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TP1007 PENTATEUCO E LIBRI STORICI 76

Il libro del Deuteronomio

Un doppio nome espressivo: Debarîm, “Parole” – il libro si apre con “Tali sono le parole che parlò
Mosè” – e deuteronomion nella tradizione greca, “seconda legge”, sulla base di Dt 17,18 (“[il re]
scriverà lui stesso un doppio di questa torah su un libro”), che la LXX ha tradotto: “scriverà lui stesso
questa ‘seconda legge’ (deuteronomion) su un libro”; il Dt è infatti un fenomeno di “deutérose” (Cfr.
P. BEAUCHAMP, L’un et l’autre testament, Paris, Seuil, 1976, pp. 150-163).

Nella sua Dissertatio critica, qua Deuteronomium a prioribus Pentateuchi libris diversum, alius
cuiusdam recentionis opus esse monstratur (1805), W.M. DE WETTE ha messo in relazione la riforma
di Giosia (622/21 a.C.) e le prescrizioni del Dt, procurando all’indagine storico-critica il suo punto di
Archimede (rapporto già avvertito da Giovanni Crisostomo e Girolamo).

→ il “libro trovato” di Giosia è stato equiparato al nucleo legale del Dt, ed è stato considerato un testo
antesignano di Dt 5–28 (o almeno di Dt 12–26). L’ipotesi di una redazione all’epoca di Giosia (640-
609), e in ambito di corte, combacia con la presenza di echi letterali del documento assiro STE (672),
in Dt 13 e Dt 28,20-44 (STE § 56, 38A-42; 63-65). Attorno al nucleo giosiano, la cornice del Dt viene
attribuita alla redazione Dtr.

Comando deuteronomico Dt Azioni di Giosia in 2 Re


22–23
Distruzione degli altari, dei pilastri sacri e delle 7,5; 12,3 (cf. 16,21) 23,4.6.7.14
statue degli déi
Proibizione del culto dell’“esercito del cielo” 17,3 23,4.5
Distruzione dei luoghi di culto (high places) 12,2 23,13
Proibizione del culto del sole e della luna 17,3 23,5.11
Proibizione della prostituzione cultica 23,17 23,7
Proibizione del culto di Moloc 12,31 23,10
Proibizione del culto di déi e dee stranieri 12,29-30 23,13
Proibizione dell’evocazione dei morti 18,11 1 Re 23,24
Celebrazione della Pasqua in un unico luogo 16,1-8 23,21-23
Maledizioni di Dio per le violazioni 27,15-26; 28,15-68; 29,20- 22,11-13.17
dell’alleanza 28; 30,17-18

I. Il Dt e i trattati di vassallaggio (K. Baltzer, D. McCarthy, M. Weinfeld).

► Trattati ittiti. Nel 1954, G.E. MENDENHALL ha messo in luce le analogie fra la Bibbia ebraica e i
trattati di vassallaggio dell’impero Ittita (sugli altipiani d’Anatolia), fra 1450-1200 a.C. (pubblicati nel
1931).

Es 19–24 Gs 24 Deuteronomio

Preambolo 19,3b; 20,2a 2a 1,1–6a; 5,6a


Prologo storico 19,4; 20,2b 2-13 1,6b–3,29; 5; 9,7–10,11
Stipulazione di base 19,5-6a; 20,3-5a 14 4,1–23; 6,4–7,26; 10,12-22
Stipulazioni part. 21–23; 20,7-17 12–26
Invocazione di testi 4,26; 30,19; 31,28
Benedizioni e maledizioni 28
(Imprecazione di giuramento) 29,9-28
(Deposito del documento) 10,1–5; 31,24–26
(Lettura periodica) 31,9-13
(Duplicati) 17,18-19; 31,25-26
(fonte: M. WEINFELD, Deuteronomy and the Deuteronomic School, Oxford 1972, 66)
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►Trattati neo-assiri (Sennacherib, Esarhaddon e


