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I. LESSICO
Lettura: Irénée Hausherr, Padre, dimmi una parola (pp.1- 43)

1. Padre
LA SCRITTURA

ABBÀ - Il fatto di attribuire a Dio l’appellativo di «Padre» non è, strettamente


parlando, di origine cristiana. Esso era largamente diffuso anche presso le religioni
dell’antico Oriente e aveva, in particolare, una duplice funzione: garantire alle diverse
famiglie un albero genealogico che risalisse a un capostipite divino e dare alla stessa
religione un carattere più umano, più intimo. Non è perciò raro il caso di trovare déi
estremamente benevoli e inclini a una tenerezza quasi materna.
1. ANTICO TESTAMENTO.

— Nell’AT il termine lo si trova piuttosto raramente. Appare infatti solo una


quindicina di volte e riguarda, in linea di massima, due concetti abbastanza
contrapposti: da una parte sta a indicare la sovrana autorità di Dio (Dt 32, 6; Ml
2,10); dall’altra, la sua misericordia.
Significativo, a quest’ultimo proposito, è ciò che si legge nel Salmo 103: «Benedici
il Signore, anima mia, non dimenticare i suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue malattie, salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di
misericordia. Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su
quanti lo temono. Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di
quanti lo temono» (vv. 3-4.11.13; cf. Sal 68, 6).
Nell’ambito della paternità di Dio, Israele occupa un posto di privilegio. Esso è il
figlio prediletto, il figlio del cuore e Geremia lo mette bene in risalto quando scrive:
«Essi erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni; li condurrò a fiumi
d’acqua per una strada diritta in cui non inciamperanno; perché io sono un padre per
Israele, Efraim è il mio primogenito» (Ger 31, 9; cf, Di 14, 1-2; Es 4, 22).
Religioni pagane fondano il concetto dalla paternità sul mito, invece Israele il
concetto della primogenitura su un’esperienza storica ben definita che, iniziata con
ABRAMO, si snoda successivamente, nel quadro dell’esodo, verso il futuro
messianico. Questa esperienza storica non è tuttavia sufficiente a qualificare, in tutta
la sua religiosa portata, la primogenitura d’Israele. Essa esige da parte del popolo un
comportamento adeguato. Per questo gli autori sacri rimproverano spesso alla
nazione giudaica d’essere infedele nei confronti della paternità divina e non esitano a
ripetere con il Deuteronomio: «Cosi ripaghi il Signore, o popolo stolto e
imprudente? Non è lui il padre che ti ha creato, che ti ha fatto e ti ha costituito?» (Dt
32, 6; cf. Ger 3, 4-5.19.20).
Un altro elemento caratterizzante dei rapporti fra il popolo e la paternità di Dio è
determinato dall’appello alla misericordia e dal conseguente perdono. È quindi
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legittima la preghiera d’Isaia: «Guarda dal cielo e osserva dalla tua dimora santa e
gloriosa. Dove sono il tuo zelo e la tua potenza, il fremito della tua tenerezza e la tua
misericordia? Non forzarti all’insensibilità perché tu sei nostro padre, poiché
Abramo non ci riconosce e Israele non si ricorda di noi. Tu, Signore, tu sei nostro
padre, da sempre ti chiami nostro redentore» (Is 63, 15-16; cf. Is 64, 7-8; Os 11, 3-8;
Ger 31, 9.20).
2. VANGELI.
- Il termine «Padre» è messo in bocca a Gesù 170 volte dagli evangelisti.
Precisamente: 4 volte da Marco, 15 da Luca, 42 da Matteo, 109 da Giovanni.
Tenendo presenti queste constatazioni, si può dedurre che originariamente l’uso di
chiamare Dio con il nome di «Padre» è piuttosto raro e che esso si diffonde con
l’espansione progressiva del cristianesimo. In 1. Marco, il più antico dei vangeli
SINOTTICI, il vocabolo è cosi pressoché inesistente; in 4. Giovanni invece, l’ultimo
degli evangelisti in ordine di tempo, diventa sinonimo di «Dio»

3. DIO-PADRE NEI «LOGHIA» DI GESÙ.

Nel chiamare Dio con l’appellativo di «Padre», Gesù usa una triplice formula: a) il Padre

la più ricca di significato religioso


. Sta infatti a indicare, come suggerisce
Mt
11, 27, la funzione rivelatrice di Cristo in ordine a Dio e ag
«
Tutto mi è stato dato dal Padre mio nessuno conosce il Fi
»
. Solo Gesù conosce i misteri divini ed è quindi sol

