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SOTTOCAPITOLO 2.2.4
Le prime testimonianze scritte delle lingue germaniche le abbiamo alla fine del II sec. D.C, con
l’alfabeto detto ‘runico’ (il futhark è la successione di tali segni). Il termine rùn aveva il
significato di ‘segreto’. Le documentazioni più antiche le abbiamo su oggetti ritrovati da
archeologi. Nel IV-V sec. Se ne ritrovano esempi in epigrafi su pietra. Nel mondo anglosassone
l’uso della scrittura runica durò più a lungo, fino al IX secolo. Nella genesi della scrittura runica
è stato fondamentale il contatto con altri alfabeti, come quelli prelatini, dovuto a connessioni
commerciali. Dopodiché venne impiegata per un uso magico ed oracolare. Il futhark antico,
adottato da quasi tutte le popolazioni germaniche, è composto da 24 segni, di cui poi ne venne
creata una versione semplificata di 16 segni nel mondo scandinavo. Il corno d’oro di Gallehus
(400 d.C.) presenta la prima testimonianza di frase di senso compiuto in runico: ek
HlewagastiR HoltijaR horna tawido (‘io H. di Holt feci il corno’). Esso, come tutte le altre
testimonianze, non presenta forme dialettali e fa uso di allitterazione.
CAPITOLO 3.1
Nella valutazione dei dati storici c’è bisogno di distinguere le notizie provenienti dall’epoca
precedente le grandi invasioni e quelle che riguardano direttamente i Germani come unità
culturale. Malgrado la lontananza geografica le popolazioni germaniche hanno sempre
mantenuto una vivace circolazione di motivi culturali, come la figura di Attila o la leggenda di
Teodorico, alla quale si accenna sia nell’elegia di Deor (anglosassone) e nel Carme di
Ildebrando (antico tedesco). Nella valutazione delle fonti c’è anche bisogno di considerare
l’influenza delle popolazioni latine e cristiane che hanno lasciato un grande impatto nella
mentalità e nei modi di espressione, oltre che nella visione che tali popoli avevano persino
nei confronti di loro stessi. La scrittura latina si diffuse infatti tramite la Chiesa, la quale
ostacolò tutti gli altri culti ‘pagani’, dei quali abbiamo infatti documentazione solo negli atti
giuridici che li reprimevano. La cultura barbarica ci è rinvenuta quasi solo nelle loro norme
giuridiche. Altre espressioni le troviamo in brevi frammenti poetici come il Carme di
Ildebrando e molto nella letteratura norrena (Islanda, refrattaria al cristianesimo fino al
1000). Le uniche fonti risalenti all’epoca anteriore alle invasioni le abbiamo sono con qualche
fonte greca, con Tacito e con Cesare.
Donar-Thor, chiamato Ercole da Tacito (dal germanico Thunær > tuono), in ambito romano
veniva identificato con Giove. Nei poemi è descritto come eroe fortissimo e benefico, uccisore
di mostri e giganti.
Tyr è identificato con Marte da Tacito, ma dall’etimologia si capisce che aveva probabilmente
un ruolo più importante di semplice guerriero, paragonabile anche Thor e Odino. Sono state
infatti trovate delle iscrizioni dedicate a Mars Thincsus (Marte dell’assemblea popolare), che
aveva la funzione di proteggere le assemblee giuridiche.
Nerthus era una dea trainata da un carro con due giovenche e portava pace e gioia ai popoli
a lei devoti. Il nome Nerthus torna anche se al maschile nella divinità capostipite dei Vani,
padre di Freya e Freyr. Nella mitologia nordica troviamo il mito della guerra e successiva
riappacificazione tra Vani e Asi (a questi ultimi appartiene Odino, Thor, ecc.). L’ipotesi più
attestata è quella che sostiene la supremazia della religione indoeuropea degli Asi che, di
natura dinamica e bellica, avrebbero avuto la meglio sui Vani.
