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Forse lo spagnolo "Don Quijote" e l'italiano "Don Chisciotte" non sono veri e
propri "falsi amici", chissà, ma esiste comunque una discrepanza fra i due, che mi
sembra interessante sottolineare.
Da ciò si può dedurre facilmente quale sia l'italico approccio alla figura creata
dalla penna mirabile di Cervantes: una sorta di sciocco (o pazzo) che va alla
carica dei mulini a vento sulla groppa di un ronzino! Insomma, un personaggio di
cui ci si può soltanto burlare.
Prima di tutto ecco due riferimenti, che sono rivolti in particolare ai miei
lettori più di sinistra: la prima mossa editoriale del governo rivoluzionario
cubano nel 1959 capeggiato da Fidel Castro fu la pubblicazione di un'edizione
economica in centomila copie del "Don Quijote" -- prima di qualunque libro di
Marx, di Lenin o di José Martí. L'altro è la recente pubblicazione (2007, se non
ricordo male) in Venezuela di una versione ridotta del libro di Cervantes,
finalizzata a consentire a un ampio pubblico, magari poco avvezzo a leggersi un
tomo di varie centinaia di pagine, una prima conoscenza del "Don Quijote".
Come ogni cavaliere, Don Chisciotte ha bisogno di uno scudiero, e a tale scopo
trascina con sé un contadino del posto, Sancio [in spagnolo: Sancho] Panza, cui
promette il governo di un'isola.
Ma la Spagna del suo tempo ormai non ha più bisogno né della cavalleria né delle
vicende dei romanzi picareschi, e per l'unico eroe rimasto le avventure sono
scarsissime.
Non sono cose difficili da comprendere, né turbamenti ai quali siamo estranei anche
oggi, a distanza di centinaia di anni.
Nel Don Chisciotte ogni cosa è interpretabile variamente, fino a perdere ogni
concezione della realtà. Nell'opera di Cervantes c'è una dimensione tragica perché
cose e parole si disgiungono: le vicende cavalleresche ormai sono parole vuote, ma
Don Chisciotte a causa della sua "pazzia" non se ne accorge. La sua pazzia è un
modo di vedere il mondo con occhi diversi, non più offuscati.
Insomma, Quijote è un uomo con i difetti e le qualità comuni a tanti uomini vissuti
anche prima e dopo di lui.
Noi non siamo "uguali" nel senso che siamo tutti dei cloni identici di uno stesso
modellino, ma condividiamo tutti determinate caratteristiche, quelle che ci fanno
essere uomini -- o donne, perché c'è una bella differenza fra le une e gli altri --
nell'arco di secoli e millenni, a distanza di migliaia di chilometri, su continenti
diversi e in condizioni di vita profondamente variate.
Vale la pena di ricordare che Cervantes era lui stesso una figura ricca di storie
personali, non un mero scriba capace di lavorare di fantasia.