Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
CAPITOLO 2
1. La tradizione antica
Ebrei e cristiani lessero per secoli questi libri come opere indipendenti, scritte da
autori diversi, generalmente contemporanei dei fatti che contano. Il libro di Giosuè era
stato scritto dallo stesso Giosuè. Giudici dal profeta Samuele, che scrisse anche i libri
che portano il suo nome. I libri dei Re si attribuivano a Geremia. Naturalmente, i rabbini
ammettevano che queste opere erano state completate a volte da alcuni redattori. Ma si
mantiene una chiara distinzione tra il Pentateuco, opera di Mosè, e i Primi Profeti
(Giosuè-Giudice-Samuele-Re) che sono opere indipendenti.
Pentateuco
Gn-Es-Lv-Nm-Dt Gs Gdc Sm Re
2. I precursori
Nel secolo XVI, André Masius (1514-1573) nota in questi libri una serie di
elementi comuni (letterari e teologici) e difende che furono compilati da Esdra durante
l'epoca persiana (s. V a.C.). Quindi, non sono contemporanei dei fatti che contano.
Un secolo più tardi Baruc Spinoza (1632-1677) propone nel 1670 che il
Pentateuco e i Primi Profeti (Gs-Re) formano unità. Ma la cosa più interessante per noi
è la sua affermazione che il Deuteronomio offre la chiave teologica per interpretare la
storia posteriore.
Cento anni dopo François Marie Arouet (Voltaire) (1694-1778) dà un nuovo
passo avanti. Col suo tipico spirito indipendente, osa dire che il Dt non ha relazione coi
libri precedenti (Gn-Nm); distrugge così il dogma del Pentateuco. Inoltre, il Dt non
sarebbe stato scritto da Mosè, ma composto in tempi del re Giosia (fine secolo VII a.C.).
Gn-Es-Lv-Nm Dt-Gs-Gdc-Sm-Re
Le origini I Re
Gn-Es-Lv-Nm-Dt-Gs Gdc-Rut-Sm-Re
Ewald ha un'altra intuizione che sarà ripresa da Cross cento anni più tardi: la
seconda opera, «I Re», ebbe due edizioni: la prima durante il regno di Giosia (ca. 620
a.C.), la seconda durante l'esilio di Babilonia (ca. 560).
Tuttavia, alla fine del secolo XIX i «Primi Profeti» non interessano troppo alla
scienza biblica. Tutti gli autori sono ossessionati col Pentateuco e la nuova proposta di
Julius Wellhausen sulle fonti J, E, P e D.
Al 1943 Martin Noth propone un punto di vista completamente nuovo sui libri di
Gs-Re 2.
Nonostante gli argomenti usati da molti contro l'unità, Noth mette in luce una
serie di dati che si orientano in senso contrario.
1) Il linguaggio e le idee. Noth considera conosciuto questo aspetto e non lo
sviluppa.
2) L'uso di discorsi in momenti culminanti. Le idee dtr si trovano spesso in bocca
di personaggi importanti, in discorsi che interpretano il passato o il futuro, e tirano fuori
le conseguenze pratiche. Così, in Gs 1 Giosuè parla del compito imminente della
conquista; in Gs 23 lo stesso Giosuè chiude un'epoca con un discorso solenne
2
M. Noth, Überlieferungsgeschichtliche Studien (Leipzig 1943).
3
sull'atteggiamento che dovrà mantenersi nella terra conquistata. Il passo dell'epoca dei
Giudici a quella della monarchia lo sottolinea il Dtr con un lungo discorso di Samuele
(1 Sm 12) che tira fuori gli insegnamenti dal passato ed esorta ad un retto
comportamento nel futuro. Infine, durante l’inaugurazione del tempio, Salomone ha una
lunga preghiera in forma di discorso (1 Re 8,14ss). [Autori posteriori, seguendo la pista
di Noth, hanno situato nella stessa linea l'oracolo di Natan a Davide: 2 Sm 7.]
3) Le riflessioni storico-teologiche. Quando un discorso non sembra la cosa più
giusta, o quando non dispone di un protagonista importante, il Dtr introduce riflessioni
storiche. Così succede in Gs 12, quando finisce la conquista; nell'introduzione
programmatica al libro dei Giudici (Gdc 2,11ss) e nella riflessione sulla fine del Regno
Nord (2 Re 17,7-20). Secondo Noth, questo metodo di introdurre discorsi e riflessioni
manca di parallelo stretti nella letteratura biblica. È una peculiarità che parla a favore
dell'unità dell'opera dtr. A questo si aggiunge che detti frammenti contengono gli
elementi di una teologia della storia semplice e unitaria. Basta ricordare l'importanza
dell'obbedienza alla voce di Dio, la manifesta mancanza d’interesse per il culto e
l'interpretazione della storia a partire dall'azione retributiva di Dio.
4) La cronologia. Basta leggere i libri dei Re per notare l'importanza che il Dtr
concede alla cronologia. Ma il medessimo interesse si osserva in quelle parti dell'opera
che trattano la tappa premonarchica. Questo interesse permanente nella cronologia è un
altro argomento a favore dell'unità di autore e del carattere compatto della Storia dtr.
