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❖ Corso di ESCATOLOGIA-Ez. 40-48: un nuovo Tempio materiale o una nuova visione?

Massimo Scotellaro
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L’esame esegetico che segue, ripreso dal mio testo non ancora pubblicato “Corso di
escatologia”, mostra come la visione di un nuovo Tempio presentata da Ezechiele 40-48
sia un’immagine utilizzata figurativamente dal profeta per invitare il popolo ad un
ritorno ad una rinnovata comunione con Dio, non la precognizione di un futuro tempio
materiale con annessi sacrifici animali.

Ezechiele 40-48: un nuovo Tempio materiale o una nuova visione?

“In una visione divina mi trasportò là e mi posò sopra un monte altissimo sul quale stava, dal lato
di mezzogiorno, come la costruzione d’una città” (Ez. 40:2).
“Poi mi condusse nel tempio e misurò i pilastri; misuravano sei cubiti di larghezza da un lato e sei
cubiti di larghezza dall’altro, larghezza della tenda” (Ez. 41:1).
“Ai sacerdoti levitici, che sono della stirpe di Sadoc, i quali si accostano a me per servirmi, dice
DIO, il Signore, darai un toro per un sacrificio espiatorio… Quando quei giorni saranno compiuti,
l’ottavo giorno e in seguito, i sacerdoti offriranno sull’altare i vostri olocausti e i vostri sacrifici di
riconoscenza; e io vi gradirò, dice DIO, il Signore»” (Ez. 43:19, 27).
Il libro di Ezechiele è un libro molto particolare e per una visione generale del libro
compresi lo stile profetico e gli aspetti stilistici, testuali e letterari nonché le implicazioni
teologiche, rimandiamo ad opere specifiche 1. Brevemente diremo che il libro contiene una serie
di visioni profetiche e di oracoli pronunciati agli esuli ebrei durante la cattività babilonese. Spiega
le ragioni del giudizio di Dio su Gerusalemme e del Suo allontanamento dal Tempio e, dopo una
serie di oracoli profetizzanti giudizi sulle nazioni, annuncia una nuova speranza per il popolo di
Dio: il Signore tornerà al Suo popolo e lo incontrerà in un nuovo Tempio ristabilendo un re della
stirpe davidica che riuscirà laddove la monarchia aveva fallito, stabilendo così un regno di pace
finale che dominerà il mondo. Il problema è che questo ristabilimento di Israele inteso in maniera
letterale non si è realizzato storicamente, per cui c’è chi lo ha proiettato in chiave escatologica
(un regno terreno futuro)2 e chi invece lo ha inteso come una descrizione figurativa della Chiesa
(quale nuovo popolo di Dio che comprende Giudei e non Giudei) e della Nuova Gerusalemme
celeste3. Infine c’è chi, invece, lo ha inteso come un tentativo di comunicare agli esuli attraverso
una raffigurazione spiritualizzata (il rapporto ideale tra Dio e il Suo popolo) la rassicurazione che
Dio rimane il Signore degli eventi anche davanti a una così terribile tragedia nazionale,
richiamando l’attenzione del popolo non verso una realizzazione escatologica, ma ad un patto di
fedeltà interiore da concretizzarsi nell’immediato: la visione del Tempio con l’annesso servizio
sacro e la restaurazione di Israele si risolverebbe quindi in un’immagine che mirava ad ispirare
Israele ad un reale ritorno a Dio, non a stabilire promesse terrene4.

