Sei sulla pagina 1di 7

Matteo 1 1 ,25-30 272

Benedizione per i discepoli 1 1 ,25-30 1


(Le 1 0,21 -22)
25 In quel tempo Gesù prese la parola e disse:
<< Ti benedico Padre, Signore del cielo e della terra,
perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e intelligenti
e le hai rivelate ai piccoli.
26 Sì, o Padre,
perché così è stato disposto dalla tua benevolenza.
27 Tutto mi è stato dato dal Padre mio
e nessuno conosce il Figlio se non il Padre
e nessuno conosce il Padre se non il Figlio
e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
28 Venite a me, tutti voi che siete affaticati e sovraccaricati
e io vi darò riposo.
29 Prendete il mio giogo su di voi
e imparate da me che sono mite e umile di cuore,
e troverete riposo per le vostre anime.
30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero.

Struttura del testo

Prima di rispondere agli interrogativi che questo testo così suggestivo


ha sollevato da oltre un secolo, è opportuno rendersi conto della sua
struttura nell'edizione di Matteo. Esiste infatti anche un'edizione luca­
na più breve, perché in essa mancano i tre versi finali di Mt 1 1 ,28-30.
Questo fatto pone il problema della sua unità originaria. Ma nell'at­
tuale versione di Matteo si deve riconoscere che le diverse sentenze so­
no sufficientemente integrate in uno sviluppo coerente. Il soggetto o

1 S. Légasse, La révelation aux nepioi, in RB 67( 1 960)32 1 -348; H.D. Betz, The logion of
the easy Yoke and the Rest (Mt 1 1 ,28-30), in JBL 86( 1 967) 1 0-24; L. Randellini, L'inno
di giubilo Mt 1 1 ,25-30; Le 1 0,20-24, in RivB 22( 1 974) 1 83-235; U. Luck, Weisheit und
Christologie in Mt 1 1 ,25-30, in WoDie 1 3( 1 975)35-5 1 ; M.H. Maher, «Take my Yoke
upon you>> (Mt Xl, 29), in NTS 22( 1 975)97- 1 03; G.N. Stanton, Matthew 1 1 ,28-30.
Confortable Words?, in ET 94( 1 982)3-9; E. L6pez Fernandez, El yugo de Jesus (Mt
1 ,28-30). Historia y sentido de una metafora, in StudOvet 1 1 ( 1 983)65- 1 1 8; H. Franke­
molle, Die Offenbarung an die Unmiindigen. Pragmatische lmpulse aus M t 1 1 ,25f, in
Biblische Handlungsanweisungen, Mainz 1 983,80- 1 08; S. Légasse, Le logion sur le Fils
révélateur (Mt 1 1 ,27 par Le 1 0,22), in J. Coppens (ed.), Lo. notion biblique de Dieu (BE­
TL 4 1 ), Leuven 1 985, 245-274; C. Deutsch, Hidden Wisdom and the Easy Yoke (JSNT
Supplement 1 8), Sheffield 1 987; D.C. Allison , Two Notes on a Key Text: Mattew 1 1 ,25-
30, in JTS 39( 1 988)477-485; J.W. Pryor, The great Thanksgiving and the Fourth Gospel,
in BZ 35( 1 99 1 ) 1 57- 1 79; B. Charette, «To proclaim Liberty to the Captives» . Matthew
1 1 ,28-30 in the Light of OT prophetic Expectation, in NTS 38( 1 992)290-297.
273 Matteo l l ,25-30

protagonista che si esprime nei vari detti è quello indicato nella frase
introduttiva: Gesù. Egli si rivolge dapprima al Padre, il Signore dell'uni­
verso, e poi a degli interlocutori umani che sono alla fine identificati
�on un «voi tutti che siete affaticati e sovraccarichi». In questa pro­
gressione si possono perciò distinguere tre momenti caratterizzati dal­
'e varie fanne verbali o dal diverso contenuto tematico. La prima è de­
finita dal verbo «benedire» in forma di preghiera diretta al Padre, a cui
segue una duplice motivazione, 1 1 ,25-26. La seconda dai verbi «dare­
conoscere)> in forma di asserzione solenne, 1 1 ,27. La terza da tre ver­
bi all'imperativo: «venite, prendete, imparate», ai quali sono associate
due proposizioni al futuro e una motivazione finale, 1 1 ,28-30. Queste
tre composizioni formano delle piccole unità letterarie· ben salde gra­
zie al parallelismo delle espressioni e alla ripresa dei termini chiave. In
uno schema essenziale si può visualizzare la struttura cosi:

