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CAPITOLO 2

LA RICERCA SULLA STORIA DEUTERONOMISTA

1. La tradizione antica

Ebrei e cristiani lessero per secoli questi libri come opere indipendenti, scritte da
autori diversi, generalmente contemporanei dei fatti che contano. Il libro di Giosuè era
stato scritto dallo stesso Giosuè. Giudici dal profeta Samuele, che scrisse anche i libri
che portano il suo nome. I libri dei Re si attribuivano a Geremia. Naturalmente, i rabbini
ammettevano che queste opere erano state completate a volte da alcuni redattori. Ma si
mantiene una chiara distinzione tra il Pentateuco, opera di Mosè, e i Primi Profeti
(Giosuè-Giudice-Samuele-Re) che sono opere indipendenti.

Pentateuco
Gn-Es-Lv-Nm-Dt Gs Gdc Sm Re

2. I precursori

Nel secolo XVI, André Masius (1514-1573) nota in questi libri una serie di
elementi comuni (letterari e teologici) e difende che furono compilati da Esdra durante
l'epoca persiana (s. V a.C.). Quindi, non sono contemporanei dei fatti che contano.
Un secolo più tardi Baruc Spinoza (1632-1677) propone nel 1670 che il
Pentateuco e i Primi Profeti (Gs-Re) formano unità. Ma la cosa più interessante per noi
è la sua affermazione che il Deuteronomio offre la chiave teologica per interpretare la
storia posteriore.
Cento anni dopo François Marie Arouet (Voltaire) (1694-1778) dà un nuovo
passo avanti. Col suo tipico spirito indipendente, osa dire che il Dt non ha relazione coi
libri precedenti (Gn-Nm); distrugge così il dogma del Pentateuco. Inoltre, il Dt non
sarebbe stato scritto da Mosè, ma composto in tempi del re Giosia (fine secolo VII a.C.).

Gn-Es-Lv-Nm Dt-Gs-Gdc-Sm-Re

All'inizio del secolo XIX, in1805, Wilhelm M. L. di Wette (1780-1849), a soli


venticinque anni d’età, fondamenta l'idea di Voltaire a proposito del Dt e apre nuove
strade: questo libro sarebbe stato composto per giustificare le decisioni di Giosia in
materia politica e religiosa.
Ma bastano pochi anni perché la situazione cambi completamente. Se Voltaire e
di Wette hanno "rubato" il Dt al Pentateuco, quaranta anni più tardi Heinrich Ewald
(1803-1875) glielo restituisce, aggiungendo, in compensazione, il libro di Giosuè 1.
Unire Gs al Pentateuco non è una pazzia né un capriccio: in Gn si promette ai patriarchi
una terra, Es-Nm contano il percorso verso di essa; è logico che la storia finisca
contando la conquista e ripartizione di quella terra (Gs). In conseguenza, Ewald parla di
due grandi opere storiche: «Le Origini» (Gn a Gs) e «I Re» (Gdc, Rut, Sm, Re).
1
Geschichte des Volkes Israel (1843-1859). 3ª ed., 1864-1868.
2

Le origini I Re
Gn-Es-Lv-Nm-Dt-Gs Gdc-Rut-Sm-Re

Ewald ha un'altra intuizione che sarà ripresa da Cross cento anni più tardi: la
seconda opera, «I Re», ebbe due edizioni: la prima durante il regno di Giosia (ca. 620
a.C.), la seconda durante l'esilio di Babilonia (ca. 560).
Tuttavia, alla fine del secolo XIX i «Primi Profeti» non interessano troppo alla
scienza biblica. Tutti gli autori sono ossessionati col Pentateuco e la nuova proposta di
Julius Wellhausen sulle fonti J, E, P e D.

3. La prima metà del secolo XX

Durante questi anni possiamo parlare di due tendenze principali.


La prima difende l'origine indipendente di Gs-Gdc-Sm-Re. È vero che ora
offrono elementi comuni, ma si deve a che verso l'anno 622 a.C., al tempo di Giosia,
furono uniti e rieloborati da un gruppo di autori influenzati dal Dt: i deuteronomisti.
Anni più tardi, durante l'esilio, ebbe luogo una seconda edizione con piccoli
cambiamenti e addizioni.
La seconda è vittima dell'entusiasmo per le fonti e applica a questi libri i criteri
che sono in voga per l’Esateuco. Gdc-Sm-Re sono il risultato dell’unione delle fonti
Jahvista (J) e Elohísta (E), con alcune aggiunte del documento Sacerdotale (P). Questi
documenti, che cominciavano con la creazione del mondo (J) o con Abramo (E), non
finivano con la morte di Mosè; contavano anche l’accaduto in secoli posteriori.
Comunque, i difensori di questa teoria non erano d’accordo sui particolari. Secondo
alcuni, le fonti del Pentateuco finirebbero in Gs, e parlano in conseguenza di una storia
in sei libri (Esateuco: Gn Es Lv Nm Dt Gs); altri le prolungano fino a Gdc e parlano di
sette libri (Eptateuco); coloro che li estendono fino a Sm, di otto (Octoteuco); e quelli
che ammettono una grande storia da Genesi fino a Re parlano di nove libri (Eneateuco).
L’unica cosa in cui coincidono le due ipotesi è che l'ultimo ritocco proviene
dagli autori deuteronomisti.

