LA TEOLOGIA POLITICA
DELL'ANTICO TESTAMENTO
di GIANFRANCO RAVASI
(l) Tra gli autori più rilevanti ricordiamo J . B. Metz, G. Gutlerrez, J. Comblln,
H. Assmann, L. Botr, J. H. Cone, H. Cox. Vedi AA.VV., La teologia contemporanea,
Mariettl, Torino 1980, pp. 536·640 <con bibliografia).
(2) Ad esempio, J. P. MIRANDA, Marx e la Bibbia, Cittadella, Assisi 1974, e M .
CLÉVENOT, Letture materialiste della Bibbia, Boria, Roma 1977.
(3) E ' difflclle fare una rassegna bibliografica anche ~erché il problema è spes·
so affrontato da molti studi ma sempre in modo collaterale. Per ora indichiamo
solo H. CAZELLES, Bible et polttique, In « Rechercbes de Sclence Religleuse 11, 59,
1971, pp. 497·530; W. ZIMMERLI, La mondanità dell'A.T., J aca Book, Milano 1973;
AA.VV., Esperienze di base, luoghi di creatività evangelica, Boria, Roma 1977, pp.
59-196; A. RIZZI, Letture attuali della Bibbia, Boria, Roma 1978, pp. 99·250; G. FOHRER,
Strutture teologiche dell'A.T., Paideia, Brescia 1980, pp. 240·289.
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aprendo la Bibbia, non ci si incontra con una collezione di tesi teo-
logiche o di intuizioni solo mistiche, ma con rumori di guerre, con
giochi politici, col brusio della vita quotidiana, con la storia di un
popolo. Emblematico a questo proposito è il Credo di Israele, dalle
primordiali « schegge » di fede come la « confessione » di Maria in
Es 15,21, sino alle più articolate professioni di Dt 26,5-9, di Gs 24,2-13
e alla variante cultuale del Sal 136, il «Gr ande Hallel » che chiudeva
la celebrazione pasquale ( 4).
Il tes to più illuminante è Giosuè 24 che contiene quasi in un mi-
crocosmo il Pantateuco, cioè i primi cinque grandi libri della Bibbia.
La cornice spaziale del testo è Sichem, il centro in cui le dodici tribù
ritrovavano la loro unità n azionale, la cornice temporale è l'ingresso
nella terra di Canaan, vertice dell'esodo e simbolo della libertà. Gli
articoli di fede scanditi dall'Io per son ale di Dio compr endono tre
«doni» storici offerti da Jahwè ad Israele: la vocazione dei Patriarchi
(vv. 2-3), la libertà nell'esodo dall'Egitto (vv. 5-7), la terra promessa
(vv. 8-13). Contro i misticismi evanescenti e acosmici, contro le alie-
nazioni apocalittiche la Bibbia è un appello continuo alla « storia della
salvezza»: è la storia il luogo privilegiato della Rivelazione, e il profet a
è colui che sa decifrare, in questa apparente n omenclatura di eventi
neutri o persino assurdi che è la storia, il disegno di Dio, il suo pro-
getto salvifico, la s ua parola.
Le culture orientali extrabiblich e hanno preferito come categoria teologica
quella spaziale, più statico, più percettibile, oggettivabile e controllabile (il
tempio, spazio sacro). La Bibbia è, invece, una religione << storica » e non
naturistico ed è incline a ved ere d inamica mente e in progr essione lo svelarsi
di Dio. Il testo di 2 Sam 7 è indicativo. Al desiderio di Davide di possedere
un tempio n ella capitale appena costituita, Gerusalemme, così da collocare in
un'area sacra del proprio territorio anche la divinità, il profeta Natan con-
trappone la scelta inattesa di Dio. La presenza di Dio non è da cercare nel
perimetro di un te mpio, ma n ella r ealtà che più inerisce all'uomo, il tempo.