Assurbanipale, di cui Manasse, re di Giuda [687-642]
e nonno di Giosia, fu vassallo), VIII-VII sec. a.C..
Spicca in particolare il trattato di successione di
Esarhaddon (STE o VTE, 672), che richiedeva un
giuramento di lealtà a favore del successore designato
di Esarhaddon, il figlio Assurbanipale. Il documento
fu pubblicato in tutto l’impero; cfr. in particolare la
scoperta in 2009 di una copia del trattato a Tell
Tayinat, nel sud della Turchia, lungo il fiume Oronte,
non lontano dalla frontiera con la Siria, e dalla città di
Antakya (l’antica Antiochia). A Nimrud come a Tell
Tayinat, le grandi tavolette dello STE sono state
ritrovate nella parte più sacra di tempi, forate nel loro
centro per essere infilate su un asse metallico e quindi
ruotare attorno a questo asse: erano delle tavolette
destinate all’esposizione, e non all’archiviazione.
Inoltre le tavolette dello STE erano stampate da sigilli
figurativi del dio Assur. Sarà stata esposta la tavola,
con le sue rappresentazioni idolatriche, nel tempio di
Gerusalemme, sotto Manasse? Manasse è denunciato
in 2 Re 21 per le abominazioni che ha commesso nel
tempio o che ha istallato nel tempio.

Tavoletta del STE ritrovata nel tempio di Tell Tayinat

 La stipulazione principale del giuramento recita: “Non istallate un altro re [diverso da mio figlio
Assurbanipale] o un altro signore su di voi” (STE II, 292-301) → la stipulazione principale del Dt nel
Decalogo e passim: “non avrai altri dei davanti alla mia faccia” (Dt 5,7).

 La lealtà nei confronti del sovrano nei trattati e l’amore di Dio nel Deuteronomio

Nei trattati del Vicino-Oriente antico, il sovrano richiedeva da parte del vassallo un rapporto di lealtà
nei suoi confronti e nei confronti del principe erede, che era espresso mediante il verbo “amare” (acc.
râmu/ra’āmu):

Trattato di Trattato di Dt 6,5 1Re 5,15


Esarhaddon Assurbanipal con
(STE l. 266) principi babilonesi
(§ 17)
“Amerai Assurbanipal, “Ameremo Assurbani- “Tu amerai Yhwh, tuo “Hiram, re di Tiro,
il grande principe pal, re di Assiria, e Dio, con tutto il cuore, mandò i suoi servi da
erede, figlio di Esar- odieremo il suo con tutta l’anima e con Salomone, perché
haddon, re di Assiria, nemico”. tutte le forze”. aveva sentito che
come te stesso”. l’avevano unto re al
posto di suo padre;
infatti Hiram aveva
sempre amato Davi-
de”. 

Cfr. W.L. MORAN, “The Ancient Near Eastern Background of the Love of God in Deuteronomy”,
CBQ 25 (1963) 77-87.
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La Bibbia ha tuttavia il suo modo di adoperare e riformulare il concetto (si scopre, fra le altre cose, che
anche Dio è soggetto del verbo: Dt 4,37; 7,8; 10,18; 23,6). Cfr. l’apologia di B.T. ARNOLD’s a favore
della connotazione affettiva di “amare” nel Deuteronomio, accanto alla sua interpretazione cognitiva e
comportamentale: “The Love-Fear Antinomy in Deuteronomy 5-11”, VT 61 (2011) 551-569.

 La formula del canone accomuna i due documenti. Cfr. B. M. LEVINSON, B. “Esarhaddon’s


Succession Treaty as the Source for the Canon Formula in Deuteronomy 13:1”, JAOS 130 (2010) 337-
348.