J. Preghiera di benedizione al Padre, 1 1 ,25-26:


A. formula di benedizione: «Ti benedico Padre ... »;
B. motivazione: «perché hai tenuto nascosto/hai rivelato . . . »;
"A' . ripresa implicita della benedizione: « Si, Padre .. . )) ;
B' . motivazione: «perché così è stato disposto . . . » .

n. Sentenza sul rapporto Padre-Figlio, 1 1 ,27:


A. affermazione generale: «Tutto mi è stato dato dal Padre mio... »;
B. conoscenza reciproca ed esclusiva: Figlio/Padre;
B'. conoscenza reciproca ed esclusiva: Padre/Figlio;
A'. ruolo di rivelatore esclusivo del Figlio.

III. Invito e promessa, 1 1 ,28-30:


A. invito (I) rivolto a «tutti voi che siete affaticati e sovraccarichi ... » ;
B. promessa (I): riposo-pace;
A' . invito (ll): «prendete il mio giogo su di voi. .. »;
A". invito (Ill): «imparate da me ... »;
B'. promessa (III): «troverete riposo ... »;
C. motivazione: «il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».

Nella prima unità si può notare la duplice ripresa dell'appellativo «Pa­


dre » nella forma della preghiera di lode e la contrapposizione tra i ver­
bi « nascondere/rivelare>> , a cui corrisponde quella dei destinatari: «Sa­
pienti-intelligentilpiccoli» . Nella seconda unità, costituita da un solo
verso, viene ripreso il termine «Padre» nel discorso indiretto « Padre
mio)), e nella duplice relazione di conoscenza in forma chiastica tra
«Figlio» e «Padre». Anche il verbo «rivelare», che ha ora per soggetto
il Figlio, corrisponde a quello della prima unità, dove il Padre ha l'ini­
ziativa sovrana della «rivelazione». Ma il cambiamento dei soggetti è
giustificato dall'affermazione: «tutto mi è stato dato dal Padre mio»,
Matteo 1 1 ,25-30 274

che è il Signore del cielo e della terra, 1 1 25b Nella terza strofa la sim­
, .

metria delle frasi è ancora più marcata e regolare. Risalta infatti la du­
plice ripresa del termine «giogo» e <<riposo» , nonché la corrisponden­
za tra quelli che sono «affaticati e sovraccaricath), gr. pephortismènoi,
e la motivazione finale: «il mio giogo infatti è dolce e il mio carico, gr.
phortìon, leggero», 1 1 ,30. Si può intravedere anche una certa connes­
sione tematica tra questi destinatari dell'invito-promessa e quelli della
rivelazione del Padre, chiamati i «piccoli » . Questo vocabolo a sua vol­
ta evoca le connotazioni del maestro che invita gli «affaticati» ad im­
parare da lui che è «mite e umile di cuore». Da queste connessioni più
o meno esplicite tra le varie sezioni è difficile negare all'attuale com­
posizione di Matteo un'unità letteraria e tematica. Quest'ultima si svi­
luppa in modo coerente nelle tre sezioni: Gesù ringrazia il Padre per­
ché ha scelto gratuitamente i «piccoli>> come destinatari della rivela­
zione, 1 1 ,25-26; quindi lui, il Figlio, si presenta come il rivelatore per­
ché è stato autorizzato dal Padre in forza della sua relazione unica ed
esclusiva, 1 1 ,27; perciò rivolge l'invito a tutti quelli che sono «affatica­
ti e sovraccarichi» perché al suo seguito e alla sua scuola possano rag­
giungere la liberazione e la pace, 1 1 ,28-30.
Più difficile è invece determinare l'unità originaria della tradizione che
sta alla base del testo attuale di Matteo. Dato che la sentenza finale di
Mt 1 1 ,28-30, manca in Luca, ed è riferita in modo autonomo dal van­
gelo di Tommaso, lògion 90, è probabile che essa non appartenesse al
nucleo originario, ma vi sia stata aggiunta da Matteo. Ancora più di­
scusso è il problema dell'autenticità dei tre lògia finali: risalgono a Ge­
sù o sono un prodotto della prima comunità cristiana? Dal momento
che nelle tre sentenze si avverte l'i nflusso del vocabolario e delle con­
cezioni sapienziali e apocalittiche, si deve ricercare nell'ambiente bi­
blico-giudaico il contesto culturale della loro formulazione e trasmis­
sione2.
Questo fatto è compatibile con l'ipotesi di una riflessione cristiana sul­
la base di alcuni lògia che potrebbero risalire nella loro sostanza a Ge­
sù di Nazaret, il quale si presenta nei rapporti con Dio come il «figlio»
e nei rapporti con i discepoli come il «maestro» .