Alla casa materiale che Davide vuole p rogettare per il suo Dio si sostituisce
la casa-casato davidica fatta di pietre vive e storiche: « Te il Signore farà
grande poiché una casa fa rà a te il Signore» (v. 11).
Proprio per questa s ua incarnazione la Bibbia è per il creden te al
tempo s tesso parola di Dio permanente e involucro variabile e contin-
gente, è escatologia e storia frammis te inestricabilmente. E' indispen-
sabile, allora, registrare e catalogare i modelli e i dati politici biblici,
essendo la Rivelazione non astratta e assiomatica ma « incarnata>>. Ma
questo movimento rivolto al passato e compiuto dalla filologia, dalla
(4) SI veda soprattutto G. voN R Ao, Teologia dell'A.T., vol. I, Paldela, Brescia
1972. Critiche sono state avanzate all'ipotesi di un proto·Credo coordinatore dell'In·
tero Pentateuco (das kleine geschlchtltche Credo) da C. H. W. Brekelinans, C. Car-
mlchael, N. Lohflnk, ecc. C!r. anche R. RENDTORFF, La concezione della rivelazione
nell'antico Israele, In Rivelazione come storia, Dehonlane, Bologna 1969, pp. 67·69 .
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(5) Sono molte anche In Italiano le storie d'Israele. Oltre all'orma! superato G.
RrccrO"ITr , Storla d'Israele, SEI, Torino 1960', ricordiamo le varie Storle d'Israele
di M. NOTH (Paidela, Brescia 1975), di S. HERRMANN (Querinlana, Brescia 1977), di G.
FoHRER (Paideia, Brescia 1980) e la riedlzlone di C. ScHEDL, Storia dell'A.T., Paoline,
Roma 1981' (4 voli.). Indispensabile è anche R. DE Vwx, Le tstttuztont dell'A.T., Ma-
rietti, Torino 1964.
(6) C!r. J. A. SOGGIN, Das Kontgtum tn Israel, Vandenhoeck und Ruprecht, Ber-
Un 1967, pp. 6 ss.
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frattanto si succedono sullo scacchiere orientale (Persia, Ellenismo siro, Ro-
mani). Il governo interno di tipo teocratico, organizzato da Esdra e Neemia,
gestisce senza apertura il suo mandato. Un bagliore contro il potere siro sarà
la famosa rivoluzione partigiana maccabaica (Il sec. a. C.) ben presto ingrigita
in una scialba e inetta monarchia (gli Asmonei) che sarà liquidata da un
idumeo, Erode, figlio di un loro primo ministro. La superpotenza mondiale
è ormai Roma e n~l 70 d. C. io Stato ebraico sarà definitivamente eliminato
dalla mappa politica internazionale.
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con le opportune e ovvie diversificazioni possiamo perciò isolare nella
Bibbia un « filo rosso» o un «principio-speranza », come aveva fatto
il filosofo E. Bloch. Questo filo percorre ed articola l'intero arco sto-
rico e teologico della Bibbia ( 11). Ora per riportare alla luce questo
filo che serpeggia nel testo sacro è necessario scavare sotto la con-
cretezza della vita politica e della storia ebraica.
E questa operazione può essere condotta sulla base di due metodologie. La
prima, più corretta scientificamente, è quella « diacronica », orientata a seguire
l'evoluzione delle strutture politiche e teologiche secondo la sequenza storica
sopra disegnata. N o i invece, dati i limiti di questa ricerca, ci orientiamo
maggiormente verso una verifica « sincronica », che cerchi di identificare le
principali stmtture di pensiero, i sistemi che emergono dal dato biblico glo-
balmente assunto senza seguire, se non in senso lato, l'intero itinerario sto-
riogenico.