STE § 4, ll. 57-60 Dt 13,1


“Non cambierai ne altererai la parola di “Tutto ciò che vi comando vi preoccuperete di
Esarhaddon, re di Assiria, ma ascolterai questo metterlo in pratica; non vi aggiungerai nulla e
Assurbanipale, il grande principe designato…” nulla ne toglierai”

 Maledizioni. I trattati neo-assiri sono segnati dalla scomparsa del prologo storico e dall’inflazione
delle maledizioni. Sono notevoli le corrispondenze fra Dt 28 e STE: Dt 28,26-33 segue la sequenza di
STE 39-42; combinazione di motivi analoga in Dt 28,23-24 e STE 63-64; ordine tematico comune in
Dt 28,20-44 e STE 56; cfr. H.U. STEYMANS, Deuteronomium 28 und die Adê zur Thronfolgeregelung
Asarhaddons: Segen und Fl uch im Alten orient und in Israel, OBO 145, Freiburg 1995.

STE ll. 529-533 Dt 28,23-26


Gli dèi nominati in questa tavoletta rendano il Il cielo sul tuo capo sarà di bronzo, la terra sotto
tuo suolo stretto come un mattone […] Come la di te sarà di ferro. Yhwh ti darà sabbia e polvere
pioggia non cade da un cielo di bronzo […] al come pioggia per la tua terra: scenderà dal cielo
posto di rugiada, sul tuo paese piovano carboni su di te finché tu non sia distrutto […] Il tuo
ardenti […] Ninurta, il primo tra gli dèi, ti cadavere sarà cibo a tutti gli uccelli del cielo e
abbatta con la sua freccia feroce; riempia la alle bestie della terra.
pianura del tuo sangue, nutra con la tua carne
l’aquila e l’avvoltoio.

→ La messa in scena del Deuteronomio appare come una risposta mimetica e polemica
all’imperialismo pagano neo-assiro (cfr. E. Otto). “Lo strumento dell’imperialismo neo-assiro,
trasformato dagli autori del Deuteronomio, divenne lo strumento di una liberazione dall’imperialismo
pagano” (B.M. Levinson, p. 342).

II. Il Dt e l’ermeneutica dell’innovazione (Inner-Biblical Exegesis) (M. Fishbane, B.M. Levinson)

M. FISHBANE, Biblical Interpretation in Ancient Israel, Oxford 1985:


→ il corpus biblico si sviluppa attraverso riscritture (traditum ► traditio), che anticipano le tecniche e
l’ermeneutica del Midrash;
Cfr. B.D. SOMMER, “Inner-Biblical Interpretation”, in A. BERLIN – M.Z. BRETTLER, ed., The Jewish
Study Bible, New York 2004, 1829-1835.
Nel Deuteronomio:
B.M. LEVINSON, Deuteronomy and the Hermeneutics of Legal Innovation, Oxford 1997, 23-52; ID.,
L’herméneutique de l’innovation. Canon et exégèse dans l’Israël biblique, Bruxelles 2005;
ID., Legal Revision and Religious Renewal in Ancient Israel, Oxford 2008; ID., Fino alla
quarta generazione. Revisione di leggi e rinnovamento religioso nell’Israele antico, Lectio 2,
Roma 2012.
Cfr. J.-P. SONNET, “Inscrire le nouveau dans l’ancien. Exégèse intra-biblique et herméneutique de
l’innovation”, in Nouvelle Revue Théologique 128 (2006) 3-17; trad. inglese: “Inscribe the
New in the Old: Inner-Biblical Exegesis (M. Fishbane) and the Hermeneutics of Innovation
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(B. Levinson)”, in T. Michel, ed., Friends on the Way: Jesuit Encounter Contemporary
Judaism, New York 2007, 128-141.

►Il canone

La dimensione canonica della Scrittura non concerne solo l’ultimo stadio della crescita della Scrittura;
concerne ugualmente le fasi intermedie del suo sviluppo. Il segno dell’antichità del “pensiero del
canone” si legge nella formula del canone (Dt 4,2; 5,22; 13,1: “non vi aggiungerai nulla e nulla vi
toglierai”). A un certo momento della storia dell’Israele biblico, il Codice dell’alleanza (Es 20–23) ha
rappresentato il corpus legale autorevole in Israele, normativo per la vita del popolo. Esso ripresenta il
punto di partenza della tradizione legale di Israele. Ma se il testo è fissato, come rispondere alle nuove
sfide che devono affrontare le generazioni che si susseguono? Come fare sì che l’antica Parola di Dio
non diventi desueta, e raggiunga ancora e sempre la vita del popolo?

