καθὼς καὶ ὁ Χριστὸς προσελάβετο ὑμᾶς. L’avverbio καθὼς si discute se abbia un valore causale oppure
comparativo. L’aspetto del modello scaturisce da quanto verrà detto al v. 8. L’aoristo προσελάβετο denota un
aspetto ripetitivo, unico e puntuale,8rimanda non al battesimo, bensì al Calvario. Il punto non è
semplicemente per confermare la tensione tra il debole e il forte, si tratti dal rapporto tra giudeo e gentile;
comunque, descriverebbe la situazione ibrida della comunità.9
εἰς δόξαν τοῦ θεοῦ. La proposizione ha una tonalità liturgica (1Cor 10, 31; 2Cor 4, 15), letteraria e
sintatticamente ha la forma di un’acclamazione. L’accogliere cristiano è quello che glorifica Dio e così
qualifica la precedente frase subordinata.
15, 8 λέγω γὰρ Χριστὸν διάκονον γεγενῆσθαι περιτομῆς. Con l’incipit λέγω γὰρ introduce una solenne
dichiarazione dottrinale, vuole designare un’affermazione rilevante e con il γὰρ offre la ragione
sull’accogliersi vicendevolmente. L’espressione διάκονον è interpretata in senso metaforico, di fatto il testo
non chiarisce, forse si applica a Cristo? solitamente si applica al servizio missionario (11, 13; 1Cor 3, 5; 2Cor
1
PULCINELLI, G., Lettera ai Romani (Nuova versione della Bibbia dai testi antichi 42; San Paolo 2014) 119-202.
2
MARSHALL, H; HAGNER, D. A., The Epistle of the Romans (The New International Greek Testament
Commentary) 1014-1016.
3
SIMON, L., L’epistola di Paolo ai Romani ( Commentari biblici; Brescia 2004) 708-716.
4
GRANADOS, Juan, Why Do You Judge Your Brother? The Rhetorical Function of Apostrophizing in Rom 14:1–15:13
(AnBibSt 15; Roma: Pontifical Biblical Institute, 2020) 148-167.
5
FITZMYER, J. A., Romans. A New Translation with Introduction and Commentary (The Anchor Bible 33; New
York, Doubleday 1993) 686-708; - Lettera ai Romani. Commentario critico-teologico (Religione; Casale Monferrato,
AL, Piemme 1999) 833-834.
6
PÉREZ M, S., Romanos (Comentario exegético al texto griego del Nuevo Testamento; Barcelona 2011) 1042-1051.
7
SANTAMARÍA, X, A., Carta a los Romanos (Guías de lectura del Nuevo Testamento 6; Navarra 2012) 332-335.
8
PENNA, R., Lettera ai Romani (12-16). Versione e commento III (SOCr; Bologna 2008) 217-231.
9
DUNN, J. D. G., Romans 9-16 (Word Biblical Commentary; Dallas TX 1988) 844-851.
1
3, 6); invece in Gal 2,17 nega che egli (Cristo) sia servitore del peccato.10 In tutto questo, il senso basilare di
diacono è quello di intermediario. Il perfetto γεγενῆσθαι (inf pf m-p) rimarca che questa funzione ancora
continua, è in senso durativo. Impiega περιτομῆς con significato astratto per determinare la comunità dei
circoncisi.
ὑπὲρ ἀληθείας θεοῦ, εἰς τὸ βεβαιῶσαι τὰς ἐπαγγελίας τῶν πατέρων. Il sintagma ἀληθείας θεοῦ ribadisce il
motivo per affermare la “fedeltà di Dio” (vedi Mi 7,20; Salmo 89 (88),3) ai giudei. Nella LXX il termine
ἀλήθεια traduce `êmet, cha ha senso di “fedeltà”, “veracità.” βεβαιῶσαι ha il significato di garantire,
confermare. L’articolo infinito in accusativo εἰς τὸ + infinitivo può esprimere proposito oppure risultato. τὰς
ἐπαγγελίας τῶν πατέρων: molti interpretano che questa promessa si riferisca specialmente a quella fatta ad
Abramo (Gal 3, 8).