4. Il modello teocratlco.
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slazione sui matrimoni misti e sui figli nati da tali matrimoni. Se Neemia è
ancora contenuto (10,31; 13,25), Esdra, giurista intransigente, non tollera esita-
zioni. La « Commissione dei 110 » (83 laici e 27 sacerdoti) esegue implacabil-
mente la cernita: « Tutti quelli che avevano sposato donne straniere dovettero
rimandare le donne insieme con i figli che avevano avuti da esse » (Esd 10,44).
Il Giudaismo del ghetto e dei « farisei » (letteralmente « i separati ») vedeva
qui i suoi natali.
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(14) Cfr. A. PENNA, I libri det Maccabet, Marlettl, Torino 1953; M. LACONI, Primo
e Secondo Libro dei Maccabei, Gregoriana, Padova 1960; A. SISTI, I Maccabei, Pao-
lina, Roma, I vol. 1968, II vol. 1969.
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zione anti-assira. Per avere le spalle protette si intavolano trattative
col r e m eridionale, Acaz di Giuda. A Gerusalemme si fronteggiano due
partiti, l'uno filo-assiro, l'altro favorevole all'asse Damasco-Samaria.
Il re si schiera col primo. Le truppe dell'asse devono perciò prima
neutralizzare Giuda p er sferrare l'attacco all'Assiria. Le armate alleate
si avviano così contro Gerusalemme gettando il panico tra i politici
di Giuda (7,2). A questo punto al sovrano di Gerusalemme si presenta
il profeta che avanza una proposta alternativa : <<Sta' tranquillo, non
abbatterti, non temerei» (7,4). Molti interpreti, soprattu tto in passato,
hanno parlato a questo proposito del " quietismo , di Isaia, confermato
dal principio sopra enunciato. Quel principio, infatti, si basava sulla
forza della fede come testimonia anche un'assonanza, irriproducibile
nelle nostre lingue, t r a << cr edere , e << sussistere ». Isaia, allora, non
lancerebbe forse un appello alla dissoluzione della politica n ella fede
conducendo Israele a un fideismo politico?
Ma per giudicare la portata della proposta isaiana, bisogna consi-
derare il reale valore dei termini usati. Essi non sono nient'altro che \
il caratteristico appello alla <<guerra santa»: "Voi oggi siete prossimi
a dar battaglia ai vostri nemici; il vostro cuore non venga meno
perché il Signore cammina con voi per combattere con voi!, (Dt 20,3-4).
Isaia, quindi, fa una reale proposta politica, collegata al mondo orien-
tale, cioè quella dell'impegno nazionale senza il ricorso ad alleanze. Le
manovre dell'attivismo politico alla fine sn ervano l'identità nazionale,
il richiamo agli ideali religiosi e culturali nazionali può forgiare nuove
energie e offrire persino risultati inattesi. L'ottica non è quietista o
fideista, ma si concretizza in una posizione di r igorosa neutralità.
Questa posizione di Isaia sarà confermata a più riprese durante il suo
ministero profetico e per capirne la relatività (tipica di ogni proposta politica
contingente) b aster à ricordare che Geremia sosterrà appassionatam ente la tesi
dell'alleanza con la potenza straniera b abilonese. D urante una fa se politica-
m ente più favorevole a causa di travagli interni dell'Assiria (705-701 a. C.)
I saia si rivelerà u gualmente disfattista n ei confronti di trattative diplomatiche
con l'Egitto. La testimonianza brillante di questo atteggiam ento è racchiusa
nel c. 18, scritto in occasione dell'arrivo a Gerusalemme di una delega zione
di diplomatici egizia ni e piombato come una doccia fredda sugli en tusiasmi
nazion ali di Giuda. La stessa reazione scettica è formalizzata da tre oracoli
d el c. 30 in cui alla fren esia dei sogni militaristici del trattato con l'Egitto,
Isaia contrappone « la calma, la conversione, l'abbandono confidente» (30,15),
proprio come nel c. 7 e secondo gli ideali della guerra santa. Nella stessa
linea procede anch e l 'ora colo di Is 31,1-3 il cui tema è sempre la denuncia
del trattato egiziano attraverso l'opposizione << uomo·Dio >>, « carne-spirito »:
gli ideali di Giuda sono più forti, a nch e politicamente, dei giochi diplomatici
e militari.