4. Martin Noth (1943)

Al 1943 Martin Noth propone un punto di vista completamente nuovo sui libri di
Gs-Re 2.

4.1. Unità dell'opera

Nonostante gli argomenti usati da molti contro l'unità, Noth mette in luce una
serie di dati che si orientano in senso contrario.
1) Il linguaggio e le idee. Noth considera conosciuto questo aspetto e non lo
sviluppa.
2) L'uso di discorsi in momenti culminanti. Le idee dtr si trovano spesso in bocca
di personaggi importanti, in discorsi che interpretano il passato o il futuro, e tirano fuori
le conseguenze pratiche. Così, in Gs 1 Giosuè parla del compito imminente della
conquista; in Gs 23 lo stesso Giosuè chiude un'epoca con un discorso solenne

2
M. Noth, Überlieferungsgeschichtliche Studien (Leipzig 1943).
3

sull'atteggiamento che dovrà mantenersi nella terra conquistata. Il passo dell'epoca dei
Giudici a quella della monarchia lo sottolinea il Dtr con un lungo discorso di Samuele
(1 Sm 12) che tira fuori gli insegnamenti dal passato ed esorta ad un retto
comportamento nel futuro. Infine, durante l’inaugurazione del tempio, Salomone ha una
lunga preghiera in forma di discorso (1 Re 8,14ss). [Autori posteriori, seguendo la pista
di Noth, hanno situato nella stessa linea l'oracolo di Natan a Davide: 2 Sm 7.]
3) Le riflessioni storico-teologiche. Quando un discorso non sembra la cosa più
giusta, o quando non dispone di un protagonista importante, il Dtr introduce riflessioni
storiche. Così succede in Gs 12, quando finisce la conquista; nell'introduzione
programmatica al libro dei Giudici (Gdc 2,11ss) e nella riflessione sulla fine del Regno
Nord (2 Re 17,7-20). Secondo Noth, questo metodo di introdurre discorsi e riflessioni
manca di parallelo stretti nella letteratura biblica. È una peculiarità che parla a favore
dell'unità dell'opera dtr. A questo si aggiunge che detti frammenti contengono gli
elementi di una teologia della storia semplice e unitaria. Basta ricordare l'importanza
dell'obbedienza alla voce di Dio, la manifesta mancanza d’interesse per il culto e
l'interpretazione della storia a partire dall'azione retributiva di Dio.
4) La cronologia. Basta leggere i libri dei Re per notare l'importanza che il Dtr
concede alla cronologia. Ma il medessimo interesse si osserva in quelle parti dell'opera
che trattano la tappa premonarchica. Questo interesse permanente nella cronologia è un
altro argomento a favore dell'unità di autore e del carattere compatto della Storia dtr.
[Una esposizione più completa in COMPLEMENTI/CAPITOLO 2].

4.2. Contenuto e divisione della Storia

La Storia finisce in 2 Re 25,27-30, e così l'anno 562 a.C. costituisce il terminus a


quo per datarla non molto dopo quella data: circa metà del secolo VI a.C.
Più complicato è decidere dove comincia il racconto. È chiaro che Gs 1 non
costituisce l’inizio, perché fa riferimento all'epoca di Mosé e alla conquista della
Trasgiordania come se fossero state trattate anteriormente. Ma fino a chè punto bisogna
risalire? Generalmente si pensa che cominciava in Gn, ma è un errore manifesto, perché
in Gn-Nm mancano indizi di rilavorazione dtr. Il principio bisogna cercarlo nel Dt.
Fino ad ora, l'investigazione biblica ha considerato il Dt il suo punto culminante
del Pentateuco. Tutto d'un colpo, Noth lo strappa dai libri anteriori per farlo diventare
l’introduzione teologica alla Storia posteriore.
L'opera risultante la divide Noth in cinque periodi:
1) Epoca di Mosè, trattata nel Dt.
2) Conquista della Cisgiordanía.
3) I Giudici: a) prima di Samuele; b) dopo Samuele.
4) Monarchia unita: Saul, Davide e Salomone.
5) I regni divisi d’Israele e Giuda.

