Sei sulla pagina 1di 12

1

CAPITOLO 4
IL LIBRO DI GIOSUÈ

Storia della ricerca


E. Noort, Das Buch Josua. Forschungsgeschichte und Problemfelder. Erträge der
Forschung 292 (Darmstadt 1998).

Commenti
R. G. Boling, Joshua. AB (Graden City 1982); T. C. Butler, Joshua, WBC 7 (Waco
1983); G. A. Cooke, The Book of Joshua (Cambridge 1918); V. Fritz, Das Buch Josua
HAT I/7 (Tubinga 1994); J. Garstang, Joshua, Judges (London 1931); L. D. Hawk,
Joshua (Collegeville 2000); E. A. Knauf, Joshua (Zurich 2008); R. D. Nelson, Joshua.
A Commentary. OTL (Louisville 1997); J. L. Sicre, Josué (Estella 2002) [traduzione
italiana: Giosuè. Borla 2004].

Studi
D. S. Earl, Reading Joshua as Christian Scripture (Winona Lake 2010); T. R. Elsner,
Josua und seine Kriege in jüdischer und christlicher Rezeptionsgeschichte (Stuttgart
2008); S. L. Hall, Conquering Character. The Characterization of Joshua in Joshua 1-
11. JSOT SuppSer 512 (New York 2010); R. M. Polzin, Moses and the Deuteronomist.
A Literary Study of the Deuteronomic History, Part One: Deuteronomy, Joshua, Judges
(Nueva York 1980); M. N. Van der Meer, Formation and Reformulation: The
Redaction of the Book of Joshua in the Light of the Oldest Textual Witnesses. SVT 102
(Leiden 2004).

1. Contenuto e divisione

INTRODUZIONE

1. DISCORSO DI DIO A GIOSUÈ (1,1-9)

PARTE I: L’INGRESSO NELLA TERRA

2. I PREPARATIVI (1,10-2,24)
2.1. Ordini di Giosuè agli ufficiali (1,10-11)
2.2. Dialogo tra Giosuè e quelli della Transgiordania (1,12-18)
2.3. Le spie a Gèrico (2)
3. IL PASSAGGIO DEL GIORDANO (3,1-5,1)
4. NELLA TERRA: IL VECCHIO E IL NUOVO (5,2-15)
4.1. Circoncisione (5,2-8)
4.2. Etimologia di Gàlgala (5,9-10a)
4.3. Celebrazione della Pasqua (5,10b-12)
4.4. Il capo dell'esercito del Signore (5,13-15)

PARTE II: LA CONQUISTA DELLA TERRA

5. LA CONQUISTA DI GÈRICO (6)


2

6. LA CAMPAGNA CONTRO AI (7,1-8,29)


6.1. Peccato e sconfitta (7)
6.2. Stratagemma e vittoria (8,1-29)
7. L'ALTARE SUL MONTE EBAL (8,30-35)
8. IL RESTO DELLA CONQUISTA (9-12)
8.1. Introduzione (9,1-2)
8.2. Il patto coi gabaoniti (9,3-27)
8.3. La campagna del Sud (10)
8.4. La campagna del Nord (11,1-15)
8.5. Riassunto della conquista (11,16-20)
9. Lista dei re vinti di Transgiordania e Cisgiordania (12)

