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DELLO STESSO AUTORE:

Che cos'è metafisica?

Martin Heidegger

Conferenze di Brema e Friburgo

Fenomenologia della vita religiosa

I concetti fondamentali della filosofia antica

Il concetto di tempo

Il nichilismo europeo

NIETZSCHE

Il princiPio di ragione

A cura di Franco VolPi


L'essenza della verità

La poesia di Holderlin

Lettera sull'«umanismo»

NUOVA EDIZIONE AMPLIATA


Oltre la linea

(con ErnstJunger)
Parmenide

Segnavia

Seminari

ADELPHI EDIZIONI
TITOLO ORIGINALE: INDICE

Nietzsche

LIBRO PRIMO

Pr~~a 19

I. LA VOLONTÀ DI POTENZA COME ARTE


(1936/37) 21

Nietzsche come pensatore metafisico 21


Il libro La volontà di potenza 24
Piani e lavori preliminari alla «costruzione capi­
tale» 28
Prima edizione: novembre 1994
L'unità di volontà di potenza, eterno ritorno e
(blaTta edizione: giugno 2005
trasvalutazione 33
La struttura dell'« opera capitale». Il modo di
pensare di Nietzsche come rovesciamento 39
© 1961 VERLAG GlJNTHER NESKE PFULLINGEN
L'essere dell'ente come volontà nella metafisica
© 1994 ADELPHI EDIZIONI S.P.A. MILANO

tradizionale 47
WWW.ADELPHI.IT
La volontà come volontà di potenza 49
ISBN 88459-1058-X
La volontà come affetto, passione e sentimento 55
« I ncipit tragoedia » 236
L'interpretazione idealistica della dottrina nietz­
scheana della volontà 65 La seconda comunicazione della dottrina dell'e­
terno ritorno 240
Volontà e potenza. L'essenza della potenza 69
«La visione e l'enigma» 244
La domanda-guida e la domanda fondamentale
della filosofia 76 Gli animali di Zarathustra 252
Le cinque tesi sull'arte . 78 «Il convalescente» 255
Sei fatti fondamentali ricavati dalla storia dell'e­ La terza comunicazione della dottrina dell'eter­
stetica 86 no ritorno 269
L'ebbrezza come stato estetico lOO Il pensiero dell'eterno ritorno nelle annotazioni
La dottrina kantiana del bello. Il suo fraintendi­ non pubblicate 274
mento a opera di Schopenhauer e di Nietzsche 114 Le quattro annotazioni dell'agosto 1881 278
L'ebbrezza come forza creatrice di forme 121 Esposizione sinottica del pensiero dell'eterno ri­
Il grande stile 130 torno: l'ente nel suo insieme come vita, come
forza; il mondo come caos 285
La fondazione delle cinque tesi sull'arte 143
La discrepanza, che suscita sgomento, tra arte e La perplessità della « antropomorfizzazione »
dell'ente
299
verità 146
La verità nel platonismo e nel positivismo. Il ten­ La dimostrazione nietzscheana della dottrina

dell'eterno ritorno
306
tativo nietzscheano di rovesciare il platonismo
in base all'esperienza fondamentale del nichi­ Il presunto procedimento «naturalistico» nella

lismo 154 dimostrazione. Filosofia e scienza


311
Ambito e contesto della riflessione di Platone sul Il carattere della « dimostrazione » della dottrina

rapporto tra arte e verità 164 dell'eterno ritorno 314


La Repubblica di Platone: la distanza dell'arte Il pensiero dell'eterno ritorno come fede 319
(mimesi) dalla verità (idea) 171 Il pensiero dell'eterno ritorno e la libertà
330
Il Fedro di Platone: bellezza e verità in una di­ Retrospettiva sulle ,!-nnotazioni dell'epoca della

screpanza che rende felici 186 Gaia scienza (1881/82)


336
Il rovesciamento del platonismo in Nietzsche 196 Le annotazioni del periodo dello Zarathustra

La nuova interpretazione della sensibilità e la di­ (1883/84) 338


screpanza, che suscita sgomento, tra arte e ve­ Le annotazioni del periodo della Volontà di poten­
rità 206 za (1884-1888) 342
La forma della dottrina dell'eterno ritorno 356
II. L'ETERNO RITORNO DELL'UGUALE L'ambito del pensiero dell'eterno ritorno: la dot­
(1937) 217 trina dell'eterno ritorno come superamento
del nichilismo 359
La dottrina dell'eterno ritorno come pensiero Attimo ed eterno ritorno 364
fondamentale della metafisica di Nietzsche 217 L'essenza di una posizione metafisica di fondo.
La genesi della dottrina dell'eterno ritorno 221 La sua possibilità nella storia della filosofia oc­
cidentale 372
La prima comunicazione di Nietzsche della dot­
trina dell'eterno ritorno 229 La posizione metafisica di fondo di Nietzsche 384
III. LA VOLONTÀ DI POTENZA COME

CONOSCENZA (1939) 393


• LIBRO SECONDO

Nietzsche come pensatore del compimento della

metafisica
La cosiddetta «opera capitale» di Nietzsche
393

399
I IV. L'ETERNO RITORNO DELL'UGUALE
E LA VOLONTÀ DI POTENZA (1939) 543

La volontà di potenza come principio di una


nuova posizione di valori ] V. IL NICHILISMO EUROPEO (1940) 563
404
La conoscenza nel pensiero fondamentale di I cinque titoli capitali nel pensiero di Nietzsche 563
Nietzsche sull'essenza della verità 411 Il nichilismo come «svalutazione dei valori su­
L'essenza della verità (correttezza) come «giudi­ premi» 573
zio di valore» 420 Nichilismo, nihil e Niente 578
Il preteso biologismo di Nietzsche 427 Il concetto nietzscheano della cosmologia e della
La metafisica occidentale come «logica» 435 psicologia 582
La verità e il vero 440 La provenienza del nichilismo. Le sue tre forme 589
L'antitesi di « mondo vero» e «mondo apparen­ I valori supremi come categorie 595
te ». La riconduzione a rapporti di valore 444 Il nichilismo e l'uomo della storia occidentale 602
Mondo e vita come «divenire» 451 La nuova posizione di valori 605
Il conoscere come schematizzazione di un caos Il nichilismo come storia 610
secondo il bisogno pratico 454 Posizione di valori e volontà di potenza 615
Il concetto di «caos» 463 La soggettività nell'interpretazione nietzscheana
Il bisogno pratico come bisogno di schemi. For­ della storia 625
mazione di orizzonte e prospettiva 469 L'interpretazione «fiorale» della metafisica in
Intesa e calcolo 475 Nietzsche 632
L'essenza inventiva della ragione 478 Metafisica e antropomorfismo 640
L'interpretazione «biologica» del conoscere in La tesi di Protagora 646
Nietzsche 485 Il dominio del soggetto nell'età moderna 650
Il principio di non contraddizione come princi­ Il cogito di Descartes come cogito me cogitare 656
pio dell'essere (Aristotele) 495 Il cogito sum di Descartes 664
Il principio di non contraddizione come coman­ Le posizioni metafisiche di fondo di Descartes e
do (Nietzsche) 498 di Protagora 672
La verità e la differenza di «mondo vero» e La presa di posizione di Nietzsche nei confronti
«mondo apparente» 506 di Descartes 677
L'estremo mutamento della verità concepita in L'intima connessione delle posizioni di fondo di
termini metafisici 513 Descartes e di Nietzsche 689
La verità come giustizia 518 La determinazione dell' essenza dell'uomo e l'es­
L'essenza della volontà di potenza. La stabilizza­ senza della verità 692
zione del divenire nella presenza 531 La fine della metafisica 697
Il rapporto con l'ente e il riferimento all'essere.

La differenza ontologica
L'essere come a priori
700

708

I Soggettità e soggettività
Leibniz, «Le ventiquattro tesi»
905

908

L'essere come iMa, come à:ya90v, come condi­ IX. SCHIZZI PER LA STORIA DELL'ESSERE

zione 716
COME METAFISICA (1941) 911

L'interpretazione dell'essere come iMa e il pen­


siero del valore 720
Dalla storia dell'essere 911

Il progetto dell'essere in quanto volontà di po­ Per la definizione essenziale della metafisica mo­
tenza 725
derna 912

La distinzione di essere ed ente e la natura del-


Oggettualità - trascendenza - unità - essere

l'uomo (Critica della ragione pura, par. 16) 913

730

Essere - oggettualità (volontà) 914

L'essere come vuoto e come ricchezza 735

Essere come oggettualità - essere e pensiero

l'unità e lo UEv 914

Oggettualità e «riflessione». Riflessione e nega­


VI. LA METAFISICA DI NIETZSCHE (1940) 745 I
tività 915

Introduzione 745
Riflessione e rappresentazione 916

La volontà di potenza 750


Riflessione, oggetto e soggettività 917

Il nichilismo 758
Il trascendentale 918

L'eterno ritorno dell'uguale 766


repraesentatio e rejlexio 918

Il superuomo 773
Essere - realtà effettiva volontà 918

La giustizia
Essere e coscienza (esperita secondo la storia del- .

792
l'essere) 919

Realtà effettiva come volontà (il concetto kantia­


no dell'essere) 920

I
VII. LA DETERMINAZIONE DEL NICHILI­
SMO SECONDO LA STORIA DELL'ES­ L'essere 921

SERE (1944-1946) 809


Il compimento della metafisica 922

Essere 923

Esistenza 924

VIII. LA METAFISICA COME STORIA DEL­


L'ESSERE (1941) 863
I
L'essere e la restrizione del concetto di esistenza
Schelling e Kierkegaard
Schelling
926

927

927

Il «che cosa è» e il «che è» nell'inizio essenziale

della metafisica: ìOÉa ed ÈVÉQ'(Eta 863

I L'esistenza e l'esistentivo 928

Il mutamento della iVÉQ'(Eta nella actualitas 872

Il mutamento della verità nella certezza


Il mutamento dello \moxeiJ.lEVOV nel sumectum
881

887

I X. IL RICORDO CHE ENTRA NEL CUORE

DELLA METAFISICA (1941) 931

Leibniz: la coappartenenza di realtà effettiva e

rappresentare 893
I
Postfazione di Franco VolPi
Glossario
941

975

Il presente Glossario prende in considerazione la terminolo­


gia tecnica, i principali concetti, le nozioni e le espressioni ri­
correnti nel Niet'1.Sche, indicando di volta in volta le traduzioni
adottate. Dove opportuno, fornisce delucidazioni che illustra­
no il senso dei vari termini, ne richiamano l'etimologia, accen­
nano al contesto in cui sono usati o giustificano la soluzione
proposta.
Il Glossario offre inoltre la possibilità di cogliere le caratteri­
stiche della lingua e del. peculiare vocabolario filosofico hei­
deggeriani. Heidegger, come è noto, è stato tra coloro che
hanno messo concretamente in luce, con un minuzioso lavoro
di scavo storico-concettuale compiuto sui testi fondamentali
della nostra tradizione, l'importanza di maturare una consape­
volezza critica circa la provenienza storica dei concetti che
usiamo. Se è vero che le parole fondamentali dei pensatori so­
no caratterizzate da una essenziale polisemia, è altrettanto ve­
ro che la trascrizione lessicale dei loro diversi significati attuali
non deve perdere di vista la storicità in cui essi si sono formati.
Heidegger spiega: " ... ci sono linee capitali entro le quali i si­
gnificati a loro volta oscillano. Questo oscillare non è una mera
trascuratezza dell'uso linguistico, ma è il respiro della storia.
Quando Goethe e Hegel proferiscono la parola "cultura" (Bil­
dung), rispetto a quando invece la dice un uomo colto degli an­
ni Novanta del secolo scorso, cambia non solo il contenuto for­
male del significato della parola, ma, benché non senza relazio­
ni, anche il mondo contenuto in quel dire. Quando Goethe di­
978 GIQ8Sano Glossario 979
ce "natura" e quando lo dice Holderlin, regnano sovrani mon­ tora quello di Erasmus SchOfer, Die Sprache Heìdeggers, Neske,
di diversi» (cfr. sopra, pp. 148-49). Pfullingen, 1962. Per un orientamento generale sulla storia
Non è casuale che tra gli strumenti di lavoro prediletti da della terminologia filosofica si veda la sintesi classica di Rudolf
Heidegger vi fossero dizionari e lessici etimologici e storico­ Eucken, Geschichte der philosophischen Terminologie, de Gruyter,
concettuali: tenerli presenti è molto utile per scoprire i percor­ Leipzig, 1879 (riproduzione anastatica: Olms, Hildesheim,
si spesso sotterranei che egli seguì nel creare la propria termi­ 1964).
nologia e in alcuni casi aiuta non poco a fare luce su alcune sue In esergo, per così dire, al Glossario, presentiamo le rifles­
interpretazioni filosofiche. Conoscere ad esempio l'articolo sul sioni con le quali Heidegger illustra la difficoltà del tradurre.
concetto di lU..i){}eta che Rudolf Bultmann scrisse per il Tlteologi­ Sappiamo che egli considerava le parole dei pensatori, al pari
sches Wlirterbuch zum Neuen Testament è fondamentale per capi­ della poesia, intraducibili. Tuttavia il tradurre è un compito
re lo sfondo storico-concettuale della trattazione heideggeria­ ermeneutico inevitabile e indispensabile. Anzi, per Heidegger
na del problema. Per il lettore interessato all'approfondimento esso non incombe soltanto quando passiamo da una lingua a
di questo aspetto, si indicano qui i principali strumenti lessico­ un'altra, ma anche, e qui veramente in termini insidiosi, quan­
grafici utilizzati da Heidegger: do ci muoviamo all'interno di una stessa tradizione linguistica.
Jacob e Wilhelm Grimm, Deutsches WiJrterbuch, 32 voli., Hirzel, Una prima riflessione, che ricaviamo dal corso del semestre in­
Leipzig, 1854-1960. vernale 1942/43, mette a fuoco il problema del !radurre distin­
Friedrich Kluge, Etymologisches Worterbuch der deutschen Spra­ guendo tra il semplice tradurre linguistico (Ubersetzen) e un
che, de Gruyter, Berlin, 1883 (più volte rielaborato e riedito: «trad."!lrre originario» inteso come «trans-posizione essenzia­
dal 1910 da Alfred Gotze, dal 1957 da Walther Mitzka). le» (Uber-setzen):
Molte etimologie su cui Heidegger si appoggia nel suo argo­ «Ogni tentativo di tradurre "alla lettera" parole fondamen­
mentare filosofico sono ricavate da quest'opera. tali come "verità", "essere", "parvenza" ecc. rientra ben presto
Gerhard Kittel, Theologisches Wiirterbuch zum Neuen Testament, nell'ambito di un pro~etto che va essenzialmente oltre l'abile
lO voli., continuato da Gerhard Friedrich, Kohlhammer, allestimento di formazIOni di parole adattate in termini lettera­
Stuttgart, 1933-1979 (trad. it. Grande lessico del Nuovo Testa­ li. Potremmo rendercene conto meglio e in modo più serio se
mento, 14 voli., a cura di F. Montagpini, G. Scarpat, O. Sof­ prestassimo attenzione a che cosa è "tradurre". Dapprima noi
fritti, Paideia, Brescia, 1965-1984). E forse il lessIco che Hei­ consideriamo questo procedimento in modo esteriore, in ter­
degger utilizzò più di ogni altro: per ogni lemma greco trat­ mini tecnico-filologici. Si ritiene che il "tradurre" sia la traspo­
tato fornisce, in una prima parte della voce, una breve storia sizione di una lingua in un'altra, della lingua straniera nella
del suo significato e del suo impiego da Omero all'età cristia­ lingua madre o viceversa. Non ci accorgiamo tuttavia che, co­
na. Importante, per Heidegger, fu la collaborazione all'ope­ stantemente, noi traduciamo già anche la nostra stessa lingua,
ra da parte di Rudolf Bultmann. la lingua madre, nella parola che le è propria. Parlare e dire
Alois Walde - Julius Pokorny, Vergleìchendes Worterbuch der in­ sono in sé un tradurre, la cui essenza non può esaurirsi nel fat­
dogermanischen Sprachen, de Gruyter, Berlin, 1927-1932. Poi: to che la parola da tradurre e la parola tradotta appartengono
Julius Pokorny, Indogermanisches etymologisches WiJrterbuch, a lingue diverse. In ogni colloquio e soliloquio domina un tra­
Francke, Tiibingen - Basel, 1959, 19943 • durre originario. Con ciò non intendiamo il procedimento con
il quale sostituiamo una locuzione con un'altra della medesima
Quanto alla lingua di Heidegger, si è studiato finora soprat­ lingua, servendoci di "perifrasi". Il cambiamento nella scelta
tutto il vocabolario di Essere e tempo. AI riguardo è assai utile il delle parole è già la conseguenza del fatto che per noi ciò che
Glossario redatto sotto la guida dello stesso Heidegger da Hil­ c'è da dire si è tra-dotto (iiber-gesetzt) in una verità e in una
degard Feick, Index zu Heideggers «Seìn und Zeìt», Niemeyer, chiarezza diverse o anche in una diversa problematicità. Que­
Tiibingen, 1961,4' ediz. rifatta da Susanne Ziegler, ivi, 1991; sto tra-durre può avvenire senza che l'espressione linguisti­
questo strumento può essere integrato, per il computo delle ca muti. La poesia di un poeta. la trattazione di un pensatore
occorrenze e per le verifiche bibliografiche delle opere citate in stanno nella loro parola propria, che è unica e singolare. Esse
Essere e tempo, con gli indici e le concordanze realizzate con ci costringono a percepire sempre tale parola come se la udis­
l'ausilio del calcolatore da Rainer A. Bast e Heinrich P. Delfos­ simo per la prima volta. Queste primizie della parola ci "tra­
se, Handbuch zum Textstudium von Martin Heideggers "Seìn und ducono" ogni volta su una nuova sponda. Il cosiddetto tradur­
Zeìt », voI. I, Frommann-Holzboog, Stuttgart, 1980. Sul lin­ re e perifrasare è sempre solo successivo al tra-durre la nostra
guaggio di Heidegger il migliore lavoro d'insieme rimane tut- intera essenza nell'ambito di una verità mutata. Soltanto se sia­
980 GloSSQrio Glossario 981
mo già stati trasmessi in proprietà a un simile tra-durre siamo lo in diritto di essere portato a coincidere con quello di un'al­
nella cura della parola. Solo in base a un rispetto della lingua tra. Tuttavia questa impossibilità non deve indurre, daccapo,
fondato in tal modo, e non prima, possiamo assumerci il com­ all'errore di svalutare la traduzione nel senso di un mero falli­
pito, solitamente più facile e più limitato, di tradurre una pa­ mento linguistico. AI contrario: la traduzione può addirittura
rola straniera nella nostra. Invece la traduzione della nostra portare alla luce connessioni insite, sì, nella lingua tradotta, ma
lingua nella parola che le è più propria rimane sempre la cosa che in essa non sono evidenti. Da ciò riconosciamo che ogni
più difficile. Così, per esempio, la traduzione della parola di tradurre non può non essere un interpretare. AI tempo stesso
un pensatore tedesco nella lingua tedesca è particolarmente vale però anche il contrario: ogni interpretazione, e tutto ciò
ardua, poiché si mantiene qui l'ostinato pregiudizio secondo il che sta al suo servizio, è un tradurre. Allora il tradurre non si
quale comprenderemmo la parola tedesca da sé, dal momento muove solamente tra due lingue diverse, ma v'è un tradurre in
che appartiene senza alcun dubbio alla nostra lingua, mentre, seno alla stessa lingua. L'interpretazione degli inni di H6lder­
al contrario, nel tradurre una parola sreca dobbiamo prima lin è un tradurre in seno alla nostra lingua tedesca. Lo stesso
studiare questa lingua straniera. Tuttavia, in che misura e per­ vale per l'interpretazione che ha come tema, per esempio, la
ché ogni colloquio e ogni dire siano un tradurre originario in Critica della ragione pura di Kant o la Fenomenologia dello sPirito
seno alla propria lingua, e che cosa in tal caso significhi pro­ di He~el. Sapere che qui si tratta necessariamente di un tra­
priamente "tradurre", sono questioni che qui non possono es­ durre Implica il riconoscere che tali "opere", per la loro essen­
sere discusse in modo approfondito» (HGA, LIV, 17-18). za, sono bisognose di traduzione. Ma questo bisogno non è una
Questa riflessione va integrata con un'altra che reca il titolo mancanza, bensÌ il loro intimo pregio. In altre parole: nell'es­
«Nota sul tradurre» e che funge da premessa alla versione del senza del linguaggio di un popolo storico è insito, come in una
coro dell'Anti~one (vv. 332-75) proposta da Heidegger nel cor­ catena montuosa, di terminare nel piano e nel piatto e al tem­
so universitano del semestre estivo 1942: po stesso di svettare con le cime ad altezze altrimenti inaccessi­
"Ma chi decide e come si decide sulla correttezza di una bili. A metà ci sono le "mezze altezze" e i "gradini". L'interpre­
"traduzione"? "Ricaviamo" la nostra conoscenza dei significati tare in quanto tradurre è, sì, un rendere comprensibile, ma
dei vocaboli di una lingua straniera dal "vocabolario". Ma di­ non certo nel senso inteso dall'intelletto comune. Per restare
mentichiamo troppo facilmente che le indicazioni di un voca­ all'immagine: la vetta di un'opera linguistica, poetica o specu­
bolario debbono pur riposare, in ~enerale, su una interpreta­ lativa, non deve essere spianata dalla traduzione e l'intera cate­
zione pregressa dei contesti lingulstici dai quali sono tratti i na montuosa livellata alla terra piatta del superficiale, ma al
contrario: la traduzione deve trasportare, per il sentiero dell'a­
singoli vocaboli e i loro impieghi. Nella maggior parte dei casi scensione, fino alla vetta. Rendere comprensibile non può mai
un vocabolario darà una informazione corretta sul significato significare adeguare una composizione poetica e un pensiero a
del vocabolo, ma con tale correttezza esso ancora non garan­ un modo di intendere qualsiasi e al suo orizzonte di compren­
tisce l'intuizione (Einsicht) della verità di ciò che il vocabolo sione; rendere comprensibile significa far capire che la cieca
significa e può significare quando la nostra domanda si rivolge ostinazione del modo di intendere comune deve essere spezza­
all'ambito essenziale nominato nel vocabolo. Un "vocabolario" ta e abbandonata se la verità di un'opera deve svelarsi.
può dare indicazioni per la comprensione dei vocaboli, ma non «Questa digressione sull'essenza del tradurre intende ram­
è mai una istanza vincolante in assoluto e fin da principio. Il ri­ mentare che la difficoltà di una traduzione non è mai mera­
chiamo al vocabolario rimane sempre e soltanto il richiamo a mente tecnica, ma riguarda il rapporto dell'uomo con l'essenza
una interpretazione del linguaggio, per lo più inafferrabile nel della parola e con la di~nità del linguaggio. Dimmi che cosa
suo genere e nei suoi limiti. Certo, non appena consideriamo il pensi del tradurre e ti dirò chi sei» (HGA, LUI, 74-76).
linguaggio soltanto come mezzo di comunicazione, il "vocabo­
lario", tagliato sulla tecnica della comunicazione e dello scam­
bio, va "senz'altro" "bene" ed è vincolante. Se invece si guarda
allo spirito storico di una lingua nel suo insieme, manca al vo­
cabolario, quale che sia, il carattere immediato di parametro
vincolante.
«In verità ciò vale per ogni traduzione, giacché essa deve
necessariamente compiere il passaggio dallo spirito linguistico
di una lingua in quello di un'altra. Non c'è affatto traduzione
nel senso che il vocabolo di una lingua sia in grado o anche so-
~'.
\"""
"

".

