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NellEuropa dei Secoli dOro

1 LEUROPA DEI SECOLI DORO


Il concetto di Europa comincia a prendere forza e consolidarsi in epoca prettamente Rinascimentale.
Nel corso dei secoli si giunge ad una maturit tale che il concetto di Europa domina completamente
lorizzonte culturale, politico e civile del continente. LEuropa appare come conquistatrice e incivilitrice
del mondo, tanto che nel XIX secolo essa appare come la vera Heartland, la terra che per cinque secoli
stata il centro, il cuore del mondo e dove di esso si sono decisi i destini.
Nonostante la moltitudine di influenze derivanti dalla molteplicit di popoli e etnie presenti in Europa,
essa era unificata dalla professione della fede cristiana, cattolica a occidente e ortodossa per il resto.
Proprio per questa pluralit di soggetti e di dinamiche storiche possiamo parlare di Concordia Discors
(ovvero larmonia nata da discordanza di parti).
Alla fine del XIX secolo LEuropa giunse al culmine delle sue fortune, ma nel giro di un secolo si sarebbe
ritrovata in una condizione poco meno che opposta.
Dopo la prima guerra mondiale si verific il tramonto dellOccidente. Furuno anni drammatici e
complessi in cui il termine Europa non avevi pi il suo tradizionale significato geo-culturale.
La pi tipica e anche caratterizzante definizione di Europa quella che la identifica come Occidente
rispetto ad Oriente. E un motivo antico, tanto da risalire per alcuni fino alla guerra di Troia.
Tale contrapposizione ricorre in tutta let moderna. Basti citare Machiavelli, il quale afferma che la
differenza tra il sultano dei Turchi (Oriente) e il re di Francia (Occidente) sta ne fatto che sui Turchi il re
esercita un potere inidiscriminato, illimitato e dispotico; in Francia il re non ha un tale potere e deve
operare secondo le norme e le leggi del suo Regno.

I progressi realizzati nei 500 anni di egemonia Europea hanno assunto una portata rivoluzionaria tanto
che si parlato di Secoli doro, proprio per indicare i periodi di eccellenza e di straoridnaria fioritura
che nella stessa epoca i singoli paesi e popoli europei hanno conosciuto.
I grandi movimenti artistici, letterari e filosofici hanno contribuito a creare una cultura omogenea e
unificata allinterno dellEuropa; cos come la religione (il Cristianesimo) primo fattore unificatore
europeo. I popoli europei hanno avuto, inoltre, una lingua franca della cultura: il latino, prima lingua
della diplomazia e poi lingua scientifica e filosofica.
Rousseau stesso scrive in merito allunit europea: Tutte le potenze dellEuropa costituiscono tra di
loro una specie di sistema che le unisce con una una stessa religione, con un identico diritto delle genti,
con il commercio e con una sorta di equilibrio che leffetto necessario di tutto ci.
Non mancata, per, la conflittualit. In essa si manifestata una vocazione nella quale dinamismo e
ansia del nuovo sono i caratteri predominanti. Tale dinamismo non si traduce in un movimento per il
movimento, ma in una tendenza al materialismo ed economicismo, passione per il lavoro e passione per
larricchirsi.
Un epoca nuova nella storia del mondo inizia con la scoperta dellAmerica a opera di Colombo nel 1492.
La sua prima fama fu quella di aver scoperto una nuova via delle Indie; ci volle un po per capire che si
trattava bens di un Nuovo Mondo. Cos come per la patria, a Colombo gli venne contestato addirittura
di essere stato il primo scopritore del Nuovo Mondo: si detto che lAmerica fosse stata scoperta prima
dai Vichinghi, o addirittura dai Cinesi.
Chiunque avesse scoperto lAmerica prima di lui come se avesse lavorato per nulla. Solo, infatti, dalla
scoperta di Colombo in poi lAmerica entrata nel circuito della storia mondiale. Un altro aspetto
importante del viaggio di Colombo sta nella base scientifica sulla quale il viaggio stato concepito e
realizzato: esso ebbe la sua genesi nella formulazione dellipotesi secondo la quale la terra fosse sferica.
Gi dal XVI secolo i rapporti di potenza extra-continentali fra i paesi europei sono diventati cos
importanti lo stesso sistema degli Stati non poteva essere considerato e rappresentato senza tener
conto delle sue componenti extra-europee. Risulterebbe infatti inattendibile una qualunque valutazione
della situazione Europea senza considerare la componente extra-europea. Esso ha avuto profonde
evoluzioni, come la progressiva maturazione del concetto di America.

