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Etnografia delle popolazioni Germaniche

1. I Germani nelle fonti storiche


La formazione dei gruppi germanici, la loro distribuzione geografica e le loro vicende storiche si
ricostruiscono sulla base dei dati storici e archeologici disponibili. Le prime opere storiografiche
redatte da autori germanici sono relativamente tarde, non anteriori al VI secolo. Pertanto, per la
definizione di un quadro etnografico che rappresenti anche la situazione delle stirpi germaniche in
epoca più antica, quando queste erano ancora stanziate nella cerchia nordica – ossia a partire dai
primi secoli a. C. – occorre basarsi su fonti storiche indirette, scritte da autori greci o latini. Tali
documentazioni possono essere distinte in quatto categorie (Kaufmann 1913-14): 1) narrazione di
eventi vissuti, come il De Bello Gallico di Cesare; 2) opere storiche come la Ab Urbe Condita di
Tito Livio; 3) opere geografiche come la Naturalis Historia di Plinio; 4) scritti di vario genere,
come opere biografiche, epistolari, poesie, discorsi di contemporanei sui Germani.
Nell’etnografia classica, le popolazioni del nord Europa venivano distinte in due gruppi: i
Celti ad ovest e gli Sciti ad est. Le prime notizie sui Germani, non ancora però conosciuti con
questo nome, si devono a Pitèa, un esploratore di Marsiglia, il quale, intorno alla metà del IV secolo
a.C., intraprese un viaggio per mare che lo condusse, dopo aver costeggiato la penisola Iberica, la
Gallia e la Britannia, fino alla leggendaria Tule, identificata con la Scandinavia meridionale, dove
potrebbe essere entrato in contatto con i Teutoni. Tuttavia, l’esperienza di Pitèa rimane un episodio
isolato e ancora per due secoli il mondo mediterraneo continuerà a ignorare le popolazioni
germaniche e a confonderle con i Celti. Solo nel II secolo a.C., a causa delle invasioni dei Cimbri e
dei Teutoni, che si spingono fino alle porte di Vercelli, i Greci e i Romani dimostreranno un
maggiore interesse per le tribù barbariche dell’Europa settentrionale. L’etnonimo Germani fa la sua
comparsa nelle fonti storiche a partire dal I secolo a.C., ma solo nel De Bello Gallico di Cesare (51
a.C.) sarà riferito per la prima volta ad una realtà etnica e culturale ben definita e perfettamente
distinta da quella dei Celti.
A partire dai primi secoli d.C. le tribù germaniche iniziano a lasciare la cerchia nordica per
migrare verso sud in varie direzioni, invadendo i territori dell’Impero romano ed entrando in
contatto con popolazioni appartenenti ad altre etnie. È in questa fase storica che inizia lo
sfaldamento della comunità germanica originaria e che si vanno delineando le differenziazioni
culturali e linguistiche fra i tre gruppi in cui convenzionalmente viene distinto il ceppo germanico:
il gruppo orientale, il gruppo settentrionale e il gruppo occidentale. In questa sede viene offerta una
breve rassegna descrittiva dei popoli germanici e degli avvenimenti storici di cui furono
protagonisti durante l’epoca delle grandi migrazioni e invasioni barbariche (Völkerwanderungen),
che tradizionalmente viene datata fra il 375 ca. (anno della morte del grande re ostrogoto
Ermanarico) e il 568 (anno dell’invasione dei Longobardi in Italia).