4. DIO-PADRE NELLE PREGHIERE DI GESÙ.

- Nel rivolgersi a Dio attraverso la preghiera, Gesù ha usato certamente il termine


aramaico «Abbà» (Padre-Padre mio), un termine che non ha paralleli letterari negli
scritti veterotestamentari o giudaici anteriori. Si tratta dunque di un tipo nuovo di
preghiera.
Prima di Gesù, nessun ebreo si era mai azzardato a invocare Dio servendosi del
termine «Abbà», in quanto esso si riferiva originariamente al modo di chiamare il
padre da parte dei bambini. Sarebbe stato indecoroso trasferirlo nel campo dei
rapporti con il Signore. Opponendosi a questa usanza, Gesù ne fa invece
3

l’appellativo qualificante della propria preghiera, e attraverso il suo esempio, della


preghiera di tutta la comunità cristiana. Vi inserisce così una nota di totale fiducia.
D’ora in poi, chi si accosta a Dio è tenuto ad assumere l’atteggiamento che prende
un bimbo nei confronti del proprio padre, ad aprire il suo cuore senza inutili timori e
a creare un clima di dolce intimità, di completa sottomissione.
Altro rilievo da fare. Quando Gesù prega, non dice mai: «Padre nostro», Il suo
rapporto con Dio ha il carattere della singolarità. È un rapporto tutto suo e di nessun
altro. Non è, comunque, il caso di insistere eccessivamente su questa differenza.
Insegnando la grande preghiera del «Pater» (—» PADRE NOSTRO), Gesù vuole
rendere partecipi i suoi discepoli di tutta la ricchezza interiore che si nasconde in lui
come Figlio di Dio, trasfondere in loro la coscienza d’essere figli nel Figlio e
suscitare la stessa intensità di affetti che caratterizza la sua preghiera.
Pienamente consapevole di questa nuova realtà che si viene a stabilire tra gli
uomini con la preghiera di Cristo, la Chiesa primitiva sente, quasi per istinto, il
dovere di approfondire anche i contenuti espressi dal «Pater» e san Paolo può così
affermare: «Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di
Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma
avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: “Abbà,
Padre!’’» (Rm 8, 14-15); «E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato
nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più
schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio» (Gal 4, 6; cf. 2
Cor 6, 18).
5. PREGHIERA QUOTIDIANA DI GESÙ E DELLA CHIESA PRIMITIVA.

- Ai tempi di Gestì la preghiera è saldamente radicata nella pietà religiosa del popolo
ebraico ed è per di più soggetta a norme ben definite. L’uomo viene educato a
pregare fin dalla prima giovinezza ed è tenuto a rivolgersi a Dio tre volte al giorno:
al mattino, al pomeriggio e la sera. Per quanto riguarda la preghiera di Gesù, le
notizie sono piuttosto' vaghe, anche se non mancano riferimenti a preghiere
particolari (cf. Mt II, 25-26; Mc 14, 36; Gv 11, 41-42; 12, 27-28; c. 17). Gli
evangelisti preferiscono, d’altra parte, richiamare l’attenzione dei lettori più sul
clima spirituale in cui si raccoglie Gesù per pregare, che sulle formule da lui usate.
Sappiamo cosi che egli gradisce rivolgersi al Padre in luoghi deserti, solitari (cf. Mc
1, 35; 6, 46; Mt 14, 13; Lc 3, 21; 5, 16; 9, 18.28-29) e, possibilmente, durante la
quiete della notte. In questa luce è significativo ciò che scrivono Marco e Luca: «Al
mattino si alzò quando era ancora buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e
là pregava» (Mc 1, 35); «In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e
passò la notte in orazione» (Lc 6, 12).
Altro elemento importante da rilevare nella preghiera di Gesù è la lingua da lui
adoperata per rivolgersi al Padre. Come è già stato notato, egli si è servito
certamente dell’aramaico; della lingua, cioè, comune, propria del popolo. E questo,
allo scopo di inserire la preghiera del «Pater» nella sfera del vivere quotidiano e
creare la coscienza che i rapporti con Dio debbono ispirarsi a sentimenti filiali, a un
4

contatto diretto e immediato.


Sull’esempio di Gesù, anche la Chiesa apostolica si abitua piuttosto presto a
pregare Dio con la recita del «Pater» e, probabilmente, almeno tre volte al giorno
(Didachè, 8, 3). È, comunque, ragionevole pensare che, al di fuori di ogni ufficialità,
i cristiani del primo secolo recitino il «Pater» più spesso, obbedendo cosi all’invito
di Paolo: «Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella
preghiera» (Rm 12, 12); «Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo
grazie» (Col 4, 2). Preghiera dunque incessante quella di Gesù e delia comunità
primitiva. Ma preghiera soprattutto nuova. E la novità si concentra su una sola
parola: «Abbà, Padre!»1.