Abbild: «immagine-copia... Il termine - introdotto nell'uso


filosofico nel XVIII secolo - indica la riproduzione e l'imita­
zione di un paradigma originale; suoi opposti sono in tede­
sco Vorbild: «immagine-modello,. (o "immagine esempla­
re », « p'aradigma ») o Urbild: «immagine originale .., « arche­
tipo ». È usato anche come traduzione di eU)U1Àov e fJ.(fJ.TJfJ.u.
Nachgebildetes Abbild: «copia-immagine imitata» (I, 418).
Abbildung: «immagine-copia ", «raffigurazione ». Heidegger
lo impiega per indicare il carattere delle rappresentazioni
mentali nella teoria della verità come adeguazione (I,
441).
Ab-bruch: «interruzione» (II, 560).
Abfalt: « derivato» (I, 389, 406, 482), «decadimento.. (I,
408).
Abgrund: «abisso ». Ab-grund: «fondo abissale» (II, 561). Ab­
grilndlich: «abissale ».
Abriegelung: «occlusione» (II, 838, 850). Compare solo un
paio di volte, ma è un termine tecnico impiegato già dal gio­
vane Heidegger, anche se in un senso diverso. In particolare
nel corso del semestre invernale 1922/23 Interpretazioni feno­
menologiche di Aristotele (HGA, LXI), esso è tra le determina­
zioni concettuali che Heidegger elabora al fine di cogliere la
vita nei suoi caratteri originari: Sorge, Praestruktion, Reluzenz,
Ruinanz, Abstand, N eigung. In tale contesto l'« occlusione» è
984 Glossarro Glossario 985
il tratto della «motilità» della vita in ragione del quale essa ger come propria del pensiero - cosa che egli cerca di illu­
tende a chiudersi a se stessa e a fuggir via da sé. strare specialmente nell'interpretazione della poesia di Hol­
Ab-sage: «dis-dizione» (II, 740). Corrisponde al concetto greco derlin Andenken.
di fm6<j>aULt;. Il suo contrario è l'« attribuzione» (lu-sage, let­ Anerkenntnis: «riconoscimento ». Termine arcaico per Anerken­
teralmente: «ad-dizione », in greco xm:a<j>aULt;). nung. Equivale a deutliche Erkenntnis, agnitio, apperceptio, qua­
Absonderung: «isolamento », «distacco", "separazione ». Nel si approbatio (Grimm).
linguaggio filosofico ii termine ha di solito un altro senso ­ Anfang: «inizio». Da anfangen, formato come prestito dal lati­
che Fichte è tra i primi a fissare - e significa «astrazione» no inciPere. Indica in Heidegger l'inizio essenziale (il princi­
(traduce il greco &<j>aLQEULt;). Absonderungsvermiigen è la «capa­ pio), che va tenuto distinto dall'inizio occasionale (Beginn).
cità di astrazione". Una distinzione che corrisponde a quella tra principium e ini­
Achtsamkei!: «attenzione ». Equivale al più comune Aufmerksam­ tium. Anfanglich: «iniziale », anche «principiale,., per distin­
kei! e viene scelto da Heidegger, in virtù del tono più elevato, guerlo da «iniziale (in senso occasionale),. (beginnlich). Cfr.
per indicare il tipo di attenzione propria del pensiero in-si­ II, 903. Anfangnis: «incominciamento» (II, 931, 935, 937).
stente (II, 931). Die Lichtung der Anfangnis des Anfangs: «la radura dell'inco­
minciamento dell'inizio» (II, 935). Der andere Anfang: «l'al­
Aeon: «eone" (II, 281). È un termine sul quale Heidegger insi­ tro inizio », è il termine con il quale Heidegger indica la pos­
ste qui e altrove (nel finale di Il princiPio di ragione, Adelphi, sibilità futura di un nuovo inizio, alternativo rispetto al pri­
Milano, 1991), commentando il fr. 52 di Eraclito: «L'eone è mo inizio del pensiero che prende avvio con i Greci.
un fanciullo che gioca, che gioca con le tessere di una scac­
chiera; di un fanciullo è il regno ». Come equivalenti tede­ anfertigen: «costruire», «allestire », «confezionare» (1,484).
schi Heidegger usa Weltz.eit, lei! des Kosmos, ma anche Lebens­ angehen: «riguardare ». Angang: «riguardo» (II, 865).
gang, Lebenszeit, Weltalter. Si confrontino la spiegazione e l'e­
timologia del termine date da Aristotele: «Questo nome, Angleichung: «adeguazione ». Rende il greco OtJ.OL(oOLt; e il lati­
atrov, gli antichi sono stati divinamente ispirati nel pronun­ no adaequatio nella definizione della verità come corrispon­
ciarlo: il termine (tÉAOt;) che abbraccia (:7tEQLÉXOV) il tempo di denza tra l'intelletto e la realtà (II, 795).
ogni vita, e al di fuori del quale nulla è secondo natura, lo si Angriff: «attacco ». Heidegger afferma che nel conoscere e nel
è chiamato aìrov; per la stessa ragione anche il termine di tut­ sapere noi siamo consapevolmente esposti all'« attacco del­
to il cielo, il termine che abbraccia ogni tempo e ogni infinità l'essere ", vale a dire al suo presentarsi (I, 69).
è alrov; quest'ultimo ricava il suo soprannome dal suo ,essere
sempiterno (&:7tò tOO &d dVaL); è immortale e divino. E da là Angst: «angoscia". Diversa da Furcht: «paura ». È una distin­
che per gli altri esseri dipendono, con maggior rigore per gli zione che Heidegger ricava dall'analisi dei due fenomeni
uni, in modo assai indistinto per gli altri, l'essere e il vivere» compiuta in Essere e témpo: mentre la paura è sempre paura
(De caelo, I, 9, 279 a 22-30). Cfr. Weltalter: «evo ». di qualcosa, cioè ha una causa ben definita, l'angoscia non è
provocata da alcunché di determinato, ma insorge quando
Affekt: «affetto", Cfr. Leidenschaft: "passione », CefUhI: «senti­ uno meno se l'aspetta. Proprio in questo sta il suo carattere
mento ». Sono le tre determinazioni impiegate da Heideg­ spaesante e al tempo stesso opprimente (Angst è imparentato
ger nella prima parte dell'opera (I, 55 sgg.) per definire la con il latino angustus). Heidegger la qualifica come uno stato
volontà e metterne in risalto i momenti di "passività» e d'animo fondamentale che svolge una funzione ontologica
« gettatezza» in ra~one dei quali la volontà non è propria­ rivelativa: spaesandoci e facendo sì che improvvisamente il
mente volontà, cioe atto di spontaneità pura, ma è sempre senso dell'ente nel suo insieme si dilegui, l'angoscia ci fa
condizionata, situata, gestimmt. Una annotazione su questa esperire la potenza del Niente e ci induce a porci l'interroga­
trattazione del problema si trova in Martin Heidegger, lolli­ tivo filosofico per eccellenza: perché è in generale l'ente e
koner Seminare, a cura di Medard Boss, Klostermann, Frank­ non piuttosto il Niente? Essa, dunque, motiva la conversione
furt a.M., 1987, pp. 251-52. dall'atteggiamento naturale all'atteggiamento filosofico.
Anblick: « visione ». È usato come traduzione di <j>avtao!la (I, Anklang: «risonanza» (II, 553, 839). È la prima delle sei «fu­
185). ghe» in cui si articola il disegno complessivo dei Beitrage zur
Andenken: «rammemorare », «pensare a» (II, 866). L'attitudi­ Philosophie (HGA, LXV). In questa prima «fuga» - cioè nel­
ne della rimembranza (dell'essere) è rivendicata da Heideg- l'età del rimanere assente e del rifiutarsi dell'essere, quindi
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986 GloSiario Glossano 987


della sua dimenticanza - si tratta di percepirne la «risonan­
degger si serve di tale termine per tradurre o"o(a (II, 868
za », cioè l'eco del suo essere presente anche nel rimanere
sgg.), concetto che egli intende non in senso ontico come un
assente. A tale fuga è strettamente legata la seconda, il « pas­
determinato ente, ma come il carattere d'essere degli enti
saggio» (das Zuspiel) - cioè una riconsiderazione della me­
entrati e venuti a stare nell'orizzonte della presenza. Il con­
tafisica che, vista nella prospettiva della storia dell'essere, ci
cetto opposto è Abwesenheit: «assenza ». Bestiindige Anwesen­
«passa », cioè ci trasmette e ci affida alcuni segni della pre­
heit: «presenza stabile» (I, 447). Diverso è il concetto di
senza dell'essere.
Praesenz (reso anch'esso con «presenza », indicando tra pa­
ankommen: «advenire». Il verbo - che significa comunemente rentesi il tedesco): per Heidegger è una determinazione mo­
«arrivare », «giungere» - viene reso nel modo indicato derna e indica il carattere d'essere degli enti che stanno di
quando è detto den'essere (II, 854). Dal verbo deriva il so­ fronte a un soggetto che se li rap-presenta. Praesenz è dun­
stantivo astratto Ankunft: «avvento» (II, 828). que correlativo alla repraesentatio in senso moderno (II, 668,
891, 903-904, 918). SI vedano le osservazioni sulla differen­
AnlaJ3: «occasione» (II, 860). Veranlassen: «occasionare ». za tra Anwesenheit e Praesenz in Jacques Derrida, Ousia et
anliegen: «importare ». gramm~. Note su,: une note de «Sein und Zeit », in Marges de la
philosophie, Les Editions de Minuit, Paris, 1972, pp. 31-78.
anmuten: «impressionare ». Anmutung: «impressione» (II,
825,844). aufblitzen: «folgorare ». Das stiindige Aufblitzen rende l'espres­
Anruf: «richiamo », «appello» (I, 363).
sione leibniziana fulgurations continueUes (II, 899).
Aufbruch: «iniziativa ». «Iniziativa dell'uomo in mezzo all'en­
Anschein,: «sembianza ». Per distinguerlo da Schein: «parven­
za ». E usato anche come traduzione di ElbwÀov inteso come te» è chiamata la t'ÉXVTI (I, 90).
«elboç piccolo», nel senso della mera parvenza (1,185,196; Aufenthalt: «soggiorno ». In quanto luogo in cui ci «trattenia­
II, 794, 800). Den Anschein geben: «far sembrare ». mo» (aufhalten) il soggiorno è un «sostegno» (Halt). Cfr. II,
sich anschicken: «accingersi ». Detto del pensiero dell'essere in 704.
riferimento al «destino» (Geschick) che gli è assegnato. auffangen: «riagguantare» (II, 934).
ansetzen, in den Ansatz stellen: «postulare », «impostare », «por­ das Aufgiihnende: «ciò che si apre sbadigliando» (I, 463). È la
re». traduzione heideggeriana del concetto esiodeo di xaoç (Teo­
das Ansichhalten: «il ritenere in sé », «il trattenersi ». È usato gonia, 116). Cfr. das Giihnen: «lo sbadisliare », das Giihnende:
per indicare l'è:rtOXT! dell'essere che di volta in volta determi­ «ciò che sbadiglia », das Auseinanderklaffende: «ciò che si spa­
na l'accadere di un'epoca della storia (II, 848-49). lanca» (I, 294). Si tenga presente che in tedesco giihnen vie­
ne usato di solito in riferimento a un vuoto che si spalanca,
Ansicht: «veduta», «avviso», «parere». Cfr. 1,185; II,712. specialmente quandd se ne vuole sottolineare il carattere
ansprechen: «chiamare», «rivolgere la parola», «apostrofa­ profondo o abissale: si vedano per esempio le locuzioni
re ». Ansprechung: «chiamata ». E usato come traduzione di
giihnende Leere: «vuoto enorme che si spalanca », gahnender
xaTrJyoQCa (II, 595 sgg.). Anspruch: «pretesa », anche «chia­
Abgrund: «abisso che si spalanca lO.
mata », «appello ».
das Aufgegebene: «ciò che è dato come compito» (I, 263, 371).
anstreben: «appetire ». Anstrebung: «appetito ». Traduce il con­ Associato a das Mitgegebene: «ciò che è dato in dote ».
cetto leibniziano di appetitus e di conatus. Aufgehen, Aufgang: «schiudersi:>, «schiusura lO, «schiudimen­
an-wiihren: «presentarsi durevolmente» (II, 872). to », «sorgere lO. Cfr. I, 375. E usato per esprimere il carat­
tere peculiare della <jlUOLç, cioè il suo spontaneo sorgere e
Anwesen: «essere presente », «presentarsi ». Indica il venire al­
presentarsi. Cfr. anche la determinazione della <jlUOLç come
la presenza e lo starvi; corrisponde al greco :rtaQouo(a e al lati­ das von-sich-aus-Aufgehen und so wesenhaft sich-in-den-Aufgang­
no adesse. Il concetto opposto è quello dell'« assentarsi» o
«essere assente» (abwesen, OOtouo(a). Ma va tenuto presente ;~ Stellen: «lo schiudèrsi-da-sé e cosÌ essenzialmente porsi-nel­
la-schiusura », ossia come das-ins-Offene-sich-Offenbaren: «il
anche l'altro verbo di significato opposto, cioè verwesen:
«corrompersi », «putrefarsi ». manifestarsi-nell'aperto» (II, 711).
Anwesenheit: «presenza ». Distinto da Gegenwart, il «presente» aufgliinzen: «brillare lO. Glanz: «splendore lO.
in senso temporale (staccato dal passato e dal futuro). Hei- aufleuchten: «rilucere ». Cfr. Geleucht: «luce lO, «lume lO.
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988 GIoSSQ,rio Glossario 989


aufrichten: «instaurare» (II, 565). trarsi e sottrarsi dell'essere, lo dimentica e lo tralascia (II,
aufscheinen: «comparire ». Aufschein: «comparsa lO. Schein: 830).
«parvenza ». Anschein: «sembianza" (II, 794, 800). ausraumen: «sgomberare (lo spazio) », «togliere di mezzo ». È
aufstellen: "mettere in piedi », «stabilire ». usato in congiunzione con einriiumen: «concedere (spazio)>>
aufstehen: «insorsere », «levarsi" (Il, 854). AufstaruJ: «l'in-sor­ (II, 614, 765).
gere ». Così vIene definita l'existentia in quanto si leva dal aus-ruhen: «ri-posare» (II, 867).
niente (ex-sistere ex nihilo, II, 901). Aussage: «asserzione ». È il discorso apofantico, dichiarativo o
Aufsteigerung: «esaltazione ». È usato nel contesto della tratta­ enunciativo (à:n:6<j)a'YO'tç, ì..6yoç à:n:o$avnx6ç, aratia enuntiati­
zione dell'estetica wagneriana (I, 97). va).
Augenpunkt: «punto ottico" (II, 754). Cfr. Gesichtspunkt: «pun­ ausscheideruJ: «esclusivo ». Assieme a baueruJ: «costruttivo» e a
to di vista ». vernichteruJ: «distruttivo », è una delle tre modalità di pensie­
das Ausbleiben: «il rimanere assente ». È una caratteristica es­ ro che caratterizzano la giustizia (I, 526 sgg.; II, 799 sgg.).
senziale dell'essere, nel suo assegnarsi come destino, entro Aussehen: «aspetto». Traduce iI greco El60ç - addirittura an­
l'orizzonte epocale del nichilismo (Il, 827 sgg.). Altrimenti, che :n:éQa.ç nel senso del contorno che delimita la forma e
nel senso comune: «mancanza» (II, 581). viene tenuto distinto dal moderno Aspekt (II, 712-13, 867).
Ausblick: «prospettiva» (I, 376), «mirare» (I, 471, 473), ausstellen: «esporre» (II, 867).
«sguardo mirante a» (II, 621).
ausdauern: «resistere ». Aus-dauern: «durare fino in fondo» (I, Austrag: «divergenza», ma anche «conclusione», «decisio­
477). ne ", «dirimere ». Come termine filosofico specifico è impie­
gato per caratterizzare la differenza di essere ed ente: «La
das Auseinanderklaffende: «ciò che si spalanca ». È la traduzione distinzione (Unterscheidung) come "differenza" ("Differenz")
di Xa.oç (I, 294). Cfr. das Aufgiihnende: «ciò che si apre sbadi­ significa che sussiste una divergenza (Austrag) tra essere ed
gliando». ente» (II, 705). Nello stesso passo si dice anche che essere
Auseinandersetzung: «confronto ». Aus-einander-setzung: «con­ ed ente sono «di-vergenti l'uno dall'altro» (aus-einaruJer-ge­
fronto reciproco» (I, 19-20, 88; II, 544, 616). La grafia con i tragen). Ma Austrag è usato anche nel senso di «conclusione»
trattini, sottolineando le singole componenti della parola, nell'espressione zum Austrag bringen: «portare a conclusio­
intende mettere in evidenza che il confronto implica il mo­ ne» (II, 875) o in quello di «decisione» (II, 931) e di «diri­
mento del «dis-porsi l'uno rispetto all'altro », cioè lo «spie­ mere» (I, 396). Allo stesso modo il verbo austragen vuoi dire
gamento» e quindi lo «scontro lO. Il termine è impiegato per « divergere», ma anche « reggere fino in fondo", « portare a
tradurre il concetto di :n:6ÀEJ.I.Oç in Eraclito, cioè quel conten­ compimento ».
dere in cui ha luogo il disporsi, l'uno rispetto all'altro, dei
contrari. Heidegger impiega auseinaruJersetzen in un altro bauend: «costruttivo ». È una delle tre modalità di pensiero ­
senso ancora quando dice che Nietzsche e noi non siamo an­ con l'esclusività e la distruttività - che caratterizzano la giu­
cora hinreicherid weit auseinaruJergesetzt, cioè che tra « lui e noi stizia (I, 525 sgg.; II, 799 sgg.).
non c'è ancora il distacco storico sufficientemente ampio»
(I, 23). das Bedenken: «la perplessità» (I, 299 sgg.). Das Be-denken: «il
ri-pensamento» - con tale grafia Heidegger invita a inten­
ausfalten: «sviluppare ». È la traduzione del termine leibnizia­ dere il termine tedesco nel senso sia del pensare sia del dubi­
no développer, cui è opposto envelopper (einfalten: «avviluppa­ tare, e quindi come particolarmente adatto a rendere !'idea
re»). Cfr. II, 894. cartesiana che il cogitare implica un dubitare (II, 660).
ausfuhren: «eseguire ». Bedingnis: «condizionamento» (I, 440; II, 551, 908).
AusgrifJ: «slancio », «estensione ».
bedurfen: «avere bisogno» (II, 859).
Ausklang: «smorzarsi» (I, 389).
befehlen: «comandare ». Befehl: «comando ». Sul carattere di
auslassen: «lasciare fuori », anche «omettere ». Auslassung: comando, cioè imperativo, del principio di non contraddi­
«omissione ». Detto dell'atteggiamento che, in seguito al ri- zione cfr. I, 498 sgg.
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"""".

