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A. Le origini VOLUME

Scaffale della critica e il Duecento Dante Alighieri

Erich Auerbach
La creazione dantesca di Beatrice
Opera: Studi su Dante, La poesia giovanile di Dante
Punti chiave: Il mito della perfezione
L’interpretazione figurale di Beatrice

A uerbach sottolinea l’importanza, nella poesia


della Vita nova, di Beatrice, motivo ispirato-
re del primo libro di Dante. Secondo lo studioso,
non conta a livello poetico: Beatrice – come le altre
donne dei poeti stilnovisti – è soprattutto un ideale,
un mito di perfezione. «La poesia della Vita nova –
la donna cantata dal poeta può essere una donna scrive Auerbach – non è utilizzabile come materiale
realmente vissuta e che realmente Dante ha co- biografico in senso pragmatico», ma essa si rivela
nosciuto, e magari anche amato, ma tutto questo decisiva per la biografia interiore del poeta.

L’esperienza decisiva della sua1 giovinezza, il dato fondamentale della sua vita furono gli
eventi che egli stesso ha rappresentato come la vita nuova, cioè la storia del suo amore
per Beatrice. Per la nostra indagine è indifferente sapere chi era Beatrice, e se essa sia
vissuta davvero; la Beatrice della Vita Nuova e della Commedia è una creazione di Dante e
5 non ha quasi a che fare con una giovane di Firenze che più tardi sposò Simone de’ Bardi.
E se essa d’altro canto è niente più che un’allegoria di mistica sapienza, resta in lei tanta
realtà e personalità che si ha il diritto di considerarla una figura umana, che possano o
no quei dati di fatti reali riferirsi ad una persona determinata. Il ragionare in termini di
aut-aut – o Beatrice visse e Dante l’amò veramente, e allora la Vita Nuova è una poesia
10 nata da un’esperienza, oppure tutto è un’allegoria, e perciò un’illusione, una costruzio-
ne non poetica, e uno dei nostri ideali più belli è distrutto – questo modo di giudicare
non è soltanto ingenuo, ma anche antipoetico. Tutti i poeti dello Stil Nuovo hanno una
amata mistica, a tutti loro accadono le stesse, stranissime esperienze amorose, a tutti loro
Amore dispensa o rifiuta doni, che sembrano più un’illuminazione che un godimento
15 dei sensi, tutti appartengono a una specie di lega segreta, che determina la loro vita inte-
riore e forse anche esteriore: e solo uno di loro, Dante, ha saputo rappresentare quei fatti

1. sua: di Dante.

L’AUTORE ERICH AUERBACH


Erich Auerbach è nato a Berlino il 9 novembre 1892; è stato bul, città nella quale è rimasto, insegnando e scrivendo, fino
un importante studioso e filologo tedesco. Laureatosi dap- al 1947; in seguito si è trasferito negli Stati Uniti, dove ha
prima in giurisprudenza, Auerbach è approdato alla filolo- insegnato nella prestigiosa Yale University. È morto a Wal-
gia romanza solo dopo la fine della Prima guerra mondiale. lingford, nel Connecticut, il 13 ottobre 1957.
Ha iniziato la carriera accademica nel 1929, dopo un periodo Con Ernst Robert Curtius e Leo Spitzer, anch’essi tedeschi,
passato come bibliotecario della Staatsbibliothek di Berlino. Erich Auerbach è considerato uno dei maestri della moder-
Tra i suoi interessi di studioso si è affacciata fin da subito la na stilistica, una delle più importanti correnti critiche del
poesia di Dante: particolarmente importante lo studio sull’in- Novecento.
terpretazione figurale dei personaggi nella Commedia. La sua produzione è molto ricca, numerose sue opere sono
Essendo di origini ebraiche, Auerbach è stato costretto a la- state tradotte in italiano, tra queste ultime si segnalano Stu-
sciare la Germania nel 1936: si è rifugiato dapprima a Istan- di su Dante (1929) e Mimesis (1946).