4.3. Il metodo di lavoro del Deuteronomista (Dtr)


3
La complessa analisi di Noth l'abbozza Radjawane in maniera chiara e
sistematica distinguendo:
a) tradizioni raccolte dal Dtr senza revisione;
b) frammenti o versetti rielavorati dal Dtr;

3
A. N. Radjawane, «Das deuteronomistische Geschichtswerk. Ein Forschungsbericht»: ThRu 38
(1974) 177-216, esp. 184-6.
4

c) frammenti originali del Dtr;


d) frammenti aggiunti dopo che l'autore finì la sua opera.

Per non accumulare dati troppo minuziosi ci limiteremo agli essenziali.

a) Tra le tradizioni raccolte dal Dtr senza rielavorarle si trovano:


 il codice deuteronómico (Dt 4,40-30,20);
 racconti della conquista (Gs 2-11);
 narrazioni su diversi "giudici" (Giud 3,7-12,15, eccettuando alcuni
versetti provenienti dal Dtr);
 infanzia di Samuele (1 Sm 1,1-4,1a, escludendo 2,25b.34-35);
 storia dell’arca (1 Sm 4,1b-7,1);
 tradizioni di Saul e Davide (1 Sm 9,1-10,16; 10,27b-11,15);
 continuazione di Saul-Davide e tradizioni di Davide (1 Sm 13 fino a 2
Sm 20; 1 Re 1-2);
 storia di Salomone (1 Re 3-11, eccettuando alcuni passaggi e versi);
 tradizioni profetiche e dati sui re d’Israele e Giuda. Hanno speciale
importanza i racconti su Elía e Eliseo, la rivoluzione di Ieu (2 Re 9-10),
l'intervento di Isaia durante l'assedio di Gerusalemme (2 Re 18,17-
20,19), il racconto del ritrovamento del Libro della Legge (2 Re 22,3-
23,3).
Fino al momento in cui il Dtr raccolse questo materiale, le diverse tradizioni
avevano avuto una vita indipendente, con una impostazione e intenzione a volte diversa
di quella del nostro autore.

b) Tra i frammenti o versetti rielaborati dal dtr mi limito ad indicare 1 Sm 12,1-


25, indirizzato attualmente contro la monarchia; 1 Re 2,2-4,27b (rilavorazione delle
consegne di Davide a Salomone nel suo letto di morte); 1 Re 4,1-5,8, lista degli
funzionari di Salomone.

c) Ma l'autore dtr non si limitò a raccogliere antiche tradizioni o a rielavorare


certi frammenti. Secondo Noth, completò questo materiale con dati propri. Per
esempio:
Dt: 1,1-3,29, diversi versetti del c. 4; cc. 31 e 34.
Gs: 1,1-6.10 18; 12; 23.
Gdc: 2,6-16.18.19; 3,7-11.12-15a; 6,30 35; 10,6-16 etc.
1 Sm 12,1-25 etc.
1 Re 8,14-66; 11,1-13.41-43;
2 Re 17,7-33a.41; 21,2-16; 25,1-26 etc.
Tuttavia, la cosa più importante non è che il Dtr completasse il materiale
anteriore con nuovi dati e interpretazioni. Portò a termine un autentico lavoro di
composizione, concatenando coerentemente gli elementi previ e dando all'insieme una
impronta molto personale.

d) Col suo lavoro non arrivamo all’edizione definitiva dei libri di Gs-Re. Più
tardi si aggiunsero altri testi:
 canto e benedizioni di Mosè (Dt 32 e 33);
 ripartizione della terra (Gs 13-22);
 alleanza a Sichem (Gs 24);
 prima introduzione ai Giudici (Gdc 1,1-2,5);
5

 storia di Sansone e appendici (Gdc 13,2-21,25);


 appendici su Davide (2 Sm 21-24).

4.4. Le idee capitali di Noth

In sintesi, i punti più rivoluzionari della teoria di Noth sono i seguenti:


1. La Storia dtr è opera di un solo autore, non di una scuola.
2. Questo autore visse e lavorò durante l'esilio, redigendo la sua opera nella
provincia di Samaria, vicino a Masfa e Betel 4, non in Babilonia, come pensavano altri
commentatori.
3. La Storia dtr rappresenta il primo tentativo serio di storiografia in Israele;
prima dell'esilio non esistè una produzione di questo genere, bensì semplici tentativi più
o meno riusciti. Questo va contro l'opinione tanto difusa che pone l’inizio della
storiografia biblica nel s. X, durante l'apogeo politico-culturale di Davide e, soprattutto,
di Salomone.
4. Questa opera storica cominciava con una gran introduzione teologica, il libro
del Dt, che offriva le chiavi di interpretazione e valutazione della storia: fede in un solo
Dio e accettazione di un solo luogo di culto. Più tardi, il Dt fu separato da Gs-Re. Ma la
sua funzione originaria non era chiudere i quattro primi libri della Bibbia (Tetrateuco)
ma aprire teologicamente i seguenti.
5. Ché cosa pretese questo giudeo del s. VI col suo enorme lavoro? La risposta
di Noth è terribilmente pessimista: «Il Dtr non ha scritto la sua opera per alleviare il
tedio o soddisfare l'interesse per la storia nazionale, bensì per indottrinare sul senso
genuino della storia d’Israele, dalla conquista della terra fino alla sparizione dell'antico
stato; questo senso si riassume per lui nel riconoscimento che Dio ha agito
palpabilmente in questa storia, rispondendo con esortazioni e punizioni alle deficienze
costanti e crescenti; finalmente, quando queste si rivelarono inutili, con la distruzione
totale» (O.c. pag. 100). Dalla prospettiva dell'esilio, quando Giuda ha perso tutto, terra,
tempio, re, libertà, la parola del Dtr è schietta e tagliente: tutto questo è conseguenza dei
nostri peccati, non resta che accettare la punizione di Dio. Non c’è speranza per il
futuro.

5. La situazione dopo di Noth

Possiamo distinguere autori che rifiutano la teoria e autori che propongono delle
modifiche, soprattutto a proposito dell’unità dell’opera. Una versione molto più amplia
delle pagine che seguono, con abbondante bibliografia e lo studio di autori che non
vengono qui trattati in COMPLEMENTI/CAPITOLO 3/REAZIONI ALLA TEORIA
DI NOTH.

5.1. Rifiuto della teoria.

Hölscher, Eissfeldt, von Rad, Westermann, Würtwein, Eynikel, Knauf, Rösel,


Noll, tra altri, la respingono o discutono. Argomenti contro Noth:

4
Gli argomenti adoperati da Noth sono: 1) soltanto in Palestina erano accessibili i numerosi
documenti usati; 2) il Dtr conosce molto bene le tradizioni attorno a Betel e Masfa; 3) l’opera rispecchia
una assenza di speranza che si spiega molto meglio tra quelli rimasti nella terra.
6

1) Sproporzione delle parti. Non si tratta di una Storia sviluppata in modo


armonico, ma con grandi diferenze nel trattamento delle diverse epoche e personaggi:
Mosè, la conquista della terra e la monarchia unita hanno il sopravento.

SPOPORZIONE DELLE PARTI

2) Duplicati (passo del Giordano, due discorsi di addio di Giosuè, istaurazione


della monarchia, salita di Davide…).
3) Diverse impostazioni teologiche. Gdc usa uno schema ciclico della storia
(peccato. punizione. conversione. salvezza) che non si trova in Sm e Re. In Gdc, il
colpevole dell'apostasia è il popolo, in Re sono i monarchi. I libri di Sm non offrono il
marcato influsso dtr che osserviamo in Gs, Gdc e Re.
7

Fra gli ultimi ad opporsi alla teoria di Noth è K. L. Noll, «Deuteronomistic


History or Deuteronomic Debate? (A Thought Experiment)»: JSOT 31 (2007) 311-345.
Dopo aver sottolineato il caos nello studio del Deuteronomismo, afferma che i Primi
Profeti non rappresentano una ideologia deuteronomística, ma un dibattito col Dt. «In
sum, what we have in the Former Prophets is a conversation with Deuteronomy. What
we do not have, except for a few late glosses, is deuteronomism».

5.2. Modifiche a proposito dell’unità dell’opera

Cross e la sua scuola: due redazioni, preesilica ed esilica 5

Cross ammette l'ipotesi frammentaria di Noth, ma non accetta che il lavoro di


redazione la portasse a termine un solo autore durante l'esilio. Nella Storia dtr si notano
tre fatti strani che richiedono spiegazione:
1) non troviamo una riflessione teologica quando cade Gerusalemme in potere
dei babilonesi. Questo dettaglio risulta molto raro, soprattutto se ricordiamo l'estesa
digressione del Dtr dopo la caduta di Samaria (2 Re 17).
2) il regno di Giosia costituisce un anticlimax: è visto con gran ottimismo, cosa
assurda dopo che Giuda è rimasta totalmente condannata da Dio nell'anteriore regno di
Manasse.
3) se situiamo la Storia dtr nell'esilio, notiamo un forte contrasto con le opere
provenienti da questa epoca (lo scritto Sacerdotale, Deuteroisaia, etc.) poiché gli manca
la profonda speranza che si respira in queste altre.
La migliore forma ‒forse l'unica‒ di spiegare questi fatti è ammettere due
edizioni diverse, una anteriore all'esilio, durante il regno di Giosia, e un'altra nell'esilio.
La prima edizione si caratterizza per un marcato accento di propaganda religioso-
politica, invitando Giuda alla conversione, ma anche alle tribù del nord, coll’idea di
restaurare l'antico regno davidico. La seconda edizione, di tono pessimista, si limita a
giustificare la catastrofe. Sulla teoria di Cross ritorneremo più avanti, parlando della
finalità della Storia dtr.