990 Glomrio Glossario 991


sich befinden: «trovarsi », «sentirsi ". Befindlichkeit: "il sentirsi bei-stellen: «ad-durre" (II, 663). Bei-stellung: «ad-duzione» (II,
situato». Costituisce con il Verstehen: «comprensione» e la 670).
Rede: «discorso» l'insieme dei tre «esistenziali ", cioè delle sich bemiichtigen: «impadronirsi ». Cfr. per esempio I, 127.
tre determinazioni cooriginarie che formano la struttura
d'essere dell'esserci. Quanto al senso del termine, oltre al berechnen: «calcolare ». Berechnung: «calcolo» (cfr. per esem­
luogo specifico di Essere e tempo in cui viene trattato (parr. pio I, 476).
29,30, 40), va tenuto presente anche un passo dei Zollikoner Bereich: «ambito ». Cfr. Bezirk: «circoscrizione », «regione lO,
Seminare nel quale Heidegger precisa che un conto è « il sen­ Umkreis: «cerchia lO.
tirsi a cui noi facciamo riferimento quando domandiamo a bergen: «celare-salvare». Wegbergen: «salvare portando via»
qualcun altro: come si sente?, cioè: come sta? lO, un conto in­ (II, 825). Cfr. II, 880.
vece è il «sentirsi situato» (Befindlichkeit) di cui si parla in Es­
sere e tempo. Quest'ultimo è «l'essere disposto che pre-dispo­ beriicken: «affascinare ». Cfr. Entriicken: «rapire », «trasporta­
re ». Das Beriickend-Entrilckende: «ciò che affascina e traspor­
ne l'esserci in uno stato d'animo nel suo rispettivo riferimen­
to al mondo, al con-esserci degli altri e a se stesso. Il sentirsi ,~ ta" (I, 194), quale caratteristica che viene attribuita al bello.
situato fonda il rispettivo sentirsi bene o male, e tuttavia ha a \~"
~ , Beschaffenheit: «qualità », «fattezze» (II, 770).
sua volta il proprio fondaQlento, daccapo, nell'essere espo­ "
Besinnung: «meditazione lO. È il termine che Heidegger impie­
sto dell'uomo all'ente nel suo insieme. Con ciò è detto già
ga per indicare l'attitudine del pensare non calcolante, ma
che di questo essere esposto (gettatezza) fa parte la compren­
«filosofico ». Nel significato comune ha lo stesso valore del­
sione dell'ente in quanto ente; allo stesso modo non v'è però
l'italiano" riflessione », <:.he va però riservato per tradurre
nemmeno comprensione che non sia già gettata" (cit., p.
sia il concetto comune Uberlegung, sia il termine idealistico
182).
ReJlexion (sul quale cfr. II, 915-18). Nella cultura tedesca ­
befragen: «interrogare", «investire con domande". Cfr. fra­ per esempio in Goethe Besinnung viene spesso opposto a
gen. Wille: «volontà ». Gebietsmiiflige Besinnung: «meditazione re­
gionalelO (I, 432). Besinnungslosigkeit: «vuoto di meditazio­
sich begaben: «dotarsi ". Detto dell'essere che «si dota della lo­ ne» (1,455). Si tenga però presente che comunemente besin­
calità del suo avvento quale asilo del suo rimanere assente" nungslos corrisponde al latino: «sui non compos» (<< non pa­
e dò - in un gioco di parole con sich begeben: «recarsi" - in drone di sé») cosÌ come la locuzione er hat seine volle Besin­
quanto appunto «si reca» nella svelatezza (II, 828, 835, nung traduce" sui compos est» (<< è padrone di sé lO). Con il ter­
844). mine apfarentato Besonnenheit: «temperanza» Heidegger
Begebenheit: "avvenimento », distinto da Ereignis (II. 565). traduce i concetto platonico di O<O<PQoaUV1l (I, 193).
begegnen: «incontrare », «venire incontro », «presentarsi» (I, Bestand: «sussistenza », "risorsa ". Bestandig: «stabile ». Bestan­
458 sgg.). digkeit: «stabilità». Sul rapporto di fondazione tra Bestandig­
keit e Standigkeit cfr. II,915, 921. Bestandlos: «instabile ». Be­
begehren: «desiderare,., "appetire", «bramare », «concupi­ stiindigung: «stabilizzazione" (I, 531 sgg.; Il, 770). Stand und
re». Das Begehren: «desiderio», «appetito» (traduce OQE;t\;, Bestand: «stabilità e consistenza" (II, 673). Bestandsicherung:
I, 65 sgg.). Das Begehren, zu dem ein verstandesmiifliges Vorstel­ «assicurazione della sussistenza». Wesensbestand: «risorsa
len gehOrt: «il desiderio cui appartiene un rappresentare in­ essenziale» (I, 471).
tellettivo» è la perifrasi con cui Heidegger rende la nozione
aristotelica di OQE;t\; btaVOT)'tLx~ (I, 67). bestehen: «sussistere », « consistere ». Etwas bestehen: «far fron~
te» (I, 56), «superare lO.
Beginn: «inizio (occasionale) », distinto da Anfang: «inizio (es­
senziale) ». Cfr. Anfang. bestimmen: «determinare », «definire lO. Bestimmtheit: «determi­
natezza ». Bestimmung: «determinazione », «destinazione ».
beg;reifen: «capire ». In connessione con BegrifJ: «concetto », o Si veda il gioco di parole con Stimme: «voce» (II, 933-34).
nella grafia be-g;reifen, è stato reso anche con «comprendere Bestimmungsgrund: «ragione determinante ", «fondamento
concettualmente» (I, 571; II, 810). che determina» (II, 803).
beg;renun: «delimitare ». Beg;renzung: «delimitazione ». Betiitigung: «attività ». È usato come traduzione di 1tQ<i;t\; (I,
beharren: «permanere ». Beharrung: «permanenza ». 470).
992 Glo~rio Glossario 993
Beurteilungsvermogen: «facoltà di giudicare ». Denken: «pensiero ». A volte, nei composti, è stato reso con
bewahren: «conservare », «serbare» (II, 369). l'aggettivo «speculativo »: per esempio si è tradotto Denkweg
bewiiltigen: «dominare », «risolvere ». con «cammino di pensiero », ma anche con «cammino spe­
culativo»; Denkwille con «volontà speculativa ». An-denken:
Bewegung: «movimento ». Bewegtheit: «motilità ». È la traduzio­ « pensare-a », «pensiero rammemorante» (II, 866).
ne dei concetti greci XtVTJOLç e !lEta~oÀtl (I, 141; II, 768).
das Deswegen: «il per questo» (I, 484). È la risposta al Weswe­
Beweis: «dimostrazione », «prova ». Beweisfuhrung: «dimostra­ gen: «il per che cosa ».
zione ». Beweiskraft: «forza probatoria» (I, 306 sgg.).
dichten: «poetare », «comporre », «creare ». Corrispondente
Bewufttsein: «coscienza ». Bewuftt-sein: «essere-cosciente ». Be­ j, in origine al latino dictare, significa in primo luogo l'atto del­
wufttheit, Bewuftthaben: «consapevolezza» (II, 882). la creazione e della composizione poetica; di conseguenza,
l'
Beziehung: «relazione ». Distinto da Bezug: «riferimento» e I in senso più ampio, anche l'atto dell'invenzione o finzione
Verhiiltnis: «rapporto». poetica. Dichtend: «inventivo », dichterisch: «poetico ». Sul ca­
Bezirk: «circoscrizione », «regione ». Cfr. Bereich: «ambito », rattere «inventivo» della ragione e sulla differenza tra dich­
Umkreis: «cerchia lO. tend e dichterisch cfr. I, 478 sgg. Dichtung: «creazione poeti­
ca », «componimento poetico ». Distinto da Poesie: «poesia»
be-ziehen: «occupare ritirandosi ». Detto per indicare il modo (II, 749). Ausdichten: «escogitare ». Erdichten: «inventare ».
in cui l'essere occupa il suo asilo (II, 855).
Dienstbarkeit: «servitù» (II, 559).
Bezug: «riferimento ». Distinto da Beziehung: «relazione» e
Verhiiltnis: «rapporto ». Cfr. II, 773. Differenz: «differenza». Viene chiamata la «denominazione
più adeguata» della distinzione (Unterscheidung) ontologica
Bild: «immagine». Sul significato del concetto si veda I, 418- ~, di essere ed ente. Da segnalare anche l'impiego di Distinktion
19. Cfr. Abbild: «immagine-copia» e Vorbild: «immagine­ (11,870).
modello».
Bleibe: «dimora» (II, 827). Ding: «cosa ». Nell'antico e nel medio alto tedesco dine è un
concetto giuridico e significa la «cosa in questione» (cfr. Sa­
blicken: «guardare », «vedere ». Blick: «vista », «sguardo ». che). In seguito, e specialmente nel linguaggio filosofico, vie­
Usato per tradurre 6Éa, ()'1jnç (I, 194). Blickpunkt: «punto di ne inteso in senso sempre più generale come equivalente di
vista» (II, 896). res e di ens (cfr. II, 901). Da notare la definizione data da
Botmaftigkeit: «sottomissione» (II, 834). Wolff, che è identica a quella di ens: «Chiamiamo Ding tutto
ciò che è possibile [cioè che non implica contraddizione], sia
brauchen: «avere bisogno» (II, 855). Brauch: «usanza» (II, \',f
647). Diverso il significato di gebrauchen: «usare» e Gebrauch: esso reale o no» (Vernilnftige Gedanken, I, par. 16). Gedanken­
«uso». ding è la cosa meramente pensata (ens rationis, ens cogitabile),
il cui contrario è Unding (non ens). Auftending o Einzelding è la
darstellen: «esporre », «presentare ». Darstellung: «esposizio­ cosa considerata come esistente fuori della coscienza (ens
ne », «presentazione ». reale), il cui contrario è il niente (nihil). Si veda il gioco di pa­
role con Bedingung: «condizione» (II, 620-21).
es darbt: «v'è fabbisogno ». Usato in connessione con bedurfen:
« avere bisogno» (II, 859). Drehung: «il girare ». È usato per definire il superamento della
metafisica nel senso di una Wendung (<< svolta»), e non di una
das Darum: «il poiché ». È la risposta al Warum: «perché?» (II, Umkehrung (<< rovesciamento»): «Il girare non è un rovescia­
901 sgg.). mento, ma è: girare entrando nell'altro fondamento in
Dasein: «esserci ». Sul 'concetto heideggeriano di «esserci» co­ quanto fondo abissale» (I, 537). Herausdrehung: «svincola­
me modo d'essere della vita umana cfr. I, 235. Prima di Hei­ mento », termine usato per caratterizzare la pretesa nietz­
degger Dasein era invece usato come equivalente di Existenz, scheana di «uscire fuori» dal platonismo.
Wirklichkeit o Vorhandensein. Durchblick: «visione che penetra» (I, 376; II, 621, 755), «scor­
das Daf3-sein: «il che è ». È l'espressione che Heidegger usa per cio» (1,472). Equivalente di «prospettiva» (11,621). Cfr.
indicare l'existentia. Il Was-sein: «il che cosa è» esprime inve­ Umblick: «visione circospettiva ». Durch- und Vorblickscharak­
ce l'essentia (1,154,179,354; II, 549, 817, 863). ter: «carattere di scorcio e previsione» (I, 472). Vor- und
994 Gldùario Glossario 995
Durchblick: «visione che prevede e penetra» (I, 405; II, einrichten: «installare », «instaurare ». Einrichtung: «installa­
755). zione» (II, 845).
durchdenken: «pensare a fondo ». Einstimmigkeit: «concordia ", «concordanza lO, «unisono ».

Durchgang: «passaggio» (I, 465). Einstimmung: «concordanza ».

Durchlafl: "condotto» (I, 465). Durch/li.ssig: «permeabile,. (I, Eintracht: «concordia », «concordanza ». Cfr. Zwietracht: «di­
472). scordia ».

durchsichtig: "trasparente». Detto del fenomeno dell'arte (I, einverleiben: «assimilare », «incorporare ».

80). Einwirkung: «impressione ».

durchstimmen: «dare il tono» (l. 129). enden, be-enden: «finire». La locuzione das Be- und Ge-endete in­
dica" ciò che è e ha finito» nel senso del compiuto (II, 868).
echt: "genuino». Distinto da eigentlich: "autentico ... Das Ende: «la fine», ma anche «il fine». Heidegger tradu­
Ecken-steher: «colui che sta in un angolo lO. La parola significa ce così alla lettera 'tÉÀ.Oç. L'espressione das (sich)-im-Ende-Ha­
comunemente una persona che sta all'angolo di una strada o ben: « l'aver(si)-nella-fine» è la traduzione di mEÀ.ÉXEt<x (II,
di una piazza, da dove guarda senza far nulla; ha quindi an­ 868).
che il senso di «fannullone .. o «perditempo ». Il corrispon­ entbergen: "svelare ». Entbergung: « svelamento lO. Caratteristica
dente latino è: cessator, qui oras platearum occupat (Grimm). In del darsi dell'essere (II, 854). L'opposto è verbergen: "vela­
Nietzsche, e in Heidegger, che intende il termine secondo il re» (cfr.).
suo etimo, diventa la caratterizzazione dell'uomo in quanto enteignen: «espropriare ». Enteignis, Enteignung: «espropriazio­
questi è l'essere che vede inevitabilmente le cose in una visio­ ne ». Cfr. ereignen.
ne «angolare », prospettica (I, 317-18, 329).
entfalten: «dispiegarsi », «svilupparsi ». Entfaltung: « spiega­
eigentlich: «autentico». Eigentlichkeit: «autenticità». Vereigentli­ mento », "dispiegamento ", «sviluppo ».
chung: "appropriazione autentica lO.
Entgegnung: «replica» (II, 561).
Eignung: «proprietà », «attitudine ». Se si considera che il ter­
mine è usato anche per rendere il concetto aristotelico di entlassen: «rilasciare ». Ent-lassung: «il ri-Iasciare» (II, 883).
MV<Xf.uç, si potrà stabilire una corrispondente correlazione Entmenschlichung: «disantropomorfizzazione».
tra ÈVÉQYEt<x ed Ereignis (che significa " even to lO, ma cui biso­ entscheiden: «decidere ». Entscheidung: «decisione». Sull'abuso
gna dare in tal caso il senso di "evento-appropriazione»). della parola cfr. I, 395. Vor-entscheidung: «pre-decisione» (I,
ein-bilden: «formare-dentro ", «immaginare ». Ein-bildung: «for­ 438). Entschiedenheit: «fermezza », «decisività» (II, 863).
mare-dentro», "immaginazione». Das ein-gebildete Bild: «l'im­ Cfr. Scheidung: «cesura» (I, 132), «recisione» (I, 328),
magine formata-dentro, immaginata» (I, 419). Cfr. anche «scissione" (I, 395; II, 775).
II,659. sich ent-schlieflen: «ri-solversi» (I, 166). Ent-schlossen: «ri-solu­
einfalten: «avviluppare ». È la traduzione del termine leibnizia­ to» (I, 299). Ent-schlossenheit: «ri-solutezza" (I, 59-60, 63).
no envelopper. Il contrario è ausfalten: «svìluppare », che ren­ Entschlufl: «risoluzione».
de dévelapper. Das Einfiiltige: «il semplice ». entschranken: «sciogliere da limiti» (II, 697).
Eingestandnis: «ammissione» (II, 844, 935). Entselbung: «abnegazione ».
das Eingrenzende: «ciò che delimita ». È la traduzione di 'tò 6QL­ das Entsetzen: «lo sgomento ».
tov. entspringen: «scaturire ». Entspringung: «scaturigine ». Con l'e­
Einklang: "consonanza» (I, 187).
spressione wurz.elhaft erwirkende Entspringung Heidegger tra­
sich einlassen: «lasciarsi coinvolgere» (II, 830, 860).
duce il concetto leibniziano di originatio radicalis (II, 898).
einriiumen: « concedere (spazio) ». Cfr. ausraumen: «sgombera­
das Ent-stehen: «il venire-a-stare ». Traduce yévEC1Lç (II, 875).
re (lo spazio)>>, «togliere di mezzo» (11,614,765). entwerten: «svalutare». Entwertung: «svalutazione».
T

