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79 Matteo 3 , 1 - 1 2

te» , 4, 1 2- 1 7. Questa attività di Gesù dà inizio alla convocazione del po­


polo messianico, rappresentato dal nucleo dei primi quattro discepoli
e dalle folle numerose che lo seguono da tutta la Palestina, 4, 1 8-22.23-
25. Ma la sua «fama >> si dilata oltre l'orizzonte della terra di Israele e
prelude alla convocazione dei popoli.
Ecco in un quadro sintetico la struttura di questa sezione evangelica:

A. Predicazione di Giovanni Battista in Giudea nel deserto, 3, 1 - 1 2 :


- annuncio e preparazione della venuta di Gesù.
B. Battesimo di Gesù, 3, 1 3- 1 7:
- incontro dei protagonisti;
- compimento dell'intera «giustizia» ;
- rivelazione d i Gesù Figlio d i Dio e setvo fedele.
C. Le prove messianiche nel deserto, 4, 1 - 1 1 :
- Gesù, come Figlio di Dio e servo fedele,
- smaschera le false alternative messianiche.
A' . Predicazione di Gesù in Galilea, 4, 1 2- 1 7 :
- compimento della promessa profetica.
B'. Chiamata e sequela dei primi discepoli, 4, 1 8-22.
C'. Attività di Gesù in Galilea e sequela della folla numerosa, 4,23-25.

Matteo in questi primi capitoli, inaugurali del vangelo pubblico, ri­


prende i dati tradizionali registrati anche dagli altri due sinottici e li ri­
legge nella sua prospettiva cristologica ed ecclesiale. Così la figura sto­
rica di Giovanni gravita completamente attorno a Gesù, al punto da di­
ventare una specie di « missionario» cristiano, pur con il suo tipico ac­
cento di profeta apocalittico. Nell'accenno alla «Galilea dei pagani» e
alla «Siria» i lettori cristiani di Matteo possono awertire una discreta
allusione all'ambiente in cui essi vivono la loro esperienza ecclesiale.

La predicazione di Giovanni il Battista 3, 1 -1 21


(Mc 1 , 1 -8 ; Le 3, 1 -9. 1 5- 1 7; Gv 1 , 1 9-28)
1 In quei giorni Giovanni il Battista si presenta nel deserto della Giu­
dea

1 A. Salas, El mensaje del Bautista. Redacci6n y teologia en Mt 3,7- 1 2, in EstBib 24


( 1 970) 55-72; B. Marconcini, Tradizione e redazione in Mt 3, 1 2, in RivB 1 9( 1 97 1 ) 1 65-
1 85; Id., La predicazione del Battista, in BibOr 1 5( 1 973)49-60; J. Becker, Johannes der
Taufer und Jesus von Nazareth, (BST 63), Neukirchen 1 972; E. Bammel, The Baptist in
Early christian Tradition, in NTS 1 8( 1 97 1 )95- 1 28, part. pp. 1 0 1 - 1 04; E. Linnemann, Je­
sus und der Taufer, Fs. E. Fuchs, Tiibingen 1 973, 2 1 9-236; F. Lang, Erwagungen zur
eschatologischen Verkiindigung Johannes des Taufers, in Neutest. , Fs. H. Conzelmann,
Tiibingen 1 975, 459-473; Bo Reicke, Die jiidischen Baptisten und Johannes der Taufer,
Matteo 3, 1 - 1 2 80

2 con queste parole:. «Convertitevi, perché il regno dei cieli si è fatto vi­
cino».
3 È lui quello di cui ha parlato Isaia quando diceva:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri)) .
4 Giovanni aveva un vestito fatto di pelli di cammello
e attorno ai fianchi una cintura di cuoio;
il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.
5 Allora accorreva a lui gente da Gerusalemme,
da tutta la regione del Giordano;
6 e, confessando apertamente i loro peccati,
si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano.
7 Vedendo però molti dei farisei e dei sadducei che venivano a farsi bat­
tezzare, disse loro:
«Razza di vipere!
Chi vi ha suggerito il modo di sfuggire al giudizio di Dio che incombe.
8 Portate perciò un frutto che dimostri la vostra conversione
9 e non rassicuratevi dentro di voi dicendo:
"Abbiamo Abramo per padre ".
Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo anche da queste
pietre.
l O Già la scure è posta alla radice degli alberi;
ogni albero che non porta buon frutto sarà tagliato
e gettato nel fuoco.
1 1 Io vi battezzo con l'acqua in vista della conversione;
ma dopo di me viene uno che è più forte di me:
io non sono degno neppure di portargli i sandali.
Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e il fuoco.
1 2 Egli tiene in mano la pala per pulire la sua aia:
raccoglierà il suo grano nel granaio
e brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile)).

in Jesus in der Verkii.ndigung der Kirche, Hrsg. A. Fuchs, Linz 1 976, 76-88; J. Starky,
Jean Baptist et les Esséniens, in BibTerS 1 80( 1 976)6-8; A. Brunot, Sur les pas de Jean
Baptist, Ibid., 1 0- 1 8; A. Fuchs, Intention und Adressaten der Busspredigt des Taufers
bei Mt 3, 7- 1 0, in SNTU 1 ( 1 976)62-75; A. Poppi, L'inizio del vangelo. Predicazione del
Battista, Battesimo e tentazioni di Gesù (Conoscere il Vangelo 4), Padova 1 976; E. Lu­
pieri, Giovanni Battista nelle tradizioni sinottiche {SB 82), Paideia, Brescia 1 988; Id.,
Giovanni Battista fra storia e leggenda {BiblCuRel 35), Paideia, Brescia 1 988; J. Emst ,
Johannes der Tiiufer. lnterpretation-Geschichte-Wirkungsgeschichte (BZNTW 53), De
Gruyter, Berlin 1 989; W.B. Badke, Was Jesus a disciple of John?, in EvO 62(1 990) 1 95-
204; J. Murphy O'Connor, John the Baptist and Jesus: History and Hypotheses, in NTS
36( t 990)359-374; R. L. Webb, John the Baptizer and prophet. A socio-historical Study
(JSNT, Supplement series 62), Academic, Sheffield 1 99 1 ; Id., The Activity of John the
Batptist's expected Figure at the Threshing Floor, in JSNT 43( 1 99 1 ) l 03- 1 1 1 .
Matteo 3, 1 - 1 2

