RISCATTO E REDENZIONE:
Il rapporto tra nella lettera ai Romani e di
Mc 10,45.
INTRODUZIONE ................................................................................... 3
CONCLUSIONI .................................................................................... 27
BIBLIOGRAFIA .................................................................................... 30
3
INTRODUZIONE
1
Questo titolo cristologico, che con grande probabilit risale al Ges storico, stato
molto discusso quanto allorigine e interpretazione. Qui basta dire che per la prima comunit
un titolo centrale, usato 11 volte in Q, in modo che Ges presentato come molto pi di un
profeta. Cfr. R. PENNA, I ritratti originali di Ges il Cristo, vol.I, San Paolo, Cinisello Balsamo
2010, 139-149.
2
Il materiale di At 2-5 ritenuto dalla maggior parte degli studiosi come essere di
redazione lucana, pur conservando tradizioni arcaiche legate alla chiesa di Gerusalemme. Cfr.
R. PENNA, I ritratti originali di Ges il Cristo, vol.2, San Paolo, Cinisello Balsamo 2011, 45.
4
della sua opera, vero filo rosso che accompagna lo svelarsi della trama. Allora
che senso dato in Marco alla croce? Il triplice annuncio della passione (Mc
8,31-33; 9,30-32; 10,32-34) descrive lavvenimento prossimo, ma non spiega il
perch Ges si consegnava. Tutto sembra inquadrarsi in qualche modo in un
piano pi ampio: il iglio delluomo doveva () molto soffrire (Mc 8,31),
compiendo quanto detto nelle Scritture, ma con quale scopo?
La prima indicazione pi esplicita del senso della morte viene in seguito:
l iglio delluomo infatti non venuto per essere servito, ma per servire e dare
la propria vita in riscatto per molti (Mc 10,45). Lultima parte del versetto per
problematica; sembra staccata dal contesto (che parlava del servizio dei capi
della comunit, come si vedr) e spiega la morte come un riscatto (),
parola che nel Nuovo Testamento compare solo qui e nel brano parallelo di
Matteo (Mt 20,28).
Per spiegare questa parola sorge una possibilit illuminante: un termine
derivato () compare tre volte nelle lettere autentiche di Paolo,
appunto quando lapostolo spiega il senso della morte di risto. Le stesse sono
state scritte sicuramente prima del Vangelo di Marco. Allora si pu dire che il
versetto 10,45 di Marco di influenza paolina? stato lapostolo a dare
linterpretazione che lo stesso Ges non ha dato? Questo sembra avallare la
tesi di Werde che stato Paolo a trasformare il cristianesimo in una religione
di redenzione, in modo da poterlo chiamare secondo fondatore del
cristianesimo3.
Lo scopo di questo lavoro presentare uno status quaestionis sulla
possibilit di stabilire un rapporto fra riscatto () in Mc 10,45 e
redenzione () nella lettera ai Romani.
3
Tesi di stampo modernista tipica di vari autori fra i sec XIX e XX, come per esempio
di Willian Wrede. Cfr. W. WREDE, Paul, Philip Greene, London 1907.
5
1 RISCATTO IN MARCO
Anche il Figlio dell'uomo infatti non venuto per farsi servire, ma per servire e
dare la propria vita in riscatto per molti (Mc 10,45)
.
1.1.1.
valore serve a coprire una colpa (diritto privato). Il secondo concetto gl (),
del diritto familiare, che designa il riscatto in favore di un parente prossimo. Se
egli caduto in schiavit il goel ha lobbligo di riscattarlo e se stato ucciso
pu vendicarlo. Se ha perso il patrimonio ha il diritto di riacquistarlo. Questo
4
Cfr. F. BSCHEL, , in Grande Lessico del Nuovo Testamento, Paideia,
Brescia 1970, vol. VI, 917-942.
5
Es 21,30; 30,12; Nm 35,31.32; Pr 6,35M 13,8. Originalmente kofer significava
copertura, ma ha perso il suo senso letterale e pass al senso di coprire una colpa , in
ambito laico. Gi il verbo kipper ha significato cultuale (espiare), e da esso deriva loggetto di
culto kapporeh del quale si parler.
6
contesto viene applicato a Dio soprattutto dal Secondo Isaia: YHWH il goel
del suo popolo, perch avendolo eletto si impegna come parente per riscattarlo
dal peccato. Lultimo termine che la LXX rende con pidjm (),
usata in tutto l'Antico Vicino Oriente per designare il prezzo del riscatto di un
uomo o di un animale6 preso dai nemici o destinato a Dio7.
un punto comune in tutte queste concezioni: non esiste equivalenza
fra il prezzo del riscatto e il riscattato, cio fra il denaro e la vita. La legalit di un
riscatto non dipende dalla equivalenza del valore, ma dallaccordo delle parti,
cio dal padrone che accetta di cedere il riscattato. Anche nel culto comune a
tutto il vicino Oriente che la divinit conceda il riscatto, dimostrando la sua
benignit.