Occorsero circa una decina di migliaia di anni per passare allo stadio industriale, ma, una volta avvenuto
questo passaggio, sono poi bastati due o tre secoli per percorrere un tratto di strada cos lungo rispetto
a quello compiuto precedentemente dai diecimila anni.
Fu lEuropa stessa ad operare la scelta decisiva di muoversi verso la modernit. Lepoca che nasceva si
apri sotto il segno di una rivoluzione culturale che avrebbe portato a una rivendicazione totale delle
libert della civilt europea. Essa culmin tra il XX e il XXI secolo con il concetto di Villaggio globale
come condizione ormai effettiva della presenza umana del mondo e avrebbe fatto dellInglese una sorta
di lingua franca. Si inizi cos a parlare di world history.

2 ALLE ORIGINI DELLE STORIE DEUROPA


E nel corso del XVI secolo, man mano che si scontano gli effetti della scoperta dei nuovi mondi, che
nascer la coscienza europea moderna. Il secolo XV e XVI furono quelli in cui si former la definitiva
configurazione dellidea di Europa e della relativa coscienza europea.
Il termine Europa e laggettivo europeo appaiono per la prima volta in degli scritti di Pio II, per il quale
lEuropa sembra consistere innanzitutto in una realt geografica, a sua volta sinonimo di
unappartenenza morale e culturale. Tale concetto ha subito numerose e differenti modificazioni nel
corso del tempo.
Juan Vives, nel suo De Europae dissidiis et de bello turcico, lEuropa vi appare come un frutto sia della
storia che di una antropologia che ne attestano la superiorit civile; a differenza del popolo Turco
primitivo, bellico e diabolico.
La dimensione storica dellidea di Europa per ancora lontana dal configurare la prospettiva di una
vera e propria storia dEuropa. raro trovare esplicitamente enunciata lEuropa quale tema
storiografico; infatti essa veniva avvertita come una grande realt geografica, politica e culturale.
Lidea della storia europea matura solamente nel secolo XVI per poi giungere al culmine soltanto nel
XVIII e XIX secolo.
Il maggior esempio di storiografia del XVI secolo lIstoria dellEuropa di Giambullari. La periodizzazione
dellopera evidente: va dalla inclinatio Imperii allUmanesimo. Un tale arco temporale portava,
ovviamente, a parlare di un'area pi vasta a diversamente dislocata rispetto a quella della storiografia
dellantico Impero: unarea nettamente europea rispetto ad unarea nettamente mediterranea. La
consapevolezza di questa implicazione forte nel Giambullari; tanto forte da indurlo subito a precisare il
quadro geografico della sua opera, eminentemente continentale. La sua Europa va, infatti, dal Capo San
Vincenzo (estremit del Portogallo) al Don (fiume russo affluente del Mar Nero) e comprende le penisole
che si stendono a Sud nel Mediterraneo e a Nord nel Mare Germanico (il Baltico).
LItalia sempre al centro della sua attenzione; essa si colloca come il centro dellImpero. Infatti, con la
restaurazione del titolo imperiale in Occidente, il perduto valore dellItalia cominci largamente a farsi
conoscere e dimostrarsi nuovamente. (Inserire qui cosa random sullimportanza dellItalia nellImpero di
Carlo V).
Dopo ledizione del 1566, non fu stampata per circa due secoli e mezzo. La sua fama riprese agli inizi del
XIX secolo, con la ristampa del 1818. LIstoria del Giambullari conserva un interesse che non si
tradotto in una rappresentazione storiograficamente unitaria del suo oggetto (la storia europea) ma
questo oggetto viene concepito unitariamente definito dal suo quadro geografico e pensato come unit
letteraria. Il paradosso della fortuna dellIstoria evidente: apparsa troppo presto perch ne potesse
essere percepita linnegabile intuizione storiografica, ebbe poi successo quando quella intuizione era
diventata incomparabilmente pi matura ed era stata ben pi profondamente elaborata.

