person of Theodosius I. Classical scholars unquestioningly agree
that the author wrote in the Western Empire. Challenging those points of view, a
recent article sets forth three different suggestions. As to ‘when’, about AD 435.
As to ‘who’, Theodosius II. As to ‘where’, the Eastern Empire. Here nine passages
from the Epitoma are adduced and examined to prove further the soundness of
the new theory, but another answer is given to ‘when’, namely about AD 425.
These hypotheses also fit three passages of the Mulomedicina. Moreover, an edu-
cated guess is made about Vegetius’ office.
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Nuove prove per la datazione di Vegezio sotto Teodosio II 257
1 Charles 2007, 18–21 offre una rassegna completa delle diverse opinioni, che si concentrano
principalmente su Teodosio I o Valentiniano III, ma propongono anche Valentiniano II oppure
Onorio; egli individua Valentiniano III come destinatario dell’opera verso il 435.
2 Colombo 2012, 255–292, soprattutto 278–292.
3 Procop. BV 1.3.35–36 e 4.12.
4 Socr. 7.18 e 20 (GCS N. F. 1.363–365 e 366–367 Hansen) = PG LXVII.773, 776s., 780s.; Marcell[i-
nus] [Comes] ad a. 421.4 e ad a. 422.4 = Chron. Min. II.75 Mommsen; Ioh. Mal. 14.23 (Thurn 285) =
364 Dindorf; Chron. Pasch. I.579 Dindorf; Theophan. Conf. 5918 e 5921 (I.85–87 de Boor); [Geor-
gius] Cedr[enus] I.599 Bekker. Inoltre v. n. 63.
5 Philostorg. 11.8 (GCS 21.138s. Bidez) = PG LXV.604; Socr. 6.6.1–34 (GCS N. F. 1.317–321 Hansen) =
PG LXVII.676s. e 680s.; Soz. 8.4.1–20 (GCS 50.354–357 Bidez†–Hansen) = PG LXVII.1521, 1524s. e
1528; Zos. 5.13.1–21.4; Marcell. ad a. 400 = Chron. Min. II.66 Mommsen.
6 Becatti 1960, 151–264 e tavv. 56–61, 63, 72–76.
7 Not[itia] Urb[is] Const[antinopolitanae] 5.11–12 cfr. Zos. 5.20.3–4.
8 Le incursioni degli Isauri: Philostorg. 11.8 (GCS 21.139 Bidez) = PG LXV.604s.; Hier. epist. 114.1.1;
Soz. 8.25.1 (GCS 50.383 Bidez†–Hansen) = PG LXVII.1580s.; Zos. 5.25.1–2 e 4; Marcell. ad a. 405 =
Chron. Min. II.68 Mommsen. Uldin: v. n. 49.
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Nuove prove per la datazione di Vegezio sotto Teodosio II 259
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260 Maurizio Colombo
23 Procop. BP 2.30.19. Iosua Stylites Chronicum 53 (Wright 41) riporta una diversa applicazione.
24 Le fonti antiche e stimolanti osservazioni sulla carrago in Straub 1952, 19–39, cui è necessario
aggiungere Amm. 22.8.42 sui plaustra degli Alani europei e Iord. Get. 210–211 sui castra tempora-
nei degli Unni (cfr. Amm. 31.2.10).