Struttura del testo

Con questa pagina Matteo introduce l'attività pubblica di Gesù secon­


do lo schema della catechesi tradizionale, che fa iniziare l'annuncio
dell'evangelo dalla storia di Giovanni, il Battista, Mc 1 , 1 -8 . Sostanzial­
mente la sua descrizione della figura e attività del Battista concorda
con quella di Marco, mentre l'appello alla conversione, Mt 3,7- 1 2, ha il
suo parallelo nel vangelo di Luca, 3, 7-9. 1 6- 1 7. Il testo di Matteo distri­
buisce in due grandi blocchi il materiale facendo perno rispettivamen­
te sulla figura e attività di Giovanni, 3, 1 -6, e sulla sua predicazione,
3,7- 1 2. All'interno di queste sezioni si possono ritagliare delle unità mi­
nori, definite dalle diverse articolazioni del tema generale. Questo è an­
nunciato fin dalle prime righe con la presentazione di Giovanni come
il predicatore della «conversione» in vista del «regno dei cieli che si è
fatto vicino», 3, 1 -2. Questo appello alla conversione viene ripreso
nell'esempio di predica riportato più sotto, 3,8, e nella definizione del
battesimo per la «Conversione», 3, 1 1 . La motivazione è costituita dall'an­
nuncio dell'incombente giudizio di Dio, paragonato al taglio di ogni al­
bero sterile da gettare nel fuoco, 3 , 1 0, e alla vagliatura del grano sull'aia
per separarlo dalla pula da bruciare col fuoco, 3, 1 2 . Il vocabolo «fuo­
co» , che chiude i tre ultimi versetti, dà il tono di urgente appello e ve­
lata minaccia alla predica del profeta nel deserto.
Questo clima spirituale, improntato alla serietà e urgenza dell'appello
escatologico, non elimina la progressione delle sequenze letterarie, scan­
dite dalla variazione delle forme verbali dal presente, 3 , 1 -3, all'imper­
fetto, 3,4-6, al passato - aoristo greco - , 3,7- 1 2 . Ecco come si possono
distribuire in un quadro complessivo le piccole unità letterarie che stan­
no alla base della costruzione matteana:
I. Figura e attività di Giovanni il «battezzatore», 3, 1 -6.
a) la predicazione di Giovanni nel deserto
e la conferma biblica, 3, 1 -3;
b) la figura profetica, lo stile di vita di Giovanni
e il concorso di folla dalla Giudea per farsi battezzare, 3,4-6.
II. L'appello alla conversione e l'annuncio del giudizio di Dio, 3,7- 1 2.
a) denuncia della falsa sicurezza dei capi giudei,
appello ad una vita di « conversione>>
e minaccia del giudizio, 3, 7- 1 O.
b) confronto tra i due battesimi:
quello d'acqua per la conversione (o di Giovanni),
e quello di Spirito santo e fuoco «del più forte>>;
annuncio e minaccia del giudizio, 3, 1 1 - 1 2.
La prima piccola unità di apertura è delimitata dalla citazione del te­
sto di Isaia 40,2, introdotto da una formula di attualizzazione, per cui
si identifica la voce nel deserto con il Battista che predica la conver­
sione « nel deserto della Giudea», 3, 1 -3. Segue una piccola sequenza pit-
Matteo 3, 1 - 1 2 82

toresca che ritrae la figura tradizionale di Giovanni, profeta e asceta


del deserto: abbigliamento e stile di vita (dieta)! Una nota di carattere
spaziale e geografico descrive il movimento o concorso di gente per
compiere il rito di immersione nel fiume Giordano, in un contesto pe­
nitenziale. La sfera di influenza di Giovanni si estende a tutta la re­
gione della Giudea, che fa capo a Gerusalemme, e nella zona del Gior­
dano, 3,5-6. La seconda parte è introdotta da una nota redazionale che
attira l'attenzione del lettore su un gruppo particolare di giudei accor­
si per compiere il rito battesimale. Si tratta dei rappresentanti autore­
voli del giudaismo, «farisei e sadduceh> . Essi sono i destinatari diretti
del primo duro intetvento del predicatore, volto a smascherare la loro
falsa sicurezza religiosa. L'accento dell'appello positivo è posto sulla
necessità di «portare frutto» , 3,8- 1 0, per sfuggire al giudizio di con­
danna, 3,7- 1 0.
I due versi conclusivi precisano il significato del battesimo in rappor­
to alla conversione in una prospettiva di giudizio escatologico. In un
dittico contrapposto si presentano i due battesimi e i rispettivi prota­
gonisti. Lo stile assume movenze ritmiche probabilmente riconducibi­
li all'influsso della catechesi tradizionale.