Glossano 997
996 GlossOrW
suoi aspetti e viene fornita una mappa degli altri luoghi im­
entwickeln: «svilupparsi », «svolgersi lO. Entwicklung: «svilup­ portanti in cui è trattato: nel Bmf ilber den «Humanismus »,
po ". «svolgimento». come si è detto, nelle quattro conferenze del 1949 Einblick in
Entwirklichung: «derealizzazionelO (I, 414). das, was ist e soprattutto in ldentitat und Differenz (Zur Sache
Entwurf: «progetto ». Leitentwurf: «progetto-guida lO. des Denkens, cit., pp. 38-39).
E ntzug: «sottrazione». Usato in coppia con Verweigerung per erhalten: «ottenere e mantenere» (I, 530).
esprimere il fatto che l'essere non si dà mai nella manifesta­ erhellen: «chiarire », «illuminare ».
tività e nella trasparenza totali della sua essenza, ma implica
in sé il momento del velamento, della latenza, cioè della sot­ ErhOhung: «elevazione ». Cfr. Verkliirung: «trasfigurazione ».
trazione e del rifiuto. È proprio mediante questo gioco di Steigerung: «potenziamento ».
donazione e sottrazione che l'essere si riferisce all'uomo, Erinnerung: «ricordo », «rievocazione ». Il termine è distinto
cioè si dà in "riferimento» (Bezug) all'uomo (II, 825, 836, da Gediichtnis (<< ricordo» nel senso di « memoria») in quanto
843,855). indica l'atto del rievocare intenzionalmente qualcosa. La di­
Entzweiung: "divisione» (I, 187). Scheidung: «scissione lO, «se­ stinzione corrisponde a quella tra àv61''\ITJotç e 1'''''1'11 che si
parazione ». Trennung: «separazione ». trova in Platone e Aristotele. Gediichtnis, 1'''''1'11, è una capa­
cità, una potenza passiva; Erinnerung, àVal''\ITJOLç, è l'atto.
Epoche: «epoca». Heidegger connette la determinazione di r. Quando conia l'espressione Erinnerung in die Metaphysik
un'epoca storica con l'btOXtl dell'essere, cioè il trattenersi di li contro la reggenza grammaticale abituale del termine che
quest'ultimo (II, 849). Allo stesso modo, nella conferenza
Zeit und Sein (1962), spiega: « Storia dell'essere significa l'in­
i
,:L,I vuole la preposizione an e l'accusativo - Heidegger fa leva,
come già Hegel aveva suggerito, sull'etimologia di er-innern:
sieme delle destinazioni (Geschick) dell'essere, destinazioni « mandare dentro di sé ", «interiorizzare », cioè re-cordare.
(Schickungen) nelle quali sia il destinare sia l'impersonale (das Per rendere l'allusione heideggeriana si è tradotta l'espres­
Es) che destina trattengono la loro manifestazione. Tratte­ sione con: «il ricordo che entra nel cuore della metafisica»
nersi si dice in greco Èn:0xT!. Donde il parlare di epoche del (II, 931-39).
destino dell'essere» (in Martin Heidegger, Zur Sache des
Denkens, Niemeyer, Tiibingen, 1969, p. 9). Heidegger non è Erkenntnisgrund: «fondamento conoscitivo". È la ratio cogno­
comunque il primo a connettere etimologicamente «epoca" scendi. Cfr. Sachgrund: «fondamento reale », ratwessendi.
al greco btoXtl. Fu preceduto, per citare un esempio illustre, erleben: «vivere ». Erlebnis: «esperienza vissuta» (I, 95).
da Bossuet nella Prefazione al suo Discours sur l'histoìr~ uni­
verselle, dove, parlando delle scansioni in cui si articola la Er-losung: «redenzione» (II, 883). La grafia mette in rilievo il
storia, egli scnve: «C'est ce qui s'appelle époque, d'un mot fatto che la redenzione è un riscatto e una liberazione (Lo­
grec qui signifie s'arreter, parce que on s'arrete là, pour con­ sung). Cfr. Heil: "salvezza» e Rettung: «salvazione ».
sidérer comme d'un Iieu de repos tout ce qui est arrivé de­ Ermiichtigung: «autorizzazione », «ottenimento del potere ",
vant ou après, et éviter par ce moyen les anachronismes, c'est­ ~.il conferire, il dare il potere» (I, 534). Ermiichtigung zur
à-dire cette sorte d'erreur qui fait confondre les temps» Ubermiichtigung: «dare il potere del su perpotenziamento »
(Oeuvres, Bibliothèque de la Pléiade, Gallimard, Pari s, 1961, (II,753).
p.667).
Ermoglichung: «il rendere possibile ». È un carattere dell'à­
erdichten: « inventare" (I, 169). Cfr. dichten: « poetare l'. i'n06\' platonico in quanto è condizione di possibilità delle
ereignen: «fare avvenire ». Sich ereignen: «avvenire lO. Ereignis: idee (II, 716 sgg.).
«evento ». Er-eignis, Er-eignung: «evento-appropriazione» Erorterung: "discussione », in senso tecnico: «localizzazione» o
(II, 935, 937). Enteignis, Enteignung: «espropriazione ». Das «discussione che localizza» (I, 354), da Ort: "luogo ». Si­
Er-eignis der Ent-eignung: «L'evento-appropriazione dell'e­ gnifica originariamente l'esaminare e il discutere fino agli
spropriazione» (II, 920). Ereinigung: «evento-unione» (II, estremi, fino ai «luoghi» ultimi, dall'inizio alla fin<;, e si for­
907). Dal 1936 Ereignis è la parola fondamentale nel pensie­ ma in analogia con il latino de-finire e de-terminare. E uno dei
ro di Heidegger come lui stesso dichiara in una nota mano­ modi teorizzati da Heidegger di approccio alla questione
scritta all'inizio del Bml ilber den " Humanismus .. (cfr. Martin dell'essere, mirante appunto a localizzare i luoghi della sua
Heidegger, Lettera sull" umanismo », Adelphi, Milano, 1995, "topologia ».
p. 29). In Zur Sache des Denkens il termine è illustrato in tutti i
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998 GlossarÙJ
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GlossarÙJ 999
erregen: «eccitare ». ETTegung: «eccitamento ", «eccitazione ". 0't6v. Lo ~~O>, il fuori, vuoi dire il fuori dalla bUlvmu, cioè dal
percepire umano che afferra l'ente discutendolo e stabilisce
errichten: « erigere ". Cfr. einrichten: «installare », « instaurare» m tal modo il discusso, e ciò che è così stabilito sussiste ed è
(11,859). presente soltanto per l'afferrare e nell'ambito della sua at­
Erscheinung: « apparenza », « fenomeno .., « manifestazione ». tuazione. Ciò che è fuori (~~O» sussiste in sé e sta in sé, come
Cfr. 1,418. qualcosa di costante, nel suo luogo proprio (XO>QLO't6v). Ciò
das Erschrecken: «lo sgomento ». Nei Beitrage zur Philosophie vie­ che così "sta-fuori", ex-sistens, l'ex-sistente, non è nient'altro
ne definito con Verhaltenheit: «ritegno» e Scheu: « 'pudore» se non ciò che è presente, da sé, nel suo essere prodotto, lo
OV tvEQYd~ .. (II, 877-78). Cfr. anche II, 924-27.
- come uno degli stati d'animo che connotano la dIsposizio­
ne fondamentale del pensiero nell'" altro inizio.. e che ha existenziell: «esistentivo ». Il termine, definito in Essere e tempo, è
quale suo opposto corrispondente nel primo inizio l'Erstau­ distinto da existenzial: «esistenziale ... Heidegger ne ripropo­
nen: «stupore,., «meraviglia ». ne qui una definizione concisa ma molto pregnante: "L'esi­
das Erschweigen: «il conquistare con il tacere .. (I, 391). Il «con­ stentivo vuoi dire questo: l'uomo, nel suo essere uomo, è ri­
quistare », 1'« evincere con il tacere .. è per Heidegger la « lo­ ferito mediante modi di comportamento non solo al reale,
gica» della filosofia nell' « altro inizio», chiamata anche « si­ ma in quanto esistente è preoccupato di se stesso, di questi
riferimenti e del reale .. (II, 928). Heidegger ricorda come
getica» (dal greco O'tyav: «tacere»). Questo motivo, adom­
brato alla fine del corso del semestre estivo 1937, viene svi­ tutto ciò sia presente nella riflessione di Kierkegaard, di
Schelling e di Nietzsche. In quest'ultimo, il concetto di «esi­
luppato nei Beitrage zur Philosophie, specialmente ai parr. 37­ stentivo" è usato per definire il valore della dottrina dell'e­
38. terno ritorno: essa avrebbe un senso « metafisico» e un sen­
erstaTTen: «irrigidirsi». so « esistentivo ». Mentre il senso metafisico della dottrina è
erwirken: «ottenere come effetto ». Sich erwirken: «effettuarsi ». dato dalle sue implicazioni cosmologiche e ontologiche circa
È un termine usato anche in psicologia per indicare l'auto­ la natura dell'ente, il suo senso «esistentivo» è dato dalle
realizzazione. Anstrebung des Sicherwirkens rende la nozione conseguenze che l'eterno ritorno ha per la condotta dell'esi­
leibniziana di conatus ad Existentiam, espressa anche nel ver­ stenza (I, 281 sgg.). In qualche raro caso (per esempio I,
bo existiturire (II, 902). 429) la parola è usata in un senso generico, senza riferimen­
to alla citata distinzione terminologica, ed è resa allora con
Es gibt: «si dà », «c'è" (II, 739, 844). Sul significato della locu­ « esistenziale» .
zione, e sul corrispondente francese il y a, Heidegger forni­
sce importanti precisazioni in Zur Sache des Denkens, cit., pp. Ferne: «lontananza ».
17 sgg., 41 sgg.
feststellen: «fissare», «stabilire», «determinare», "definire".
ewige Wiederkehr des Cleichen: «eterno ritorno dell'uguale ... Das noch nicht festgestetlte Tier: "l'animale non ancora fissato,
Existenz: "esistenza». Mentre Heidegger riserva il termine per definito ». Per la spiegazione e il commento di questa defini­
caratterizzare il modo d'essere dell'uomo, nella tradizione zione nietzscheana dell'uomo cfr. II, 786. Fest-stellen: "porre
metafisica «l'ex-sistentia è l'actus, quo res sistitur, ponitur extra stabilmente ». Fest-stellung: «imprigionamento », «definizio­
statum possibilitatis» (II, 879), cioè l'atto mediante il quale ne che cattura» (II, 557).
qualcosa è fatto uscire dallo stato della possibilità e viene a Form: «forma ». Corrisponde al greco JAOQ<PfI: è « il limite e la
stare, a sussistere. Heidegger ricorda che ex-sistere spelunca delimitazione che racchiude, è ciò che porta e pone un ente
significa in Cicerone venire-fuori dalla spelonca (II, 873). in quello che è, in modo che stia in sé: la figura (Cestalt)>> (I,
Nella terminologia filosofica tradizionale Existenz, Dasein e 125). Formgesetzlichkeit: «le leggi della forma» (I, 126-27).
Wirklichkeit sono sinonimi e indicano la realtà effettiva (cfr. Formschaffend: « creatrice di forme », detto dell'ebbrezza (I,
II, 864 sgg., 870, ~24). Quanto all'origine del concetto Hei­ 121).
degger afferma: « E vero che la provenienza del termine 00­ Fort-gang: «il pro-cedere ». Detto della metafisica che, alla let­
stentia viene ricondotta a due luoghi della Metafisica di Ari­ tera, «se ne va via» e si allontana dal suo inizio (II, 872 sgg.,
stotele che trattano entrambi, quasi allo stesso modo, dello 935).
l'Yv ò>ç aì..TJf!éç, dell'essere dell'ente nel senso dello "svelato"
(Metajìsica, E, 4, 1027 b 17 e K, 8, 1065 a 21 sgg.). Si parla Frage: "domanda », «questione », anche «problema ». Fraglich:
qui di una ~~O> o{,O'u nç q,uO'tç 'toii l'Yv'toç e di un ~~O> OV KUL XO>QL­ «problematico ", nel senso di ciò «che è in questione» ma
1000 l'-,
Glossario '"

anche in quello di «incerto,., «insicuro,., quindi diverso da


fragwilrdig: «Seine Reaktion ist fraglich,. significa che non si sa
Fursprecher: «portavoce».
Glossario 1001

das Furwahrhalten: «il tenere per vero », « il ritenere vero lO. È il


ancora come reagirà; «Seine Reaktion ist fragwilrdig» si­ modo in cui Nietzsche definisce la verità (cfr. I, 425).
gnifica che egli ha già reagito ma che si guarda alla sua rea­
zione con riserve. Fraglos: «indiscusso », «improblematico" das Gahnen, das Gahnende: «lo sbadigliare», «ciò che sbadi­
(II, 921). Fragwilrdig, frag-wurdig: «degno di domanda», glia". Equivale a das Auseinanderklaffende ed è la traduzione
«degno di essere domandato". Nel linguaggio comune frag­ di Xa.LVro, xaoç (I, 294).
wiirdig significa semplicemente «problematico» nel senso
negativo sopra indicato; ma Heidegger, giocando sulla radi­ Gemet: «ambito », «regione". Gebietssatze: «tesi regionali» (I,
ce della parola, evidenziata mediante il trattino, ne ricava un 431 sgg.). Si tratta di proposizioni generali - «per esempio
senso più profondo, positivo: ciò che vale la pena domanda­ in zoologia le tesi sulla natura dell'animale» - che aprono e
re è l'essere stesso nella sua «problematicità lO. Cfr. per definiscono una determinata regione dell'ente, la quale di­
esempio I, 74, 304; II,577,706. Die Wurdigungdes Fragwilr­ venta poi oggetto di analisi da parte di una scienza specifica.
digen: «la valorizzazione di ciò che vale la pena domandare» Le tesi regionali non soggiacciono però come tali a siffatta
(II, 912). scienza: per esempio, la fisica studia le leggi della natura, ma
non definisce, in quanto fisica, che cosa sia la natura. Esse
fragen: «domandare», «chiedere". Befragen: «investire con sono invece oggetto di riflessione filosofica. Heidegger chia­
domande lO, «interrogare ". Erfragen: «ottenere con il do­ ma «meditazione regionale» (gebietsmajJige Besinnung) il
mandare ». In ogni domandare Heidegger distingue «quel­ pensiero che verte su tali tesi (I, 432).
lo che si domanda» (das Gefragte), «quello che viene investi­
to dalla domanda" (das Befragte), «ciò che si ottiene, o si mi­ gebrauchen: «usare lO. Gebrauch: «uso lO. Cfr. Brauch: «usan­
za».
ra a ottenere, con la domanda» (das Erfragte). Cfr. I, 381­
82. Gedanke: «pensiero". Gedankengang: «ragionamento". Gedan­
das Freie: «l'aperto". Vie Freiheit des Freien selbst: «la libertà del­
ken-Gang: «corso di pensiero» (I, 393, 473). Ge~engedanke:
« contropensiero» (I, 361). Hintergedanke: «pensiero recon­
l'aperto stesso» (II, 861). dito », «sottinteso ".
Frist: «scadenza» (II, 932 sgg.). Gefuge: «struttura », «orditura », «trama », «plesso lO, «com­
das Frilhere: «l'anteriore lO. Cfr. das Spatere: «il posteriore". Di­ plesso", «compagine ». Come il verbo fugen (cfr.) il termine
stinto da das Vorher: «il prima", das Nachher: «il poi" (II, costituisce una peculiarità linguistica di Heidegger ed è usa­
710). to in luogo di Gliederunf{, Artikulation o simili. Das vom Sein
« gefugte» Gefuge: «l'orditura "ordita" dall'essere» (II, 731).
ftlgen: «ordire,., «articolare», «connettere,., «disporre lO. Ta­
le verbo e i termini apparentati (per esempio Gefuge) costi­ Grunàgefuge: «plesso fondamentale» (II, 874). Wesensgefu­
tuiscono una peculiarità del linguaggio di Heidegger. Que­
ge: «ordito essenziale" (II, 907). Ge-fugig: «disponibile" (II,
562).
sti impiega volentieri fugen al posto e con il significato di glie­
dern: «articolare ": Fugung: «combinazione », «disposizio­ Gefuhl: «sentimento ". Gefùhlstaumel: «frenesia del sentimen­
ne lO, «orditura". E la traduzione tedesca corrente del greco to lO, «vertigine del sentimento» (in riferimento alla musica
WX'I. Ma Heidegger la usa anche per tradurre bLX'I e bLXa.l,O­ wagneriana).
aUVTj, interpretandole non in senso giuridico, ma in senso Ge~enbewegung: «contromovimento ". È un carattere dell'arte
ontologico come il giusto ordine in cui gli enti sono tenuti as­ In quanto si oppone al nichiIismo.
sieme; in tal caso si è reso il termine con «congruenza» (I,
167), e così Fug und Unfug con «il congruo e l'incongruo" (I, Gegengedanke: «contropensiero» (I, 361).
170). Fug und Gefuge: «congruo e congruità» (I, 191). Cfr. Gegensatz: «antitesi lO. Gegensatzlichkeit: «antiteticità".
Gefuge: «struttura ", «trama ", «orditura ", «plesso lO, «com­ Gegenspiel: «controcanto".
plesso lO, «compagine ".
Gegenstand: «oggetto lO. Gegen-stand: «ciò che sta di fronte ».
Fulle: «pienezza lO. Gegenstandigkeit: «oggettività lI>, Gegenstandlichkeit «oggettua­
Furcht: «paura lO. Diversa da Angst: «angoscia» (cfr.). Das lità". Per le osservazioni sull'etimologia e sulla storia filo­
Furchtbare: «il terribile", traduce bELV6v (I, 134). sofica del termine cfr. II, 913 sgg.
1002 Glosso/no
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Glossario 1003
GegensteUung: "controposizione ». Detto della filosofia di Geschichte: «storia lO. Distinta da Historie: .. storiografia» e asso­
Nietzsche rispetto alla metafisica occidentale e al pensiero ciata a Geschick (II, 837). Ugualmente geschichtlich: .. storico lO,
dell'altro inizio (I, 389). Diverso da «contrapposizione» (Ent­ historisch: «storiografico ». Geschichtsgrilndend: "fondatore di
gegensetzung) . storia ». Geschichtlichkeit: «storicità ». Seinsgeschichte: «storia
gegenweruJ.ig: «contro-verso» (I, 194, 519). GegenweruJ.igkeit: dell'essere ». Seinsgeschichtlich: «secondo la storia dell'esse­
« controversia,., "controversità,. (I, 111). Detto dell'apolli­ re».
neo e del dionisiaco nel loro rapporto che è insieme di « cor­ Geschick: «destino lO. Ge-Schick: «l'insieme del destino" (II,
rispettività,. e« opposizione lO. Corrisponde al greco àvttO'tQO­ 812). È inteso per lo più nel senso di destino epocale e viene
Ij:loç; (Aristotele definisce per esempio la retorica àvttO'tQOIj:loç; tenuto distinto da Schicksal nel senso del "destino individua­
della dialettica, Rhet. A, l, 1354 a l). le », «sorte ».
Gegenwesen: «opposizione essenziale» (II, 796). Cfr. Wesen, Un­ Geschmack: «gusto ». Per l'interpretazione heideggeriana della
wesen. definizione kantiana di gusto cfr. I, 115.
gegenwurf: è la traduzione tedesca, in Taulero e Suso, del lati­ Gesetzlichkeit: «legalità ». Heidegger preferisce l'espressione
no obiectum (II, 777). astratta perché intende con essa indicare il sistema, la strut­
Geheimnis: "mistero,.. Il carattere di negatività che inerisce al­ tura legale, piuttosto che la singola legge (Gesetz). In tal sen­
l'essenza dell'essere, e che fa sì che nel suo donarsi esso ine­ so egli interpreta la tesi di Nietzsche secondo la quale il ni­
vitabilmente si sottragga e si rifiuti, cioè si celi e in tal modo chilismo non è semplicemente un tratto della storia occiden­
si salvi, implica che in seno all'essere accada il mistero (II, tale tra molti altri, ma la sua stessa logica (11,583,763). Form­
838,861). In quanto il mistero si dà all'uomo come ciò che è gesetzlichkeit: «le leggi della forma» (I, 126-27).
da pensare, esso è chiamato r«enigma» (Ratsel). Cfr. II, Gesichertheit: «assicuratezza ».
839-40.
das Gesicht: "la visione ». Del capitolo dello Zarathustra intitola­
gehOrig: «pertinente », .. appartenente,. (II, 746). to «La visione e l'enigma" Heidegger offre una penetrante
Gemachte: .. artefatto» (II, 848). È un termine che ha in tedesco interpretazione, cfr. I, 244 sgg.
molteplici significati - tra gli altri quello del latino factio: «fa­ Gesichtspunkt: «punto di vista» (II, 754). A volte, nel commen­
zionelO o «faziosità », e quello di «fattura» nel senso dell'in­ tare Leibniz, anche Blickpunkt. Cfr. Augenpunkt: "punto otti­
cantesimo di una fattucchiera. Heidegger lo usa però princi­ co».
palmente nel senso del latino artefacta (e del greco rtOLOU/-W­
va) per indicare ciò che è opera dell'uomo a differenza di ciò GestaIt: «figura ", «forma" (I, 125). È usato per tradurre sia
che cresce naturalmente, da sé (Gewachs). IJ.OQtJ>TJ sia ox'iil1a. Gestalten: «configurare», « formare»,
«creare ". Gestaltung: «configurazione », «creazione ».
Gemeinwesen: «comunità «cosa pubblica ». È usato per ren­
lO,

dere il concetto platonico di 1tOÀt'tELa, respublica. gestiindig: «confesso» (II, 935). In congiunzione con Eingestiind­
nis: "ammissione ».
Gemilt: «animo ». Cfr. il gioco di parole con Mut: .. animo» (nel
senso di «coraggio») (II, 932). GesteU, Ge-SteLI: .. impianto .., "montatura". (I, 474; II, 922). È
il termine capitale con il quale Heidegger determina l'essen­
geradehin: «diretto », «così come viene» (I, 524). La Geradehin­ za della tecnica. Nel linguaggio comune significa «telaio»
EinsteUung è l'atteggiamento naturale, quotidiano, opposto a (per esempio WagengesteLI: «telaio di carrozza », I, 174),
quello filosofico. " montatura» (per esempio BrillengesteU: «montatura di oc­
gerecht: "giusto". Gerechtigkeit: "giustizia» (I, 518-31; II, 696­ chiali»), «impianto" o anche "trespolo ». Heidegger, spe­
97, 859). Mund-gerecht: «giusto adatto »; alla lettera significa cialmente quando lo scrive con il trattino, intende però il
ciò che è «tagliato a bocconi", quindi «direttamente confor­ termine come un sostantivo collettivo (il prefisso Ge- ha spes­
me, gradito al palato lO, vale a dire «consono », «ciò che a so in tedesco un valore collettivo). Ge-SteU è il nome colletti­
uno va giù dritto dritto, ciò che gli si confà» (I, 522-23). Cfr. vo che riunisce e indica i diversi modi dello Stellen, verbo
recht: «retto ». che, nei suoi molteplici significati (<< porre», «mettere in po­
sa », "sfidare », "provocare» ecc.) e nei possibili composti
das Geschehen: « l'accadere». Geschehnis: « accadimento lO (I, (herstellen: «fabbricare», "produrre»; besteUen: «ordinare»;
522; II, 935). vorsteUen: " rappresentare IO, «porre dinanzi»; zustellen:
... ~

,;, ,~'