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filone ideologico ch e reclama la desacralizzazione della politica e la
depoliticlzzazione della religione. Una prima e ancor timida teorizza-
zione della separazione tra « Chiesa » e « Stato » è imposta dal crollo
della dinastia davidica nel 586 a. C. .Ezechiele introduce nel suo ritratto
ideale e utopico della Gerusalemme del futuro una prima distinzione
t ra palazzo e tempio (15). Ma sarà soprattu tto il proto-Zaccaria (cc.
1-9), che si muove nell'area ideologica ezechieliana, a codificare questa
distinzione. Nei cc. 3-4 e 6,9-14 del suo libro profetico egli non esita
a proporre per la comunità post-esilica due «messia» (cioè due «con-
sacrati ») e due corone, Giosuè, sommo sacerdote, e il politico Zoro-
babele. L'operazione di depoliticizzazione della religione, già suggerita
dalla normativa sull'estraneità dei !eviti alla gestione politica di un
territorio in Israele (la tribù di Levi non ha una regione propria e
quindi un'attività politica), raggiungerà, dopo alterne vicende, il suo
vertice nel tardo Giudaismo quando il sommo sacerdote sarà dipinto
in un appassionato affresco del Siracide solo come l'uomo del culto
(Sir 45,6-26: Aronne e Pinhas; c. SO: Simone) .
2. Ma l'operazione è visibile soprattutto nel processo ermeneut\co
a cui è sottoposta una delle categorie più rilevanti della religion e di
Israele, quella di alleanza ( << berit >>). All'inizio essa, secondo l'opinione
di molti studiosi (16), è la sacralizzazione di uno schema diplomatico
laico di origine ittita e mesopotamica attraverso il quale il Gran Re,
sulla base della precedente collaborazione politica ( << il prologo sto-
rico >>), stabilisce un nuovo patto bilaterale col s uo vassallo, assicu-
rando assisten za e r icevendo la promessa di fedeltà. Dopo l'elencazione
della carta dei diritti-doveri e delle maledizioni-benedizioni in caso di
violazione-osservanza, il protocollo siglato è affidato alla garanzia di
una divinità comune. In caso di violazione si istruisce una vertenza
giudiziaria (il << rtb >> di cui la letteratura profetica offre parecchi esem-
pi, come in I s 1 e Mi 6). L'applicazione di questo schem a politico ai
rapporti religiosi tra Israele e Jahwè comporta il rischio della diviniz-
zazione dell'intero apparato legislativo ebraico (si veda la polemica
antinomista di Paolo e quella antifarisaica di Gesù) . Questa imposta-
zione non può perciò esprimere pienamente l'esperienza religiosa che
ha esigenze di libertà e di grazia. Si cerca allora di semplificare la
dimensione politica dello sch ema di alleanza esaltando la dimensione
dell'adesione gioiosa e libera del fedele al suo Dio. Questo è già Vl S l-
bile nella pericope di Gs 24 ove Giosuè, la voce profetica di Dio,
(15) Cfr. B. L ANG, K etn Aufstand in Jerusalem. Dte Polttik des Propheten Ezekie!,
Kohlhammer, Stuttgart 1978. Cfr. anche G. SAvocA, Un profeta interroga la storta.
Ezechiele e la teologia della storta, Herder, Roma 1976.
(16) P er tutti cfr. G. E . MENDENHALL, Le forme del patto nella tradizione i srae-
ltta, !n AA.VV., Per una teologia del Patto nell'A.T., Mar!ettl, Torino 1972, pp. 75-
119. Contrario invece è E. KuTscH, Berit, !n E. JENNI - C. WESTERM/INN, Dtztonarto
teologico dell'A.T. , vol. I, Mar!etti, Torino 1978, coli. 295-306.