Smend e la sua scuola: tre redazioni, tutte dell'esilio 6

Dopo aver suggerito la sua idea nel 1971, dopo i lavori dei suoi discepoli
(sopratutto Dietrich e Veijola) propone che la Storia dtr è frutto di tre autori: un
Deuteronomista Storico (DtrH), un Dtr Profetico (DtrP) e un Dtr Nomista (DtrN).

5
F. M. Cross, «The Themes of the Book of Kings and the Structure of the Deuteronomistic History»
(1973). Tra I principali discepoli: R. D. Nelson, The Double Redaction of the Deuteronomistic History.
JSOT Suppl. Ser. 18 (Sheffield 1981); íd., «The double redaction of the Deuteronomistic History; the case
is still compelling»: JSOT 29 (2005) 319-337; R. E. Friedman, The Exile and Biblical Narrative. The
Formation of the Deuteronomistic and Priestly Works. HSM 22 (Chico 1981). Il recente studio di J. C.
Geoghegan, The Time, Place, and Purpose of the Deuteronomistic History: The Evidence of "Until This
Day". Brown Judaic Studies 347 (Providence 2006) propende anche per la teoría de Cross.
6
R. Smend, «Das Gesetz und die Völker: Ein Beitrag zur deuteronomistischen Redaktionsgeschichte»
(1971). Tra i discepoli: W. Dietrich, Prophetie und Geschichte. Eine redaktionsgeschichtliche
Untersuchung zum dtr. Geschichtswerk. FRLANT 108 (Göttingen 1972); T. Veijola, Die ewige Dynastie.
David und die Entstehung seiner Dynastie nach der deuteronomistischen Darstellung (Helsinki 1975);
íd., «Deuteronomismusforschung zwischen Tradition und Innovation»: ThRu 67 (2002) 273-327.391-
424; 68 (2003) 1-44.
8

DtrH, basandosi su diverse fonti, scrisse una storia che incominciava a Dt 1,1 e
finiva a 2 Re 25,30. Questa opera presuppone la liberazione di Ioiachìm, e non potè
sorgere prima di quell’evento (550).
DtrP introdusse nei libri di Samuele e Re una serie di narrazioni profetiche e
strutturò il corso della storia d’accordo con lo schema di «vaticinio - adempimento».
DtrN commentò entrambe le redazioni applicando il suo criterio, ispirato nelle
leggi deuteronomiche. Questo risultato finale possiamo chiamarlo «Opera storica dtr».
Ma le tracce di DtrN si estendono fino al Tetrateuco. Per ciò, è possibile che DtrN sia
colui che ha unito il Tetrateuco e la Storia dtr, formando una gran opera letteraria.

Tentativi di conciliare le scuole di Cross e Smend

Le due opinioni precedenti hanno dei vantaggi e degli svantaggi. È dunque


logico che alcuni autori abbiano cercato di prendere elementi validi di entrambe le
teorie per presentare la sua ipotesi. Come esempio indico il punto di vista di Lohfink.
In un articolo un pò denso7, pretende che il Dtr di Noth (Lohfink lo chiama
DtrG) usò due documenti giosiani per redigere parte della Storia dtr. Uno dei documenti
si trova in Dt 1 - Gs 22 e pretende dimostrare il diritto d'Israele a possedere la terra a
perpetuità. L'altro documento era la prima edizione di Re proposta da Cross. Anche
Lohfink trova almeno due autori dtr che ritoccano l'opera dopo DtrG; uno di essi fu
DtrN, ma non lo stesso DtrN che Dietrich identificò in Re.

Un lavoro ininterrotto durante secoli: Weinfeld, Person, Römer

È la teoria proposta da M. Weinfeld, gran conoscitore della letteratura


deuteronomista8. Ammette una storiografia dtr dal tempo di Ezechia (s. VIII) fino
all’esilio, ma si mostra scettico quanto alla possibilità di distinguere la natura e
ampiezza dei due strati, preesilico e esilico. Non parla di autori dtr bensì di «scribi
deuteronómici» (deuteronomic scribes).

