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L’interesse per Cassio Dione

in Pietro Patrizio e nella


burocrazia palatina dell’età
di Giustiniano
Umberto Roberto
p. 51-67

TEXTE NOTES AUTEUR


TEXTE INTÉGRAL
• 1 Sull’interesse per Cassio Dione nella Pars Orientis tra V e VI s. cf.,
ad es., Mazzucchi 1979,
94 (...)

1Un aspetto della fortuna di Cassio Dione in età


tardoantica è rappresentato dall’interesse che la sua opera suscitò
nella colta burocrazia palatina di Costantinopoli durante il regno
di Giustiniano. Fu questa un’epoca di forte dibattito politico,
poiché Giustiniano tendeva a rafforzare i suoi poteri e insisteva
sulla legittimazione carismatica del suo regno. L’atteggiamento
autoritario di Giustiniano suscitò nella burocrazia palatina che
collaborava con il suo regime reazioni diverse. V’erano coloro che
approvavano la visione di Giustiniano e ne celebravano il governo.
V’erano, al contrario, funzionari che speravano di moderare
l’assolutismo imperiale: la cultura letteraria e la storiografia erano
strumenti a loro disposizione per criticare l’arroganza di
Giustiniano, o per proporre formule meno autoritarie di governo.
In generale, per quanti partecipavano a questa riflessione politica,
Dione era una fonte importante per ricostruire la storia del potere
monarchico a Roma e per valutare i suoi rischi e le sue
degenerazioni1.
2In realtà, i segni della conoscenza sicura di Dione presso gli
esponenti della burocrazia più preoccupati o critici
dell’assolutismo di Giustiniano sono molto scarsi. Due citazioni
dirette sono nell’opera di Giovanni Lido, importante funzionario di
palazzo. La prima citazione è nel De Magistratibus di Lido.
Composto intorno alla metà del VI s., il trattato è sicuramente uno
dei più significativi documenti di critica a Giustiniano. La citazione
da Dione riguarda un brano che descrive l’abbigliamento e le
insegne regali di Romolo (Mag., 1.7.3):
• 2 “Romolo aveva inoltre una corona, uno scettro con un’aquila sulla
sommità, un mantello bianco lun (...)

Τῷ γε µὴν Ῥωµύλῳ καὶ στέφανος ἦν καὶ σκῆπτρον ἀετὸν ἔχον ἐπ’ ἄκρου καὶ
φαινόλης λευκὸς ποδήρης, ἀπὸ τῶν ὤµων ἔµπροσθεν µέχρι ποδῶν πορφυροῖς
ὑφάσµασιν ῥεραβδωµένος – ὄνοµα δὲ τῷ φαινόλῃ τόγα, οἱονεὶ σκέπασµα, ἀπὸ
τοῦ τέγερε κατ’ ἀντίστοιχον· οὕτω γὰρ τὸ σκέπειν Ῥωµαῖοι καλοῦσιν – καὶ
ὑπόδηµα φοινικοῦν· κόθορνος ὄνοµα αὐτῷ κατὰ τὸν Κοκκήϊον2.

• 3 In generale, sull’immagine di Romolo e degli altri re in Lido cf.


Kaldellis 2005, 4.

3Non si tratta di un passo politicamente senza valore. Giovanni,


infatti, considera Romolo – primo re e fondatore della βασιλεία a
Roma – come un tiranno. Il suo spirito oppressivo e autoritario si
esprime dunque anche nell’immagine e nel modo di mostrarsi al
popolo e al senato3. Da Dione Giovanni prende l’indicazione
del cothurnus come nome delle calzature di porpora utilizzate da
Romolo.
4Una seconda citazione viene invece da un’altra opera di Giovanni
Lido, il De Mensibus, 4.2 (p. 66, 12-17 Wünsch = C.D. 1 fr. 6.7,
Boissevain 1895a, 14). Lido cita Dione in un passo sul dio Giano,
conservato da Cedreno (p. 295, 10-14 Bekker):
• 4 “Lo scrittore romano Dione dice che un tale eroe antico Giano,
poiché per l’ospitalità offerta a (...)
Δίων ὁ Ῥωµαῖος ἀρχαῖόν τινα ἥρωα Ἰανὸν λέγει διὰ τὴν τοῦ Κρόνου ξένισιν
λαβόντα τὴν γνῶσιν τῶν µελλόντων καὶ τῶν προϋπαρχόντων, καὶ διὰ τοῦτο
διπρόσωπον ὑπὸ Ῥωµαίων πλάττεσθαι· ἐξ οὗ τόν τε µῆνα κληθῆναι
Ἰανουάριον, καὶ τὴν τοῦ ἔτους ἀρχὴν ἀπὸ τοῦ αὐτοῦ µηνὸς γίνεσθαι4.

5Anche se interessanti, queste due citazioni di Dione non


consentono di stabilire in che modo Giovanni Lido abbia
conosciuto l’opera. È probabile che Lido abbia tratto queste
citazioni dionee non dalla lettura diretta della Storia romana, ma
da una fonte intermedia o da un florilegio di passi. Da segnalare
pure il fatto che i due frammenti sono relativi a informazioni di
carattere antiquario sull’età delle origini di Roma.
• 5 Per il Περὶ πολιτικῆς ἐπιστήµης cf. Mazzucchi 2002. Anche Iordanes,
attivo a Costantinopoli alla (...)

6Pure interessante è l’assenza di riferimenti diretti a Dione nei


passi che sono giunti a nostra conoscenza di un’opera di
riflessione politica, il Περὶ πολιτικῆς ἐπιστήµης. Si tratta di un
trattato composto ancora nell’ambito della burocrazia palatina di
Costantinopoli: nella sua visione politica l’anonimo scrittore
condivide con il pensiero dioneo molte tematiche; ed anzi, per
alcuni aspetti, si esprime in piena sintonia sulle formule per
moderare l’assolutismo imperiale. L’interesse per Dione negli
ambienti della burocrazia palatina è invece sicuramente
testimoniato dall’opera e dalla riflessione del magister
officiorum Pietro Patrizio5.

Cassio Dione come fonte


della Ἱστορία di Pietro Patrizio
• 6 Cf. in generale su Pietro Patrizio: Stein 1949, 723-729; Treadgold
2007, 264-269; e più recenteme (...)

• 7 Pietro fu alla corte persiana nel 550 e di nuovo nel 561-562.


Quest’ultima ambasceria è tema di u (...)
7Pietro Patrizio fu una straordinaria personalità della burocrazia
palatina durante il regno di Giustiniano. Nacque probabilmente a
Tessalonica intorno al 500. La sua famiglia apparteneva
all’élite municipale della città; e con ogni probabilità Pietro si
formò in patria. Si trasferì poi a Costantinopoli dove studiò
retorica, legge e latino. Divenne avvocato e presto entrò al
servizio della burocrazia palatina, forse agevolato dall’imperatrice
Teodora6. Alla fine del 534 gli fu affidata una difficile missione
nell’Italia ostrogota. Fu infatti inviato per trattare con il re degli
Ostrogoti in un momento di tensione tra Costantinopoli e la corte
di Ravenna. Nel corso di un’altra missione, Pietro venne
imprigionato per ordine del re Teodato e tenuto ostaggio per tre
anni, fino alla liberazione nel 539. Al suo ritorno a Costantinopoli,
Giustiniano lo onorò grandemente e gli concesse il titolo
di magister officiorum, che tenne per ventisei anni fino alla morte,
appunto dal 539 al 565. Procopio (Arc., 16.5) afferma
malignamente che divenne magister grazie al suo impegno nel
propiziare la morte della regina ostrogota Amalasunta. Si tratta di
una accusa che Procopio muove a Patrizio negli ᾽Ανέκδοτα, ma che
non è confermata da alcuna altra fonte. Forse già al 539 risale la
promozione al rango di Patricius; inoltre, a conferma del favore
imperiale, Pietro divenne console onorario. Nonostante la
responsabilità della carica di magister, le fonti ricordano la
straordinaria cultura di Pietro Patrizio e la sua capacità di non
rinunciare mai allo studio. La sua abilità retorica e la sua
conoscenza del diritto lo resero un prezioso diplomatico al
servizio di Giustiniano, particolarmente capace nei difficili rapporti
con la Persia7.
• 8 Cf. Lyd., Mag., 2.25.3; cf. pure Suda Π 1406. Per una datazione al
548/552 cf. Treadgold 2007, 26 (...)

• 9 Cf. Banchich 2015, 2-3.


• 10 Sulla datazione a metà degli anni quaranta cf. Treadgold 2007,
267; Banchich 2015, 9.

8Conosciamo in modo frammentario tre opere


del magister e patricius Pietro. Giovanni Lido (Mag., 2.25-26), che
lo conosceva bene e ne elogia le qualità, ricorda il Περὶ πολιτικῆς
καταστάσεως, sua importante storia della carica di magister
officiorum, scritta prima del 5548. Un’altra opera è la dettagliata
relazione del suo viaggio come ambasciatore alla corte persiana
nel 561. Menandro Protettore conserva memoria di questo testo in
uno dei frammenti della sua opera storica (fr. 11 Müller)9. Inoltre,
sono pure pervenuti molti frammenti di un’opera storica di Pietro
che conosciamo sotto il titolo di Ἱστορία .Si tratta di una storia
generale di Roma che andava, presumibilmente, dall’epoca della
morte di Giulio Cesare all’età di Costanzo II. Pietro articolò la sua
narrazione seguendo la vita di ciascun imperatore. È possibile
pensare che la Ἱστορία sia stata scritta intorno alla metà degli
anni ’4010. Possediamo due grandi gruppi di frammenti
dalla Ἱστορία di Pietro Patrizio:
• 11 Cf., per gli Excerpta de sententiis, Boissevain 1906: la sequenza
degli Excerpta da Pietro Patriz (...)

a Oltre 160 frammenti sono direttamente attribuiti a Pietro.


Provengono da due volumi degli Excerpta historica Constantiniana
(Excerpta de sententiis ed Excerpta de legationibus). Due brevi
excerpta provengono invece da un trattato di grammatica Περὶ
συντάξεως incluso nei Lexica Segueriana. Tutti questi frammenti sono
collegati con la tradizione di Cassio Dione11.

