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1 S. Légasse, La révelation aux nepioi, in RB 67( 1 960)32 1 -348; H.D. Betz, The logion of
the easy Yoke and the Rest (Mt 1 1 ,28-30), in JBL 86( 1 967) 1 0-24; L. Randellini, L'inno
di giubilo Mt 1 1 ,25-30; Le 1 0,20-24, in RivB 22( 1 974) 1 83-235; U. Luck, Weisheit und
Christologie in Mt 1 1 ,25-30, in WoDie 1 3( 1 975)35-5 1 ; M.H. Maher, «Take my Yoke
upon you>> (Mt Xl, 29), in NTS 22( 1 975)97- 1 03; G.N. Stanton, Matthew 1 1 ,28-30.
Confortable Words?, in ET 94( 1 982)3-9; E. L6pez Fernandez, El yugo de Jesus (Mt
1 ,28-30). Historia y sentido de una metafora, in StudOvet 1 1 ( 1 983)65- 1 1 8; H. Franke
molle, Die Offenbarung an die Unmiindigen. Pragmatische lmpulse aus M t 1 1 ,25f, in
Biblische Handlungsanweisungen, Mainz 1 983,80- 1 08; S. Légasse, Le logion sur le Fils
révélateur (Mt 1 1 ,27 par Le 1 0,22), in J. Coppens (ed.), Lo. notion biblique de Dieu (BE
TL 4 1 ), Leuven 1 985, 245-274; C. Deutsch, Hidden Wisdom and the Easy Yoke (JSNT
Supplement 1 8), Sheffield 1 987; D.C. Allison , Two Notes on a Key Text: Mattew 1 1 ,25-
30, in JTS 39( 1 988)477-485; J.W. Pryor, The great Thanksgiving and the Fourth Gospel,
in BZ 35( 1 99 1 ) 1 57- 1 79; B. Charette, «To proclaim Liberty to the Captives» . Matthew
1 1 ,28-30 in the Light of OT prophetic Expectation, in NTS 38( 1 992)290-297.
273 Matteo l l ,25-30
protagonista che si esprime nei vari detti è quello indicato nella frase
introduttiva: Gesù. Egli si rivolge dapprima al Padre, il Signore dell'uni
verso, e poi a degli interlocutori umani che sono alla fine identificati
�on un «voi tutti che siete affaticati e sovraccarichi». In questa pro
gressione si possono perciò distinguere tre momenti caratterizzati dal
'e varie fanne verbali o dal diverso contenuto tematico. La prima è de
finita dal verbo «benedire» in forma di preghiera diretta al Padre, a cui
segue una duplice motivazione, 1 1 ,25-26. La seconda dai verbi «dare
conoscere)> in forma di asserzione solenne, 1 1 ,27. La terza da tre ver
bi all'imperativo: «venite, prendete, imparate», ai quali sono associate
due proposizioni al futuro e una motivazione finale, 1 1 ,28-30. Queste
tre composizioni formano delle piccole unità letterarie· ben salde gra
zie al parallelismo delle espressioni e alla ripresa dei termini chiave. In
uno schema essenziale si può visualizzare la struttura cosi:
che è il Signore del cielo e della terra, 1 1 25b Nella terza strofa la sim
, .
metria delle frasi è ancora più marcata e regolare. Risalta infatti la du
plice ripresa del termine «giogo» e <<riposo» , nonché la corrisponden
za tra quelli che sono «affaticati e sovraccaricath), gr. pephortismènoi,
e la motivazione finale: «il mio giogo infatti è dolce e il mio carico, gr.
phortìon, leggero», 1 1 ,30. Si può intravedere anche una certa connes
sione tematica tra questi destinatari dell'invito-promessa e quelli della
rivelazione del Padre, chiamati i «piccoli » . Questo vocabolo a sua vol
ta evoca le connotazioni del maestro che invita gli «affaticati» ad im
parare da lui che è «mite e umile di cuore». Da queste connessioni più
o meno esplicite tra le varie sezioni è difficile negare all'attuale com
posizione di Matteo un'unità letteraria e tematica. Quest'ultima si svi
luppa in modo coerente nelle tre sezioni: Gesù ringrazia il Padre per
ché ha scelto gratuitamente i «piccoli>> come destinatari della rivela
zione, 1 1 ,25-26; quindi lui, il Figlio, si presenta come il rivelatore per
ché è stato autorizzato dal Padre in forza della sua relazione unica ed
esclusiva, 1 1 ,27; perciò rivolge l'invito a tutti quelli che sono «affatica
ti e sovraccarichi» perché al suo seguito e alla sua scuola possano rag
giungere la liberazione e la pace, 1 1 ,28-30.