3 LE RELAZIONI INTERNAZIONALI NELLET MODERNA (SECOLI XV-XVIII)


Nelle relazioni internazionali dellet moderna appare la centralit che il momento diplomatico viene
gradualmente ad assumere fino a diventare lelemento oggettivo e formale caratterizzante nel contesto
delle relazioni internazionali. La nuova diplomazia insieme agli eserciti permanenti e allaffermazione di
un nuovo modello burocratico, formano la triade sulla quale avr genesi lo Stato moderno.
Le prime prassi diplomatiche erano diverse rispetto a quelle moderne: si riteneva infatti che qualsiasi
potere, politico o non politico, fosse abilitato a inviare i propri agenti diplomatici ad altri; non solo i veri
e propri Stati sovrani, ma anche grandi e piccoli vassalli, comuni, citt e via dicendo. Rapidamente,
soltanto gli Stati sovrani conservano il diritto di trattare tra loro per via diplomatica.
Lagente diplomatico, da legatus si configura gi a partire alla fine del XIII secolo come ambasciatore. Il
termine deriva da Ambasiada, che significa servizio. Ambasciatore sarebbe, quindi, chi rende un
servizio.
Dopo laffermarsi dellAmbasciatore come agente diplomatico per eccellenza, il passo successivo fu
quello della nascita dellambasciata permanente. Tale sistema si largamente affermato prima in Italia,
poi nelle altre potenze europee.
Le grandi potenze finirono per distinguersi da quelle minori per lampiezza della loro rete diplomatica
consentita dalla scala delle loro possibilit materiali e dei loro interessi; infatti le potenze minori
avevano una diplomazia che puntava solo a presidiare i punti di maggiore importanza sul piano politico
europeo. Nelle relazioni internazionali dellet moderna listituzione di rappresentanze diplomatiche
permanenti segn la novit maggiore.

Lordine internazionale moderno nasce sostanzialmente anarchico, sprovvisto di un effettivo principio di


riferimento ordinamentale. Oltre ad essere anarchico, anche oligarchico poich, in una condizione non
regolata, i diritti dipendono largamente dalla forza. Quindi lanarchia di fondo disdetta dalla legge
dettata dalle potenze pi forti col loro peso militare e con le loro azioni di guerra.
E sono, infatti, le grandi potenze a stabilire chi debba, ad esempio, essere ammesso e chi no alle
conferenze, congressi, riunioni etc. in cui si negoziano e si stabiliscono accordi, tratti, norme etc.
su questa linea che la sorte dei paesi e dei popoli viene decisa nella grande politica europea dellet
moderna. Chi fa politica in Europa deve tenere conto anche della dimensione religiosa che si ha di fronte.
LEuropa s Cristiana, ma non per questo motivo lecito ignorare le nuove interpretazioni (protestanti)
della fede cattolica. Proprio per ovviare a tale inghippo, nel periodo umanistico-rinascimentale si avvi
un processo di laicizzazione che trova fino al moto illuministico del XVIII secolo unamplissima
maturazione.

