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I progressi realizzati nei 500 anni di egemonia Europea hanno assunto una portata rivoluzionaria tanto
che si parlato di Secoli doro, proprio per indicare i periodi di eccellenza e di straoridnaria fioritura
che nella stessa epoca i singoli paesi e popoli europei hanno conosciuto.
I grandi movimenti artistici, letterari e filosofici hanno contribuito a creare una cultura omogenea e
unificata allinterno dellEuropa; cos come la religione (il Cristianesimo) primo fattore unificatore
europeo. I popoli europei hanno avuto, inoltre, una lingua franca della cultura: il latino, prima lingua
della diplomazia e poi lingua scientifica e filosofica.
Rousseau stesso scrive in merito allunit europea: Tutte le potenze dellEuropa costituiscono tra di
loro una specie di sistema che le unisce con una una stessa religione, con un identico diritto delle genti,
con il commercio e con una sorta di equilibrio che leffetto necessario di tutto ci.
Non mancata, per, la conflittualit. In essa si manifestata una vocazione nella quale dinamismo e
ansia del nuovo sono i caratteri predominanti. Tale dinamismo non si traduce in un movimento per il
movimento, ma in una tendenza al materialismo ed economicismo, passione per il lavoro e passione per
larricchirsi.
Un epoca nuova nella storia del mondo inizia con la scoperta dellAmerica a opera di Colombo nel 1492.
La sua prima fama fu quella di aver scoperto una nuova via delle Indie; ci volle un po per capire che si
trattava bens di un Nuovo Mondo. Cos come per la patria, a Colombo gli venne contestato addirittura
di essere stato il primo scopritore del Nuovo Mondo: si detto che lAmerica fosse stata scoperta prima
dai Vichinghi, o addirittura dai Cinesi.
Chiunque avesse scoperto lAmerica prima di lui come se avesse lavorato per nulla. Solo, infatti, dalla
scoperta di Colombo in poi lAmerica entrata nel circuito della storia mondiale. Un altro aspetto
importante del viaggio di Colombo sta nella base scientifica sulla quale il viaggio stato concepito e
realizzato: esso ebbe la sua genesi nella formulazione dellipotesi secondo la quale la terra fosse sferica.
Gi dal XVI secolo i rapporti di potenza extra-continentali fra i paesi europei sono diventati cos
importanti lo stesso sistema degli Stati non poteva essere considerato e rappresentato senza tener
conto delle sue componenti extra-europee. Risulterebbe infatti inattendibile una qualunque valutazione
della situazione Europea senza considerare la componente extra-europea. Esso ha avuto profonde
evoluzioni, come la progressiva maturazione del concetto di America.
Occorsero circa una decina di migliaia di anni per passare allo stadio industriale, ma, una volta avvenuto
questo passaggio, sono poi bastati due o tre secoli per percorrere un tratto di strada cos lungo rispetto
a quello compiuto precedentemente dai diecimila anni.
Fu lEuropa stessa ad operare la scelta decisiva di muoversi verso la modernit. Lepoca che nasceva si
apri sotto il segno di una rivoluzione culturale che avrebbe portato a una rivendicazione totale delle
libert della civilt europea. Essa culmin tra il XX e il XXI secolo con il concetto di Villaggio globale
come condizione ormai effettiva della presenza umana del mondo e avrebbe fatto dellInglese una sorta
di lingua franca. Si inizi cos a parlare di world history.
Quanto alla periodizzazione della grande politica europea, era nato nel corso del XIX secolo questo
schema fondato sul succedersi di varie egemonie: la spagnola ne XVI secolo e fin quasi alla met del XVII,
poi la francese dellepoca di Luigi XIV, poi secondo alcuni legemonia inglese fino alla guerra dei Sette
Anni o secondo altri un equilibrio dalla met del XVIII secolo in poi.
La Spagna veniva vista in sicura decadenza gi negli ultimi anni di Filippo II; La Francia, veniva vista gi in
piena ripresa della sua forte direzione monarchica, dopo le guerre di religione, con lavvento di Enrico IV
al trono; quanto lInghilterra appariva come la pi tenace rivale della Francia sul piano dellegemonia
europea.
E necessario per dare una funzionale definizione della nozione di egemonia. In nessun periodo la si
pu intendere come legata a uno squilibrio di forze tale da togliere ogni significato al gioco politico-
militare-diplomatico delle potenze avverse rispetto la potenza egemone.
Nel corso del secolo XVII cominciano ad assumere importanza via via maggiore le posizioni extra-
europee delle potenze europee, non soltanto per le risorse che esse assicurano, ma per la forza che
danno sul piano della strategia militare e del controllo politico negli spazi extra-europei. Chi domina o
controlla loceano vi si pu muovere con maggiore libert, quindi anche la pi potente in Europa.