25 Procop. BV 1.8.25–26 e 2.11.17–19.
26 Ad esempio, Coripp. Ioh. 2.91–99 e 4.597–599.
27 Mattingly 1995, 178s.; Modéran 2003, 340.
28 Desanges 1962, 80s. e 141; Modéran 2003, 61 n. 35, 108 n. 198, 109.
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Nuove prove per la datazione di Vegezio sotto Teodosio II 261
Astrices/Vrcilliani era prossimo alla Syrtis minor tra i confini sudorientali del
Byzacium e la parte occidentale della Tripolitana.29
L’etnonimo Mazices qui non fa riferimento alla tribù della Mauretania Cae-
sariensis,30 ma concerne l’omonima popolazione della Syrtis maior.31 Le attività
predatorie dei Mazices libici sono esplicitamente attestate dopo la morte di Teo-
dosio I, quando essi insieme ai conterranei Austuriani attaccarono non soltanto
Libya superior e Libya inferior, ma anche le regioni occidentali delle province egi-
ziane e la Tripolitana;32 le incursioni dei Mazices contro la Thebais occidentale
ancora proseguivano negli anni Quaranta del V secolo.33 La nozione di Vegezio,
inclusa la menzione degli Vrcilliani, sembra riconducibile proprio a tali eventi, dal
momento che non abbiamo nessuna conoscenza di conflitti anteriori tra Mazices
e Romani. L’espressione uel ceteri Mazices rispecchia la prospettiva orientale di
Vegezio, poiché un autore occidentale avrebbe utilizzato il generico etnonimo
Mauri, il sinonimo erudito Maurusii o la perifrasi dotta Mauricae gentes; invece
gli esotici e oscuri Vrcilliani sono implicitamente classificati come la propaggine
occidentale degli orientali e comuni Mazices.34
Mentre le succinte osservazioni di Veg. mil. 3.24.1–4 circa le quadrigae falca-
tae sono confinate al remoto passato e hanno carattere meramente antiquario, la
lunga trattazione degli stratagemmi contro gli elefanti in Veg. mil. 3.24.5–15 allude
velatamente a un episodio molto recente. Nella breve guerra del 421–422 contro
i Persiani le truppe orientali avevano bruscamente interrotto l’assedio di Nisibis
e si erano ritirate in territorio romano proprio per l’imminente arrivo di Vahram
V con un πλῆθος ἐλεφάντων.35 Secondo la versione dei fatti corrente a Costanti-
nopoli la precipitosa ritirata per timore degli elefanti da guerra persiani fu il solo
insuccesso dell’esercito orientale nell’intero conflitto. Veg. mil. 3.24.16 è molto
esplicito circa i fini attuali e strettamente pratici della compilazione: Aduersum
elephantos plura exempla et machinamenta rettulimus, ut, si quando necessitas
29 Coripp. Ioh. 6.279–280, 367–368 e 384–389 quadra bene con la regione a sud di Tacape.
30 Ptol. Geog. 4.2.5; Iul[ius] Hon[orius] 48 e Lat[erculus] Veron[ensis] 13 (GLM 54.5 e 129.3–4
Riese); Amm. 29.5.17, 5.21, 5.25–26, 5.30, 5.51.
31 Expos[itio totius mundi et gentium] 62, che trova piena conferma in un’altra fonte (v. n.
seguente).
32 Philostorg. 11.8 (GCS 21.138 Bidez) = PG LXV.604. Questo passo tramanda anche la localizza-
zione generica dei Mazices e degli Austuriani, che abitavano μεταξὺ Λιβύης καὶ Ἄφρων.
33 Evagr[ius Scholasticus] 1.7 = PG LXXXVI 2.2440.
34 La prospettiva occidentale emerge chiaramente in Amm. 26.4.5 Austoriani Mauricaeque aliae
gentes Africam solito acrius incursabant, dove i libici Austoriani sono assimilati alle remote tribù
della Mauretania Caesariensis.
35 Socr. 7.18.24 (GCS N. F. 1.365 Hansen) = PG LXVII.777. Rance 2003, 359 e 366 non coglie l’evi-
dente connessione tra il passo di Vegezio e il brano di Socrate.
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postulauerit, sciatur quae sint tam immanibus beluis opponenda. Questa preci-
sazione trova un contesto pienamente appropriato soltanto nell’impero romano
d’Oriente dopo l’imbarazzante vicenda di Nisibis.
Veg. mil. 3.26.36–37 permette di identificare con assoluta certezza l’anonimo
imperatore. Questo brano, per adulare convenientemente il destinatario dell’Epi-
toma in chiusura di libro, ne elogia le doti militari: peritia sagittandi, equitandi
scientia uel decor, currendi uelocitas e armaturae exercitatio. Già i cinque termini
etnici di paragone (Persa, Hunnorum Alanorumque natio, Saracenus Indusque)
suffragano fortemente la composizione dell’opera in Oriente sotto Teodosio II;36
l’etnonimo Indus designa sicuramente i Blemmyes,37 che verso il 421 attraversa-
vano una fase di relazioni pacifiche con i Romani.38 Nessun autore della Tarda
Antichità o di epoca bizantina caratterizza mai Teodosio I nei termini di Vegezio.