PARTE III: LA RIPARTIZIONE DEL PAESE

10. LE DUE INTRODUZIONI (13,1-14,5)


10.1. Prima introduzione alla ripartizione (13)
10.1.1. Dio ordina a Giosuè di ripartire il paese (13,1-7)
10.1.2. Eredità delle tribù di Transgiordania (13,8-14)
10.1.3. Nota sulla tribù di Levi (13,14)
10.1.4. Eredità della tribù di Ruben (13,15-23)
10.1.5. Eredità della tribù di Gad (13,24-28)
10.1.6. Eredità della mezza tribù di Manasse (13,29-32)
10.1.7. Nuova nota sull’eredità di Levi (13,33)
10.2. Seconda introduzione alla ripartizione (14,1-5)
11. CALEB E LA TRIBÙ DI GIUDA (14,6-15,63)
11.1. Introduzione, petizione di Caleb e dono di Ebron (14,6-15)
11.2. Frontiere della tribù di Giuda (15,1-12)
11.3. Caleb e Otniel (15,13-19)
11.4. Lista delle città di Giuda (15,20-63)
12. TERRITORIO DELLA CASA DI GIUSEPPE EFRAIM‒MANASSE (CC. 16-17)
12.1. Frontiera meridionale della Casa di Giuseppe (16,1-3)
12.2. Territorio della tribù di Efraim (16,4-10)
12.3. Territorio della tribù di Manasse (17,1-13)
12.4. Protesta della Casa di Giuseppe (17,14-18)
13. INSTALLAZIONE DELLA TENDA DEL CONVEGNO A SILO (18,1)
14. TERRITORIO DELLE ALTRE TRIBÙ (18-19)
14.1. Introduzione (18,2-10)
14.2. Sorte di Beniamino (18,11-28)
14.3. Eredità di Simeone (19,1-9)
14.4. Eredità di Zabulone (19,10-16)
14.5. Eredità di Issacar (19,17-23)
14.6. Eredità di Aser (19,24-31)
14.7. Eredità di Neftalì (19,32-39)
14.8. Eredità di Dan (19,40-48)
14.9. Nota finale (19,49-51)
15. CITTÀ DI RIFUGIO (20)
16. CITTÀ LEVITICHE (21,1-42)
17. FINALE DELLA RIPARTIZIONE (21,43-45)
3

PARTE IV: FINALE (cc. 22-24)

18. RITORNO DELLE TRIBÙ DELLA TRANSGIORDANIA (22)


18.1. Il congedo (22,1-8)
18.2 Il conflitto dell'altare (22,9-34)
19. CONGEDI DI GIOSUÈ (23,1-24,28)
19.1. Primo discorso di addio di Giosuè (23)
19.2. L'assemblea di Sichem (24,1-28)
20. DATI FINALI (24,29-33)

IN MODO GRAFICO

Essercizio pratico
Paragona la divisione che offro di Gs 1-5 con quella che hai nella tua Bibbia. Quale ti sembra
più giusta? Per chè?
4

2. Dati interessanti a proposito del contenuto e la divisione

Il messaggio di un libro è marcato dai materiali che offre l'autore e dal modo in
cui li organizza e interpreta. Nel caso del libro di Giosuè, che pretende contare la
conquista e ripartizione del paese, richiamano l'attenzione alcuni dati che gli danno un
senso speciale.

1. Un libro che immaginiamo essenzialmente narrativo comincia con un discorso


di Dio (1,1-9) che mette in moto la storia, ordinando a Giosuè di traversare il Giordano,
conquistare il paese, ripartirl, ed essere ubbidiente alla Legge in ogni momento. In
questo modo, tutto ciò che si racconterà non dovrà essere interpretato dal lettore come
semplici avvenimenti umani ma come adempimento di una promessa divina.

2. Si concede molta importanza al passaggio del Giordano (due capitoli) e al


cambiamento profondo che significa per il popolo l’ingresso nella terra:

a. Circuncisione: finisce la tappa del deserto, in cui non ci fu circoncisione.


b. Liberazione dall’obbrobrio dell’Egitto, cioè, dagli scherzi degli egiziani se il
popolo d’Israele non fosse riuscito ad entrare nella terra. Cf. Dt 9,28:
«Affinchè non si dica nella terra da dove ci hai fatto uscire: Jahve non è stato
in grado di introdurli nella terra che aveva loro promessa, e poichè li odiava li
ha fatti uscire di qua per farli morire nel deserto”.
c. Pasqua (non celebrata nel deserto) e prodotti della terra, in contrasto colla
manna.
d. Terra Santa. Come il luogo della manifestazione a Mosè nel Sinai.

3. Un libro che a volte concepiamo di conquista militare, relega questo tipo di


azioni ad un secondo piano, presentandole in modo molto curioso.

a. La conquista viene presentata (contro ogni evidenza storica) come azione


comune di tutte le tribù, comprese quelle della Transgiordania, sottolineando
l'unità del popolo di Dio (e fomentando l'unione del Nord e del Sud,
nell'ipotesi di una redazione dtr ai tempi di Giosia).
b. L'invio di spie a Gèrico risulta assurdo dal punto di vista militare perché
passano tutto il tempo nascosti e fuggendo.
c. Gèrico è conquistata in modo miracoloso, per sottolineare che è Dio l'artefice
della vittoria.
d. La prima azione militare propriamente detta finisce in un fallimento a causa
del peccato di Achan.
e. Le campagne del sud e del nord si raccontano in modo schematico e
sottolineando l’adempimento della legge deuteronómica, come vedremo
dopo.