LInghilterra trov nel mare la ragione di una capacit di resistenza a minacce come la spagna di Filippo II,
la Francia di Napoleone e la Germania di Hitler, ottenendo uno stato definito splendid isolation.
Lo status di potenza era un dato di fatto estremamente concreto. Lo si constata, in particolare, nelle fasi
in cui la condizione di potenza si esaurita o va esaurendosi. Il declino delle potenze port alla
formulazione della dottrina dell Uomo malato: mantenere quella potenza in vita con i minori danni
possibili; oppure ricorrere alla pratica delle spartizione, sopprimendo o riducendo ai minimi termini la
potenza malata (come nel caso della Polonia).
Unet dellequilibrio si ha dopo la guerra di successione spagnola. Essa ha il pregio di dare alla
egemonia spagnola unestensione pi congrua al suo effettivo svolgimento; ha il prego di indicare al
meglio i limiti dello sforzo egemonico sotto Luigi XIV; ha il pregio di vedere gi in atto quella sorta di club
delle grandi potenze che stato il centro nella politica europea fino alla seconda guerra mondiale.
LImpero Russo tra la fine del XVII secolo e la met del XIX raggiunge unincredibile estensione
territoriale. La regola russa la medesima di quella turca: conquista e dominio delle aree
territorialmente prossime al centro della potenza che conquista. La forma coloniale dellimpero pu
essere occultata dalla continuit geografica del territorio imperiale e il suo presentarsi come unico paese.
La formazione dellimpero britannico fu diversa. Essa and avanti approfittando delle occasioni che via
via si presentarono (come la sconfitta dellInvincibile Armada, evento che segn linizio dellegemonia
inglese). LInghilterra rilutta lo sfrenato ampliamento dei possedimenti coloniali (attuato in Spagna e
Francia), poich essenziale era per la politica imperiale inglese la sicurezza di uninfluenza politica,
commerciale o di una posizione strategica.
Limpronta ispanica rimasta profonda nellAmerica Latina. Non si pu dire lo stesso dei possedimenti
coloniali inglesi e francesi, i quali optavano per una colonizzazione pi liberale e moderna. Questultime
si distinguono, inoltre, per la loro ampia politica di metropolitanizzazione dei territori coloniali.
Si notato che gli Spagnoli neppure alla popolazione spagnola dei paesi coloniali danno alcuno spazio o
riconoscimento politico. La Spagna non aveva le possibilit di governare lenorme complesso dei territori
venuti in suo possesso, tanto che essi venivano considerati come peso anzich come vantaggio.
LAustria si pone come una realt storica che coincide pienamente con quella degli Asburgo, ma il
rapporto non biunivoco in quanto la realt degli Asburgo va molto oltre il solo ambito austriaco.
Con Alberto II nel 1438 la corona imperiale cominci a toccare stabilmente agli Asburgo, sino alla fine
dellImpero del 1806. La lunga conservazione della corona imperiale rappresenta un grande successo
storico degli Asburgo, dimostrazione di una forte coscienza dinastica. Fin dalle prime elezioni gli Asburgo,
al pari di tutti gli altri principi germanici, considerarono lImpero come una felice occasione di
incremento delle loro fortune dinastiche. Questo opportunismo si tradusse in un senso nuovo, un senso
di dignit imperiale. LImperatore governava lImpero, ovviamente nella misura e nei modi che la
struttura politica consentiva e gestiva le fortune della sua Casa col senso di un destino asburgico di
monarchia universale.
Con Carlo V i rapporti tra Vienna e Madrid furono continui e consistenti. Si andr a creare tra i due
maggiori rami asburgici una special partnership.
A Vienna cera la necessit di agire e mantenersi sicuri in una Germania biconfessionale e difendere i
propri confini orientali dallavanzata Turca. Da Madrid si guardava a orizzonti ben pi vasti, e le due linee
non erano facilmente conciliabili. Vienna non poteva rimanere a molto di pi che a consolidare la sua
parziale egemonia, mentre per Madrid si trattava di sostenere il suo primato europeo.
Il tempo che va dallabdicazione di Carlo V fino alle divisioni ereditarie fu un periodo di sostanziale
progresso. Si realizz un equilibrio tra il cuore della monarchia e le sue membra; equilibrio di segno
nettamente conservatore e fondato sul compromesso tra il potere dellaristocrazia e il potere del
sovrano. Rispetto a quelli di Spagna, gli Asburgo di Vienna, anzich chiudersi del tutto nella pi stretta
osservanza cattolico-controriformistica, hanno proseguito tendenze e spinte della cultura rinascimentale
avendo pi a cuore le arti e la vita intellettuale che lortodossia cattolica. Proprio per questo motivo,
nella seconda met del secolo XVII, la Spagna finir con lapparire alla retroguardia del moto della civilt
europea; Vienna si preparava invece a occuparvi un posto non di piccolo rilievo.