►In contesto non rivelato

Quando le determinazioni legali non sono ricevute come legge rivelata, ma come provvedimenti
umani, il cambiamento della legge non fa troppo problema. Nel 1906 è stato ritrovato a Boghazköy,
capitale dell’impero Ittita (Anatolia, 1700-1200 a.C.) un corpus (legale) di circa 200 paragrafi, in
diverse copie di epoche diverse. Senza prologo né quadro narrativo, le leggi ittite si enunciano in
modo impersonale:

Se qualcuno acceca un uomo libero o gli fa cadere un dente, una volta (karū) avrebbe pagato
una mina d’argento, ma ora ((kinuna) paga venti shekel d’argento; impegnerà la sua proprietà
come garanzia (§ 7)
H. HOFFNER, The Laws of the Hittites: A Critical Edition, Leiden 1997, 21.

Una formula analoga si legge in Rt 4,7, a proposito del dibattito giuridico fra Boaz e la sua parentela:

Anticamente in Israele vigeva quest’usanza riguardo al diritto di riscatto o alla permuta: per
convalidare un atto, uno si toglieva il sandalo e lo dava all’altro. Questa era la forma di
autenticazione in Israele.

Ma si tratta di una consuetudine che non dipende dal “diritto rivelato” del Sinai. Una legge di origine
divina, invece, non potrebbe essere dichiarata obsoleta, se non da Dio stesso.

►In contesto di rivelazione

Per introdurre cambiamenti legali (ed altri) nella rivelazione ricevuta e in quanto rivelazione, gli scribi
biblici hanno sviluppato le strategie e tecniche redazionali dell’“ermeneutica dell’innovazione” (B.
Levinson): diversi fenomeni di riscrittura (Fortschreibung) nello stesso tempo conservatrice e
innovatrice. Fishbane descrive fenomeni
- di restrizione di una legge anteriore, con l’uso delle parole ’akh (“tuttavia”) o raq (“soltanto”)
(cf. Dt 20,16.20);
- di espansione attraverso l’uso di ’o (“o”) e kol (“tutto, ogni”). Possono anche intervenire le
formule “lo stesso… così” (cf. Dt 22,26) e “così farai per...” (cf. Dt 22,1-3 che riscrive Es
23,4; Dt 15,17 che reinterpreta Es 21,2-11).
Tuttavia, la maggioranza delle reinterpretazioni si fanno sotto banco, senza formula esplicita, grazie a
fenomeni di conflazione, ricontestualizzazione, specializzazione semantica, ecc., di tipo lemmatico
(sulla base dei lemmi forniti dal testo-matrice).

►Dt 12 e Es 20,24
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“Farai per me un altare di terra e sopra di esso sacrificherai i tuoi olocausti e i tuoi sacrifici di
comunione, le tue pecore e i tuoi buoi; in ogni il-luogo (bekol hammaqôm*) dove io vorrò far
ricordare il mio nome, verrò a te e ti benedirò” (Es 20,24).

(*usata altrove [Gen 20,13 e Dt 11,24], l’espressione di Es 20,24 è nondimeno singolare).

La legge divina legittima una pluralità di altari attraverso il paese, “in ogni luogo”; l’altare fungeva
anche da macelleria locale: “sopra di esso sacrificherai i tuoi olocausti e i tuoi sacrifici di comunione,
le tue pecore e i tuoi buoi”. L’altare del villaggio permetteva non solo di offrire in sacrificio animali
alla divinità, ma anche di macellare ritualmente animali destinati al consumo. Le due attività erano
riunite sotto una sola parola; le due pratiche, erano ugualmente sacre: si facevano sull’altare.

