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Ennio l’inapparente Plenaria 19/06/2021

SCIAMANESIMO

Cari abitanti buonasera!

È con vero piacere che mi accingo, in questa bellissima serata qui alla Sacra di San Michele, a
presentarvi il mio lavoro di approfondimento circa lo sciamanesimo.

Abbiamo imparato a conoscere questa cultura grazie a Carlos Castaneda, con la sua quadrilogia
dedicata al suo maestro Don Juan (vedi la bibliografia consigliata al fondo); ma non è esclusiva messicana.
La cultura sciamanica esiste ancora oggi tra i nativi americani, in molti stati del Sud America, in Africa
centrale e in alcune regioni remote dell’Asia. Pare che proprio da questo continente, lo sciamanesimo, sia
stato portato ovunque, nel mondo. La Jacuzia, famosa regione russa conosciuta per lo più per Risiko, è la
culla secolare del credo sciamanico.

Lo sciamano era il guaritore, con i suoi viaggi dello spirito si prendeva cura dei malati. A oggi ci
si chiede se siano solamente degli intrattenitori, scampati alle purghe staliniane (non erano ben visti nel
periodo della Urss perché “lo sciamanesimo era un mezzo per avere rapporti con il diavolo”) e ora vittime
(o astuti ruffiani) di un sistema il cui unico scopo è vendere un prodotto al miglior prezzo (per il venditore,
sia chiaro).

Tralasciando la critica morale, passiamo ora ad analizzare la figura dello sciamano jacuto. È lui il
ponte tra ciò che è terreno e ciò che è ultra-terreno, può entrare in contatto con gli spiriti che determinano
gli eventi che le persone vivono tutti i giorni.

Come si diventa sciamani? Beh, molto semplicemente, è necessario farsi smembrare contro la
propria volontà. Gli spiriti chiamano nel sogno, volenti o nolenti, degli individui ritenuti fuori dal comune
fin dal momento della nascita. Sempre durante questo sogno, la testa del futuro sciamano viene staccata
dal corpo e, le sue tre anime1, vengono separate: l’anima aria rimane vincolata al corpo, l’anima madre e
terra vengono invece trattenute dalle divinità; la prima resta nel regno dei morti, la seconda si tramuta in
pesce e nuota nel fiume che divide il regno dei morti “buoni” da quelli “cattivi”.

Quanti tipi di sciamani esistono? Due: bianchi e neri. Lo sciamano bianco è l’ideale; ha potenza e
superiorità su ogni essere umano, adempie a compiti che vengono assegnati dagli antenati dei clan
sottoforma di spiriti. Lo sciamano nero crea invece delle alleanze con animali e defunti che richiedono uno
scambio di anime come pegno.

C’è un rituale tipico? Certamente, lo sciamano per fare da ponte deve indossare la sua maschera
(fatta con teschi di animali), il suo abito cerimoniale (scelto dallo spirito) e percuotere il proprio tamburo.
Questo è il vero strumento peculiare, perché funge da traghetto vero e proprio per le anime, stabilendo
con esse il contatto e ritmandone i dialoghi.

1 Gli jacuti ritengono che ogni essere umano possegga tre anime: aria, terra e madre
Cosa succede alle anime dei non sciamani quando si muore? Bisogna ricordare innanzitutto che
queste vengono donate dalle divinità creatrici al momento della nascita. Aria si disperderà, terra rimarrà
nel corpo e madre, se si muore “bene”, andrà verso il mondo superiore, dove incontrerà le divinità e si re-
incarnerà dopo 3 o 7 anni.

E alle anime degli sciamani? Come è stato detto in precedenza, dal momento dello smembramento
lo sciamano possiede solamente l’anima aria, che anche nel suo caso verrà dispersa. Le anime madre e
terra sono già nel regno dei morti e li rimarranno per aiutare i futuri sciamani.

Piccola curiosità: il capodanno jacuto, chiamato Yhyach, cade ogni solstizio d’estate.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA

• Lo sciamano in vetrina – Lia Zola


• Gli insegnamenti di Don Juan – Carlos Castaneda
• Una realtà separata – Carlos Castaneda
• Viaggio a Ixtlan – Carlos Castaneda
• L’isola del tonal – Carlos Castaneda
• L’alchimista – Paulo Coelho
• Lo stregone e la sua magia (in Antropologia Strutturale) – Claude Levì-Strauss

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