G. Langella, P. Frare, P. Gresti, U. Motta


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esoterici in modo tale che devono essere accettati come autentica realtà, persino quando
sono assolutamente misteriosi nei loro motivi e nelle loro allusioni. Questo è decisivo
per la natura poetica del loro autore, e non si capisce perché si debba riconoscere mag-
20 gior forza di ispirazione a un’esperienza erotica che può succedere a ogni uomo, che
non a un’illuminazione mistica che è capace di conservare l’evidenza delle cose; come se
la mimesis poetica2 dovesse essere una copia di cose determinate, e non fosse piuttosto
autorizzata a fondere a suo piacimento il suo materiale di realtà, tratto dall’infinito nu-
mero delle cose di cui la memoria dispone.
25 Dunque la poesia della Vita Nuova non è utilizzabile come materiale biografico in senso
pragmatico: gli avvenimenti che vi succedono, gli incontri, i viaggi, i discorsi possono
non aver avuto luogo nel modo che vi si dice, e non consentono neppure conclusioni
che possano essere messe a profitto per la biografia. Ma per la biografia interiore di Dan-
te, l’opera è decisiva. Essa mostra la derivazione della sua struttura spirituale dal mistici-
30 smo erotico dello Stil Nuovo, e insieme il posto che specialmente gli compete entro quel
movimento. Già nell’opera giovanile infatti si rivela una forza ordinatrice unitaria, una
coerenza a lui peculiare nel dar forma alle cose, che legava in un tutto le manifestazioni
astratte e polivalenti dello Stil Nuovo. Nonostante tutte le sue stranezze e i malintesi deri-
vatine, l’opera suscita e mantiene nei lettori un’impressione ben definita e senza dubbio
35 giustificata, l’impressione di una esperienza, mediante una visione, in cui la perfezione
diviene cosa sensibile, di una peripezia prima fortunata, e poi sfortunata, e infine d’una
separazione definitiva, che si svela come la vera riunione o almeno la certa speranza di
essa. Molte cose singole vi sono strane, soprattutto quelle terze persone che compaiono
nella suddetta peripezia, la “donna dello schermo”, la fanciulla morta e le figure intro-
40 dotte più tardi; ma anche se non si capisce il loro significato, o lo si capisce solo a metà –
e chi lo capirebbe tutto! – questo non incrina affatto la forma dell’opera, perché dal
complesso viene a quelle figure e a quegli avvenimenti misteriosi una realtà irrazionale
e sensibile, che anche se non interpretata trova accoglienza nella fantasia. Ma l’oggetto
stesso della visione, la mistica saggezza mandata da Dio, ha qui, come in nessun altro
45 dei compagni dello Stil Nuovo, caratteri così evidenti di fenomeno sensibile che noi ci
sentiamo autorizzati a chiamarla Beatrice, al pari di Dante, senza con questo voler dire
che una giovane fiorentina sia servita di modello alla sua creazione.
In Beatrice il motivo orientale-cristiano della divina perfezione incarnata, la parusía
dell’idea3, prese una strada che fu decisiva per tutta la poesia europea. Il temperamento
50 severo e appassionato di Dante, il suo desiderio sempre presente di realizzare il giusto,
non sopportava una esperienza, una visione, che non potesse essere subito legittimata
dalla ragione e dall’azione; l’arcana verità, che qui fu insieme il primo dolcissimo incan-
to dei sensi, egli la trasse dall’ambito della particolare, oscura lega segreta e su di essa
fondò la realtà; la nostalgia di essa non è divenuta nel suo cuore infruttuosa eterodossia
55 o misticismo informe. La Donna esoterica dei seguaci dello Stil Nuovo appare ora a tutti
nel suo significato; essa è parte ordinata e necessaria, prevista nei consigli divini, della
redenzione; in quanto sapienza teologica, Beatrice, la beata, è la necessaria mediatrice
della salvezza per gli uomini che mancano di conoscenza. Questa sua posizione può
avere un che di pedante e di non-poetico per i romantici increduli del XIX secolo; ma per
60 Dante, il tomista4 per il quale sapere e fede erano cosa unica, l’amata sibillina – cui Ma-

2. mimesis poetica: creazione poetica; Mimesis lo studio del realismo nelle let- Il termine compare anche nel Nuovo Te-
mimesis è una parola di origine greca terature occidentali, uno dei suoi saggi stamento, dove indica la venuta di Gesù
che significa “imitazione”. A partire da più famosi. alla fine del mondo.
Platone, la nozione di “mimesi” come 3. parusía dell’idea: parousía, parola 4. tomista: seguace del tomismo, una
imitazione della realtà è stata al centro di origine greca che significa "presen- dottrina filosofica e teologica, elaborata
della riflessione sulla creazione artisti- za", è un termine usato nella dottrina da Tommaso d’Aquino (1224-1274 cir-
ca. Auerbach estende il concetto di “mi- filosofica del platonismo per indicare la ca), che si fonda sull’integrazione tra il
mesi” alla creazione letteraria e intitola presenza dell’idea nella realtà sensibile. cristianesimo e il pensiero aristotelico.