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esige nna risposta libera e personale al Gran Re col quale Israele sta
per stipulare un'alleanza. Essa è espressa col verbo « 'abad », «aderire
nel servizio "• scandito per quattordici volte, simbolo della perfezione:
« noi serviremo il Signore! ».
Un'ulteriore purificazione della categoria << alleanza » dalla dimen-
sione · politica sarà perfezionata dalla profezia che con Osea la orien-
terà non più verso il contratto diplomatico ma verso il legame d'amore
nuziale. Al rapporto tra due forze che si coalizzano nel reciproco ri-
spetto si sostituisce la tenera relazione d'amore tra due fidanzati che
si cercano nella gioia e nell'intimità (Os 2; Is 54; Ez 16; Cantico; ecc.).
A questa rilettura di tipo psicologico, nata dall'esperienza tragica del
matrimonio fallito del profeta Osea, succederà nel profetismo esilico
quella ancor meno politica della trasformazione << ontologica » del << cuo-
l'e », cioè della coscienza dell'uomo, ad opera dell'irruzione in esso
dello Spirito del Signore. Alle tavole di pietra del diritto sinaitico
subentrano quelle di carne della << nuova alleanza » cantata da Ger
31,31-34 e da Ez 36,25-27.
3. Nell'ambito veterotestamentario è possibile assistere anche ad
un altro interessante processo evolutivo, quello della decanonizzazione
del sovrano. La sua opera non è più di natura sua perfetta, ma può
essere sottoposta a critica legittima e a verifica. Sarà soprattutto il
movimento profetico a farsi carico di questa opposizione. Pensiamo
alla parabola che il profeta Natan lancia, nel silenzio ipocrita dei sud-
diti, contro Davide adultero e assassino (2 Sam 12). Pensiamo al
profeta Elia che irrompe come una tempesta sul regno di Acab (IX
sec. a. C.) e alla sua parola che colpisce con veemenza soprattutto in
un clamoroso caso di ingiustizia e di arroganza del potere, quello
dell'esproprio del terreno del contadino Nabot e della sua eliminazione
con metodi <<puliti » (l Re 21). Pensiamo ad Amos ch e, come vedremo,
è un simbolo altissimo della condanna delle ingiustizie ovunque esse
si annidino, anche sotto la copertura sacrale del manto dell'investitura
regale. Pensiamo ad Isaia che, pur essendo di estrazione aristocratica,
prende posizioni di esplicito distacco e polemica nei confronti della
monarchia (cfr. ad es. Is l; 3,12-15; 5), diversamente da quanto faceva
la << claque » dei profeti di professione e di corte, veri << violini » del
regime (2 Re 11). << Guai a voi che assolvete per regali un colpevole
e private del suo diritto un innocente! » (Is 5,23). Anzi, Isaia attaccherà
persino, come si è visto nei cc. 30-31, la politica del suo pupillo Ezechia,
in cui aveva sperato, dimostrando così che nessuna politica è quasi
sacralmente assistita, ma che piuttosto richiede, come ogni altra scelta
umana, attenta verifica sulla base della Parola di Dio e della coscien-
za. Geremia lancerà pesanti accuse contro il re Joakim (22,13-17) e
sarà un sistematico contestatore non solo della politica religiosa, ma
della stessa politica estera filo-egiziana degli ultimi re di Giuda.
