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Τῷ γε µὴν Ῥωµύλῳ καὶ στέφανος ἦν καὶ σκῆπτρον ἀετὸν ἔχον ἐπ’ ἄκρου καὶ
φαινόλης λευκὸς ποδήρης, ἀπὸ τῶν ὤµων ἔµπροσθεν µέχρι ποδῶν πορφυροῖς
ὑφάσµασιν ῥεραβδωµένος – ὄνοµα δὲ τῷ φαινόλῃ τόγα, οἱονεὶ σκέπασµα, ἀπὸ
τοῦ τέγερε κατ’ ἀντίστοιχον· οὕτω γὰρ τὸ σκέπειν Ῥωµαῖοι καλοῦσιν – καὶ
ὑπόδηµα φοινικοῦν· κόθορνος ὄνοµα αὐτῷ κατὰ τὸν Κοκκήϊον2.
16I temi della riflessione sul potere monarchico e sulle forme del
governo sono quelli che maggiormente determinano la selezione
del materiale dioneo da parte di Pietro; allo stesso tempo,
suscitano sovente l’intervento personale dell’autore nella fase di
epitome. Di particolare importanza per Pietro è il tema della
legittimazione carismatica, dunque divina, del potere imperiale.
In ES 116 che corrisponde a C.D. 72[71].3.3-4 (Xifilino), Pietro
recupera da Dione un brano sul rapporto tra Marco Aurelio e i
suoi soldati. Pure nella gestione tanto difficile dei militari Marco
seppe comportarsi come un modello. Alle esose richieste dei suoi
soldati, spinti da φιλαργυρία che Pietro condanna, Marco risponde
con grande fermezza. Il passo è appunto riportato da
Xifilino: [3] καίτοι δὲ ἱσχυροτάτου ἀγῶνος καὶ λαµπρᾶς νίκης
γεγενηµένης, ὅµως ὁ αὐτοκράτωρ αἰτηθεὶς παρὰ τῶν στρατιωτῶν οὐκ
ἔδωκε χρήµατα, αὐτὸ τοῦτο εἰπὼν ὅτι ὅσῳ ἄν πλεῖόν τι παρὰ τὸ
καθεστηκὸς λάβωσι, τοῦτ’ ἐκ τοῦ αἵµατος τῶν τε γονέων σφῶν καὶ τῶν
συγγενῶν ἐσπεπράξεται ·[4] περὶ γάρ τοι τῆς αὐταρχίας ὁ θεὸς µόνος
κρίνειν δύναται .Pietro rielabora il passo secondo le consuete
formule di epitome della tradizione dionea; e tuttavia, alla fine del
brano c’è una significativa integrazione: ὅτι χρήµατά ποτε αἰτηθεὶς ὁ
Μάρκος ὑπὸ τῶν στρατιωτῶν οὐκ ἔδωκεν, εἰπὼν ὅτι ὅσῳ πλέον τοῦ
καθεστηκότος λαµβάνουσιν οἱ στρατιῶται, τοσοῦτον ἐκ τοῦ αἵµατος τῶν
γονέων αὐτῶν καὶ τῶν συγγενῶν ἐξέρχεται ·[4] τὸ δὲ κράτος τῆς
αὐταρχίας οὐκ ἐν τοῖς στρατιώταις ἀλλ’ ἐν τῷ θεῷ κεῖται. Mentre nel
testo dioneo, secondo la versione di Xifilino, si fa riferimento alla
volontà divina che governa il mondo e governa anche l’imperatore
(περὶ γάρ τοι τῆς αὐταρχίας), nel testo di Patrizio c’è una precisa
contrapposizione tra la stessa volontà divina e quella dei soldati.
Non è da escludere che Pietro conservi un testo migliore rispetto a
quello di Xifilino. E tuttavia, occorre sottolineare che questa idea
dell’origine divina – carismatica – del potere imperiale
contrapposta al violento arbitrio dei soldati è ripetuta anche
altrove, nella sezione post Dionem, da Pietro Patrizio. In
particolare, in occasione di una rivolta militare, l’imperatore
Aureliano mostra di non agitarsi; piuttosto è furente con i ribelli e
spiega ai suoi che non sta ai soldati decidere delle sorti del
principe, ma alla divinità suprema18. D’altra parte, il tema della
τυραννίς, intesa da Pietro come tentativo di usurpare con la
violenza il potere, è una delle questioni principali che
caratterizzano la sua riflessione. Negli excerpta a noi giunti v’è un
interessante intervento rispetto a quanto preservato anche da
Xifilino sulla morte dell’odiato Elagabalo. Rispetto a C.D.
80[79].17.1 (Xifilino), Pietro (ES 152) aggiunge una importante
considerazione: ὅταν γὰρ ἐθισθῶσί τινες καὶ ταῦτα ὡπλισµένοι
καταφρονεῖν τῶν κρατούντων, οὐδένα ὅρον τῆς ἐξουσίας ἐπὶ τὸ
πράττειν ἃ βούλονται ποιοῦνται, ἀλλὰ καὶ κατ’ αὐτοῦ τοῦ δόντος ταύτην
ὁπλίζονται .Si tratta di giudizi che ritornano anche nella parte post
Dionem dei frammenti di Pietro19.
• 20 ES 98a: ὅτι οἱ Ἀλεξανδρεῖς οὐκ ἔχαιρον ἐπὶ Βεσπασιανῷ, ἀλλ’ ἐλοιδόρουν
αὐτὸν καὶ ἔσκωπτον ἐπὶ τῇ (...)