Giovanni, il battezzatore: «Il più forte che viene dopo» :


*) battesimo con acqua per la ' *) battesimo con lo Spirito santo e
conversione; fuoco;
*) meno di un servo; *) più che Signore;
*) annunciatore del giudizio. *) giudice, purificatore della sua aia.

La composizione della prima pagina di Matteo, incentrata su Giovan­


ni, il battezzatore, rivela la sua abilità letteraria posta a servizio di uno
scopo teologico e spirituale preciso come risulta dall' evidenziazione del
tema. Il Battista appare come il predicatore della «Conversione», che
consiste in una scelta di vita nuova, condizionata dal fatto che il regno
di Dio si è fatto vicino nella manifestazione storica di colui che attua
il giudizio di Dio: il Cristo.

Interpretazione del testo

Con una fraseologia, che ricorda lo stile narrativo biblico, l'evangelista


introduce la predicazione di Giovanni, il battezzatore, nel deserto del­
la Giudea. Quest'ultima precisazione topografica setve ad ambientare
l'attività di Giovanni nella regione della Giudea, distinta dalla Galilea,
dove Giuseppe ha trovato un posto sicuro per Gesù a Nazaret, Mt 2,
22-23. L'annuncio programmatico di Giovanni corrisponde a quello di
Gesù, 3,2//4, 1 7. Questa corrispondenza non è casuale perché si combina
con altre concordanze dello stesso evangelista, che tende a stabilire un
confronto dialettico tra Giovanni, il battezzatore, e Gesù, il Cristo.
183 · Matteo 3, 1-12

Giovanni Gesù

- annuncio programmatico: appel­ - annuncio programmatico: appel­


lo alla conversione, perché il regno lo alla conversione, perché il regno
dei cieli si è fatto vicino (3,2); dei cieli si è fatto vicino ( 4, 1 7);
- nel deserto della Giudea (3, 1 ); - nella Galilea (3, 1 3; 4, 1 2-1 3);
- commento/conferma biblica, Is - commento/conferma biblica, Is 8,
40,2 (3,3); 23-9, 1 (4, 1 4-16);
- battesimo di acqua per la conver­ - battesimo di Spirito santo e fuoco
sione (3, 1 1a); (3, l l c);
- al battesimo di Giovanni accorro­ - le folle che seguono Gesù vengo­
no da Gerusalemme, dalla Giudea e no da Gerusalemme, dalla Giudea e
dalle regioni del Giordano (3,5); da oltre il Giordano ( 4,25);
- Giovanni è considerato dal popo­ - Gesù è considerato dalla folla un
lo un «profeta» (Mt 2 1 ,26) . «profeta» (M t 2 1 ,45).

Giovanni con la sua azione e predica appartiene già al tempo messia­


nico, che però ha in Gesù il suo protagonista. Il predicatore del deser­
to ha solo un ruolo anticipatore: fa intravedere nella sua persona e nel
suo messaggio quello che sarà il compito di Cristo. Egli sta nella linea
profetica di Elia, che, nella tradizione giudaica assume un'aureola mes­
sianica2. Per l'evangelista Matteo, Giovanni realizza le speranze di rifor­
ma spirituale connesse con la figura di Elia redivivo, Mt 1 1 , 1 4; cfr.
1 7, 1 3 . Ma sulla base di questo confronto emerge la novità di Gesù, il
Cristo. Matteo ha cura di evitare per il battesimo di Giovanni la for­
mula di Mc 1 ,4, che egli riserva per definire l'efficacia salvifica della
morte di Gesù: «per la remissione dei peccati», Mt 26,28. Il battesimo
di Giovanni, dato «in vista della conversione» , come segno e nello stes­
so tempo per il cambiamento spirituale, avviene in un contesto peni­
tenziale, sullo stile delle pubbliche confessioni dei peccati che si han­
no nei salmi o nella liturgia ebraica3•
Ma l'evangelista Matteo, come del resto gli altri due sinottici, non de­
scrive il rito battesimale di Giovanni. Tutto il suo interesse è concen­
trato sulla predica del battezzatore. Una predica che si rivolge con ac­
centi decisamente polemici, come la requisitoria di Gesù, contro i rap-

2 Giovanni Battista porta un mantello di pelo caratteristico dei profeti, Zc 1 3,4, e una
cintura di cuoio ai fianchi come Elia, 2 Re 1 ,8. Questa figura profetica, sulla base di
Ma 3,23, cfr. Sir 48, 1 0- l l , è attesa come colui che precede la venuta del messia; cfr.
frammento aramaico a Qumran; l . Enoch 89,52; 90,3 1 . Pare invece che la dieta del
Battista non abbia particolari significati, se non quello di rimarcare la sua austerità di
predicatore che vive nel deserto. Le cavallette rientrano nel cibo legale, Lv 1 1 , 22, con­
sentito anche a Qumran, CD XII, 14; il miele selvatico probabilmente è una specie di
resina raccolta dagli arbusti della regione giordanica.
3 Cfr. SI 1 06; 79,8-9; 85,3; Ne 9,5b-37; Is 59, 1 2- 1 3; Dn 9,4b- 19; Bar 1 , 1 5-3,8; CD XX, 28-
30; 4QDib Ham.; E. Lipinski, La liturgie penitentielle dans la Bible, Paris 1 969, 35-4 1 .
. 8
Matteo 3, 1 - 1 2 4