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4. Alla base di questa impostazione esiste evidentemente una
demitizzazione della politica. Come è noto, in Oriente nel giorno della
incoronazione veniva proclamato un « protocollo regale » nel quale si
dichiarava la filiazione divina del re, normale in una visione religiosa
immanentistica. Ci sono raffigurazioni egiziane ed u garitiche in cui i
principi sono rappresentati mentre succhiano il latte dal seno della
dea madre. Israele, pur accettando questo modulo (Sal 2,7: «Tu sei
mio figlio, oggi ti ho generato >>), lo sottopone a una forte riduzione:
il sovrano resta solo figlio adottivo di Dio. La stessa unzione regale
comprendeva l'irruzione dello <<spirito » ( « ruah ») divino nell'eletto
col dono della « giustizia » ( « sedeq-mishpat »), qualità di tipo teolo-
logico. La critica profetica e la continua polemica della storiografia
deuteronomistica contro la monarchia (Sam e Re) rivelano che questi
doni non pongono automaticamente il sovrano in un'area sacrale, ma
sono condizionati dalla sua fedeltà etica personale. Anzi, quello « spi-
rito» che Is 11 descrive effuso sul sovrano, Gioele (c. 3) lo vedrà
sparso nell'intero popolo dell'alleanza in una pentecoste comu nitaria
(cfr. At 2). Gli stessi salmi regali (2; 89; 110) riceveranno un'ermeneu-
tica sempre più spiritualistica e « messianica ».
S. Ma c'è, infine, un importante settore letterario, teologico e sto-
rico dell'A.T. che, sia pure in forma primitiva, propugna l'autonomia
della politica e delle scienze antropologiche dall'ambito sacrale. Si
tratta della letteratura sapienziale che forse vede i natali in Israele
nell'epoca liberale ed «ecumenica » del regno salomonico (X sec. a. C.).
La « laicità » celebra qui la sua più consis tente affermazione in una
forma di primordiale « umanesimo integrale». Formazione tecnica,
istruzione professionale, cultura, economia, politica, persino galateo,
etichetta di corte e « savoir faire » sono le componenti di questa nuova
« Weltanschauung » biblica che non ignora però anche i problemi etici
e filosofici fondamentali.
a ) La sapienza produce anche una classe di politici, burocrati,
diplomatici, funzionari di professione, gli scribi (vedi Sir 39,1-11 ) ch e,
dopo la catastrofe del 586, si dedicheranno all'attività intellettuale e
teologica. Anzi, Davide, su suggerimento del suo onnipoten te ministro
Joab, aveva introdotto tra i suoi consiglieri persino una donna-scriba
(2 Sam 14,2-20) , m entre il modello politico salomonlco semb ra elabo·
rato proprio da questa classe particolarmente aperta e « laica » (l Re
3,11-12.16-28; 5,9-14; 10,1-9; 11,1-8). Degli scribi è possibile ricostruire
una sintesi di teoria politica sulla base del libro dei Proverbi, una
collezione antologica di riflessioni sapien ziali apparten enti ad epoche
differenti. Essa riflette sostanzialmente i moduli tradizionali dell'Orien-
te antico. Innanzitutto rispetto incondizionato d el monarca (19,12;
20,2), essendo l'assolutismo un dato ovvio nel mondo orien tale (più di
trenta proverbi parlano del re). Ma la consulenza che lo scriba offre
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ranza esigua e perseguitata. La « razza padrona », formata da sovrani
inetti, da politicanti venali e ottusi, da fanatici integralisti, sottopone il
profeta a sist ematica persecuzione emarginandolo e calpestandolo. Ma
il profeta permane coerente nella sua posizione: contro l'opinione pub-
blica dominante che esalta l'autonomia totale o la politica filo-egiziana,
Geremia annuncia l'ora cruciale del regno di Giuda e la necessità di un
accordo con Babilonia, attirandosi così la fama di disfattista e di tra-
ditore della patria (8,11.23; 9,20; le sue celebri «confessioni » ne sono
una drammatica testimonianza autobiografica). E la rovina piomberà
puntualmente su Giuda con la distruzione di Gerusalemme e la de-
portazione « lungo i fiumi di Babilonia ». Il filo-babilonismo del profeta
è q uindi una scelta politica (cc. 37 ss.), ma è anche una militanza e
un'opinione che può divergere da quella ufficiale delle istituzioni reli·
giose. Questo dato ci permette an che di documentare l'evoluzione delle
concrete opzioni politiche nella diversità delle situazioni storiche anche
da parte dello stesso m ovimento profetico.