Arrivando al Nuovo Testamento, il termine ricorre solo nel versetto qui
studiato (Mc 10,45) e nella versione di Matteo che lo riprende quasi immutato. Il
termine derivato compare in Tm 2,6 di cui si parler in seguito.
1.1.2.
(Mc 10,45)
Dare la propria vita in riscatto per molti
(1Tm 2,6)
Che ha dato se stesso in riscatto per tutti
6
Cfr. Es 34,20.
7
I primogeniti, per esempio, sono destinati a Dio e devono essere riscattati. Cfr. Es
13,13; Nm 18,15.
7
8
ellenistico . In questo modo si vede che i versetti sono paralleli e 1Tm ricalca
Mc in un greco pi preciso ed elegante9. Si conclude inoltre che donare la sua
vita ( ) di Mc una perifrasi tipicamente semitica10 per donare
se stesso ( ).
1.1.3.
Questo il mio sangue, il sangue dellalleanza versato per molti
(Mc 14,24)
8
Cfr. F. BSCHEL, , 942.
9
Cos Buschel, Kertelge.
10
Cfr. Sal. 109,31 e il suggestivo Is 53,10 con sim npsw.
11
Cfr. H. FRANKEMLLE, , in Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento
(Introduzione allo studio della Bibbia. Supplementi 15), Paideia, Brescia 2004, 289.
12
Questa interpretazione di totalit, anche se meno comune, possibile sia in ambito
greco (Cfr. ARISTOTELE, Metafisica, 9,6, 1056b-1057a), sia in ambito semitico. Anche Paolo lo
usa in senso di totalit, come evidente dal paragone di Rm 5,12ss e 1Cor 10,33, in e
sono usati in parallelismo sinonimico. Cfr. G. NEBE, , in Dizionario Esegetico del
Nuovo Testamento (Introduzione allo studio della Bibbia. Supplementi 15), Paideia, Brescia
2004, 1045-1052.
13
eguendo J. Jeremias, schel dice che luso senza articolo si avvicina pi delluso
di quantit indeterminata, sebbene il senso rimetta a una portata universale della morte di
Ges. Gi G. Nebe sottolinea che, dal parallelismo di Marco e 1Tm 2,6 citato sopra, si deve
optare per linterpretazione di totalit. Cfr. F. BSCHEL, , 924; G. NEBE, ,
1050.
8
questo modo, che questo un termine chiave per interpretare la morte di Ges
nel Nuovo Testamento.
14
Cfr. R. PESCH, Il Vangelo di Marco, vol. 2, Paideia, Brescia 1982, 236.
9
Calvario. Segue una pericope (10, 35-45) della gi citata raccolta catechetica
che composta da due scene che trattano di temi diversi, rispettivamente: i
posti donore nella gloria celeste vv. 35-40 e la gerarchia della comunit, vv. 41-
44.
La prima scena si avvicina al genere di dialogo didattico, ma con la
differenza che non tratta una questione di dottrina ma un problema pratico: la
richiesta dei figli di Zebedeo. Loro chiedono di sedersi con Lui nella sua
gloria. Nel contesto marciano la la magnificenza celeste del Figlio
delluomo, per cui la richiesta non tanto unattesa politica, quanto una attesa
del giudizio escatologico15. Quanto a bere il calice un riferimento a
accettare il martirio16 e si ricollega con il tema del calice dellultima cena17.
Anche il battesimo, nella sua idea, di affondare nelle acque, collegata al morire
(Cfr. Sal 42,8; 69,2?), accenna al martirio. Probabilmente nella comunit di
Matteo, allepoca della redazione, il termine era gi usato come termine
specifico per il sacramento, sicch si decise di rimuoverlo da questo brano (Cfr.
Mt 20,22).
La seconda scena viene allargata ai dodici che, ascoltando quanto
successo nella prima, cominciano a mormorare ( ), come
mormoreranno contro la donna dellunzione di etania alla soglia della passione
(Mc 14,4). La risposta di Ges paradigmatica e costituisce uno sviluppo della
regola dellumilt di 9,35 (secondo annunzio), fatta anchessa in modo solenne,
per cui il v. 45 in questo parallelo sembra pi naturale. Inoltre, il v. 45 presenta
in un parallelismo una forma normativa tipica18 che la collega con 8,34 (primo
annunzio). ncora a favore dellinterpretazione del v. 45 integrato c un terzo
argomento: questo versetto, come accennato sopra, rimanda alle parole sul
15
Contro E. Lohmeyer, Mark. Il fatto significativo perch indica che oggetto
dellinsegnamento del brano non il passaggio alla fede messianica, ma ad accettare un
messia che deve passare per la croce.
16
I riferimenti pi immediati sarebbero Is 51,17; Ger 25,15; Ez 23,33 che parlano per
del calice del giudizio, che non si armonizza con il potete bere di Ges. pi vicino dunque
lapocrifo Martirio di saia 5,13, che dice che Dio ha versato il calice a me solo parlando del
martirio.
17
Cfr. G. BENZI, Venuto per servire (Mt 20,28 e Mc 10,45). Il servo e il suo
sacrificio, Parola Spirito e Vita 54 (2006)153-166.