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Per uno studio adeguato del libro di Ezechiele consigliamo a livello divulgativo Stuart, D. (2002) Ezekiel THE
PREACHER’S COMMENTARY. Nashville, TN: Thomas Nelson oppure Wright, Christopher J.H. (2001) The Message of
Ezekiel: A New Heart and a New Spirit THE BIBLE SPEAKS TODAY SERIES. Downers Grove, IL: IVP Academic; a livello
accademico il testo di riferimento è Block, Daniel I. (1997-1998) The Book of Ezekiel 2voll. NICOT. Grand Rapids, MI:
W.B. Eerdmans Pub, con numerosi schemi e tabelle utili; per un testo accademico ma meno voluminoso vedi Odell,
Margaret S. (2005) Ezekiel SMITH & HELWYS BIBLE COMMENTARY. Macon, GA: Smith & Helwys Pub, che non solo
presenta intuizioni interessanti, ma ha una grafica ben curata ed è ben corredato anche da immagini, mappe e foto.
2
Per una prospettiva millenaristica del passo cfr. Cooper, Lamar Eugene Sr. (1994) Ezekiel NAC. Nashville, TE: B&H
Pub.
3
Taylor, John B. (1969) Ezekiel TOTC (247-248). Downers Grove, IL: InterVarsity Press.
4
Così Block e Odell. Così anche Allen, che però non esclude una dimensione escatologica: Allen, Leslie C. (1990) Ezekiel
WBC. Dallas, TX: Word Books Pub.
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Cerchiamo di capire perché alcuni insistono per una realizzazione escatologica letterale di
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un regno terreno: (a) il Tempio di Ezechiele col suo apparato sacrificale e sacerdotale sembra
richiamare nella descrizione dei particolari il Tabernacolo, seppur con numerose differenze.
Questo fatto, insieme al riferimento iniziale del libro al Tempio di Gerusalemme, dal quale però
il Tempio di Ezechiele si differenzia per molti aspetti, sembra puntare ad un Tempio concreto,
non figurativo, e comunque diverso da quello di Salomone; (b) il Tempio di Ezechiele presenta
marcate differenze anche con la descrizione della Nuova Gerusalemme nell’Apocalisse, per cui
diventa difficile interpretarlo come una raffigurazione simbolica della città celeste, come alcuni
vorrebbero; (c) la descrizione profetica implica il ristabilimento del popolo, della terra e del
Tempio, per cui non è facile dare un senso alla descrizione particolareggiata dei servizi
cerimoniali e sacrificali annessi al Tempio o alla divisione della terra tra le dodici tribù o ai
riferimenti specifici al popolo di Israele. Ciò che è in questione non è solo il Tempio, ma la
realizzazione di promesse più ampie già fatte precedentemente ad Israele; (d) l’idea di un
interregno terreno teocratico sotto la guida di un re davidico si concilia bene con certe aspettative
giudaiche e con un’interpretazione letterale di Ap. 20, oltre che con altri passi veterotestamentari
(Ger. 33; Is. 2:2-4; 60:13; Ag. 2:9; Zac. 14:16-21).
Dopo aver identificato i perché ci resta da identificare i però sollevati a questa
interpretazione5:
(a) la prima difficoltà, come già mostrato, è la questione del ripristino dei sacrifici e del
servizio sacerdotale, in aperta opposizione col messaggio neotestamentario. Questo ostacolo da
solo rende precario ogni altro tentativo in questa direzione;
(b) se intese letteralmente, le disposizioni che troviamo in Ezechiele sono in contrasto con
quelle mosaiche. Troviamo: (i) differenze strutturali (il Tempio di Ezechiele differisce da quello
di Salomone e si presenta come un palazzo più che come un tempio); (ii) differenze negli arredi
(mancano l’arca, il tavolo dei pani, la lampada, etc); (iii) differenze nelle offerte (cambiano le
offerte della luna nuova, Num. 28:11//Ez. 46:6); (iv) differenze nella linea sacerdotale (Sadokita
invece che Aaronica) e nei vestimenti (Es. 28//Ez. 40:46; 44:17-19); (v) differenze topografiche
(Sion/un alto monte, il fiume dal Tempio); (vi) differenze nelle celebrazioni; (vii) differenze nella
spartizione della terra (non tiene conto delle percentuali storiche nell’assegnazione);
(c) Dio non dà istruzioni perché tale Tempio venga costruito, come invece fece per il
Tabernacolo e per il Tempio di Salomone, ma invita il profeta semplicemente a visionare questa
costruzione già approntata da Dio (un po’ come la descrizione della Nuova Gerusalemme).
Inoltre, la forma perfettamente cubica del Tempio e le misure dove ricorre continuamente il
numero cinque o multipli di cinque, nonché l’assenza delle misure relative all’altezza, invitano a
un’interpretazione simbolica e non letterale;
(d) l’assenza di espressioni tipicamente escatologiche (‘in quel giorno’, ‘negli ultimi
giorni’, etc) invita alla prudenza nell’affermare che tale Tempio debba avere una realizzazione
storica finale;
(e) Ezechiele non parla mai esplicitamente di un Millennio, e chi difende
un’interpretazione simbolica stimando che si riferisca alla Nuova Gerusalemme fa notare che le
differenze spaziali presenti con la descrizione della Nuova Gerusalemme possono essere spiegate
rifacendosi alla necessità che Ezechiele aveva di creare un simbolismo numerologico differente
da quello di Giovanni nell’Apocalisse, in quanto voleva veicolare significati simbolici diversi da
quelli di Giovanni;
(f) circa la necessità della realizzazione delle promesse veterotestamentarie per Israele,
abbiamo già fatto notare come Dio abbia ‘innestato’ Giudei e non Giudei in un solo ‘albero’
(Rom. 11:11-27), mentre le aspettative escatologiche giudaiche non erano monolitiche (non
puntavano tutte a un regno escatologico terreno) ma presentavano un’ampia varietà di posizioni.

