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Gen 6,2: “i figli di Dio” & “figlie degli uomini”: si gioca con i limiti in una creazione la cui bontà è legata a
separazioni e limiti (cfr. già in Gen 3,4 il desiderio di “essere come dèi”).
Gen 6,6: “E Yhwh si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra” (6,7: “Mi sono pentito”).
Gen 6,8: “Ma Noè aveva trovato grazia agli occhi di Yhwh”: Dio ha già eletto Noè per il piano che rilancia
la storia.
Gen 6,12-13:
Punto di vista
Narratore: E la terra era distrutta davanti a Dio e la terra era piena di violenza. E Dio vide la terra,
ed ecco (wehinneh):
Dio: era distrutta
Narratore: … poiché ogni carne aveva distrutto il suo cammino sulla terra.
Gen 6,14-16: l’arca si presenta meno come una nave con prua e poppa che come un tempio disposto su tre
piani (cfr. i tre ambiti del mondo creato).
Gen 6,17– 8,19: se ha la forma di una pioggia di 40 giorni e 40 notti (7,11.17) nella sua fase più acuta, il
diluvio è nel suo insieme un processo di piena (de-creazione) e di decrescenza (ri-creazione, cfr. il vento in
8,1) che si svolge su un anno intero.
De-creazione Ri-creazione
7,11: “in questo giorno si spaccarono tutte le 8,1: “e Dio fece passare un vento sulla terra”.
sorgenti del grande abisso mentre le finestre del 8,2: “E si chiusero le sorgenti dell’abisso e le
cielo si aprirono”. finestre del cielo”.
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Gen 6,18: “Stabilirò la mia alleanza (berît) con te” → la finalità dell’alleanza nell’agire divino. Il piano di
Dio, legato al suo pentimento, integra il passato (“Noè aveva trovato grazia”) come il futuro (“stabilirò la
mia alleanza con te”): il Dio che cambia mente ha già l’alleanza in mente.
Gen 8,1: il perno del ricordo divino (cfr. sopra p. 19 la struttura di ANDERSON - WÉNIN).
Gen 8,6-12: l’invio degli uccelli. 1/ il v. 8 in quanto sommario prolettico; il “corvo” sarebbe allora un
uccello più generico; 2/ nei vv. 8-12, il triplice invio della colomba; cfr. la costruzione biblica della suspense
con lo schema della scena ripetuta 3(+1) volte (Nm 22,22-34; Gdc 16,4-21; 1 Sam 3,2-10; 2 Sam 18,24-27).
Gen 8,20: l’altare e il sacrificio (cfr. Atrahasis, III, v, 31-34 e Gilgamesh, XI, 155-161).
Gen 8,21: una risposta di misericordia di fronte a una umanità il cui cuore non ha cambiato.
Gen 9,3-7: la ridefinizione del menù umano. Un cammino etico attraverso la violenza umana.
3
“Tutto ciò che si muove ed è vivo, per voi sarà per mangiare, come (la) verdura d’erba: do tutto per voi.
4
Attenzione/soltanto (’akh): la carne con la sua vita (nephesh), il suo sangue, voi non mangerete.
5
E attenzione/soltanto (’akh): del vostro sangue, per le vostre vite, (nephesh) domanderò (conto),
dalla mano di ogni vivente ne domanderò (conto),
dalla mano dell’uomo e dalla mano di un uomo suo fratello,
domanderò (conto del)la vita dell’uomo.
6
Chi sparge il sangue dell’uomo, per quest’uomo il suo sangue sarà sparso
shophekh dam ha’adam ba’adam damô yishshaphekh
Gen 9,8-17: l’“alleanza per sempre” (cfr. 6,18) stabilita con Noè e suoi discendenti.
Gen 9,12-17: il segno dell’alleanza (8,15: “mi ricorderò”, cfr. 8,1: “E Dio si ricordò di Noè”).
→ “Il mio arco (qeshet), lo do nella nube e sarà per segno di alleanza tra me e la terra.”
L’arco nella nube in quanto:
1. Fenomeno meteorologico: l’arco che fa da trait d’union fra Dio e la terra degli uomini, segno
quindi dell’alleanza (v. 13).
2. Segno mimetico: disegna nel cielo la forma della volta destinata a ritenere le acque dall’alto,
memoriale dell’impegno divino (“mai più”).
3. Segno etico d’armistizio; Dio “depone le armi” (cfr. l’arco nelle mani delle divinità del VOA);
sceglie di contrastare la violenza con l’alleanza.
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→ Il paradosso del Dio biblico viene esplorato narrativamente: sovrasta il tempo in quanto Signore della
storia; lascia l’uomo libero, prende atto delle sue scelte e, in questo senso, “entra” nel tempo. Questo
facendo, Dio non è in balia della storia umana, rimane il Signore della storia: ha già eletto Noè, ha già in
mente l’alleanza; in quest’ultima, il suo disegno sovrano si adatta all’umanità “storica” per rilanciare la
storia, stabilendo il valore etico supremo della vita umana.
→ Gen 6–9 espone nella scala dell’intera creazione e umanità, e in tal modo che il lettore del Pentateuco e
dell’intera Bibbia non possa non capirlo, la dinamica interna di Dio, che articola i suoi attributi di giustizia
(Gen 6–7) e di misericordia (Gen 8–9). Il lettore è così preparato a districare realizzazioni più sottili di questa
dinamica negli episodi successivi. Tuttavia, fin da Gen 6–9, la dialettica è sui generis: l’attributo di
misericordia è coinvolto sin dall’inizio dell’episodio: “E Noè (NoaḤ) aveva trovato grazia (ḤeN) agli occhi
di Yhwh” (6,8), e questo a favore di un’alleanza di grazia, “per sempre”.