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GIOVANNI PASCOLI

Nacque a San Mauro, apparteneva ad una famiglia molto numerosa, infatti lui è il quarto di dieci
figli. La sua vita è caratterizzata da eventi funesti, la prima tragedia è la morte del padre all’età di
soli nove anni e a questo evento dedicherà la poesia “Cavallina Storna”. Nell’arco di pochi anni
moriranno la madre, la sorella maggiore, i fratelli Luigi e Giacomo; così le condizioni economiche
della famiglia diventarono difficoltose e lui non potè più continuare gli studi presso la scuola
privata, ma grazie ad un suo maestro che comprende le sue potenzialità riesce a prendere la
maturità liceale a Firenze, l’esame finale lo sostiene di fronte ad una commissione e la sua tesina
gli fa vincere una borsa di studio che gli permette di iscriversi all’università di Bologna alla facoltà
di lettere.
Poiché adesso ha delle nuove possibilità economiche decide di chiamare a se le due sorelle
rimaste per vivere insieme in tutte le città che doveva girare. Il suo scopo dunque è quello di
ricostruire il nido famigliare perso in gioventù, infatti con le sorelle ha un rapporto morboso, tanto
che lui non ebbe mai altre relazioni con altre. Si ammala in seguito di cancro allo stomaco e muore
nel 1912. Molti termini della sua poesia vengono tratti dalla botanica, dall’astronomia,
dall’ornitologia, cioè tutti termini scientifici, tuttavia la nuova corrente letteraria è il Decadentismo
infatti lui ne sarà uno dei maggiori esponenti e come tutti i decadenti la sua visione del mondo non
è globale ma è frammentaria. Un’altra caratteristica è l’utilizzazione dei simboli in tutta la sua
poesia perché per Pascoli gli uomini normali si fermano al primo significato di una parola, quello
che subito associano all’oggetto mentre invece i poeti gli attribuiscono anche un significato
simbolico, creando le “Arcane Corrispondenze”. La sua poetica viene espressa in un saggio che lui
pubblica intitolato “Il Fanciullino” cioè colui che si meraviglia di tutto fin quando la ragione ci toglie
l’immaginazione; per Pascoli questo fanciullino esiste in ognuno di noi, solo che alcuni l’hanno
assopito con la ragione e altri, come i poeti, riescono a mantenerlo in vita e riescono ancora a
stupirsi della realtà, quindi si riallaccia in qualche modo al romanticismo. La poesia di Pascoli
dunque è una poesia pura perché non deve dimostrare niente e dunque è rivolta a tutti quanti di
qualsiasi ceto sociale. Questo rifiuto delle lotte di classi si riflette anche nello stile perché lui non
da importanza ai termini aulici dal momento che sono uniti a quelli popolari, perché tutto è sullo
stesso livello.
Pascoli: Raccolte poetiche “Myricae”
I componimenti di Pascoli non sono raggruppati in ordine cronologico, ma per stile e tematiche. La
prima raccolta è “Myricae” caratterizzata da componimenti molto brevi che a primo impatto
sembrano descrivere il tipico quadretto campestre, ma il significato di ogni singola parola è
stravolto.
Pascoli: La poetica
Proprio come la purezza del fanciullino anche la poesia di Pascoli è una poesia pura. Alla base della
concezione di Pascoli c’è un atteggiamento pessimistico nei confronti della realtà, per lui la vita
umana non è altro che dolore: già dalla nascita l’uomo soffre, perciò dal momento che questo
dolore è già presente nell’uomo stesso non c’è bisogno di aumentare la sofferenza lottando gli uni
contro gli altri.

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