presentanti autorevoli del giudaismo. I due gruppi, «farisei e saddu­


cei» , non sono storicamente assimilabili, perché i primi rappresentano
i riformatori laici con tendenze integriste, mentre gli altri formano il
movimento religioso conservatore, a cui fanno capo i funzionari del
tempio e alcune famiglie di Gerusalemme. Nel vocabolario di Matteo
l'associazione di questi gruppi opposti significa semplicemente l'insie­
me del giudaismo ufficiale che si oppone al progetto messianico di Ge­
sù 4• Per questo essi sono anche i destinatari della dura invettiva di Gio­
vanni che fa eco a quella di Gesù: «razza di vipere», cfr. Mt 1 2, 34 ; 23,
33. L'immagine del serpente insidioso, nei testi biblici e giudaici anti­
chi, è assunta a significare la malvagità perversa e ostinata, cfr. Is 14,
29; CD V, 14; VIII,9. I capi del giudaismo sono gli avversari del proget­
to salvifico di Dio, rivelato e attuato in Gesù, e perciò sono imparen­
tati con la stirpe del «serpente>> che contrasta la linea messianica.
Nella denuncia del Battista confluiscono le accuse della tradizione pro­
fetica alimentate dalla polemica antigiudaica della comunità di Mat­
teo. Ma il discorso riportato dall'evangelista ha anche una funzione at­
tuale: scuotere i suoi cristiani dalla falsa sicurezza di un ritualismo ste­
rile. Il rito battesimale non può essere strumentalizzato coma garanzia
contro la minaccia del giudizio di Dio. Allo stesso modo viene smon­
tata la falsa sicurezza dell'appartenenza religiosa al popolo di Dio, la
stirpe di Abramo. I meriti del patriarca Abramo, il giusto per eccellen­
za, non possono essere invocati come alibi di fronte al giudizio di Dio5•
Il criterio ultimo e decisivo per sfuggire al giudizio di condanna è una
prassi di «conversione>> che dimostri il cambiamento interiore e radi­
cale. Con un'immagine ricorrente nelle parole di Gesù anche il Batti­
sta parla di frutto di conversione e di «frutto buono», cfr. Mt 7, 1 7- 1 9;
1 2,33. Con l'appello alla conversione si richiede un cambiamento di
mentalità e di vita che comporta un'adesione integra e fedele a Dio e
una coerente condotta di vita conforme alle esigenze della sua volontà.
Per descrivere il giudizio di Dio il predicatore del deserto fa ricorso al­
le immagini tradizionali degli annunci profetici: l'albero tagliato alla
radice e il fuoco6•
Anche l'ultima parte della predica di Giovanni, di carattere messiani­
co, non abbandona il tono di urgenza escatologica. Il «più forte» che
viene dopo il Battista ha i tratti del Messia e Signore potente, che at-

4 Cfr. Mt 3,7; 1 6, 1 .6. 1 1 . 1 2 (due volte).


5I « meriti di Abramo)), secondo la teologia giudaica, garantiscono la salvezza ai suoi
discendenti, cfr. Mek Es XIV, 1 5; Gv 8,33.39. L'immagine delle pietre, dalle quali Dio
può suscitare discendenti ad Abramo, potrebbe ricordare l'espressione di Is 5 1 , 1 -2:
•Guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti. Guar­
date ad Abramo vostro padre... )) ; cfr. A. Marmorstein, The Doctrine ofMerits in old Rab­
binical Literature, New York 1 920, rist. 1 968, 3- 1 93.
6 L'immagine dell'albero tagliato ricorre in Is 6, 1 3 ; Ez 3 1 , 1 2; Dn 4, 1 1 ; però il testo evan­
gelico accentua la minaccia di rovina con la precisazione dell'albero tagliato «alla ra­
dice>); per il fuoco distruttore, cfr. Am 1 ,4. 10. 1 2; 2,2.5; Ez 22,3 1 ; So 1 , 1 8; Is 66, 1 5- 1 6;
29,6.
r85 Matteo 3, 1-12

tua il giudizio definitivo perché battezza con lo Spirito santo e il fuo­


co. Il vocabolario battesimale per descrivere il giudizio diventa com­
prensibile solo se si ripensa al suo significato originario di bagno e im­
mersione che ha un effetto purificatore e trasformatore: egli vi immer­
·gerà totalmente nella potenza di santificazione e purificazione come in
un bagno di fuoco7• L'immagine del fuoco assume di nuovo chiare con­
notazioni di giudizio nell'ultima similitudine della purificazione dell'aia,
che consiste nel separare la pula dal grano. Secondo le parole del Bat­
tista è il Messia-Signore, che viene dopo di lui, il protagonista di quel
giudizio decisivo nel quale il criterio fondamentale resta la fedeltà at­
tuata in una giusta condotta di vita, cfr. Mt 1 3,30.40-43 .
La figura del Battista e la sua parola, ultima eco dei profeti classici, re­
sta inseparabile dalla vicenda di Gesù anche se non è possibile stabili­
re con precisione quali sono stati i loro reciproci rapporti. Gesù è sta­
to al seguito del Battista, prima di intraprendere la sua attività pub­
blica? L'evangelo di Matteo ha accentuato i caratteri «cristianh) di Gio­
vanni, il battezzatore, proiettando sulla sua figura alcuni tratti dell'Elia
messianico e di Gesù stesso. Ma la sua ricostruzione nei dati essenzia­
li concorda con quella della tradizione comune, che trova conferma
nelle fonti estraevangeliche. La documentazione più ampia è costitui­
ta da alcuni paragrafi di G. Flavio nelle Antichità Giudaiche, dove de­
scrive l'attività di Giovanni, il battezzatore, gr. ho baptistes, come Mat­
teo 3, 1 , riassume la sua predicazione e ne racconta la fine violenta ad
opera di Erode Antipa. Secondo lo storico ebreo Giovanni era «Un uo­
mo buono che esortava i giudei a praticare la virtù e la giustizia verso
gli altri e la pietà verso Dio per disporsi a ricevere il battesimo. Da que­
sto punto di vista questo era necessaria premessa perché il battesimo
fosse accetto da Dio. Essi non dovevano praticarlo per ricevere il per­
dono dei peccati commessi, ma come consacrazione del corpo una vol­
ta che l'anima fosse stata veramente purificata mediante una degna
condotta di vita))8• La presentazione che fa Giuseppe Flavio della pre­
dica e del rito battesimale di Giovanni risente della preoccupazione di
trascriverli conforme ai modelli etici e religiosi dell'ambiente ellenisti­
co, mantenendone l'aspetto etico e interiore. Così si comprende anche