Una delle maggiori preoccupazioni degli Asburgo fu quella dei Turchi. Lo scontro che avvenne con la
potenza ottomana diede vita alla trasformazione in monarchia danubiana. Questa definizione rende
bene la realt spaziale che gli Asburgo vennero a costituire coi loro domini nel cuore dellEuropa, di
grande rilievo sia geo-politico ed economico che militare e strategico. Gi a questo punto gli Asburgo di
Vienna potevano essere considerati una consistente potenza europea. Il salto decisivo venne fatto con il
matrimonio di Massimiliano I con Maria di Borgogna. Ne nacque una monarchia moderna
contraddistinta dal forte legame che essa consolid e svilupp nel secolo XVI coi ceti dirigenti e le
aristocrazie che avevano limmediato controllo sociale e territoriale. Queste stesse aristocrazie e ceti
dirigenti furono lasse portante della nazione asburgica.
Il problema tra struttura imperiale e destino tedesco si era gi posto in particolare al tempo di Carlo V in
relazione alla divisione religiosa della Germania. Fu applicata cos una politica per cercare di unificare i
due piani, per cui la posizione imperiale rafforzava quella di sovrano territoriale e questa giovava a
rendere la prima pi forte. Neppure questo nuovo orizzonte avrebbe davvero potuto reggere allurto
con le grandi tensioni irrompenti nella storia europea del secolo XIX.
La definitiva rottura tra queste due entit si ebbe del 1866, anno dellurto con il movimento nazionale
germanico.
7 LUIGI XIV
Il problema storico di Luigi XIV nacque gi mentre si veniva svolgendo la sua inusuale avventura di
sovrano (rimasi infatti sul trono per 72 anni). Limpressione che quel sovrano dava non era comune: la
sua intelligenza era pareggiata alla sua inalterata calma, e la sua azione politica era il motore sempre
attivo della vita del suo paese come della politica europea.
La biografia che Bluche ha scritto del Gran Re pu essere anche definita un poema in suo onore: la
grandezza di Luigi XIV non concepita nella chiave dellesaltazione di superiore, ma del suo operato nel
contesto storico.
Uno dei maggiori meriti di questopera quella di aver umanizzato la figura del Re Sole. A un
personaggio di cos grande importanza politica, Bluche contrappone una persona molto pi semplice e
umana. Esemplare losservazione che gli fa sulla revoca nel 1685 delleditto di Nantes: controversa dal
punto di vista storico-politico, tale azione pare avere nella persona del Re motivazioni religiose
importanti (quali il catechismo da bambino, la sua sensibilit di devoto, etc.)
Lopera di Luigi XIV fu un momento imprescindibile nel costituirsi della Francia, tantoch si ingrand
come in pochi altri periodo della sua storia. Il fasto del Re si tradotto in un patrimonio storico-culturale
di cui la Francia ancor oggi va orgogliosa.
9 EUROPA 1748-1789
Il quarantennio che va dalla pace di Aquisgrana allo scoppio della rivoluzione francese viene considerato
un periodo di pace. In realt, non solo la guerra fu tuttaltro che assente, ma la stessa relativa
prevalenza della pace non configur un periodo tranquillo della vita dei paesi europei.
Il Principio dellequilibrio come regola fondamentale della diplomazia europea sancito dopo le tre guerre
di successione, venne interrotto dalla guerra dei sette Anni (la quale pu essere considerata la prima
guerra mondiale). La pace di Parigi port alla liquidazione a vantaggio degli Inglesi della maggior parte
dellimpero coloniale francese. Lequilibrio globale fu profondamente alterato dalla preponderanza
acquisita dallInghilterra. Delle altre potenze coloniali la maggiore, per estensione, rimaneva la spagna;
che tuttavia non aveva una forza navale equiparabile al suo rango di potenza.
Laffermazione dellInghilterra segnava la prima fase delleconomia capitalistica moderna. A seguito
degli sviluppi produttivi del secolo XVIII si ebbero mutamenti che ne delinearono la portata epocale. Il
rapporto fra agricoltura e mercato assunse una forma e portata decisamente nuova, tanto che nacque
unagricoltura capitalistica. Allo stesso modo per le manifatture, con lintroduzione di nuove macchine e
nuovi tipi di energia, si pot parlare di capitalismo manifatturiero. La stessa concezione della ricchezza
mutava. Nel secolo XVIII il mercano divenne il referente dominante della ricchezza. Ci fu una profonda
trasformazione che comport una rivoluzione nelletica, nella mentalit, nei comportamenti e
nellelaborazione e nellaffermazione di nuovi valori e idee.