2 Nell'ambiente sapienziale e apocalittico si sono ricercati non solo i precedenti cultu­


rali e linguistici dei lògia evangelici di Mt 1 1 ,25-30, ma anche il loro modello lettera­
rio e la struttura. In particolare si è fatto riferimento al capitolo finale del Siracide, 5 1 ,
1 -30, per ritrovarvi uno schema letterario che sta alla base anche del testo evangelico
di Matteo:
Mt 1 1 ,25-26//Sir 5 1 , 1 - 1 2: lode a Dio per la salvezza;
Mt 1 1 ,27//Sir 5 1 , 1 3-22: ricerca e ritrovamento della sapienza;
Mt 1 1 ,28-30//Sir 5 1 ,23-30: appello e invito-promessa a quelli che desiderano la sapien­
za.
Questo schema rifletterebbe un modello letterario dei discorsi di propaganda religio­
sa diffuso in vari ambienti del mondo giudeo-ellenistico. La corrispondenza tra il te­
sto di Matteo e quello del Siracide è troppo precaria, dato anche l'aspetto eterogeneo
della seconda parte della composizione di Sir 5 1 , 1 3-30, in forma di poema alfabetico.
275 Matteo 1 1 ,25-30

Interpretazione del testo

La preghiera di benedizione, 1 1 ,25-26


Questa è una delle rare preghiere di Gesù riferite ·dagli evangeli sinot­
tici, anzi l'unica se si esclude l'invocazione del Getsemani. Il suo inse­
rimento nel contesto attuale con una formula stereotipa di transizio­
ne, «in quello stesso tempo », anche se artificiale, non può essere tra­
scurata per comprendere l'interpretazione che ne dà Matteo. Gesù si
rivolge al «Padre» con una formula mutuata dalle preghiere bibliche
e giudaiche: «Ti benedico», gr. exomologoùmai 3• Questo verbo ha il si­
gnificato di «riconoscere pubblicamente» , «proclamare» con una con­
notazione di lode e ringraziamento. L'accento del testo cade sul moti­
vo della benedizione rivolta al Padre, perché ha scelto come destinata­
ri della rivelazione i «piccoli» , scartando i «sapienti e intelligenti» . Il
tema del «nascondere/rivelare» richiama l'ambiente apocalittico, men­
tre quello dei «sapienti-intelligenti», opposti ai <(piccoli» , si ricollega al­
la tradizione sapienziale. In realtà i due ambienti negli scritti più vici­
ni al NT si incrociano con mutue influenze di concezioni e vocabola­
rio4.
Per la comprensione del testo e dell'intenzione di Matteo si deve pre­
cisare il contenuto della rivelazione vagamente definita da «queste co­
se» , gr. tàuta, e i destinatari rispettivamente esclusi e scelti. Dal conte­
sto immediatamente precedente l'oggetto della rivelazione fatta ai pic­
coli è la comprensione delle opere del Cristo di fronte alle quali questa
«generazione» ha reagito in modo contraddittorio e le città galilaiche
sono state refrattarie, 1 1 ,2. 1 9.20-24. Forse a livello della tradizione il
contenuto della rivelazione era più generico e coincideva con i <<miste­
ri del regno di Dio» fatti conoscere ai discepoli , cfr. Mt 1 3, 1 1 ; 24,3. In
ogni caso si tratta del disegno salvifico di Dio, manifestato e attuato
dal Cristo, dal quale per libera e sovrana iniziativa di Dio i «piccoli»
sono scelti come destinatari.
Anche nell'interpretazione di questi «piccoli», gr. nepioi, è opportuno
distinguere i due livelli: quello della tradizione e quello dell'evangeli­
sta. Nel primo stadio i «piccoli» sono una variante dei «poveri », ai qua­
li è annunciata la buona notizia del regno, Mt 1 1 ,5; Is 6 1 , 1 ; essi sono
destinatari della beatitudine del regno, Mt 5,3. Questi piccoli sono op­
posti ai «sapienti e intelligenti » che a loro volta nella tradizione profe­
tica sono opposti agli «umili e poveri», Is 29, 14. 1 9. Nella prospettiva