[Una esposizione più completa in COMPLEMENTI/CAPITOLO 2].
3
A. N. Radjawane, «Das deuteronomistische Geschichtswerk. Ein Forschungsbericht»: ThRu 38
(1974) 177-216, esp. 184-6.
4
d) Col suo lavoro non arrivamo all’edizione definitiva dei libri di Gs-Re. Più
tardi si aggiunsero altri testi:
canto e benedizioni di Mosè (Dt 32 e 33);
ripartizione della terra (Gs 13-22);
alleanza a Sichem (Gs 24);
prima introduzione ai Giudici (Gdc 1,1-2,5);
5
Possiamo distinguere autori che rifiutano la teoria e autori che propongono delle
modifiche, soprattutto a proposito dell’unità dell’opera. Una versione molto più amplia
delle pagine che seguono, con abbondante bibliografia e lo studio di autori che non
vengono qui trattati in COMPLEMENTI/CAPITOLO 3/REAZIONI ALLA TEORIA
DI NOTH.
4
Gli argomenti adoperati da Noth sono: 1) soltanto in Palestina erano accessibili i numerosi
documenti usati; 2) il Dtr conosce molto bene le tradizioni attorno a Betel e Masfa; 3) l’opera rispecchia
una assenza di speranza che si spiega molto meglio tra quelli rimasti nella terra.
6
Dopo aver suggerito la sua idea nel 1971, dopo i lavori dei suoi discepoli
(sopratutto Dietrich e Veijola) propone che la Storia dtr è frutto di tre autori: un
Deuteronomista Storico (DtrH), un Dtr Profetico (DtrP) e un Dtr Nomista (DtrN).
5
F. M. Cross, «The Themes of the Book of Kings and the Structure of the Deuteronomistic History»
(1973). Tra I principali discepoli: R. D. Nelson, The Double Redaction of the Deuteronomistic History.
JSOT Suppl. Ser. 18 (Sheffield 1981); íd., «The double redaction of the Deuteronomistic History; the case
is still compelling»: JSOT 29 (2005) 319-337; R. E. Friedman, The Exile and Biblical Narrative. The
Formation of the Deuteronomistic and Priestly Works. HSM 22 (Chico 1981). Il recente studio di J. C.
Geoghegan, The Time, Place, and Purpose of the Deuteronomistic History: The Evidence of "Until This
Day". Brown Judaic Studies 347 (Providence 2006) propende anche per la teoría de Cross.
6
R. Smend, «Das Gesetz und die Völker: Ein Beitrag zur deuteronomistischen Redaktionsgeschichte»
(1971). Tra i discepoli: W. Dietrich, Prophetie und Geschichte. Eine redaktionsgeschichtliche
Untersuchung zum dtr. Geschichtswerk. FRLANT 108 (Göttingen 1972); T. Veijola, Die ewige Dynastie.
David und die Entstehung seiner Dynastie nach der deuteronomistischen Darstellung (Helsinki 1975);
íd., «Deuteronomismusforschung zwischen Tradition und Innovation»: ThRu 67 (2002) 273-327.391-
424; 68 (2003) 1-44.
8
DtrH, basandosi su diverse fonti, scrisse una storia che incominciava a Dt 1,1 e
finiva a 2 Re 25,30. Questa opera presuppone la liberazione di Ioiachìm, e non potè
sorgere prima di quell’evento (550).
DtrP introdusse nei libri di Samuele e Re una serie di narrazioni profetiche e
strutturò il corso della storia d’accordo con lo schema di «vaticinio - adempimento».
DtrN commentò entrambe le redazioni applicando il suo criterio, ispirato nelle
leggi deuteronomiche. Questo risultato finale possiamo chiamarlo «Opera storica dtr».
Ma le tracce di DtrN si estendono fino al Tetrateuco. Per ciò, è possibile che DtrN sia
colui che ha unito il Tetrateuco e la Storia dtr, formando una gran opera letteraria.
quelli che potevano crearne nuovi testi. Ma tutti essi vissero e lavorarono in una società
orale, e perfino il suo lavoro letterario di copiare e rivedere i testi lo realizzarono con
una mentalità orale.
5) Ideologicamente favorivano la ricostruzione del tempio e la restaurazione del
culto, e probabilmente incoraggiavano la speranza che Zorobabele riuscisse a diventare
re. Non realizzandosi questa speranza, la scuola dtr si rifugiò nell'escatologia, fino a
quando la missione di Esdra (verso il 458 a.C.), che portò «La Legge del Dio del cielo»,
gli fece perdere il favore dell'autorità persiana e la scuola sparì.
Questo strato si rivolge a proprietari ricchi alla fine del secolo vii (c.
620), durante la monarchia. Il luogo di cui parla è il tempio di
gerusalemme, e la tribù Giuda.
