Sei sulla pagina 1di 38

Prospettiva sincronica

I cinque libri del Pentateuco Contenuto e Struttura


Genesi
La maggioranza degli esegeti vede nelle formule di tōledôt (‘ēlleh tōledôt
NN) l’elemento che struttura il primo libro biblico, una formula che ritorna,
sempre in funzione introduttiva, 10 volte sia all’introduzione delle liste
genealogiche (Gn 5,1; 10,1; 11,10; 25,12; 36,1.9) sia in una importante
sequenza narrativa (Gn 2,4; 6,9; 11,27; 25,19; 37,2).

Tali formule forniscono la struttura unitaria di tutta la Genesi, collegando


storie delle origini e storie patriarcali. La formula significa, letteralmente,
“generazioni, quello che è stato generato da …” (dalla radice yld =
generare), sia quand’è seguita da genealogie (che riconducono il significato
a “discendenza”), sia quand’è seguita da avvenimenti (che implicano il
significato di “storia”), che trattano pur sempre di discendenti della persona
menzionata.

In questi ultimi casi, la formula introduce gli avvenimenti più importanti


di Genesi (può essere un primo criterio di strutturazione): creazione, diluvio,
le storie di Abramo, di Giacobbe e di Giuseppe e dei suoi fratelli.
Genesi
All’interno di questo quadro unitario risulta poi facilmente rilevabile la suddivisione
fondamentale del libro che si gioca intorno alla cesura rappresentata dal diluvio:
* 1,1-9,19: La storia delle origini dell’universo,
* 9,20-11,26: La transizione tra i due blocchi
* 11,27-50,26: La storia patriarcale e matriarcale
In genere si semplifica:

1-11 Origine dell’Universo 12-50 Origine di Israele

Si passa così dall’universale al particolare nella storia della salvezza


All’interno delle storie patriarcali rivestono carattere strutturante alcuni discorsi
divini che aprono alla storia di Israele o di uno dei patriarchi e sono posti in punti
strategici.
Essi costituiscono una sorta di “filo rosso” che unisce le diverse storie patriarcali e
rappresentano una sorta di programma (narrativo) di quanto avviene di seguito.
1) Gn 12,1-3 (chiamata di Abramo): per la prima volta Dio mette a fuoco non la sorte
dell’umanità, ma quella di un solo popolo rivolgendo delle promesse al suo
capostipite.
2) Gn 26,2-5 dice la continuità fra Abramo e Isacco e delle promesse divine loro
rivolte (è il programma che riguarda Isacco).
3) Gn 28,13-15 (nella visione di Betel) esprime la continuità di Giacobbe con i
patriarchi precedenti anche riguardo alle promesse (terra e discendenza, cui si
aggiunge il ritorno nella terra).
4) Gn 46,1-5a, che si pone nel momento in cui Giacobbe e il suo clan devono scendere
in Egitto, segnala che la permanenza in quella terra dev’essere letta come
temporanea e non in contraddizione con l’adempimento delle promesse
precedentemente fatte. Infine,
5) Gn 50,24 (fra le ultime parole di Giuseppe) ribadisce la promessa della terra e la
continuità fra i diversi patriarchi.
Genesi
Gn 12-50 si gioca pertanto sull’itinerario dei patriarchi e sul loro rapporto con la terra promessa, cioè la
terra di Canaan: Abramo parte e la esplora; Giacobbe (con itinerario circolare) lascia la terra per ritornarvi con una
famiglia numerosa; la storia di Giuseppe spiega il trasferimento provvisorio in Egitto (e costituisce il legame con
le successive storie dell’Es).
Genesi
Alla preoccupazione per la terra, le storie
patriarcali associano la preoccupazione per la
discendenza (da qui si spiega l’abbondanza di
genealogie).
C’è forte interesse a delimitare i criteri di
appartenenza al popolo di Israele e la sua
collocazione nell’universo (è l’esigenza sottesa
alle formule di tōledôt sopra rilevate).