• 12 Cf. sulla questione Martolini 2010; Banchich 2015, 3-9. Per il


testo dei frammenti cf. pure Mülle (...)

b Un gruppo di altri frammenti provenienti dagli Excerpta historica


Constantiniana, ma adespoti. Si tratta di excerpta che descrivono eventi
tra il 238 e il 358: l’ultimo frammento tratta un episodio delle
campagne del Cesare Giuliano contro i Camavi. La maggior parte degli
studiosi concorda ormai nel riconoscere in questo autore Anonymus
post Dionem lo stesso Pietro Patrizio12.

• 13 Cf. Treadgold 2007, 267-268.

9La tradizione di Dione svolge un ruolo fondamentale nella


composizione dell’opera di Pietro, tanto che è stato possibile
suddividere in due gruppi i frammenti. Infatti, la prima parte dei
frammenti della Ἱστορία provengono tutti da Dione. Questa
tradizione è l’unica fonte per questa sezione di Pietro che va
dall’epoca immediatamente dopo la morte di Cesare nel 44 a.C.
alla fine del regno di Elagabalo. In particolare, il primo frammento
a noi pervenuto riferisce dell’ambasceria condotta da Quinto
Labieno presso il re Orode dei Parti per conto di Bruto e Cassio,
databile al 40 a.C. La mancanza di frammenti precedenti la morte
di Cesare lascerebbe pensare che l’inizio della Ἱστορία sia
appunto da collocare con la morte di Cesare nel 44 a.C. Nella
tradizione storiografica bizantina, infatti, Giulio Cesare riporta la
monarchia a Roma dopo la stagione dei consoli, che aveva
interrotto il regime dei primi re. In questo caso, la Ἱστορία di
Pietro sarebbe organizzata come una storia della βασιλεία a Roma.
L’ultimo frammento post Dionem a noi pervenuto dell’opera
riguarda un’ambasceria dei Camavi a Giuliano Cesare nel 358. È
stato ipotizzato, senza tuttavia prove certe, che l’età di Giuliano
rappresenti il termine dell’opera13.

Il valore del testo di Pietro


Patrizio come testimone della
tradizione di Cassio Dione
• 14 Cf. Boissevain 1895a, 342.
• 15 Boissevain 1898, xix: ceterum tenendum Petrum Dione
admodum libere usum fuisse; xxvi: nam epitoma (...)

10Come noto, solo i libri 36-60 di Cassio Dione si sono conservati


su un totale di ottanta nella versione originale dell’opera. La
ricostruzione della prima parte, libri 1-35, è stata compiuta da
Boissevain attraverso testimoni di diversa affidabilità. La
tradizione storiografica dei libri 1-21 è recuperabile
attraverso l’opera di Giovanni Zonara. I libri 22-35, al contrario, ci
sono pervenuti in maniera piuttosto lacunosa14. Per questa
sezione, la Ἱστορία di Pietro non è di alcuna utilità, dal momento
che non conserva testi relativi all’epoca precedente alla morte di
Cesare. Questa situazione è evidentemente giustificata da una
scelta di carattere storiografico; e, tuttavia, è interessante vedere
che, come nel caso di Giovanni di Antiochia (inizio VII s.) e di
Xifilino (seconda metà IX s.), anche Pietro Patrizio attinge all’opera
di Dione solo a partire dal libro 36. Per la sezione 36-80
la Ἱστορία di Pietro è un testimone importante per la ricostruzione del
testo di Dione; in alcuni casi, perfino l’unica testimonianza a
nostra disposizione. Ma occorre subito sottolineare che non si
tratta di un testimone di buona qualità. Già Boissevain aveva
intuito che Pietro Patrizio segue sicuramente la tradizione di
Dione, ma, in qualche punto, aggiunge sue osservazioni; e in ogni
caso, Pietro riformula quasi sempre con libertà di struttura
narrativa e, soprattutto, di lessico il testo di Dione. Nel
complesso, Pietro realizza quasi sempre una forte epitome
dell’originale dioneo15.
11Ad una analisi più dettagliata del rapporto tra Pietro e gli altri
canali che conservano la tradizione di Dione il giudizio di
Boissevain è in generale da confermare. È possibile, tuttavia, fare
alcune osservazioni.
Epitome
• 16 Sul metodo di lavoro degli Excerptores Constantiniani cf. Roberto
2009; Németh 2010; più recentem (...)

12Occorre partire dal presupposto che non possediamo l’opera


storica di Pietro Patrizio, ma, prevalentemente, excerpta della
sua Ἱστορία realizzati dagli Excerptores Constantiniani. Potrebbe
dunque sorgere il dubbio che il carattere di forte epitome di
alcuni excerpta di Pietro rispetto all’originale di Cassio Dione (o
ad altre tradizioni più vicine all’originale come Xifilino) sia
piuttosto il risultato delle tecniche compilatorie
degli Excerptores. In realtà, il metodo di lavoro
degli Excerptores non prevedeva drastiche epitomi del testo.
Come si evince dallo studio sulla creazione di excerpta di altri
storici a noi pervenuti pure in forma diretta,
gli Excerptores tendevano a cambiare le prime e le ultime righe
per dare un significato compiuto all’excerptum; ma nulla
aggiungevano a propria discrezione, non contaminavano con altre
fonti, conservavano l’ordine narrativo dell’originale nella sequenza
dei loro brani e, soprattutto, non facevano grandi riassunti. In
caso di necessità, gli Excerptores preferivano piuttosto tagliare
interi brani, non epitomarli o parafrasarli16.
13Di conseguenza possiamo affermare che nei passi dove il testo
di Pietro Patrizio riassume drasticamente l’originale di Dione, o
quanto riportato in tradizioni più conservative dell’originale
dioneo, l’operazione è sicuramente da attribuire a Pietro, non
agli Excerptores Constantiniani. In particolare, il contesto generale
dove è inserita l’informazione o l’aneddoto che interessa a Pietro
può essere fortemente riassunto, con significative alterazioni del
lessico. Nel momento in cui Pietro riporta il testo che gli interessa,
l’aderenza all’originale di Dione è invece più marcata. In alcuni
casi, Pietro riporta quasi senza variazioni il testo dioneo. Inoltre,
può essere utile ricordare che, secondo il metodo seguito per altri
autori, gli Excerptores seguono senza alterazioni l’ordine
narrativo originale nella loro operazione di creare excerpta. Non ci
sono, dunque, salti o spostamenti arbitrari di contesti narrativi
nella sequenza dei frammenti da Pietro.
14Un caso emblematico per comprendere le forme dell’epitome di
Pietro è rappresentato da ES 151 che corrisponde a
C.D. 79[78].24.1-2, da Xifilino. Nel descrivere le difficoltà della
vita di Giulia Domna, moglie di Settimio Severo e madre di
Caracalla e Geta, Xifilino riporta da Dione: ὥστε τινὰ ἐς αὐτὴν
ἀποβλέψαντα µὴ πάνυ πάντας τοὺς ἐν ταῖς µεγάλαις ἐξουσίαις
γενοµένους µακαρίζειν, ἄν µὴ καὶ ἡδονή τις αὐτοῖς τοῦ βίου καὶ ἀληθὴς
καὶ ἀκήρατος καὶ εὐτυχία καὶ ἀκραιφνὴς καὶ διαρκὴς ὑπάρχῃ .Pietro
riprende questo passaggio nella sua opera (ES 151) ma, pur
trattandosi di un tema per lui interessante, epitoma drasticamente
il testo: ἔδειξε τῆς ἀνθρωπίνης ζωῆς τὸ ἀβέβαιον. Si potrebbe
ipotizzare pure un intervento dell’Excerptor costantiniano, ma in
questo caso l’entità della sintesi realizzata sarebbe eccezionale
rispetto ai metodi consueti degli Excerptores. D’altra parte, c’è da
chiedersi se proprio l’operazione di drastica epitome del testo
dioneo non abbia portato gli Excerptores a scegliere Pietro, invece
dell’originale dioneo a loro disposizione. Come nel caso di altri
autori, colpisce, infatti, che in alcuni casi gli Excerptores, pur
avendo a disposizione l’originale di un autore, decidano di
riportare il testo filtrato attraverso una fonte successiva. Ci
possono essere diverse spiegazioni per questa operazione. Nel
caso di Dione / Pietro Patrizio, è possibile che
gli Excerptores considerarono più pratico per i loro scopi
utilizzare l’epitome di Pietro per citare episodi o narrazioni
storiche che in Dione erano sviluppati in maniera più lunga e
prolissa.
Interventi di Pietro sulla tradizione
dionea
• 17 Cf. pure ES 12 che corrisponde a C.D. 58.14.1-2, con un
interessante riferimento alla τύχη non pr (...)

15Un’altra caratteristica della rielaborazione di Pietro rispetto


all’originale dioneo è l’evidente inserimento, in pochi ma
significativi casi, di giudizi e opinioni personali. E, non per caso,
questi giudizi si sono salvati soprattutto negli Excerpta
Constantiniana de sententiis. Un caso significativo è, ad esempio,
nello excerptum relativo alla drammatica fine di Seiano. Pietro
sintetizza drasticamente il brano dioneo (ES 11, che corrisponde a
C.D. 58.10.8-11.2). Poi, tuttavia, aggiunge: ἄν τις τὴν ἀνθρωπίνην
ἀσθένειαν ἐλεήσῃ καὶ παιδευθήσεται µήτε ἐπὶ τοῖς ἀγαθοῖς ὀγκοῦσθαι καὶ
ἐπὶ τοῖς δοκοῦσιν ἐναντίοις µὴ δυσχεραίνειν .La seconda parte della
sentenza non è presente in Cassio Dione e appartiene dunque al
pensiero di Pietro. Nel caso di un altro excerptum, ES 18, già
Boissevain escludeva che si trattasse di tradizione dionea. In
particolare per l’affermazione ὅτι ὃ βούλευταί τις καὶ
ἐπιθυµεῖ, τοῦτο καὶ θᾶττον πιστεύει, Boissevain ritiene che
questo Petri ipsius videtur17.
• 18 Cf. fr. 10.6 Müller = ES 178: ὅτι Αὐρηλιανὸς πειραθείς ποτε
στρατιωτικῆς ἐπαναστάσεως ἔλεγεν ἀπατ (...)

• 19 Cf., ad es., fr. 4.2 Müller = ES 161; concordo al riguardo con


Banchich 2015, 117.