4. Questi capitoli, abitualmente trascurati (Butler li ommette nel suo commento,


d’altra parte molto buono) sono interessanti da diversi punti di vista.
a. Letterario: per la duplicità di tradizioni, como si avverte nel posto rilevante
che a volte acquista il sacerdote Eleazaro.
5

b. Politico-sociale: nel fissare le frontiere e indicare i paesi di ogni tribù si


evitano conflitti territoriali; e le città di asilo risolvono un problema
concreto.
c. Religioso: per il posto speciale che acquistano i leviti.
d. Teologico: offrono una visione molto interessante della Bibbia come «parola
di Dio»: non è solo una parola di contenuto religioso, spirituale, che salva. È
anche la parola che raccoglie tutto ciò che è importante per l'identità
d’Israele, compresi aspetti tanto materiali come le frontiere e le città.

5. Il libro, che potrebbe essere stato un racconto molto materiale di conquista e


ripartizione, finisce in modo molto teologico, con una seria avvertenza di Giosuè
(discorso di addio) e coll’impegno del popolo di servire Jahvé (assemblea di Sichem).

3. Un libro segnato dal Deuteronomio 1

Tutti gli autori ammettono che il libro di Giosuè è quello che offre più punti di
contatto col Deuteronomio, anche più degli altri libri del Pentateuco. Già dall'inizio, il
riferimento alla morte di Mosè implica un sguardo alla fine del Dt, dove si racconta
questo evento.
E il discorso di Dio che apre il libro sembra un adattamento e sviluppo delle
parole di Mosè a Giosuè in Dt 31,7-8; d'altra parte, la formulazione dei versetti 3-4 è
quasi identica a Dt 11,24-25a, dove Dio dice a Mosè: «Ogni contrada che calcherà la
pianta del vostro piede sará vostra, i vostri confini andranno dal deserto al Libano, dal
Fiume, dal fiume Eufrate, al Mare Occidentale». Un'altra tradizione simile a proposito
delle frontiere l'abbiamo in Dt 1,6-8.
Possiamo raggrupare i punti di contatto tra questi due libri in tre punti:

3.1. Tematica

Gli aspetti fondamentali raccolti in Giosuè sono i seguenti:


 La promessa della terra, che implica lo sterminio dei nemici; il tema della
promessa appare soprattutto nel c.1, ma anche in altri momenti, soprattutto
quando si sottolinea il compimento (11,23; 21,43-45) e lo sterminio dei
nemici dopo le diverse conquiste (Gèrico, Ai, campagne del sud e del nord).
 Fedeltà all'alleanza e osservanza della legge, nel discorso iniziale di Dio
(1,7-8) e nel discorso di addio di Giosuè (23,5).
 l’idolatria acquista capitale importanza nei due capitoli finali, benché con
sfumature diverse.

3.2. Protagonisti

In questo senso, il libro di Giosuè manifesta una chiara continuità con quello del
Deuteronomio.
Il ruolo di Giosuè viene annunciato in Dt 3,28 («egli passerà alla testa di questo
popolo ed egli suddividerà loro il paese»); e 31,23 anticipa il comportamento che deve
adottare («Sii forte e coraggioso perchè tu devi introdurre gli israeliti nella terra che ho
1
Per una esposizione più ampia si veda J. L. Sicre, Giosuè, 36-40. Alla bibliografia ivi citata si
aggiunga M. Álvarez, Terminología deuteronomista en los libros históricos (Roma 1994) 13-32.
6