L'incongruenza tra le testimonianze sui germani di Cesare, che li definisce primitivi, e quelle
di Tacito così dettagliate, vanno spiegate con più motivazioni. La prima è che i 200 anni di
differenza tra l’uno e l’altro hanno portato varie evoluzioni nel mondo germanico. La seconda
è che l’area germanica era molto estesa e le popolazioni molto frammentate. Era infatti
notevole la varietà di usi funebri sia in epoche vicine ma diverse, sia contemporanee (risalenti
all’età del ferro vennero ritrovate tracce di incinerazione e inumazione). Certe culture erano
poi influenzate da popoli vicini, tipo l’adorazione di certe divinità femminili (Matronae o
Matres) risalenti al culto celtico. Persino la figura di Odino cambia a seconda della locazione.
Nel mondo religioso germanico gli attributi delle divinità spesso si confondono e si
accavallano tra loro.
La venerazione della triade maschile e la predominanza di Odino sugli altri è una caratteristica
comune a tutti i Germani. Lo erano anche la pratica dei sacrifici, il culto dei boschi e delle
piante, la divinazione e la venerazione verso le facoltà profetiche delle donne. Gli dei venivano
chiamati attivamente ad agire nella vita degli uomini e a proteggere e approvare o meno le
attività giuridiche. La parola germanica god, di genere neutro, era collegata al senso di
‘invocare’, facendo riferimento all’essere indefinito inteso come potere chiamato ad
intervenire.
Tuttavia, a seconda della locazione variavano un po’ i ruoli del re e la struttura sociale.
Nell'area settentrionale abbiamo testimonianze di un’oligarchia intertribale, mentre più tardi
ad occidente si notano le prime suddivisioni in vere e proprie classi sociali. L’esistenza di
schiavi è invece un tratto comune a tutti i germani. I Sassoni avevano tre classi di liberi:
nobiles, liberi e liberti. Ritroviamo la stessa suddivisione con nomi diversi tra i Frisoni e gli
anglosassoni.
CAPITOLO 4
Il ‘protogermanico’ è una lingua ricostruita tramite processi di comparazione tra le lingue
germaniche derivate, che a sua volta è stata inserita nel gruppo indoeuropeo per la presenza
di numerose caratteristiche in comune. C'è da notare che questo processo di comparazione
ha implicato numerose forzature, come la comparazione di testi di lingue simili in secoli diversi
(che potrebbe falsare in certi tratti il risultato), tuttavia sono innegabili somiglianze
morfologiche e fonologiche che ne accertano la parentela.
I linguisti si sono concentrati spesso sul fenomeno del mutamento linguistico, che essendo
questa una lingua ricostruita, si dimostra ancora più complicato da spiegare. Il metodo
strutturale ha però dato un contributo fondamentale alla descrizione di tali fenomeni,
introducendo il concetto di sistema, in cui si analizzano i legami ed elementi affini nel loro
complesso (fonologia e grammatica non vengono più studiati separatamente). Alla base di
tutto questo continuano i metodi di comparazione e ricostruzione, ottenendo risultati
proficui.
In tutte le lingue germaniche vi sono stati trovati tratti indoeuropei e tratti innovativi che le
distinguono. Le caratteristiche indoeuropee sono: struttura flessiva (suffissi e desinenze
applicati alla radice), il mantenimento del sistema fonologico di tre serie consonantiche
(stesso modo di articolazione delle tre serie di occlusive), utilizzo dell’apofonia (modificazioni
vocalismo radicale per esprimere funzioni grammaticali), mantenimento del sistema
pronominale, mantenimento di gran parte del lessico (soprattutto i numerali) e il sistema di
formazione di nuove parole mediante derivazione e composizione di più lessemi.
Nello studio delle lingue esiste sempre la possibilità che, soprattutto in lingue affini, la stessa
innovazione posso apparire senza influsso di un dialetto sull’altro, ma la situazione più
comune è la supposizione che la presenza di una serie di isoglosse possa rispecchiare un certo
periodo di vicinanza geografica.