Lutilizzazione del vapore come forza motrice diede poi vita alla rivoluzione industriale. Dalle manifatture
tradizionali si pass allindustria moderna, rendendo il capitalismo industriale la punta avanzata
delleconomia. Di questa trasformazione lInghilterra fu per oltre mezzo secolo la protagonista esclusiva.
In questo periodo si parlato di crisi della coscienza europea. attraverso questa crisi che il sistema
generale dei valori fin con larticolarsi in una distinzione profondamente significativa tra valori religiosi,
morali e civili. LEuropa conobbe un momento di seria revisione del significato della sua posizione nel
mondo. Si ebbe lavvio definitivo alle idee moderne di liberalismo e di democrazia, con le rispettive
versione del regime di libert (i quali teorizzatori maggiori furono Montesquieu e Rousseau). Si afferm
lidea che un regime rappresentativo, per essere considerato tale, deve essere fondato sulla
rappresentanza dei singoli cittadini in quanto tali e non sulla rappresentanza di corpi sociali di vario
genere.
Alcuni sovrani diedero vita a una politica di riforme che tocc vari campi. Il giurisdizionalismo, la
fisiocrazia, la filantropia, una pi moderna struttura amministrativa, e una serie di novit nei servizi
tecnici e numerose opere pubbliche di vario tipo furono le preoccupazione che animarono questo
riformismo. La Francia, che fu il paese pi influente della vita culturale europea, fu il paese in cui le
attivit riformistiche ebbero minor successo.
Dopo linsuccesso della Francia nella guerra dei Sette Anni, una rivincita pot essere considerata la
guerra che si accese del 1776 tra lInghilterra e le sue colonie americane, nella quale fu riconosciuta
lindipendenza degli Stati Uniti dAmerica. La rivoluzione americana si era compiuta allinsegna dei nuovi
principi di libert e democrazia che fermentavano nella societ da tempo. La Dichiarazione fu la prima
carta dei diritti delluomo ispirata dalla filosofia moderna. A contrastare quei principi fu il paese nei quali
erano maggiormente diffusi; invece ad appoggiare gli insorti fu il paese in cui il regime politico era il pi
forte esempio di monarchia assoluta. Proprio per lintervento in guerra, la Francia attravers una
profonda crisi finanziaria. Nel 1788 il nuovo re Luigi XVI decise la convocazione degli stati generali, come
una sorta di appello al paese per varare le misure necessarie a superare il caos delle finanze. Fu invece la
tomba della monarchia.
Nel linguaggio del tempo era gi presente la distinzione tra rivolta e rivoluzione. La prima scoppia
per case ancora lieve e ad un tratto cade, soppressa dalle forze armati. La seconda segue unidea, e
propone di stabilire un ordine nuovo.
Ovunque in Europa la rivoluzione francese scav un solco profondo, non soltanto relativo alla struttura
della societ, ma anche alla vita morale. Lavvento della nuova societ procedette con ritmi e tempi
diversissimi da parte a parte dellEuropa; anche l dove la soci et pre-rivoluzionaria appariva
sopravvissuta, il mutamento si fece ugualmente sentire tanto da far parlare di ununica et delle
rivoluzioni
Barnave scriveva del 1791 che Invano cercherebbe di farsi una idea giusta della grande rivoluzione chi
tratta la Francia considerandola isolatamente, mentre, per giudicarne la natura e individuarne le vere
cause necessario spingere lo sguardo pi in l, e riferirsi al movimento generale che dal feudalismo ai
nostri giorni spinge i governi europei. La sua fu unespressione di rilievo di quella che fu la coscienza e
la volont della generazione rivoluzionaria.
Raramente alla coscienza dei contemporanei sfuggono i dati fondamentali dei problemi a cui essi si sono
trovati di fronte.
Per Labriola la rivoluzione avrebbe segnato linizio dell ultima fase dellevo borghese, di cui
laffermazione della borghesia ne costituiva il senso e il contenuto.
Nel primo centenario Borghi, quando parlava nel 1889, osservava che la Costituente fu fra le assemblee
rivoluzionarie quella che raccoglie tuttora lammirazione dei pi. Scriveva: nacque e dura la
presunzione nel popolo di rinnovare in s e di per s tutto lorganismo dello Stato attraverso la
rivoluzione, un moto potente e irresistibile di capovolgimento di ogni cosa e relazione umana. Da per
tutto un soffio di riforma civile negli ordini degli Stati spirava. Questo spirito riformatore della societ
tendeva a scemare e annullare i privilegi che alcune classi avevano ereditato dal Medioevo; a coordinare
meglio le funzioni dello Stato; a vendicarne la libert rispetto alla Chiesa. Le assemblee francesi lo fecero,
e questo rimasto dellopera loro. Luigi XVI lavrebbe fatto senza di esse; la riforma sarebbe proceduta
pi lenta ma avrebbe pur finito col produrre lo stesso effetto, senza gettare la societ prima per terra
per poi, se vi riesca, rialzarla. La rivoluzione quindi, non stata una soluzione felice.