loro promesso»). Titto il libro sottolinea la continuità con Mosè, stabilendo un altro
punto d’unione col Deuteronomio (cf. Gs 1,5.17; 3,7; 4,14; 5,13-15; 11,15.23).
Dopo Giosuè, o insieme a lui, l'altro grande protagonista umano del libro è il
popolo. Tra le tribù, quelle della Transgiordania svolgono un ruolo rilevante nella
redazione finale del libro. Sono le uniche alle quali si rivolge Giosuè prima di
attraversare il Giordano (1,12-18), le uniche menzionate con il loro nome nel momento
di attraversare il fiume (4,12-13); riappaiono nel momento della ripartizione,
menzionando il territorio che avevano ricevuto (c.13), e alla fine viene dedicato loro un
lungo capitolo (c.22). Questo ruolo tanto importante delle tribù trasgiordaniche si
collega con Dt 3,12-13.18-20 e lo sviluppa.
Caleb, unico individuo di rilievo nel libro (cf. 14,6-15; 15,13-20), compare
anche in Dt 1,36, in cui si anticipa quello che accadrà più tardi.

3.3. Azioni concrete

L'attività principale del libro di Giosuè si impernia sulla conquista e ripartizione


del paese. Logicamente nessuna di queste due cose è ordinata nella parte legale del
Deuteronomio. Vi sono tuttavia altre azioni che appaiono come adempimento della
legge deuteronomica o di altre parti del libro.
 Il modo di trattare i popoli nemici, da Gèrico (6,21) fino alla campagna del
Nord, suppone l’adempimento della legge dell'anatema in Dt 20,16-18.
 Il comportamento col re di Ai (8,29) e con i cinque re impiccati (10,26-27)
segue la norma di Dt 21,22-23.
 La cerimonia del monte Ebal (8,30-35) segue l'ordine dato in Dt 27,2-8.
 La scelta delle città di asilo (c.20) avviene in adempimento di Dt 19,1-2.7-9.

3.4. Due redazioni deuteronomiste?

Tutti questi dati confermano la stretta relazione tra Giosuè e il Deuteronomio.


Questo significa che il libro, se non è stato redatto dai deuteronomisti, ha sperimentato
almeno una profonda revisione deuteronomista. Ciononostante, rispecchiano tutti questi
testi la medessima mentalità?
Indico i due dati più discussi. Nel discorso iniziale di Dio a Giosuè (1,2-9) si
notano due mentalità diverse a proposito della conquista. All’inizio (1-6) l’esito sembra
incondizionato, l'unico obbligo di Giosuè è passare il Giordano e impossessarsi della
terra. Ma a partire dal v. 7 il successo viene subordinato dall’adempimento rigoroso
della legge, con esplicito riferimento al «libro». Rispetto alla prima, questa seconda
posizione implica un richiamo all’ordine: tutto può fallire se non si compie la volontà di
Dio.
Qualcosa di simile troviamo alla fine del libro. In 21,43-45 si riassume tutta la
conquista con enorme ottimismo e senza il minimo timore per il futuro. Invece, il primo
discorso d’addio di Giosuè (c. 23) si avvale di questa stessa idea dell’adempimento
della promessa per sottolineare la possibilità del castigo, che potrà arrivare perfino alla
perdità di quel buon paese che il Signore ha appena finito di concedere (23,14-16).
D'altro canto, che cosa pensare dei due discorsi finali? Quale dei due si dimostra
più vicino al linguaggio e alla mentalità dtr? Entrambe le questioni sono molto discusse.

4. Un libro profetico
7

Per capire questo aspetto del libro di Giosuè dobbiamo ricordare inazitutto che il
profeta non è solo, ne primordialmente, un trasmissore della parola divina. È anche un
uomo di azione. Nel libro del profeta Osea si dice a proposito di Mosè: «Per mezzo di
un profeta il Signore fece uscire Israele dall’Egitto e per un profeta lo custodì» (Os
12,14). Far uscire e custodire sono due missione fondamentali del profeta Mosè, benchè
non possiamo dimenticare il suo aspetto come trasmissore della parola divina al Sinai.
In modo simile, i discepoli di Èmmaus parlano di Gesù come «un profeta potente in
opere e parole» (Lc 24,19).
Questo ci permette parlare di Giosuè come profeta; ma ci sono altri due momenti
in cui è il narratore ad agire da profeta.

4.1. Giosuè come profeta

D’accordo con ciò che abbiamo detto, l’opera di Giosuè guidando al popolo,
conquistando il paese e distribuendolo tra le tribù, non dobbiamo interpretarla come
un’attività militare o politica, ma profetica.
Ma Giosuè appare anche come profeta della parola in tre aspetti principali: 1)
interpreta la legge divina; 2) ammonisce su possibili pericoli nel futuro; 3) sigilla
l’alleanza del popolo con Dio.