16I temi della riflessione sul potere monarchico e sulle forme del
governo sono quelli che maggiormente determinano la selezione
del materiale dioneo da parte di Pietro; allo stesso tempo,
suscitano sovente l’intervento personale dell’autore nella fase di
epitome. Di particolare importanza per Pietro è il tema della
legittimazione carismatica, dunque divina, del potere imperiale.
In ES 116 che corrisponde a C.D. 72[71].3.3-4 (Xifilino), Pietro
recupera da Dione un brano sul rapporto tra Marco Aurelio e i
suoi soldati. Pure nella gestione tanto difficile dei militari Marco
seppe comportarsi come un modello. Alle esose richieste dei suoi
soldati, spinti da φιλαργυρία che Pietro condanna, Marco risponde
con grande fermezza. Il passo è appunto riportato da
Xifilino: [3] καίτοι δὲ ἱσχυροτάτου ἀγῶνος καὶ λαµπρᾶς νίκης
γεγενηµένης, ὅµως ὁ αὐτοκράτωρ αἰτηθεὶς παρὰ τῶν στρατιωτῶν οὐκ
ἔδωκε χρήµατα, αὐτὸ τοῦτο εἰπὼν ὅτι ὅσῳ ἄν πλεῖόν τι παρὰ τὸ
καθεστηκὸς λάβωσι, τοῦτ’ ἐκ τοῦ αἵµατος τῶν τε γονέων σφῶν καὶ τῶν
συγγενῶν ἐσπεπράξεται ·[4] περὶ γάρ τοι τῆς αὐταρχίας ὁ θεὸς µόνος
κρίνειν δύναται .Pietro rielabora il passo secondo le consuete
formule di epitome della tradizione dionea; e tuttavia, alla fine del
brano c’è una significativa integrazione: ὅτι χρήµατά ποτε αἰτηθεὶς ὁ
Μάρκος ὑπὸ τῶν στρατιωτῶν οὐκ ἔδωκεν, εἰπὼν ὅτι ὅσῳ πλέον τοῦ
καθεστηκότος λαµβάνουσιν οἱ στρατιῶται, τοσοῦτον ἐκ τοῦ αἵµατος τῶν
γονέων αὐτῶν καὶ τῶν συγγενῶν ἐξέρχεται ·[4] τὸ δὲ κράτος τῆς
αὐταρχίας οὐκ ἐν τοῖς στρατιώταις ἀλλ’ ἐν τῷ θεῷ κεῖται. Mentre nel
testo dioneo, secondo la versione di Xifilino, si fa riferimento alla
volontà divina che governa il mondo e governa anche l’imperatore
(περὶ γάρ τοι τῆς αὐταρχίας), nel testo di Patrizio c’è una precisa
contrapposizione tra la stessa volontà divina e quella dei soldati.
Non è da escludere che Pietro conservi un testo migliore rispetto a
quello di Xifilino. E tuttavia, occorre sottolineare che questa idea
dell’origine divina – carismatica – del potere imperiale
contrapposta al violento arbitrio dei soldati è ripetuta anche
altrove, nella sezione post Dionem, da Pietro Patrizio. In
particolare, in occasione di una rivolta militare, l’imperatore
Aureliano mostra di non agitarsi; piuttosto è furente con i ribelli e
spiega ai suoi che non sta ai soldati decidere delle sorti del
principe, ma alla divinità suprema18. D’altra parte, il tema della
τυραννίς, intesa da Pietro come tentativo di usurpare con la
violenza il potere, è una delle questioni principali che
caratterizzano la sua riflessione. Negli excerpta a noi giunti v’è un
interessante intervento rispetto a quanto preservato anche da
Xifilino sulla morte dell’odiato Elagabalo. Rispetto a C.D.
80[79].17.1 (Xifilino), Pietro (ES 152) aggiunge una importante
considerazione: ὅταν γὰρ ἐθισθῶσί τινες καὶ ταῦτα ὡπλισµένοι
καταφρονεῖν τῶν κρατούντων, οὐδένα ὅρον τῆς ἐξουσίας ἐπὶ τὸ
πράττειν ἃ βούλονται ποιοῦνται, ἀλλὰ καὶ κατ’ αὐτοῦ τοῦ δόντος ταύτην
ὁπλίζονται .Si tratta di giudizi che ritornano anche nella parte post
Dionem dei frammenti di Pietro19.
• 20 ES 98a: ὅτι οἱ Ἀλεξανδρεῖς οὐκ ἔχαιρον ἐπὶ Βεσπασιανῷ, ἀλλ’ ἐλοιδόρουν
αὐτὸν καὶ ἔσκωπτον ἐπὶ τῇ (...)

• 21 L’errore di datazione della nomina di Simile a prefetto del


pretorio sotto Adriano è invece da at (...)

17La natura del potere si esprime anche attraverso la descrizione


di vizi e virtù che spesso inducono Pietro a un intervento sulla
tradizione dionea. In ES 98 che corrisponde a una epitome di C.D.
65[66].8.2-4 (Xifilino) Pietro conserva l’importanza della
ἐπιείκεια come virtù politica attribuita a Vespasiano; e tuttavia, a
controbilanciare questa virtù Pietro inserisce un duro riferimento
alla φιλαργυρία, dunque all’avidità che segna negativamente
Vespasiano e suscita i rimproveri degli Alessandrini
all’imperatore. Il riferimento alla φιλαργυρία è in Pietro, ma non
compare in Xifilino. È possibile che l’aggiunta sia da attribuire a
Pietro20. Anche nella descrizione di C. Sulpicio Simile, prefetto del
pretorio del tempo di Traiano, Pietro attribuisce virtù politiche al
personaggio che non sono conservate nella tradizione dionea
superstite (ES 111-112 che corrisponde a C.D. 69.19.1-2 da
Xifilino). In particolare, Pietro ricorda che Simile, prima di
diventare prefetto, era un centurione; ma già a quel tempo era
dotato di virtù importanti: ὅτι Σίµιλίν τινα τῶν δορυφόρων ἄρχοντα,
φρονήσει δὲ καὶ ἐπιεικείᾳ σεµνυνόµενον, πάνυ Ἀδριανὸς
ἐτίµα .Importante è la conferma della ἐπιείκεια come virtù politica
che Pietro considera necessaria a chi governa; interessante pure
l’abbinamento di essa con la φρόνησις. Non sappiamo se questo
riferimento deriva da Dione o è piuttosto un’aggiunta di Pietro.
Certamente, l’aver conservato entrambe le virtù come caratteri
distintivi dell’azione di Simile è segno della loro importanza nella
riflessione politica di Pietro21.
18Anche il tema dei delatori / sicofanti suscita l’attenzione di
Pietro. Ne abbiamo diverse tracce negli excerpta pervenuti. In un
caso sembrerebbe perfino che Pietro inserisca questo tema
all’interno della tradizione dionea. Infatti, nel descrivere il buon
governo di Antonino, Pietro afferma in ES 115 (corrispondente a
C.D. 70.2.1, che è Xifilino) che l’imperatore si rifiutò di comminare
condanne a morte ad alcuni uomini. Pietro precisa che gli uomini
da condannare erano sicofanti. Questo dato, politicamente tanto
significativo, non è nella versione di Dione-Xifilino. Sia che Pietro
aggiunga a sua discrezione, sia che conservi una versione più
fedele di Dione, è indubbio che il tema delle delazioni era per lui
di forte interesse.
19Anche interventi volti a chiarire meglio il testo di Dione possono
essere significativamente considerati segni del pensiero politico di
Pietro. Interessante al riguardo ES 37 che corrisponde a C.D.
60.16.4-7 (Xifilino). Nel descrivere l’oppressione sotto Claudio,
che viene pure rappresentato come personaggio negativo, Dione
scrive infatti (60.16.7): καὶ οἱ µὲν ἐπῃνοῦντο· ἤδη γὰρ ὑπὸ τῆς
συνεχείας τῶν κακῶν ἐς τοῦτο τὰ πράγµατα προεληλύθει
ὥστ’ ἀρετὴν µηκέτ’ ἄλλο µηδὲν ἢ τὸ γενναίως ἀποθανεῖν νοµίζεσθαι.
20Nel riformulare il pensiero Pietro sente la necessità di
trasformare la frase dionea e di insistere invece sul tema del
suicidio: ἑωρακὼς οὖν ἀποθνήσκουσαν κἀκεῖνος ἑαυτὸν
ἀπέσφαξεν· εἰς τοιαύτην γὰρ τάξιν τὰ πράγµατα ἐληλύθει,
ὥστε ἀρετὴν νοµίζεσθαι τὸ αὐτόχειρα γενέσθαι. Dunque, Pietro
spiega che τὸ γενναίως ἀποθανεῖν, segno di virtù sotto i tiranni
in Dione, significa in sostanza τὸ αὐτόχειρα γενέσθαι. L’effetto di
drammatizzazione prodotto da questa identificazione del
commettere suicidio come segno di virtù è evidente e va
ricondotto, a mio avviso, a Pietro Patrizio.