Nell’ambito del IV secolo il solo Costanzo II riceve analoghi elogi da parte di Giu-
liano e di Ammiano Marcellino.39 Le lodi di Vegezio per la peritia sagittandi e
l’equitandi scientia uel decor del suo destinatario trovano un riscontro decisivo
nella fonte ignota di Giorgio Cedreno e di Giovanni Zonaras; essi infatti variando
soltanto le sfumature attribuiscono proprio tali capacità a Teodosio II, che era
ἱππεύειν τε καὶ τοξεύειν ἀσκηθεὶς πέραν τοῦ μετρίου,40 ovvero ἱππεύειν καὶ
τοξεύειν εἰς ἄκρον ἤσκητο41.
Veg. mil. 4 prol. 2–3 Ideo potentissimae nationes ac principes consecrati nullam
maiorem gloriam putauerunt quam aut fundare nouas ciuitates aut ab aliis condi-
tas in nomen suum sub quadam amplificatione transferre. In quo opere clementia
serenitatis tuae obtinet palmam. Ab illis enim uel paucae uel singulae, a pietate
tua innumerabiles urbes ita iugi labore perfectae sunt, ut non tam humana manu
conditae quam diuino nutu uideantur enatae è riconducibile sia ai lavori di forti-
ficazione capillarmente eseguiti nell’Illyricum orientale durante gli anni 408–412
e documentati attraverso due leggi,42 sia alle otto città fondate o rinominate in
onore di Teodosio II (almeno quattro), della sorella Pulcheria e della moglie
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43 Hier[ocles] Synecd[emus] 653.6 (Pulcheriopolis in Epirus noua); 668.7, 11, 16 (Eudocias, The-
odosiana, Pulcherianopolis in Phrygia Pacatiana); 684.9 (Eudocias in Lycia); 729.6 (Theodosio-
polis in Arcadia: cfr. P. Rain. Cent. 97; P. Oxy. LI 3636; P. Prag. II 131); 730.7 (Theodosiopolis in
Thebais inferior: cfr. P. Sijp. 34). Theodosiopolis in Asia (Hier. Synecd. 661.9) può essere attribuita
con pari verosimiglianza a Teodosio I o a Teodosio II; le sole città, che furono sicuramente rino-
minate Theodosiopolis da Teodosio I, sono Resaina in Mesopotamia (Not. dign. or. 36.4 e 20) e
Aproi in Europa (Cedr. I.568 Bekker).
44 Moses Chorenensis Historia Armeniae III.59 (II.166–167 Langlois): cfr. Weissbach 1934, 1924–
1926 e Holum 1977, 167.
45 Cod. Theod. 15.1.51; Socr. 7.1.3 (GCS N. F. 1.348 Hansen) = PG LXVII.740.
46 Cod. Theod. 7.17.1: Colombo 2012, 287s.
47 SEG XLIV.580 rr. 3–4 attribuisce una durata di nove anni ai lavori: Lebek 1995, 107–154,
soprattutto 117 e 142s. Contra Kalkan – Şahin 1994, 145–156, soprattutto 153s.
48 Coll[ectio] avell[ana] epist[ulae] 38.1: Mazzarino 1990, 53–55; Liebeschuetz 1990, 64s.
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264 Maurizio Colombo
49 Soz. 9.5 (GCS 50.396–397 Bidez†–Hansen) = PG LXVII.1605 e 1608; Cod. Theod. 5.6.3 (12 Aprile
409). Sozomeno definisce Castra Martis una città della Μυσία e la pone nella Θρᾴκη; egli identi-
fica conseguentemente il successivo bersaglio degli Unni con la ἄλλη Θρᾴκη. Gli svarioni geogra-
fici di Sozomeno continuano a essere accolti: ad esempio, cfr. Demandt 2007, 202.
50 Rankov 2002, 921–924.
51 Milner 1996, 146 n. 1.
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266 Maurizio Colombo
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la pretestuosa imitazione delle loro usanze da parte dei Romani più parsimoniosi.
La datazione della Mulomedicina sotto Teodosio I è palesemente impossibile per
ragioni cronologiche, dal momento che la prima irruzione degli Unni in territo-
rio romano risale soltanto all’autunno 377.65 Il successo del modello barbarico a
discapito della tradizione autoctona non può essere compresso nell’arco di un
decennio o poco più dal contatto iniziale.