2. I Germani orientali
Sulla base di notizie tramandate da diverse fonti classiche in greco e in latino, si apprende che i
popoli inclusi oggi dalla ricerca scientifica nel gruppo dei Germani orientali erano stanziati, a
partire dal I secolo d.C. ca., nella regione della bassa Vistola, lungo le coste del Mar Baltico. Tra di
essi i più sono i Goti (Ostrogoti e Visigoti), i Vandali, i Gepidi, gli Sciri, gli Eruli, i Rugii, i
Bastarni, i Burgundi. Il gruppo del germanico orientale era assai omogeneo al suo interno, sia sul
piano culturale, che su quello linguistico, come rilevano le fonti classiche; Procopio di Cesarea, ad
esempio, nel De Bello Vandalico, I,2 (VI secolo) riferisce che tutti questi popoli parlavano un’unica
lingua, il gotico. A più riprese, inoltre, è stato evidenziato il ruolo guida esercitato dai Goti nei
confronti delle altre popolazioni di questo ceppo.
Secondo un’antica tradizione (rintracciabile nell’opera di Giordane, De origine actibusque
Getarum, VI secolo), l’area geografica di provenienza di molte stirpi del gruppo germanico
orientale potrebbe essere collocata in Scandinavia: i Burgundi sarebbero originari dell’isola di
Bornholm (< an. Burgundar-hólmr "isola dei Burgundi"), i Rugii dall’antico Rogaland (nella
Norvegia meridionale) e i Goti dall’isola di Gotland o forse dal Götaland (regione della Svezia
meridionale). Tuttavia, la ricerca attuale non ritiene plausibile l’ipotesi di una patria scandinava per
le popolazioni del ceppo germanico orientale, dal momento che i dati archeologici e linguistici in
grado di confermarla non sono considerati sufficienti.
A più riprese partono i movimenti migratori che condurranno i Germani orientali verso
meridione, in varie direzioni. Intorno al 150 d.C. i Goti lasciano le loro sedi della bassa Vistola per
spostarsi lentamente verso le pianure della Russia meridionale. Nel III secolo d.C. si sono stabiliti
sulle rive del Mar Nero e sono già divisi in Ostrogoti e Visigoti. Da qui i Goti muovono in ripetuti
attacchi verso Ovest, varcando più volte il Danubio e invadendo i territori dell’Impero Romano. Nel
378 i Visigoti affrontano e infliggono all’Imperatore Valente una sconfitta memorabile nella famosa
battaglia di Adrianopoli e nel 410, sotto la guida di Alarico, si spingono fino in Italia, dove
saccheggiano Roma per tre giorni. Nel 418 i Visigoti formano un regno nella Gallia sud-occidentale
(il Regno di Tolosa) ed ampliano il loro dominio fino alla penisola Iberica, dove resisteranno fino
all’arrivo degli Arabi, nel 711. Gli Ostrogoti, invece, sotto il regno di Ermanarico (IV secolo),
estendono il loro dominio nella pianura ucraina, dal Mar Nero fino alle coste baltiche.
Successivamente, sono costretti a soccombere agli Unni di Attila, ma alla morte di quest’ultimo
riacquistano l’indipendenza e si consolidano in Pannonia come federati dell’Impero romano. Nel
488, sotto la guida di Teoderico, muovono verso l’Italia, dove fondano un regno che sarà distrutto
nel 553, al termine di una sanguinosa guerra contro l’Imperatore d’oriente Giustiniano.
Il destino delle altre stirpi del gruppo germanico orientale è analogo a quello dei Goti. I
regni romano-barbarici fondati da queste popolazioni non hanno lunga durata e scompaiono dalla
ribalta della storia relativamente presto e con essi la loro lingua. I Vandali giungono in Africa sotto
la guida di Genserico nel 429 e lì fondano un regno la cui egemonia si estende – almeno
superficialmente – fino alla Corsica, alla Sardegna e alle Baleari, tanto che, in un famoso
componimento eroico tedesco, il Carme di Ildebrando, il Mar Mediterraneo viene chiamato il
"Mare dei Vandali". Anche il regno Vandalo in Africa sarà annientato per mano dell’Imperatore
Giustiniano nel 534.
I Burgundi formano dapprima un regno lungo il corso del Reno, con capitale Worms; poi,
dopo una disastrosa sconfitta subita da parte degli Unni, oltrepassano il Reno e si stabiliscono nella
Valle del Rodano, nell’attuale Bourgogne (cioè Burgundia, che prende il nome proprio dai
Burgundi); in questa regione fondano un secondo regno, che più tardi (534) verrà inglobato nel
regno dei più potenti vicini Franchi.
Oltre alle opere già citate di Procopio e di Giordano, altre fonti storiche da cui si attingono
informazioni sui Germani orientali sono: la Germania di Tacito (98 d.C.), le Storie di Ammiano
Marcellino (IV secolo), le Variae di Cassiodoro (V-VI secolo), il De Bello Gotico di Procopio (in
greco, VI secolo), la Historia Gothorum, Vandalorum, Sueborum di Isidoro di Siviglia (VII secolo).