15, 9 τὰ δὲ ἔθνη ὑπὲρ ἐλέους δοξάσαι τὸν θεόν. Il soggetto della frase non è più Cristo, ma sono i gentili. La
particella δὲ non ha valore avversativo, ma an additive relation, con cui fa una dichiarazione nuova in vista
di una risultante logica e necessaria. Il sintagma ὑπὲρ ἐλέους integra e spiega ὑπὲρ ἀληθείας θεοῦ. Adesso
Paolo riconosce negli ἔθνη il controcanto della περιτομή. Le quattro citazioni bibliche seguenti confermano a
proposito dei gentili (9b-11). Sembra che δοξάσαι, glorificare, sia parallela a βεβαιῶσαι, confermare. Il
problema di come relazionare questa clausola sintatticamente al v. 8 non è stato risolto.
καθὼς γέγραπται. Introduce una catena di citazioni dell'AT, come in 3, 10 e 11, 8. La formula “come sta
scritto” riporta un testo tratto dal Sal 17, 50 (LXX), come pure anche in 2Sam 22,50 (“Cantico di Davide”).
La prima persona non indica Paolo stesso, ma è il cantore del salmo, che garantisce l’appoggio scritturistico.
Un indizio della giustificazione per la fede (Kasemann).
διὰ τοῦτο ἐξομολογήσομαί σοι ἐν ἔθνεσιν καὶ τῷ ὀνόματί σου ψαλῶ. Il passaggio è letto messianicamente. È
composto da due frasi sinonimiche: διὰ τοῦτο ἐξομολογήσομαί σοι ἐν ἔθνεσιν e καὶ τῷ ὀνόματί σου ψαλῶ.
Diverge soltanto per l'ammissione κύριος dopo ἔθνεσιν tra la prima e la seconda frase (Vorlage) ;
l’omissione rimane oscura, forse per evitare di confondere il Tetragrammaton con il Cristo esaltato (Koch)11.
Il motivo dell’esultanza è presupposto nel costrutto causale διὰ τοῦτο. Per Paolo le genti diventano il
soggetto stesso della celebrazione. Allora se ἐν ἔθνεσιν va preso nel senso di includere insieme giudeo e
gentile, questa prima citazione serve come guida (Uberschrift) per la completa catena.
15, 10 καὶ πάλιν λέγει. Occorre frequentemente in una serie connettendo idee quando sono similari e serve
come introduzione del versetto preso dal Dt 32, 43. Il soggetto di λέγει è sottinteso la Scrittura, Dio o la
legge? Probabilmente va con γραφή (4, 3; 9, 17; 10, 11; 11, 2).
εὐφράνθητε, ἔθνη, μετὰ τοῦ λαοῦ αὐτοῦ. Questa seconda citazione è un invito a rallegrarsi. L’apostolo
menziona il “Cantico di Mosè”, in Dt 32, 43 e lo utilizza come annuncio di una lode divina nella quale le
nazioni verranno ad associarsi al popolo di Dio, la citazione è diversa fra la LXX e il TM. Mette la metafora
di una gioiosa comunanza corale. Nel TM è molto più ostile riguardo ai pagani, per questo Paolo sviluppa il
senso universalistico in base alla LXX.
15, 11 καὶ πάλιν· αἰνεῖτε, πάντα τὰ ἔθνη, τὸν κύριον. È preso dal Sal 116, 1 (TM 117, 1), un testo
leggermente modificato perché anticipa il vocativo πάντα τὰ ἔθνη e sposta τὸν κύριον alla fine della prima
frase. Amplifica il pensiero che tanto i gentili come i giudei raggiungeranno la salvezza.
10
COLLINS, J. N., Diakonia. Re-interpreting the Ancient Sources. (New York and Oxford: Oxford University 1990)
227-228.
11
STANLEY, C. D., Paul and the Language of Scripture. Citation Technique in the Pauline Epistles and Contemporary
Literature (SNTSMS 74; Cambridge: Cambridge University Press 1992) 179–83.
2
καὶ ἐπαινεσάτωσαν αὐτὸν πάντες οἱ λαοί. Paolo trova l’annuncio della lode universale, senza distinzione
etniche. Così rimarca il tema centrale del suo pensiero che riguarda la lode offerta a Dio dai gentili. Tutti
sono convocati (οἱ λαοί). In alcuni testimoni testuali ἐπαινεσάτωσαν è sostituito dalla seconda plurale.
