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CAPITOLO 4
IL LIBRO DI GIOSUÈ
Commenti
R. G. Boling, Joshua. AB (Graden City 1982); T. C. Butler, Joshua, WBC 7 (Waco
1983); G. A. Cooke, The Book of Joshua (Cambridge 1918); V. Fritz, Das Buch Josua
HAT I/7 (Tubinga 1994); J. Garstang, Joshua, Judges (London 1931); L. D. Hawk,
Joshua (Collegeville 2000); E. A. Knauf, Joshua (Zurich 2008); R. D. Nelson, Joshua.
A Commentary. OTL (Louisville 1997); J. L. Sicre, Josué (Estella 2002) [traduzione
italiana: Giosuè. Borla 2004].
Studi
D. S. Earl, Reading Joshua as Christian Scripture (Winona Lake 2010); T. R. Elsner,
Josua und seine Kriege in jüdischer und christlicher Rezeptionsgeschichte (Stuttgart
2008); S. L. Hall, Conquering Character. The Characterization of Joshua in Joshua 1-
11. JSOT SuppSer 512 (New York 2010); R. M. Polzin, Moses and the Deuteronomist.
A Literary Study of the Deuteronomic History, Part One: Deuteronomy, Joshua, Judges
(Nueva York 1980); M. N. Van der Meer, Formation and Reformulation: The
Redaction of the Book of Joshua in the Light of the Oldest Textual Witnesses. SVT 102
(Leiden 2004).
1. Contenuto e divisione
INTRODUZIONE
2. I PREPARATIVI (1,10-2,24)
2.1. Ordini di Giosuè agli ufficiali (1,10-11)
2.2. Dialogo tra Giosuè e quelli della Transgiordania (1,12-18)
2.3. Le spie a Gèrico (2)
3. IL PASSAGGIO DEL GIORDANO (3,1-5,1)
4. NELLA TERRA: IL VECCHIO E IL NUOVO (5,2-15)
4.1. Circoncisione (5,2-8)
4.2. Etimologia di Gàlgala (5,9-10a)
4.3. Celebrazione della Pasqua (5,10b-12)
4.4. Il capo dell'esercito del Signore (5,13-15)
IN MODO GRAFICO
Essercizio pratico
Paragona la divisione che offro di Gs 1-5 con quella che hai nella tua Bibbia. Quale ti sembra
più giusta? Per chè?
4
Il messaggio di un libro è marcato dai materiali che offre l'autore e dal modo in
cui li organizza e interpreta. Nel caso del libro di Giosuè, che pretende contare la
conquista e ripartizione del paese, richiamano l'attenzione alcuni dati che gli danno un
senso speciale.
Tutti gli autori ammettono che il libro di Giosuè è quello che offre più punti di
contatto col Deuteronomio, anche più degli altri libri del Pentateuco. Già dall'inizio, il
riferimento alla morte di Mosè implica un sguardo alla fine del Dt, dove si racconta
questo evento.
E il discorso di Dio che apre il libro sembra un adattamento e sviluppo delle
parole di Mosè a Giosuè in Dt 31,7-8; d'altra parte, la formulazione dei versetti 3-4 è
quasi identica a Dt 11,24-25a, dove Dio dice a Mosè: «Ogni contrada che calcherà la
pianta del vostro piede sará vostra, i vostri confini andranno dal deserto al Libano, dal
Fiume, dal fiume Eufrate, al Mare Occidentale». Un'altra tradizione simile a proposito
delle frontiere l'abbiamo in Dt 1,6-8.
Possiamo raggrupare i punti di contatto tra questi due libri in tre punti:
3.1. Tematica
3.2. Protagonisti
In questo senso, il libro di Giosuè manifesta una chiara continuità con quello del
Deuteronomio.
Il ruolo di Giosuè viene annunciato in Dt 3,28 («egli passerà alla testa di questo
popolo ed egli suddividerà loro il paese»); e 31,23 anticipa il comportamento che deve
adottare («Sii forte e coraggioso perchè tu devi introdurre gli israeliti nella terra che ho
1
Per una esposizione più ampia si veda J. L. Sicre, Giosuè, 36-40. Alla bibliografia ivi citata si
aggiunga M. Álvarez, Terminología deuteronomista en los libros históricos (Roma 1994) 13-32.
6
loro promesso»). Titto il libro sottolinea la continuità con Mosè, stabilendo un altro
punto d’unione col Deuteronomio (cf. Gs 1,5.17; 3,7; 4,14; 5,13-15; 11,15.23).