7 Spesso il fuoco è associato al turbine/vento di tempesta come nei due ultimi testi ci­
tati, Is 29,6; 66, 1 5- 1 6; cfr. ls 30,27-28.30, dove ricorrono le tre immagini del testo evan­
gelico: il fuoco divorante, il vento (spirito) e il vaglio purificatore.
n testo isaiano 30,28 paragona il soffio, r-UaiJ,, di Dio a un torrente che straripa, un'im­
magine che può ricordare l'immersione/inondazione di cui parla Giovanni, il battez­
zatore; cfr. Dn 7, 1 0: «Un fiume di fuoco», nel contesto del giudizio. Il giudizio avviene
mediante lo spirito e per mezzo di una figura messianica. Per il fuoco nei testi giudaici
cfr. l . Enoch 62,2; 69,27; PsSa/ 1 1,42; IV. Esdra 1 3, 1 0.27; Dio vaglia gli eletti median­
te lo Spirito, cfr. J QS IV, 20-22; XVI, 1 1 - 1 2.
Nonostante la rilettura cristologica il testo di Matteo, che riporta la predica di Gio­
vanni, si muove ancora nello scenario del giudizio evocato dai testi della tradizione
giudaica.
8 G. Flavio, Ant. XVIII, 5,2, § 1 1 7.
Matteo 3, 1 3- 1 7 86

l'eliminazione di quegli elementi escatologici e messianici della predi­


cazione di Giovanni che potevano risultare incomprensibili e/o perico­
losi per l'immagine del giudaismo che Giuseppe intendeva presentare
ai suoi lettori.
Nel seguito del commento si è più volte rimandato ai testi di Qumran
per illustrare alcuni tratti della figura di Giovanni, della sua attività e
predicazione. Le affinità tra il battesimo di Giovanni e quello della co­
munità religiosa di Qumràn sono innegabili: il rito simbolico del ba­
gno purificatore; l'appello alla «conversione>> nell'ambiente del deserto,
giustificato con lo stesso testo di Is 40,2; l'attesa del giudizio escatolo­
gico e purificatore. Ma accanto a queste affinità si devono rilevare an­
che le differenze notevoli: il battesimo di Giovanni è unico, proposto a
tutti come segno di un cambiamento radicale e non riservato ai mem­
bri di una setta; l'annuncio del giudizio escatologico e il conseguente
appello alla conversione hanno un carattere etico e spirituale senza pre­
giudizi settari come a Qumran. In breve si può ammettere che Gio­
vanni, il battezzatore, probabilmente ha avuto contatti con i circoli
«battesimali» del deserto della Giudea, ma se n'è distaccato con una
forte carica di originalità spirituale e religiosa che ricorda quella dei
grandi profeti biblici.

Il battesimo di Gesù 3,1 3-1 71


(Mc 1 ,9- 1 1 ; Le 3,21 -22)
13 Allora si presenta Gesù dalla Galilea al Giordano da Giovanni per
farsi battezzare da lui.
1 4 Giovanni però cercava di opporsi dicendo:
<<Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?>>.
1 5 Ma Gesù gli rispose:
«Lascia fare per ora conviene che cosi portiamo a compimento
ogni giustizia».
Allora egli lo lascia fare.

1 F. Lentzen-Deis, Die Taufe Jesu nach den Synoptischen. Literaturkritische und Gat­
tungsgeschichte Untersuchung (Frankfurter Theol. St. 4), Frankfurt 1 970; A. Feuillet,
Le bapteme de Jésus, in RB 7 1 ( 1 964)32 1-352; Id., La personalité de Jésus entrevue à
partir de sa soumission au rite de repetance du précurseur, in RB 77( 1 970)30-49; O.
Eissfeldt, Plerosai pàsan diakiosyne, in Matthaus 3, 1 5, in ZNW 6 1 ( 1 970)209-2 1 5; S. Ge­
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voce celeste al battesimo di Gesù)) , in Scuole l 05( 1 977)4 78-486; P. Nepper-Christen­
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3, 1 3- 1 7, in Interp 47( 1 992)285-289.
87 Matteo 3, 1 3- 1 7

16 Appena battezzato Gesù risalì dall'acqua;


ed ecco si aprirono i cieli
ed egli vide lo Spirito di Dio
scendere su di lui al modo di una colomba
e venire su di lui.
i 7 Ed ecco una voce dai cieli che disse:
« Questi è il mio Figlio diletto,
�- nel quale mi sono compiaciuto».