15, 12 καὶ πάλιν Ἠσαΐας λέγει. Dopo essersi appellato ai salmi e alla Legge, porta l’attenzione sui i profeti.
Unico dei quattro testi introdotto con il nome personale del suo autore (Ἠσαΐας), rileva la sua importanza
profetica. Qui viene il climax di tutta la catena perché conclude con l’uso del suo profeta favorito.
ἔσται ἡ ῥίζα τοῦ Ἰεσσαὶ καὶ ὁ ἀνιστάμενος ἄρχειν ἐθνῶν. Accosta la catena biblica e ricorre a Is 11, 1,
l’annuncio di un monarca discendente di Davide, figlio di Jesse; dalla LXX sopprime soltanto il καὶ
dell’inizio e “in quel giorno” perché potrebbe diventare inadeguato nel contesto. La formula ἡ ῥίζα τοῦ
Ἰεσσαὶ è per riferirsi al Messia e quindi associa il testo a Gesù, discendete di Davide (Rm 1, 3). Rimarca
nello spirito del contesto, che la redenzione, senza escludere i giudei (v. 8), si estende anche ai gentili.
ἐπ᾽ αὐτῷ ἔθνη ἐλπιοῦσιν. Prende il tema della speranza messianica sulla prospettiva di un vincolo dei gentili
con il Messia.12
15, 13 Ὁ δὲ θεὸς τῆς ἐλπίδος. Il linguaggio è solenne è persino sovraccarico. Così ricapitola le sezioni
dell’esposizione precedente. Riprende il lessico della speranza. Congiunge la pericope e tutta la sezione
parenetica sui deboli e i forti con un augurio-preghiera. τῆς ἐλπίδος può intendersi come genitivo di origine
oppure oggettivo (Simon) o di specificazione (Penna).
πληρώσαι ὑμᾶς πάσης χαρᾶς καὶ εἰρήνης ἐν τῷ πιστεύειν. Il concetto di pienezza unito all’aggettivo
distributivo “ogni” esprime una dimensione di completezza, di totalità, quasi di saturazione. χαρᾶς καὶ
εἰρήνης, due beni insieme, esprimono quanto di meglio l’uomo possa desiderare.
εἰς τὸ περισσεύειν ὑμᾶς ἐν τῇ ἐλπίδι ἐν δυνάμει πνεύματος ἁγίου. “Abbondare nella speranza” equivale alla
apertura e disponibilità nei confronti di Dio e del futuro. Come in 14, 17 e 15, 16 la preposizione ἐν può
essere locativo o strumentale. Di fatto, δύναμις, πνεῦμα, χάρις tutto super posiziona sostanzialmente nel
significato dato da Paolo.
Conclusione
Paolo con le istruzioni vuole ristabilire la concordia e il rispetto tra i due gruppi cristiani, giudei
convertiti e pagano-cristiani, che compongono la comunità. Cita una catena scritturística a sostegno delle
proprie argomentazioni. Perciò colloca il problema su un terreno più generale: quello del tema giudei-gentili
trattato nel resto della lettera. L’apostolo invita all’unità e all’armonia basata sul modello che è Cristo. La
sezione intera è un’esortazione concernente la tolleranza nella vita comune. 13Riassume i grandi trattati della
lettera e evidenzia quello precedente riguardo alle differenze che dividono i credenti.14 L’esegesi ha
dimostrato la funzione della catena di citazione per confermare la chiamata alla glorificazione per Cristo,
esprimendo così un nuovo contenuto cristologico mediante la Scrittura. Infatti, Rm 15, 7-13 fa parte di una
retorica inclusiva e istruttiva con cui argomenta il suo discorso. La sua costruzione è di una comunionale
implicazione (“noi”) per la comprensione cristiana della fede. Finalmente, usa una descrizione particolare
“deboli” e “forti” (apostrofassi) identificando i gruppi etnici affinché possa avere un linguaggio inclusivo per
la edificazione di tutti.
12
CHAE, J-S., Paul as Apostle to the Gentiles (Paternoster Biblical and theological monographs; Carlisle 1997) 65.
13
LONGENECKER, R. N., The Epistle to the Romans (The International Greek Testament Commentary; Michigan
2016) 428-433.
14
PITTA, A., “I forti e i deboli nella comunità di Roma” (Rom 14,1-15,13)”, RivBib 50 (2002) 401-419.