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Buona parte delle osservazioni qui riportate sono esposte nel dettaglio in Block, Daniel I. (1997-1998) The Book of
Ezekiel NICOT (II: 501-502, 510-511). Grand Rapids, MI: W.B. Eerdmans Pub.
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A questo punto, se un’interpretazione letterale di Ezechiele 40-48 resta difficile da


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sostenere, come possiamo intendere questo messaggio del profeta? Esordiamo dicendo che ogni
tentativo di soluzione presenta difficoltà, in quanto abbiamo informazioni limitate che ci aiutino
a capire l’intento di Ezechiele e l’effetto che le sue parole hanno avuto sui destinatari.
Ci sembra di poter condividere l’indicazione di qualche studioso che fa notare come ci
siano indizi che, piuttosto che riferirsi a una realizzazione escatologica, puntano a una
realizzazione storica contemporanea ai destinatari di Ezechiele, seppure in maniera figurativa e
non letterale6:
(α) lo scopo di Ezechiele era produrre un cambiamento nei suoi diretti destinatari, non
illustrare la realizzazione di eventi relativi al tempo finale. Del resto, come è stato fatto notare,
mancano espressioni escatologiche precise e la figura davidica è difficilmente relazionabile al
Messia, in quanto ha figli (Ez. 46:16) e offre un sacrificio espiatorio per sé (Ez. 45:22, in contrasto
con Eb. 10:10-12), connotandosi così come una figura umana e non divina. Del resto
un’indicazione verso un’interpretazione figurativa ci viene anche dall’utilizzo di altre immagini
nel libro, come le ossa secche che rivivono e che non si riferiscono certamente ad una resurrezione
fisica. La descrizione di Ezechiele non si riferisce ad uno spazio geografico (da qui le discrepanze
topografiche e quelle con il Tabernacolo e col Tempio salomonico), ma ad uno spazio simbolico
(da qui le indicazioni numerologiche), non è un modello architettonico da replicare sulla terra
(Dio non ne ordina la costruzione come col Tabernacolo), ma una visione spirituale da
contemplare e a cui ispirarsi, non è una promessa per un lontano futuro, ma un invito per un
presente da realizzare;
(β) Le ragioni che portano il profeta a utilizzare figurativamente il Tempio, le cerimonie
cultiche (compresi i sacrifici) e i riferimenti alla nazione di Israele e alla terra per simboleggiare
la relazione ideale con Dio, risiedono nel fatto che egli era un sacerdote e si è quindi ispirato alle
pratiche sacerdotali utilizzandole come immagini per illustrare simbolicamente verità teologiche.
Inoltre per illustrare un ritorno al patto con Dio, egli utilizza gli elementi di questo patto: la
relazione con Dio implicava indissolubilmente il legame reciproco terra/popolo/Yahweh, in
quanto il patto con Israele era basato sul possesso della terra promessa e sulla risposta del popolo
alle richieste divine. Il suo messaggio spirituale agli esuli in Babilonia che avevano perso il
Tempio e la terra, è “dove c’è Dio, c’è Sion”7. In questo modo egli anticipa l’utilizzo del Tempio
in maniera figurativa, immagine che sarà poi ripresa da Paolo nel Nuovo Testamento per riferirla
alla Chiesa o al singolo credente (1 Cor. 3:16-17; 6:19), ma con la visione di un Tempio già
preparato da Dio sottolinea contemporaneamente il fatto che ‘se l’Eterno non edifica la casa, invano
si affaticano gli edificatori’ (Sal. 127:1);
(γ) La visione di Ezechiele ci presenta un Tempio delle dimensioni di un palazzo che è il
centro di un nuovo ordine civile e religioso. Le sue misure e i particolari del servizio cultico
differiscono dalle disposizioni date per il Tempio di Salomone, e in questo contrasto c’è chi ha
visto l’intento del profeta di mostrare una rottura col culto di Gerusalemme che si era ridotto a
mera formalità, e la ricostituzione del culto a Yahweh sulla base di una riforma spirituale. Ma
l’utilizzo di queste immagini (la ricostruzione di un nuovo Tempio, le misure dettagliate, etc.) e
di questi strumenti letterari (il modo di presentare il suo messaggio) da parte del profeta sono
casuali, sono l’espressione di una creatività personale distintiva, o seguono le regole di un certo
genere letterario? Ci sembra intrigante e pertinente l’idea di qualche studioso 8 che suggerisce che
Ezechiele abbia preso spunto da un genere a lui contemporaneo presente nel Vicino Oriente nelle
iscrizioni degli edifici. Queste iscrizioni, infatti, seguono un modello tripartito in cui un sovrano
introduce prima la sua figura reale, e poi riporta il racconto delle sue vittorie e del suo contributo
nella costruzione di edifici. Normalmente egli si presenta come uno strumento nelle mani del suo