Più difficile è invece determinare l'unità originaria della tradizione che
sta alla base del testo attuale di Matteo. Dato che la sentenza finale di
Mt 1 1 ,28-30, manca in Luca, ed è riferita in modo autonomo dal van
gelo di Tommaso, lògion 90, è probabile che essa non appartenesse al
nucleo originario, ma vi sia stata aggiunta da Matteo. Ancora più di
scusso è il problema dell'autenticità dei tre lògia finali: risalgono a Ge
sù o sono un prodotto della prima comunità cristiana? Dal momento
che nelle tre sentenze si avverte l'i nflusso del vocabolario e delle con
cezioni sapienziali e apocalittiche, si deve ricercare nell'ambiente bi
blico-giudaico il contesto culturale della loro formulazione e trasmis
sione2.
Questo fatto è compatibile con l'ipotesi di una riflessione cristiana sul
la base di alcuni lògia che potrebbero risalire nella loro sostanza a Ge
sù di Nazaret, il quale si presenta nei rapporti con Dio come il «figlio»
e nei rapporti con i discepoli come il «maestro» .
3 Cfr. SI 75,2 (LXX) ; 2Sm 22,50; Sl 9, 1 ; 1 1 0, 1 ; 1 37, 1 .4; Sir 5 1 1 ; Dn 2,23. L'espressione
,
«Signore del cielo e della terra», assente dalla Bibbia, è mutuata dai formulari delle
preghiere giudaiche.
4 La sapienza rivela i suoi segreti al discepolo fedele, Sir 4, 1 8, e la rivelazione dei «mi
steri>> di Dio è fatta a Daniele e compagni e non ai «saggi» di Babilonia, Dn 2, 1 49;
part. Dn 2,27-30. Ma Daniele «benedice>> Dio che concede la sapienza ai «saggi» e agli
, -
«intelligenti» il sapere. Invece l'invito di Sir 5 1 ,23 si rivolge a quelli che sono «Senza
istruzione», perché alla sua scuola imparino la sapienza; cfr. Pr 1 ,4; 8,5.
Matteo 1 1 ,25-30 276
5 La densità cristologica del testo di Mt 1 1 ,27, par. ha fatto sorgere delle riserve da par
te degli studiosi circa la sua autenticità gesuana: sarebbe una sentenza nella quale la
comunità primitiva esprime la sua fiducia in Cristo, Figlio unico di Dio; J. Jeremias,
Teologia del N. T. l. La predicazione di Gesù, 70-76, difende l'autenticità di questo lò
gion sottolineandone il carattere e la struttura semitizzanti e lo stile «parabolico-com
parativo>> della proposizione sulla conoscenza reciproca del Padre e Figlio che sareb
be da tradurre così: «Solo un padre conosce un figlio e solo un figlio suo padre». L'uso
assoluto di « il figlio» potrebbe risalire ad uno strato arcaico della tradizione, e in ulti-
277 Matteo 1 1 ,25-30
Solo Matteo riporta queste sentenze che sono un'eco delle beatitudini
iniziali rivolte ai «poveri» , ai quali è promesso il regno dei cieli. Esse
sono una specie di commento all a presentazione del Figlio, rivelatore,
e dei destinatari della rivelazione fatta nei versi precedenti. Ora, il Fi
glio, l'unico pienamente autorizzato e abilitato alla rivelazione del Pa
dre e del suo progetto salvifico, rivolge l'invito a tutti quelli che sono
«affaticati e sovraccaricati» perché si accostino a lui, vengano alla sua
scuola per imparare da lui che è mite e umile di cuore. A questi disce
poli egli promette il riposo, la pace e liberazione definitiva perché il
suo giogo non è oppressivo e duro. Il vocabolario e l immagine di que '
ge. Infatti gli scribi e farisei che interp retano in modo autorevole la
,
ce e il suo carico leggero non perché egli ha fatto lo sconto sulle esi
genze della volontà di Dio, ma perché ha tolte le incrostazioni legali
stiche degli scribi e dei farisei e ne ha rivelato il nucleo originario ed
essenziale, cfr. Mt 23,23. In poche parole fare la volontà di Dio non è
ma analisi alla coscienza che Gesù ha nei confronti di Dio, chiamato Abbd, «padre
mio».
6 I vocaboli kopiàn, «faticare», euriskein, «trovare» , anàpausis, « riposo», zygos «giogo»,
si ritrovano in Sir 5 1 ,23-30; cfr. Sir 6,23-3 1 ; l'invito della sapienza «venite a me>>, si tro
va in Sir 24, 1 8; 5 1 ,23; Pr 8, 1 - 1 1 .
7 Il «giogo» rappresenta l'alleanza e la legge del Signore, Gr 2,20; 5,5; la sapienza, iden
tificata con i comandamenti e la legge di Mosè, Sir 5 1 ,26 (6,37; 24,22); 6,24; nella tra
dizione giudaica il «giogo» è la toràh e i comandamenti, Aboth III, 5; Ber. II, 2; Sanh.
94b.
8 D «riposo», gr. anàpausis, eh. menu}Jah, ccpace», è la felicità messianica promessa e
donata da Dio ( «trovata») Gr 6, 16; 3 1 ,25; nei testi sapienziali è la gioia e felicità pro
messa ai discepoli dalla sapienza, Sir 6,28; 24, 1 9.
Matteo 1 2, 1 -8 278