Questo passo deve essere confrontato con Veg. mil. 1.20.2 licet exemplo
Gothorum et Alanorum Hunnorumque equitum arma profecerint. Il giudizio risulta
diametralmente invertito: il progresso degli arma lascia il posto alla decadenza
dell’arte veterinaria. Il dettaglio ugualmente cruciale è che il solo nome degli
Unni riceve esplicita e specifica menzione quale paradigma comportamentale,
mentre Goti e Alani sono sostituiti dalla significativa anonimia delle gentes aliae.
La presenza dei tre etnonimi in mil. 1.20.2 manifesta la continuità storica della
prospettiva militare rispetto all’età di Teodosio I; anche durante il regno di Teo-
dosio II l’exemplum e le reclute dei tre popoli proseguirono a ricoprire un ruolo
basilare nell’esercito orientale.66 Il diverso punto di vista spiega la duplice diver-
genza: mentre l’Epitoma documenta un fenomeno interno all’impero romano
d’Oriente, qui gli Unni rappresentano l’alterità barbarica per antonomasia a nord
del Danubio. L’exemplum Hunnorum è un fedele riflesso della realtà contempo-
ranea oltre i confini romani. Il devastante attacco degli Unni contro la dioecesis
Thraciarum nel 422 è un episodio quasi sempre sottovalutato;67 ma esso ebbe una
conseguenza decisiva nelle relazioni politiche tra il governo imperiale e gli Unni,
cioè il foedus allora stipulato con Ruas.68
Veg. mulom. 2.79.16 quorum [scil. Sarmatarum] equitatus apud ueteres pluri-
mum ualuerunt comporta che non soltanto la teoria, ma anche la prassi avesse
subito un radicale mutamento rispetto al passato. Vegezio è solito usare gli agget-
tivi sostantivati ueteres o antiqui, per indicare genericamente i suoi auctores;69
in effetti Apsyrtus concede ampio rilievo ai cavalli sarmatici.70 La tramontata
importanza dei Sarmati suffraga indirettamente la datazione di Vegezio sotto
Teodosio II, poiché negli anni dal 358 al 384 sono attestate ben quattro guerre
con i Sarmati, che lo stesso Teodosio I affrontò per due volte (nel 374 come dux
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268 Maurizio Colombo
Nam, ut uiliora ministeria taceamus, equos tribus usibus uel maxime necessarios constat:
proeliis circo sellis. Ad bellum Huniscorum longe prima docetur utilitas patientiae, laboris,
frigoris, famis; Toringos dehinc et Burgundiones iniuriae tolerantes, tertio loco Frigiscos non
minus uelocitate quam continuatione cursus inuictos, postea Epirotas, Samaricos ac Dal-
matas, licet contumaces ad frena, armis habiles asseuerant. Curribus Cappadocum gloriosa
nobilitas, Hispanorum par uel proxima in circo creditur palma. Nec inferiores prope Sicilia
exhibet circo, quamuis Africa Hispani sanguinis uelocissimos praestate consueuerit. Ad usum
sellae Persis prouinciis omnibus praestat, equos exhibet patrimoniorum censibus aestima-
tos, ad uehendum molles et impigros, incessus nobilitate pretiosos. Sequuntur Armenii atque
Sofoeni: in qua parte nec Epirotas Siculosque despexeris, si mores ac pulchritudo non deserat.
71 358–359: Amm. 16.10.20; 17.12.1 e 12.4–13.23; 19.11. 374: Amm. 29.6.15–16 e Zos. 4.16.6. 378:
Them. or. 14.182 C e 15.198 A; Pacato, Paneg. 2.10.2–4 Mynors; Theod. hist. eccl. 5.5.1–4 (GCS
19.284–285 Parmentier) = PG LXXXII.1205 (la menzione della Θρᾴκη è palesemente erronea). 384:
Symm. rel. 47. Per le guerre del 374 e del 378 cfr. Colombo 2006, 160–172 e id. 2007, 252–261, dove
Olympiod. frg. 27 = FHG IV.63 Müller viene correttamente contestualizzato contro l’esegesi fallace
di Croke 1977, 358–365.