1004 Glossario
Glossario 1005
«fornire» ecc.), indica altrettanti atteggiamenti tipici della
tecnica moderna. Di qui la scelta terminologica heideggeria­ omette di porre, fermandosi alla Leitfrage (<< domanda-gui­
na: «ciò che noi chiamiamo das Ge-Stell (l'impianto, la mon­ da») che chiede unicamente che cosa sia l'ente.
tatura) è l'essenza della tecmca» (HGA, LXXIX, 33). La tratta­ Grundgedanke: «pensiero fondamentale».
zione più articolata del concetto è data nella seconda confe- . Grundsatz: «tesi fondamentale », quindi anche: «principio»
renza di Brema del 1949 intitolata appunto Das Ge-Stell (cfr. (Prinzip). Cfr. I, 44; II, 672.
HGA, LXXIX, 24-45).
Gewiihr, Gewiihrnìs: «garanzia» (II, 933, 938). Grundstellung: «posizione di fondo ». È un termine ricorrente,
che indica i momenti portanti nella storia della metafisica oc­
gewahren: «concedere». Corrisponde al greco n:aQÉxetv (che nel cidentale sui quali Heidegger concentra l'attenzione.
mito platonico della caverna è usato per indicare il modo in
cui il sole «concede» vita e visibilità alle cose, e il bene l'es­ Grundstein: «prima pietra» (II, 887).
senza e l'intelligibilità alle idee). Grundzug: «tratto fondamentale ", « tratto di fondo ». Cfr. per
Gewalt: «potere », «violenza ». Gewalt-tatig: «che fa violenza» esempio II, 900.
(I, 528). Per la connessione con Macht: «potenza» cfr. I, Gunst: «favore». Die freie Gunst: « il libero favore» è secondo
527; II, 750. Kant il comportamento nei confronti del bello in quanto tale
das Gewesene: «il già-stato» (II, 561). Gewesenheit: «l'essere-già­ (I, 116).
stato» (II, 544). Das Ge-Wesen: «il già-stato-essenziale » (è un
neologismo che ricorda il termine filosofico coniato da Ari­ sich halten: «attenersi ». Ansichhalten: «ritenere in sé », «tratte­
stotele 1:Ò 1:L ~v elvat) (II, 853). Das Gewesende: « il già-stato es­ nersi ». È considerata una caratteristica dell'essere, che nel
senzialmente presente» (11,931). suo darsi al tempo stesso si sottrae (II, 848-49).
Gewirktheit: «l'essere effettuato» (II, 925). Haltung: «portamento ", «atteggiamento". Cfr. Verhaltung:
« comportamento». Nel gioco di parole con Halt: «soste­
Gewiflheit: « certezza ». È il modo di esperire la verità proprio gno », Haltung è reso con «contegno» (I, 323).
della metafisica moderna (II, 671-72, 882 sgg.).
handeln: « agire ". Modo fondamentale del fare, distinto dal
Gier: « brama ». Cfr. Begehren: «desiderio », Streben: «appeti­ fabbricare e dal produrre (herstellen). La distinzione tra han­
to ", Trieb: « istinto ». deln e herstellen corrisponde alla differenza tra 3tQal;tç; e
glauben: « credere ». Der Glaube: « la fede », raramente: cre­ <(( n:OL'lOLç;. Nella tesi heideggeriana che dice: « Il grado più alto
denza» (I, 319 sgg.). del vivente è l'uomo, il modo fondamentale del suo muover­
si è l'agire [das Handelrz.J: n:Qa;tç;» (I, 66) va notata l'eco della
giinnen: « favorire ». Da cui Gunst: «favore» (cfr.).
dichiarazione aristotelica che « la vita è prassi, non poiesi» (6
Gott-heit: «de-ith (I, 447). Das Gottheitliche: «il divino» (II, bè ~(oç; n:Qal;Lç;, où n:Ot'lotç;, tO'tLV, Politica, A, 4, 1254 a 7).
858). Hauptfrage: «domanda capitale ». Chiede che cos'è l'ente ed è
Grenze: «confine ». Se usato in senso generico anche: «limite », la domanda-guida (Leitfrage) della metafisica (I, 76). La do­
concetto espresso più propriamente con Schranke. manda che la metafisica non pone è invece la Grundfrage:
« domanda fondamentale».
Grund: «fondamento». Anche «fondo» (II, 705). È la tradu­
zione sia di Ò,QXfI e principium (I, 407), sia di ratio. Satz vom Hauptwerk: « opera capitale ». È il modo in cui Nietzsche stesso
Grund: «principio di ragione» (II, 900-90 l). Das Grundhafte: designa l'opera progettata ma non realizzata La volontà di po­
«ciò che ha carattere di fondamento» (II, 733). Das GrUndi­ tenza, la quale avrebbe dovuto contenere la sua costruzione
ge: «ciò che è fondativo », contrapposto ad ab-grnndig: «dis­ filosofica capitale (<< Hauptbau»). Cfr. I, 39 sgg., 399 sgg.
fondativo» (II, 740) o a das Grundlose: «l'infondato », « il
senza fondamento ». Untergrund: « sottofondo» (II, 889). das Heu: «la salvezza» (II, 883). Cfr. Er-wsung: «redenzione»
e Rettung: «salvazione ». Das Heilsame: « il salutare» (II.
Grunderfahrung: «esperienza fondamentale ». 858).
Grundfrage: «domanda fondamentale» (1,22 sgg., 76-78). È la das Heilige: «il sacro» (II, 858).
domanda che chiede dell'essere, e che il pensiero metafisico
Heimatlosigkeit: «spaesatezza» (II, 859).
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1006 Glooario Glossario 1007
Heimkehr: «rincasare" (II, 859). instandig: «InSIstente». In-sich-standig: «in-sé-stante» (I, 54).
herabsetzen: "sminuire ", "degradare lO. Instandigkeit: "insistenza» (II, 844). Ekstatische Instiindigkeit:
«insistenza ecstatica» (II, 925).
Herausdrehung: "svincolamento» (I, 198 sgg.). È il termine im­
piegato per indicare r esigenza nietzscheana di "uscire fuo­ irren: «errare ». È una determinazione dell'essenza dell'uomo
rilO dal platonismo. (cfr. II, 695-96) e come tale va distinto da Fehler, la semplice
« manchevolezza» (II, 842).
herausfordern: «provocare,. (II, 902).
herausfilhren: «portare fuori» (II, 902). Jahe: «repentinità ».
herausstellen: «mettere in evidenza» (II, 867). jeweilig: «rispettivo ». Je-weilig (II, 869); je-Weilig (11,876). È di
solito usato come traduzione di xu6' fxumov.
Herhunft: " provenienza». H erkunfte (o H erkunftsweisen) des
Seienden: «genesi (o modi della genesi) dell'ente »; è la tra­ Joch: «giogo» (I, 140). Cfr. Unterjochung: «soggiogamento».
duzione heideggeriana della locuzione aristotelica yévr) 'tOÙ
6vtoç indicante le categorie quali supreme determinazioni Kluft: «spaccatura ", «fenditura », «frattura ». Nei Betrage zur
dell'essere (I, 437). Herkunftig: "proveniente» (II, 806), Philosophie (parr. 156-59) Zerkluftung è una determinazione
«derivato» (II, 871). Cfr. Ursprung: «origine». fondamentale dell'essere.
Herr: "signore ». Herr sein uber: «essere signore su o di ». Herr­ klug: «prudente». Klugheit: «prudenza». È la traduzione data
schaft: «dominio», «sovranità». Vorherrschaft: «predomi­ già da Christian Thomasius del latino prudentia (che è a sua
nio». volta la traduzione del greco IPQÒVllC1tç). Il termine è qui rile­
vante perché indica la virtù simboleggiata da uno dei due
herstellen: "fabbricare », "produrre ». Cfr.!, 173 sgg. Heideg­ animali di Zarathustra, il serpente. L'aquila è invece il sim­
ger distingue herstellen da hervorbringen, nel senso che que­ bolo dell'orgoglio. Nell'attribuire al serpente la virtù della
st'ultimo è un concetto più ampio del primo: per esempio, la prudenza Nietzsche fa implicitamente allusione al passo di
natura e la tecnica sono entrambe uno hervorbringen (un Matteo (IO, 16) in cui si invita a essere «prudenti come i ser­
« pro-durre» nel senso del far venire fuori), mentre solo la penti e semplici come le colombe ». Il greco dice: IPQ6vtfJOt roç
tecnica è uno herstellen (<< fabbricare»). Hergestelltheit: "fab­ oL 6IPEtç, xuì. àXÉgutOt roç uL ltEQtmEQui; il latino: prudentes sicut
bricatezza ». serpentes, et simPlices sicut columbae; e il tedesco dI Lutero: klug
hervorbringen: «produrre», «portare fuori», «portare alla lu­ wie die Schlangen, und ohne Falsch wie die Tauben.
ce », Heidegger nomina due modi fondamentali del « porta­ Kraft: «forza ». Tenuto distinto da Enerp. È usato pure come
re fuori»: la lPucJtç, cioè il lasciare che qualcosa si schiuda da lì traduzione del concetto leibniziano dI viso
sé, e la ltoh1C1tç, cioè il pro-durre e porre-dinanzi qualcosa
(II,867), Korper: «corpo fisico». Cfr. Leib: «corpo in carne e ossa».
hervorgehen: «venire fuori », Das Her-vorige: «ciò che viene Kunst: «arte ». Sui molteplici significati del termine, in riferi­
fuori», detto dell'essere stesso in quanto lPumç (II, 720). mento alla «tecnica» e al concetto greco di 'tÉl(VIl cfr. I, 166­
67.
Historie: «storiografia ». Distinto da Geschichte: «storia ». Nella
traduzione del titolo della seconda Considerazione inattuale, Lage: «posizione» (II, 867).
Vom Nutzen und Nachteil der Historie fur das Leben, si è mante­
nuta la traduzione entrata nell'uso: Sull'utilità e il danno della
leben: «vivere », In connessione con leiben: «essere corpo in
carne e ossa» (I, 108). Das Leben: «la vita ». Lebensvollzug:
storia per la vita, ma « storia» è qui intesa nel senso dell'inda­
gine storiografica. "atto del vivere », cioè la prassi (I, 471).
lebendig: «vivente". Lebendigkeit: "vitalità ». Leb-los: «in-anima­
Ichheit: «egoità» (II, 905). to» (II, 641).
ìnnehaben: «avere in possesso ». Lehre: «dottrina ». Quando usa il termine in riferimento alla
«dottrina dell'eterno ritorno », Heidegger lo intende nel
ìnnehalten: «trattenersi ».
senso preciso di «insegnamento », rifiutando come fuor­
innestehen: «stare dentro ». viante il significato di «teoria ». L'eterno ritorno dell'uguale
1008 Glossario Glossario 1009
non è infatti una mera teoria, ma è un insegnamento che ha tung (radura) e Licht (luce). Nondimeno sussiste la possibilità
una ricaduta sull'esistenza e di cui Zarathustra si proclama di una connessione oggettiva tra i due termini. La luce può
maestro. Sul concetto medioevale di doctrina cfr. II, 644­ cadere infatti nella radura, nel suo spazio aperto, e lasciarvi
45. avvenire il gioco di chiaro e scuro. Ma giammai è la luce a
Leib: «corpo in carne e ossa» (I, 104). Distinto da Korper: «cor­ creare per prima la radura, bensÌ quella, la luce, presuppo­
po fisico ». La differenza tra i due concetti, che Heidegger ne questa, la radura. Ma la radura, l'aperto, è libera non solo
precisa nei Seminari (Adelphi, Milano, 1992, pp. 82-83) e che per il chiaro e lo scuro, per reco e il suo perdersi, per il riso­
tratta diffusamente anche nei Zollikoner Seminare, è resa an­ nare e il suo smorzarsi. La radura è l'aperto per tutto ciò che
che con «corpo che si è» (Leib) e «corpo che si ha» (Kiirper) viene alla presenza e che ne esce» (Martin Heidegger, Zur
(1,465). Leibkorper: «corpo fisiologico» (I, 465). Leibzustand: Sache des Denkens, cit., pp. 71-72). Cfr. II, 822. Sulla proble­
«stato fisiologico del corpo ». Leiben: «essere corpo in carne matica si veda Leonardo Amoroso, Lichtung. Leggere Heideg­
e ossa» (I, 108, 465), "il vivere del corpo lO, "la vita del cor­ ger, Rosenberg & Sellier, Torino, 1993.
po" (I, 279). Loslassung: "sprigionamento", «scatenamento».
Leidenschaft: "passione ». È una delle determinazioni fonda­
mentah che servono a definire la volontà (I, 55 sgg.) Machbarkeit: «fattibilità» (II, 555, 559).
Leitfrage: «domanda-guida,. (I, 22, 76-78, 375 sgg.). È distinta Machsamkeit: «fattività» (II, 559).
da Grundfrage: «domanda fondamentale ». La risposta alla Machenschaft: «macchinazione ». È associato a 3to(TlO'tç (cfr. Il,
domanda-guida (Leitfragenbeantwortung) può avvenire me­ 555, 743, 936).
diante un suo spiegamento (Leitfragenentfaltung) oppure me­ Macht: «potenza », «potere ». Concetto astratto ricavato dal
diante una sua semplice trattazione (Leitfragenbehandlung). verbo miJgen - nel senso originario di vermogen: «essere ca­
Sulla differenza tra i due tipi di risposta cfr. I, 379-80. pace », « potere» - e risalente alla radice indogermanica magh­
Leitsatz: «tesi-guida ", «sentenza lO. Cfr. per esempio I, 79, (da cui deriva, tra l'altro, la parola «magia»). Secondo Hei­
lichten: «aprire nella radura », «diradare ». Lichtung: «radu­ degger la determinazione nietzscheana della « potenza» rac­
ra », Come caratteristica del darsi dell'essere cfr. Il, 854. chiude in sé, a un tempo, il senso contenuto nei concetti ari­
Lichtungsberaubt: «privo di apertura nella radura» (II, 554). stotelici di l'lvvaf.uç, tvéQYEta ed EvrEÀ.éX;Eta (I, 74-75). Mach­
Das Lichtung-lose: «la mancanza· di radura» intesa come ten: «avere il potere », «esercitare il potere », «essere poten­
te ». Das Machten: «il potere in atto ». Machtig: «potente »,
Sinnlosigkeit: «mancanza di senso" (II, 559). Per evitare ogni «padrone di ». Machtspruch: «parola decisiva », "parola so­
associazione con la «metafisica della luce» Heidegger ha
sottolineato che Lichtung viene dal verbo lichten: «diradare », vrana» (II, 696). Machtsteigerung: «potenziamento della po­
«rendere rado", anche: «rendere leggero, lieve» (si noti la tenza» (cfr. per esempio I, 534). Vollmacht: «il pieno pote­
locuzione: den Anker lichten: «levare l'ancora»). Esso non re ». Wille zur Macht: «volontà di potenza» (cfr.). Cfr. anche
Gewalt: «potere », «violenza» (I, 527; II, 750).
avrebbe dunque a che vedere con Licht: «luce ». «La parola
tedesca "Lichtunft' è, dal punto di vista storico-linguistico, un Mafl: «misura ». Maflgabe: «donazione di misura», «il dare la
prestito dal francese clairière. È formata al modo dei vocabo­ misura» (I, 520; Il, 675). Mafligung: «moderazione» (II,
li arcaici "Waldung" (bosco) e "Feldung" (campo). La radura 649). Die Anmaflung des Mafles: «l'arrogarsi la misura» (II,
del bosco (Waldlichtung) è esperita nella diversità dal bosco 675, 676, 843).
fitto, chiamato nella lingua arcaica "Dickunft', Il sostantivo meinen: «opinare », «intendere» (nel senso di «intenziona­
"Lichtung" (radura) deriva dal verbo "lichten" (diradare). re»). Meinung: « opinione », «intenzione». Il termine ha in
L'aggettivo "licht" (rado) è lo stesso che "leicht" (lieve, legge­ tedesco entrambi i significati, che vanno dunque tenuti pre­
ro). Etwas lichten (diradare qualcosa) significa: rendere qual­ senti insieme, anche se nella traduzione italiana è inevitabile
cosa rado, libero e aperto, per esempio liberare in un posto la scelta di quello che nel rispettivo contesto è prevalente.
il bosco dagli alberi. Lo spazio libero e aperto che ne risulta è Heidegger ricorda il gioco di parole sfruttato da Hegel per
la Lichtung, la radura. Il rado nel senso di ciò che è libero e sottolineare il carattere «soggettivo» e «proprio» di ogni

I
aperto non ha nulla in comune, né linguisticamente né opinione: in ogni «opinione» e «intenzione» (Meinung) io
quanto alla cosa stessa, con l'aggettivo "licht" nel significato faccio di ciò che opino e intendo (das Gemeinte) qualcosa di
di "chiaro". Ciò va tenuto presente per la diversità tra Lich- mio (zum Meinigen) (cfr. I, 301).
1010 GloS.tario Glossario 1011
messen: «misurare ». Ermessen: «misurare », «stimare» (II, Neuzeit: «età nuova », "età moderna ». Neuzeitlich: "dell'età
647). Durchmessen: «misurare tutto », anche: «attraversare ». nuova», «dell'età moderna». Va tenuto presente che in te­
Durchmesser: «diametro». desco Neuzeit e Moderne non sono equivalenti, ma designano
Methode: « metodo ». Sull'interpretazione heideggeriana del due epoche distinte: la prima è l'età che potremmo definire
metodo cfr. I, 171-72; II,645. Heidegger richiama l'atten­ « protomoderna », la seconda viene fatta iniziare verso la
zione su una celebre affermazione di Nietzsche circa il me­ fine dell'Ottocento ed è quella che noi chiamiamo l'età con­
todo: «Ciò che contraddistingue il XIX secolo non è la vitto­ temporanea.
ria della scienza ma la vittoria del metodo scientifico sulla das Nichts: "il Niente », «il nulla lO. Appurato che del divenire
scienza» (La volontà di potenza, n. 466 [VIII, III, 231]). non si può dire «nulla», pena il ricorrere a categ-orie o de­
Miflvergnugen: «insoddisfazione », «malcontento ». Vergnugen: terminazioni antropomorfiche, Heidegger si chiede se «il
«piacere ». nulla» non sia "il più umano di tutti gli antropomorfismi»
(I, 297). Cfr. II, 578 sgg. Das Nichtige: "il nullo ». Nichtigkeit:
das Miteinandersein: «l'essere l'uno con l'altro ». Das offentliche, «nientità ».
wechselweise sich bekannte und auf sich eingespielte Miteinander­
sein: il « pubblico "essere l'uno con l'altro" conoscendosi reci­ Niedergang: "declino ». Distinto da Ubergang: "trapasso,. (II,
procamente ed essendo affiatati» è l'interpretazione heideg­ 609) e Verfall: «decadenza».
geriana del concetto greco di bijj.Wç (I, 174). Nihilismus: «nichilismo ». Sulla storia del concetto e sul suo pri­
das Mitgegebene: «ciò che è dato in dote» (I, 263, 371). Associa­ mo uso nella missiva di 1 acobi a Fichte del 1799 e nella Pro­
to a das Aufgegebene: «ciò che è dato come compito ». pedeutica all'estetica di1ean Paul cfr. II, 563 sgg. Ricerche les­
sicologiche più recenti hanno mostrato che il termine è usa­
Mitleid: "compassione» (I, 262). to anche in precedenza, per esempio in Gualtiero di San Vit­
mitteilen: «comunicare », «trasmettere », «partecipare ». Mit­ tore, e che già nel 1733 compare addirittura nel titolo del
teilen: "con-dividere ». Mit-teilung: "con-divisione ». Cfr. I, trattato di F.L. Goetzius De nonismo et nihilismo in theologia.
227 sgg., 325 sgg. Quanto a Nietzsche, da tempo si sapeva e oggi, grazie alle
indicazioni di Mazzino Montmap, è stato ampiamente docu­
mogen: «avere voglia ». È detto dell'essere che è un «avere vo­ mentato che egli ricavò il termine dalla lettura di Paul Bour­
glia» della propria essenza e un «esserne capace» (Vermo­ get, il quale lo impiega nei suoi romanzi e negli Essais de
gen). Cfr. II, 902. psychologie contemporaine (1883-85), da Nietzsche attenta­
Mut: «animo» (nel senso di «coraggio»). Cfr. il gioco di paro­ mente letti e studiati.
le con Gemilt: «animo» (II, 932). Not: «necessità», raramente «bisogno», «indigenza» (1,361,
539), Notlosigkeit: «assenza di necessità» (II, 858-61). Noti­
N achahmung: «imitazione». gen: «necessitare », «costringere », Be-notigen: «avere neces­
Nach1lliJ,Chung: «riproduzione », «imitazione », «ri-facimento ». sità» (II, 855, 861).
È la traduzione di J1(J1'I'J0Lç (1,171,175,177,184,539). Notwendigkeit: «necessarietà» (I, 861). Va distinto da Not «ne­
rwchstellen: «dare la caccia», «tendere insidie». In questo sen­ cessità », Not-wendend: "che volge la necessità », detto del pen­
so il verbo è detto della tecnica, che «dà la caccia» e «tende siero che affronta la necessità e la supera (I, 364). Not-wen­
insidie» alla natura. digkeit: «il volgere la necessità» (I, 361). Wende der N ot:
«svolta della necessità» (I, 390). Die Liebe zur Notwendigkeit:
Niihe: «vicinanza ». «l'amore della necessità », è la traduzione della nozione
Natur: «natura». È per Heidegger la traduzione moderna, re­ nietzscheana di amor fati (I, 390).
strittiva, di cpiimç. Das Naturliche: «il naturale »; das Naturhafte Nuchternheit: "sobrietà" (I, 112).
è invece «quella forza naturale che i Gr~ci dell'età tragIca
chiamavano ilbELv6v e ilbEw6"CQ"Cov, il terribile» (I, 134). Per der Nutzen: "l'utile ». Niltzlichkeit: «utilità ». Nutzwert: "valore
una esemplare trattazione del problema si veda il saggio Sul­ pratico» (II, 623).
l'essenza e sul concetto della cpvmç. Aristotele, Fisica B, 1, in Mar­
tin Heidegger, Segnavia, Adelphi, Milano, 1987, pp. 193­ offenbar: "manifesto». Offenbarkeit: "manifestatività".
255. Offenheit: "apertura».
"'f
",