18
In modo (molto) tecnico, un periodo ipotetico con protasi relativa ed apodosi
allimperativo, per cui simile Mc 8,34. Cfr. PESCH, Il Vangelo di Marco, 238.
10
calice dellultima cena, allo stesso modo della risposta ai figli di Zebedeo sopra
(10,38).
n argomento contro lintegrazione del v. 45, che la scena parallela,
presente solo in Lc 22,24-30, non riporta questo versetto. stato Bultmann a
dire che Marco avrebbe aggiunto questa sua interpretazione su una tradizione
pi antica19. Ciononostante, ci sono differenze sostanziali fra i racconti. In Luca
inserito dopo listituzione dell ucarestia ed legato, non al governo della
comunit, ma allambiente del banchetto. ali differenze sono dovute, non a
unaggiunta di Marco componendo il v. 45, ma alla redazione lucana, che fa una
trasposizione della tradizione20 nel contesto dellultima cena21.
ltro argomento sarebbe quello di vedere come unaggiunta il v. 45c: la
prima parte si inserisce bene nel contesto perch presenta lidea di Ges come
modello di servizio per gli apostoli (tema della pericope); con la seconda parte
(45c) non c questa connessione, infatti, dare la vita in riscatto non
possibile ai discepoli, sicch il versetto sarebbe unaggiunta. noltre, esso risulta
lunico versetto del angelo in cui la morte salvifica e il titolo glorioso Figlio
delluomo si trovano insieme. Benedetto Prete dice che il v. 45 esorbita il
contesto ma non lascia chiaro se difende unintegrazione del versetto o
meno22. Pesch, con Kertelege, afferma che il detto unitario, legato al contesto
e scelto come chiusura dalla raccolta catechetica.
A conclusione, si vede come il cammino verso Gerusalemme tutto un
crescendo della rivelazione della missione di Ges. Nel primo annuncio Ges
afferma che per seguirlo bisogna cercare non il peso della gloria ma portare la
propria croce, fino a dare la propria vita per amore. Nel secondo annuncio rileva
la necessit di farsi umile e servo. Qui, unisce entrambe le affermazioni
mostrando che il servizio dare la vita per gli altri. Marco fa culminare dunque
nel v. 45 la rivelazione della sua missione, punto pi alto della sezione del
cammino.
19
Cos R. BULTMANN, The History of Synoptic Tradition, Harper & Row, New York
1963, 97.
20
Per Pesch, Lc 22 dipende da Mc 10, per Gnilka sono redazioni indipendenti di una
stessa tradizione pre-esitente. Cfr. J. GNILKA, Marco, Cittadella, Assisi 1987, 569.
21
Cfr. PESCH, Il Vangelo di Marco, 250.
22
Cfr. B. PRETE, Il loghion di Ges: dare la propria vita in riscatto per molti (Mc
10,45), Rivista Biblica 44 (1996) 309-335.
11
23
Il termine m, come anche hattt, pu significare sia peccato, sia sacrificio per
il peccato: n am 6 quando i filistei restituiscono larca, aggiungono unofferta (m, LXX:
). Lincessante riflessione sul peccato e purit port laggiunta del termini m,
originalmente usato per sanzioni giuridiche, allambito cultuale, in cui designa lofferta di
espiazione per peccati contro beni morali e fisici del tempio e di altri israeliti. Cfr. I.
D LL , il sacrificio dellantico sraele: visione complessiva, Parole Spirito e Vita 54
(2006)13-36, 27. D. KELLERMANN, m, in Grande Lessico dellAntico Testamento,
Paideia, Brescia 1988, vol. I, 931-950.
12
semitico. Con lui concordano molti autori: B. Prete, G. Gnilka e pi
recentemente, . aisner, che arriva a proporre lautenticit pre-pasquale del
detto di Ges24.
. esch daccordo con il riferimento a s 53, situandolo per in una
comunit giudeo-cristiana di lingua greca. Non sarebbe dunque un riferimento
al m ebraico, ma al contesto generale del IV carme di Isaia, come anche
lidea di martirio che si evoluta nella letteratura ebraica. Su questabisogna
soffermarsi.
Quando nel 167 a.C., il re Antioco IV Epifane volle imporre usanze
pagane per indebolire le pratiche della legge mosaica e integrare gli israeliti in
un impero di cultura ellenistica, scoppi la guerra. Nei libri dei Maccabei,
compaiono personaggi che diverrano tipologici, esempi di fede e obbedienza. Si
sviluppa lidea teologica che la fedelt fino alla morte compensata da Dio25. In
diversi scritti furono aggiunte successive interpretazioni, arrivando ad attribuire
alla morte dei martiri un potere espiatorio, che porrebbe fine allira di Dio dovuta
alla disobbedienza26. In questo contesto si inserisce il quarto libro dei Maccabei,
che probabilmente da situare ad Antiochia della Siria nel I secolo a.C.27 Si
sviluppa in esso il tema della supremazia della ragione sulle passioni e sulle
sofferenze, in modo a compiere la Legge, fino alla morte se necessario. Il libro
una rillettura di 2Mac, in particolare del martirio dei sette fratelli di 2Mac 7,1-
14, al quale dedica ben 9 capitoli. Bench il libro sia espressione della fede
giudaica nella Legge, rissente fortemente dellinfluenza della filosofia ellenistica.