Ci sono isoglosse comuni tra il gotico e l’antico nordico, tuttavia gli sviluppi comuni alle lingue
germaniche settentrionali e occidentali (che escludono il gotico) sono assai rilevanti.
L'esclusione del gotico può dipendere dal fatto che la sua documentazione si arresti prima
delle altre. Le corrispondenze più significative sono quelle del gruppo di lingue cosiddette
‘ingevoni’, ovvero l’anglosassone, il frisone e sassone continentale. Di contro delle isoglosse
accomunano il gotico all’antico alto tedesco.
In periodo altomedievale era rara la firma dell’autore sulle proprie opere letterarie. Ne
abbiamo pochissimi esempi, tra cui Cynewulf, di cui sappiamo pochissimo. Le sue poesie
spaziano in più argomenti in confronto a Caedmon, come il Nuovo Testamento e le vite dei
Santi. Si tratta di un approccio più complesso alla materia religiosa. Nell’ambito della poesia
di ispirazione importante furono i componimenti dell’Exeter Book, detti Elegie.
Carlo Magno fu fondamentale per la diffusione della cultura e del cristianesimo in Europa. Le
sue azioni furono importanti per la raccolta e lo studio di testi antichi. Alcuino era tra i dotti
di spicco della sua Accademia. Con l’intento di diffondere il più efficacemente possibile i testi
liturgici, venne fatta un’opera di rivalutazione della lingua volgare, che fu fondamentale per
la nascita di una cultura scritta in lingua tedesca. L'opera utilizzo del volgare scritto continuò
anche dopo la morte di Carlo, come nel caso dello Heliand, composto in sassone, o il Muspilli
(sul Giudizio Universale) o il poema sulla vita di Cristo di Otfrid.
Dopo la morte di Carlo Magno la Germania cade in mano alla nobiltà (gran ducati). Il re Enrico
di Sassonia assume la corona del regno dei Teutoni (e non più dei Franchi), quello che poi
diventerà il fulcro del Sacro Romano Impero. Con tale regno si rafforza il legame romano-
germanico: il poema Waltharius scritto in latino parla di materia germanica. Intorno al XI
secolo la lingua volgare tedesca non viene più usata solo in campo didattico e liturgico, ma si
estende. Fu determinante l’apporto innovativo di Notker allo sviluppo della prosa tedesca e
la precisione nell’introdurre innovazioni lessicali riguardanti spesso complicati termini
astratti.
La documentazione dei testi tedeschi antichi si presenta frammentaria sia per la lingua che
per molti altri fattori. Questo perché nel periodo altomedioevale gli scontri tra singoli stati
aveva impedito la formazione di un potere accentrato unificante. La tarda affermazione del
tedesco è dovuta anche alla mancanza in alto medioevo di una tradizione scritta sopra
dialettale e di usi grafici univoci. Solo in epoca medio-tedesca con l’affermarsi della civiltà
cortese e di una nuova tradizione letteraria si instaura una vera lingua sopra dialettale
nazionale.
L'unico testo pervenuto di tradizione germanica antica è il poemetto Carme di Ildebrando, che
parla di padre (Ildebrando) e figlio, che scoprono la reciproca relazione parentale in duello.
Nel poemetto è presente l’allitterazione e un misto fonologico tra lingue probabilmente
dovuto alla sovrapposizione di tradizioni grafiche. Della stessa epoca è stato ritrovato un
esempio di poesia lunga, lo Heliand, poema in sassone sulla vita di Cristo. Altro poema sassone
è la Genesi. Altra poesia allitterante venne ritrovata in benedizioni e formule magiche, come
lo Wodan, magia per far guarire i cavalli dalle slogature.
Il primo lavoro di traduzione in ambito tedesco è rappresentato dalle glosse ai testi latini e
dai glossari, tra cui il Vocabolarius S. Galli e Abrogans, traduzione di un dizionario di termini
latini.