Glossario 1013
1012 Glossmw Praesenz: «presenza". È il concetto moderno di presenza rife­
Ontologie: "ontologia ». Il concetto, che indica la scienza che rito alla repraesentatio di un soggetto (II, 668, 891, 903-904,
studia l'ente in quanto tale, non è un concetto greco. Hei­ 918); per questo Heidegger usa anche la locuzione repriisen­
degger afferma qui (II, 704-705) che esso nacque in età mo­ tative Praesenz (II, 904). Cfr. Anwesenheit.
derna con Johannes Clauberg. Questi in effetti lo usa nella priigen: «coniare", «caratterizzare ». Priigung: «conio,., «ca­
sua Ontosophia, apparsa a Groningen nel 1647 (una seconda ratterizzazione ".
edizione è del 1660 e una terza, pubblicata ad Amsterdam,
del 1664). In realtà il termine è attestato già prima, in Ro­ Quietiv: «quietativo ». Schopenhauer definisce l'arte un quieta­
dolfo Goclenio, che lo introduce in una glossa a margine del tivo, un calmante della vita; per Nietzsche essa è invece uno
suo Lexicon Philosophicum pubblicato a Francoforte sul Me­ stimolante (I, 43).
no nel 1613, e contemporaneamente in Jacobus Lorhardus,
che lo impiega nel suo Theatrum Philosophicum edito a Basilea Rangordnung: «gerarchia ", «ordine gerarchico ».
nel 1613. Compare in seguito anche nell'Encyclopaedia di Rausch: «ebbrezza ». Sull'ebbrezza come stato estetico cfr. I,
]ohann Heinrich Alsted (Herborn, 1620), nella Metaphysica 100 sgg.
divina di Abraham Calov (Rostock, 1636) e nel Lexicum Philo­
sophicum di ]ohannes Micraelis Gena, 1653). Riitsel: «enigma». È il «mistero» dell'essere in quanto esso si
dà all'uomo come ciò che va pensato (II, 839-40). Sul concet­
Onto-theo-logie: «onto-teo-logia" (II, 819-21). È il termine scel­ to di «enigma» nel celebre capitolo dello Zarathustra « La vi­
to da Heidegger per designare la struttura fondamentale sione e l'enigma» cfr. I, 244 sgg.
della metafisica in quanto indagine dell'ente come tale: essa
è infatti ricerca dell'universale sia nel senso di ciò che è co­ rechnen: « contare ». Rechnen auf etwas: «fare conto su qualco­
mune a ogni ente (òv xa66Àou = xOLv6v), vale a dire come on­ sa»; rechnen mit etwas: «fare conto di qualcosa», «tenere
tologia, sia nel senso di ricerca dell'ente sommo (òv xa66Àou conto di qualcosa" (11,619,725). Er-rechnen: «calcolare il ri­
sultato ». Rechnung: «conto ». Das in-Rechnung-Stellen: «il
= aXQ61;a'tov (W), cioè come teologia. Heidegger ha comincia­ mettere-i n-conto » (I, 477).
to a usare tale termine verso la fine degli anni Venti (nel cor­
so marburghese del semestre estivo 1928, nel libro su Kant N recht: «retto », « giusto ». Corrisponde al latino rectus e significa
?n il « diritto» (das « Gerade »), il «giusto adatto» (das Mund-ge­
del 1929 e nel corso friburghese del semestre invernale ",

1929/30) e lo ha illustrato in modo definitivo nel saggio « La rechte). Cfr. I, 522-23; II, 859. Cfr. anche gerecht: «giusto ».
Das Recht: «il diritto".

t:t
struttura onto-teo-logica della metafisica» contenuto in
Identitiit und Differenz (Neske, Pfullingen, 1957). Il termine Rede: «discorso». È il termine tedesco corrispondente a Myoç
risale a Kant che lo impiega nella Critica della ragione pura (A e a ratio. Quest'ultima, che deriva etimologicamente da reor:
631-32, B 659-60) per indicare una delle due varianti della « asserire» (II, 889), è per Heidegger una « parola a doppio
«teologia trascendentale» o «teismo », distinta dalla «teolo­ tronco» (Zwieselwort) nel senso che, a un certo punto della
gia naturale» o «deismo »; diversamente dalla «cosmoteolo­ ~' sua storia (cfr. Leibniz, Monadologia, paTT. 29-32), si biforca
gia ", 1'" ontoteologialO intende conoscere resistenza di Dio in due significati: Grund: «fondamento» e Vernunft: «facol­
per mezzo dei soli concetti, senza il ricorso all'esperienza. Il tà della ragione », cioè la capacità di fornire il fondamento.
termine è usato poi anche da Schopenhauer, in riferimento Cfr. Il princiPio di ragione, cit., pp. 167 sgg.
a Descartes, nella seconda edizione ampliata del saggio Sulla Reflexion: « riflessione». Termine filosofico tematizzato da
quadruPlice radice del principio di ragione sufficiente. Kant e dall'idealismo tedesco, e che Heidegger traduce con
Ort: «luogo ». Ruck-beugung: «ri-piegamento» (11,915-18).
Onschaft: «località» (II, 828). Repriisentant: «rappresentante ». È più di un semplice «sostitu­
to" (Vertreter), cfr. I, 526; II, 799-800. « Rappresentante del­
Poesie: «poesia». Distinto da Dichtung: «creazione poetica»,
la vita» è detta la giustizia.
«componimento poetico". Sulla derivazione di « poesia" da
Rettung: « salvazione» (II, 883). Cfr. Er-losung: « redenzione"
:rcOLllOLç cfr. I, 166-67.
e H eil: «salvezza".
ponere: «posare", «porre", «deporre ". Il verbo latino ha tre
richten: «dirigere », «indirizzare », « regolare", «giudicare ».
corrispondenti in tedesco: setzen, stellen, legen, fàttispecie sul­
Sich richten nach: «regolarsi su». Errichten: «erigere ». Rich­
la quale Heidegger richiama l'attenzione (II, 921).

1014 Glossq,rio
,

'~l

Glossario 1015
tig: «corretto lO. Richtigkeit: «correttezza lO, «conformità ». È Scheidung: «cesura» (I, 132), «scissione» (1,395; II, 775). Cfr.
la determinazione della verità secondo la teoria della adae­ Entscheidung: «decisione» (II, 775), Unterscheidung: «disùn­
quatio intellectus ad rem, anzi, è la traduzione di adaequatio e di zione» (II, 705).
ÒtwW>Otç; va infatù intesa « nel senso letterale di Gerichtetheit scheinen: «risplendere », «apparire », «sembrare ». Schein:
auf.. (l'essere diretto a ... ), della adeguatezza all'ente» e non « parvenza» (I, 210, 510). SchttÌnbarMit: «illusorietà». Auf­
nel significato di incontraddittorietà o coerenza (Folgerichtig­ schttÌn: «comparsa ». Anschein: «sembianza» (II, 794, 800).
Mit) che il termine assume in logica (I, 423). Die Richte: «la
diretùva» (I, 522, 525). Der Richter: «il giudice» (II, 650). Schema: «schema ». Schemabedurfnis: «bisogno di schemi ». Poi­
ché la sussistenza di un essere vivente richiede la schematiz­
das Riesenhafte: «il gigantesco,.. È una delle figure ricorrenti zazione del caos, cioè la riduzione della sua complessità, la
nella diagnosi heideggeriana del presente come epoca della prassi di vita è essenzialmente un bisogno di schemi, cioè
dimenùcanza dell'essere in favore dell'ente. Nei Beitriige zur «quel mirare a formare schemi che rende possibile l'assicu­
Philosophie è definito come «ciò per cui il "quanùtaùvo" vie­ razione della sussistenza» (I, 471).
ne trasformato in una "qualità" propria, in una specie di
grandezza» e le sue forme sono: « l) il gigantesco nel rallen­ schicken: «destinare ", «inviare ».
tamento della storia... 2) il gigantesco nella pubblicità ... 3) il gi­ Schlag: «ùpo ». Traduce -rum>ç.
gantesco nella pretesa di naturalezza... 4) il gigantesco nel
rimpicciolimento dell'ente nel suo insieme ... » (HGA, LXV, SchlujJfolgerung: «sillogismo», «conclusione ». Sulla discussio­
par. 260; cfr. anche parr. 70-71). ne circa il carattere di sillogismo (conclusio) della tesi carte­
siana cogito ergo sum cfr. II, 665 sgg.
das Riesige: «il gigante». Detto del grande stile e inteso in senso
non quanùtaùvo, ma qualitaùvo (II, 789). Schranke: «limite ». DiSÙnto da Grenze: «confine ». Entschriln­
ken: «sciogliere da limiù ».
Ri1ck-beugung: «ri-piegamento ». È la traduzione-spiegazione
Schrecken: «sgomento" (II, 857). Cfr. das Erschrecken.
di Reflexion (II, 915-18).
Schritt zuruck: «passo indietro ». Cfr. II,837. Per capire questo
Ruck-wendung: «ri-volgersi ». È la traduzione-spiegazione di re­
termine tecnico va tenuto presente il parallelo che in ldenti­
flexio (I, 893).
tilt und Differenz Heidegger instaura tra l'approccio hegelia­
no alla storia della filosofia, caratterizzato in termini di Auf­
Sache: «cosa ", «cosa in quesùone ", anche: «quesùone »,
hebung, e il proprio atteggiamento definito appunto come
« causa». Il termine va inteso tenendo presente l'eùmologia
« passo indietro ».
che lo lega al concetto giuridico di «causa», « quesùone »
(Streitfall) - fino a significare, in un senso generale, «faccen­ schwer: «grave ». Der schwerste Geda'[tke: «il pensiero più gra­
da» (Angelegenheit). Cfr. I, 29; II, 832, 861. In origine v'è ve ", raramente: «più difficile ». E la denominazione con la
una differenza, poi affievolitasi, rispetto al concetto di Ding quale Nietzsche qualifica il pensiero dell'eterno ritorno.
che indica la «cosa» in senso corporeo, materiale. Ur-sache: Schwere: «gravità ». Schwergewicht: «baricentro ", «peso ",
«causa originaria» (cfr.) «peso più grave» (I, 76, 231). Si noù che il brano della Gaia
scienza in cui Nietzsche rende pubblica per la prima volta l'i­
Sachgrund: «fondamento reale", ratw essendi. dea dell'eterno ritorno reca come titolo: «Das grojJte Schwer­
Satz: «proposizione », «tesi ». Grundsatz: «tesi fondamentale ", gewicht », reso con «Il peso più grande» seguendo la tradu­
«principio ». Cfr. 1,489,494; II, 672. Satz vom Grund: « prin­ zione di Colli-Montinari; «peso» rende però solo imperfet­
cipio di ragione» (II, 901-902). Satz der ldentitiit: « principio tamente il concetto di Schwergewicht. Il senso è che l'eterno
di identità ". Satz vom {zu vermeidenden] Widerspruch: « princi­ ritorno sarebbe il «baricentro massimo» per l'esistenza
pio di non contraddizione» (1,489 sgg.). Sui diversi significa­ umana. Altre traduzioni più letterarie rendono con «il far­
ti di Satz cfr. il Glossario di Il PrinciPio di ragione, cit., sub dello più pesante».
voce. seiend: «essente». Seiendes: «ente». Proprio perché in tedesco
schiitzen, erschiitzen: «sùmare». Ab-schiitzen: « fare oggetto di sti­ è avvertito ancora il, valore participiale del termine, esso non
ma ». Das Geschiitzte und das Er-schiitzte: «ciò che è stimato e il è usato al plurale. E stato dunque reso anche con «ciò che
risultato della stima» (II, 725-26). Wmschiitzung: «giudizio è» o «gli enti ». Das Seiende im Ganzen: «l'ente nel suo insie­
di valore» (cfr.). me».
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1016 Glossario Glossario 1017


Seiendheit: «enticità ». È il carattere d'essere dell'ente, ciò che Sichtigkeit o Sichtsamkeit (<< visività»): la Sichtigkeit è il caratte­
fa sì che un ente sia tale. Si tratta dunque di una determina­ re dell'idea il quale rende possibile la Sichtbarkeit delle singo­
zione ontologica, cioè dell'indicazione di un modo d'essere e le cose (II, 712). '
non di un particolare ente. In questo senso Heidegger inter­ Sinnbild: «simbolo », «immagine sensibile ». Versinnbildlichen:
preta il concetto greco di o'Òata, tradotto appunto con Seiend­ «simboleggiare ».
heit (II, 707-708).
Sinnlosigkeit: «mancanza di senso». È per Heidegger un carat­
sein: «essere». Sui molteplici significati del verbo «essere» cfr. tere essenziale dell'età moderna (II, 557 sgg.).
II, 736 sgg. (analisi che vengono svolte, quasi negli stessi ter­
mini, anche nella EinfUhrung in die Metaphysik). Das Sein: Sorge: «cura ». Sorgsamkeit des Besorgens: «sollecitudine del
"l'essere ». Seinsgeschichte: «storia dell'essere ». Seinsverlas­ prendersi cura », traduce JtEÀÉ'tl], È:n:Lt.téÀ.Eta, e viene distinta
senheit des Seienden: «abbandono dell'ente da parte dell'es­ da Sorgfalt: «accuratezza» (I, 166).
sere». das Spatere: «il posteriore ». Cfr. das FrUhere: «l'anteriore ».
das Selbe: "lo Stesso ». Scrivendo l'espressione con l'iniziale Spielraum, Spiel-Raum: «spazio di azione» (I, 526), «lasco» (II,
maiuscola Heidegger si scosta dalla grafia corrente dasselbe, 706).
e quindi dal significato comune della parola (<< la stessa co­
sa ..), e sostantiva invece lo «Stesso .. (o «stessa Cosa»). Nel­ Spur: «traccia» (I, 394).
l'interpretazione del celebre frammento di Parmenide tÒ Stand: «stato», «stabilità» (II, 673, 724, 756, 867, 914). Stand­
avt6 È<TtL voetv tE xaL ElVaL: « Lo Stesso è essere e pensiero», il haft: «saldo» (II, 756). Standhalten: «resistere» (I, 447).
soggetto è per Heidegger tÒ a'Òt6, « lo Stesso», «la stessa Co­ Stiindig: «costante ». Sutndigkeit: «costanza ». Standort: «posi­
sa» - non VOEtV tE xai ElVaL, essere e pensiero e bisogna zione lO. Cfr. I, 378: la «posizione dell'uomo nell'insieme
dunque tradurre: «Lo Stesso è essere e pensiero». dell'ente». Anche «collocazione».
Selbigkeit: «identità», «identicità», «stessità» (I, 476). Steigerung: «potenziamento».
das Selbst: «il sé », «!'identità» (I, 476). stellen: «porre». Nel senso di «fermare», «fissare» (II, 661).
Selbsutndigkeit: « autonomia», «autosussistenza». Selb-stiindig­ Anche « mettere in posa». Gestelltheit: «fissità» (II, 916). In­
keit: «lo stare in piedi da sé» (I, 323). teressanti sono inoltre i composti di stellen, mediante i quali
t Heidegger indica le attività fondamentali che prendono pie­
Selbstbehauptung: «autoaffermazione ". È definita come il «vo­ ~ de nell'orizzonte epocale della tecnica moderna: bestellen:
ler restare a capo (Haupt), sopra» (I, 70-7 ~ « ordinare»; einstellen: «installare », «instaurare»; feststellen:
Selbst-bewuflt-sein: «essere-auto-cosciente» (II, 919). & «fissare », «constatare »; herstellen: «fabbricare »; sicherstel­
Selbstgesetzgebung: «autolegislazione» (II, 797). l
'l~
len: «porre al sicuro »; vorstellen: «porre dinanzi », «rappre­
sentare»; zustellen: «fornire». Cfr. Gestell: «impianto»,
~.
Selbstheit: «l'essere-sé», <<identità», «ipseità» (I, 476; II, 648, «montatura ".
905,907). Stellmacher: «carradore». Parola tedesca di uso raro per indi­
Selbst-her-stellung: «auto-fabbricazione» (II, 919). care colui che fabbrica telai (Gestelle). Heidegger la adopera
con Werker: «artigiano », Anfertiger: «artefice », Macher:
das Selbstsein: «l'essere-sé» (II, 649),
« fattore», «costruttore» - per rendere 6T)JtLOUQY6ç (I,
Selbst-zu-stellung: «auto-fornitura» (II, 919). 174).
setun: "posare». Distinto da stellen: «porre» (II, 908, 914). Stimme: «voce ». Lautlose Stimme des Seins: «voce afona dell'es­
Setwng: «posizione» (I, 499-500). sere» (II, 934).
sichern: «assicurare ». Sicherstellen: «porre al sicuro ». È uno stimmen: «accordare ». Stimmung: «disposizione », «stato d'ani­
dei tratti che caratterizzano il Vorstellen moderno. Cfr. versi­ mo ». Be-stimmung: «pre-disposizione ». Gestimmtsein: «esse­
chern: «assicurare », re disposto », «essere in uno stato d'animo ». Cfr. per esem­
Sicht: «visione» (I, 144). Sichtbarkeit: «visibilità». Nell'inter­ pio I, 124.
pretazione della teoria platonica del conoscere è distinto da Stoff: «materia », «materiale ».
1018 Glossario Glossario 1019
streben: «aspirare", «appetire,.. Das Streben: «l'appetito ». iiberhiJhen: «sopraelevare ». UberhiJhung: «sopraelevazione» (II,
Subjekt: «soggetto ». Termine filosofico moderno con un si­ 549).
gnificato diverso sia dal latino subiectum e substans da cui de­ iiberholen: «sorpassare ».
riva (e che Heidegger traduce con das im actu Unter-geiegte
und Unter-worfene: "ciò che nell'actus è sotto-posto e sog-get­ Uber-lieferung: «tra-dizione» (II, 562).
to o con das Unter-stehende und so vor aliem Stiindige: «ciò che
lO Ubermacht: «superpotenza» (I, 527). Ubermiichtigung: «superpo­
è sotto-stante e così dinanzi a tutto costante », II, 888), sia dal tenziamento» (I, 527, 534; Il, 559).
greco im:oxdj.tE'VO'V (che Heidegger traduce con das Unter­ Ub~ck: «superuomo ». «Con il termine "superuomo"
und Zugrunde-liegende: «ciò che soggiace e sta a fondamen­ (Ubermensch) Nietzsche non intende un essere immaginario
to», Il, 651). portentoso, ma l'uomo che supera, va oltre (wer) l'uomo che
Subiectitiit: «soggettità» (II, 848, 905-908). Con tale denomina­ si è avuto finora,. (I, 204). «Con questa denominazione
zione Heidegger intende indicare il modo in cui nella me­ Nietzsche non q~signa affatto un essere che non è più uo­
tafisica l'essere dell'ente è determinato in riferimento a un mo. Il.:'super'' (Uber), da intendere nel senso di "al di là", "ol­
subiectum (il31:oxeLj.tevov), prima ancora che tale subiectum ab­ tre" (Uber-hinaus), è riferito a un uomo ben determinato, il
bia assunto le fattezze dell'io, della mens rive animus, della ra­ quale diviene visibile nella sua determinatezza solo quando
tio o Vernunft, cosa che avviene con la SubjektivitiU, cioè con la si perviene, andando al di là di lui, a un uomo trasformato ...
« soggettività» moderna vera e propria. Quest'ultima è il Il superuomo non è un essere favoloso, è colui che riconosce
modo moderno della «soggettità» (II, 904). questo ultimo uomo come tale e lo supera. Super-uomo, cioè
colui che supera l'''ultimo'' uomo e solo così lo bolla come ul­
Subjektivitiit: «soggettività» (II, 905-908). timo uomo, come uomo che fa parte di quanto è stato fino­
ra» (1, 241).
Tatsache, Tat-Sache: «dato di fatto ». Tatsiickiichkeit: «fattuali­
tà». Esprime il «che», contrapposto al «che cosa» e al «co­ wersetzen: «tradurre ». Uber-setzen: «tra-durre» (nel senso di
me» (II, 770, 809). Il termine fu coniato nel 1756 dal teolo­ « trasporre») (II, 544-45). La differenza tra i due significati

go Johann Joachim Spalding come traduzione dell'inglese è indIcata dal trattino (che non è un capriccio heideggeria­
rnatter offact, che rende a sua volta il latino res facti. no): senza trattino il prefisso wer è inseparabile, e in tal caso
il verbo va preso nel significato figurato di «tradurre ».
taugiich: «idoneo ». Traduce àya96v (II, 718). Quando invece è presente il trattino si vuole indicare che
Tiiuschung: «illusione».
iiber è separabile: in tal caso il verbo (che prende anche una
diversa coniugazione del participio: iibergesetzt anziché wer­
Teilkabe, Teilnahme: «partecipazione ». Rende il greco j.tÉTe­ setzt) mantiene il significato letterale di «trasporre». Su co­
çtç. me Heidegger sfrutti ·tale differenza per illustrare l'opera
Teilnahmslosigkeit: «noncuranza» (I, 115). del tradurre cfr. sopra, p. 979-80.
Teilung: «partizione». Cfr. Vorteii: «vantaggio». das Uber-sich-kinaus: «l'essere-al-di-là, fuori-di-sé ».
Trennung: «separazione». Uberstieg: «trascendimento «oltrepassamento ». È impiegato
lO,