Le forme dell’epitome: il discorso


diretto
21Una caratteristica significativa del lavoro di Pietro Patrizio
sull’originale dioneo riguarda le forme dell’epitome. Molto spesso,
infatti, Pietro riduce drasticamente il passo di Cassio Dione
trasformando in discorso diretto la struttura narrativa
dell’originale. Si tratta di un’operazione che non è possibile
attribuire agli Excerptores Constantiniani, molto attenti a
conservare anche la struttura sintattica del testo selezionato.
D’altra parte, l’abbondanza di discorsi diretti caratterizza anche la
sezione dei frammenti post Dionem e si rivela dunque una
caratteristica dell’opera storica di Pietro.
22Un esempio significativo riguarda ES 22 di Pietro Patrizio che
corrisponde a C.D. 59.16.1-4. Si tratta di un brano relativo al
rapporto tra Caligola e il senato. Pietro sintetizza in maniera forte
ben quattro paragrafi di Dione. Evidentemente questo drastico
riassunto non è da attribuire agli Excerptores, che in questi casi
piuttosto omettevano il testo. La sintesi è realizzata da Pietro. In
aggiunta alla forte sintesi, c’è la trasformazione da parte di Pietro
del testo dioneo in discorso diretto. In particolare, Dione ricorda
(59.16.1):
Μέχρι µὲν οὖν τοῦ χρόνου τούτου αὐτός τε τὸν Τιβέριον ἀεὶ καὶ πρὸς πάντας
κακῶς ἔλεγε, καὶ τοῖς ἄλλοις τοῖς κακηγοροῦσιν αὐτὸν καὶ ἰδίᾳ καὶ δηµοσίᾳ οὐχ
ὅσον οὐκ ἐπετίµα ἀλλὰ καὶ ἔχαιρεν ·τότε δὲ ἐσελθὼν ἐς τὸ βουλευτήριον
πολλὰ µὲν ἐκεῖνον ἐπῄνεσε, πολλὰ δὲ καὶ τῆς γερουσίας τοῦ τε δήµου
κατηγόρησεν ὡς οὐκ ὀρθῶς αὐτὸν ψεγόντων.
23Il brano diventa nella rielaborazione di Pietro Patrizio:
Ὅτι µετὰ πολλὰς ἐπινοίας ὁ Γάιος τελευταῖον ὲπὶ τὴν σύγκλητον ἐτρέπετο καὶ
ἐγκλήµατα αὐτοῖς ἐπῆγεν, ὅτι τὸν Τιβέριον κακῶς εἰρήκασιν ·“ἐµοὶ µὲν
γάρ” ἔφασκεν “αὐτοκράτορι ὄντι καὶ τοῦτο ποιεῖν ἔξεστιν, ὑµεῖς δὲ οὐ µόνον
ἀδικεῖτε, ἀλλὰ καὶ ἀσεβεῖτε πρὸς τὸν ἄρξαντα ὑµῶν οὕτω διακείµενοι, καὶ εἴ τι
κακὸν ἐποίησεν, ὑφ’ ὑµῶν προτρεπόµενος ἔπραξεν. Καὶ ὁ Σεϊανὸς ὑφ’ ὑµῶν
φυσηθεὶς ἀπώλετο”.

• 22 Si vedano pure come ulteriori esempi: ES 2 = C.D. 51.16.5:


anche la seconda parte dell’episodio r (...)

24Pietro trasforma la seconda parte del brano in discorso diretto,


per rendere più efficaci le parole di Caligola contro i senatori che
parlavano del defunto imperatore Tiberio. Anche in questo caso il
procedimento di trasformazione del discorso non può essere
attribuito all’Excerptor. Sarebbe, infatti, un intervento del tutto
inconsueto per i metodi degli Excerptores. È dunque frutto del
lavoro di Pietro, che agisce evidentemente per ridurre l’estensione
di Dione e rendere più vivace la sua epitome. Un altro significativo
caso è in ES 25 che corrisponde a C.D. 59.19.2-7, sulla malvagità
di Caligola. Pietro epitoma sinteticamente il lungo passo di Dione
e ne carica le tinte drammatiche, trasformandone poi la parte
conclusiva in discorso diretto; il testo di C.D. 59.19.7 (Δοµίτιος µὲν
δὴ καταγνωσθεὶς µηκέτι δεινὸς εἶναι λέγειν ἐσώθη) diviene in Pietro: καὶ
ἀπέλυσεν αὐτὸν εἰπὼν “µηκέτι νόµιζε σαυτὸν δεινὸν ῥήτορα” ·ὃν καὶ
ὕπατον ἀπέδειξεν22.

Scelte lessicali: drammatizzazione,


tecnicismi e latinismi
25La più evidente trasformazione nel confronto tra l’originale
dioneo e l’epitome di Pietro Patrizio riguarda il lessico. Pietro
cambia quasi sempre le parole di Cassio Dione; e questi
cambiamenti sono condizionati anche dalla volontà di imprimere
caratteri specifici alla narrazione. In diverse circostanze, ad
esempio, Pietro rende più drammatico il racconto che trova nella
tradizione dionea.
• 23 In alcuni casi esistono termini che sono presenti come ἅπαξ
λεγόµενον nella versione di Pietro de (...)

26Un significativo esempio è rappresentato da ES 27 che


corrisponde a C.D. 59.22.2-3. Vi si descrivono le uccisioni
indiscriminate di innocenti perpetrate da Caligola durante il suo
sanguinoso regime. Senza dubbio il testo di Pietro deriva da
Dione, ma viene rifunzionalizzato in chiave più drammatica e più
adatta agli scopi della rappresentazione del tiranno. Dione
descrive l’uccisione di massa e riferisce una cinica battuta
pronunciata da Caligola durante il massacro. In Pietro il contesto
appare più drammatico. Mentre, infatti, in Dione le vittime della
crudeltà di Caligola sono prigionieri non meglio specificati, in
Pietro sono persone in attesa di un processo, dunque
potenzialmente innocenti( προσενεχθέντων αὐτῷ πολλῶν
κατηγορουµένων ἐφ’ ᾧ ἐξετέσαι)23.
27L’intervento di Pietro Patrizio sulla tradizione dionea appare in
alcuni casi palese anche per l’evidente presenza di latinismi o
tecnicismi legati alla legge o all’amministrazione dell’impero. È
questo il caso, ad esempio, di ES 4 = C.D. 57.14.1-2: il testo di
Pietro coincide quasi completamente con quello della tradizione di
Dione; tuttavia, per indicare il testamento di Augusto, Dione
scrive: τὰ καταλειφθέντα ὑπὸ τοῦ Αὐγούστου ;al contrario, in Pietro
l’espressione si complica attraverso l’uso di un evidente termine
giuridico derivante dal latino: τὰ καταλειφθέντα ληγᾶτα Καίσαρος .Il
termine ληγᾶτα rinvia alla conoscenza del latino giuridico. Non
dipende sicuramente dagli Excerptores, ma da Pietro stesso.
D’altra parte, nei codici di Dione non c’è traccia di questo
latinismo.
28Altro significativo esempio è in ES 32 che corrisponde
a C.D. 59.26.1-3 (Xifilino). Riferendosi ai personaggi legati a
Caligola, Pietro parla di un tale Protogene come εἷς τῶν
χαλεπωτάτων δηλατόρων .Dione-Xifilino, invece, lo definisce: ἦν δέ
τις Πρωτογένης πρὸς πάντα αὐτῷ τὰ χαλεπώτατα ὑπηρετῶν
(59.26.1). Il latinismo δηλάτωρ è dunque da attribuire a Pietro,
perché assente nella tradizione di Dione. Si noti che si tratta di un
tema di grande interesse politico per Pietro.
• 24 Cf., ad es., fr. 8 Müller = ELg 9, sull’anacronismo δούξ riferito a
Menofilo (cf. Banchich 2015, (...)

29Un esempio è pure ES 102 che corrisponde a C.D. 65[66].11.1,


con qualche variazione lessicale; di grande interesse è
l’inserimento da parte di Pietro di un latinismo. Nel far riferimento
alle lettere anonime ricevute da Vespasiano, Pietro afferma: ἃ
καλοῦσιν ἀνώνυµα, τῇ δὲ Λατίνων φωνῇ φαµῶσα. Il latinismo è
da attribuire a Pietro, perché assente dalla tradizione di Dione
testimoniata da Xifilino. Si tratta, inoltre, di una spiegazione che
consente di comprendere meglio la composizione del pubblico e
la cultura del nostro autore. Si noti che la tendenza di Pietro a
inserire nel suo lessico latinismi e tecnicismi appare evidente
anche nella parte dei suoi frammenti post Dionem24.

Errori e omissioni
30Nel caso di un’omissione di testo nel confronto tra Pietro
Patrizio e la tradizione di Cassio Dione non è sempre possibile
stabilire se tale operazione si debba riferire a Pietro stesso – che
tuttavia preferiva epitomare – o piuttosto agli Excerptores
Constantiniani. Nel caso di una o due righe è sempre possibile che
tale operazione derivi dal lavoro degli Excerptores. Cf., ad
esempio, ES 1 = C.D. 48.24.5-6, su Labieno presso i Parti; ES 48
= C.D. 62[61].13.5-14.2, sull’assassinio di Agrippina.
• 25 Anche il nome Proculus riportato in Pietro è un errore; la forma
corretta è Proculeius come conse (...)

• 26 Per altri casi cf., ad es., il frammento ES 17 che corrisponde a


C.D. 58.24.3-4: il personaggio M (...)

31Quasi sempre agli Excerptores Constantiniani sono da attribuire


gli sbagli di nomi o l’inserimento di soggetti e nomi che appaiono
errati o fuori posto. Si veda, ad esempio, ES 3 = C.D. 53.23.5-
24.2, sulla crudeltà del prefetto Cornelio Gallo. Nei ruoli dei
personaggi coinvolti il passo di Dione è completamente diverso.
C’è evidentemente un errore di sintesi che deriva da un taglio
maldestro degli Excerptores. Il brano si apre effettivamente con
Cornelio Gallo descritto come un malvagio per la sua superbia.
Poi, tuttavia, si passa a un riassunto molto drastico di 53.23.5: ἐν
γὰρ τῇ δυναστείᾳ ἅπαντας διέβαλλεν καὶ ἐκάκου. Da questo
punto si introduce l’errore: in Pietro, infatti, la narrazione
prosegue avendo come protagonista Gallo; nella tradizione
dionea, invece, vi sono due aneddoti relativi ai rapporti di Gaio
Proculeio non con Cornelio Gallo, ma con Valerio Largo, che ne
contendeva l’influenza presso Augusto. A mio giudizio, l’errore
non può essere attribuito a Patrizio, ma agli Excerptores25. Un
errore simile, forse pure da considerare come esito dei tagli
degli Excerptores, riguarda la menzione di un verso di Euripide
(Supp., 119). In ES 118 che corrisponde a C.D. 72[71].22.1, da
Xifilino, il testo di Pietro attribuisce questo verso a Marco Aurelio
ormai morente; in Xifilino, al contrario, il verso è attribuito a
Pertinace26.
• 27 In tutti i frammenti pervenuti da Pietro, oltre a questo relativo
allo scambio Plauto/Paolo, v’è (...)
• 28 Cf. ad esempio ES 65 che corrisponde a C.D. 62[63].2.4
(Xifilino): Pietro afferma che al suo arri (...)