Alcuni passi hanno grande somiglianza con i brani studiati:
[Preghiera di Eleazaro] Tu sai, o Dio, che bench avessi potuto salvare
me stesso, per amore della legge muoio fra atroci tormenti. Sii
misericordioso col mio popolo, e basti per loro la nostra punizione. Fa
24
Cfr. S. McKNIGHT, Ges e la sua morte (Introduzione allo studio della Bibbia 65),
Paideia, Brescia 2015, 185.
25
Cfr. 1Mac 2,51-53.64: Ricordate le gesta compiute dai padri ai loro tempi e traetene
gloria insigne e nome eterno. Abramo non fu trovato forse fedele nella tentazione e ci non gli
fu accreditato a giustizia? Giuseppe nell'ora dell'oppressione osserv il precetto e divenne
signore dell'Egitto. (...) Figli, siate valorosi e forti nella legge, perch in essa sarete glorificati.
26
Cfr. 2Mac 7,37; Anch'io, come gi i miei fratelli, offro il corpo e la vita per le leggi
dei padri, supplicando Dio che presto si mostri placato al suo popolo e che tu, fra dure prove e
flagelli, debba confessare che egli solo Dio
27
Cfr. E. NOFFKE, Introduzione alla letteratura mediogiudaica precristiana (Istrumenti
18 Biblica), Claudiana, Torino 2004, 133.
13
del mio sangue la loro purificazione e prendi la mia vita in cambio
della loro ( ) (4Mac 6,27-29)
28
G. BENZI, Venuto per servire (Mt 20,28 e Mc 10,45). Il servo e il suo sacrificio,
163.
14
sfondo di Dn 7 dellapocalittica giudaica, che vede dellavvento del Messia la
fine del dominio del peccato29.
Gi S. Lgasse discorda sulla corrispondenza con Is 53, per cui Mc
10,45 non avrebbe un valore di sacrificio, ma di martirio. Il brano gi citato di
4Mac conclude che il martire muore come riscatto, per e al posto della
moltitudine umana peccatrice30, per cui un gesto di espiazione, ma non un
sacrificio cultuale.
Come lui, anche G. Perego insiste che il contesto della frase non
cultuale. Lo sfondo concettuale invece sarebbe da cercare in Is 43,3-4:
Perch tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono
giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che in Cristo
Ges. lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo
della fede, nel suo sangue. (Rm 3,23-25ab)
,
.
16
2.1.1 Spiegazione dei termini
-
enza entrare nellinterpretazione teologica, qui interessa mettere in
risalto solo che questo termine con cui il versetto inizia, un participio isolato e
privo di un preciso tempo verbale. Potrebbe essere tradotto come presente
seguendo Rm 3,28; come passato (cfr. Rm 5,9) o come futuro (Cfr. Rm 2,3).
Laspetto temporale diventa importante perch a secondo di come il versetto
venga situato nel tempo, la redenzione () legata a Ges Cristo si
riferir ad un evento storico preciso, a un processo attuale o ad una attesa
futura.
-
Voce del verbo , che ha due significati: sia mettere davanti,
esporre, sia proporsi, decidere di fare qualcosa. commentatori sono divisi
su come tradurlo. Con il secondo significato, gi presente in modo chiaro in Rm
1,13, linterpretazione sarebbe che Dio ha deciso di designare risto per
33
lopera della salvezza, cio parte di un disegno formato . Altri preferiscono
32
Cfr. K. KERTELGE, Giustificazione in Paolo. Studi sulla struttura e sul significato del
concetto paolino di giustificazione (GLNT Supplementi 5), Paideia, Brescia 1991. Anche Pitta,
che riduce al massimo le attribuzioni prepaoline, contando solo tre nella lettera, tra cui, questo
versetto. Cfr. A. PITTA, Lettera ai Romani (Libri Biblici: Nuovo Testamento 6), Paoline, Milano
2
2001 , 30.
33
er questinterpretazione, secondo Lgasse, si schierano rigene, mbrosiaster,
Crisostomo tra gli antichi, e Lightfoot, Lagrange, J. Cambier, Zeller, Maillot e lui stesso tra i
contemporanei. Cfr. S. LEGASSE, Lepistola di Paolo ai Romani, Queriniana, Brescia 2004,
197. Noi aggiungiamo gli autori italiani: Penna, Pitta, Romanello, Perego.
17
34
lidea di esporre, nel senso di manifestare pubblicamente , scelta questa che
si abbina con la traduzione di , come loggetto del tempio di cui si
parler in seguito.