Quanto alla periodizzazione della grande politica europea, era nato nel corso del XIX secolo questo
schema fondato sul succedersi di varie egemonie: la spagnola ne XVI secolo e fin quasi alla met del XVII,
poi la francese dellepoca di Luigi XIV, poi secondo alcuni legemonia inglese fino alla guerra dei Sette
Anni o secondo altri un equilibrio dalla met del XVIII secolo in poi.
La Spagna veniva vista in sicura decadenza gi negli ultimi anni di Filippo II; La Francia, veniva vista gi in
piena ripresa della sua forte direzione monarchica, dopo le guerre di religione, con lavvento di Enrico IV
al trono; quanto lInghilterra appariva come la pi tenace rivale della Francia sul piano dellegemonia
europea.
E necessario per dare una funzionale definizione della nozione di egemonia. In nessun periodo la si
pu intendere come legata a uno squilibrio di forze tale da togliere ogni significato al gioco politico-
militare-diplomatico delle potenze avverse rispetto la potenza egemone.
Nel corso del secolo XVII cominciano ad assumere importanza via via maggiore le posizioni extra-
europee delle potenze europee, non soltanto per le risorse che esse assicurano, ma per la forza che
danno sul piano della strategia militare e del controllo politico negli spazi extra-europei. Chi domina o
controlla loceano vi si pu muovere con maggiore libert, quindi anche la pi potente in Europa.
LInghilterra trov nel mare la ragione di una capacit di resistenza a minacce come la spagna di Filippo II,
la Francia di Napoleone e la Germania di Hitler, ottenendo uno stato definito splendid isolation.

Lo status di potenza era un dato di fatto estremamente concreto. Lo si constata, in particolare, nelle fasi
in cui la condizione di potenza si esaurita o va esaurendosi. Il declino delle potenze port alla
formulazione della dottrina dell Uomo malato: mantenere quella potenza in vita con i minori danni
possibili; oppure ricorrere alla pratica delle spartizione, sopprimendo o riducendo ai minimi termini la
potenza malata (come nel caso della Polonia).

Unet dellequilibrio si ha dopo la guerra di successione spagnola. Essa ha il pregio di dare alla
egemonia spagnola unestensione pi congrua al suo effettivo svolgimento; ha il prego di indicare al
meglio i limiti dello sforzo egemonico sotto Luigi XIV; ha il pregio di vedere gi in atto quella sorta di club
delle grandi potenze che stato il centro nella politica europea fino alla seconda guerra mondiale.

4 IMPERI EUROPEI MODERNI


Il termine impero ha due nozioni alquanto diverse. Da un lato indica una forma di Stato, della quale si
vogliono sottolineare alcuni particolari caratteri, e ha un significato istituzionale molto preciso. Dallaltro
lato, indica una realt politica caratterizzata da particolari elementi, ugualmente sottolineati, ma non
connessi specificamente a un modulo istituzionale definito: una realt imperiale, non uno Stato-Impero.
Il primo caso, per esempio quello dellImpero dAustria (costituito come reazione alla proclamazione di
Napoleone), o a quello del Brasile (quando nel 1822 Pietro I ne assunse la sovranit distaccandolo dal
Portogallo).
Il secondo significato alquanto pi vago dal punto di vista della struttura politico-istituzionale, ma pi
definito dal punto di vista del tipo di realt che si vuole indicare. Si tende a indicare con questo termine
le entit politiche di grandi dimensioni o linsieme dei territori ai quali questo dominio si estende.
Il riferimento alla storia di Roma stato fondamentale nella storia del concetto imperiale nel mondo
moderno. Ci comportava lidea che limpero non consistesse solo ad un certo livello e ampiezza di
potenza politica e militare e di dominio esteso, bens in una capacit dinamica e felice nellimporre o
propagare un livello di civilt superiore.
Differente forma di impero quello Ottomano, limpero del dispotismo. Esso era caratterizzato da una
forma di regime politico e civile fondata sullunica e totale signoria di un sovrano.
Il giudizio negativo sul caso ottomano toccher quando maturer il tempo della causa nazional-religiosa
dei popoli sottomessi dai Turchi. Nel frattempo si diffonde una viva ammirazione per la sapiente
costruzione del forte potere politico e militare sul quale gli Ottomani fondavano la loro potenza.
Il declino progressivo della potenza militare ottomana dopo il fallimento dellassedio di Vienna del 1683
avrebbe smantellato il mito degli Ottomani e lavrebbe sostituito alla fine con unimmagine fin troppo
negativa.
La potenza turca non soltanto di ordine militare, ma include una dimensione politica in cui si vede una
delle ragioni maggiore dellammirazione di quellimpero. Tutto appare fondato su un regime
complessivo di dominio basato sul pagamento di imposte e tributi piuttosto che sullamministrazione
diretta dei territori dominati.
Tale impero veniva spesso paragonato alla grande potenza europea della Spagna, lunica in grado di
poter essere considerata alla pari di quella ottomana: tra le due potenze c infatti una sostanziale parit
di forze. Mentre limpero Ottomano si sviluppato essenzialmente nellambito della pi antica geografia
dai Persiani a Alessandro Magno, lImpero Spagnolo si estendeva, invece, al di l del Vecchio nel Nuovo
Mondo e ha quindi una configurazione geografica che lo rende superiore e inconfrontabile a quello
ottomano.
A differenza di quello ottomano, emerge con gli spagnoli unarticolazione dellimpero in due parti: quella
metropolitana e quella coloniale. Gli aspetti pi essenziali della parte coloniali sono i seguenti: 1)
Limpero ha unestensione territoriale che lo configura come il primo impero della storia a scala
planetaria; 2) limpero giustificato dal diritto di conquista al dovere di propagare la vera fede; 3) la sua
gestione (diretta) esercitata in prima persona dai conquistadores, con una completa esclusione dei
sottoposti; 4) il criterio di governo caratterizzante del rapporto fra colonie e metropoli quelli di
assicurare a Madrid il massimo possibile di risorse finanziarie soprattutto attraverso lo sfruttamento
delle ricchezze minerarie dOltreoceano.
Fino ai primi decenni del secolo XIX le potenze rivali non riuscirono che a scalfire marginalmente il
dominio spagnolo nel Nuovo Mondo.
Lo status di grande potenza rimase alla Spagna fino al Congresso di Vienna, nel quale non venne
ammessa allo stesso titolo delle potenze vittoriose e perfino della stessa Francia vinta. Esclusione
determinata dalla debolezza militare mostrata dalla monarchia negli anni di Napoleone, ma ancor pi
dallavviato processo di rivolta per lindipendenza dei paesi americani.