10
T.C. Römer, The So-Called Deuteronomistic History. A Sociological, Historical and Literary Intro-
duction. T & T Clark (London 2005). Trad. it: Dal Deuteronomio ai libri dei Re. Introduzione storica,
letteraria e sociologica. Claudiana (Torino 2007). Trad. fr.: La premiere histoire d'Israėl. L'école
deuteronomiste a l'oeuvre. Labor et Fides (Geneve 2007).
10
Questo strato procede del primo secolo dell’epoca persiana (s.v a.c.); si
nota l’ossessione per separarsi dai pagani.
In alcuni altri testi è possibile scoprire questi tre strati, corrispondenti a tre
edizioni successive della Storia dtr, ognuna col suo contesto storico e sociale.
1) Al tempo di Giosia (fine sec.VII) dobbiamo ammettere un'attività letteraria
relazionata con gli interessi della corte. Il prodotto, più che una storia sofisticata, è una
serie di collezioni independenti, letteratura di propaganda: Dt 12-25*; Gs 5-11*;
Cronaca dei re di Israele e Giuda. È possibile che così sorssero due documenti:
a) una prima edizione di Sm-Re* che sottolineava la legittimità di Giosia,
presentandolo come vero successore di Davide;
b) un documento scritto con lo stile dei racconti assiri di conquista, (Dt-Gs*) che
giustificava la politica di Giosia rispetto al dominio della terra.
2) L'unione delle due opere anteriori in una vera storia da Mosè fino alla caduta
di Giuda ebbe luogo nell'esilio, come tentativo degli scribi di giustificare la crisi
teologica e nazionale degli anni 597-587. Quest’opera fu strutturata mediante discorsi e
riflessioni (Noth) e la storia venne interpretata mediante le leggi deuteronomiche,
specialmente di centralizzazione del culto. Questi autori hanno inventato l’epoca dei
Giudici (utilizando un documento del Nord e aggiungendo Otniel) e la monarchia unita.
3) Ci sono indizi che l'opera soffrì revisioni durante l'epoca persiana, con tre
temi principali: a) si sottolinea il segregazionismo in Dt e Gs; b) la monolatria da passo
al monoteismo; c) la diaspora viene inclusa nel vero Israele.
Si nota che l'opera di Römer cerca di unire le teorie di Cross, Smend e Person,
senza accettare pienamente nessuna di esse. Come dati di interesse, sottolineo che
Römer non parla di autore, ma di scuola (come Person) 11.
11
Una critica della posizione di Römer, in R F. Person Jr., Ed. «In Conversation With Thomas
Römer»: Journal of Hebrew Studies 9, article 17 (2009), con interventi di Nelson (scuola di Cross) e
McKenzie (difensore moderato di Noth).
11
EPOCA PERSIANA
Revisione e Revisione
ampliazione con tre
temi
G. von Rad 12
Il Dtr parte dalla doppia catastrofe sofferte dal Regno Nord, Israele, nel 720, e
dal Regno Sud, Giuda, nel 586. Per spiegarle, l'autore vede la chiave nella mancata
obbedienza a Dio, che provoca la punizione divina. È quello che notiamo nel destino del
Regno Nord, Israele, a causa di alcune colpe che cominciano col primo re, Geroboamo.
Ma nel Sud non succede lo stesso: Dio si mostra indulgente con Giuda. Per quale
motivo? «In considerazione a Davide» (cf. 1 Re 11,13.32.36; 15,4; 2 Re 8,19), idea che
si basa sulla promessa di Natan (2 Sm 7; si veda anche 1 Re 2,4; 8,20.25; 9,5) e che
spinge il Dtr a trasformare questo re in un personaggio modello.
Così, nella Storia dtr la parola di Dio agisce in due modi: a) come legge,
condenando; b) come vangelo, salvando e perdonando. Quale di queste due parole si
impone alla fine? La risposta si trova nella liberazione di Ioachim (2 Re 25,27-30).
«Questo brano deve essere capito dal lettore come un'indicazione che i discendenti di
Davide non sono arrivati ad una fine irrevocabile» (p.189).
Lo schema di tutta la Storia dtr è lo stesso che troviamo spesso nel libro dei
Giudici col ciclo di peccato‒punizione‒conversione‒salvezza (cf. Gdc 3,7-9 etc…).
Apparentemente, questo schema non viene usato nel resto della Storia. Ma questa
impressione è falsa. Tutta l'epoca monarchica, da Saul fino a Sedecia, costituisce il
12
G. von Rad, «Die deuteronomistische Geschichtstheologie in den Königsbüchern», en
Deuteronomium-Studien. FRLAT 40 (1947) 52-64.
13
H. W. Wolff, «Das Kerygma des deuteronomistischen Geschichtswerk»: ZAW 73 (1961) 171-186 =
Gesammelte Studien zum AT (München 1964) 308-324.
12
La prima edizione esorta alla conversione religiosa e l'unità politica del nord e
del sud, favorendo la riforma di Giosia. In questo coinciderebbe con Wolff.
La seconda edizione non aspetta niente, si accontenta di constatare la catastrofe,
come diceva Noth.
Römer
Si noti che quanto più edizioni e redazioni vengono ammesse, tanto più dificile
diventa parlare della finalità della Storia.