32Un errore che merita menzione è quello relativo alla notizia


in ES 57 di Pietro che corrisponde a C.D. 62.14.1 (Xifilino). In
Xifilino si aggiunge un’ennesima testimonianza sulla crudeltà di
Nerone che, nel 62, fece giustiziare Rubellio Plauto. Alla vista
della sua testa mozzata, Nerone rimase sorpreso dalla grandezza
del naso di Plauto, affermando cinicamente che l’avrebbe fatto
risparmiare se avesse saputo di questo carattere di Plauto. Lo
stesso episodio è conservato anche da Pietro, ma con un errore di
singolare interesse. Riporta infatti Pietro (ES 57): ὅτι Παύλου τοῦ
ἀποστόλου τῆς κεφαλῆς προσενεχθείσης Νέρων “οὐκ ᾔδειν” ἔφη “ὅτι
τοιαύτην µεγάλην ῥῖνα ἔχει”, ὥσπερ φεισόµενος αὐτοῦ, εἰ τοῦτο
προεγνώκει .Dal confronto con Xifilino si capisce che Pietro ha
ripreso fedelmente la tradizione di Dione, con l’unica ovvia
variante di aver sostituito il nome Rubellio Plauto, Πλαῦτος, con il
nome di Παῦλος ὁ ἀπόστολος .Questo scambio, a mio parere, non
va attribuito a Pietro Patrizio ma ad un errore più o meno
consapevole dell’Excerptor Constantinianus che lavorò alla
Ἱστορία di Pietro; oppure all’inserimento di un copista successivo.
Del resto, la Ἱστορία di Pietro sembra piuttosto concorde con la
tradizione storiografica “classicheggiante” che tende a ridurre i
riferimenti al cristianesimo e alla sua storia nella narrazione
storiografica. Dunque, l’errore sul naso di Paolo – invece che di
Rubellio Plauto – è sicuramente da ascrivere agli Excerptores o a
un intraprendente copista27. Vi sono infine testi che presentano
evidenti contraddizioni rispetto alla tradizione di Dione conservata
da altri autori. Se tale differenza non dipende da errori
degli Excerptores, allora occorre pensare che Pietro Patrizio abbia
inteso descrivere diversamente gli episodi rispetto alla sua
fonte28.
Pietro Patrizio unica fonte della
tradizione di Cassio Dione
• 29 In particolare cf. ES 6 che diventa C.D. 57.19.1b, sulla crudeltà di
Tiberio: non è possibile sta (...)

33Numerosi excerpta nella sezione dell’opera di Pietro tratta da


Cassio Dione sono sconosciuti agli altri canali della tradizione
dionea. Ne consegue che questi testi sono preziosi testimoni della
tradizione dionea, anche se, a livello lessicale e di struttura, è
impossibile considerarli una trascrizione esatta di Dione. Al
contrario, le regole che abbiamo osservato, laddove sia possibile
un confronto diretto con l’originale, valgono anche per
questi excerpta che derivano da Dione, ma non solo verificabili
altrimenti. Dunque, pur appartenendo indubbiamente alla
tradizione di Dione, i testi di Pietro sono caratterizzati da forte
epitome, da significativi cambiamenti lessicali, dal possibile
inserimento di giudizi e pensieri. Dal punto di vista filologico, di
conseguenza, sono poco utili per ricostruire lo stile e la lingua di
Dione. Al contrario, dal punto di vista storiografico conservano
tutta la loro importanza, perché unici testimoni dell’originale. Per
questo è opportuno tenerli presenti, come ha fatto Boissevain,
nella ricostruzione dell’opera dionea29.
• 30 Sulla possibilità che Pietro disponesse di una versione di Dione
migliore di quella di Xifilino o (...)

• 31 Cf. pure ES 36 che corrisponde a C.D. 59.30.2. Sul passo in


questione cf. Grady 1981.

• 32 Sull’excerptum di Carataco cf. pure Banchich 2015, 50-51. Per


altri casi in cui gli excerpta da P (...)

34Vi sono poi excerpta di Pietro che riportano con maggiori


informazioni e dettagli la tradizione di Dione conosciuta
attraverso altri autori. In questo caso, la scelta è tra ipotizzare che
Pietro, pur con i caratteri già indicati, conservi una migliore
versione della tradizione dionea; o che Pietro abbia
semplicemente integrato o rielaborato con aggiunte il testo di
Dione. E tuttavia, la conferma presso altre tradizioni storiografiche
di dettagli – nomi, luoghi, situazioni – presenti nel testo di Pietro
consente di pensare che queste aggiunte non siano frutto di
ricerche di Pietro o, perfino, della contaminazione con altre fonti.
Semplicemente, Pietro trae il suo materiale da un testo migliore di
Dione30. Un caso significativo è rappresentato da ES 29, relativo ai
misfatti di Caligola. Il passo di Pietro corrisponde a C.D. 59.25.5b-
6, che in realtà è Zonar. 11.6. Pietro ha più materiale rispetto a
Zonara. Soprattutto menziona un Bassus che non è ricordato da
Zonara. Xifilino, da parte sua, ignora questi fatti. In generale,
tuttavia, tanto Pietro, quanto Zonara non danno un quadro
attendibile della vicenda. Un aiuto alla comprensione del testo
arriva da Seneca, che nel De ira (3.18.3) ricorda il destino di
Basso: modo C. Caesar Sex. Papinium, cui pater erat consularis,
Betilienum Bassum quaestorem suum, procuratoris sui filium,
aliosque et senatores et equites Romanos uno die flagellis cecidit.
I racconti di Pietro e di Zonara sono divergenti, ma con l’aiuto di
Seneca è possibile spiegare la situazione: Caligola fece arrestare,
insieme ad altri, quattro senatori: Anicio Cereale, padre e figlio
omonimi, Sesto Papinio e Betilieno Basso. Anicio Ceriale figlio
confessò il crimine per avere salva la vita e provocò la morte di
suo padre, omonimo, di Basso e di Papinio. Gli errori di Pietro
Patrizio derivano con ogni probabiltà dal fatto che il manoscritto
dioneo a sua disposizione era già corrotto. E ugualmente, alcuni
secoli più tardi, lo stesso Zonara trovò corrotto il passo nel
manoscritto da lui utilizzato. Ne consegue che già prima della
metà del VI s. era presente a Costantinopoli un manoscritto
dioneo che presentava in taluni casi gravi problemi di lacune e
luoghi incomprensibili31. Anche l’excerptum relativo a Carataco,
capo dei Britanni ostaggio di Claudio a Roma, appare più ricco
nella versione di Pietro
(ES 42) rispetto al testo di Zonara che Boissevain ha considerato
come C.D. 61[60].33.3c. Pietro, infatti, possiede dettagli che
Zonara non ha. In particolare: Pietro riporta il dettaglio di Claudio
che riceve il prigioniero barbaro seduto su un tribunale; e descrive
la presenza di moglie e figli che accompagnano Carataco. Questi
dettagli sono confermati anche da altre fonti come Tacito
(Ann., 12.36). È possibile pensare che Pietro li abbia tratti
direttamente da Dione32.

La selezione dei temi in Pietro


Patrizio
35Il carattere frammentario della documentazione a noi pervenuta
e l’intervento aggiuntivo della selezione degli Excerptores
Constantiniani dovrebbero suggerire prudenza nell’attribuire a
Pietro Patrizio la scelta di specifici temi dall’opera di Cassio Dione.
E tuttavia, tale operazione è possibile, osservando come alcune
tematiche siano presenti tanto negli Excerpta de sententiis,
quanto negli Excerpta de legationibus di Pietro. E a maggior
conferma della scelta originale v’è sovente pure la presenza di
questi temi negli Excerpta post Dionem. In generale, possiamo
dunque individuare come temi che Pietro preferisce:
• l’interesse per la natura del potere monarchico: per la sua
legittimazione, per le pratiche di buon governo, per i rischi di
una deriva tirannica (ES 46; ES 95; ES 116: sulla monarchia
come dono della divinità; ES 127: sulla difficoltà delle
riforme; ES 151). Il ricorso allo speculum principis è lo
strumento migliore per chiarire questi aspetti: da qui una sequenza
di buoni comportamenti o terribili misfatti dei
principi. È interessante sottolineare che, suggestionato dalla
testimonianza di Dione, anche Pietro Patrizio considera i
principi della dinastia giulio-claudia come tiranni crudeli
(crudeltà di Tiberio: ES 4, 6, 9-10, 12, 15-17; malvagità e
follia di Caligola: ES 21-23, 25-31; negatività di
Claudio: ES 38, 43; tirannia e follia di Nerone: ES 44, 48, 56,
73, 75-78; anche Vitellio è considerato negativamente da
Pietro: ES 91-92). Vespasiano è criticato per la sua
avidità / φιλαργυρία( ES 98a, 100), ma Pietro apprezza i suoi
sforzi di comportarsi come princeps ciuilis (ES 101-105). In
piena sintonia con la tradizione dionea, Pietro apprezza i
principi della dinastia antonina: da Adriano (ES 107-
111, princeps ciuilis), alla pietas e moderazione di Antonino
(ES 114-115), alle qualità di Marco Aurelio (ES 116, 119-121).
Con Commodo, la monarchia degenera nuovamente in una
tirannide efferata e sanguinosa (ES 123-124) che viene
momentaneamente riscattata dalle virtù di Pertinace (ES 126-
129). Riguardo ai Severi, Pietro sottolinea la sottomissione di
Settimio Severo a Plauziano (ES 132, 134-135), la crudeltà di
Caracalla (ES 136-141, 143, 145, 147-149), la debolezza del
regime del disprezzato Elagabalo (ES 152);
• l’interesse all’azione politica, ovviamente, si estende anche alle
vicende dei funzionari più vicini al principe: il comportamento
delle persone che circondano l’imperatore è uno specchio del
suo carattere e delle idee di governo (Cornelio Gallo: ES 3;
Protogene: ES 32; il liberto Polibio: ES 40; Tigellino: ES 55, 74;
Febo liberto di Nerone: ES 71; Muciano al servizio di
Vespasiano: ES 97, 106; su Simile, prefetto del pretorio di
Traiano / Adriano: ES 111-112; sull’arroganza di
Plauziano: ES 132, 134-135); ma è anche un monito potente
alla fragilità e all’instabilità del potere personale
(Seiano: ES 11-13; Agrippina: ES 46; Alieno, traditore di
Vitellio: ES 95; il destino di Giulia Domna: ES 151); questa
instabilità è ricavabile anche da segni che preannunciano gli
eventi o indicano il compiersi di profezie (per l’età di
Nerone: ES 45, 47, 59-60);
• lo studio delle virtù di governo è pure approfondito attraverso
una serie di exempla che riguardano: la ἐπιείκεια (ES 98, 111);
la φρόνησις (ES 111), la σωφροσύνη intesa come castità (ES 7-
8: castità di Livia). D’altra parte, Pietro è molto interessato
anche ai segni più negativi del potere monarchico: l’impiego di
delatori e sicofanti (ES 24, 32: su Domizio e Protogene,
delatori sotto Caligola; ma, al contrario, ES 102: indifferenza di
Vespasiano alle lettere anonime; ES 115: Antonino si rifiuta di
iniziare il suo governo con una strage di sicofanti); la
diffusione del terrore come segno del regime degenerato in
dispotismo (ES 32); i rapporti con la massa popolare che Pietro
considera particolarmente volubile e temibile, anche quando è
politicamente organizzata come δῆµος, corpo civico (ES 35: sul
popolo e Caligola; ES 98a-b: sulle rivendicazioni degli
Alessandrini contro Vespasiano; ES 108: ancora sugli
Alessandrini e Adriano; ES 110: risposta di Adriano alle pretese
del δῆµος nel circo; ES 121: Marco concede un donativo
al δῆµος; ES 150: sul popolo di Roma e Macrino. Il ruolo
politico del popolo è tema che torna anche nella parte post
Dionem degli excerpta: cf. ES 156, da Erodiano). Anche la
difficile gestione dei militari attira l’attenzione di Pietro: ad
esempio l’evidenza dei soldati inclini alla violenza e all’avidità
sfrenata, φιλαργυρία (ES 80: risposta di Nimfidio alle pretese
dei pretoriani; ES 116: dura risposta di Marco ai
soldati; ES 138, 141a-b, 148: sudditanza di Caracalla ai
soldati; ES 152, 154: sul disprezzo dei soldati per Elagabalo);
• a questi interessi si salda lo studio dei comportamenti dei
sudditi costretti a vivere nel clima di un regime tirannico. Da
qui, ad esempio, l’interesse per il suicidio come scelta drastica
di libertà (ES 19, 37, 31, Vibiano: ὁ δὲ εἵλατο σφαγῆναι ἤ
πρᾶξαί τι ἐλευθερίας ἀλλότριον. Si vedano pure ES 144, sul
suicidio delle donne alamanne; ES 146, su Cornificia),
preferibile sicuramente all’esilio nel caso di senatori
(ES 58, 126); e, inoltre, l’attenzione alla παρρησία, il coraggio
di parlare con libertà (ES 53-54: Afranio Burro), e alla capacità
dei singoli di opporsi agli abusi del potere (ES 49:
Trasea; ES 55: Pythias, serva di Ottavia; ES 61-63: reazione
agli eccessi di Nerone; ES 64: Anneo Cornuto; ES 76:
Vindice; ES 89: reazione degli astrologi all’editto di espulsione
di Vitellio; ES 113: morte di Severiano; ES 129: risposta di
Cassio Clemente alle accuse di Settimio Severo). E ancora,
Pietro è interessato alle più diverse reazioni al terrore, al δέος
imposto dai governi tirannici (ES 3, 25: vicenda dell’oratore
Domizio; ES 31-33: reazione del senato e di singoli alle
minacce di Caligola e dei suoi uomini; ES 49, 50, 52: reazioni
alla crudeltà di Nerone; ES 130: agitazione del senato in attesa
di notizie relative a Settimio Severo);