L’istituzione dell’altare locale ha probabilmente dato luogo a fenomeni di sincretismo; due re


riformatori, Ezechia e Giosia, fecero sparire gli “alti luoghi” e tutti gli altari tranne quello di
Gerusalemme; facendo questo, Giosia si conformò a un certo “libro della Torah” trovato nel tempio (2
Re 22), il cui programma combacia con Dt 12 (vv. 2-3: distruzione degli attrezzi cultuali degli déi
stranieri; vv. 4-28: istituzione dell’altare unico).

“Guàrdati bene dall’offrire i tuoi olocausti in qualunque luogo (bekol maqôm) avrai visto. È
solo nel luogo (bammaqôm = be + ha + maqôm) che Yhwh avrà scelto in una delle tue tribù
che offrirai i tuoi olocausti: là farai quanto ti comando” (Dt 12,13-14).

Dio si sarebbe contraddetto, prescrivendo altari molteplici in Es 20,24 e un altare unico in Dt 12,13-
14? O sarebbe Mosè a mettere Dio in contraddizione? I redattori del Deuteronomio hanno infatti
approfittato della “provvidenziale” indeterminazione o eccedenza di senso del testo matrice “ in ogni
il-luogo (bekol hammaqôm) (Es 20,24):

- per riferirsi al senso distributivo (senza l’articolo definito): “in qualunque luogo (bekol
maqôm)”; Dt 12,15-16 aggiunge: in qualunque luogo sarà ormai permesso di abbattere animali
per il consumo;
- e per riferirsi al luogo (singolare): “nel luogo” (bammaqôm = be + ha + maqôm), l’unico in
cui ormai offrire sacrifici.

Dio quindi non si è contraddetto, e Mosè non lo ha messo in contraddizione: la “lettera” della prima
legge (Es) permetteva l’inserzione della “lettera”, e dello spirito, della seconda legge (Dt).

►Oltre alla legge dell’altare: “All the laws of the BC [Book of the Covenant in Exodus 20–23] were
interpreted in Deuteronomy under the aspect of cult-centralization except for the collections of the
compensation-laws and the laws of bodily injury in Exod. 21.18–22.14” (E. OTTO, “Aspects of Legal
Reforms and Reformulations in Ancient Cuneiform and Israelite Law”, in B.M. LEVINSON, ed.,
Theory and Method in Biblical and Cuneiform Law: Revision, Interpolation, and Development,
JSOTS 181, Sheffield 1994, 195).
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III. Verso una lettura in sequenza del Deuteronomio

→M. Rose: “Nessun ‘formulario d’alleanza’ offre un modello soddisfacente per spiegare tutti gli
aspetti della forma attuale (canonica) del libro biblico; per certi elementi, gli accostamenti ipotizzati
sono molto ricercati e piuttosto problematici” (Guida di lettura dell’Antico Testament, Bologna 2007,
196).

► i propri indizi letterari?

Il sistema delle quattro intitolazioni (P. Kleinert [1872]; N. Lohfink):

‫משה דבר אשר הדברים אלה‬


Queste sono le parole che Mosè rivolse a tutto Israele oltre il Giordano… (1,1)
‫התורה וזאת‬
E questa è la Torah che Mosè mise di fronte ai figli di Israele...  (4,44)
‫הברית דברי אלה‬
Queste sono le parole dell’alleanza che Yhwh ordinò a Mosè di stabilire con i figli di Israele nella
terra di Moab, oltre l’alleanza che aveva stabilito con loro sull’Oreb. (28,69)
‫הברכה וזאת‬
E questa è la benedizione con la quale Mosè, uomo di Dio, benedisse i figli di Israele prima di morire. 
(33,1)

I II III IV
1,1–4,40 + 4,41- 4,44–26,19 + 27–28 29,1–30,20 + 31–32 33 + 34
44
“Queste “E questa è “Queste sono le “E questa è la
sono le la parole benedizione”
parole” Torah” dell’alleanza”

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