LImpero Russo tra la fine del XVII secolo e la met del XIX raggiunge unincredibile estensione
territoriale. La regola russa la medesima di quella turca: conquista e dominio delle aree
territorialmente prossime al centro della potenza che conquista. La forma coloniale dellimpero pu
essere occultata dalla continuit geografica del territorio imperiale e il suo presentarsi come unico paese.
La formazione dellimpero britannico fu diversa. Essa and avanti approfittando delle occasioni che via
via si presentarono (come la sconfitta dellInvincibile Armada, evento che segn linizio dellegemonia
inglese). LInghilterra rilutta lo sfrenato ampliamento dei possedimenti coloniali (attuato in Spagna e
Francia), poich essenziale era per la politica imperiale inglese la sicurezza di uninfluenza politica,
commerciale o di una posizione strategica.

Limpronta ispanica rimasta profonda nellAmerica Latina. Non si pu dire lo stesso dei possedimenti
coloniali inglesi e francesi, i quali optavano per una colonizzazione pi liberale e moderna. Questultime
si distinguono, inoltre, per la loro ampia politica di metropolitanizzazione dei territori coloniali.
Si notato che gli Spagnoli neppure alla popolazione spagnola dei paesi coloniali danno alcuno spazio o
riconoscimento politico. La Spagna non aveva le possibilit di governare lenorme complesso dei territori
venuti in suo possesso, tanto che essi venivano considerati come peso anzich come vantaggio.