L'opera più importante in antico tedesco risale al IX secolo, che tratta di elaborazione di
materia evangelica, il Liber evangeliorum di Otfrid. Questo autore usava la rima finale e
schemi metrici latino-romanzi, per dare dignità si temi trattati pur usando la lingua francone.
L'allitterazione e la variazione vengono mantenuti, seppur disciplinati dalla metrica. La stessa
metrica è stata usata anche in testi come Ludwigslied e Georgslied.
Nonostante la pluralità dialettale tedesca del periodo, possiamo affermare che per motivi
politici e culturali i dialetti franconi hanno prevalso nel quadro linguistico.
Ogni testo in tedesco antico presentava caratteristiche diverse dagli altri, dipendenti dal
monastero di provenienza. La comparazione tra testi della stessa scuola ma distanziati nel
tempo permette di osservare l’evoluzione di quel determinato dialetto. Le variazioni grafiche
rivelano mutamenti che spesso erano già avvenuti nella lingua parlata sincrona, ma ancora
non registrati. Alcune variazioni poi non sono da attribuire ad un’evoluzione spontanea ma
da sovrapposizioni dialettali, come nel caso del Muspilli scritto in bavarese, che presenta
tracce di francone meridionale o il Carme di Ildebrando che mescola elementi basso tedeschi
e alto tedeschi.
Una delle più grandi trasformazioni culturali e sociali del ondo nordico antico è dovuta
all’introduzione del Cristianesimo. Le nazioni germaniche occidentali (inglesi e tedeschi)
svolsero da mediatori per l’introduzione della civiltà latino-cristiana verso nord. Con tale
introduzione si afferma il latino come lingua letteraria. La concorrenza del latino nei confronti
delle lingue locali avvenne soprattutto nel continente, dove ad es. lo storico Saxo
Grammaticus scrisse in prosa latina Historia danica. L'Islanda invece non venne influenzata
particolarmente dalla lingua, mantenendo il norreno.
La produzione scritta in nordico era principalmente composta dalla poesia eddica e la poesia
scaldica, oltre che una prosa di carattere storico e narrativo che ebbe la sua espressione
migliore nelle saghe.
La poesia eroico-mitologica è contenuta in gran parte nel Codex Regius, denominato dal suo
scopritore Edda (anche detta Edda poetica). Altrettanto importante è l’opera omonima (Edda
in prosa) scritta da Snorri Sturlson che fa riferimento al Codex Regius. L'Edda poetica è
composta da 29 canti anonimi, di cui il primo è la Voluspa, che parla della creazione mitologica
del mondo e della previsione del ragnarok (fine dell’Universo). Il racconto che segue,
Havamal, presenta una serie di massime e consigli di vita. La prima parte della raccolta è
dedicata agli dei, mentre la seconda contiene carmi eroici. Il riferimento al cristianesimo non
è esplicito ma in alcuni carmi vi solo allusioni ad esso.
La poesia eddica riguarda quindi la cultura tradizionale nordico-islandese, mentre quella
scaldica rappresenta l’aspetto attuale (ciò che accade nelle corti e i valori connessi ad esse).
La poesia scaldica non è anonima, i poeti scrivono di mestiere. Lo stile è descrittivo e sono
spesso impiegate variazioni sinonimiche e kenningar.
La poesia nordica è suddivisa in strofe, che costituiscono un’unità stilistica e concettuale.
Tipica della tecnica scaldica è anche la libertà di esposizione delle parole nella frase, pur
obbedendo alle rime e alle assonanze e utilizzando kenningar così ricercati da poter essere
compresi solo da un pubblico estremamente colto.
Nella prosa norrena hanno rilievo opere storiche che raccontano tradizioni e avvenimenti,
come l’immigrazione in Islanda e la colonizzazione. Lo stesso avviene nelle Saghe islandesi,
dove però lo stile è più libero e ricco delle suddette. Notiamo dunque oltre alle classiche saghe
di tradizione locale, una produzione in prosa che si allaccia alle caratteristiche dell’Europa
continentale.