72 Amm. 17.12.2–3.
73 Hipp. Berol. 1.12 e 115.2 (CHG I.5 e 373 Oder – Hoppe); Claud. carm. min. 47.5–6.
74 Hipp. Berol. 115.2 (CHG I.373 Oder – Hoppe).
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Nuove prove per la datazione di Vegezio sotto Teodosio II 269
emanata nel 372 concede otto cavalli tratti dai Phrygiae greges ai due praetores
incaricati dei principali ludi in Costantinopoli;75 Claudiano, descrivendo le man-
sioni di Stilicone quale comes stabuli di Teodosio I, nomina le Phrygiae matres.76
I due testi confermano l’esegesi linguistica di Frigisci come forma colloquiale e
grecizzante di Phryges o di Phrygii.
È molto significativo che proprio gli Hunisci, i Cappadoces e la Persis risul-
tino essere i migliori equi nelle rispettive categorie del bellum, dei currus e della
sella; tali giudizi sembrano esprimere una prospettiva implicitamente orientale,
che compendia in chiave personale e attualizza tanto il catalogo quanto le ana-
loghe valutazioni di Apsyrtus.77 Appare ugualmente sintomatico che una razza
pertinente all’impero romano d’Oriente, i Frigisci, rappresenti il meglio dei cavalli
indigeni ad bellum. L’uso del suffisso diminutivo -isc- per Hunisci e Frigisci, così
come la sua derivazione dal greco, conferma questa interpretazione, dato che
esso, nonostante la sua rarità nel resto della letteratura latina, qui colleziona ben
due occorrenze nello stesso passo. Il suffisso di Hunisci e di Frigisci, piuttosto
che conservare l’originaria valenza, possiede carattere meramente connotativo
ed espressivo come Daciscus, che risulta essere un semplice sinonimo di Dacus e
di Dacicus.78
Il giudizio di Vegezio sui Toringi riproduce effettivamente l’opinione comune
dei suoi contemporanei, poiché ancora nel 551 Iordanes attribuisce inciden-
talmente equi eximii ai Thyringi.79 Nel 451 i Turingi erano sudditi degli Unni;80
verso il 480 almeno una parte della tribù confinava con il tratto retico e norico
del Danubio.81 I cavalli dei Turingi rinviano genericamente all’egemonia degli
Unni sul barbaricum transdanubiano. Ricaviamo invece un preciso terminus post
quem dai Burgundiones. A partire dal 413 i Burgundi occuparono stabilmente
quali foederati occidentali una parte delle province renane;82 in epoca anteriore i
contatti dell’impero romano con i Burgundi (due guerre e una momentanea alle-
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270 Maurizio Colombo
anza) erano stati rari e sporadici,83 dato che gli Alamanni si frapponevano tra la
Germania I e le terre dei Burgundi.84
Veg. mulom. 3.6.1 In permutandis uel distrahendis equis maximam fraudem
patriae solet afferre mendacium. Volentes enim carius uendere generosissimos
fingunt. Quae res nos compulit, qui propter tam diuersas et longinquas peregrina-
tiones equorum genera uniuersa cognouimus et in stabulis nostris saepe nutriuimus,
uniuscuiusque nationis explicare signa uel merita chiarisce l’ampiezza geografica
della lista. La connessione pratica con la compravendita dei cavalli e l’espres-
sione propter tam diuersas et longinquas peregrinationes potrebbero giustificare
l’ipotesi che le razze elencate costituissero lo scopo professionale delle peregri-
nationes. Ma il riferimento autobiografico agli stabula nostra suggerisce che la
conoscenza e l’acquisto dei cavalli indigeni e stranieri fossero una conseguenza
secondaria dell’attività ufficiale. Nelle fonti latine la parola generica peregrinatio
talvolta è giustapposta con i vocaboli tecnici expeditio e legatio,85 ovvero esprime
la sostanza della militia e della legatio.86 Questo uso del termine autorizza una
terza congettura sulla posizione di Vegezio nell’apparato amministrativo; egli era
stato un tribunus et notarius, che diventò primicerius notariorum e fu congedato
con gli honorarii codicilli di magister officiorum.87 Pare opportuno ricordare che
il magister officiorum era un uir illustris e portava il titolo accessorio di comes;
la corruttela comitis sacrum del Palatinus Latinus 909 derivò dallo scioglimento
erroneo delle abbreviazioni s(acri) c(onsistorii) in sacrum.88 Le consuete e ver-
satili mansioni di un tribunus et notarius sono perfettamente compendiate dalla
locuzione propter tam diuersas et longinquas peregrinationes.89
Veg. mil. 4.31.4–32.2 costituisce un indizio in questo senso. La trattazione
concernente la classis Misenatium e la classis Rauennatium contiene grossolane
inesattezze; ma il nucleo genuino, cioè la dislocazione delle due classes e i titoli