“storia della definizione di Israele”: Sia


la «storia» di Abramo (12-25) che la «storia»
di Giacobbe (25-36) sono preoccupate di
delimitare Israele rispetto a tutti i popoli
circostanti (nominativi e territori).
Genesi

Che l’interesse di Gn sia più legato alle storie


patriarcali che a quelle delle origini lo prova la
proporzione tra il “tempo della storia” e il “tempo
del racconto” approssimando, 2021 anni per 11
capitoli contro circa 300 per 39 capitoli.
Libro della Genesi

fine

Creazione del mondo


Morte di Giacobbe
(Machpelah in Hebron) –
Fine dell’era Patriarcale Storia di
Storia di un Popolo – Famiglie
Esodo

Carovana di Ebrei verso l'Egitto (dipinto di Beni Hasan, 1880 a.C.)


➢ Prima della sua morte, Giuseppe annuncia il ritorno

Gen 50,24: Poi Giuseppe disse ai fratelli: "Io sto per morire, ma
Dio verrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questa terra, verso
la terra che egli ha promesso con giuramento ad Abramo, a
Isacco e a Giacobbe".

Sommario prolettico La conclusione di Gn si apre verso il


del racconto ulteriore.
futuro e collega Gn con Es-Dt..
La storia narrata nel libro dell’Esodo collegassi alla storia narrata nel libro della Genesi, comunque nel
girare la pagina da un’libro all’altro facciamo un salto di 400 anni.

Il libro della Genesi conclude con la morte di Giuseppe, in quest’epoca gli ebrei scesi in Egitto erano
appena una famiglia di 70 persone (Gn 46,26-27; 50,24-26). Il libro dell’Esodo, a sua volta, si
dischiude informandoci dalla morte di Giuseppe, di tutti i suoi fratelli e di tutta quella generazione.
Poi siamo informati che questi figli di Israele prolificarono e crebbero, divenendo cosi numerosi e
molto potenti e il paese ne fu ripieno.

Es 1, 8-10: Allora sorse sull'Egitto un nuovo re, che non aveva conosciuto Giuseppe. 9Egli disse al suo
popolo: "Ecco che il popolo dei figli d'Israele è più numeroso e più forte di noi. 10Cerchiamo di essere
avveduti nei suoi riguardi per impedire che cresca, altrimenti, in caso di guerra, si unirà ai nostri
avversari, combatterà contro di noi e poi partirà dal paese".
Esodo
È la questione della sovranità di YHWH su Israele a percorrere tutto Es.

Es 1-18 19-40
Gli eventi narrati nel libro dell’Es sono praticamente quattro:
Esodo dall’Egitto Alleanza nel SINAI
Liberazione dall’Egitto, marchia nel deserto, alleanza nel
Sinai e costruzione della Tenda Santuario.
1,1-15,21 19,1-24,11
Uscita dall’Egitto Alleanza nel Sinai Questi relati compongo la base attorno della quale si relaziona
le altre parti del Pentateuco: La storia primitiva e patriarcale
24,12-31,18 del libro della Genesi, seve di premessa e giustificazione per
15,22-18,27 Marcia
dall’Egitto al Sinai
Istruzioni sulla
costruzione del
l’Esodo; i 40 anni nel deserto, le leggi e i precetti divini per la
Santuario vita e il culto sono contenuti nel libro del Levitico; l’ingresso
nella terra e le norme per vivere in questa sono presenti nei
32-34
La rottura e il
libri dei Numeri e Deuteronomio.
rinnovamento
dell’alleanza

35-40
L’edificazione del
Santuario
Es 1-18
Esodo dall’Egitto

1. Es 1,1-15,21: l’uscita dall’Egitto.


2. Es 15,22-18,27: la marcia dall’Egitto
La questione da risolvere è chi sia il
al Sinai. Sezione di transizione in cui
sovrano di Israele, chi Israele debba
YHWH, sovrano del suo popolo, ne
servire, se YHWH o il faraone. Con
deve risolvere problemi pratici: sete,
le piaghe (Es 7-11) e nel passaggio
fame, attacchi nemici. Si inizia ad
del mare (Es 14), YHWH rivela la
accennare alla legge e
sua superiorità e la sua sovranità.
all’organizzazione giuridica del popolo.
Es 15, 18Il
Signore regni
in eterno e per sempre!".
ALLEANZA NEL SINAI
Es 19-40