Errori e omissioni
30Nel caso di un’omissione di testo nel confronto tra Pietro
Patrizio e la tradizione di Cassio Dione non è sempre possibile
stabilire se tale operazione si debba riferire a Pietro stesso – che
tuttavia preferiva epitomare – o piuttosto agli Excerptores
Constantiniani. Nel caso di una o due righe è sempre possibile che
tale operazione derivi dal lavoro degli Excerptores. Cf., ad
esempio, ES 1 = C.D. 48.24.5-6, su Labieno presso i Parti; ES 48
= C.D. 62[61].13.5-14.2, sull’assassinio di Agrippina.
• 25 Anche il nome Proculus riportato in Pietro è un errore; la forma
corretta è Proculeius come conse (...)
Conclusione
36Il contributo di Pietro Patrizio alla conoscenza della tradizione
di Cassio Dione è legato ai suoi interessi di alto funzionario
palatino che scrive una Ἱστορία dalla morte di Cesare almeno fino
all’età di Costanzo II. Dione è una fonte di grande importanza per
Pietro. Nello sforzo di sintesi della sua opera Pietro epitoma il
testo dioneo, in alcuni casi piuttosto drasticamente. Nella sua
riformulazione, la corrispondenza con Dione è soprattutto in una
o due righe che maggiormente attirano la sua attenzione; tutto il
resto è sintetizzato, trasformato anche dal punto di vista lessicale
e della struttura narrativa con l’inserimento di discorsi diretti non
presenti nell’originale. Non mancano, d’altra parte, gli interventi
personali di Pietro che, pur non contaminando Dione con altri
autori, lo rielaborano o lo integrano secondo le sue personali
convinzioni. Questo rende i frammenti di Pietro Patrizio poco
affidabili dal punto di vista della ricostruzione della lingua e dello
stile di Dione; e, tuttavia, molto preziosi dal punto di vista della
tradizione storiografica. In molti casi, infatti, Pietro conserva
dettagli risalenti a Dione che altri testimoni non hanno; in altri, i
suoi excerpta sono testimonianze uniche per ricostruire l’opera
dionea almeno dal punto di vista della tradizione storiografica.
NOTES
1 Sull’interesse per Cassio Dione nella Pars Orientis tra V e VI s. cf., ad
es., Mazzucchi 1979,
94-122 sul codice Vat. Gr. 1288 del V s.
2 “Romolo aveva inoltre una corona, uno scettro con un’aquila sulla
sommità, un mantello bianco lungo fino ai piedi, rigato sul davanti
dalle spalle fino ai piedi con filo di porpora – questo mantello prende il
nome di toga, cioè copertura, da tegere per scambio di vocale; in
questo modo, infatti, i Romani dicono “coprire” – e aveva pure sandali
di porpora: secondo Cocceiano il loro nome era cothurnus”. Boissevain
1895a, 10 ha inserito questo passo di Giovanni Lido come fr. 6.1a dal
libro 1. Cf. in generale su Lido Maas 1992.
4 “Lo scrittore romano Dione dice che un tale eroe antico Giano, poiché
per l’ospitalità offerta a Crono ricevette la conoscenza delle cose future
e di quelle già avvenute in precedenza, anche per questa ragione fu
rappresentato come bifronte dai Romani. Da lui prende nome il mese
gennaio, e dallo stesso mese si ha l’inizio dell’anno”. Per l’attribuzione
del passo di Cedreno a Lido seguo Wünsch, xlvii-l.
8 Cf. Lyd., Mag., 2.25.3; cf. pure Suda Π 1406. Per una datazione al
548/552 cf. Treadgold 2007, 267. Excerpta dell’opera di Pietro Patrizio
sono confluiti nel De caerimoniis di Costantino Porfirogenito. Si tratta
di frammenti che riguardano questioni di storia della burocrazia che
probabilmente Pietro attinse dagli archivi a sua disposizione.
Negli Excerpta da Costantino Porfirogenito De caerimoniis si parla di
questioni attinenti al regno di Costantino e Licinio. Cf. Banchich 2015,
2: l’uso di Pietro da parte di Costantino Porfirogenito indica
l’importanza del Περὶ πολιτικῆς καταστάσεως, ancora a secoli di distanza.
10 Sulla datazione a metà degli anni quaranta cf. Treadgold 2007, 267;
Banchich 2015, 9.
11 Cf., per gli Excerpta de sententiis, Boissevain 1906: la sequenza
degli Excerpta da Pietro Patrizio nell’unico testimone a nostra
disposizione (il Vat. Gr. 93) presenta una forte lacuna nella parte tra la
fine del regno di Vespasiano e l’inizio del regno di Adriano; cf. inoltre,
per gli Excerpta de legationibus Romanorum ad gentes, De Boor 1903,
I; per gli Excerpta de legationibus gentium ad Romanos, De Boor 1903,
II. Per il Περὶ συντάξεως, cf. Bekker 1814. Mazzucchi 1979, 122-123,
data l’opera alla fine del VI s., in ambito palestinese. Il lessico, infatti,
oltre ai passi della Ἱστορία di Pietro, utilizza anche passi di Coricio,
Procopio, Giovanni Lido.
12 Cf. sulla questione Martolini 2010; Banchich 2015, 3-9. Per il testo
dei frammenti cf. pure Müller 1868, 181-199.
AUTEUR
Umberto Roberto