Struttura del testo

Ad un esame comparato della triplice edizione del battesimo di Gesù,


consetvata nei vangeli sinottici, appare subito la novità di Matteo. Tra
l'introduzione redazionale e la scena di rivelazione che segue il batte­
simo di Gesù, egli ha inserito un dialogo tra Giovanni e Gesù che vie­
ne a farsi battezzare. In tal modo si ha una struttura tripartita del te­
sto di Matteo:

I. Introduzione relativa ai protagonisti e al luogo,


3, 1 3:
Gesù dalla Galilea si presenta al Giordano da Giovanni per farsi bat­
tezzare.
Il. Dialogo tra Giovanni e Gesù, 3 , 14- 1 5:
significato e scopo del battesimo di Gesù:
«compiere ogni giustizia)) .
III. Scena di rivelazione al battesimo di Gesù, 3 , 1 6- 1 7:
a) visione di Gesù: cieli aperti e discesa dello Spirito di Dio;
h) voce di rivelazione/presentazione:
dai cieli viene una voce:
«Questi è il mio Figlio diletto,
in cui mi sono compiaciuto».

Evidentemente l'orientamento dinamico di questa composizione cul­


mina verso la scena di rivelazione preparata dal dialogo tra i due pro­
tagonisti. La loro presentazione è posta in risalto dalla disposizione
chiastica dei loro nomi, connessi con le rispettive località: Gesù/Gali­
lea, Giordano/ Giovanni. Fin dall'inizio è menzionata l'intenzione di Ge­
sù che viene puntualizzata nel dialogo centrale, dove ricorre la sua pri­
ma sentenza con valore programmatico: « compiere ogni giustizia» . Tut­
ta l'attenzione del lettore poi viene concentrata nella scena di rivela­
zione, che segue immediatamente il battesimo di Gesù. Questo viene
evocato all'inizio e visualizzato nel movimento di Gesù che risale dall'ac­
qua. A questo corrisponde il movimento dello Spirito di Dio che scen­
de su Gesù: egli lo vede nei cieli aperti. Il commento a questa scena di
stile biblico-apocalittico risuona come una voce celeste che proclama
l'identità di Gesù: il Figlio amato, nel quale Dio trova il suo compiaci-
Matteo 3, 1 3- 1 7 88

mento. Alla base del testo di Matteo sta la tradizione riferita anche da­
gli altri evangelisti; una tradizione rielaborata da Matteo in funzione
della sua particolare prospettiva cristologica ed ecclesiale.

Interpretazione del testo

Matteo è l'unico evangelista che attira l'attenzione sull'aspetto proble­


matico del battesimo di Gesù: perché va a farsi battezzare da Giovan­
ni? forse riconosce così il suo bisogno di conversione confessando i
peccati? 2•
Ma con questo non si contraddice all'annuncio di Giovanni che lo pre­
senta come il suo Signore, che battezza nello Spirito santo e fuoco? La
risposta a questo interrogativo viene data per mezzo del dialogo tra Ge­
sù e Giovanni prima del battesimo. L'intervento di Giovanni, che ten­
ta di opporsi al battesimo di Gesù, definisce i rispettivi ruoli e dignità
come erano stati anticipati nella sua predica. Gesù non ha bisogno di
ricevere il battesimo d'acqua per la conversione proposto da Giovanni
perché, pur venendo dopo il Battista, è più importante, come suo Si­
gnore e messia. La risposta di Gesù, formulata con il vocabolario tipi­
co del primo evangelista, suona come una sentenza programmatica che
va oltre il semplice rito battesimale.
L'invito che Gesù rivolge a Giovanni è di lasciare fare «per ora» ; es­
so è motivato con la necessità di «dare compimento» a tutta la «giu­
stizia» . Il verbo pleroùn è caratteristico delle formule con le quali Mat­
teo introduce i testi biblici, 1 1 volte, per indicare la loro piena attua­
zione in Gesù. All'inizio del discorso del monte Gesù afferma che non
è venuto per abolire la legge o i profeti, ma per «dare compimento»,
5, 1 7, gr. plerosai, come in Matteo 3, 1 5 . Pare dunque che con questo
verbo Matteo non esprima solo l'esecuzione o attuazione di una nor­
ma, ma sottolinei l'idea di pieno compimento di una realtà secondo
l'asse storico-salvifico, che va dalla sua anticipazione profetica al suo
compimento. Questo significato è confermato del termine giustizia, gr.
dikaiosyne, che ricorre sette volte in Matteo: 5 volte nel discorso del
monte per definire la nuova comprensione e attuazione della volontà

2 Un frammento del vangelo giudeo-cristiano degli Ebrei, riferito da Girolamo, esplici­


ta questa difficoltà di fronte al battesimo di Gesù con un dialogo tra lui e i suoi pa­
renti : «Ecco che la madre del Signore e i suoi fratelli gli dicevano: Giovanni Battista
batteza per la remissione dei peccati; andiamo anche noi e facciamoci battezare da lui.
Ma lui rispose: "Che peccato ho commesso perché vada a farmi battezzare da lui?". A
meno che proprio ciò che ho detto debba ascriversi a ignoranza», Girolamo, Adv. Pe­
lag., III, 2; PL 23,597B-598A.
D suddetto vangelo apocrifo rappresenta una specie di libero commento al vangelo ca­
nonico di Matteo greco, sorto in Siria verso l'inizio del II secolo, cfr. M. Erbetta, Gli
apocrifì del NT. 1, 1. Vangeli, Torino 1 975, 1 1 6- 1 26; L. Cirillo, I vangeli giudeo-cristia­
ni. Il vangelo secondo gli ebrei, in E. Norelli, La Bibbia nell'antichità cristiana, Deho­
niane, Bologna 1993, 294-298.
'89 'Matteo 3, 13- 1 7