R. F. Person 9 ha studiato la storia, l’ambito sociale e la letteratura della scuola


dtr. Tra i suoi punti di vista più innovativi indico:
1) Contro Noth e molti altri, la redazione della storia dtr non finì nell'esilio ma
continuò durante l'epoca persiana.
2) Person non mette l'enfasi sull’"autore", come faceva Noth e continuarono a
fare altri, bensì sulla scuola. Questa scuola dtr fu simile ad altre esistenti nell'Antico
Oriente, dall'Egitto fino alla Persia.
3) La scuola dtr sorse tra gli scribi esiliati in Babilonia. Lì nacque la prima
redazione della Storia dtr, che raccontava la storia di Israele da Mosè fino all'esilio. Per
questo utilizzò fonti scritte provenienti dalla burocrazia amministrativa della monarchia
scomparsa.
4) La scuola ritornò dall'esilio con Zorobabele e fu al servizio
dell'amministrazione persiana. Il suo lavoro consistette soprattutto nella revisione dei
testi antichi e la creazione di altri nuovi. All’interno dei membri della scuola
bisognerebbe distinguere: a) i meri copisti; b) gli scribi con capacità di alterare i testi; c)
7
N. Lohfink, «Kerygmata des Deuteronomistischen Geschichtswerks», in J. Jeremias e L. Perlitt
(eds), Die Botschaft und die Boten. Fs. H.W. Wolff (Neukirchen 1981) 87-100.
8
M. Weinfeld, «The Emergence of the Deuteronomic Movement. The Historical Antecedents»: BETL
68 (1985) 76-98.
9
R. F. Person, The Deuteronomic School. History, Social Setting, and Literature (Atlanta 2002).
9

quelli che potevano crearne nuovi testi. Ma tutti essi vissero e lavorarono in una società
orale, e perfino il suo lavoro letterario di copiare e rivedere i testi lo realizzarono con
una mentalità orale.
5) Ideologicamente favorivano la ricostruzione del tempio e la restaurazione del
culto, e probabilmente incoraggiavano la speranza che Zorobabele riuscisse a diventare
re. Non realizzandosi questa speranza, la scuola dtr si rifugiò nell'escatologia, fino a
quando la missione di Esdra (verso il 458 a.C.), che portò «La Legge del Dio del cielo»,
gli fece perdere il favore dell'autorità persiana e la scuola sparì.

T. C. Römer 10 offre un'introduzione sociologica, storica e letteraria alla Storia


dtr. Il suo desiderio è lanciare un ponte tra distinte tendenze, accettando una redazione
della Storia dtr in tre tappe.
Come punto di partenza analizza la legge della centralizzazione del culto in Dt
12,2-18, e trova in esso tre strati.

1) Il più antico nei vv. 13-18


Guàrdati dall'offrire i tuoi olocausti in ogni luogo che vedi; solo nel luogo che il
Signore sceglierà in una delle tue tribù, là offrirai i tuoi olocausti e là
eseguirai quanto ti prescrivo. Tuttavia ogni volta che tu lo desideri potrai
immolare e mangiare carne in ciascuna delle tue città, secondo che la benedi-
zione del Signore ti avrà concesso. Ne potranno mangiare chi è impuro e chi è
puro, come se fosse gazzella e cervo. Però non mangerete il sangue; lo
spanderete sulla terra come l'acqua. Non potrai mangiare nelle tue città la
decima del tuo frumento, del tuo mosto e del tuo olio, i primogeniti del tuo
bestiame grosso e del tuo bestiame minuto, niente di ciò che hai promesso in
voto, né le tue offerte spontanee né il dono delle tue mani; ma le mangerai al
cospetto del Signore tuo Dio nel luogo che il Signore tuo Dio sceglierà: tu, tuo
figlio e tua figlia, il tuo servo e la tua serva, il levita che si trova entro le tue
porte, e gioirai al cospetto del Signore tuo Dio per ogni opera delle tue mani.

Questo strato si rivolge a proprietari ricchi alla fine del secolo vii (c.
620), durante la monarchia. Il luogo di cui parla è il tempio di
gerusalemme, e la tribù Giuda.

2) Il secondo strato si trova nei vv. 8-12


Non farete, come facciamo qui oggi, ciascuno ciò ch'è giusto ai propri occhi,
poiché ancora non siete entrati nel riposo e nell'eredità che il Signore vostro
Dio vi dona. Voi attraverserete il Giordano e abiterete nella terra che il
Signore vostro Dio vi assegna in eredità; vi darà tranquillità da tutti i nemici
che vi circondano e abiterete in sicurezza. Nel luogo che il Signore vostro Dio
sceglierà per far dimorare il suo nome, ivi porterete tutto ciò che io oggi vi
prescrivo: i vostri olocausti, i vostri sacrifici, le vostre decime, il dono delle
vostre mani e tutte le cose scelte che avete promesso in voto al Signore; gioirete
al cospetto del Signore vostro Dio, voi, i vostri figli e le vostre figlie, i vostri
servi e le vostre serve, il levita che si trova entro le vostre porte, poiché questi
non ha né parte né eredità con voi.