per rendere e spiegare con una parola di radice germanica il


Trieb: «istinto». forestierismo tedesco Transzendenz (II, 821).
Tun und Lassen: «fare e non fare », «azione e omissione », «fa­ Uberwelt: «sopramondo », «mondo superiore» (II, 765).
re e lasciar stare».
Uberwindung: «superamento» (I, 536). Sulla definizione del
wereignen: «affidare lo, «trasmettere in proprietà» (II, 617, concetto cfr. II, 834: «Superare significa: lasciare qualcosa
730,932). sotto di sé e al tempo stesso, ciò che così è lasciato-sotto-di­
iibereinkommen: «convenire ». Ubereinkunft: «convenzione ». sé, lasciarlo dietro di sé come ciò che d'ora in poi non deve
avere più alcun potere determinante ». Sul fatto che il «su­
Uhe!gang: «passaggio ", «trapasso", «transizione» (II, 562). peramento» del nichilismo implichi ancora un momento di
Ubergiinglich: «transitorio», detto della monade che, in « volontà» e quindi l'irretimento in una determinazione an­
quanto è appetitus, ha in sé il principio della transizione da cora metafisica cfr. II, 854: «esso [il nichilismo] non si lascia
una percezione all'altra (II, 897). superare non perché sia insuperabile, ma perché ogni voler­
1020 Glossario
Glossario 1021
superare rimane inadeguato alla sua e~~enza". Per questa
ragione Heidegger parlerà, anziché di Uberwindung, di Ver­ Untergrund: «sottofondo» (II, 889).
windung (cfr.), concetto in cui è evitato ogni elemento volon­ Unterjochung: «soggiogamento». È detto del processo attraver­
taristico. so il quale 1'àì..i)6Eta, cioè la svelatezza originaria dell'essere,
Umblick: «visione che comprende» (I, 376), «visione circospet­ viene sottomessa al giogo dell'l6éa, ossia riportata nell'oriz­
tiva» (I, 381). zonte della visibilità, intelligibilità e conoscibilità da parte di
umdrehen: «rovesciare ». Umdrehung: «rovesciamento ». È usato un «soggetto».
per indicare l'operazione compiuta da Nietzsche nei con­ Unterkunft: «asilo ". Termine che Heidegger adopera per indi­
fronti del platonismo (I, 198 sgg.). care il fatto che l'essere, nel suo darsi che è al tempo stesso
Umgang: 1'« avere a che fare », la «pratica» (I, 477). Il termine un nascondersi, ha bisogno di un rifugio in cui albergare, ed
nacque come traduzione tedesca del forestierismo Kontakt. esso è il «ci" dell'esserci (II, 828).
umkehren: «rovesciare ». 'Umkehrung: «rovesciamento ». Unterscheidung: «distinzione», anche «differenziazione». Per
le diverse sfumature del termine rispetto a Differenz. e Aus­
Umkrru: «cerchia ». trag cfr. Il, 705. Cfr. anche Scheidung: «scissione ", Entschei­
Umsicht: «circospezione» (I, 559). dung: «decisione".
umstellen: «circondare» (I, 477). Unterscmed: «differenza ».
Umtrieb: «mene" (11,841). das Unter-stehende und so vor allem Starttiige: «ciò che è sotto-stan­
Umwertung: «trasvalutazione », «rovesciamento dei valori ». te e così dinanzi a tutto costante ». E la traduzione-interpreta­
Umwertung alter Werte: «trasvalutazione di tutti i valori ». zione di subiectum e substans (II, 888).
das Un-ab-liissi~e: «ciò che non-lascia-perdere» (II, 855). Si è das Unter- und Zugrunde-liegende: «ciò che soggiace e sta a fon­
tradotto COSI per rendere anche in Italiano l'etimo della pa­ damento ". È la traduzione-spiegazione di 'Ù3tOKELJ1EVOV (II,
rola. Altrimenti, nel significato comune, essa vuoi dire sem­ 651).
plicemente: «incessante». Unveroorgenheit: «svelatezza ». È la traduzione con la quale Hei­
understand: è la traduzione tedesca, in Taulero e Suso, del gre­ degger intende rendere il senso del concetto greco di à­
co U3tOKELJ1I':VOV e del latino subiectum e substantia (II, 777). ÀiJ6ELa, sottolineando che per esprimere la «verità" i Greci
usavano un concetto negativo (formato con l'a privativo, re­
Unerfragbarkeit: «indomandabilità» (II, 557). so da Heidegger mediante l'Un- di Unverborgenheit, e la base
das Ungesagte: «il non detto ». di ì..a6etv: «essere latente, nascosto»), mentre sia il latino ve­
ritas, sia il tedesco Wahr;heit sono concetti positivi (cfr. l'indo­
unheimisch: «senza casa» (II, 859). Cfr. Heimatlosigkeit: «spae­ germanico weros: « degno di fede», l'accadico bfirum: «esse­
satezza,. (II, 859). Alla lettera: «mancanza, assenza di pa­ re stabilmente provato ", «essere certo" - dal verbo bartlm:
tria». «vedere », «osservare» - e il sumerico bar: «essere chiaro ",
Unschuld des Werdens: «innocenza del divenire» (1,281). È una « risplendere»). Il fenomeno della verità, pensato nella dire­
formula ricorrente in Nietzsche per indicare la sua conce­ zione suggerita dall'etimologia del termine greco, è dunque
zione del divenire. Fu scelta da Alfred Baumler come titolo uno strappare all'occultamento, alla latenza, un portare a
per la sua edizione dei frammenti postumi, del 1931, che in­ manifestarsi. Sull'etimologia di à-ÀiJ6na Heidegger ebbe una
tendeva integrare quella della Volontà di potenza. controversia con il filologo classico Paul FriedHinder, suo
Unterbau: «infrastruttura» (II, 887). collega a Marburgo, il quale nella sua monografia su Platone
aveva sostenuto che, dal momento che le prime occorrenze
Untergang: «tramonto ». « ... significa qui [nello Zarathustral.due del termine, in Omero, ne registrano sempre la connessione
cose: 1) l'andare via nel senso del trapasso (Weggangal5 Uber­ con i verba dicendi, fin dalle origini la à-ÀiJ6ELa dipenderebbe
gang). 2) Andare giù, sotto, come riconoscimento dell'abis­ dall'ambito del discorso. Secondo Heideg~er, invece, essa è
so» (I, 265). un'apertura prediscorsiva, ontologica (Heldegger, Segnavia,
das im actu Unter-gelegte und lfnter-worfene: «ciò che nell'actus è cit., p. 390). Nella terza edizione del suo lavoro Friedlander
sotto-posto e sog-getto». E la traduzione heideggeriana di riconobbe in parte le ragioni di Heidegger (cfr. Platon, 3
subiectum (II, 888). voli., de Gruyter, Berlin, 1964, voI. I, p. 233). E anche HeÌ­
degger ritrattò parzialmente la tesi sostenuta nel saggio su
1022 Glossano Glossario 1023
La dottrina platonica della verità, secondo la quale la lt-ÀiJ9Eta,
Unwille: «indignazione». Alla lettera: «non-volontà» (I, 57­
esperita nei Presocratici in modo originario come l'essere
58).
stesso, avrebbe subito con Platone un mutamento essenziale:
Urbild: «immagine originale ", «archetipo ». Cfr. Abbild: «im­
cessando di essere un carattere dell'essere, cioè la sua mani­
magine-copia », Vorbild: «immagine-modello ».
festatività, essa sarebbe diventata òee6tt)ç, ossia correttezza

della visione e quindi un carattere che l'essere sviluppa in


Urgesetz: «legge originaria» (II, 769).
relazione a un «soggetto» che lo coglie: «Nell'orizzonte di
Ursache: «causa ». Ur-sache: «causa originaria ». È la traduzione
questa questione» si corregge Heidegger «bisogna ricono­
di ah(a. Ursachheit: « causalità .. (II, 921). Ur-sachlich: «origina­
scere che la 'A-ÀiJ9ELa, la svelatezza nel senso della "radura"
riamente causante ». Cfr. II, 875, 884. Verursachen: «causa­
della presenza, venne esperita subito e soltanto come òQ96­ re» (II, 879).
tt)ç, come la correttezza del rappresentare e dell'asserire.

Ma allora non è più sostenibile nemmeno l'affermazione di


Ursprung: «origine». Distinto da Herkunft: «provenienza». Ur­
un mutamento essenziale della verità dalla svelatezza alla
sprilnglich: «originario », distinto da anfonglich: "iniziale lO.
correttezza» (Heide~ger, Zur Sache des Denkens, cit., p. 78).
Urteil: «giudizio lO. Termine originariamente giuridico, fu in­
Per la concezione heIdeggeriana della MiJ9ELa e l'etimologia
trodotto nel linguaggio filosofico da Leibniz e da Wolff co­
che essa valorizza fu importante l'articolo redatto da Bult­
me traduzione di ltn;6<pavc:nç, enuntiatio, assertio, judicium.
mann per il Theologisches Wiirterlntch zum Neuen Testament,

cit., utilizzato da Heidegger. La fonte segreta di quest'ulti­


Urteilskraft: «facoltà del giudizio». Termine coniato nel XVII
mo, a tal proposito, è soprattutto Ernst von Lasaulx, Neuer secolo da Harsdorffer per tradurre in tedesco facultas discre­
,;

Versuch einer alten, auf die Wahrheit der Thatsachen gegrilnde­


tiva. A introdurlo stabilmente nel linguaggio filosofico fu
ten Philosophie der Geschichte, Literarisch-artistische Anstalt,
Leibniz, a darne la definizione rigorosa Kant, che lo deter­
Miinchen, 1856, che in due passi nota il carattere «negati­
mina come la capacità di sussumere sotto regole, cioè di di­
vo,. di lt-ÀiJ9ELa. L'etimologia del termine greco è peraltro at­
stinguere se qualcosa cada o meno sotto una regola data (ca­
testata già nell'antichità, per esempio in Sesto Empirico, che sus dotae legis). Se è dato l'universale e il giudizio sussume
la presenta in Adversus Mathematicos, e viene discussa anche sotto di esso il particolare, il giudizio è «determinante» (be­
in età moderna, per esempio da François de La Mothe Le stimmend). Se invece è dato il particolare e il ~udizio deve
Vayer nel primo dei suoi Dialogues faits à l'imitation des an­ trovare l'universale ere lo comprende, il giUdIZio è «riflet­
ciens del 1632: "La verité est nommée des Grecs, MiJ9ELa, tente» (rejlektierend). E una capacità, questa, che non può es­
quasi d}.q-8eta, erratio seu vagatio divina, comme despendant sere insegnata, ma soltanto esercitata, e alla sua mancanza,
plustost, s'il y en a, d'une extravagance divine, que du dis­ la «stupidità» (Dummheit), non è possibile ovviare. Il giudi­
cours de nostre humanité. Si ce n'est que nous prenions le zio costituisce, con l'intelletto e la ragione, la facoltà conosci­
vraisemblable ou apparent, appellé ltÀ1l9éç, quasi /Jr, J..ij11ov tiva superiore: l'intelletto (Verstand) domanda: che cosa vo­
non latens, pour une verité essentielle ». glio (affermare come vero)? Il giudizio: che cosa è impor­
tante? La ragione (Vernunft): che cosa ne risulta?
Unverstelltheit: "dis-simulatezza ». È il carattere del vero, corri­
spondente alla Unverborgenheit (I, 178, 181-82). veranlassen: «occasionare» (II, 846, 860). Da notare il gioco di
das Unvordenkliche: "l'immemorabile ». Cfr. Vordenken: «memo­ parole con AnlajJ: «occasione» e sich einlassen: «lasciarsi
rare». coinvolgere» (II, 860).
Unwesen: «malaessenza », «non essenza ». Si tratta del risvolto verbergen: «velare», «occultare». Traduce Àav9aVEtv (I, 191).
negativo dell'essenza, che fa essenzialmente parte di essa Verbergung: «velamento», «occultamento,.. Comporta la di­
(II, 831 sgg.), cosÌ come, per esempio, das Unwetter: «il mal­ menticanza metafisica dell'essere, Àfl{tq (I, 192). Verborgen­
tempo» è la componente negativa del Wetter: «tempo », nel heit: «velatezza lO, anche «latenza ». E considerata una carat­
senso atmosferico. Per espnmere tale coappartenenza, in teristica del darsi dell'essere (II, 854); l'opposto è entbergen:
seno all'essenza, di momento positivo e momento negativo «svelare ".
Heidegger usa l'espressione das Wesende des Unwesens im We­
sen: «ciò che è essenzialmente presente della malaessenza verbleiben: « rimanere ». Cfr. verweilen: « permanere» (II,
nell'essenza» (II, 837-38). Si consideri infine l'espressione 870).
sein Unwesen treiben: «imperversare con la propria malaes­ verdunkeln: «offuscare,.. Verdunkelung: «offuscamento». N el­
senza ». Cfr. anche Gegenwesen: «opposizione essenziale ». l'interpretazione della concezione platonica dell'arte è la de­
Glossario 1025
1024 Glossario
vernehmen: «percepire », «apprendere ». È il termine con il
signazione del processo che provoca la minore trasparenza quale Heidegger traduce 'VOsL'V. Vernehmbarkeit: "percepibili­
della copia rispetto all'originale. tà» (1,473). Vernehmung: «percezione» (1,436,474), ma an­
Vereigentlìchung: "appropriazione autentica» (I, 233-34). che «escussione» (in senso giudiziario, II, 776-77). Il perce­
Vereinz.elung: «individuazione». Nel senso di «diventare indi­ pire come «accogliere» (aufnehmen, 'VosL'V) si trasforma nel
viduo». Altrimenti: «isolamento ». corso dell'età moderna in «interrogatorio (Ver-hOr) e giuri­
sdizione (Gerichtsbarkeit, per-ceptio) " (II, 796).
Verfahren: «procedura », «procedimento ».
vernìchtend: «distruttivo». Assieme a bauend: «costruttivo» e
verfallen: «decadere », "cadere ». Verfall: «decadenza ». Das ausscheidend: «esclusivo» è un carattere del modo di pensare
Verfallen: "decadimento ». Il fenomeno è analizzato in Essere che è la giustizia (I, 526 sgg.; II, 799 sgg.).
e tempo, parr. 25-27, 35-38. Ver-nìchts-ung: «an-nulla-mento ». Gioco di parole mediante il
Verfilgung: «disposizione ». In Ver{ilgung la grafia con il tratti­ quale Heidegger intende sottolineare la radicalità della «ri­
no mette in evidenza la connessione linguistica con Filgung e duzione a nulla (Nichts) » che viene messa in atto nell'annien­
dunque il senso di "combinazione », «giunzione» (cfr. II, tamento (Vernichtung) prodotto dal nichilismo (II, 840).
547).
Vernunft: «ragione », «percezione ». Seguendo un'etimologia
vergegenwartigen: «fare presente» (II, 917). già indicata da Clauberg, ripresa da Leibniz e diffusa da
Vergessenheit: «dimenticanza». Seinsvergessenheit: «dimentican­ Herder, Heidegger sottolinea la derivazione del termine da
za dell'essere». vernehmen (I, 436, 473-74). Nella sua Ars etymologica Temo­
num e Philosophiae fontibus derivata (Duisburg, 1663) Clau­
Vergnilgen: "piacere ». Mipvergnilgen: «insoddisfazione », «mal­ berg scrive: «Et quoniam origo nominis kunst mihi perspec­
contento». ta est, inde sic argumentor: quemadmodum kunst a kommen,
sich verhalten: «comportarsi (in rapporto a) », «rapportarsi », ahnkunft adventus ab ahnkommen advenire: ita vernunft, ratio,
«stare in rapporto ». Il duplice significato del verbo - rap­ intellectus, a vernehmen I vernommen /, percipere, intelligere,
portarsi e comportarsi - esprime bene per Heidegger la animadvertere. Quid enim Ratio in nobis aliud est, quam
struttura «intenzionale» dell'esistenza ed è da lui illustrato idipsum, quo quid percipimus, cognoscimus, animadverti­
in HGA, LXI, 52. Verhalten, Verhaltung: «comportamento» mus? Verbi vernehmen jam antiquis temporibus haec fuit si­
(Il, 740). Verhaltnis: «rapporto ». Cfr. Haltung: «portamen­ gnificatio» (riedita da Leibniz in Collectanea etymologica, Ni­
to». colai Foerster, Hanoverae, 1717, parte prima, p. 192). Cfr.
le osservazioni di Heidegger sulla «fiducia nella ragione ", I,
verklaren: «trasfigurare ». Verklarung: «trasfigurazione» (I, 438 sgg. Allerweltsvernilnftigkeit: «razionalità comune a tutti»
211). (11,655).
Vermenschlichung: «antropomorfizzazione », «antropo"!orfi­ verrechnen: «mettere in conto », «conteggiare », «calcolare ».
smo ». Entmenschlichung: «disantropomorfizzazione ». E un Verrechnung: «messa in conto», «conteggio», «computo».
termine centrale nella critica nietzscheana dei concetti e dei Ha anche il senso del calcolare in modo sbagliato (indicato
valori tradizionali, del quale Heidegger dà una interpreta­ dal prefisso ver-), senso che Heidegger sottintende.
zione articolata (cfr. I, 299 sgg.): dopo che si è dichiarato di
rinunciare alla dottrina dei due mondi, e ai suoi surrogati Versammlung: «raccolta», «riunione». Traduce il AOyoç di
moderni, qualsiasi tentativo di dare un nome e un senso al­ Eraclito, inteso da Heidegger come il collegamento e il rac­
l'ente nel suo insieme - cioè al «mondo », alla «vita », al «di­ coglimento dei contrari dispiegati nel reciproco «contende­
venire" -, qualsiasi concetto con il quale noi tentiamo di re" (n6ì..s!-,oç, Aus-einander-setz.ung). Su questa sua interpre­
definirlo, cioè di catturarlo e stabilizzarlo, rischia di essere tazione del AOyoç Heidegger si basa per asserire che Eracli­
un antropomorfismo. Heidegger si chiede se, anche quando to, considerato tradizionalmente come il caposcuola di colo­
non ne diciamo «nulla », quest'ultimo concetto non finisca ro che credono nel divenire di tutte le cose (OL QÉovtEç), e
per essere l'« antropomorfismo» più insidioso (I, 297). Parmenide, caposcuola di coloro che sono convinti invece
dell'immobilità del tutto (ol O'tw:n.wtaL), pensano in realtà la
vermogen: «potere », «essere capace ». È detto dell'essere che stessa cosa, cioè l'Essere, sottolineando rispettivamente la
«ha voglia» (mogen) ed «è capace» di se stesso (II, 902). Das sua unità e il suo dispiegarsi nel molteplice.
Vermogen: "potere», «capacità», «facoltà», «patrimonio».
1

1026 Gloisario Glossario 1027


verschweigen: "tacere lO. Verschweigung: .. reticenza lO; verschwie­ Vollzug: « attuazione,., «atto» (I, 327). Lebensvollzug: «atto del
gen: «tacito» (II, 740). È diverso dal semplice schweigen, che vivere», che per l'uomo è la prassi (I, 471).
indica il «tacere» in senso generale; significa il non fare vo­ Voraussetzung: «presupposizione». Voraus-ansetzung: "pre-sup­
lutamente menzione di qualcosa che si intende mantenere posizione,., detto della pre-postulazione dell'essere dell'ente
nascosto. Implicita nella posizione del principio di non contraddizione
versichern: "assicurare ». Versicherung: «assicurazione ». Cfr. si­ (I, 496). Cfr. la connessione con Satz. (II, 682).
cherstellen: «porre al sicuro ». Vor-behalt: "ri-serva" (II, 918).
versperren: "sbarrare». Vor-bild: «immagine-modello» (I, 119). È l'immagine esempla­
Versprechen: «promessa,.. Sul motivo dell'essere come «pro­ re o paradigma. Cfr. Abbild: «immagine-copia
lO.

messa di se stesso» cfr. II, 837. Vorblick: «previsione ». Vor- und Durchblick: «visione che pre­
Verstand: «intelletto ». Cfr. I, 439. Uberlegender Verstand: «intel­ vede e penetra» (I, 405; II, 755).
letto ragionante» è la traduzione heidegg~riana del concetto das Vordenken: «il memorare" (II, 938). Il significato comune
aristotelico di vouç nQax'tLxOç (I, 66). «E faccenda dell'in­ del termine è «premeditare », «pensare prima ». Nel passo
telletto (Verstand) la comprensione (Verstiindnis)>> (II, 829). in questione Heidegger lo intende nel senso insito anche nel
Verstlindigung: «intesa» (1,475 sgg.). termine das Unvordenkliche: «l'immemorabile ».
Verstellung: "simulazione» (I, 179). Vordergrund: «proscenio », «avanscena », "primo piano »,
«facciata ", «superficie ».
Verstimmung: « indisposizione lo. Cfr. Stimmung: « disposizio­
ne», «stato d'animo». Vorenthalt: «riserbo ». Vorenthalten: «trattenere », nel senso di
«tenere celato lO. Cfr. II, 849 (detto dell'essere), 853 (detto
Verteilung: "ripartizione ». Cfr. Vorleil. dell'essenza dell'uomo).
Vertreter: «sostituto». È distinto da Reprlisentant: «rappresen­ Vor-entscheidung: "pre-decisionelO (I, 438).
tante» (I, 526; II, 799-800).
Vorgabe: «indicazione preventiva », «proposta» (I, 383).
verursachen: «causare ». Cfr. Ursache: "causa ».
Vorgang: «processo».
verwahren: "custodire », « preservare,. (II, 773). Verwahrung:
das Vorgehen: "procedimento », «il procedere ». È un termine
«custodia». Verwahr-losung: ,dn-curia» (II, 920). tedesco con cui Heidegger rende il concetto di "metodo»
verweilen: "permanere». Das Verweilen: «la permanenza », co­ (11,674-75,690).
me traduzione di mja(a (II, 866, 869). Vorhalle: «vestibolo». CosÌ Nietzsche chiama lo Zarathustra, in
Verwindung: «superamento» (II, 931). È il termine che Hei­ quanto esso è la preparazione della sua opera vera e pro­
degger usa per designare il superamento veramente com­ pria, 1'« anticamera» e il "vestibolo» della sua «costruzione
piuto della metafi~ica; un superamento che non implica più, capitale» (Hauptbau).