Es 19,1-24,11: l’alleanza al Sinai. Es 20,23 contiene Es 24,12-31,18: istruzioni sulla costruzione del
l’affermazione centrale su YHWH: l’esodo è l’evento
fondamentale della storia di Israele, su cui il Signore può santuario. Il santuario è presentato come abitazione
fondare le sue prerogative e la richiesta che Israele non del sovrano in mezzo al suo popolo e condizione del
abbia altri dei. Es 19,3-8 presenta il programma narrativo pieno esercizio della sua sovranità: qui se ne delinea
di tutta la sezione, che affronta la questione dello “statuto il progetto. I versetti estremi della sezione (24,12 e
di Israele”. A suggellare i nuovi rapporti tra YHWH e il 31,18) accennano alle tavole di pietra che
suo popolo si hanno il decalogo, il codice dell’alleanza, contengono la legge con le condizioni fondamentali
vari rituali e l’alleanza (in 24,3-8) con tutti i suoi gesti di per le relazioni tra Dio e il suo popolo, dalla cui
consacrazione. La visione e il pasto di 24,9-11 sanciscono osservanza dipenderà la presenza divina in mezzo
anziani e sacerdoti come legittimi rappresentanti di
YHWH in mezzo al suo popolo. ad esso.
Punto nodale: dopo la rottura dell’alleanza con l’episodio del
vitello d’oro, YHWH abiterà ancora in mezzo al suo popolo? Il fatto
che YHWH ceda dinanzi all’intercessione di Mosè, lo rivela come
Dio di perdono e di misericordia (Es 34,6-7). Il rinnovamento
Es 32—34: la rottura e dell’alleanza è simboleggiato dal dono di due nuove tavole della
il rinnovamento legge.
dell’alleanza

• Con tale costruzione e la presa di possesso finale, YHWH ha


dimostrato di essere il “sovrano di Israele” dopo aver
sbaragliato la potenza umana del faraone e le altre divinità
simboleggiate dal “vitello d’oro”. L’inizio di Es descrive la servitù
di Israele in Egitto, alla fine del libro il popolo serve YHWH: ma
Es 35—40: tale liturgia (ma il vocabolo ebraico è sempre il medesimo,
edificazione del ‘ăbōdāh) ha caratteristiche ben diverse dalla iniziale schiavitù (si
santuario. veda 35,4-29). Il riposo del sabato (35,1-3) è ciò che distingue il
lavoro libero dalla schiavitù
La conclusione del libro dell’Esodo (40,34-38)
descrive il momento in cui, dopo molte vicende,
«La gloria di YHWH» viene a riempire la dimora o
«tenda dell’incontro». Questo momento è
importante perché YHWH ormai abita in mezzo al
suo popolo e può accompagnarlo e guidarlo.
❖ Es 40,35: Mosè non poté entrare nella tenda del convegno, perché
la nube sostava su di essa e la gloria del Signore riempiva la Dimora.

Il libro del Levitico inizia giustamente dove ha finito il libro dell’Esodo. Dunque:
❖ Lv 1,1: Il Signore chiamò Mosè, gli parlò dalla tenda del convegno e disse.

Il libro dell’Esodo sviluppa il tema dalla servitù al Faraone al servizio di YHWH. Lo schiavo non ha diritto
a riposo ne per le pratiche religiose, ecco l’importanza del sabato, il riposo del sabato (Es 35,1-3) distingue il
lavoro libero dal lavoro schiavo. Lo schiavo non ha diritto al riposo. Il libro del Levitico descriverà
anch’esso il servizio libero del popolo d’Israele per YHWH, suo Dio.
Levitico
Scopo primario del libro del Levitico: La presenza di YHWH in mezzo al suo popolo richiede una
riorganizzazione di tutta la vita in funzione di una fondamentale esigenza di «Purezza» e di «Santità».

Struttura:
Gli esegeti si accordano per distinguere in Lv, quattro sezione e un appendice.

Lv 1—7: i sacrifici.
Lv 8—10: consacrazione dei sacerdoti e inaugurazione del culto. Mosè, Aronne e i suoi figli sono i personaggi
principali di questi capitoli.
Lv 11—16: leggi di purità e impurità. Vocabolario caratteristico della tematica, la sezione vede diverse
conclusioni di sottosezioni centrate su leggi particolari (ad esempio, 14,54-57: legge per la lebbra). Il cap. 16
non è legato alle leggi sull’impurità ma presenta il rituale per il “giorno dell’espiazione” o yom kippur (se ne
hanno due conclusioni, al v. 29a e al v. 34).
Lv 17—26: la “legge di santità”. Il nome deriva dalla celebre espressione di Lv 19,2: Siate Santi…
Lv 27: rappresenta un’appendice, contenente indicazioni relative alle offerte per il santuario.
Lv 1–16 Prima parte Lv 17–26 Seconda parte
Materiale sacerdotale Codice della santità
Lv 1–7 1–3: Sacrifici volontari: olocausto, oblazione Lv 23-25 23: Calendario delle feste
Sacrifici e pacificazione Sacrifici