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La maggior parte delle osservazioni che seguono sono più estesamente esposte nelle opere già citate di Block e Odell.
7
Block, Daniel I. (1997-1998) The Book of Ezekiel NICOT (II: 506). Grand Rapids, MI: W.B. Eerdmans Pub.
8
Odell, Margaret S. (2005) Ezekiel SMITH & HELWYS BIBLE COMMENTARY (482-484). Macon, GA: Smith & Helwys
Pub.
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dio, riporta quindi la distruzione di una città nemica per il suo peccato e la sua ricostruzione su
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sua iniziativa perché richiesta dal suo dio, ricostruzione cui segue la nomina di un nuovo
governatore, la riorganizzazione del culto, la richiesta di offerte e sacrifici, il perdono accordato
ai ribelli e la dedicazione con un nuovo nome. Particolarmente simile alla descrizione di Ezechiele
è il racconto di Esharaddon della ricostruzione di Babilonia, dato che egli ricostruisce gli spazi
sacri, ristabilisce il culto e la giustizia sociale, seguendo un modello che segue da vicino quello
di Ezechiele9. Questo aspetto confermerebbe l’artificio letterario utilizzato figurativamente dal
profeta per ricondurre il popolo ad una relazione spirituale e non formale col proprio Dio;
(δ) se l’intento di Ezechiele era quello di invitare il popolo a ricostruire la propria relazione
con Dio non più sulla base della terra e del Tempio, ma sulla base di una relazione intima con
Yahweh, che effetto ha avuto il suo messaggio? Questa relazione spirituale genuina rappresentata
figurativamente dalla ‘ricostruzione’ di un nuovo Tempio, ha spinto il popolo ad un vero ritorno
a Dio? Difficile valutare con precisione gli effetti del messaggio profetico a motivo dei limitati
riscontri storici, ma certamente Babilonia divenne la culla della spiritualità ebraica, soppiantando
Gerusalemme, perché proprio qui gli Ebrei elaborarono il loro dolore e la loro sventura,
ricostruendo la loro relazione con Dio sulla base della Torah, non più del Tempio, e anche dopo
il ritorno a Gerusalemme e la ricostruzione del secondo Tempio, Babilonia restò un punto di
riferimento spirituale perché da lì partirono i riformatori Esdra e Nehemia, e da lì partirono gli
aiuti per la ricostruzione del Tempio e delle mura di Gerusalemme. Inoltre possiamo vedere come
nella tradizione ebraica la lezione simbolica di Ezechiele fu conservata e tramandata, come
possiamo notare non solo dalle immagini utilizzate da Giovanni per descrivere nell’Apocalisse la
Nuova Gerusalemme, ma anche dal successivo sviluppo della letteratura mistica ebraica, dove
troviamo ad esempio gli Hekhalot Rabbati (Grandi Palazzi)10, testi dove si descrive l’introduzione
del discepolo alla presenza di Dio attraverso un’ascesa che lo porta ad attraversare varie stanze e
sei palazzi, fino a giungere al settimo palazzo dove contempla la presenza di Dio (cfr. gli otto
gradini in Ez. 40:31, 34, 37). Molto probabilmente l’idea di questo percorso spirituale si richiama
proprio alle immagini profetiche del Tempio/palazzo di Ezechiele, a testimonianza dell’influsso
che questa visione ha avuto anche nelle generazioni successive.

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Vedi l’iscrizione sul prisma di pietra di Esharaddon del periodo neo-assiro (680-660 a.C.). Cfr. Porter, Barbara Nevling
(1993) Images, Power, and Politics: Figurative Aspects of Esarhaddon’s Babylonian Policy. Philadelphia: American
Philosophical Society.
10
Schafer, Peter (1992) The Hidden and Manifest God: some Major Themes in Early Jewish Mysticism SUNY SERIES IN
JUDAICA. Albany, NY: State University of New York Press.

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