Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Per ottenere un’alleanza con gli spiriti, nel caso degli spiriti elettori, talvolta è richiesta
l’unione matrimoniale tra lo sciamano e la figlia dello spirito. In ambito siberiano vi è
differenza tra spiriti ausiliari (che forniscono aiuto in cambio di pace, venerazione, rispetto,
a seconda dei casi) e spiriti elettori, che scelgono il proprio sciamano “per amore” e aiutarlo
nel suo compito per tutta la vita. In quest’ultimo caso lo sciamano ha protezione durante
tutto il proprio percorso, ma incorre nel rischio di morte nel caso di un torto o del rifiuto. È
fondamentale per la vita serena del villaggio che da quel momento lo sciamano diventi il
genero dello spirito della caccia. A seguito del matrimonio la sposa soprannaturale
assumerà le fattezze degli animali di cui andrà a caccia. Se questo aspetto della sposa gli
consentiva di procacciarsi anime animali, da parte sua anche lo sciamano “diventava
animale”, sia attraverso i suoi attributi, come il costume, che per certi comportamenti.
Dobbiamo notare che nella caccia è necessario il matrimonio affinché vengano spediti gli
animali (pratica legata spesso allo sciamanesimo “nero”), mentre nell’allevamento non ci
sarà più bisogno di essere genero di nessuno, in quanto gli animali sono sempre a
disposizione. Si parlerà quindi di eredità, ovvero di legittimizzazione alla pratica sciamanica
tramite antenati (partica legata allo sciamanesimo “bianco”).
Per quanto riguarda le donne praticanti lo sciamanesimo, nelle varie culture hanno assunto
vari aspetti, ma in Siberia esse avevano certe limitazioni nelle loro attività. Se gli sciamani
potevano assumere il ruolo di cacciatori/procacciatori di anime e di generi nel mondo
soprannaturale, le donne sciamano non aderivano a questo modello. Tra i motivi di ciò vi è
sempre un accenno che rinvia al sangue mestruale e all’impurità, ma il motivo principale è
che lo spirito della caccia possiede quasi sempre solo figlie femmine. La donna sciamano si
trova perciò davanti principalmente a due scelte: convertirsi spiritualmente in uomo, o
mantenere la propria femminilità ma, in questo caso, la sua essenza di sciamano sarebbe
dipesa da un donatore umano e da un cacciatore soprannaturale, con un ribaltamento di
ruoli tra partener terreni e quelli soprannaturali. In altri casi ancora, infine, la donna
sciamano può essere l’assistente del proprio marito sciamano. Esistono rare situazioni in cui
gli spiriti della caccia hanno figli maschi, ma questi non verranno sposati con le donne
sciamano, bensì saranno fondatori di tribù.
A seguito di tutto ciò, per lo sciamano è fondamentale effettuare periodicamente rituali con
la funzione di rafforzare e rinnovare le alleanze con gli spiriti. Tra questi vi è “l’animazione
del tamburo” dove lo sciamano si unisce in matrimonio col proprio tamburo, che incarna la
figlia dello spirito della foresta, donatore di selvaggina. Quando la festa inizia, lo sciamano
deve prendere il tamburo e fuggire con lui, in quel momento avrà luogo il matrimonio.
Un altro rituale viene descritto da Grigorij: “rinnovamento della vita”, in cui la comunità si
riuniva dopo un anno di pascoli nomadi con le renne. È un evento che dà il benvenuto alla
primavera e mira ad ottenere successo nella ciaccia per l’anno a venire. Il tamburo non
aveva la sola funzione di sposa: poteva essere anche un mezzo di trasporto, assumere il
ruolo di traghetto per contenere le anime, una cavalcatura terrestre o aerea, una barca,
un’arma difensiva o offensiva.
Sebbene la divisione tra sciamani neri e bianchi non sia sempre stata fortemente delineata,
molti studiosi sostengono che i fenomeni sono distinti e pertanto sia necessario fare una
divisione. Troscanskij sostiene che gli sciamani “bianchi” trattano lo sciamanesimo di tipo
familiare (in relazione ai culti domestici del fuoco, matrimoni, riti per la fertilità, per la
guarigione, ecc.); mentre gli sciamani “neri” sono di tipo professionale, specializzati nelle
celebrazioni comuni, estranee ai riti familiari, e che molto spesso si praticano per accrescere
il proprio prestigio sociale. Non necessariamente gli sciamani neri sono connotati in maniera
negativa, in quanto anche loro aiutano e curano i pazienti, ma spesso hanno metodologie
meno “accettabili” dal mondo esterno e hanno accesso a materie molto delicate quali
divinazione e viaggio nel mondo degli spiriti.