-
Pu essere inteso come aggettivo maschile, tradotto come espiatorio,
oppure come aggettivo neutro, per cui offerta o sacrificio di espiazione, luogo
di espiazione. Questo secondo senso compare nella grecit profana per
indicare un dono votivo o espiatorio offerto alla divinit35.
ella LXX compare 25 volte, sempre con larticolo. Di queste 20 volte
traduce la parola ebraica kappret, che secondo Es 25,17-22 loggetto pi
importante del culto. robabilmente era il coperchio dellarca dellalleanza,
avvolto delle ali dei cherubini al centro della stanza pi sacra del tempio, il
anto dei anti. on la distruzione del tempio da parte delle truppe di
abucodonossor nel 586 a. , larca andata perduta, ma i riferimenti al
kappret persistono, senza che si sappia esattamente a che cosa
corrispondesse. i che loggetto, il valore simbolico di luogo della presenza
di Dio36.
Con le altre 5 occorrenze di , la LXX traduce zrh,
piattaforma dellaltare davanti al tempio. La scelta della traduzione di questo
termine, essendo hapax nel uovo estamento, dipende dellinterpretazione
data al v.25 che sar data in seguito.
34
Cos Michel, Kuss, Barrett, Leenhardt, Cruce, Nygren, Schilier, Wilckens, Dunn,
Fitzmyer, sempre secondo S. LEGASSE, Lepistola di Paolo ai Romani, 198.
35
BSCHEL F. - HERRMANN J., , in Grande Lessico del Nuovo Testamento,
Paideia, Brescia 1970, vol. IV, 951-1012.
36
Cfr. G. BELLIA, Per un buon uso del sacrifico: espiazione e sostituzione vicaria,
Parola Spirito e Vita 54 (2006) 99-114, 103.
18
della lettera. ella prima propositio, aolo aveva esposto lessenza del suo
Vangelo usando quattro termini coordinati: potenza di Dio, salvezza, giustizia di
Dio e fede, essendo questultimo il pi importante, attorno al quale ruotano gli
altri. Il significato esatto dei termini non si poteva capire allora e sar capito
lungo la lettera.
Dovendo scrivere a una chiesa che non conosceva personalmente,
fatto a lui inconsueto37, Paolo spinto da diversi motivi. Aveva l alcune
conoscenze (cfr. Rm 16,1-23), voleva anche rispondere ad alcuni problemi
pastorali, come le divisioni interne e il rapporto con le autorit (Rm 14-15). Ma
la ragione principale sicuramente era quella di esporre la sua percezione del
Vangelo, sia perch cera chi lo accusava di lassismo (cfr. Rm 3,8), sia perch
era prossimo il suo viaggio a Gerusalemme e poteva intuire il rischio che
correva. La lettera dunque una specie di testamento o carta di identit
teologica38.
Lapostolo aveva un pubblico difficile al quale parlare, tra cui si
annoveravano avversari di tendenza giudaizzante. Perch lo scritto sia recepito
pi facilmente, inizia con una prima propositio che propone il tema generale
della lettera senza specificare i termini. Solo nella sezione 1,18-3,21 sar chiaro
che la giustizia di Dio citata in 1,17 non la tradizionale giustizia retributiva. In
tale sezione si dimostra che tutti gli uomini sono peccatori e che non c
differenza tra giudeo e greco. Lumanit si trova dunque in una terribile
situazione, bisognosa di giustizia ma incapace di realizzarla, con vincoli che la
legge indica ma che non pu sciogliere.
La seconda propositio (Rm 3,21-31) sorge dopo questo scenario buio
come la luce dopo la notte: introdotta dalle parole avversative ora invece (
), Paolo annuncia un nuovo eone, cio una nuova situazione. Karl Barth dir
che quando parla l rigine, quando parla la reminiscenza della nostra patria
presso il Signore, si scoprono le tombe, il sole si ferma su Gabaon39. La novit
si d nell' evento-Cristo, cio nella sua morte e risurrezione, oggetto della prima
37
Ma mi sono fatto un punto di onore di non annunziare il vangelo se non dove
ancora non era giunto il nome di Cristo (Rm 15,20; 2Cor 10,16).
38
R. PENNA, Lettera ai Romani, vol.I, EDB, Bologna 2004, 49.
39
K. BARTH, Lepistola ai Romani, Feltrinelli, Milano 1962, 66.
19
parte della propositio (v. 21-26), e nella fede delluomo, che il corrispondente
soggettivo di quell'evento, tema centrale e oggetto della seconda parte (v. 27-
31). un doppio livello in cui si d la giustizia di Dio e la redenzione:
cristologico e antropologico. I vv. 24-25, che interessano qui, appartengono alla
prima parte, cio inseriti nel tema della manifestazione storica della giustizia
salvifica di Dio, come si vedr.
40 LXX
In Dn 4,34 , Nabucodonossor ringrazia Dio di averlo guarito dalla pazzia dopo
sette anni, dicendo: venne il tempo della mia redenzione (
).Gli autori accenano anche alla liberazione dell sodo come possibile sfondo, senza
svilupparlo. Cfr. S. LEGASSE, Lepistola di Paolo ai Romani, 196.
41
Cfr. VON RAD G., Teologia del Antico Testamento (Biblioteca teologica), vol. I,
Paideia, Brescia 1974., 300.
20
42
di comunione . Il riferimento nel versetto alla non comune parola
insieme al sangue di Cristo, rimettono a questo sfondo.