3. I Germani settentrionali
Le fonti classiche riportano poche e scarne notizie sui Germani settentrionali, evidentemente perché
le loro sedi erano localizzate nel Nord dell’Europa (in parte dello Jutland, nelle isole danesi, nella
Svezia centro-meridionale e nella Norvegia sud-occidentale), in territori assai distanti
geograficamente dall’Impero romano, con il quale di conseguenza non intrattennero mai stretti
contatti. Plinio cita, nella Naturalis Historia (IV, 96), solamente l’etnonimo degli Hilleviones, in
riferimento a tutti i Germani del Nord; Tacito, nella Germania (44) cita gli Sviones, che nella
tradizione indigena si chiamavano Svíar e che sono da considerare come gli antichi svedesi. Il
geografo greco Tolomeo, nel II secolo d.C., cita per la prima volta il nome dei Gauti, stanziati
nell’antica Svezia e già in epoca predocumentaria conquistati dagli Svíar. Nel VI secolo, Giordane e
Procopio menzionano per la prima volta il nome dei Danesi (Dani). Il termine con cui si indicava,
nel mondo scandinavo, tutti i Nordici, a prescindere dalla specifica tribù di appartenenza, era quello
an. Nordhmadhr “uomo del nord”.
Contrariamente a quanto avviene per le altre popolazioni germaniche – che tra il IV e il VI
secolo migrano e intraprendono campagne militari alla ricerca di nuove terre in cui stabilirsi – le
stirpi scandinave rimangono insediate a lungo nelle loro sedi storiche fino alla cosiddetta età
vichinga, che viene datata tra la fine dell’VIII secolo e la metà dell’XI circa. Il nome an. víkingr
(cfr. ags. wicing "pirata") vuol dire "colui che va di baia in baia, pirata" ed è derivato da an. vík-
"insenatura, baia"; il termine an. víking indica un "viaggio per mare a scopo di rapina".
L’espansione vichinga è, infatti, caratterizzata da azioni di pirateria e, in generale, da spedizioni
legate al mare e alla navigazione, che venivano intraprese per desiderio di avventura e per brama di
conquista, per la curiosità di conoscere nuove terre o anche per la necessità di trovare condizioni di
vita migliori.
A partire dall’874 i Norvegesi iniziano la loro lenta emigrazione verso ovest, in direzione
dell’Islanda, per sottrarsi alla politica feudale e accentratrice di Harladr Hárfágr (Araldo
Bellachioma), che aveva unificato il regno e scavalcato l’autonomia delle piccole comunità tribali,
che fino ad allora si erano governate autonomamente, sulla base del diritto consuetudinario della
tradizione germanica. In seguito, nel corso del X secolo, partirà dall’Islanda una spedizione diretta
verso la Groenlandia, e da qui, nell’anno 1000 – come riferiscono la Saga di Erik il Rosso e la Saga
dei Groenlandesi – altri navigatori si sarebbero spinti verso l’America del Nord, senza tuttavia
fondarvi delle colonie stabili.
Segue invece la direzione sud-ovest l’espansione dei Danesi, impegnati, a partire dal IX
secolo, in imprese di conquista verso le coste della Francia e dell’Inghilterra. Tra l’865 e l’875
occupano l’Anglia orientale e la Northumbria e nell’886 un trattato con re Alfredo sancisce la
divisione del paese nella Danelaw (di giurisdizione danese) e nell’Inghilterra sud-occidentale; col
tempo, i Danesi qui trapiantati si mescolano con la popolazione anglosassone, con effetti anche sul
piano linguistico. Nel frattempo, a causa dei reiterati attacchi contro la Francia, il re francese si vede
costretto a concedere in feudo ai Vichinghi un’intera regione, la Normandia (911). Qui i Danesi
divengono cristiani e adottano la lingua francese. È da questa regione che, nel 1066, il duca
normanno Guglielmo muoverà alla conquista dell’Inghilterra e, sempre nell’XI secolo, dalla
Normandia altri Normanni partono alla conquista dell’Italia meridionale.
Infine, gli Svedesi si spostano verso est, in Russia, dove fondano le città di Kiev e
Novgorod, che diverranno due importanti centri commerciali. L’espansione degli Svedesi, che si
chiamano anche Variaghi o Vareghi, è infatti caratterizzata soprattutto da scopi di natura economica
e commerciale; tra il IX e il X secolo, inoltre, i Variaghi si spingono fino al Mar Caspio e al Mar
Nero, dove intrattengono rapporti commerciali con mercanti greci e arabi.
Tra le fonti storiche che riguardano i Germani settentrionali, si citano: le Gesta
Hammaburgensis Ecclesiae pontificum (1067) di Adamo di Brema, che descrive la conversione al
Cristianesimo degli Scandinavi, qui chiamati Ascomanni (termine composto dalla parola per
"uomo" con il sostantivo an. askr "frassino", usato anche in riferimento ad un tipo di imbarcazione);
le Gesta Danorum di Saxo Grammaticus (1185). Numerose sono anche le opere scritte in volgare da
autori di origine scandinava: il Landnámabók (Libro della presa della terra), anonimo, in cui sono
narrate le vicende della colonizzazione dell’Islanda; l’Íslendigabók (Libro degli Islandesi), di Ari
Þorgilsson (1067-1148); le opere del letterato e uomo politico islandese Snorri Sturluson (1179-
1241), la Ynglynga Saga e la Heimskringla (Orbis Mundi), che narrano le storie dei primi re svedesi
e norvegesi; la Íslendiga Saga (Saga degli Islandesi) di Sturla Thorðason (1214-1284), nipote di
Snorri.