4-5: Espiazione e riparazione 24: Prescrizioni supplementari


6–7: Istruzioni su ciascun sacrificio 25: Anno sabbatico e giubilare

Lv 8–10 8: Istituzione del sacerdozio Lv 21–22 21: Restrizioni sui sacerdoti e sommi sacerdoti
Sacerdozio 9: Ministero sacerdotale Sacerdozio 22: Raccomandazioni sulle offerte
10: Trasgressione del culto

Lv 11-15 11: Istruzione sul puro e impuro Lv 18-20 18: Prescrizioni per la moralità sessuale
Istruzioni sulla 12: Istruzione sulla partoriente Prescrizioni per la 19: Prescrizioni morali
purezza e impurità 13: Istruzione sulle dermatosi purezza sessuale e 20: Prescrizioni penali
14: Istruzione sulla dermatosi morale
15: Istruzione sul flusso del corpo

Lev 16 16: Prescrizioni per il giorno dell'espiazione Lev 17 17: Prescrizioni sul sangue
Giorno Sangue
dell'espiazione
Lev 26: Benedizioni e maledizioni
Lev 27: Adempimento dei voti
Essendo in cammino nel deserto, Israele non può basare i suoi fondamenti giuridici sul possesso della
terra, la sua legge sul diritto di proprietà. L’esodo è il solo fondamento giuridico di Israele che è un popolo
libero pur non possedendo ancora una terra. Lv rilegge l’esperienza dell’esodo come una “separazione”
(qiddushah=santificazione) di Israele dalle altre nazioni, operata da YHWH. Di qui alcune conseguenze:
a) poiché l’esodo è opera di YHWH, Israele gli appartiene, è sua proprietà (nahalah), poiché deve a lui la
sua esistenza;
b) la libertà di ogni Israelita è sacra perché ciascuno appartiene solo a YHWH;
c) poiché Israele è santo, tutti gli aspetti della sua esistenza devono essere caratterizzati dalla santità (cf. le
leggi su puro e impuro);
d) la terra in cui Israele entrerà sarà proprietà esclusiva di Dio, nessun Israelita potrà accampare diritti di
proprietà assoluti sulla terra;
e) in quanto “santificato”, Israele non può vivere come le altre nazioni dalle quali è stato separato (l’uscita
dall’Egitto e l’estraniamento rispetto alle nazioni costituiscono la santificazione d’Israele).
Pur tenendo presenti altre teologie veterotestamentarie (cf. Rut e Giona) e le critiche che specialmente
Gesù vi muove nel NT, questa teologia ha consentito agli Ebrei di sopravvivere nella storia, conservando la
propria identità di “popolo di Dio”.
Nonostante i pregiudizi che circondano il libro del Levitico a causa del suo
contenuto ritualistico o legale, una lettura attenta del libro alla luce del suo scopo
pedagogico è affascinante, poiché il libro si propone di offrire istruzioni e
prescrizioni che consentano a chi lo riceve di vivere/convivere con la presenza
del Signore, poiché la convivenza e la partecipazione alla santità di Dio richiedono
un certo impegno da parte della comunità, di ogni uomo e donna, nell’osservanza di
determinati regolamenti.
Per comprendere il libro del Levitico, però, è necessario intenderlo come uno
sviluppo naturale della teologia della presenza del Signore tra il suo popolo,
delineata negli ultimi capitoli del libro dell'Esodo. Infatti, tutti gli eventi da Es 19
a Nm 10 si svolgono nell'arco di un anno e due mesi (Nm 10,11) ai piedi del
Sinai. La proposta teologica di questa sequenza testuale è quella di ristabilire la
convivenza armoniosa tra Dio e il suo popolo, ricreando l'ambiente dei primi
capitoli del libro della Genesi, riferendosi al giardino dell'Eden, in cui Dio
camminava tra gli esseri umani e si rivolgeva loro senza barriere o mediazioni.
Il libro dell'Esodo si conclude con l'immagine della gloria del
Signore, che scende e riempie la tenda del santuario, e Mosè non
poteva entrare nella tenda perché la nuvola rimaneva su di essa e
la riempiva (Es 40,34-35). Il libro del Levitico inizia come
continuazione del libro dell'Esodo, cioè dall'interno della tenda la
voce del Signore chiama Mosè per dargli le istruzioni e le
prescrizioni necessarie per la convivenza tra il Signore e il suo
popolo (Lv 1,1 -3).