Si ripropongono le domande gi fatte nella prima sezione: il brano
attribuisce alla morte di Cristo un valore espiatorio? Essa sarebbe un sacrificio
cultuale? Sarebbe una sostituzione vicaria? Esiste il valore di propiziazione alla
divinit?
Per la prima domanda, una risposta affermativa sembra abbastanza
consensuale43. Le diverse possibilit di traduzione della parola e il
contesto di riscatto hanno in comune lidea di espiazione, sicch si pu dire che
Dio ha realizzato una espiazione mediante risto.
La domanda sul sacrificio pi delicata e dipende da come si traduce
. Come aggettivo maschile, lespiatore sarebbe Ges in persona, ma
in nessun altro caso luomo oggetto di una azione di espiazione e risto il
soggetto. Pi coerente leggerlo come neutro, che apre la doppia possibilit di
capirlo come lo specifico oggetto del tempio (kappret) o in modo generale. Per
la prima possibilit si schierano vari autori44, ma la maggioranza segue la
seconda, per cui fanno una traduzione pi generale come
oggetto/luogo/offerta di espiazione. Tra questi autori bisogna ancora citare il
sottogruppo di coloro che traducono risto come espiazione, cio sacrificio
di espiazione (la vittima). Questi presentano come argomento: lassenza di
articolo che, come visto, accompagna sempre lidea di oggetti del tempio, e il
riferimento al sangue, che allude a Cristo come vittima45.
Una via di mezzo pi plausibile tradurre come luogo o
strumento di espiazione. Lassenza dellarticolo va spiegata per questioni di
stile nella frase. Il fattore simbolico principale non dunque il rito di aspersione
del sangue, ma il perdono; cio Ges come il luogo in cui si effettua
42
Cfr. I. CARDELLINI, l acrificio dellantico Israele: visione complessiva, Parola
Spirito e Vita 54 (2006) 13-36. Vedere anche la definizione citata sopra che Bschel d per Il
riscatto nel riguardo di Dio.
43
Cos R. Penna, S. Romanello. B. H. McLean invece vede il riferimento non
allespiazione, ma al rituale apotropaico greco, in cui un animale o eccezionalmente anche un
uomo (schiavo, criminale o povero) veniva espulso dalla citt come vittima per allontanare un
male (peste, ecc.). Cfr. B. H. McLEAN, The Crused Christ, apud R. PENNA, I ritratti originali di
Cristo, vol. II, 145.
44
N. S. L. Fryer, R. H. Bell e D. Stokl ben Ezra
45
Kasemann 85, Schlier 102, Lohse 149.
21
46
lespiazione . . enna va in questa linea, ma preferisce strumento, in
quanto Cristo e la sua morte rappresentano il mezzo, la forma, che Dio ha
scelto per espiare/cancellare i peccati47.
enna precisa ancora che lidea propriamente di sacrifico cultuale non
presente nel versetto, argomentando che mai nelle lettere paoline la morte di
Cristo legata a (offerta, vittima)48. Anche S. Romanello di questo
parere, affermando che fenomenologicamente impossibile leggere la morte di
risto nellinterezza delle categorie sacrificali bibliche. econdo lautore, aolo
usa queste categorie in forma polemica: La sua ha funzione kerigmatica e
polemica allo stesso tempo, quella di dichiarare raggiunti in Cristo gli obiettivi
inutilmente perseguiti dal culto sacrificale49. Lgasse di un parere
leggermente diverso, dicendo che presente lidea di sacrificio espiatorio
perch Paolo la riceve dalla tradizione giudeo-cristiana:
46
Cos Stuhlmacher, Wilkens e J. Roloff. er questultimo, aulo si riferisce al nuovo
luogo di espiazione: al posto del kapporet nascosto nel tempio, Dio ha fatto subentrare Ges
che, mediante il suo sangue, cio mediante il dono della sua vita, ha compiuto lespiazione.
Cos il venerd santo diventato lescatologico grande giorno della riconciliazione. J. ROLOFF,
, in Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento (Introduzione allo studio della
Bibbia. Supplementi 15), Paideia, Brescia 2004, 1732-1737.
47
R. PENNA, Lettera ai Romani, vol. I, 338.
48
Si precisa che Paolo usa una volta il verbo corrispondente, (1Cor 5,7: Cristo
nostra pasqua stato immolato). i riferisce cos all gnello pasquale che non era un vero
sacrificio cultuale n aveva valore espiatorio. Per la pasqua come sacrificio di comunione con
Dio, cfr. M. P. SCANU, La Pasqua come sacrificio, Parola Spirito e Vita 54 (2006) 37-55.
49
S. ROMANELLO, Hilasterion, Hilasmos, propiziatorio, espiazione (Rm 3,25; 1Gv
2,2; 4,10), Parola Spirito e Vita 54 (2006) 167-179,172.
50
S. LEGASSE, Lepistola di Paolo ai Romani, 202.
51
G. Deiana nega lidea, come anche il gi citato articolo di G. Bellia, che legge nella
liturgia dello Yom Kippur la struttura di un rb, il processo di riconciliazione giuridico praticato in
Israele. Cfr. G. BELLIA, Per un buon uso del sacrifico: espiazione e sostituzione vicaria, 104.