Le Tiers etat (Il Terzo Stato) di Sieys pu essere considerato il grande cahier de dolances del Terzo
Stato. Il Terzo Stato di cui parla Sieys la borghesia in un ancien regime. Questa il grande insieme di
classi medie entro le quali soltanto sarebbero potute nascere le borghesie posteriori. Il suo opuscolo
era stato il manuale teorica col quale si sono operati i grandi sviluppi della rivoluzione. Accanto al potere
costituente, la centralizzazione amministrativa fu un altro pilastro della linea politica rivoluzionaria,
destinata a rimanere nella eredit della rivoluzione. La sostanza politica pi propria dellopuscolo resta
la sua forte spinta liberale.
In antitesi a questa forte spinta liberale, troviamo il discorso di Robespierre dinanzi la Convenzione. Esso
costituisce il suo testamento politico: la sanzione di quel disegno di far servire il Terrore ad una nuova
rivoluzione della propriet; allistituzione di quella repubblica ugualitaria, sotto una specie di
socialismo e comunismo. Nel 1989 questo socialismo e comunismo si confermarono come il Dio che
fallito. I diritti delluomo e del cittadino restano, invece, un fermento irreprimibile.
Fustel de Coulanges afferma che si sono due modi di intendere la democrazia: il primo consiste nello
stabilire istituzioni che proteggano i pi poveri, salvaguardino i loro interessi e garantiscano i loro diritti;
la seconda, consiste nel fatto che la classe pi numerosa, che insieme la pi povere e la meno istruita,
quella che dirige lo Stato e governa.
Riguardo la rivoluzione, afferma che non aveva da distruggere il regime feudale, poich da tre secoli non
esisteva pi (soppiantato dalla nascita della monarchia assoluta), bens i diritti signorili rimanenti.
Negli ultimi anni della monarchia assoluto manc lappoggio del paese al governo. Un governo assoluto,
ma isolato. Da un lato il governo, dallaltro la nazione tutta intera.
Egli si chiede Perch una rivoluzione cos radicale, che attacc tutto e tutto infranse? e continua la
risposta facile: il fatto che il governo era tutto, non si poteva riformare questo governo senza
frantumarlo; n si poteva frantumarlo senza frantumare tutto il resto. Era un potere assoluto
scheletrico rispetto alla complessit sociale del paese.
Nel suo perenne riaprirsi, pu essere vista una conferma del carattere universale della rivoluzione, e
della non ancora prodottasi conclusione del processo storico da essa inaugurato. Dopo di quella
francese altre rivoluzioni si sono proclamate universali. Il socialismo-comunismo pi di tutte.
Per quanto riguarda la rivoluzione bolscevica, essa pu essere considerata quale continuazione e
superamento della rivoluzione francese. Il giacobinismo, durato oltre un secolo, si rielaborato per
subire nel bolscevismo la sua estrema metamorfosi creativa.
Nella rivoluzione francese si sono potute sostenere levidenza del suo procedere da una presa di
coscienza della propria autonomia da parte di lites; il profondo carattere antireligioso; il suo profondo
radicamento popolare sia nelle campagne che nelle citt.
In Russia si elabora un modello rivoluzionario nuovo, in misura della condizione russa. Questo modello
matura nel quadro russo di una profonda delusione, repulsione, di fronte allEuropa uscita dalla
rivoluzione francese. Esso qualcosa di pi profondo, misto sia ad una nascente sfiducia nella capacit
effettiva della Russia di farsi completamente Europea, sia al timore dessere ancora troppo deboli e per
poter accettare gli esempi che vengono da fuori.
Anche il liberalismo inglese nacque da una lunga e tormentata vicenda rivoluzionaria. La storia del
consolidamento del regime inglese di libert fu pi complessa di quanto si pensi. Quando gi a met del
secolo XVIII si prendeva a modella sul Continente il regime parlamentare britannico, se ne esaltava una
maturit di strutture di cui raramente si percepiva e si metteva in evidenza il tormentato iter almeno
bisecolare.
Caso inglese e caso francese sono pi strettamente collegati di quanto sembri. Lo illustr proprio
Tocqueville. In primo luogo, per il loro comune sforzo istintivo verso la libert; in secondo luogo per il
loro comune sforzo verso leguaglianza. Il ruolo delle masse non comparabile tra i due casi; stato pi
preminente in Francia, dove la massa si servita degli antichi poteri per crearne di nuovi; in Inghilterra
stata quasi sempre messa in secondo piano dallazione delle classi superiori.