5 LA PARABOLA DEL FEUDALESIMO


La finalit originaria del feudalesimo era quella di rafforzare il potere dei sovrani e la struttura di potere
sulla quale i sovrani si fondavano.
Lipotesi, ad esempio, che il sistema sia nato dal tentativo regio, parzialmente riuscito, di sostituire una
nuova classe dirigente di derivazione monarchica alle vecchie dirigenze sa troppo di programma
politico pi probabile in epoche posteriori. pi lecito pensare che nasca dalla crisi di una monarchia o
dinastia allo stremo (quella dei Merovingi). Viene cos posto e riconosciuto il rapporto fra il sovrano e la
sua nuova creatura, rappresentata da quella nuova classe dirigente, rapporto centrato sullesercizio
diretto e immediato del potere. Il potere di questa nuova classe discende dallalto, e tale assunto
perdura come postulato imprescindibile etico-politico del sistema.
Il particolarismo feudale trov le vie della sua progressiva affermazione su due linee: il riconoscimento
dellereditariet del feudo e la patrimonializzazione. Si afferm prima il riconoscimento delleredit,
datato tra Carlo il Calvo e Corrado II. La prassi si palesa, fin dallinizio, come la reale matrice degli
sviluppi del feudalesimo.
Tra il XI e il XIII secolo il sistema raggiunse la sua sistemazione istituzionale. Inizialmente il feudo fungeva
pi da raccordo dellaristocrazia militare di quel tempo che da istituto di delega del potere sovrano.
Con lavvento del secondo feudalesimo, si spezzava quella meccanica fusione di elementi romani e
germanici (beneficio, vassallaggio, immunit) ma la nozione di signoria fondiaria rimaneva. La
differenza tra un signore che il dominus di una grande propriet e un signore che essenzialmente un
guerriero anche se esercita pi o meno gli stessi poteri, porta alla differenza tra il vero e proprio
feudalesimo e la signoria fondiaria.
Il feudalesimo per secoli una componente fondamentale della storia europea; lo in misura tanto
consistente che in alcuni paesi si parlato a lungo di sopravvivenze del sistema anche dopo la sua
soppressione; lo sempre o ovunque tanto da figurare come una componente a lungo condizionante
del gioco politico e sociale. Basti pensare al regime del privilegio privilegio talmente sentito e
riconosciuto da essere dato per scontato anche dalle forze che ad esso si oppongo sicch solo alla fine
del XVIII secolo se ne propone non pi la limitazione e il disciplinamento, bens la soppressione o al
compromesso storico che sorge tra la monarchia e lordine da essa instaurato, caratterizzante
lAncient regime, il regime che ha nel privilegio il suo tratto fondante.
6 AUSTRIA E ASBURGO
Agli inizi dellet moderna lAsturia di Massimiliano I si presentava come uno Stato compatto e come un
pilastro della struttura politica europea.
Il 1526 fu il vero anno di nascita della monarchia asburgica, allorch Ferdinando I ottenne finalmente le
corone di Boemia e dUngheria.
Brunner nota che gli stati territoriali austriaci non furono mai delle vere e proprie province, non
assunsero mai laspetto di semplici distretti amministrativi. Pur non cessando di far parte di uno Stato,
gli stati territoriali hanno sempre mantenuto una loro identit.
I temi principale trattati da Brunner sono le unit territoriali definite come Land, la denominazione
della signoria dal nome della casa del signore, il signore territoriale come capo della comunit
territoriale. Essi sembrano strettamente legali alle realt medievali della formazione del feudo;
rileggendo proprio Brunner si notano le radici medievali del mondo moderno.
Egli nota infatti che la monarchia si presenta come unione monarchica dei suoi territori che,
singolarmente presi, non erano altro che Stati per ceti, contraddistinti da una gerarchia di natura varia
e complessa, rimasta tale fino alla rivoluzione francese. Ne derivava per la monarchia asburgica un
triplice livello di governo: quello della diplomazia, delle armi e delle finanze camerali; quello della
amministrazione della giustizia e degli interni; quello della sfera cetuale di ciascun territorio e delle
rispettive diete. A questo triplice livello si svilupparono le istituzioni della monarchia come il Consiglio
Segreto e la Cancelleria Imperiale.
La monarchia austro-ungarica consisteva di due Stati, di cui luno (quello ungherese) era animato da una
coscienza nazione altamente evoluta, mentre laltro (composti dai regni territoriali) poteva disporre di
un apparato statuale altamente perfezionato.