Secondo Troscanskij, i primi a comparire furono gli sciamani “bianchi” e solo
successivamente, quelli “neri”. Questo perché sebbene originariamente fossero quasi
esclusivamente gli uomini a praticare lo sciamanesimo, essi avevano rapporti poligami e
spesso mancavano da casa anche per lunghi periodi. In loro assenza, le mogli erano
incaricate di occuparsi di tutte le questioni, potendo officiare alle cerimonie familiari. Iniziò
così a svilupparsi lo sciamanesimo nero. Le affermazioni di Troscanskij sono però spesso
state oggetto di critica per mancati approfondimenti di alcune sue ipotesi.
Altri autori come Tokarev sostengono che sciamani bianchi sono una categoria che ha poco
a che fare con lo sciamanesimo, proprio per la loro caratteristica di non entrare in contatto
con spiriti del mondo inferiore o spiriti-elettori. I cavalli non vengono mai sacrificati, e
soprattutto, gli sciamani bianchi praticano solo con il tamburo e dono dovevano avere
contatti con i defunti.
Altri studiosi ancora collegano sciamanesimo bianco e nero a diversi stadi di sviluppo, che
prevedono come prima fase la caccia (sciamanesimo nero), e laddove la società abbia
sviluppato nuove tecniche di sussistenza, la successiva fase di allevamento (sciamanesimo
bianco).
Un’ultima distinzione, sebbene discussa, è quella che distingue lo sciamanesimo bianco e
nero in relazione al “bene” e “male”. Gli sciamani bianchi sono estranei a riti che richiedano
sacrifici e non recano danno agli uomini. Non hanno accesso (e se lo hanno non ne
usufruiscono) al mondo degli spiriti del mondo inferiore, scegliendo di collegarsi solo con
spiriti buoni, detti celesti. Infine, un tratto fondamentale e distintivo tra le due tipologie,
sono le differenze che si riscontrano nel momento della “chiamata”: gli sciamani bianchi
sentivano di continuo i cavalli nitrire. Da questo momento iniziano a sentirsi male e
giustificano il loro malessere ai familiari dicendo che sentono provenire dall’altro il suono di
un campanellino che li chiama a sé. Gli sciamani bianchi hanno il loro albero sacro, il loro
spirito adiutore che vive sulle montagne, tra le rocce.
Fu tuttavia negli anni sovietici che lo sciamanesimo in Jacuzia subì diversificate forme di
repressione. Lo sciamanesimo continuò ad essere caratterizzato per lo più da una pratica
clandestina, che riemerse pubblicamente solo con la disgregazione dell’URSS.
Lo Ysyach subì un destino simile: se nel corso del XIX secolo si svolge con una certa
continuità, fu soppresso nel periodo sovietico che le celebrazioni subirono maggiori
cambiamenti. La vera ripresa di Ysyach, tuttavia, si ebbe dal 1945 in poi: inizialmente fu
celebrato per festeggiare la liberazione delle forze armate tedesche; in seguito assunse
gradualmente, ma in maniera sempre più perentoria, i caratteri di festa nazionale propria
del popolo jacuto. L’interesse verso Ysyach crebbe nel periodo tra gli ultimi anni del regime
sovietico e i primi dopo la dissoluzione dell’URSS.
Di fatto Ysyach diventò, a partire dall’inizio del XX secolo, seppur con diverse interruzioni,
una festa comune a tutto il popolo jacuto. Da quel momento in poi si intensificò anche la
ripartizione tra bianco e nero, superiore e inferiore. Il nero venne collegato all’allevamento
bovino, a tutto ciò che era femminile, mentre le nobili bestie dovevano essere donate
intonse alle divinità creatrici. Infine, così come cantavano le invocazioni solo alle divinità
celesti, gli sciamani “bianchi” non avevano contatti con il mondo inferiore e nero, popolato
dagli spiriti degli animali, dei defunti e cioè tuti quegli spiriti che per la maggior parte degli
jacuti influenzavano la vita quotidiana. Per questo lo sciamano, anche se gli si attribuivano
tratti “neri” rimase indispensabile, in quanto era il solo ad essere realmente presente nella
pratica popolare.
Essere uno sciamano non era comunque considerato un vantaggio, o un pregio, spesso
(soprattutto in epoca sovietica) la vita dello sciamano era contrassegnata da umiliazioni e
persecuzioni. Il decennio tra il 1920 e il 1930 fu probabilmente il più colpito delle misure
repressive nei confronti degli sciamani: molti di essi continuarono a praticare in
clandestinità. L’ambiguità e unitamente ad un insieme di rispetto e timore nei confronti
delle donne sciamano, segna i racconti dell’epoca su di esse.