L’interprete della Legge (1,7-8)

Nel discorso iniziale di Dio ha speciale importanza l'idea di «meditare il libro


della Legge giorno e notte». I racconti posteriori di Rachab e dei gabaoniti dimostrano
che la Legge non può essere applicata meccanicamente, deve essere interpretata.
L'invio delle spie a Gèrico è assolutamente non necessario poiché Gèrico sarà
conquistata mediante un miracolo. La funzione di questo racconto non è militare bensì
teologica. Pone il problema della legge dell'anatema. Secondo Dt 7,2, l'atteggiamento
davanti ai popoli che abitano la terra non ammette interpretazione: «Li voterai
completamente all’anatema; non verrai a patti con essi nè userai loro misericordia».
Tuttavia, le spie fanno un patto e Giosuè l'approva, perdonando non solo Rachab, ma
anche la sua famiglia. Perché? Giosuè non cerca stratagemmi legalistiche (dicendo, ad
esempio, che Rachab «non è un pericolo per la fede», «crede in Jahvé») ma usa un
argomento molto semplice: «nascose i nostri emissari» (6,17). Così come aveva chiesto
Rachab: «siate buoni con me, poichè io sono stata buona con voi».
Nel caso dei gabaoniti, il giuramento fatto a nome di Jahvé prevale sulla legge.

L’ammonitore di pericoli futuri (c. 23)

Martín Noth non sentiva nessuna stima di questo discorso, «tanto ricco in parole
come povero in contenuto» (Das System der zwölf Stämme, 68). Tuttavia, come dice
Butler: «Gs 23 gioca un ruolo chiave nel racconto biblico. Preannunzia il resto della
storia d'Israele, collocando questa storia sotto l'oscura ombra della maledizione fin
dall’inizio» (Joshua 253).
L'ossessione dell'oratore si impernia nei popoli. La prima parte del discorso li
divide in due gruppi: i già vinti (v.3) e quelli che rimangono da conquistare (v.4). Così
come Jahvé lottò contro i primi, disperderà anche i secondi (v.5). Questa prospettiva
8

ottimistica è accompagnata da un serio monito per il futuro: non imparentare con i


popoli che rimangono (vv.6-7a) bensì attaccarsi al Signore (v.8).
Un nuovo balzo indietro ricorda la vittoria di Jahvé su popoli grandi e potenti
(vv.9-10). Guardando un'altra volta al futuro si avverte il pericolo: se invece di amare al
Signore (v.11) si uniscono ai popoli che rimangono e imparentano con loro (v.12), il
Signore non li espellerà. Saranno gli israeliti a sparire dalla terra (v.13). Questa
minaccia può sembrare dura o esagerata. Ma si realizzerà così come si sono mantenuti
tutte le promesse (vv.13-15).
Il discorso, centrato originariamente nel tema dei popoli, è stato rielaborato per
chiarire che il problema sono gli dèi stranieri (vv.7b e 16).

Il ministro dell’alleanza (24,1-28)

Una semplice lettura permette di distinguere nel c.24: introduzione (1-2a),


discorso di Dio (2b-13), dialogo tra Giosuè e il popolo (14-24), alleanza (25-27), finale
(28).
Come elementi più profetici possiamo indicare:
 il ricordo dei benefici divini durante la «preistoria» e le sette tappe nelle quali
Dio agisce in favore del suo popolo: Abramo, Isaaco, Esau-Giacobbe,
liberazione dall'Egitto, cammino per il deserto, conquista della Transgiordania,
conquista della Cisgiordania.
 l'esortazione di Giosuè (14-15), con due aspetti: temere e servire Jahve e
allontanare gli dèi ai quali servirono gli antenati in Mesopotamia e in Egitto.
Entrambi gli aspetti si completano necessariamente. La tentazione del
sincretismo, denunciata da Elía nel Carmelo (1 Re 18,21), percorre tutta la storia
d'Israele. Di fronte ad essa, l'opzione per Jahvé implica l'allontanamento degli
altri dèi, d’accordo col comandamento principale: «Non avrai altri dèi di fronte a
me» (Es 20,3; Dt 5,7).
 l'insistenza del popolo nel servizio esclusivo di Jahvé, Dio santo e geloso.