Da quel momento in poi, tutta la vita dell'antico Israele viene


riorganizzata in funzione della centralità della presenza del
Signore, che abita nella tenda, al centro dell'accampamento.
Excursus
Regole di santità: puro, santo, impuro

Regole di purità la quantità di queste regole nel Pentateuco è un indice evidente della loro importanza
per gli scrittori biblici, ma i lettori moderni faticano a cogliere i concetti di “puro”, “santo”, “impuro.

Santificazione viene detto in quel processo di consacrazione, offerta a Dio che rende santo ciò che è ordinario: si
pensi all’elezione divina di Israele, che era un popolo tra i tanti e Dio ne ha fatto il popolo eletto.
Profanazione viene detto sul processo inverso, che rende comune (profano, cioè “procul a fano”) ciò che è santo: cose
intrinsecamente sante (si pensi al nome divino) sono profanate se se ne fa un abuso.

Purificazione è il processo che rende puro ciò che è impuro: ciò può avvenire, a seconda dei casi, con lavaggi, unzioni o
sacrifici di vario tipo.
Contaminazione è il processo che rende impuro ciò che è puro: realtà pure, come il corpo umano, sono profanate dal
contatto con ciò che è impuro (sangue, cadaveri, malattie).
Premessa: gli autori biblici procedono fondamentalmente per mezzo di polarità, nello specifico gli elementi polari sono-

Di conseguenze le persone o oggetti possono


Santo ordinario essere santi o ordinari; puri o impuri

Puro impuro

consacrazione Santo
(consacrato)

Per definizione, nulla che sia santo può essere impuro, la Puro Purificazione
distinzione tra puro/impuro riguarda unicamente ciò che è ordinario.
Ordinario Impuro
✓ Nel loro status naturale, persone o cose sono ordinarie e pure
Morte
❖ ciò che viene consacrato, cioè dedicato a Dio, diventa santo;
❖ ciò che in qualche modo viene contaminato diventa impuro.
contaminazione
Somo Sacerdote
Santo Nel giorno del
Kippur
Yhwh il Puro Impuro
santo di
Oggetti
Israele consacrati

*Ciò che è santo e ciò che è impuro non devono assolutamente entrare in
contatto tra di loro. L’ambito di ciò che è santo è l’ambito di Dio: poiché YHWH è il
Santo di Israele. Per questo nessuno può entrare in contatto con Lui (pena la morte
immediata), se non il sommo sacerdote, debitamente purificato, una volta all’anno,
nel giorno di kippur. Questo spiega tutte le precauzioni che Es e Nm impongono nei
confronti del santuario, dei suoi oggetti, del culto e la necessità della mediazione
sacerdotale. La santità è dunque definita dal carattere proprio di ciò che appartiene a
Dio. Il luogo in cui Dio dimora è santo e, per estensione, è santo tutto ciò che vi
gravita intorno (il suo arredamento, i suoi sacerdoti ecc.).
*Ma cosa definisce il polo opposto della santità, ovvero l’impurità?
❖ C’è chi ha proposto di individuare l’elemento costitutivo dell’impurità nell’idea di “anormalità”: si
spiegherebbero gli animali elencati in Lv 11 e le malattie cutanee menzionate come forme anormali rispetto a un
tipo assunto come norma.
❖ Più convincente – sebbene ancora non esauriente – appare la proposta di individuare la quintessenza
dell’impurità nella morte: essa è l’esatto contrario di Dio, sorgente della vita piena. Per questo i cadaveri erano
considerati estremamente contaminanti e chi ne veniva a contatto doveva essere sottoposto ad un preciso rituale
di purificazione.
❖ Il sangue intanto appartiene alla sfera divina, perché in questo sta la vita (Lv 17), dunque non poteva essere
toccato ne versato fuori del contesto cultuale, fuori del contesto cultuale il sangue era qualcosa improprio da
essere toccato (omicidio, ferite di guerra…)
❖ Le malattie cutanee, specie la lebbra, sono espressioni di decomposizione e di morte e come tali vengono
considerate impurità.
❖ La dispersione di seme, volontaria o involontaria, implica una diminuzione di vita e, pertanto, è contaminante.
❖ Il peccato stesso provoca uno stato tra i più rilevanti di impurità fino a richiedere, nei casi più gravi,
l’eliminazione del peccatore per impedire la profanazione permanente della terra.
***
Pertanto, i concetti di “santità” ed “impurità”, con tutti gli atteggiamenti che ne conseguono, operano come un
sistema simbolico che ricorda ad Israele l’imperativo di rimanere fedele alla vita e di rigettare la morte.
Il concetto di santità che emerge dal Pentateuco concerne
l’appartenenza a Dio, da cui ogni santità proviene: in ultima analisi,
l’essere umano non fa che accogliere questo dono gratuito che è
unicamente frutto della liberalità del Creatore. Anche il concetto di
purità/impurità non è riducibile ad un’interpretazione moralistica, giacché
ha la funzione di delimitare i diversi ambiti della vita dell’essere umano
distinguendo le cose ordinarie da quelle dedicate alla relazione con Dio.
NUMERI