3 Cfr. SI 75,2 (LXX) ; 2Sm 22,50; Sl 9, 1 ; 1 1 0, 1 ; 1 37, 1 .4; Sir 5 1 1 ; Dn 2,23. L'espressione
,

«Signore del cielo e della terra», assente dalla Bibbia, è mutuata dai formulari delle
preghiere giudaiche.
4 La sapienza rivela i suoi segreti al discepolo fedele, Sir 4, 1 8, e la rivelazione dei «mi­
steri>> di Dio è fatta a Daniele e compagni e non ai «saggi» di Babilonia, Dn 2, 1 49;
part. Dn 2,27-30. Ma Daniele «benedice>> Dio che concede la sapienza ai «saggi» e agli
, -

«intelligenti» il sapere. Invece l'invito di Sir 5 1 ,23 si rivolge a quelli che sono «Senza
istruzione», perché alla sua scuola imparino la sapienza; cfr. Pr 1 ,4; 8,5.
Matteo 1 1 ,25-30 276

dell'evangelista il testo assume un tono polemico antifarisaico: i «pic­


coli» sono i discepoli credenti, opposti ai «sapienti e intelligenti», cioè
agli scribi e farisei. Questa duplice interpretazione si innesta su quella
di Gesù che riconosce l'azione salvifica e gratuita del Padre nella du­
plice reazione di fronte alla sua persona e messaggio: gioiosa acco­
glienza da parte dei poveri e disperati, peccatori, malati, popolo igno­
rante e incompetente, e ostinato rifiuto dei responsabili qualificati per
cultura ed esperienza religiosa.

R « Figlio» rivelatore, 1 1 ,27

Nell'edizione attuale di Matteo la scelta gratuita dei «piccoli» come de­


stinatari della rivelazione del Padre è giustificata dal fatto che l'unico
mediatore storico di questa rivelazione è il Figlio. A sua volta questa
affermazione si fonda sulla relazione unica ed esclusiva che lega il Pa­
dre e il Figlio. Mentre questo significato generale del testo è evidente,
restano invece oscuri alcuni punti che meritano di esser� approfondi­
ti: a che cosa si riferisce l'affermazione iniziale: «Tutto mi è stato da­
to dal Padre mio,, ? all'autorità o alla conoscenza, di cui si parla subi­
to dopo? In questo caso di quale «conoscenza,, si tratta? A favore del­
la prima interpretazione - trasmissione di ogni autorità - sta il testo di
Mt 28, 1 8: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra» . Ma il con­
testo immediato raccomanda l'interpretazione nella linea della «cono­
scenza», che poi di fatto si attua nella rivelazione.
La soluzione migliore è quella di considerare la frase come piena au­
torizzazione del Figlio a rivelare il Padre grazie alla reciproca ed esclu­
siva conoscenza. Quest'ultima deve essere intesa sullo sfondo della tra­
dizione biblica sapienziale ed apocalittica come relazione di vita e co­
munione profonda che abilita il Figlio a rivelare in modo definitivo e
autorevole il Padre. In questa prospettiva relazionale la «conoscenza»
denota due aspetti diversi: da parte del Padre è elezione e autorizza­
zione; da parte del Figlio è comunione piena e adesione indefettibile.
L'una e l'altra stanno alla base del ruolo rivelatore unico ed insostitui­
bile che ha ora il Figlio. Non un'abilitazione scolastica o una tradizio­
ne teologica fondano l'accesso al progetto salvifico di Dio, ma solo l'ac­
coglienza della persona e del messaggio del Figlio che rivela il volto del
Padre 5•