Al tempo di Luigi XVI lassolutismo regio doveva fare i conti con innumerevoli resistenze e rivendicazioni
settoriali e periferiche in conflitto fra loro. Il retroterra storico inglese fondamentalmente diverso: le
autonomie e le libert medievali sono entrate a far parte del tessuto connettivo della monarchia, e
offrono lo strumento per inserire nella vita dello Stato le nuove forze borghesi.
14 IL 1799 E LEUROPA
Gran parte degli storici della Grande Rivoluzione adotta il 1799 come anno terminale del ciclo
rivoluzionario che si fa convenzionalmente cominciare nel 1789. Lattenzione prestata allo stesso 1799
dovuto al suo indubitabile significato di spartiacque tra due fasi storiche di rilievo; lanno rimane come
schiacciato tra un inizio e una fine di processi di ben pi lunga durata. Scrive Palmer: Al principio
dellanno fu chiaro che i movimenti rivoluzionari, democratici, venivano schiacciati un po ovunque sul
continente. Daltro lato, la zona formata dalla nuove repubbliche raggiungeva la sua massima estensione,
dopo la dichiarazione della Repubblica a Napoli e in Svizzera. Il quadro che nasceva spaventava i
conservatori di ogni paese, ma in realt la situazione del nuovo ordinamento repubblicano era molto
precaria.
Nei mesi che precedettero il colpo di stato di Napoleone, la Francia era un paese dal quale ben poco ci si
potesse aspettare. In realt, Napoleone si impose, grazie a varie circostanze fortunate, a un paese
ancora nel pieno di quella straordinaria maturit e ricchezza di energie che aveva rivelato da quando si
era avviata la rivoluzione. La fatalit dellavvento di Napoleone fu una conseguenza del fallimento e
della crisi del Direttorio. Esso era figlio di un progetto che voleva chiudere il Terrore senza rinunciare alla
Rivoluzione, la cui vera ragione di inadeguatezza era nel non rendersi abbastanza conto dello stato
ancora assai fluido delle condizioni politiche e sociali nelle quali ci si muoveva.
Il regime del Direttorio era debole, e lasciava ampio spazio a potenzialit e esigenze che non potevano
essere trascurate, indebolendo cos la propria posizione. Il drastico risanamento finanziario nel 97-98
aveva arrecato colpi gravissimi alleconomia; il crollo dei prezzi provoc la deflazione monetaria. Il
Direttorio seppe porre rimedio e supere man mano le difficolt politiche. La debolezza maggiore del
Direttorio era la sua immagine (corruzione), di autorevolezza e di scarsa coesione nel gruppo dirigente.
Il panorama delle maggiori potenze continentali appariva incomparabile con quello della Francia
rivoluzionaria. Lunico problema della politica di Parigi era lInghilterra, con la quale gli scontri non
mancarono (nati dalla confisca di navi americane da parte del Direttorio). Una situazione favorevole
allInghilterra si ebbe durante la spedizione francese in Egitto. Qui la flotta francese venne distrutta e le
possibilit per una nuova coalizione antifrancese si facevano sempre pi concrete: se Nelson si fosse
presentato a Napoli, il Direttorio avrebbe ritenuto questo gesto violazione della neutralit napoletana e
avrebbe dichiarato guerra a Napoli; la coalizione sarebbe potuta cos nascere con lAustria. Essa aveva
lobiettivo di riportare la Francia nei suoi confini del 1789. La migliore armata francese era prigioniera in
Egitto e il Direttorio poteva contare, anche dopo aver fatto ricorso alla leva di massa, di un esercito di
circa 200.000, contro i 300.000 della coalizione. Si apr cos un periodo di disastri militari, nei quali la
Francia perse quasi tutti i territori italiani. La controrivoluzione in questanno non fu mai cos vicina al
successo. Linsurrezione monarchica che nacque del Sud-Ovest fu repressa, mentre veniva chiusa la
Riunione dei Neo-Giacobini. Se nel 1799 il nuovo ordinamento sopravvisse in Francia perch gli
oppositori non erano stato in grado di trovare accordi sulla base di interessi comuni contro la
democrazia. Proprio mentre le cose sembravano ristabilirsi e la situazione sfavorevole placarsi, il regime
Direttoriale attravers una crisi e pass la mano all uomo del destino.
Il colpo di stato del 18 brumaio fu ordito da Sieys, riunendo per loccasione tutti gli scontenti (ex
giacobini e moderati). Il ricorso ai militare era obbligato, e tra essi capit Bonaparte. Il colpo per i
contemporanei fu un episodio abituale. LEuropa antifrancese era pi che mai in ritardo con la lettura di
tali eventi: non si trattava pi di porre fine alla rivoluzione, a questo ormai pensavano i francesi stessi.
Linserimento di Bonaparte in posizione protagonistica fu una variazione impreveduta e sicuramente
molto difficilmente prevedibile. Sta di fatto che il regime consolare, nei primi anni del nuovo secolo,
riscosse grande favore nellopinione francese. Fu come se la Francia vedesse finalmente assicurato il
godimento di quei frutti della grande esperienza della Rivoluzione.