4. I Germani occidentali
Nel raggruppamento dei Germani occidentali sono incluse quelle popolazioni che erano stanziate
lungo tutto il corso del Reno e del Danubio e che entrarono in più stretto contatto con i Romani.
Non è un caso, del resto, che si deve a questi ultimi la gran parte delle informazioni oggi disponibili
sul loro conto. Queste stirpi si affacciano alla storia allorché varcano il Reno e scacciano i Celti dai
territori degli attuali Belgio e Germania occidentale e meridionale, allargando sensibilimente i loro
insediamenti.
Il primo episodio di conquista che la storia ricordi e che rappresentò un fatto significativo
agli occhi dei Romani, è quello di cui furono protagonisti i Cimbri e Teutoni (cfr. supra), che nel II
secolo a.C. penetrano in Italia, per poi subire una pesante disfatta da parte dei Romani presso
Vercelli. Più tardi, nel 58 a.C. Cesare si scontra in Gallia con Ariovisto, un condottiero barbaro alla
guida di un esercito composto da gruppi di Germani occidentali (Suebi o Svevi e Alamanni).
I Germani di cui parla Tacito sono quasi certamente da identificare proprio con quelle stirpi
che oggi si definiscono come Germani occidentali e che lo scrittore latino divide in Ingevoni,
Istevoni ed Erminoni. A questa tripartizione la ricerca attuale (Maurer: 19523) affianca le
denominazioni di Germani del Mar del Nord (Ingevoni), Germani del Reno-Weser (Istevoni) e
Germani dell’Elba (Erminoni).
Gli Ingevoni o Germani del Mare del Nord comprendono i Frisi, gli Iuti, i Cauci e i popoli
che costituiscono l’amfizionia della dea “Nerthus”, tra i quali primeggiano gli Angli. I Sassoni, che
non sono mai menzionati da Tacito, si costituiscono probabilmente più tardi come lega militare, in
cui vengono incorporate diverse popolazioni (tra cui quella dei Cauci), e che deve il suo nome
all’uso del sax, un particolare tipo di pugnale. I Sassoni sono citati per la prima volta negli scritti di
Tolomeo (II secolo d.C.). A partire dal V secolo, secondo la Historia Ecclesiastica Gentis
Anglorum di Beda (731), gli Angli, i Sassoni e gli Iuti iniziano a spostarsi nelle Isole Britanniche,
dove fonderanno diversi regni e getteranno le basi della futura civiltà inglese. I Frisi, poi chiamati
Frisoni nelle fonti altomedievali, consolidano i loro insediamenti nelle aree costiere del Mar del
Nord, sviluppando una fiorente attività commerciale fra il Reno, la Manica e la Scandinavia; infine,
tra il VII e l’VIII secolo vengono inglobati nel regno dei Franchi. Analoga sorte subirono i Sassoni
rimasti sul continente, che, dopo una sanguinosa guerra durata più di trent’anni, vengono convertiti
forzatamente al Cristianesimo e sottomessi da Carlo Magno.
Gli Istevoni sono i cosiddetti Germani stanziati tra il Reno e la Weser che, al tempo di
Tacito, comprendono i Batavi in Olanda, gli Ubii intorno a Colonia, i Camavi, i Brutteri, i Cherusci
in Vestfalia, gli Usipeti e i Tencteri a destra del Reno, i Catti e ancora molte altre tribù minori.
Quasi tutte queste stirpi saranno destinate a scomparire per essere assorbite dalla popolazione dei
Franchi, il cui nome compare per la prima volta nelle fonti storiche nel 258 d.C. In seguito alla
conversione al Cattolicesimo da parte del re Clodoveo (496), i Franchi consolidano il loro prestigio
nel mondo politico e culturale romano-cristiano e affermano con decisione la loro supremazia su
tutte le altre popolazioni germaniche continentali (Burgundi, Alamanni, Bavaresi, Turingi) che, a
turno, vengono sottomesse ed inglobate nel loro regno. I Franchi raggiungono l’apogeo della loro
potenza durante l’epoca di Carlo Magno, che passò alla storia anche per aver promosso e realizzato
una politica culturale orientata, da un lato, verso il recupero filologico delle testimonianze più
importanti della tradizione letteraria latino-cristiana, dall’altro, verso un programma di traduzioni
dei testi liturgici fondamentali della religione cristiana, che favorì certamente la nascita e lo
sviluppo di una cultura scritta in lingua volgare.
Infine, gli Erminoni sono identificati con i Germani stanziati lungo il corso dell’Elba e
includono i Suebi (come erano denominati da Tacito), il cui nucleo etnico era rappresentano dai
Semnoni. Al nome dei Suebi, (nelle fonti più tarde attestato come Svevi) viene spesso associato
quello degli Alamanni. Del gruppo degli Erminoni fanno parte anche i Quadi e i Marcomanni;
questi ultimi si insediano in Boemia, dove prendono il nome di Baiuvari, o Bavari o Bavaresi, che
mantengono anche dopo la loro espansione nei territori limitrofi dell’Austria e della Baviera. Vanno
inseriti tra i Germani dell’Elba anche i Longobardi, che nel VI secolo si stabiliscono in Pannonia e
nel 568, sotto la guida di Alboino, intraprenderanno l’ultima grande impresa militare che chiude
l’era delle Völkerwanderungen, la conquista dell’Italia. Tutte le stirpi comprese nel gruppo degli
Erminoni vengono gradualmente assoggettate e incluse nel regno Franco.
Tra i documenti storici da cui è possibile trarre notizie sulle popolazioni del ramo germanico
occidentale si ricordano: la Historia Francorum di Gregorio di Tours (VI secolo); gli Annales regni
Francorum (741-829); la Vita Karoli di Eginardo (817-830); la Historia Ecclesiastica Gentis
Anglorum di Beda il Venerabile (731); la Cronaca Anglosassone, iniziata all’epoca di re Alfredo;
l’opera Res gestae Saxonicae di Vitichindo di Corvey (919-973); la Historia Langobardorum di
Paolo Diacono (744).