Paternità:
Espressioni che sono collegate con Paternità spirituale.
Il direttore spirituale è stato designato in Oriente in diversi modi, secondo i diversi
aspetti della sua funzione:
geron - anziano
meizoteros – mezza età
presbyteros - sacerdote
didascalos – quello che insegna-maestro
paidagogós - quello che insegna
diorthotes - quello che corregge (lo hanno portato 4).
aleiptes - quello che facilita
prostates - il superiore
ephestos – quello che sta sopra
epistates - l’imperatore in campo ecclesiale

Di tutti questi nomi, il più importante, il più frequente, l'unico che dice tutto ed
evidenzia l'essenziale, è quello di “padre”, con o senza il qualificatore di spirituale.
Padre spirituale non significa semplicemente direttore della vita spirituale.
L'espressione direzione spirituale non è sufficiente quando si tratta dell'Oriente
cristiano2.

Le caratteristiche della paternità autentica.


1. Dolori del parto
«Prova di nuovo per essi i dolori del parto sino a che Cristo sia formato in essi»
(Galati 4, 19). La fecondità spirituale non è senza dolore. La Chiesa nacque sul
Calvario.
1
V Pasquetto, “Abbà” in Dizionario enciclopedico di Spiritualità/I, a cura di Ermanno Ancilli e del Pontificio Istituto
di Spiritualità del Teresianum, Roma 1990, 1
2
DSp. II. 100 8-1009
5

2. Purezza del cuore.


Evagrio: Trattato pratico:
La conoscenza spirituale non ha bisogno di un’anima versata nella dialettica, ma ha
bisogno degli occhi della fede – la visione interiore. La dialettica, viene data anche
alle anime impure, ma il visone solo a quelle pure”.
- battaglia interiore contro i vizi – polvere dal campo.
3.Scienza infusa
“Ben lungi dal considerare i padri del deserto inferiori ai grandi gerarchi a causa
della loro mancanza di cultura, essi vengono talora considerati superiori. Occorre
salmodiare, dice un anziano, comprendendo i salmi «non alla maniera d’un esegeta
quale Basilio o Giovanni (Crisostomo), ma spiritualmente, secondo l’interpretazione
dei padri, cioè applicando tutti i salmi alla propria vita, opere e passioni» 3.
- Abba Arsenio – “come mai, che lei che possiede la scienza greca e latina

4. Memorizzare i testi: - Prassi di imparare a memoria in monasteri – T. Stud.


Serafin di Sarov – a memoria tutta la scrittura
Antireticos -

5. Crea famiglia spirituale:


Apoftegma di Arsenio che - verso la fine del decimo secolo - entra nel monastero di
San Mamas a Costantinopoli. Un giorno sua madre si presenta alla porta per vederlo;
questa è l’occasione della solenne (secondo noi troppo solenne) dichiarazione
seguente: «Io sono morto al mondo ormai; come potrei rivolgermi indietro? Come
potrei rivedere colei che m’ha generato nella carne? Ho un padre secondo lo spirito,
da cui ricevo ogni giorno il latte purissimo della grazia divina, voglio dire il padre
mio in Dio. Egli è anche mia madre perché m’ha generato nello spirito.

6. Partecipazione
- «Non date ad alcuno quaggiù il nome di Padre, poiché avete un solo Padre, quello
che è nei cieli» (Mt 23,9)
3×unico
1.unico - Padre Abate merita rispetto, perché tramite esso si onora un’unica paternità
divina.
2.unico buono: - Egli rispose: “Perché mi chiedi su ciò che è buono? Uno solo è
buono”. (Mt 19,17)
- la bontà canta la lode dell’Unica Sorgente di ogni bontà. È da Dio Padre che
3
Irénée Hausherr, Padre, dimmi una parola, Roma 1955, p.2
6

discende ogni paternità o maternità, ed è Dio Padre che glorifica.


3.unica luce: “Ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre della luce”
(Giacomo 1,17)
7. Comportamento filiale
Gregorio di Nissa: - Quando noi ci avviciniamo a Dio, esaminiamo anzitutto la
nostra vita; poi potremmo avere il coraggio di pronunciare questa parola “ABBA”,
perché colui che ci ha prescritto di chiamarlo Padre non ci permette di dire bugia
- la preghiera “Padre nostro” dovrebbe essere la regola della nostra vita, perché la
preghiera è vana se la vita non è in armonia con essa.
8. Regola benedettina:
«L’Abate degno di governare un monastero:
(1) Deve ricordarsi sempre del nome che gli viene dato e far corrispondere il suo
agire al titolo proprio del superiore.
(2) Dovrebbe imitare Cristo; poiché viene chiamato con l’appellativo proprio di lui.
(3) Figlio adottivo secondo le parole di Paolo: Avete ricevuto uno spirito da figli
adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abba, Padre» (Rom 8, 15)