22
sostituzione presente. Egli preferisce tradurre con genitivo, struttura
frequente in aolo, come a favore di, per: Cristo mor per i nostri peccati,
oppure come rappresentativit (a nome di). Lidea di sostituzione sarebbe pi
propria della preposizione invece di, in cambio di pi genitivo, che per
Paolo non impiega mai52. ono ugualmente contro lidea di sostituzione vicaria
Pitta, Perego e Romanello.
Infine, la quarta e ultima domanda accenna alla propiziazione. Basta
notare che il soggetto grammaticale del v.25 Dio: lui ad attuare () il
piano di salvezza in Cristo. da escludere dunque qualsiasi idea di realizzare
una propiziazione ad una divinit offesa o adirata, come succedeva in alcuni
riti greci. Qui il proprio Dio a fare una espiazione del peccato, mediante ()
Ges.
A conclusione, si pu dire che Paolo si avvale di diverse sfondi
concettuali per accostarsi al mistero della morte di Cristo, ma con nessuno di
essi ha una corrispondenza totale. e c un riscatto, chi il destinatario del
prezzo pagato? Se un sacrificio cultuale, chi lo realizza? Cos interpretta Pitta:
Luso del linguaggio commerciale o cultuale metaforico,
senza richiedere di essere decodificato, interrogandosi sulla
questione del destinatario: non unallegoria ma una
simbologia nella quale alcuni elementi non trovano n possono
riscontrare corrispondenze53.
52
Questa esattamente la preposizione di Mc 10,45 come visto.
53
A. PITTA, Lettera ai Romani, 168. Cos anche S. ROMANELLO, Hilasterion, 178.
23
2.2.1 Analisi del contesto
54
Cfr. R. PENNA, Lettera ai Romani, vol. II, EDB, Bologna 2007,172.
55
ermine che deve essere inteso come lintero universo non umano, secondo la
maggior parte degli esegeti (Cfr. Dunn, 1469; Penna, 133)
24
56
possediamo le primizie. ench il termine primizie appartenga al linguaggio
tecnico cultuale indicando i primi frutti di un raccolto da presentare al tempio
(cfr. Es 23,19; Lv 22,12), il campo semantico qui non cultuale (ci sar
importante dopo). el caso, non luomo che deve offrire le primizie ma Dio
che le offre gratuitamente come assicurazione o caparra (termine usato in
2Cor 1,22; 5,5; Ef 1,14).
La seconda affermazione riguarda il gemere relativo alle sofferenze dei
cristiani nel tempo presente. La sofferenza e il gemito sono temi ricorrenti nell'
Antico Testamento (cfr. Gb 24,12; Sal 6,7; 12,6; 31,10). La terza affermazione
quella che qui interessa: loggetto dellattesa la filiazione adottiva, (cio) la
redenzione () del corpo. oggetto dellazione Dio, che realizzer
ladozione e la redenzione.
da notare che nel versetto si aspetta ancora la filiazione, ma in 8,15
Paolo ha detto che i cristiani hanno gi ricevuto uno Spirito di filiazione
adottiva, nel quale gridiamo: bb, adre. Lo stesso contrasto si applica alla
redenzione, che qui si aspetta, ma che in 3,21-27 sembrava gi avvenuta
(bench il tempo non fosse definito, come si visto). la tensione
escatologica, del gi, ma non ancora, resa pi evidente nel prossimo versetto:
poich nella speranza siamo stati salvati. Questo lunico caso in cui
(salvare) usato in tempo passato (pi precisamente: aoristo passivo). Paolo
normalmente riserva il verbo per lidea di salvezza definitiva alla fine dei tempi,
ma in questo versetto non si d un uso anomalo der termine. La salvezza,
bench presente rimane come orizzonte futuro perch Paolo aggiunte nella
speranza, che collega passato e futuro in una tensione escatologica.
Laccostamento di questi termini fa sicch riscatto e salvezza siano
quasi sinonimi, fatto che rende ancora pi evidente che il contesto originale di
prezzo del riscatto si perso. i conclude che e si sono
dissociati a livello semantico, e il primo assunse il senso generale di
liberazione, redenzione, salvezza57, gruppo concettuale pi importante per
56
Cos va tradotta la sentenza subordinata:
. Cfr. PENNA, Lettera ai Romani, vol.2, 185.
57
Cfr. F. BSCHEL, , in Grande Lessico del Nuovo Testamento, Paideia,
Brescia 1970, vol. VI, 943 - 959. K. KERTELGE, , in Dizionario Esegetico del
25
Paolo. Assomiglia dunque ad altri termini paolini: -, comperare
(1Cor 6,20;7,23) e , liberare ( m 6,18.22; 8,2; Gal 5,1).
Questo studio su conferma la famosa interpretazione di E.
P. Sanders sulla lettera ai omani: in essa, secondo lautore, si affiancano due
modelli diversi di religioni58. l primo denominato nomismo di patto espresso
nei capitoli Rm 1-5: la libera elezione di Dio propone un patto (alleanza).