di Dio, proposta autorevolmente da Gesù e 1 volta in un contesto in cui


si parla ancora di Giovanni Battista: «venne infatti a voi Giovanni nella
via della giustizia e voi (capi giudei) non gli avete creduto», 2 1 ,32a. Sul­
la base di queste ricorrenze si può dire che nel vocabolo «giustizia» con­
fluiscono due connotazioni presenti nella tradizione biblico-giudaica:
da una parte la volontà di Dio che rivela e attua il suo progetto di sal­
vezza, conforme alle sue promesse e con le esigenze corrispondenti;
dall'altra la piena e attiva conformità dell'uomo a questa volontà divi­
·na. Dunque le parole di Gesù in relazione al rito battesimale di Giovanni
indicano la sua umile e totale adesione alla volontà di Dio, al suo pro­
getto salvifico inaugurato nel battesimo. Gesù e Giovanni ora compio­
no pienamente questa volontà di Dio eseguendo il rito del battesimo
nella forma che conviene alla loro rispettiva missione, che rientra nel
progetto salvifico di Dio. Il primo significato di questo progetto di giu­
stizia divina e la modalità storica del suo compimento sono rivelati dal­
la scena che segue immediatamente il gesto battesimale.
Il significato globale di questo brano evangelico è chiaramente perce­
pibile appena si presta attenzione ai due elementi posti in rilievo: la di­
scesa dello Spirito su Gesù e la voce celeste che lo proclama «Figlio di­
letto» . Si tratta dell'investitura carismatica e della solenne proclama­
zione di Gesù, abilitato dallo Spirito a realizzare la sua missione confor­
me al beneplacito divino. Ma un'ulteriore precisazione del significato
del testo evangelico dipende dall'individuazione del mo�ello e delle im­
magini, a cui esso si ispira. Infatti si possono riconoscere alcuni ele­
menti che ricordano le scene bibliche di investitura profetica e della
manifestazione di Dio: i cieli aperti, la visione e la discesa dello Spiri­
to di Dio, cfr. Ez 1 , 1 ; 2,2. Nelle antiche versioni liturgiche della bibbia
in aramaico si sviluppano alcuni tratti delle visioni bibliche dei pa­
triarchi per caratterizzare la loro fisionomia spi rituale, spesso sinte­
tizzata in un titolo o appellativo particolare 3• Nel nostro caso la visio­
ne di Gesù che vede lo Spirito di Dio venire su di lui, serve a spiegare
il suo ruolo e dignità, sintetizzati nell'appellativo rivelato dalla voce ce­
leste: «questi è il mio Figlio diletto».
Questo testo della rivelazione divina è un prezioso indizio per scopri­
re il modello biblico della scena evangelica. Esso combina insieme due
riferimenti: la proclamazione messianica del SI 2,7a: «Tu sei mio Fi­
glio ... )) ; e le parole di presentazione ed elezione del servo di Isaia 42, 1 :
«Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto, di cui mi compiaccio.
Ho posto il mio spirito su di luh) . Se al posto di servo si pone l'appel-

3 Cfr. Tgll Gn 22, 10: visione di Abramo mentre sta per sacrificare il figlio Isacco; Tgll
Gn 28, 1 2: visione di Giacobbe a Bethel.
Nei due casi si ha un modello letterario abbastanza unifonne: visione di angeli e voce
o dialogo celeste che presenta i personaggi che beneficiano della visione. Si deve però
notare che nel racconto evangelico di Matteo non c'è nessun accenno agli angeli, men­
tre ha un ruolo determinante la discesa dello Spirito di Dio come colomba, completa­
mente assente dalle due parafrasi aramaiche succitate!
Matteo 3, 1 3- 1 7

lativo «Figlio» - favorito dalla versione greca, dove il termine pàis, può
significare «servo» e «figlio» - si ottiene l'espressione della voce celeste
riportata dal vangelo di Matteo. Il dono dello Spirito, come segno e
strumento di elezione divina, è visualizzato nella scena di Gesù che,
sullo sfondo dei cieli aperti, contempla lo Spirito che scende per veni­
re su di lui.
Non trovano invece corrispondenti nei due testi biblici summenziona­
ti l'appellativo «diletto», gr. agapetòs, e l'immagine della colomba per
descrivere la discesa dello Spirito. Lo stesso si deve dire del contesto
battesimale e dell'espressione «risalire dall'acqua» . Quest'ultima espres­
sione evoca il tema dell'esodo come è tratteggiato in Isaia 63, 1 1 - 1 4, nel
cui contesto si accenna alla guida del popolo mediante lo « Spirito del
Signore» e si invoca l'intervento di Dio: «Se tu squarciassi i cieli e di­
scendessi» , Is 63, 1 9. I tratti epici del passaggio del mare-esodo vengo­
no proiettati nel passaggio del Giordano, come un esodo rinnovato, SI
1 1 4,3.5. L'esperienza battesimale di Gesù si iscrive in questa serie di
interventi a favore di Israele. Con il progetto di umile e fedele sotto­
missione egli porta a pieno compimento la fedeltà salvifica di Dio, la
«giustizia)) . L'appellativo di «diletto», che corrisponde a quello di «elet­
to», dato al servo di Isaia, esprime invece la sua relazione intima, fi­
liale con Dio, come quella di Isacco, l'agapetòs, verso suo padre Abra­
mo, nel contesto di fedele e fiduciosa sottomissione a Dio, Gn 22,2 . 1 2-
1 6 4.
Resta da spiegare l'enigmatica immagine della «colomba)), alla quale si
paragona la discesa dello Spirito di Dio. I possibili riferimenti ai pre­
cedenti biblici sono molto limitati. Resta escluso quello della colomba
dell'arca, Gn 8,8- 1 2, perché non ha nessuna relazione con lo Spirito di
Dio, anche se l'acqua del diluvio e l'arca, nella tradizione cristiana, so­
no interpretati come immagini prefigurative del battesimo, l Pt 3,20-
2 1 . Anche gli altri testi biblici, in cui ricorre l'immagine della colomba
sono poco illuminanti: «colomba mia)) è chiamata la sposa fidanzata
in Ct 2, 1 4; 5,2; 6,9; al volo delle colombe è paragonato il ritorno degli
esuli in patria in Os 1 1 , 1 1 ; Is 60,8; cfr. Sir 43 , 1 4. 1 8. Quest'ultimo pa­
ragone può diventare la chiave per capire l'immagine evangelica se si
tengono presenti alcuni testi della tradizione giudeo-cristiana antica,
nei quali la presenza e azione dello Spirito sono assimilate al volo del­
la colomba che, con pertinace attaccamento, nutre e protegge la sua
covata 5• Nel contesto della scena evangelica il paragone «come colo m-