2. Spirituale: senso

1. La Scrittura
Oltre a quelli che abbiamo già citato, il passo che gli spirituali faranno valere più
volentieri è Mt 10,20: «Non siete voi che parlate, ma è lo Spirito del Padre vostro
che parla in voi». Luca 10,16 «Chi ascolta voi, ascolta me”

2. Qualità spirituale di Abba – igumeno

«Per quanto possiamo vedere, i capi della comunità non esercitano in alcun luogo
una cura d’anime individuale...». La grande preoccupazione è la santità della
comunità nel suo insieme.4

3. La carità

Caratteristica pratica dell’uomo spirituale. Sant’Ireneo aggiunge un capitolo per


dimostrare «che la Chiesa non solamente ha la carità, ma che lo spirito di Dio poggia
su di essa». La prova della carità perfetta è il martirio, e questo non è concepibile
4
Irénée Hausherr, Padre, dimmi una parola, Roma 1955, p.27
7

senza la presenza dello Spirito. C’è proprio un’autentica gnosi di Dio ed è quella
dell’Apostolo; essa differisce essenzialmente da quella che gonfia, che fa decadere
dalla carità, e che ispira ai suoi possessori la pretesa d’essere perfetti. Vale di più,
essere poco istruito, ed andare verso l’unione con Dio mediante la carità che essere
istruito e allontanarsi da lui5.

4. Corpo e anima

Platone - la filosofia è educazione alla morte, perché il corpo (sòma) è tomba (sèma)
dell’anima (corpo come fango). Con l’ascesi bisogna combattere contro il corpo per
far vincere lo spirito.
Sant’Ireneo: Ciò che è forte vincerà su ciò che è debole. Talmente l’infermità della
carne sarà assorbita nella forza dello Spirito, che un tal uomo non sarà più carnale ma
spirituale a causa della comunione con lo Spirito6. (virtù, vizzi)
5. La profezia

(1 Corinzi 12:7-11) E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito


per l'utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a
un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; uno il potere
dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli
spiriti; (1 Corinzi 12:7-11)
(1Corinzi 14:1) Ricercate la carità. Aspirate pure anche ai doni dello Spirito,
soprattutto alla profezia.
Sant’Ireneo; tra essi, il più importante è, come per l’Apostolo, la profezia7. «Abbiamo
inteso molti fratelli nella Chiesa, che avevano dei carismi profetici, che parlavano,
per mezzo dello Spirito, in tutte le lingue, manifestavano i segreti dei cuori umani per
l’utilità comune”. Tale dono gratuito di Dio8, sotto i suoi due aspetti:
Conoscenza dei misteri di Dio (che si chiamerà teologia), e scrutamento dei cuori
(cardiognosia),

6. Trapiantati nel paradiso di Dio.

(Giovanni 15, 5) “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, porta
molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”.
Sant’Ireneo: «Allo stesso modo che l’olivo selvatico diviene produttivo grazie
all’innesto, così gli uomini, ricevono lo Spirito di Dio, e ne producono i frutti,
diventeranno spirituali se sono innesti a Cristo».

7. Spirituale – curioso, entusiasta

5
Irénée Hausherr, Padre, dimmi una parola, Roma 1955, p.28
6
Irénée Hausherr, Padre, dimmi una parola, Roma 1955, p.28
7
Cfr. 1 Cor 14,1 ss.
8
Cfr. ibid, I, 7, 3; op. cit., t. 1, p. 120.
8

Occhi della fede – occhi curiosi, taumaturgi, volgari


Il combattimento contro il montanismo9 ha purificato il concetto di spirituale da
quell’elemento entusiasta, l’estasi. Il termine "entusiasmo" sconfitta del montanismo
fu proprio il motivo per cui il termine "entusiasmo" fu usato in primo luogo. La
sconfitta del montanismo ha purificato il concetto di "spirituale" da elemento di
entusiastico e l'estasi.
Già Ireneo metteva in guardia contro un integrismo che rischiava di escludere la
profezia dalla Chiesa con la giustificazione di eliminare la pseudo-profezia. Questo
pericolo è stato evitato. “la profezia fu d'ora in poi profetizzata senza estasi”.
Uno studio attento mostra che la fede nei doni spirituali si è rafforzata, anche se i
carismi straordinari sembrano diventare più rari. Bisogna distinguere la spiritualità
essenziale e le sue manifestazioni secondarie.
Padre spirituale non presta tanta attenzione alla ricerca fama miraculorum.
Giovanni di Apamea (305 – 395): la taumaturgia, per lui, è opera non della
spiritualità, ma dello "psicologia".
- pleroforia – pienezza della fede.

9
Esagerazione della presenza di Spirito Santo. Tutto fa lui.

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