4.2. Il narratore come profeta

Due brani acquistano speciale valore in questo senso.

Il dono per pura grazia (5,2-8)

A 5,2-8 si racconta la circoncisione del popolo dopo avere attraversato il


Giordano. La struttura del racconto è abbastanza chiara: ordine di Dio (2), adempimento
(3), giustificazione (4-7), conclusione (8).
Nella giustificazione vengono contraposti due gruppi di persone: quelli che
uscirono dall'Egitto e quelli che nacquero durante il tragitto. Letterariamente, il risultato
è pessimo. Da un punto di vista teologico, abbiamo qui un'idea splendida, molto
profetica, che anticipa la teologia paulina della circoncisione. Il primo gruppo, quelli
che uscirono dall'Egitto, erano circoncisi, ma nella carne, non nello spirito; per ciò non
ascoltarono la voce del Signore e morirono (v. 6). La circoncisione, segno dell'alleanza,
non è garanzia automatica di salvezza, così come l'incirconcisione non è segno di
condanna. Coloro che attraversarono il fiume non erano ancora «popolo di Dio», hanno
ricevuto il dono fuori dall'alleanza, per pura grazia. Meglio ancora, l'hanno ricevuto in
9

virtù della promessa fatta ai loro padri, benché questi non fossero degni di essa. La
circoncisione diventa segno della fedeltà di Dio al di sopra delle sue proprie leggi.

L’adempimento delle promesse (21,43-45)

Le tre affermazioni di questo breve brano riassumono le due parti principali del
libro, presentando i temi in ordine inverso:
1) si è adempiuta la promessa della terra (v.43 = cc.13-21);
2) si è adempiuta la promessa di vittoria sui nemici (v.44 = cc.2-12).
3) quindi, si è adempiuto quanto è stato detto da Dio (v.45).
Queste parole sono la risposta del narratore al discorso iniziale di Dio (1,1-9),
dove vengono formulate entrambe le promesse.

5. Problemi narrativi

Benchè la struttura e il contenuto del libro siano abbastanza chiari, ciò non
impedisce che ci siano numerosi problemi da un punto di vista narrativo. Ecco i
principali.

5.1. Problema cronologico iniziale e il c.2

In 1,11, gli ufficiali devono avvisare al popolo che attraverserà il Giordano dopo
tre giorni. El riferimento ai tre giorni y agli ufficiali riappare in 3,2. Ma ciò che si
racconta nel c.2 no entra nello spazio di tre giorni: le spie hanno bisogno di un giorno
per andare da Sittim fino a Gèrico, dove pernottano; poi passano tre giorni nascosti sulle
montagne e hanno bisogno di un altro giorno per ritornare da Giosuè. Poi, in 3,1 si dice
che Giosuè e il popolo si alzarono di buon mattino, camminarono tutto il giorno sino al
Giordano e quivi pernottarono. La forma più semplice di risolvere questo problema è
considerare 1,1-10 e 3,2-4 aggiunte posteriori per sottolineare l’importanza degli
ufficiali; il riferimento ai “tre giorni” si fece in modo mecánico, senza avvertire la
contradizione col contesto.

5.2. Il passaggio del Giordano (Gs 3-4)

La ripetizione della stessa frase in 3,17b e 4,1a dimostra che il redattore finale ha
concepito questo racconto come un dittico: quello successo prima di attraversare il
Giordano (c.3) e dopo averlo attraversato (c.4).

Il c.3 contiene ordini e racconto. Tre fattori credano una sensazione di sconcerto:
1. le ordine sono confuse e contraddittorie: Il popolo non sa se deve camminare,
purificarsi o ascoltare Giosuè; non sa se il passo sarà immediatamente o domani. Ai
sacerdoti viene ordinato di attraversare il fiume ma dopo li dicono di fermarsi arrivando
alla sponda.
2. le ordine ed il racconto non coincidono a volte: i sacerdoti si mettono a
camminare davanti al popolo (6b) mentre Dio parla a Giosuè (7-8) e questo al popolo
(9-13); nel v.8 si ordina fermarsi alle sponde del Giordano, e nel v.17 si dice che fu in
mezzo al Giordano.
10

3. si racconta due volte il passaggio del Giordano (14-16 e 17). Nel primo
racconto, i sacerdoti si fermano alla riva del fiume (eseguendo l'ordine del v.8), le acque
si fermano e il popolo passa. Nel secondo (17), i sacerdoti stanno fermi in mezzo al
Giordano. Non c'è contraddizione necessaria tra entrambe le descrizioni, ma è chiaro
che si tratta di un duplicato (cf. 16b e 17b).