Nella triade rivoluzionaria, la fraternit accompagna la libert e luguaglianza. Mona Ozuf fa notare che
la fraternit, ultima arrivata, la parente povera delle tre, la pi tardiva, essendosi affermata solo con
lavvento della Montagna al potere. Nella Dichiarazione dei diritti delluomo e del cittadino addirittura la
parola non compare. La si ritrova solo in un articolo aggiuntivo alla Costituzione del 1791, per indicare
lobiettivo di una formazione civica a lungo termine. Rispetto alle altre due voci, essa non ha uno
statuto equivalente: le prime due sono dei diritti, la terza un obbligo morale.
La nozione di fraternit tocca il piano morale dei rapporti umani e sociali, ed molto legata con la
dimensione della sensibilit e con quella che si potrebbe definire la dimensione del buon samaritano;
assai meno collegata con quellegalit che vede nettamente prevalere il suo significato politico e
giuridico su quello sociale.
Lappello alla fraternit trova la sua maggiore espressione nella Federazione (cos fu intitolata la festa
del 14 luglio tra il 1790 e il 1792). Essa veniva considerata proprio come una rappresentanza della
fraternit. Ricorda Marat che durante la Federazione per la prima volta il popolo sembrava animato da
una gioia serena.
Il regime Napoleonico fu quello meno idoneo a recepire lidea e il valore della fraternit. Tale valore
riappare solo per via della mediazione delle idee cristiane.
Fu non dopo il 1848 che avvenne il passaggio alla piena valorizzazione dellidea di solidariet; e fu anche
allora che questidea sostitu appieno quella di fraternit. Da un lato, i problemi dellepoca nuova
sollecitavano a elaborazioni e innovazioni che non potevano pi adagiarsi nei quadri dei valori
rivoluzionari; dallaltro, il problema della laicizzazione dei valori che erano stati tenuti fino ad allora
entro il solco della tradizione cristiana.
17 DAL POPOLO ALLA MASSA
Massa un termine che in latino indica la pasta, intesa come materia molle, viscosa, plasmabile;
significato non lontano da quello greco di maza, che si riferiva ad un impasto. Nellambito del
Cristianesimo si avr il passaggio semantico a quello di insieme di persone. Esso verr a indicare,
contemporaneamente a questa nozione, quella di possedimento terriero; e di tale significato ne rimarr
una traccia sicuramente pi forte rispetto a quella religiosa, che basti pensare ai termini che ne
derivarono masseria, massaro, masserizia, masso, etc..
Soltanto con la Rivoluzione francese il significato di massa come moltitudine umana comincia a
prendere uno sviluppo di maggiore importanza.
Alla Rivoluzione ci riporta anche il termine popolo, con la sua stretta connessione con plebe e
pubblico. Nel latino, il significato pi alto di popolo quello che designa linsieme di tutti i cittadini
costituenti la comunit politica e in essa organizzati. da questo significato che presero spunto concetti
quali sovranit popolare, o il senso di popolo come Nazione (entrambi provenienti dalla
Rivoluzione Francese).
Per pubblico si intendeva ci che p del popolo in quanto comunit organizzata.
Plebe, nella tradizione romana, indica il complesso dei ceti che si contrappongono alla nobilt.
Costume plebeo e modi plebei entrano via via nel linguaggio comune come equivalenti di volgarit,
grossolanit, rozzezza. Tra plebe e popolo si sviluppa quindi una distinzione semantica molto forte;
differenza che troviamo anche tra popolo e massa: la massa non ha nulla al di sotto di s, il popolo
invece al di sopra della plebe.
Sempre alla rivoluzione francese ci riporta un terzo termine, quello di classe. Nel XVI esso indicava un
gruppo di scolari che formano ununit didattica. Alla fine del XVIII secolo a questo significato gli si
affianca quello di livello sociale e insieme di colore che vi possono essere compresi. Per indicare la classe
nel senso sociale, si parlava di ordini, stati, ceti, attinenti alla condizione della persona nellancien
regime.
Il termine massa si oppone a quello di classe. Questultimo richiede, infatti, una specificazione pi o
meno precisa; massa indica un insieme di condizioni diverse.
Agli inizi del XIX da nozione di massa appare gi pienamente stabilit, le cui caratteristiche principali
sono la sua omogeneit e quella di non conoscere alcuno strano o formazione sociale inferiore o al di
sotto di essa. (Nel suo pensiero, Leopardi rileva la contrapposizione tra individuo e massa e discute
sulleclisse dellindividuo rispetto alla massa).