• 33 L’interesse per il mondo barbarico caratterizza anche la
sezione post Dionem degli excerpta di Pi (...)

altro tema costante nella Ἱστορία di Pietro è l’interesse per le


popolazioni barbariche. Si tratta di un argomento che
evidentemente rispecchia il personale impegno di Pietro come
funzionario responsabile della diplomazia imperiale –
fu magister officiorum per 26 anni – ed esperto ambasciatore
di Giustiniano. E infatti, diversi sono gli excerpta sulle
ambascerie con le popolazioni barbariche e le attività
diplomatiche (fr. 4 Müller = ELg 3 e fr. 5 Müller. = ELg 4-5, sui
rapporti tra Decebalo e i Romani; fr. 6 Müller = ELg 6 e fr. 7
Müller = ELg 7-8, sui negoziati con i barbari del
Danubio; ES 119, sui rapporti di Marco con i barbari; ES 125,
sul comportamento di Pertinace verso i barbari; ES 144, su
Caracalla e le donne alamanne che preferiscono la morte alla
libertà; l’importanza della libertà, superiore alla vita, presso i
barbari è un tema che torna anche nella sezione post Dionem:
fr. 10.3 Müller = ES 175). Spiccato, in particolare, è l’interesse
per i popoli della frontiera d’Oriente, soprattutto per i Parti
(ES 1; fr. 2 Müller = ELg 1; fr. 3 Müller = ELg 2; ES 41; ES 65-
68, sui rapporti tra Nerone e Tiridate; ES 69, sui rapporti tra
Nerone e Vologese; ES 104, sui rapporti tra Vespasiano e il re
dei Parti)33.

Conclusione
36Il contributo di Pietro Patrizio alla conoscenza della tradizione
di Cassio Dione è legato ai suoi interessi di alto funzionario
palatino che scrive una Ἱστορία dalla morte di Cesare almeno fino
all’età di Costanzo II. Dione è una fonte di grande importanza per
Pietro. Nello sforzo di sintesi della sua opera Pietro epitoma il
testo dioneo, in alcuni casi piuttosto drasticamente. Nella sua
riformulazione, la corrispondenza con Dione è soprattutto in una
o due righe che maggiormente attirano la sua attenzione; tutto il
resto è sintetizzato, trasformato anche dal punto di vista lessicale
e della struttura narrativa con l’inserimento di discorsi diretti non
presenti nell’originale. Non mancano, d’altra parte, gli interventi
personali di Pietro che, pur non contaminando Dione con altri
autori, lo rielaborano o lo integrano secondo le sue personali
convinzioni. Questo rende i frammenti di Pietro Patrizio poco
affidabili dal punto di vista della ricostruzione della lingua e dello
stile di Dione; e, tuttavia, molto preziosi dal punto di vista della
tradizione storiografica. In molti casi, infatti, Pietro conserva
dettagli risalenti a Dione che altri testimoni non hanno; in altri, i
suoi excerpta sono testimonianze uniche per ricostruire l’opera
dionea almeno dal punto di vista della tradizione storiografica.
NOTES
1 Sull’interesse per Cassio Dione nella Pars Orientis tra V e VI s. cf., ad
es., Mazzucchi 1979,
94-122 sul codice Vat. Gr. 1288 del V s.

2 “Romolo aveva inoltre una corona, uno scettro con un’aquila sulla
sommità, un mantello bianco lungo fino ai piedi, rigato sul davanti
dalle spalle fino ai piedi con filo di porpora – questo mantello prende il
nome di toga, cioè copertura, da tegere per scambio di vocale; in
questo modo, infatti, i Romani dicono “coprire” – e aveva pure sandali
di porpora: secondo Cocceiano il loro nome era cothurnus”. Boissevain
1895a, 10 ha inserito questo passo di Giovanni Lido come fr. 6.1a dal
libro 1. Cf. in generale su Lido Maas 1992.

3 In generale, sull’immagine di Romolo e degli altri re in Lido cf.


Kaldellis 2005, 4.

4 “Lo scrittore romano Dione dice che un tale eroe antico Giano, poiché
per l’ospitalità offerta a Crono ricevette la conoscenza delle cose future
e di quelle già avvenute in precedenza, anche per questa ragione fu
rappresentato come bifronte dai Romani. Da lui prende nome il mese
gennaio, e dallo stesso mese si ha l’inizio dell’anno”. Per l’attribuzione
del passo di Cedreno a Lido seguo Wünsch, xlvii-l.

5 Per il Περὶ πολιτικῆς ἐπιστήµης cf. Mazzucchi 2002. Anche Iordanes,


attivo a Costantinopoli alla metà del VI s., conosce sicuramente brani di
Dione che confluiscono nei suoi Getica: cf. c. 14
(Dio celeberrimus scriptor annalium) e, probabilmente, 150; in altre
citazioni Iordanes confonde Dione con Dione Crisostomo (Get., 40, 58,
65); in particolare Iordanes attribuisce a Dione la composizione
di Getica che, invece, sono attribuibili a Dione Crisostomo. È
interessante sottolineare che lo stesso erroneo scambio si ripropone
nei lemmi della Suda. Il lessico venne composto nella seconda metà
del IX s.; tuttavia, è possibile che le informazioni, con l’errore, derivino
da un’epitome dell’Ὁνοµατολόγος di Esichio di Mileto. L’opera di Esichio
venne composta pure a metà del VI s. Iordanes e, forse, la fonte
della Suda indicano che lo scambio tra Cassio Dione e Dione
Crisostomo e la falsa attribuzione di Getica al nostro Dione sono già
presenti in età giustinianea, prima di arrivare al lessico Suda. All’inizio
del VII s., ancora in un’età di degenerazione del potere imperiale sotto
Foca, un altro testimone dell’interesse per Dione è Giovanni di
Antiochia, autore di una Ἱστορία χρονική e attivo nella burocrazia
costantinopolitana. Cfr., in questo volume, il mio contributo “Giovanni
di Antiochia e la tradizione di Cassio Dione”.

6 Cf. in generale su Pietro Patrizio: Stein 1949, 723-729; Treadgold


2007, 264-269; e più recentemente Banchich 2015. È stato ipotizzato
che Pietro fosse di fede monofisita come l’imperatrice. Questo ne
avrebbe facilitato la brillante carriera: cf. al riguardo Treadgold 2007,
265.

7 Pietro fu alla corte persiana nel 550 e di nuovo nel 561-562.


Quest’ultima ambasceria è tema di una sua dettagliata relazione. Pietro
fu pure impegnato direttamente nelle trattative del 551-552 con il
papa Vigilio. Era, infatti, tra i personaggi incaricati da Giustiniano di
convincere il papa ad accettare le condizioni imperiali. Nel maggio 553
è presente al Concilio di Costantinopoli ed è invitato a incontrare i
vescovi d’Occidente. La prima attestazione del rango di patricius risale
al 18 dicembre 542: cf. l’apparato critico a Nov. 117, ed. Schoell, p.
551; l’attestazione ex consule è del 28 gennaio 552. Le ultime notizie su
Pietro Patrizio sono relative al marzo 565( Nov. 137); morì probabilmente
poco dopo, prima della morte di Giustiniano (14 novembre 565).