~
come ancora la Uberwindung (cfr.), il «voler superare », in
quanto elemento volontaristico che fa ricadere nell'orizzon­
te metafisico, ma un superamento che oltrepassa la metafisi­
vorhanden: «lì presente », «lì davanti ». Corrisponde al greco
nQoXELQOV e al latino praemanibus, in promptu, ad manum, ma
anche praesens, praesto; vorhanden sein traduce altresÌ extare.
ca lasciandola a se stessa, cioè lasciandosela alle spalle e p0­ In Essere e tempo, nel contesto dell'analisi della quotidianità,
tendo dire cosi di averla « mandata giù », cioè effettivamente Heidegger assegna al termine un valore filosofico specifico:
« superata », come si manda giù un boccone amaro o si supe­ esso indica uno dei due modi di essere delle cose, e preci­
ra una malattia. samente quello in cui si trovano quando l'esserci si rappor­
verwìrklichen: «realizzare». Verwìrklichung: «realizzazione ef­ ta loro nell'atteggiamento osservativo. Esse sono invece z.u­
handen: «alla mano », «a disposizione lO, cioè «utilizzabili ",
fettiva» (II, 876-77).
i
Vollendung: "compimento». Non è V'ollkommenheìt: "perfezio­
ne» (II, 781).
quando l'esserci si rapporta loro secondo l'atteggiamento
pratico-poietico.
das Vor-herige: «il pre-cedente ». È la traduzione heideggeriana
Vollmacht: «pieno potere». di nQ6t'EQOV, a priori: «questa parola dice soprattutto due co­
f

1028 GlO3lQ.rio Glossario 1029


se: il Vor significa "fin dall'inizio, Rrima", e lo Her: il "venen­
Wiichterschaft: «guardia» (II, 545).
do da sé verso di noi",. (II, 713). È considerato un carattere

dell'essere stesso in quanto esso è ùÀ:I18sta e q>'IlO'tç: «infatti, è

Wahrheit: «verità ». Corrisponde al latino veritas e costituisce


per Heidegger una restrizione del concetto greco di (ù:l18sta,
in se stesso il venire-fuori (Her-vor-gehen) nella sua radura, è,

tradotto con Unverborgenheit (cfr.), in quanto l'originaria lati­


in quanto ciò che viene-fuori (das Her-vorige), il pre-cedente
tudine del fenomeno della verità viene ri(con)dotta nell'oriz­
(das Vor-herige) , ciò che da lui stesso si presenta essenzial­
zonte di un soggetto che la percepisce.
mente nella radura e, solo attraverso quest'ultima, si dirige

all'uomo" (II, 720). L'opposto è das Nachherige: «il susse­


Wahrnis: «salvaguardia" (II, 746). Termine raro, arcaico, for­
guente".
mato come sostantivo astratto da wahren, da cui anche
Wahrung.
Vorherrschaft: «predominio ».
Wahrung: «salvaguardia».
das Vorliegende: «ciò che sta dinanzi». È la traduzione di lm;o­
Xs(~EVOV (II, 651). walten: «dominare », «regnare », «governare », «imporsi ».
Das aufgehende und in sich zUrUckgehende Walten: «l'imporsi
Vormacht: «predominio» (1,395), «supremazia» (II, 722). che si schiude e che ritorna in sé », nel senso di «ciò che si
vorneigen: «propendere". Vorneigung: «propensione ». È il schiude e viene fuori spontaneamente e senza alcuna coazio­
termine con il quale Heidegger traduce la propensio in bonum ne" è una perifrasi per rendere la nozione di q>'IlO'Lç (I, 90).
dell'uomo libero di cui tratta Descartes nella quarta Meditatio das Warum: «il perché? ». È l'interrogativo che chiede la ragio­
(11,885). ne di qualcosa e a cui dà risposta il Darum: «il poiché ». Hei­
Vorrang: «preminenza», «primato», «priorità» (I, 397,434; degger tratta estesamente il problema in Il principio di ragio­
II, 831). ne. Cfr. II, 90 l sgg.
zum Vorschein kommen: «venire in luce» (I, 328). Scritto con i Was-sein: «il che cosa è lO. Washeit: «il che cosa ». Corrisponde a
trattini, Zum-Vorschein-kommen è usato per tradurre q>avtaO'(a 'tò d ~O"tw e alla quidditas (I, 154, 179, 354; II, 549, 817,
(1,418). 863).
vor-setzen: «pro-porre", nel senso di porre davanti e di pre­ weilen: «permanere ». Weile: «permanenza ». Il concetto è usa­
porre (I, 499). to in congiunzione, formando un gioco di parole, con das Je­
Vorstellen: «rappresentare ». Vor-stellen: «rap-presentare », weilige (11,871-72,888,924).
«porre dinanzi» (II, 659 sgg.). Vorstellung: «rappresentazio­ weitumherschauen: «~uardare lontano intorno a sé ». La giusti­
ne,.. Vorgestelltheit: «rappresentatezza". Vorstellen, Vorstel­ zia è « funzione di una potenza che guarda lontano intorno a
lung traducono cogitare e cogitatio. Il Vor-stellen è per Heideg­ sé» (I, 529; II, 801) ..
ger uno Hin- und Herstellen, un «porre qui e là », dove l'e­ Welt: «mondo ». Tale concetto filosofico è fatto oggetto di ana­
spressione hin und her suggerisce l'idea dell'instabilità e lisi specifiche, specialmente in Essere e tempo, Dell'essenza del
quindi la convinzione che il Vor-stellen, cioè il cogitare, sia fondamento e nel saggio L'origine dell'opera d'arte. Ma è impor­
sempre un dubitare (II, 886). tante rendersi conto anche dell'immaginario che esso evoca
Vorteil: «vantaggio». Heidefiger spiega il termine nel seguente
modo: «La parola Vor-teil, secondo il suo significato genui­
no, nel frattempo perdutosi, vuoI dire ciò che in una parti­

f in tedesco, e a tal fine va tenuta presente l'etimologia che lo


fa derivare dall'antico alto tedesco weralt, composto da wer:
«uomo» e alt: «età », termine che signific~ «età, epoca degli
zione (Teilung) e npartizione (Verteilung) - prima della sua
uomini» (distinta nella mitologia germanica dall'età passata
attuazione - è già dall'inizio impartito (zugeteilt)>> (II, 802;

cfr. anche I, 530).

Vorwalten: il «predominare» (II, 845).


Vor-wand: «schermo» (I, 526). Altrimenti la parola significa
t
;;'~
dei giganti e da quella ventura che porterà la conciliazione
tra divini e mortali, terra e cielo). Il concetto germanico non
è associato tanto, come il corrispondente greco x60'~ç e
quello latino mundus, a rappresentazioni spaziali, ma è piut­
tosto connesso all'orizzonte della storia umana ed è significa­
« pretesto». tivo che le prime occorrenze lo registrino come traduzione
Vor-wissen: il «pre-sapere ». del latino saeculum (Grimm). Welt, in quanto ambito della vi­
ta umana, è anche contrapposto a Wildnis: il «territorio sel­
V orzug: «preminenza" (I, 434). vaggio" ostile all'uomo.
(
";'~
";,

1030 Gtos.rio Glossario 1031


Weltalter: «evo», «età del mondo» (II, 743, 749, 816, 859). È merito all'essenza dell'uomo stesso e di tutto ciò che non è
la traduzione di al6w, aevum, Aeon, «eone» (cfr.). umano» (I, 524-25).
Weltanschauung: «visione del mondo .., anche «ideologia» (I, Wertsetzung: "posizione di valori ... Neue Wertsetzung: « nuova
308; II, 743). Weltanschaulich: «ideologico .. (11,577,743). posizione di valori». Heidegger intende il termine di Nietz­
sche in questo senso, sottolineando che « nuova» deve esse­
Weltspiel: «gioco cosmico », «gioco del cosmo .. (II, 846-48). re la posizione, non tanto i valori (quindi non «posizione di
Cfr. Heidegger, Seminari, cit., p. 32-33. nuovi valori») (cfr. I, 44-45).
Werden: «divenire». Termine filosofico fondamentale nel pen­ Wertung, Bewertung: «valutazione ».
siero nietzscheano e sulla cui interpretazione Heidegger in­
siste a lungo. Si noti l'etimologia: la parola risale alla radice wesen: «essere», «essere essenzialmente, durevolmente», « es­
gotica werp connessa con il latino vertere: «volgere lO. sere presente». È un verbo che deriva dalla radice indoger­
W erk: «opera ... Cfr. wirken. Corrisponde al greco 19yov, da cui
«(
manica es- essere» ) - è imparentato con il sanscrito vasati:
« abita », «soggiorna », l'aoristo greco lltoat: «passare (la not­
deriva etimologicamente. Heidegger lo spiega nei seguenti te) .. e il latino Vesta - ed equivale a sein~ «essere», di cui è il
tenDini: «"Opera" vuoi dire ciò che è ri-posato (das Aus-ge­ durativo, e dal quale è stato sostituito. E rimasto però in al­
ruhle) nella quiete di ciò che ha l'aspetto di - standovi, gia­ cune forme coniugate, per esempio nel participio passato
cendovi -, ciò che è ri-posato nell'essere presente dello sve­ gewesen, e nei verbi composti anwesen e abwesen. Heidegger lo
lato» (II, 867). Con la locuzione das im Werk als-Werk-Wesen: ha ripristinato anche in connessione con la sua interp'reta­
<<l'essere-essenzialmente-come-opera in opera,. Heidegger zione in senso verbale di Wesen (cfr.). Das Wesende: "CiÒ che
rende il greco tvtQYELa (II, 867-68). Die Werkheit: «l'essere è essenzialmente, durevolmente ». Das anfanglich Wesende des
opera» (11,868, 874,924), espressione che traduce anch'es­ Seins: « ciò che dell'essere è essenzialmente presente all'ini­
sa tvégyELa (II, 887). zio» (11,912). Nella distinzione ontologica tra essere ed ente
Wert: «valore ... Gesamtwert: «valore complessivo ». Nutzwert: il verbo wesen è detto del primo, mentre sein del secondo:
"valore pratico... Oberste Werte: «valori su premi lO. Oberst e l'essere è essenzialmente presente (west) e l'ente « è» (ist).
Mcmt, distinguibili alla lettera in «supremo» e «sommo» Cfr. II,712,819.
(così ad esempio nella Critica della TagWne pratica di Kant, se­ Wesen: «essenza». Heidegger lo intende come verbo nel senso
condo il quale il bene supremo, la virtù, non è ancora il bene di anwesen, wahren: « l'essere essenzialmente, durevolmente
sommo, cioè l'unione di virtù e felicità), sono usati da Hei­ presente ». Del Wesen fanno essenzialmente parte la sua op­
degger come equivalenti (cfr. II, 575). posizione (Gegenwesen) e la sua negazione (Unwesen) (II, 694,
Wertbegriff: «concetto di valore», «concetto assiologico,.. Op­ 817,831).
posto a Seinsbegriff: "concetto ontologico» (II, 579). Wesenhaftigkeit: «carattere essenziale».
Wertbestimmung: "determinazione del valore .. (II, 578). Wesenheit: « entità astratta », « essenza », anche «carattere es­
senziale ». Traduce essentia (II, 816, 823, 877) e pure il con­
das Wertdenken: «il pensare per valori ...
cetto suareziano di entitas (II, 878-79).
Werthaft: "avente un valore .. , "valevole .. (II, 568, 578). Wert­ Wesensbestand: «risorsa essenziale",
los: «senza valore» (I, 568, 578). Wertlosigkeit: "mancanza di
valore .. (II, 767). WertvoU: «di valore .. (II, 568, 578). Wesensbestimmung: «determinazione essenziale », "determina­
Wertigkeit: «valenza ». ;i zione dell'essenza », «definizione ».
Wesensfiille: «pienezza essenziale».
WertschiUzung: "giud!zio di valore» (1,424). Anche «stima dei ~~
Wesensumgrenzung: «definizione essenziale», "definizione del­
.~.
valori» (II, 765). E il carattere essenziale della verità secon­
do Nietzsche (I, 508) e Heidegger lo tiene distinto da Wer­
l'essenza ».
11,

lung, Bewertung, Auswertung: «valutazione lO. «I "giudizi di Wesenswandel: «mutamento essenziale ».


valore" (Wertschatzungen) non significano perciò le valutazio­

ni (Bewertungen) compiute nell'ambito del calcolo quotidiano


das Weswegen: "il per che cosa,.. È usato come traduzione di oli
delle cose e dell'intesa tra gli uomini, ma quelle decisioni che
fvexa (1;-484-85). Cfr. das Deswegen: «il per questo ».
vengono prese nel fondo del vivente - qui dell'uomo - in
Widerklang: «risonanza» (II, 573).
·'.:'::F"~

1032 GIoSSltlrio Glossario 1033


Widersacher: «antagonista». È il concetto che appare nel titolo wirkfahig: « efficace» (II, 863). Wirkfahigkeit: « efficacia» (I,
dell'opera capitale di Ludwig Klages Der Geist ah Widersacher 528).
der Seele (1929-32), alla quale Heidegger fa allusione. Alla wirklich: «reale », «reale effettivo ». Wirklichkeit: «realtà »,
tesi kJagesiana secondo la quale lo spirito, cioè la ragione e la «realtà effettiva». Verwirklichung: «realizzazione effettiva».
volontà, è 1'« antagonista» dell'anima, cioè del principio vita­ Cfr. II, 728, 863 sgg., 876-77.
le fondamentale, Heidegger ribatte che esso è invece per l'a­
nima uno Schrittmacher: «battistrada" (I, 478). WirkPunkte: « punti efficienti» (I, 528).
Widerschein: «riflesso ». wirksam: «~fficace». Wirksamkeit: «efficacia». Cfr. per esempio
II, 920. E usato anche per tradurre il concetto leibniziano di
Widerspruch: «contraddizione ». Wider-spruch: «contra-dizio­ vis primitiva activa (II, 728).
ne" (I, 492). Satz vom Widerspruch: «principio di non con­
traddizione" (1,489 sgg.). Wissendheit: «consapevolezza ».
Widerstand: «resistenza .. (II, 864). Wohlgefallen: «piacere ». Oggetto di « piacere disinteressato»
(interesseloses Wohlgefallen) è il bello secondo la definizione
Widerwendigkeit: «controversità» (l, 492). Cfr. Gegenwendigkeit: datane da Kant, che Heidegger commenta (I, 114 sgg.).
«controversia lO, «controversità,..
W ort: «parola», «detto», "sentenza». Il termine ha due for­
Widerwille: «avversione» (II, 790). Cfr. Unwille: «indignazio­ me al plurale, entrate in uso durante il XVI secolo e che nel
ne». corso del XVIII secolo assunsero significati diversi: Worte:
Wiederkehr, Wiederkunft: «ritorno ». Ewige Wiederkehr des Glei­ « parole», Worter: "vocaboli» (II, 823).
chen: « eterno ritorno dell'uguale ". Uno dei motivi condutto­
ri del lavoro esegetico di Heidegger, e della sua contrapposi­ z.eithaft: «temporale». È usato per indicare la temporalità ori­
zione critica alle interpretazioni di Biiumler e Jaspers (I, 36 ginaria deI1t(l6'f8Qov, e si distmgue dal «temporale» (z.eitlich)
sgg.), è il tentativo di portare alla luce la connessione essen­ inteso in senso cronologico (II, 713).
ziale che lega tale dottrina con quella della volontà di ,Poten­ Zernssenheit: «lacerazione ». È la «divisione» (Entzweiung) che
za, e precisamente interpretandole come la duplice nsposta deve diventare «discrepanza» (Zwiespalt), distinta dalla divi­
di Nietzsche alla domanda-guida della metafisica: « La de­ sione che può essere, alla fin fine, «consonanza» (Einklang)
terminazione "volontà di potenza" risponde alla domanda (I, 187).
dell'ente riguardo alla sua costituzione; la determinazione
"eterno ritorno dell'uguale" risponde alla domanda dell'en­ zubringen: «apportare» (II, 660).
te riguardo al suo modo di essere. Ma costituzione e modo di es­ Zuchtung: «allevamento ». La traduzione con «selezione» ­
sere sono connessi in una coappartenenza quali determina­ che in tedesco è, più' precisamente, Zuchtwahl - restringe il
zioni dell'enticità dell'ente» (l, 385). senso del termine e lo rende suscettibile di un'interpretazio­
Wille: «volontà ». Wille zur Macht: «volontà di potenza ». Per ne ideologica.
una concisa delucidazione del significato del termine dr. II, zudenken: «pensare per», «pensare attribuendo».
750 sgg. Wille zum Willen: « volontà di volontà» (dr. l'espres­ Zugehorigkeit: «appartenenza ». Cfr. Zusammengehorigkeit: «co­
sione italiana «volere per volere»). Unwille: «indignazione» appartenenza ».
(l,57-58). Widerwille: «avversione» (II, 790).
das Zugrundeliegende: «ciò che sta a fondamento». Traduce
winden: «avviluppare» (11,931). È il verbo da cui deriva Ver­ Vn:oxdlleYOV.
windung (dr.).
Zukunftigkeit: «futurità» (II, 544).
wirken: "essere efficiente ", "effettuare », « operare ». Wirkend:
«efficiente". Das erstlich Wirkende: «il primo efficiens» (II, zulassen: «ammettere ». Zulassung: «ammISSIone» (II, 846).
881). Wirkendheit: «efficienza », «essere efficiente» (II, 920, Das Zulassen der Auslassung des Ausbleibens: «l'ammissione del
925). Wirker: «fattore» (II, 880-81). Wirkung: «influenza», lasciar fuori il rimanere assente» (II, 849).
«incidenza », «effetto ». Cfr. II, 864 sgg., 879 sgg., 918-24. zumuten: «pretendere». Zumutung: «pretesa». È detto dell'es­
Cfr. anche Erwirken: « ottenere come effetto ». Erwirker des sere che si rivolge (zu-) all'essenza dell'uomo. Questi ne ri­
Wirklichen: «realizzatore del reale effettivo» (II, 928). mane «impressionato» (zugemutet). Cfr. per esempio II,
1034 GIoS$fJT'ÌO
836, 844, 932. Cfr. anche Mut: .. animo» (nel senso di «co­
raggio»).
zwagen: .. addire », .. attribuire», «affermare». Das uru Zu-sa­
gende, Ent-sprechende: "ciò che ci si ad-dice, che ci cor-ri­
sponde» è la definizione-spiegazione del concetto di bello (I,
118).
Zwammengeki:Jrigkeit: .. coappartenenza lO. Cfr. ZugehiJrigkeit:
" appartenenza».
Zwammerutehen, Zwammerutand: "lo stare insieme» (II, 913­
14).
zwprechen: "rivolgere la parola per incoraggiare ». Zwpruch:
"incoraggiamento ». Cfr. il gioco di parole con vorsprechen,
einsprechen e versprechen (II, 837).
Zwtand: "stato », "condizione ». Zu-stand: «stato che spetta»
(11,894). Zwtiindlichkeit: "l'essere in uno stato» (I, 62-64; II,
780). È un termine già usato da Scheler: cfr. Die Stellung cles
Meruchen im Kosmos, in Gesammelte Werke, voI. IX, Francke,
Bern, 1976, p. 33.
zwtellen: "fornire" (cfr. II, 659-65). Zugestelltheit: «l'essere
fornito» (II, 723-24). Anche: .. assegnare un posto» (I,
474).
zuwerfen: "gettare a,.. Zuwurf: "getto (a)>> (II, 934).
Zweck: "fine,., .. scopo ». Associando questo termine con die
Zwecke, "la bulletta », vale a dire il cavicchio piantato al cen­
tro di un bersaglio, Heidegger tenta di stabilire in tedesco
un parallelo con l'etimologia del termine «scopo,., che deri­
va dal greco 0'K03t6ç e significa appunto il centro del bersa­
glio e, in senso figurato, anche «scopo», "fine» (I, 485).
Zweckhaftigkeit: "finalità» (I, 483).
Zwiespalt, Zwiesp"iiltigkeit: «discrepanza,.. È il modo in cui Hei­
degger qualifica il rapporto tra arte e verità (I, 84 sgg., 146
sgg., 186 sgg.).
Zwietracht: .. discordia lO, "discordanza",

fr
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