Il libro dei Numeri continua dove si è fermato il libro del Levitico , siamo ancora
nel deserto del Sinai e YHWH continua a parlare dalla tenda dell’incontro (Es
40,34-35, Lv 1,1, Nm 1,1).

Il Signore parlò a Mosè, nel deserto del Sinai, nella tenda del convegno, il primo giorno del
secondo mese, il secondo anno dalla loro uscita dalla terra d'Egitto, e disse (Nm 1,1)

Il libro è di difficile strutturazione tanto è vario e disparato il materiale che lo compone (qualcuno ha
proposto di considerarlo come un cestino in cui sono andati a finire tutti i materiali che non hanno trovato
collocazione altrove).
Una lettura attenta agli indicatori linguistici ci permette di riconoscere una struttura bipartita, che
evidenzia come l’intero libro appartenga al genere letterario della campagna militare: questo genere presenta
la marcia di Israele sotto la guida di YHWH presente nella nube.
Nm 1-36

Nm 10,11-36,13
Nm 1,1-10,10
Esecuzione della
Preparazione per la
campagna militare
campagna militare

Nm 21,21-36,13
Nm 10,11-21,20 Marcia
Inizio della conquista
d’Israele nel deserto
sede in Moab

Nm 22,1-33,40
Descrizione della conquista Nm 33,50-36,13
nella Transgiordania e leggi Istruzioni e leggi per
preparatorie l’ingresso in Canaan
1) Nm 1,1-10,10: preparazione (cultuale e militare) della campagna militare. Le tribù, specie i leviti, vengono
organizzati intorno alla tenda (è emblematico che l’ordine di marcia intorno all’arca rispecchi quello delle
truppe egiziane intorno al faraone: Israele si organizza intorno a YHWH suo sovrano).
2. Nm 10,11-36,13: Esecuzione della campagna militare. Il problema di Israele diventa qui quello di
imparare a camminare con il suo Dio. YHWH è il Dio che aiuta nella marcia ma che castiga ogni
ribellione (sia di singoli individui che dell’intero popolo). L’episodio più eclatante è in Nm 13—14:
l’intera generazione dell’esodo viene condannata a morte a motivo del rifiuto di conquistare la
terra promessa. Al di là degli elementi formali, sui quali si può a lungo discutere, l’episodio ha un
valore fondamentale nell’introdurre un’idea che farà capolino varie volte nei racconti del cammino del
deserto: i fallimenti nel corso della campagna militare non sono dovuti a una cattiva preparazione,
giacché Dio aveva previsto tutto e bene, ma ai peccati di Israele. Quando invece il popolo obbedisce alle
indicazioni di YHWH affidate a Mosè, il popolo riesce nelle sue imprese. Questo è uno dei criteri in base
a cui sono riconoscibili, in questa seconda parte, due sottosezioni:

a. 10,11-21,20: la marcia nel deserto, segnata dal peccato dei figli di Israele;
b. 21,21-36,13: l’inizio della conquista (tutta la sezione è ormai orientata alla
conquista della terra promessa e alla sua ripartizione fra le tribù, alcune delle quali
iniziano a sedentarizzarsi in Transgiordania).
Uno dei temi centrali del libro dei Numeri è di sapere
come «camminare con YHWH», presente nella
tenda. In mezzo all’accampamento di Israele.
YHWH è pronto a camminare e aiutare il suo popolo,
però non tollera le ribellioni (11; 12; 13-14; 16-17;
20,1-13; 21,4-9; 25).