8 Cf. Lyd., Mag., 2.25.3; cf. pure Suda Π 1406. Per una datazione al
548/552 cf. Treadgold 2007, 267. Excerpta dell’opera di Pietro Patrizio
sono confluiti nel De caerimoniis di Costantino Porfirogenito. Si tratta
di frammenti che riguardano questioni di storia della burocrazia che
probabilmente Pietro attinse dagli archivi a sua disposizione.
Negli Excerpta da Costantino Porfirogenito De caerimoniis si parla di
questioni attinenti al regno di Costantino e Licinio. Cf. Banchich 2015,
2: l’uso di Pietro da parte di Costantino Porfirogenito indica
l’importanza del Περὶ πολιτικῆς καταστάσεως, ancora a secoli di distanza.

9 Cf. Banchich 2015, 2-3.

10 Sulla datazione a metà degli anni quaranta cf. Treadgold 2007, 267;
Banchich 2015, 9.
11 Cf., per gli Excerpta de sententiis, Boissevain 1906: la sequenza
degli Excerpta da Pietro Patrizio nell’unico testimone a nostra
disposizione (il Vat. Gr. 93) presenta una forte lacuna nella parte tra la
fine del regno di Vespasiano e l’inizio del regno di Adriano; cf. inoltre,
per gli Excerpta de legationibus Romanorum ad gentes, De Boor 1903,
I; per gli Excerpta de legationibus gentium ad Romanos, De Boor 1903,
II. Per il Περὶ συντάξεως, cf. Bekker 1814. Mazzucchi 1979, 122-123,
data l’opera alla fine del VI s., in ambito palestinese. Il lessico, infatti,
oltre ai passi della Ἱστορία di Pietro, utilizza anche passi di Coricio,
Procopio, Giovanni Lido.

12 Cf. sulla questione Martolini 2010; Banchich 2015, 3-9. Per il testo
dei frammenti cf. pure Müller 1868, 181-199.

13 Cf. Treadgold 2007, 267-268.

14 Cf. Boissevain 1895a, 342.

15 Boissevain 1898, xix: ceterum tenendum Petrum Dione admodum


libere usum fuisse; xxvi: nam epitomatores Constantiniani ipsa
scriptoris verba autolexei fere dare solent nisi quid fragmentorum
exordia et exitus de suo quodam modo conformare cogebantur et
praeterea etiam in mediis excerptiis praesertim longioribus non verba
tantum singula sed etiam tota enuntiata omittunt. Fidelius plerumque
Xiphilinus Dionem reddit. Contra Zonaras auctoris sui paraphrasin
saepe magis quam epitomen dare solet; quid idem valet de Ioanne
Antiocheno et multo etiam magis de Petro Patricio et Historiae
Augustae fragmentis.

16 Sul metodo di lavoro degli Excerptores Constantiniani cf. Roberto


2009; Németh 2010; più recentemente, Cohen-Skalli 2013a.

17 Cf. pure ES 12 che corrisponde a C.D. 58.14.1-2, con un


interessante riferimento alla τύχη non presente in Dione; ES 26 che
corrisponde a C.D. 59.19.7-8.
18 Cf. fr. 10.6 Müller = ES 178: ὅτι Αὐρηλιανὸς πειραθείς ποτε
στρατιωτικῆς ἐπαναστάσεως ἔλεγεν ἀπατᾶσθαι τοὺς στρατιώτας, εἰ ἐν ταῖς
αὐτῶν χερσὶ τὰς µοίρας εἶναι τῶν βασιλέων ὑπολαµβάνουσιν· ἔφασκε γὰρ τὸν
θεὸν δωρησάµενον τὴν πορφύραν (καὶ ταύτην ἐπεδείκνυ τῇ δεξιᾷ) πάντως καὶ
τὸν χρόνον τῆς βασιλείας ὁρίσαι· καὶ οὐ πρότερον ἀπέστη πρὶν ἄν εἰς τοὺς
ἀρχηγοὺς τῆς στάσεως πεντήκοντα ἐξεδίκησεν.

19 Cf., ad es., fr. 4.2 Müller = ES 161; concordo al riguardo con


Banchich 2015, 117.

20 ES 98a: ὅτι οἱ Ἀλεξανδρεῖς οὐκ ἔχαιρον ἐπὶ Βεσπασιανῷ, ἀλλ’ ἐλοιδόρουν


αὐτὸν καὶ ἔσκωπτον ἐπὶ τῇ φιλαργυρίᾳ καὶ ἐπέκραζον αὐτῷ “ἓξ ὀβολοὺς
προσαιτεῖς”. ὥστε αὐτὸν καίπερ ἐπιεικέστατον ὄντα χαλεπαίνειν. Il
tema dell’avidità di Vespasiano torna anche in ES 100 che corrisponde
a C.D. 65[66].10.3a.

21 L’errore di datazione della nomina di Simile a prefetto del pretorio


sotto Adriano è invece da attribuire con ogni probabilità a Pietro
Patrizio. C.D. 69.19.1, e le fonti epigrafiche, indicano che Simile
divenne prefetto del pretorio sotto Traiano. Sulla questione cf. pure
Banchich 2015, 84-85.

22 Si vedano pure come ulteriori esempi: ES 2 = C.D. 51.16.5: anche la


seconda parte dell’episodio relativo alla visita di Ottaviano ad
Alessandria è epitomato e trasformato in discorso diretto da Pietro. Si
vedano ancora: la seconda parte di ES 3 rispetto a C.D. 53.23.5-
24.2; ES 8 che corrisponde a C.D. 58.2.5, sulla castità di Livia, moglie
di Augusto; ES 53 che corrisponde a C.D. 62.13.2 (Xifilino), con un
duro confronto tra Burro e Nerone; Cf. pure ES 27 che corrisponde a
C.D. 59.22.2-3; ES 113 che corrisponde a C.D. 69.17.1-2 (Xifilino), con
riferimento alla morte di Serviano. In generale sugli Excerpta de
sententiis e sul manoscritto Vat. gr. 73 cf. Németh 2010, 127-134;
Cohen-Skalli 2013b.

23 In alcuni casi esistono termini che sono presenti come ἅπαξ


λεγόµενον nella versione di Pietro della tradizione dionea; cf., ad
esempio, ES 15: ἰαµβίδιον (cf. Banchich 2015, 32) e pure ES 51. Un altro
caso è in ES 79 = C.D. 63.29.4: in questo brano dioneo conservato dal
solo Pietro compare la parola ἐγχείρησις non attestata altrove in Dione
(cf. Banchich 2015, 68).

24 Cf., ad es., fr. 8 Müller = ELg 9, sull’anacronismo δούξ riferito a


Menofilo (cf. Banchich 2015, 112); fr. 3 Müller = ES 159, su Macrino
ricordato come κόµης τῶν θησαυρῶν( comes largitionum) ed ἐφεστὼς τῇ
ἀγορᾷ τοῦ σίτου (praepositus annonae); cf. pure l’uso del verbo
πραιδεύειν in fr. 10.4 Müller = ES 176; fr. 14 Müller = ELR 3: l’inviato
romano presso i Persiani, Sicorio Probo è indicato come ἀντιγραφεὺς
τῆς µνήµης, che equivale a magister memoriae; nello
stesso excerptum la città di Zintha è indicata con il
latinismo κάστρον (cf. Banchich 2015, 136-139). Si noti, inoltre, che
nella parte conclusiva di fr. 13 Müller = ELg 12 vi è un’evidente ripresa
del verso di Verg., Aen., 6.853: parcere subiectis et debellare superbos.
Sulla possibile conoscenza del latino da parte di Pietro cf. Banchich
2015, 1: probabilmente Pietro apprese il latino durante i suoi studi di
legge; l’incarico di ambasciatore in Italia nel 534 potrebbe confermare
questa ipotesi.

25 Anche il nome Proculus riportato in Pietro è un errore; la forma


corretta è Proculeius come conservata in Dione: cf. pure Banchich
2015, 25-26.

26 Per altri casi cf., ad es., il frammento ES 17 che corrisponde a C.D.


58.24.3-4: il personaggio Mamerco Emilio Scauro in Dione diventa
Emilio Mamerzio nel testo di Pietro riportato dagli Excerptores
Constantiniani. Si veda pure ES 30 che corrisponde a C.D. 59.25.8 (che
è Zonar. 11.6): si parla inizialmente di quattro personaggi al cospetto
di Caligola, ma poi l’imperatore ne menziona solo tre. Zonara è più
preciso parla da subito di tre personaggi: due prefetti e il liberto
Callisto; ES 37 che corrisponde a C.D. 60.16.4-7 (Xifilino). Fr. 3 Müller
= ELg 2 che diventa C.D. 60.28.7 (in quanto Pietro è unica fonte)
presenta un errore che è probabilmente da attribuire all’Excerptor
Constantinianus: il personaggio di cui parla il frammento è Mitridate
VIII re del Bosforo, non Mitridate di Iberia. ES 43 corrisponde a C.D.
61[60].33.8: Giulio Gallico di Dione (Xifilino) diventa Gallicano.
Interessante pure ES 104 che corrisponde a C.D. 65[66].11.3 (Xifilino):
il saluto nella lettera di Vologese a Vespasiano è in Xifilino: βασιλεὺς
βασιλέων Ἀρσάκης Φλαουίῳ Οὐεσπασιανῷ χαίρειν; diventa in
Patrizio: βασιλεὺς βασιλέων Οὐολόγεσος Ἀρσάκης φίλῳ Βεσπασιανῷ
χαίρειν. Anche se l’errore è interessante, il passaggio dal gentilizio
Φλάουιος al nome φίλος è da attribuire all’Excerptor Constantinianus.
Cf. pure ES 108 che diventa C.D. 69.8.1a, sui rapporti tra Adriano e gli
Alessandrini in occasione di una loro sommossa; ES 113 che
corrisponde a C.D. 69.17.1-2 (Xifilino), con errori sui nomi dei
personaggi nel racconto della morte di Serviano: Pietro Patrizio, infatti,
parla della morte di Σιλουανὸς καὶ Φοῦσκος ,e poi introduce nella riga
dopo un non meglio identificato Σιρβίλλιος; in Xifilino-Dione il
protagonista della vicenda è correttamente Σερουιανός; ES 123 che
corrisponde a C.D. 73[72].12.3 (Xifilino): l’affronto ai senatori è
condotto da Commodo in Pietro; Xifilino, invece, lo riferisce a
Cleandro; ES 126 che corrisponde a C.D. 74[73].8.5 da Xifilino che
menziona la vicenda del congiurato Falco, che diviene Flacco in
Patrizio.