Uno sciamano doveva accettare il suo destino se veniva chiamato dagli spiriti (altrimenti
rischiava la morte), ma non era una vita oggetto di ambizione. Una testimonianza di questo
la abbiamo nel libro di Aleksandra Kostantinvna intitolato “Mio padre sciamano”, dove
racconta della vita difficoltosa del padre, spesso perseguitato, insultato, fino ad essere stato
persino rinchiuso in galera. La figlia in tenera età si interessò alla guarigione sciamanica e
alle pratiche del padre, il quale non le insegnò mai nulla, sia per non farle vivere una vita
difficile come la sua, sia perché le pratiche sciamaniche non possono venire insegnate a chi
non abbia ricevuto una chiamata. Aleksandra intraprese così gli studi in un’Università di
medicina e si laureò. Nel frattempo però, il padre morì e lei ricevette la chiamata. Come
chiunque la riceva, anche la ragazza stette a lungo male, provò a curarsi con numerose cure
mediche, senza ricevere alcun effetto. Dopo lunghe sofferenze e sintomi anomali, riuscì a
lentamente a guarire non appena indossò il costume da sciamano del padre.
Un'altra testimonianza è quella di Irina Lukina, che nacque con un restringimento all’aorta
che la costrinse in ospedale già da bambina. Lei non ebbe un padre sciamano, ma con molta
probabilità una nonna sciamano, e non ricevette nessun apprendistato. Anche Irina fu
colpita da una malattia, o meglio dal suo ritorno, che segnò il momento di contatto con
l’invisibile. In molti casi infatti la chiamata allo sciamanesimo può ripresentarsi
ripetutamente nel corso della vita. Ad Irina è riconosciuto il ruolo di guaritrice, e negli ultimi
anni la sua popolarità è andata crescendo, soprattutto ad opera di radio, giornali e
televisioni locali.
Basandosi su ritrovamenti di spedizioni archeologiche, gli studiosi affermarono che lo
sciamanesimo nacque in epoca paleolitica e che i primi sciamani erano donne.
Secondo un’autrice S.I Grigor’eva, le donne sciamano sarebbero delle extrasens. Questo
termine latino indica tutte quelle persone dotate di una spiccata sensibilità, che in epoca
prerivoluzionaria, operavano come guaritrici, chiaroveggenti, osteopate, coesistendo con gli
sciamani, ma differenziandosi da loro poiché non ricevevano nessuna chiamata.
Al giorno d’oggi in Jacuzia le donne sciamano non sono più considerate marginali come in
passato, tuttavia sono rimaste delle ambiguità quando si parla di loro. Ci sono almeno
quattro tipologie di approccio alle donne sciamano: la prima è caratterizzata dalla
negligenza dell’esistenza di donne sciamano oggi, o di essersi mai rivolti ad esse,
unitamente ad una certa reticenza nel parlarne.
Il timore di ritorsioni da parte delle donne sciamano costituisce il secondo tipo di approccio:
è il caso di molte persone, che, per motivi differenti, si rivolgono a loro. Generalmente ne
parlano con rispetto e riconoscono loro poteri soprannaturali, quali la preveggenza o la
capacità di leggere nella mente delle persone, ma, proprio per queste capacità, le
considerano donne pericolose, dalle quali prendere distanza. Le donne sciamano sono
molto più potenti e pericolose dei loro “colleghi” uomini e c’è ancora molto timore nei loro
confronti.
Il terzo approccio è quello che riguarda il ritorno degli sciamani dopo la disgregazione
dell’Unione Sovietica. Secondo molte persone, gli sciamani veri non esistono quasi più e
quello che praticano abitualmente lontani dai centri urbani, in mezzo alla tajgà: questo
perché secondo loro troppo spesso di tende a vedere gli sciamani dove non ci sono, e si
confondono gli sciamani con altre categorie di persone. Presso alcuni gruppi nativi, che
popolano la Jacuzia, ogni donna anziani, proprio in virtù della sua anzianità, è considerata
uno sciamano.
Un ultimo approccio è la confusione tra donne sciamano e extrasens. Se da un lato autori
considerano a tutti gli effetti le extransens le eredi, parlando delle donne sciamano di un
tempo, altri percepiscono nel termine una sfumatura leggermente negativa rispetto a quella
di udagan.