5 La densità cristologica del testo di Mt 1 1 ,27, par. ha fatto sorgere delle riserve da par­
te degli studiosi circa la sua autenticità gesuana: sarebbe una sentenza nella quale la
comunità primitiva esprime la sua fiducia in Cristo, Figlio unico di Dio; J. Jeremias,
Teologia del N. T. l. La predicazione di Gesù, 70-76, difende l'autenticità di questo lò­
gion sottolineandone il carattere e la struttura semitizzanti e lo stile «parabolico-com­
parativo>> della proposizione sulla conoscenza reciproca del Padre e Figlio che sareb­
be da tradurre così: «Solo un padre conosce un figlio e solo un figlio suo padre». L'uso
assoluto di « il figlio» potrebbe risalire ad uno strato arcaico della tradizione, e in ulti-
277 Matteo 1 1 ,25-30

L'invito e promessa di liberazione, 1 1 ,28-30

Solo Matteo riporta queste sentenze che sono un'eco delle beatitudini
iniziali rivolte ai «poveri» , ai quali è promesso il regno dei cieli. Esse
sono una specie di commento all a presentazione del Figlio, rivelatore,
e dei destinatari della rivelazione fatta nei versi precedenti. Ora, il Fi­
glio, l'unico pienamente autorizzato e abilitato alla rivelazione del Pa­
dre e del suo progetto salvifico, rivolge l'invito a tutti quelli che sono
«affaticati e sovraccaricati» perché si accostino a lui, vengano alla sua
scuola per imparare da lui che è mite e umile di cuore. A questi disce­
poli egli promette il riposo, la pace e liberazione definitiva perché il
suo giogo non è oppressivo e duro. Il vocabolario e l immagine di que­ '

sti lògia evangelici risentono dell'influsso sapienziale 6• n ruolo della sa­


pienza, che invita a prendere il suo giogo per ottenere la pace e la gioia,
ora è quello di Gesù, il rivelatore e realizzatore del disegno salvifico del
Padre. Ma nella tradizione sapienziale tardiva e in quella giudaica la
sapienza coincide con la legge, toràh . Prendere su di sé il «giogo ,, vuoi
dire impegnarsi ad osseiVare i comandamenti 7•
Su questo sfondo si può determinare meglio l'identità di quelli che so­
no affaticati e sovraccaricati. Si tratta di quelli che sono sottoposti al
regime oppressivo e schiacciante dell interpretazione farisaica della leg­
'

ge. Infatti gli scribi e farisei che interp retano in modo autorevole la
,

legge, «legano pesanti fardelli e li impongono sulle spal le della gente,


ma loro non li vogliono muovere neppure con un dito», Mt 23,4. Inve­
ce Gesù, che rivela in modo definitivo la volontà di Dio, è il primo ad
attuarla in modo pieno. Egli è interiormente e veramente «umile e mi­
te» , fedele e dedito a Dio; accogliente e misericordioso verso gli uomi­
ni come un fratello.
Al suo seguito il «giogo» della volontà di Dio non è più un giogo op­
pressivo e duro, ma genera già ora quella pace gioiosa promessa agli
umili e miti garanzia della salvezza definitiva 8• Il giogo di Gesù è dol­
,

ce e il suo carico leggero non perché egli ha fatto lo sconto sulle esi­
genze della volontà di Dio, ma perché ha tolte le incrostazioni legali­
stiche degli scribi e dei farisei e ne ha rivelato il nucleo originario ed
essenziale, cfr. Mt 23,23. In poche parole fare la volontà di Dio non è