Il concetto di nazione una creazione della cultura e della vita politica europea tra il XVIII e il XIX
secolo. Essa viene posta come un carattere o un insieme di caratteri qualificanti in maniera decisiva per
la comunit che si riconosce ed riconosciuta come nazione. Il popolo si riduce a un sinonimo sbiadito di
ci che con ben altra intensit esprime il termine Nazione: la sovranit popolare diventa sovranit
nazionale.
La democrazia intesa frequentemente nel linguaggio politico corrente come un sinonimo di regime
libero. Per Mazzini, la Democrazia rimanda al popolo, nella fase maggiore del suo protagonismo
storico.
Giunti alla definizione delle dottrine socialistiche, in particolare nella versione marxiana, il popolo
divenne il proletariato: esso fu, per antonomasia, la classe operaia della nuova industria. Il concetto
costitutivo della dottrina del proletariato era totalmente diverso da quello di popolo perch fondato su
un criterio di classe anzich su un criterio di carattere assolutamente generale.
Nel pensiero liberale prese sempre pi piede la teorizzazione della classe media come classe
dirigente e della funzione di tutrice per eccellenza degli interessi generali; come strumento di
realizzazione del diritto nazionale.
Populismo russo: fondato sullidea romantica della spontanea capacit del popolo, esso caricava
questidea con un misto di mito e utopia che ne comport il vagheggiamento del mondo contadino
quale modello etico e sociale, in contrapposizione al mondo dellindustrialismo occidentale.
I fenomeni di massa europei vanno riportati soprattutto allavvento delleconomia e della societ
industriale nel corso del XIX secolo. Troviamo tre posizioni emblematiche sullanalisi di questi fenomeni:
Tocqueville: attribuisce un senso quasi religioso al progresso della democrazia come forma politica della
civilt di massa e il suo sviluppo graduale delluguaglianza delle condizioni;
Burkhardt: preoccupazione umanistica per la sorte della personalit e della creativit individuale dinanzi
alla prospettiva di una vita di massa;
Nietzsche: ribellione dello spirito eroico dellindividuo, superiore rispetto la massa.
Anche in Marx tali fenomeni vengono considerati: lalienazione proprio una delle tematiche in merito
ad essi. Ne veniva fuori limmagine di un lavorate che vive sotto lo sfruttamento padronale, schiavo della
sua tecnica e delle sue macchine.
Nel lessico francese con il termine massa si indicare insieme il complesso e la media della popolazione;
masse, invece, un termine del vocabolario politico rivoluzionare.
Per Perroux, per masse si intenderebbero quei grandi numeri di uomini che eventi o cambiamenti
strutturali riducono alla lotta per i bisogni elementari; per massa, la totalit di un ampio insieme, citt,
nazione, specie umana in cui ciascuno conta per dei caratteri elementari, fondamentali e comuni.
Lepoca delle masse non solo quella della loro manipolazione, ma soprattutto lepoca della reazione
a tale manipolazione.
Linterpretazione della societ di massa come inevitabile matrice di un decadimento dei valori umanistici
si era affermata gi nel pensiero reazionario dellEuropa post-napoleonica. Da Simmel a Max Weber si
sviluppato il filone della interpretazione della societ di massa come societ moderna caratterizzata
essenzialmente dalla razionalizzazione e organizzazione dei processi in cui essa consiste. Solo nel XX
secolo si affacciato un pensiero tendente a dare alla societ di massa una valenza positiva,
considerandola come una societ in cui le spinte prevalenti non sono quelle alla disgregazione e alla
solitudine, ma allaggregazione nella forma della libera associazione e del volontariato.
Si provato anche a periodizzare la cultura di massa, considerando il secolo XX come lepoca sua propria.
Morin ha parlato di un primo periodo fino al 1930 caratterizzato da una cultura di divertimento e di
evasione per il pubblico popolare, epoca del cinema muto. Nel secondo periodo il centro costituito dal
cinema sonoro affiancato dalla grande stampa periodica e dalla radio. La cultura di massa diventa la
cultura della persone privata, che si sviluppa allo stesso ritmo della societ borghese e urbana. Dal 1955
si aprirebbe un terzo periodo, in cui il cinema cessa di essere la chiave di volta della cultura di massa; si
affacciano i temi della coppia, del sesso, della solitudine e altri che rendono estremamente problematica
la vita privata.
Lo schema proposto da Morin risulta totalmente insoddisfacente per la pressoch totale esclusione
politica e per la prevalenza del cinema rispetto ad altri mezzi di comunicazione di massa.
Il senso generale dal primato di popolo a quello di massa potrebbe definirsi come quello di una
dequalificazione della collettivit indicata dal secondo termine (massa) rispetto allintenso significato
comunitario ed epico del primo (popolo). Nelluso di massa si riverbera una concezione delluomo legata
essenzialmente alla dimensione quantitativa, laddove nelluso di popolo si riflette una considerazione
pi qualitativa dellumano e della societ umana.