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Le vergini delle rocce.

Il romanzo prende il titolo dal paesaggio di pietre e acqua di un celebre dipinto di Leonardo da Vinci
conservato al Louvre di Parigi. Il romanzo fu pubblicato a puntate sulla rivista il Convivio.

Il protagonista Claudio Cantelmo abbandona Roma, disgustato dalla corsa alle speculazioni edilizie, e si
rifugia nei possedimenti di un'antica famiglia aristocratica, ancora di fede borbonica.
Qui cerca una donna adatta al suo rango, con la quale generare un figlio (il futuro re di Roma) capace di
salvare l'Italia dalla presente bassezza. S'imbatte in tre vergini, Massimilla, Anatolia, e Violante, le sorelle
della famiglia Capece Montaga.

Il racconto non conosce una vera successione di giorni e stagioni; ogni vicenda resta sospesa in un presente
indefinito, D'altra parte l'interesse dell'autore non è calamitato dall'intreccio dai personaggi, questi
elementi servono solo da sfondo per le idee del protagonista, convinto assertore e incarnazione del
superuomo nietzschiano.

In realtà D'Annunzio non approfondì mai, dal punto di vista filosofico, il pensiero di Nietzsche, piuttosto ne
valorizzò gli elementi che potevano essere combinati con l'estetismo da lui messo a punto nelle prime
opere. Il superuomo dannunziano, dunque, incarna il culto della bellezza, la sensualità, la sensibilità verso
l'arte e il bello, la trasgressione di ogni regola sociale e morale. A questi motivi si aggiunge il disprezzo per la
società borghese, colpevole di avere emarginato i letterati e gli artisti e di avere alimentato un sistema
politico fondato sulla democrazia liberale, cioè sulla valorizzazione di tutti gli uomini, senza distinzioni
(almeno teoricamente di classe sociale o di cultura).

Le Vergini nelle rocce s'incentra sulla figura di Claudio Cantelmo, il superuomo disprezzatore della folla e
divulgatore di un'ideologia antisociale, antidemocratica, antireligiosa. Claudio coltiva progetti di potenza e
di dominio; o meglio, non li coltiva per sé, quanto per il figlio che vorrebbe generare. Lo immagina
superuomo, con un ruolo di capo, proteso a tracciare nuove strade per l'umanità: la sua principale funzione
sarà annunciare una rivoluzione, materiale e culturale, necessaria per superare la presente crisi della
società borghese. Per compiere tale rivoluzione bisognerà sovvertire le regole liberali della democrazia e
del parlamentarismo.

In quest’opera Gabriele D’Annunzio raggiunge i confini del sublime, non narra eventi né situazioni, è pura
contemplazione, infatti non è possibile riassumere esaustivamente il romanzo, poiché la trama è pressoché
inesistente. Lo stesso protagonista, Claudio Cantelmo, alter ego di D’Annunzio, vive e descrive pensieri,
idee, sensazioni, senza soffermarsi sulla concretezza dei fatti. Il tutto, accompagnato da uno stile
estremamente prezioso ed elevato

Le tre donne vengono valutate ed esaminate come opere d’arte. D’Annunzio realizza un’opera puramente
estetica, e i richiami al superuomo nietzscheano ad un certo punto vengono assorbiti fino a farlo diventare
un cultore della bellezza, un intellettuale puro, uno studioso e un artista supremo. Questo esteta per
eccellenza è il figlio che Cantelmo vuole generare, il grembo destinato a partorirlo deve essere altrettanto
prezioso. Terminando ambiguamente, senza una scelta definitiva, “Le Vergini delle Rocce” è forse il vero
capolavoro dannunziano, poiché in tutta la sua produzione, non trova eguali per raffinatezza, grazia e
sublime bellezza. E’ un capolavoro della letteratura italiana e mondiale, un gioiello troppo spesso
sottovalutato e, purtroppo, quasi sconosciuto.

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