83 Zos. 1.68; Paneg. 10.5.1–2 Mynors; Symm. or. 2.13 e Amm. 28.5.9–14. Cfr. anche CIL XIII.3682.
84 Paneg. 11.17.3–4 Mynors; Symm. or. 2.13; Amm. 18.2.15 e 28.5.11. Per la lezione ubi termina-
les lapides Alamannorum et Burgundiorum confinia distinguebant in Amm. 18.2.15 cfr. Colombo
2006, 149s.
85 Cic. Att. 6.2.2 e fam. 2.12.2; Suet. Tib. 46; CIL III.11697; Paneg. 12.14.4 Mynors; Symm. epist.
7.54.
86 Cod. Iust. 12.36.4.1 e Cod. Theod. 12.1.189.
87 Cod. Theod. 6.10.4.
88 L’uso corrente delle abbreviazioni s(acri) c(onsistorii) in quel periodo è attestato da un’epi-
grafe ufficiale del 435: CIL VI.1724.
89 Amm. 14.5.6, 11.21, 11.23; 17.5.15, 9.7, 14.3; 19.12.1; 20.4.2 e 9.9; 21.4.2–5 e 7.2; 25.8.8; 26.5.14 e 7.2;
28.1.12, 2.5–6, 6.12, 6.20–21; 30.3.2. Symm. rel. 18.2 e 26.3; Claud. Stil. 1.51–54 e CIL VI.1730 r. 4;
Coll. avell. 15.5; Sidon. carm. 23.214–216 e 228–232. Cfr. anche PLRE II.146–147 Aristolaus; 342
Damascius 1; 381–382 Dulcitius 1; 419 Eulogius 3; 711–712 Marcellinus 10.
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Nuove prove per la datazione di Vegezio sotto Teodosio II 271
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suoi contemporanei: equis […] duris quidem sed deformibus.98 Nel 396 Girolamo,
facendo riferimento alla terribile scorreria degli Unni attraverso le province
orientali dell’Asia Minore e la dioecesis Orientis durante l’anno passato, ribadisce
questo punto di vista, poiché egli etichetta i cavalli unni con il vocabolo dispre-
giativo caballi, che viene contrapposto in antitesi agli equi dei soldati romani.99
Pacato e Ammiano, anche se riconoscono oggettivamente le grandi capacità degli
Unni e dei loro cavalli nel campo bellico,100 non offrono nessun riscontro agli
elogi di Vegezio per gli Hunisci; il radicale mutamento della prospettiva romana
suggerisce una data molto più tarda. Lo speciale rilievo, che Vegezio conferisce
simultaneamente ai cavalli degli Unni e dei Persiani, trova un perfetto e naturale
contesto nell’impero romano d’Oriente sotto il regno di Teodosio II. La solitaria
preminenza degli Unni tra le gentes transdanubiane in mulom. 2 prol. 1 e la men-
zione dei Burgundiones in mulom. 3.6.2 permettono di datare approssimativa-
mente la composizione dell’opera agli anni Venti del V secolo.
Appendice
98 Amm. 31.2.6.
99 Hier. epist. 60.17.3.
100 Pacato, Paneg. 2.32.4, 34.1, 39.2 e 5 Mynors; Amm. 31.2.8–9.
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Nuove prove per la datazione di Vegezio sotto Teodosio II 273
101 Verg. Aen. 11.605–606; Stat. Theb. 9.90; Tac. ann. 2.21.1 e 14.37.1.
102 Colombo 2011, 161–166.
103 La stretta relazione con il modello virgiliano elude Barr 1981, 88.
104 Per la conoscenza e l’uso di Ammiano Marcellino da parte di Claudiano cfr. Colombo 2008,
295s.
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274 Maurizio Colombo
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