ma analisi alla coscienza che Gesù ha nei confronti di Dio, chiamato Abbd, «padre
mio».
6 I vocaboli kopiàn, «faticare», euriskein, «trovare» , anàpausis, « riposo», zygos «giogo»,
si ritrovano in Sir 5 1 ,23-30; cfr. Sir 6,23-3 1 ; l'invito della sapienza «venite a me>>, si tro­
va in Sir 24, 1 8; 5 1 ,23; Pr 8, 1 - 1 1 .
7 Il «giogo» rappresenta l'alleanza e la legge del Signore, Gr 2,20; 5,5; la sapienza, iden­
tificata con i comandamenti e la legge di Mosè, Sir 5 1 ,26 (6,37; 24,22); 6,24; nella tra­
dizione giudaica il «giogo» è la toràh e i comandamenti, Aboth III, 5; Ber. II, 2; Sanh.
94b.
8 D «riposo», gr. anàpausis, eh. menu}Jah, ccpace», è la felicità messianica promessa e
donata da Dio ( «trovata») Gr 6, 16; 3 1 ,25; nei testi sapienziali è la gioia e felicità pro­
messa ai discepoli dalla sapienza, Sir 6,28; 24, 1 9.
Matteo 1 2, 1 -8 278

più un codice o un sistema morale da interpretare ed eseguire, ma se­


guire Gesù, il Figlio, che la rivela e attua in modo definitivo e pieno.

Le spighe raccolte in giorno di sabato 1 2, 1 -8 �


(Mc 2,23-28 ; Le 6 , 1 -5)
l In quel tempo Gesù, in giorno di sabato, passò attraverso i campi di
grano. I suoi discepoli, che avevano fame, si misero a cogliere le spi­
ghe e a mangiarle.
2 Vedendo ciò i farisei gli dissero:
«Ecco i tuoi discepoli fanno ciò che non è lecito fare di sabato,>.
3 Egli rispose loro:
«Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame assieme a
quelli che erano con lui?
4 Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta che non
era lecito mangiare né a lui né a quelli che erano con lui, ma solo ai
sacerdoti?
5 O non avete letto nella legge
che in giorno di sabato nel tempio i sacerdoti violano il riposo sen­
za colpa?
6 Ora io vi dico:
Vi è qui qualche cosa più grande del tempio!
7 Se aveste compreso cosa significa:
"Misericordia io voglio non sacrificio",
non avreste condannato questi che sono senza colpa,, .
8 Infatti il Figlio dell'uomo è signore del sabato.

Struttura del testo

Questa è la prima controversia di Matteo sul «sabato)), un tema che do­


mina il capo XII, dove ricorre per ben sette volte questo termine gui­
da. La sua struttura è quella tipica delle controversie evangeliche, do­
ve si trovano di fronte Gesù e gli avversari, nel caso specifico i farisei.
Associati a Gesù sono i suoi discepoli che violano la legge del riposo
perché in giorno di sabato raccolgono delle spighe per rnangiarle,

1 E. Levine, The Sabbath Controversy according to Matthew, in NTS 22( 1 976)480-483;


M. Cohen, La controverse de Jésus et des Pharisiens à propos de la cueillette des épis
selon I' Évangile de Saint Matthieu, in MélScR 34( 1 977)3- 1 2; E. Schweizer, Matthaus
1 2, 1 -8. Der Sabbat. Gebot und Geschenk, in Glaube und Gerichtigkeit, in memoriam R.
Gillenberg, Helsinki 1 983, 1 69- 1 79; B.R. Doyle, A Concern of Evangelist: Pharisees in
Matthew 1 2, in AustrBR 34( 1 986) 1 7-34; V. Robbins, Plucking Grains on the Sabbath,
in M. Mack-V. Robbins, Patterns of Persuasion, Sonoma 1 989, 1 07- 1 4 1 ; M. Kister,
Plucking on the Sabbath and Christian-Jewis Polemic, in M. Lowe, The New Testament
and Christian-Jewish Dialogue, Fs. D. Flusser, Immanuel 24( 1 990)35-5 1 ; F. Genuyt,
Matthieu, chapitre 1 2, 1 -2 1 , in SémiBib 70( 1 993)4 1 -54.

Potrebbero piacerti anche