Anche il c.4 pone seri problemi, benché l'argomento sembri molto semplice.
Come dati principali possiamo indicare:
1. I sacerdoti escono dal fiume in 4,11, ma in 4,15ss si suppone che ancora
stanno in mezzo ad esso.
2. Ci sono due tradizioni diverse sulle pietre; secondo una, le pietre sono estratte
dal Giordano e portate a Gàlgala (4,1b-8), secondo un'altra, rimangono nell'alveo del
fiume (4,9).
3. Abbiamo due catechesi diverse sul senso delle pietre (4,6-7 e 4,21-24) che
differiscono in quanto al protagonista, il miracolo e il senso delle pietre:
Protagonista. nella prima, l'unico protagonista è l’Arca, davanti alla
quale si dividono le acque del Giordano quando attraversa il fiume; il popolo
non viene menzionato; nella seconda, il protagonista è il popolo, non si
menziona l’Arca.
Miracolo: nella prima catechesi le acque del Giordano si dividono; nella
seconda, si asciugano, in parallelismo coll’accaduto al Mare Rosso.
Senso delle pietre: nella prima catechesi servono solo da ricordo; nella
seconda, explicitano le conseguenze per «tutte le genti del paese» (kol-`ammê
ha'ares), e l’impegno che implica per Israele («affinché temiate il Signore vostro
Dio tutta la vita»).

5.3. Conquista di Gèrico (Gs 6)

Questo famoso capitolo offre, dal punto di vista narrativo, due dati anomali:
1. La tattica prestabilita consiste nel rimanere silenziosi fino al settimo giorno
(cf. 4s.10). Ma questa tattica viene dimenticata nei vv.8-9.13.
2. Il discorso di Giosuè nei vv. 17-19 è troppo lungo e particolareggiato, al
momento in cui il popolo si lancia all'attacco; andrebbe meglio prima. Sembra che un
nucleo primitivo molto breve (16b.17a) è stato ampliato con tre clausole relative
all'anatema: eccezione di Rachab, insistenza sul suo carattere assoluto, eccezione
dell'argento, oro, bronzo, ferro.
Risulta anche strana la menzione degli spia (22-23); è d’accordo col c.2, ma a
questo posto sembra un corpo strano.

5.4. Condanna di Acan (Gs 7)

Ci limiteremo alla punizione del protagonista. Quando Dio parla a Giosuè, gli
dice che il colpevole dovrà essere bruciato con tutto ciò che l’appartiene (v.15).
Tuttavia, quando si racconta la punizione (v.25), si dice:
lo lapidarono ( !b,a, laer'f.yI-lk' Atao WmG>r>YIw:)
e li bruciarono (vaeB' ~t'ao Wpr>f.YIw:)
e li uccisero con pietre (~ynIb'a]B' ~t'ao Wlq.s.YIw:)
11

A volte si parla solo di Acan; a volte di tutta la famiglia (posteriormente, nel


v.26, il mucchio di pietre viene alzato solo su Acan). E per la lapidazione si usano due
espressioni diverse: rgm e saqal ba'abanim.
Sembra che siano state unite due punizioni diverse: la morte per lapidazione e la
morte per fuoco, insieme all'idea che a volte paga solo il colpevole e a volte tutta la
famiglia.