Fra l’introduzione e la conclusione, il


popolo si è spostato dal Sinai alle steppe di
Moab, dove si prepara a entrare nella terra
promessa. Le leggi proclamate a Moab
hanno un un valore particolare, che
equiparano le leggi di Moab a quelle
dell’Oreb/Sinai. È da tenere presente che la
conquista della terra inizia già nel libro dei
Numeri (21,21-32.33-35; 31).
Deuteronomio
Il libro del Deuteronomio fa un riassunto o riepilogo del libro dei Numeri e parte da dove questo si è fermato.
Come il libro dei numeri inizia con una formula che indica il posto e il luogo dove Mosè parla:

Nm 1,1. Il Signore parlò a Mosè, nel deserto del Sinai, nella tenda del convegno, il primo giorno del secondo
mese, il secondo anno dalla loro uscita dalla terra d'Egitto, e disse:

Nm 36, 13. Questi sono i comandi e le leggi che il Signore impose agli Israeliti per mezzo di Mosè, nelle
steppe di Moab, presso il Giordano di Gerico.

Dt 1,1-5. Queste sono le parole che Mosè rivolse a tutto Israele oltre il Giordano, nel deserto, nell'Araba, di
fronte a Suf, tra Paran, Tofel, Laban, Caseròt e Di-Zaab. 2Vi sono undici giornate di cammino dall'Oreb, per la
via del monte Seir, fino a Kades-Barnea. 3Nel quarantesimo anno, l'undicesimo mese, il primo giorno del
mese, Mosè riferì agli Israeliti quanto il Signore gli aveva ordinato per loro, 4 dopo avere sconfitto Sicon, re
degli Amorrei, che abitava a Chesbon, e Og, re di Basan, che abitava ad Astaròt, a Edrei.
5Oltre il Giordano, nella terra di Moab, Mosè cominciò a spiegare questa legge:

Tutti i discorsi di Mosè saranno pronunciati in quel giorno e, nello stesso giorno, Mosè muore (Dt 32,48; 34,5).
Struttura del libro di Deuteronomio

Si possono individuare nel libro quattro parti, grazie alla presenza di “titoli” iniziali molto simili, che
introducono quattro grandi discorsi di Mosè al popolo di Israele:
1) Dt 1,1—4,43: primo discorso di Mosè. In particolare Dt 1-3 rappresenterebbe una prefazione non solo del Dt ma
di tutta l’opera storica deuteronomistica (Gs—2Re);
2) Dt 4,44—28,68: secondo discorso di Mosè. Rappresenta la “legge di Mosè” menzionata successivamente nella
SD: la torah è indivisibilmente legge e narrazione (all’interno di questa sezione si hanno una forma del decalogo al
cap. 5 e la legge deuteronomica ai capp. 12—26).
3) Dt 28,69—32,52: terzo discorso di Mosè (insieme agli ultimi adempimenti narrati al cap. 31 e al cantico di
Mosè al cap. 32).
4) Dt 33—34: benedizioni finali di Israele da parte di Mosè (Dt 33 // Gn 49) e racconto della sua morte (Dt 34).

Quanto al genere letterario del libro, Dt si presenta come una sorta di testamento dal momento che pretende
di riportare le parole pronunciate da Mosè nell’ultimo giorno della sua vita: si tratta di un dettagliato resoconto
della sua ultima giornata. Si tratta, dunque, di una narrazione che ha come scopo principale di registrare i discorsi
pronunciati in quella giornata.

Con la morte di Mosè si conclude il libro del Deuteronomio e tutto il Pentateuco.