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ria ha dato il potere di salvare lui Dante con lo svelargli gradualmente la reale verità, il
vero pensato e il vero essere – non è una figura mista, ibrida, costruita, ma la reale sintesi
sensibile e razionale della perfezione.
Molteplici motivi di origine diversa si intrecciano in questo mito della perfezione incar-
65 nata; Beatrice è insieme una santa cristiana e un’antica sibilla; come amata terrena è un
sogno giovanile, i cui contorni sono a stento conoscibili, e come beata, membro della
gerarchia celeste, è una figura reale. Forse il tratto particolare in lei non sembrerà a prima
vista quello cristiano. Gia il Minnesang5 possedeva nella poesia d’amore motivi cristiani;
i caratteri del dolore terreno e dell’ascetismo, propri di un santo, sembrano mancare in
70 Beatrice, mentre l’elemento didattico, la rivelazione della verità segreta, sono sincretisti-
ci6 e della tarda antichità, ma non veramente cristiani. E tuttavia la novità della creazione
dantesca di Beatrice, che la distingue da un lato dalla Donna dei trovatori, dall’altro dai
miti antichi e dalle allegorie della tarda antichità, è eminentemente cristiana, più pro-
fondamente cristiana che la tendenza del Minnesang ad appoggiarsi al culto dei santi:
75 è il motivo dell’incielarsi e trasfigurarsi nella conservata figura umana. La Sibilla è un
essere ultraterreno, e non fu mai altro; la Donna dei trovatori, come essere ultraterreno, è
solo una metafora. Gli dei del mito, che scendevano in terra, erravano per il mondo degli
uomini talvolta non conosciuti, ma non contrastati nella loro divinità, intatti nell’inti-
mo, restavano dei. Solo Cristo fu l’uno e l’altro: fu uomo e si trasformò, e per il credente
80 egli si trasforma di nuovo ogni giorno.
Per quanto evanescenti e appena sfiorate, la vita e la passione terrena di Beatrice esi-
stono; noi sentiamo il profumo della sua persona umana, che era giovane e meravi-
gliosa; aveva sofferto ed era morta; assistiamo al suo incielarsi, e nella trasfigurazione
dell’aldilà vediamo mantenuta e potenziata la sua contingente figura terrena. Perciò la
85 Vita Nuova non è, come alcuni oggi asseriscono, un’opera giovanile disarmonica e non
originale; certo le sue oscurità sono innegabili, e innegabile è che essa nasce da una
violenta esagerazione dello stile del tempo; ma la necessità di tale esagerazione nasceva
dall’essenza cristiana dell’oggetto, dall’inclusione consapevole della problematicità e
incertezza terrena nella perfezione; oscurità di ugual origine si trovano in ogni opera
90 mimetica veramente cristiana e soprattutto nei libri del Nuovo Testamento. La Vita Nuova
è piuttosto il primo gradino necessario del concetto dantesco di realtà, il suo vero ger-
moglio, il necessario preludio della Commedia. Perché ciò che Dante fu ed è, il poeta cri-
stiano della realtà terrena conservata nell’aldilà, nel compimento attraverso il giudizio
divino, lo è divenuto nella sua esperienza giovanile, e la Vita Nuova è la testimonianza
95 di questo divenire.
E. Auerbach, La poesia giovanile di Dante, in Studi su Dante, Feltrinelli, Milano 2005.

5. Minnesang: “canto d’amore” (in tede- 6. sincretistici: tipici del sincretismo, un


sco), è la più importante scuola poetica sistema filosofico caratterizzato dalla
del Medioevo. fusione di dottrine di diversa origine.

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