27 In tutti i frammenti pervenuti da Pietro, oltre a questo relativo allo


scambio Plauto/Paolo, v’è un altro excerptum, nella sezione post
Dionem, che si riferisce esplicitamente al cristianesimo: si tratta di un
frammento relativo al presunto tentativo di Tiberio di far riconoscere il
cristianesimo come religione accettata nell’impero; questa proposta fu
respinta dal senato: cf. fr. 14.3 Müller = ES 189; Banchich 2015, 144.

28 Cf. ad esempio ES 65 che corrisponde a C.D. 62[63].2.4 (Xifilino):


Pietro afferma che al suo arrivo a Roma Tiridate consegnò la sua
sciabola a Nerone; Xifilino, invece, dice che la tenne per sé (sul passo
cf. anche Banchich 2015, 61); cf. pure ES 95 che corrisponde
a C.D. 64[65].10.3-4 (Xifilino), con la vicenda di Alieno: furono i soldati
a cambiare parere, non Alieno, che anzi fu arrestato; ES 121 che
corrisponde a C.D. 72[71].32.1: il valore del donativo fatto da Marco al
popolo secondo Pietro è differente rispetto al valore riportato da
Xifilino. Cf. pure ES 140 che corrisponde a C.D. 78[77].10.3 (Xifilino): la
frase di Caracalla riportata da Xifilino: τοὺς ζῶντας ἀπολοῦµεν, ἵνα
τοὺς τεθνεῶτας θάψοµεν, diventa in Pietro: τοὺς ζῶντας καλοῦµεν,
ἵνα τοὺς τελευτῶντας θάψοµεν.

29 In particolare cf. ES 6 che diventa C.D. 57.19.1b, sulla crudeltà di


Tiberio: non è possibile stabilire se il giudizio sul pensiero di Tiberio
sia da attribuire a Dione o a Pietro stesso; ES 10 che diventa C.D.
58.4.9, sui rapporti tra Tiberio e Seiano; ES 31 che diventa C.D.
59.25.9, sui rapporti tra Caligola e il senato; ES 50 che diventa C.D.
62[61].16.2a, sulla distruzione delle statue di Agrippina dopo la sua
morte; ES 63 che corrisponde a C.D. 62.28.3a, ancora sulla malvagità di
Nerone; ES 68 che corrisponde a C.D. 62[63].7.1a, su Tiridate e il
pancrazio; ES 71 che corrisponde a C.D. 62[63].10.1a, ancora sul duro
regime di Nerone; ES 79 che diventa C.D. 63.29.4, sulla debolezza
dell’istituzione imperiale nel 69 d.C.; ES 81 che diventa C.D.
63[64].3.4b, sulla situazione al tempo di Galba; ES 93 che diventa C.D.
64[65].4.5, sulla ἐπιείκεια della moglie di Vitellio; ES 100 che diventa
C.D. 65[66].10.3a, sull’avidità di Vespasiano; ES 106 che diventa C.D.
65[66].13.1a, sul rapporto tra Vespasiano e Muciano; fr. 4
Müller = ELg 3 che diventa C.D. 67.6.5, sui rapporti diplomatici tra
Traiano e Decebalo; ES 109 che diventa C.D. 69.10.3a, sulle virtù di
Plotina; fr. 6 Müller = ELg 6 che diventa C.D. 72[71].3.1a, sulle trattative
di pace con Ubii e Marcomanni; fr. 7 Müller = ELg 7 e 8 che
corrisponde a C.D. 72[71].11.2-3 e 72[71].11.6, e nell’ultima parte
deriva unicamente da Pietro; ES 117 che diventa C.D. 72[71].5.3, sul
carattere di Marco; ES 119 che diventa C.D. 72[71].27.1a, sui rapporti
diplomatici di Marco con i barbari; ES 122 che diventa C.D. 73[72].9.2a,
sull’usurpazione di Prisco contro Commodo; ES 130 che diventa C.D.
76[75].8.5, sui rapporti tra Settimio Severo e il senato. Sullo stesso
tema cf. pure ES 133 che diventa C.D. 76[75].15.2b; ES 138 che diventa
C.D. 78[77].4.1a, riferisce della crudeltà di Caracalla succubo dei
soldati; ES 142 che diventa C.D. 78[77].11.1a, sul carattere di Settimio
Severo; ES 145 che diventa C.D. 78[77].16.6, sul carattere di
Caracalla; ES 146 che diventa C.D. 78[77].16.6a, sulla fierezza di
Cornificia contro il tiranno Caracalla; ES 147 che corrisponde a C.D.
78[77].16.8, su Caracalla a Pergamo; ES 153 che diventa
C.D. 80[79].18.4, sul rifiuto da parte di Elagabalo dei cognomina
deuictarum gentium; ES 154 che diventa C.D. 80[79].18.5, sull’odio dei
pretoriani per Elagabalo; ES 155 che diventa C.D. 80[79].19.1a, sui
rapporti tra Elagabalo e il cugino Alessandro.

30 Sulla possibilità che Pietro disponesse di una versione di Dione


migliore di quella di Xifilino o Zonara almeno fino ai frammenti sull’età
di Antonino Pio cf. già Boissevain 1901, 243.

31 Cf. pure ES 36 che corrisponde a C.D. 59.30.2. Sul passo in


questione cf. Grady 1981.

32 Sull’excerptum di Carataco cf. pure Banchich 2015, 50-51. Per altri


casi in cui gli excerpta da Pietro Patrizio restituiscono maggiori
informazioni e dettagli rispetto agli altri testimoni di Dione, e
potrebbero dunque riportare una migliore tradizione dionea, cf. ES 44
che corrisponde a C.D. 61[60].35.4 (Xifilino), con una battuta di Nerone
sulla morte di Claudio; ES 53 che corrisponde a C.D. 62.13.2 (Xifilino),
relativo a un duro confronto tra Afranio Burro e Nerone: Pietro presenta
termini tecnici come παρρησία e µοναρχία assenti in Xifilino; è
possibile che non si tratti di una scelta lessicale di Pietro, ma del caso
di una maggiore aderenza al testo di Dione. Cf. ancora ES 73 che
corrisponde a C.D. 62[63].14.2, sul confronto tra Nerone e il dio Apollo
a Delfi; ES 74 che corrisponde a C.D. 73[72].12.3: Nerone in persona
afferma la sua somiglianza con Tigellino; ES 104 che corrisponde a
C.D. 65[66].11.3 (Xifilino), con una testimonianza sullo scambio
epistolare tra Vologese e Vespasiano: Pietro presenta dettagli sugli
appellativi di Vespasiano nella lettera che potrebbero risalire a Dione.
Cf. pure ES 124 che corrisponde a C.D. 73[72].22.3, con l’indicazione
di un epigramma fatto scrivere da Commodo sul colosso davanti
all’Anfiteatro Flavio, conservato dal solo Pietro; ES 126 che corrisponde
a C.D. 74[73].8.5 (Xifilino). Secondo Xifilino dopo la congiura contro di
lui, Pertinace chiese: µὴ γένοιτο µηδένα βουλευτὴν ἐµοῦ ἄρχοντος µηδὲ
δικαίως θανατωθῆναι. Pietro ha invece una versione più completa: µὴ γένοιτο
Περτίνακος τὴν αὐτοκράτορος ἀρχὴν ἔχοντος βουλευτὴν ἀναιρεθῆναι ἢ
φυγαδευθῆναι .È possibile che l’integrazione di Pietro restituisca, in realtà ,una
forma più completa della tradizione di Dione. Si consideri, d’altra parte, che
altrove l’esilio è giudicato peggiore della morte per un senatore nella tradizione
dionea( ES 58; ES 126). Si veda anche ES 137 che corrisponde a C.D.
78[77].3.3 (Xifilino): nel rappresentare Caracalla che procede
all’amnistia degli esiliati, il testo di Pietro aggiunge una frase che non è
presente in Xifilino: πλὴν εἰ ὑπὸ τοῦ ἐµοῦ µὲν θείου ὑµετέρου δὲ πατρὸς
πεφυγαδευµένοι εἶεν .ES 132 che corrisponde a C.D. 76[75].15.1-2a, da
Xifilino. Pietro realizza una drastica sintesi del brano riportato da
Xifilino, ma aggiunge una importante informazione sull’arroganza di
Plauziano: καί τινα τολµῆσαι γράφειν πρὸς αὐτόν, πρὸς τέταρτον
Καίσαρα .Si può ipotizzare che questa informazione venga pure da Dione. Un
altro caso riguarda ES 136 che corrisponde a C.D. 78[77].3.2: al suo
primo ingresso in senato dopo l’assassinio di Geta, Caracalla si scusa
perché un forte mal di gola gli impedirà di parlare. Questo dettaglio è
assente nella tradizione di Xifilino. Si tenga inoltre presente che Xifilino
ambienta l’evento davanti ai pretoriani; Pietro, invece, in senato.

33 L’interesse per il mondo barbarico caratterizza anche la


sezione post Dionem degli excerpta di Pietro: cf. ad es. fr. 8 Müller
= ELg 9, sui rapporti diplomatici con i Carpi; fr. 9.1-2 Müller = ES 169-
170 sull’invasione barbarica della Grecia al tempo di Claudio Gotico; fr.
12 Müller = ELg 11, sui rapporti tra Aureliano e i Vandali; fr. 10.3
Müller = ES 175 sulla libertà dei barbari; fr. 18 Müller = ELg 16 sulle
trattative tra Giuliano e i Camavi. Sui difficili rapporti con i Persiani cf.
pure fr. 1 Müller = ES 157; fr. 2 Müller = ES 158; fr. 3 Müller = ES 159;
fr. 10 Müller = ELR 2; fr. 11 Müller = ELg 10; fr. 12 Müller = ES 180; fr.
13 Müller = ELg 12; fr. 14 Müller = ELR 3; fr. 17 Müller = ELg 15.

AUTEUR
Umberto Roberto

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