LAustria si pone come una realt storica che coincide pienamente con quella degli Asburgo, ma il
rapporto non biunivoco in quanto la realt degli Asburgo va molto oltre il solo ambito austriaco.
Con Alberto II nel 1438 la corona imperiale cominci a toccare stabilmente agli Asburgo, sino alla fine
dellImpero del 1806. La lunga conservazione della corona imperiale rappresenta un grande successo
storico degli Asburgo, dimostrazione di una forte coscienza dinastica. Fin dalle prime elezioni gli Asburgo,
al pari di tutti gli altri principi germanici, considerarono lImpero come una felice occasione di
incremento delle loro fortune dinastiche. Questo opportunismo si tradusse in un senso nuovo, un senso
di dignit imperiale. LImperatore governava lImpero, ovviamente nella misura e nei modi che la
struttura politica consentiva e gestiva le fortune della sua Casa col senso di un destino asburgico di
monarchia universale.

Con Carlo V i rapporti tra Vienna e Madrid furono continui e consistenti. Si andr a creare tra i due
maggiori rami asburgici una special partnership.
A Vienna cera la necessit di agire e mantenersi sicuri in una Germania biconfessionale e difendere i
propri confini orientali dallavanzata Turca. Da Madrid si guardava a orizzonti ben pi vasti, e le due linee
non erano facilmente conciliabili. Vienna non poteva rimanere a molto di pi che a consolidare la sua
parziale egemonia, mentre per Madrid si trattava di sostenere il suo primato europeo.
Il tempo che va dallabdicazione di Carlo V fino alle divisioni ereditarie fu un periodo di sostanziale
progresso. Si realizz un equilibrio tra il cuore della monarchia e le sue membra; equilibrio di segno
nettamente conservatore e fondato sul compromesso tra il potere dellaristocrazia e il potere del
sovrano. Rispetto a quelli di Spagna, gli Asburgo di Vienna, anzich chiudersi del tutto nella pi stretta
osservanza cattolico-controriformistica, hanno proseguito tendenze e spinte della cultura rinascimentale
avendo pi a cuore le arti e la vita intellettuale che lortodossia cattolica. Proprio per questo motivo,
nella seconda met del secolo XVII, la Spagna finir con lapparire alla retroguardia del moto della civilt
europea; Vienna si preparava invece a occuparvi un posto non di piccolo rilievo.
Una delle maggiori preoccupazioni degli Asburgo fu quella dei Turchi. Lo scontro che avvenne con la
potenza ottomana diede vita alla trasformazione in monarchia danubiana. Questa definizione rende
bene la realt spaziale che gli Asburgo vennero a costituire coi loro domini nel cuore dellEuropa, di
grande rilievo sia geo-politico ed economico che militare e strategico. Gi a questo punto gli Asburgo di
Vienna potevano essere considerati una consistente potenza europea. Il salto decisivo venne fatto con il
matrimonio di Massimiliano I con Maria di Borgogna. Ne nacque una monarchia moderna
contraddistinta dal forte legame che essa consolid e svilupp nel secolo XVI coi ceti dirigenti e le
aristocrazie che avevano limmediato controllo sociale e territoriale. Queste stesse aristocrazie e ceti
dirigenti furono lasse portante della nazione asburgica.
Il problema tra struttura imperiale e destino tedesco si era gi posto in particolare al tempo di Carlo V in
relazione alla divisione religiosa della Germania. Fu applicata cos una politica per cercare di unificare i
due piani, per cui la posizione imperiale rafforzava quella di sovrano territoriale e questa giovava a
rendere la prima pi forte. Neppure questo nuovo orizzonte avrebbe davvero potuto reggere allurto
con le grandi tensioni irrompenti nella storia europea del secolo XIX.
La definitiva rottura tra queste due entit si ebbe del 1866, anno dellurto con il movimento nazionale
germanico.

7 LUIGI XIV
Il problema storico di Luigi XIV nacque gi mentre si veniva svolgendo la sua inusuale avventura di
sovrano (rimasi infatti sul trono per 72 anni). Limpressione che quel sovrano dava non era comune: la
sua intelligenza era pareggiata alla sua inalterata calma, e la sua azione politica era il motore sempre
attivo della vita del suo paese come della politica europea.