4 n tennine agapetòs nei LXX da solo o unito a hyiòs corrisponde all'ebraico yaiJ.id
camato, unico)), cfr. Gn 22,2. 1 2. 1 6; Am 8 , 1 0; Gr 6,26; Zc 1 2, 1 0.
5 Nel Liber Antiquitatum Biblicarum 2 1 ,6; 23,7; 39,5, attribuito a Filone, del 1 00 d.C.
circa, si paragona l'attitudine spirituale di alcuni personaggi biblici (Abramo, Jefte) al­
la colomba che non abbandona o ritorna al suo nido. In questo contesto può essere ri­
valutato il commento giudaico a Gn 1 ,2: «E lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie
dell'acqua come una colomba che aleggia sui suoi piccoli senza toccarli »; testo attri­
buito a R. Ben Zoma del I sec. d.C., nel Talmud Babilonese, Hagigah 1 5a.
91 Matteo 4, 1-1 1

ba» , riferito alla discesa dello Spirito, esprime la permanenza dello Spi­
rito di Dio sul Cristo, riconosciuto ufficialmente nella proclamazione
divina come il «Figlio unico», che realizza nella sua persona e missio­
ne storica il beneplacito di Dio.
La scena di rivelazione deborda da tutti i cliché letterari dell'AT e del­
la tradizione giudaica. In essa infatti si esprime la fede cristologica più
matura della comunità che riconosce in Gesù, solidale con un'umanità
di peccatori, il Figlio unico di Dio, il «servo)) fedele abilitato dalla pie­
nezza dello Spirito di Dio a insegnare ad agire con umiltà e forza per
attuare il progetto salvifico. In base al comando del Cristo risorto, ri­
vestito dei pieni poteri messianici, i discepoli, provenienti da tutti i po­
poli, mediante il battesimo «nel nome del Padre e del Figlio e dello Spi­
rito santo» entrano a far parte della comunità messianica. Perciò nell'at­
tuale scenario, che accompagna il battesimo di Gesù, si proietta la lu­
ce che deriva dall'esperienza ecclesiale. Ma con questo non è escluso
che all'origine della tradizione evangelica vi sia una reale esperienza
storica di Gesù, che ha dato avvio alla sua missione pubblica dopo aver
ricevuto il battesimo da Giovanni 6•

Le prove messianiche nel deserto 4, 1 -1 1 1


(Mc 1 , 1 2 ; Le 4, 1 - 1 3)
1 Allora Gesù fu condotto nel deserto dallo Spirito
per essere tentato dal diavolo.

Una confenna dell'uso tradizionale di questo paragone può venire da due testi delle
·Odi di Salomone, scritto giudeo-cristiano della fine del I secolo: in 28, 1 -2, la colomba
'diventa simbolo dello Spirito che si posa sul messia; in 28, 1 la presenza dello Spirito
� assimilata al volo della colomba sui suoi piccoli.
6 D. Flusser, Jesus, Genova 1976, 47-65; J. Guillet, Gesù di fronte alla sua vita e alla sua
morte, Assisi 1 972, 4 1 -54.
1 J. Dupont, L'origine du récit des tentations de Jésus au desert, in RB 73( 1 966)30-76;
Id., Les tentations de Jésus au desert, Bruges-Paris 1 968; tr. it. Le tentazioni di Gesù nel
'deserto, Brescia 1 970; G. Leonardi, Il racconto sinottico delle tentazioni di Gesù: fon­
ti, ambiente e dottrina, Mt 4, 1 - 1 1 , parr., in StPat 1 6( 1 969)39 1 -429; P. Pokomy, The
:Temptation Stories and their Intention, in NTS 20( 1 974) 1 1 5-127; J.A. Kirk, The Mes­
sianic Role of Jesus and the Temptation Narrative. A Contemporary Perspective, in EQ
_44( 1 972) 1 1 -29.9 1 - 102; P. Hoffmann, Die Versuchungsgeschichte in der Logienquelle .
.Zur Auseinandersetzung der Judenchristen mit dem politischen Messianismus, in BZ
· 13 ( 1 969)207-223; D. Zeller, Die Versuchungen Jesu in der Logienquelle, in TThZ 89
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( 1 980)6 1 -73; A. Hunter, Rite of passage: the lmplication of Matthew 4, 1 - 1 1 for an Un­
·derstanding of the Jewishness of Jesus (Christian-Jewish Relations 1 9,4), London
1986,7-22; D. Flusser, Die Versuchung Jesu und ihr jtidischer Hintergrund, in Judaica
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