Dopo Giosuè, o insieme a lui, l'altro grande protagonista umano del libro è il
popolo. Tra le tribù, quelle della Transgiordania svolgono un ruolo rilevante nella
redazione finale del libro. Sono le uniche alle quali si rivolge Giosuè prima di
attraversare il Giordano (1,12-18), le uniche menzionate con il loro nome nel momento
di attraversare il fiume (4,12-13); riappaiono nel momento della ripartizione,
menzionando il territorio che avevano ricevuto (c.13), e alla fine viene dedicato loro un
lungo capitolo (c.22). Questo ruolo tanto importante delle tribù trasgiordaniche si
collega con Dt 3,12-13.18-20 e lo sviluppa.
Caleb, unico individuo di rilievo nel libro (cf. 14,6-15; 15,13-20), compare
anche in Dt 1,36, in cui si anticipa quello che accadrà più tardi.
4. Un libro profetico
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Per capire questo aspetto del libro di Giosuè dobbiamo ricordare inazitutto che il
profeta non è solo, ne primordialmente, un trasmissore della parola divina. È anche un
uomo di azione. Nel libro del profeta Osea si dice a proposito di Mosè: «Per mezzo di
un profeta il Signore fece uscire Israele dall’Egitto e per un profeta lo custodì» (Os
12,14). Far uscire e custodire sono due missione fondamentali del profeta Mosè, benchè
non possiamo dimenticare il suo aspetto come trasmissore della parola divina al Sinai.
In modo simile, i discepoli di Èmmaus parlano di Gesù come «un profeta potente in
opere e parole» (Lc 24,19).
Questo ci permette parlare di Giosuè come profeta; ma ci sono altri due momenti
in cui è il narratore ad agire da profeta.
D’accordo con ciò che abbiamo detto, l’opera di Giosuè guidando al popolo,
conquistando il paese e distribuendolo tra le tribù, non dobbiamo interpretarla come
un’attività militare o politica, ma profetica.
Ma Giosuè appare anche come profeta della parola in tre aspetti principali: 1)
interpreta la legge divina; 2) ammonisce su possibili pericoli nel futuro; 3) sigilla
l’alleanza del popolo con Dio.
Martín Noth non sentiva nessuna stima di questo discorso, «tanto ricco in parole
come povero in contenuto» (Das System der zwölf Stämme, 68). Tuttavia, come dice
Butler: «Gs 23 gioca un ruolo chiave nel racconto biblico. Preannunzia il resto della
storia d'Israele, collocando questa storia sotto l'oscura ombra della maledizione fin
dall’inizio» (Joshua 253).
L'ossessione dell'oratore si impernia nei popoli. La prima parte del discorso li
divide in due gruppi: i già vinti (v.3) e quelli che rimangono da conquistare (v.4). Così
come Jahvé lottò contro i primi, disperderà anche i secondi (v.5). Questa prospettiva
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virtù della promessa fatta ai loro padri, benché questi non fossero degni di essa. La
circoncisione diventa segno della fedeltà di Dio al di sopra delle sue proprie leggi.
Le tre affermazioni di questo breve brano riassumono le due parti principali del
libro, presentando i temi in ordine inverso:
1) si è adempiuta la promessa della terra (v.43 = cc.13-21);
2) si è adempiuta la promessa di vittoria sui nemici (v.44 = cc.2-12).
3) quindi, si è adempiuto quanto è stato detto da Dio (v.45).
Queste parole sono la risposta del narratore al discorso iniziale di Dio (1,1-9),
dove vengono formulate entrambe le promesse.
5. Problemi narrativi
Benchè la struttura e il contenuto del libro siano abbastanza chiari, ciò non
impedisce che ci siano numerosi problemi da un punto di vista narrativo. Ecco i
principali.
In 1,11, gli ufficiali devono avvisare al popolo che attraverserà il Giordano dopo
tre giorni. El riferimento ai tre giorni y agli ufficiali riappare in 3,2. Ma ciò che si
racconta nel c.2 no entra nello spazio di tre giorni: le spie hanno bisogno di un giorno
per andare da Sittim fino a Gèrico, dove pernottano; poi passano tre giorni nascosti sulle
montagne e hanno bisogno di un altro giorno per ritornare da Giosuè. Poi, in 3,1 si dice
che Giosuè e il popolo si alzarono di buon mattino, camminarono tutto il giorno sino al
Giordano e quivi pernottarono. La forma più semplice di risolvere questo problema è
considerare 1,1-10 e 3,2-4 aggiunte posteriori per sottolineare l’importanza degli
ufficiali; il riferimento ai “tre giorni” si fece in modo mecánico, senza avvertire la
contradizione col contesto.
La ripetizione della stessa frase in 3,17b e 4,1a dimostra che il redattore finale ha
concepito questo racconto come un dittico: quello successo prima di attraversare il
Giordano (c.3) e dopo averlo attraversato (c.4).