5.5. Il patto coi gabaoniti (Gs 9)

I protagonisti delle negoziazioni e del trattato, almeno da parte degli israeliti,


non sono sempre gli stessi. A volte il protagonista è Giosuè, a volte «gli israeliti» ('îs
yisrael), «gli uomini» (ha'anashîm), o «i principi della comunità».
 Giosuè occupa il primo piano in 6ab.9a.22.23.24a.25.26.27;
 «gli israeliti» in 6b.7ab.11ab.12a.16ab;
 nel v.14 si parla semplicemente di «gli uomini» (che alcuni cambiano in «i
principi», coi LXX);
 ai «principi» della comunità si fa riferimento in 15b.18ab.19ab.20.21; in
rapporto con essi menzionano i versetti 17-18 «i figli d'Israele».
Certi autori cercano di risolvere il problema dividento il capitolo tra le fonti
Jahvista e Elohista, ma ciò non è accettato dalla maggioranza degli esegeti attuali.

5.6. La ripartizione del paese (Gs 13-19)

Inizialmente, il compito de ripartire la terra viene assegnato a Giosuè (13,6b-7),


senza accorgersi l’autore che questa missione l’aveva ormai compiuta (11,23). Ma la
cosa più curiosa è che in 14,1 si dice che la ripartizione la portarono a termine «il
sacerdote Eleàzaro, Giosuè figlio di Nun e i capofamiglia delle tribù» (14,1). Il
sacerdote è diventato il responsabile principale. Questa alternanza nel protagonismo tra
Giosuè e Eleàzaro si manterrà nei capitoli seguenti:
 Giosuè: 14,6.13; 15,13; 17,14-18; 18,1-10; 20,1.
 Eleàzaro-Giosuè: 17,4; 19,51; 21,1.
La lettura di questi capitoli rivela anche una chiara diversità di materiali.
 Le narrazioni su Caleb formano un chiaro blocco indipendente (14,6-15;
15,13-19).
 Nelle liste, si noti la minuziosità della descrizione di Giuda, le cui frontiere
seguono i quattro punti cardinali e le cui città vengono dettagliate.
 Tra le tribù che ricevono la loro eredità a Silo, si avverte una chiara
differenza tra i dati a proposito di Beniamino (18,11-28) e i relativi alle altre.

5.7. I due discorsi di addio (Gs 23-24)

L'ultimo dato estraneo è che Giosuè pronuncia due discorsi di addio, il primo in
un luogo innominato (c.23), il secondo a Sichem (24,1-28). Si potrebbe dire che sono
cose molto diverse, poiché il primo è un semplice discorso, mentre il secondo tende a
stabilire un patto tra Dio e il popolo. Tuttavia, potremmo avere qui un indizio di autori
diversi.

***
12

I dati precedenti, e altri molti che non abbiamo visto, aiutano a comprendere che
ci siano diverse teorie a proposito dell'origine del libro di Giosuè. Ma tutte dovrebbero
riconoscere che il processo non fu facile.
Su le diverse teorie a proposito della formazione del libro si veda J. L. Sicre,
Giosuè 24-36, dove presento le opinioni prima e dopo Martin Noth.

6. Aggiunte di origine sacerdotale (P)

Sembra che gli ultimi ritocchi d’importanza provengano dalla scuola


sacerdotale. Il fatto che un libro incentrato su Giosuè termini parlando di un sacerdote,
Eleàzaro (24,33), conferma l'attività di questa scuola. Nella stessa linea si orienta il
desiderio di concedere ad Eleàzaro un posto importante nella ripartizione del paese, e
anche a suo figlio, Fineès, nella soluzione del conflitto con le tribù della Transgiordania.
Quasi tutti gli autori convengono nel sostenere che 22,(7)8-34 derivi da questa scuola.
Esiste anche una tendenza abbastanza difusa ad attribuire a P i capitoli sulla
ripartizione del paese, sia nella loro totalità (Van Seters), sia in gran parte (Cortese).
Nessuno dubita che il capitolo 21, sulle città levitiche, appartenga a P.
P ha lasciato anche le sue impronte in taluni momenti della prima parte,
soprattutto quando compare l’Arca (passaggio del Giordano, conquista di Gèrico), e nel
racconto del peccato di Acan.
Ciononostante, sebbene il linguaggio e gl’interessi di P sembrino facilmente
identificabili, si notano differenze tra i commentatori (si vida Sicre, Giosuè 40).
D'altro canto è possibile che all’interno della stessa tradizione P esistano diverse
tendenze, come suggeriscono i testi relativi all'eredità dei leviti (13,14.33; 14,3b-4;
18,7).

Potrebbero piacerti anche