10
T.C. Römer, The So-Called Deuteronomistic History. A Sociological, Historical and Literary Intro-
duction. T & T Clark (London 2005). Trad. it: Dal Deuteronomio ai libri dei Re. Introduzione storica,
letteraria e sociologica. Claudiana (Torino 2007). Trad. fr.: La premiere histoire d'Israėl. L'école
deuteronomiste a l'oeuvre. Labor et Fides (Geneve 2007).
10

Questo strato rispecchia la situazione dell'esilio babilonese. Il luogo è il


tempio e la terra.

3) Il terzo strato (vv. 2-7)


Distruggerete interamente tutti i luoghi nei quali le nazioni che voi state per
conquistare hanno servito i loro dèi: sugli alti monti, sulle colline e sotto ogni
albero frondoso. Demolirete i loro altari, frantumerete le loro stele, i loro
pali sacri li brucerete nel fuoco, spezzerete le statue dei loro dèi e farete perire
il loro nome da quei luoghi. Non farete così con il Signore vostro Dio, ma lo
cercherete nella sua dimora, nel luogo che il Signore vostro Dio sceglierà tra
tutte le tribù di mettere il suo nome, e qui verrai. Porterete qui i vostri olocausti,
i vostri sacrifici, le vostre decime e il dono delle vostre mani, i vostri voti, le
vostre offerte spontanee e i primogeniti del vostro bestiame grosso e del vostro
bestiame minuto; mangerete qui, dinanzi al Signore vostro Dio, e gioirete voi e
le vostre famiglie per ogni impresa delle vostre mani in cui il Signore tuo Dio ti
avrà benedetto.

Questo strato procede del primo secolo dell’epoca persiana (s.v a.c.); si
nota l’ossessione per separarsi dai pagani.

In alcuni altri testi è possibile scoprire questi tre strati, corrispondenti a tre
edizioni successive della Storia dtr, ognuna col suo contesto storico e sociale.
1) Al tempo di Giosia (fine sec.VII) dobbiamo ammettere un'attività letteraria
relazionata con gli interessi della corte. Il prodotto, più che una storia sofisticata, è una
serie di collezioni independenti, letteratura di propaganda: Dt 12-25*; Gs 5-11*;
Cronaca dei re di Israele e Giuda. È possibile che così sorssero due documenti:
a) una prima edizione di Sm-Re* che sottolineava la legittimità di Giosia,
presentandolo come vero successore di Davide;
b) un documento scritto con lo stile dei racconti assiri di conquista, (Dt-Gs*) che
giustificava la politica di Giosia rispetto al dominio della terra.
2) L'unione delle due opere anteriori in una vera storia da Mosè fino alla caduta
di Giuda ebbe luogo nell'esilio, come tentativo degli scribi di giustificare la crisi
teologica e nazionale degli anni 597-587. Quest’opera fu strutturata mediante discorsi e
riflessioni (Noth) e la storia venne interpretata mediante le leggi deuteronomiche,
specialmente di centralizzazione del culto. Questi autori hanno inventato l’epoca dei
Giudici (utilizando un documento del Nord e aggiungendo Otniel) e la monarchia unita.
3) Ci sono indizi che l'opera soffrì revisioni durante l'epoca persiana, con tre
temi principali: a) si sottolinea il segregazionismo in Dt e Gs; b) la monolatria da passo
al monoteismo; c) la diaspora viene inclusa nel vero Israele.
Si nota che l'opera di Römer cerca di unire le teorie di Cross, Smend e Person,
senza accettare pienamente nessuna di esse. Come dati di interesse, sottolineo che
Römer non parla di autore, ma di scuola (come Person) 11.