Il c.3 contiene ordini e racconto. Tre fattori credano una sensazione di sconcerto:
1. le ordine sono confuse e contraddittorie: Il popolo non sa se deve camminare,
purificarsi o ascoltare Giosuè; non sa se il passo sarà immediatamente o domani. Ai
sacerdoti viene ordinato di attraversare il fiume ma dopo li dicono di fermarsi arrivando
alla sponda.
2. le ordine ed il racconto non coincidono a volte: i sacerdoti si mettono a
camminare davanti al popolo (6b) mentre Dio parla a Giosuè (7-8) e questo al popolo
(9-13); nel v.8 si ordina fermarsi alle sponde del Giordano, e nel v.17 si dice che fu in
mezzo al Giordano.
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3. si racconta due volte il passaggio del Giordano (14-16 e 17). Nel primo
racconto, i sacerdoti si fermano alla riva del fiume (eseguendo l'ordine del v.8), le acque
si fermano e il popolo passa. Nel secondo (17), i sacerdoti stanno fermi in mezzo al
Giordano. Non c'è contraddizione necessaria tra entrambe le descrizioni, ma è chiaro
che si tratta di un duplicato (cf. 16b e 17b).
Anche il c.4 pone seri problemi, benché l'argomento sembri molto semplice.
Come dati principali possiamo indicare:
1. I sacerdoti escono dal fiume in 4,11, ma in 4,15ss si suppone che ancora
stanno in mezzo ad esso.
2. Ci sono due tradizioni diverse sulle pietre; secondo una, le pietre sono estratte
dal Giordano e portate a Gàlgala (4,1b-8), secondo un'altra, rimangono nell'alveo del
fiume (4,9).
3. Abbiamo due catechesi diverse sul senso delle pietre (4,6-7 e 4,21-24) che
differiscono in quanto al protagonista, il miracolo e il senso delle pietre:
Protagonista. nella prima, l'unico protagonista è l’Arca, davanti alla
quale si dividono le acque del Giordano quando attraversa il fiume; il popolo
non viene menzionato; nella seconda, il protagonista è il popolo, non si
menziona l’Arca.
Miracolo: nella prima catechesi le acque del Giordano si dividono; nella
seconda, si asciugano, in parallelismo coll’accaduto al Mare Rosso.
Senso delle pietre: nella prima catechesi servono solo da ricordo; nella
seconda, explicitano le conseguenze per «tutte le genti del paese» (kol-`ammê
ha'ares), e l’impegno che implica per Israele («affinché temiate il Signore vostro
Dio tutta la vita»).
Questo famoso capitolo offre, dal punto di vista narrativo, due dati anomali:
1. La tattica prestabilita consiste nel rimanere silenziosi fino al settimo giorno
(cf. 4s.10). Ma questa tattica viene dimenticata nei vv.8-9.13.
2. Il discorso di Giosuè nei vv. 17-19 è troppo lungo e particolareggiato, al
momento in cui il popolo si lancia all'attacco; andrebbe meglio prima. Sembra che un
nucleo primitivo molto breve (16b.17a) è stato ampliato con tre clausole relative
all'anatema: eccezione di Rachab, insistenza sul suo carattere assoluto, eccezione
dell'argento, oro, bronzo, ferro.
Risulta anche strana la menzione degli spia (22-23); è d’accordo col c.2, ma a
questo posto sembra un corpo strano.
Ci limiteremo alla punizione del protagonista. Quando Dio parla a Giosuè, gli
dice che il colpevole dovrà essere bruciato con tutto ciò che l’appartiene (v.15).
Tuttavia, quando si racconta la punizione (v.25), si dice:
lo lapidarono ( !b,a, laer'f.yI-lk' Atao WmG>r>YIw:)
e li bruciarono (vaeB' ~t'ao Wpr>f.YIw:)
e li uccisero con pietre (~ynIb'a]B' ~t'ao Wlq.s.YIw:)
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L'ultimo dato estraneo è che Giosuè pronuncia due discorsi di addio, il primo in
un luogo innominato (c.23), il secondo a Sichem (24,1-28). Si potrebbe dire che sono
cose molto diverse, poiché il primo è un semplice discorso, mentre il secondo tende a
stabilire un patto tra Dio e il popolo. Tuttavia, potremmo avere qui un indizio di autori
diversi.
***
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I dati precedenti, e altri molti che non abbiamo visto, aiutano a comprendere che
ci siano diverse teorie a proposito dell'origine del libro di Giosuè. Ma tutte dovrebbero
riconoscere che il processo non fu facile.
Su le diverse teorie a proposito della formazione del libro si veda J. L. Sicre,
Giosuè 24-36, dove presento le opinioni prima e dopo Martin Noth.