Prospettiva sincronica sintetica

La panoramica sincronica che abbiamo avuto modo di compiere sui primi cinque libri biblici ci ha
consentito di rilevare una pluralità di voci, di interessi e di teologie all’interno del Pentateuco.
Basterebbe questo per escludere l’attribuzione di questi cinque libri a un unico autore. Una serie di
ulteriori considerazioni ci può aiutare a cogliere la necessità di tenere presente anche la prospettiva
diacronica per un’adeguata comprensione del Pentateuco.
La panoramica sincronica può trarre in inganno a motivo della sua linearità: ciò che abbiamo fin qui
compiuto è stato di individuare le linee di fondo, gli interessi e la strutturazione del Pentateuco nel suo insieme e nei
suoi singoli libri. Ciò facendo, abbiamo compiuto indubbiamente delle semplificazioni o, perlomeno, delle
generalizzazioni.
Nel momento in cui si passa ad affrontare singoli testi o si legga l’insieme dei cinque libri con la debita
attenzione ai particolari, ci si imbatte in una serie di incongruenze (dai doppioni alle contraddizioni) e di difficoltà
che, per un verso, ci segnalano l’antichità della letteratura biblica (e quindi la notevole distanza con il nostro modo
di concepire la letteratura) e, per altro verso, rivelano un complesso processo di formazione di tali testi: si potrebbe
dire che i testi biblici più che essere stati scritti sono “cresciuti”.
A titolo esemplificativo, si possono menzionare la presenza di contraddizioni tra i tre codici legislativi, la
ripetizione di episodi o la presenza di più filoni narrativi all’interno dello stesso episodio (cf. diluvio e Es 14) nei
testi narrativi. Tutto ciò spiega alcune delle difficoltà specifiche dell’esegesi del Pentateuco e la sua necessità per una
adeguata comprensione del testo biblico.
Tenere presente l’eventuale stratificazione diacronica di un testo non significa perdersi in una sterile
operazione archeologica e neppure ridurre l’esegesi a una tecnica di “taglia e incolla”, ma comprendere un testo sia
nelle sue apparenti incongruenze sia nella sua eventuale pluralità di significati. Al tentativo di ricostruire il processo
che ha portato alla formazione dei libri biblici a noi pervenuti ha dedicato molti dei suoi sforzi l’esegesi moderna e
contemporanea.
D. Lo studio sincronico del Pentateuco

Negli ultimi decenni della ricerca esegetica, parallelamente alla messa in


discussione dell’ipotesi documentaria, nuovi metodi di indagine hanno dato il loro
contributo. Tra i nuovi metodi più significativi segnaliamo: la “lettura canonica”
(B.S. CHILDS), l’“analisi retorica” (di matrice strutturalista), la “narratologia”. Per
una presentazione di questi e di altri metodi esegetici rimando al documento della
Pontificia Commissione Biblica, L’interpretazione della Scrittura nella Chiesa del
1993.
In un qualsiasi tipo di ricerca, il metodo è “il percorso che si intraprende per rispondere a una domanda, lo
strumento che si sceglie per una determinata operazione”: occorre chiarezza sia circa il traguardo che ci si
pone sia sulle caratteristiche del terreno su cui si deve camminare sia sui passaggi intermedi da affrontare.

In contesto esegetico, occorre:


1. Aver chiara la domanda con cui si affronta un testo (deve essere legittima)
2. Conoscere il tipo e le caratteristiche del testo che si affronta
3. Scegliere il percorso giusto.

Sbagliare il percorso (il metodo) può compromettere i risultati di una ricerca.

• Non ha senso ridurre la questione dei metodi esegetici a una questione di sensibilità personale, a un’opzione da
compiere a priori prima di scegliere un testo. Piuttosto, in base al testo che mi sta dinanzi decido da quale
domanda posso far partire la mia ricerca e in base al tipo di testo e alla domanda in questione decido
quale metodo adottare.
• Dinanzi al Pentateuco o anche soltanto dinanzi a uno dei suoi libri, non posso esimermi dall’affrontare questioni
che riguardano la storia della sua composizione. Dinanzi a episodi circoscritti posso limitarmi a un approccio
sincronico (a patto che il testo non presenti incongruenze non risolvibili in modo sincronico). In generale, per il
Pentateuco il dialogo tra metodi sincronici e metodi diacronici è in grado di dare buoni risultati.
Riguardo alle diverse ipotesi di composizione del Pentateuco, vale la pena
ricordare che si tratta di assumere l’ipotesi che, nel modo più semplice e
argomentato, ci aiuta a capire questi libri: non si tratta di assumere atteggiamenti
rigidi o passionali, ma di fare delle scelte lasciando aperta la possibilità di
spiegazioni migliori (avvertenza: quanto considerato prima non è da buttare, sia
quanto a questioni di fondo, sia quanto ad analisi circoscritte; a cambiare è il
paradigma diacronico circa il Pentateuco).

Potrebbero piacerti anche