Bibliografia di riferimento
Blair, P.H. 19602, An Introduction to Anglo-Saxon England, Cambridge, Cambridge University
Press

Brøndsted, J. 1976, I Vichinghi, Torino, Einaudi

Kaufmann, F. 1913-1923, Deutsche Altertumskunde, 2 voll., München, Beck

Krüger, B. 19834, Die Germanen. Geschichte und Kultur der germanischen Stämme in
Mitteleuropa, Ein Handbuch in zwei Bänden, Berli, Veröffentlichungen des Zentralinstituts für Alte
Geschichte und Archäologie der Akademie der Wissenschaften der DDR 4

Lund, A.A. 1990, Zum Germanenbild der Römer. Eine Einführung in die antike Ethnographie,
Heidelberg, Winter

Maurer, F. 19523, Nordgermanen und Alemannen. Studien zur germanischen und frühdeutschen
Sprachgeschichte, Stammes- und Volkskunde, Bern, A. Francke A.G., / München, Leo Lehnen

Pohl, W. 2000, Die Germanen, München, Oldenbourg Scardigli, P. 1964, Lingua e Storia dei
Goti, Firenze, Sansoni

Todd, M. 2000, Die Germanen. Von den frühen Stammesverbänden zu den Erben des
Weströmischen Reiches, Stuttgart, Theiss

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