Lobbedienza ai precetti il modo di rimanere nel patto, per singoli trasgressori
esiste possibilit di espiazione59, e la promessa finale la salvezza gratuita
data da Dio. Questo modello condiviso fra giudaismo e molti versioni del
cristianesimo, sia antico (giudeo-cristianesimo per esempio), sia
contemporaneo (molte volte la pratica parrocchiale cattolica va per questo
versante). Il fatto su cui insiste Sanders che lidea di meritarsi la salvezza o di
conquistarla per le opere realizzate non inerente a questo modello, ma ne
costituisce una degenerazione.
Nei primi capitoli della lettera ai Romani, Paolo si sforza di assimilare la
tradizione ricevuta, per cui assume questo modello intrecciandolo con idee
proprie. Queste divengono, nei cap. 6-8, propriamente un altro modello,
chiamato da anders escatologia partecipazionista. n questo aolo riesce a
esprimere meglio la novit del mistero cristiano. Appropriando espressioni
qumraniche, ma principalmente dellapocalittica giudaica, lapostolo esprime
insieme due dimensioni: personale e comunitaria, mistica e soteriologica, la vita
personale nello spirito insieme allessere salvato con la comunit. Questa
doppia valenza riassunta nellespressione paolina essere in risto.
Nuovo Testamento (Introduzione allo studio della Bibbia. Supplementi 15), Paideia, Brescia
2004, 370-373.
58
Pattern of religion un termine tecnico che anders adatta dallo strutturalismo per
affrontare il problema della diversificazione di linee teologiche, comunit, tendenze esistenti
nella Palestina al tempo di Paolo. Quanto cerca di descrivere un modello, fa riferimento a come
una religione funziona (e non a tutta la sua teologia o a una sua essenza astratta), cio
come viene percepita da coloro che la vivono. Cfr. E.P. SANDERS, Paolo e il giudaismo
palestinese: Studio comparativo su modelli di religione, Paideia, Brescia 1986.
59
Si veda per esempio che in Rm 1-5, peccato usato 13 volte come sinonimo di
trasgressione (quelli che hanno peccato senza la Legge, 2,12), e solo una volta (Rm 3,9)
con il senso che diventer dominante in Rm 6-16 (37 volte): peccato come luogo, forza,
potenza che schiavizza: restare nel peccato (6,1), vivere nel peccato (6,2), libero dal
peccato (6,7).
26
Il modello partecipazionista espresso pienamente in Rm 8, e in esso
si capisce luso di , che, come spiegato, sinonimo di redenzione,
liberazione, e ha come sfondo lapocallitica. Seppure lo sfondo di Rm 3, 21-30
risulti diverso, Paolo non intendeva unaltra verit. i appropria di vocaboli e
idee cultuali60, e per captatio benevolentia, e per conservare una tradizione, ma
luso che gli proprio rimane sottinteso: lazione realizzata da Dio in modo
gratuito, nella tensione del tempo escatologico del gi, ma non ancora.
60
fr. nel versetto studiato, m 3,23, aolo fa uninserzione un po maldestra, dice
Penna, il complemento mediante la fede ( ): ia o no unaggiunta paolina a una
confessione di fede anteriore, la menzione della fede costituisce una sottolineatura del concetto
che regge lintera sezione. fr. . , Lettera ai Romani, vol. II, 340.
27
CONCLUSIONI
61
Pochi sono gli autori che lo difendono, per esempio B. W. BACON, Is Mark a Roman
Gospel? citato da DONAHUE J. R. - HARINGTON D. J., Il Vangelo di Marco (Sacra Pagina 2),
Elledici, Torino 2006, 37.
62
F. BSCHEL, , 926.
29
da diversi versanti, con il giusto timore di fronte al mistero e senza la pretesa di
spiegarlo totalmente.
30
BIBLIOGRAFIA
BENZI G., Venuto per servire (Mt 20,28 e Mc 10,45). Il servo e il suo
sacrificio, Parola Spirito e Vita 54 (2006) 153-166.
BULTMANN R., The History of Synoptic Tradition, Harper & Row, New
York 1963.
MCKNIGHT S., Ges e la sua morte (Introduzione allo studio della Bibbia
65), Paideia, Brescia 2015.
PENNA R., I ritratti originali di Ges il Cristo, vol. 1, San Paolo, Cinisello
Balsamo 2010.
PENNA R., I ritratti originali di Ges il Cristo, vol. 2, San Paolo, Cinisello
Balsamo 2011.
PEREGO G., Marco (Nuova versione della Bibbia dai testi antichi 38),
San Paolo, Cinisello Balsamo 2011.
PRETE B., Il loghion di Ges: dare la propria vita in riscato per molti
(Mc 10,45), Rivista Biblica 44 (1996) 309-335.
PITTA A., Lettera ai Romani (Libri Biblici: Nuovo Testamento 6), Paoline,
Milano 20012.
VON RAD G., Teologia del Antico Testamento (Biblioteca teologica), vol.
I, Paideia, Brescia 1974.