1. Riflessioni finali.
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camini del suo villaggio (cfr. Odissea 1,58). La sua patria è un « ritor-
no», un «prima». Abramo, invece, è pellegrino sulla terra verso una
patria che è un <<poi», un <<avanti >>. La sua << polis >> è soprattutto <<fu-
tura e permanente >> (cfr. Eb 13,14). L'uomo biblico è perciò sempre in
marcia, in superamento, in perfezionamento, con esigenze sempre più
radicali ed esaltanti, proteso verso il progetto messianico.
S. La comunità. - La prospettiva politica biblica dell'A.T. è pro-
fondamente ancorata alla solidarietà, all'accoglienza (vedi la legisla-
zione sull'ospitalità). alla comunione. Il senso comunitario familiare,
tribale, naziona le deve pervadere la politica che ne è l'espressione più
reale e sperimentale. L'amore e l'ardore dei profeti per la loro comu-
nità nazionale, la struttura comunitaria giuridica e morale ( << amerai il
prossimo come te stesso>>: Lev 19,18), la stessa apertura universalisti-
ca che faticosamente si fa strada nelle pagine bibliche (Gen 12,3; 18,18;
22,18; 28,14; I s. 19,16-25; 56,1-8; 66,18-21; Ez 29,13-16; Ciro <<messia,, per
il Deutero-Isaia; Giona; Gl 3,1-5; Ag 2,7; Mal 1,11; Tb 13) sono un
appello a trasfondere questi valori nella realtà politica concreta. Re-
cuperare la << prossimità >> contro la concezione privatistica prevalente
e riscoprire il valore del << qahal >> (l'« ekklesia >>, cioè l'<< assemblea>>)
anche a livello sociopolitico, potrebbe essere un ideale profondamente
biblico da vivere anche nelle nostre coordinate culturali.
6. L'ermeneutica cristiana deii'A.T. - La profezia, come si è visto,
è per eccellenza l'interpretazione t eologica della storia: attraverso il
profeta si individua nel groviglio di contraddizioni del presente il pro-
getto che Dio sta attuando nella storia e che è proteso verso la pie-
nezza. In questa ·prospettiva la profezia ci ha aiutati a distinguere una
relatività e una permanenza del messaggio politico biblico: :relatività
nei modelli specifici, permanenza nel richiamo alla politica della liber-
tà e della giustizia. Ma proprio perché l'A.T. è progetto, esso si rivela
come dinamico e si apre sul Nuovo Testamento in cui la pienezza di-
venta realtà nel Cristo. Una pienezza ugualmente dinamica perché se
« il Regno di Dio è in mezzo a voi, (Le 11 ,20), è altrettanto vero che
<< il Regno di Dio è vicino» (Mc 1,15) e stiamo ancora attendendo che
<<Dio sia tutto in tutti>> (l Cor 15,28). Il cristiano legge, perciò, la pro-
posta politica fondamentale dell'A.T. alla luce di questa pienezza. Non
la elimina considerandola superata, ma la illumina col messaggio cri·
stiano. Il dialogo tra Dio e l'uomo ha come Parola finale il Cristo, che
è però comprensibile in tutto il suo splendore solo attraverso il pazien-
te ascolto della rivelazione veterotestamentaria. Il nostro itinerario
nell'A.T. è perciò la premessa indispensabile per capire l'annuncio di
Cristo sull'uomo e su Dio. Ma, parallelamente, Cristo sarà, secondo
l'immagine un po' barocca ma suggestiva di Claudel, la << lettera capi-
tale, la rubrica » ch e sigilla la parola deWAntica Alleanza.
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