Lo schema seguente offre una visione d’insieme delle diverse teorie

11
Una critica della posizione di Römer, in R F. Person Jr., Ed. «In Conversation With Thomas
Römer»: Journal of Hebrew Studies 9, article 17 (2009), con interventi di Nelson (scuola di Cross) e
McKenzie (difensore moderato di Noth).
11

Cross Smend Person Römer


Leggi
MONARCHIA
Conquista
Dtr 1 Re
ESILIO
Dtr 2 DtrG

DtrG + DtrP Storia dtr Storia dtr

DtrG + DtrP + DtrN

EPOCA PERSIANA

Revisione e Revisione
ampliazione con tre
temi

5.3. Modifiche a proposito della finalità dell'opera

G. von Rad 12

Il Dtr parte dalla doppia catastrofe sofferte dal Regno Nord, Israele, nel 720, e
dal Regno Sud, Giuda, nel 586. Per spiegarle, l'autore vede la chiave nella mancata
obbedienza a Dio, che provoca la punizione divina. È quello che notiamo nel destino del
Regno Nord, Israele, a causa di alcune colpe che cominciano col primo re, Geroboamo.
Ma nel Sud non succede lo stesso: Dio si mostra indulgente con Giuda. Per quale
motivo? «In considerazione a Davide» (cf. 1 Re 11,13.32.36; 15,4; 2 Re 8,19), idea che
si basa sulla promessa di Natan (2 Sm 7; si veda anche 1 Re 2,4; 8,20.25; 9,5) e che
spinge il Dtr a trasformare questo re in un personaggio modello.
Così, nella Storia dtr la parola di Dio agisce in due modi: a) come legge,
condenando; b) come vangelo, salvando e perdonando. Quale di queste due parole si
impone alla fine? La risposta si trova nella liberazione di Ioachim (2 Re 25,27-30).
«Questo brano deve essere capito dal lettore come un'indicazione che i discendenti di
Davide non sono arrivati ad una fine irrevocabile» (p.189).

Hans Walter Wolff 13

Lo schema di tutta la Storia dtr è lo stesso che troviamo spesso nel libro dei
Giudici col ciclo di peccato‒punizione‒conversione‒salvezza (cf. Gdc 3,7-9 etc…).
Apparentemente, questo schema non viene usato nel resto della Storia. Ma questa
impressione è falsa. Tutta l'epoca monarchica, da Saul fino a Sedecia, costituisce il

12
G. von Rad, «Die deuteronomistische Geschichtstheologie in den Königsbüchern», en
Deuteronomium-Studien. FRLAT 40 (1947) 52-64.
13
H. W. Wolff, «Das Kerygma des deuteronomistischen Geschichtswerk»: ZAW 73 (1961) 171-186 =
Gesammelte Studien zum AT (München 1964) 308-324.
12

primo passo (peccato) di un nuovo ciclo; la distruzione di Gerusalemme e l'esilio è il


secondo (punizione). L'autore pretende che i suoi contemporanei diano ora il terzo passo
(conversione), affinché Dio realizzi il quarto (salvezza). Wolff dimostra che il verbo
«convertirsi» (bwv) appare in momenti decisivi come 1 Sm 7,3; 2 Re 17,13; 23,25 e,
soprattutto, nel momento capitale del discorso di Salomone durante la consacrazione del
tempio (1 Re 8,46-53). Altri brani importanti sono Dt 4,29-31 e 30,1-10, ma Wolff li
considera posteriori al Dtr.

Frank Moore Cross

La prima edizione esorta alla conversione religiosa e l'unità politica del nord e
del sud, favorendo la riforma di Giosia. In questo coinciderebbe con Wolff.
La seconda edizione non aspetta niente, si accontenta di constatare la catastrofe,
come diceva Noth.

Römer

L'edizione dell'esilio pretende giustificare la crisi teologica e nazionale degli


anni 597-587.

Si noti che quanto più edizioni e redazioni vengono ammesse, tanto più dificile
diventa parlare della finalità della Storia.

6. Bibliografia sulla storia della ricerca (in ordine cronologico)

J. L. Sicre, «La investigación sobre la historia deuteronomista. Desde Martin Noth a


nuestros días»: Estudios Bíblicos 54 (1996) 361-415. Offre un ampio riassunto delle
teorie di Noth, Cross, Jepsen, Smend e altri autori.
A. de Pury, T. Römer, J.-D. Macchi (ed.), Israël construit son histoire. L’historiogra-
phie deutéronomiste à la lumière des recherches récentes. Le monde de la Bible, 34
(Geneve 1996) = Israel Constructs its History. Deuteronomistic Historiography in
Recent Research. JSOTSS 306 (Sheffield 2000)]
G. N. Knoppers e J. G. McConville (eds.), Reconsidering Israel and Judah: Recent
Studies on the Deuteronomistic History (Winona Lake 2000).
T.C. Römer, The So-Called Deuteronomistic History. A Sociological, Historical and
Literary Introduction. T & T Clark (London 2005).
J. M. Hutton, The Transjordanian Palimpsest. The Overwritten Texts of Personal Exile
and Transformation in the Deuteronomistic History. BZAW 396 (Berlin 2009) 79-165.

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