La biografia che Bluche ha scritto del Gran Re pu essere anche definita un poema in suo onore: la
grandezza di Luigi XIV non concepita nella chiave dellesaltazione di superiore, ma del suo operato nel
contesto storico.
Uno dei maggiori meriti di questopera quella di aver umanizzato la figura del Re Sole. A un
personaggio di cos grande importanza politica, Bluche contrappone una persona molto pi semplice e
umana. Esemplare losservazione che gli fa sulla revoca nel 1685 delleditto di Nantes: controversa dal
punto di vista storico-politico, tale azione pare avere nella persona del Re motivazioni religiose
importanti (quali il catechismo da bambino, la sua sensibilit di devoto, etc.)
Lopera di Luigi XIV fu un momento imprescindibile nel costituirsi della Francia, tantoch si ingrand
come in pochi altri periodo della sua storia. Il fasto del Re si tradotto in un patrimonio storico-culturale
di cui la Francia ancor oggi va orgogliosa.

8 DAL PLENILUNIO DELLE MONARCHIE ALLA RIVOLUZIONE


Bisaccioni definiva il periodo in cui viveva (Fine XVI secolo e met XVII) il plenilunio delle monarchie.
Solo in Inghilterra tale condizione si avvertiva in maniera differente. Nella seconda met del Seicento vi
prese piena forma il libero regime parlamentare, che avrebbe distinto il sistema politico inglese rispetto
ai regimi del continente, dove vigeva lassolutismo. La componente religiosa era un altro aspetto
fondamentale di quel mondo storico.
Ci si allontana dal mondo dellintolleranza, del fanatismo, della caccia alle streghe e dellinquisizione.
Pochi altri periodi della storia hanno contribuito come questo allavvento della modernit. Nel 1642 si
spegneva Galileo Galilei e nello stesso anno nasceva Isaac Newton; tra questi due nomi si consuma per
intero il definitivo avvio della scienza moderna. Analogo avvenimento avvenne nella vita politica (tra la
met del seicento e gli inizi dellOttocento): si pass dal plenilunio delle monarchie alla sovranit e alla
rappresentanza popolare. Il vecchio ordine croll per una rivoluzione che influenz profondamente la
storia europea e mondiale, la Rivoluzione francese.

9 EUROPA 1748-1789
Il quarantennio che va dalla pace di Aquisgrana allo scoppio della rivoluzione francese viene considerato
un periodo di pace. In realt, non solo la guerra fu tuttaltro che assente, ma la stessa relativa
prevalenza della pace non configur un periodo tranquillo della vita dei paesi europei.
Il Principio dellequilibrio come regola fondamentale della diplomazia europea sancito dopo le tre guerre
di successione, venne interrotto dalla guerra dei sette Anni (la quale pu essere considerata la prima
guerra mondiale). La pace di Parigi port alla liquidazione a vantaggio degli Inglesi della maggior parte
dellimpero coloniale francese. Lequilibrio globale fu profondamente alterato dalla preponderanza
acquisita dallInghilterra. Delle altre potenze coloniali la maggiore, per estensione, rimaneva la spagna;
che tuttavia non aveva una forza navale equiparabile al suo rango di potenza.
Laffermazione dellInghilterra segnava la prima fase delleconomia capitalistica moderna. A seguito
degli sviluppi produttivi del secolo XVIII si ebbero mutamenti che ne delinearono la portata epocale. Il
rapporto fra agricoltura e mercato assunse una forma e portata decisamente nuova, tanto che nacque
unagricoltura capitalistica. Allo stesso modo per le manifatture, con lintroduzione di nuove macchine e
nuovi tipi di energia, si pot parlare di capitalismo manifatturiero. La stessa concezione della ricchezza
mutava. Nel secolo XVIII il mercano divenne il referente dominante della ricchezza. Ci fu una profonda
trasformazione che comport una rivoluzione nelletica, nella mentalit, nei comportamenti e
nellelaborazione e nellaffermazione di nuovi valori e idee.
Lutilizzazione del vapore come forza motrice diede poi vita alla rivoluzione industriale. Dalle manifatture
tradizionali si pass allindustria moderna, rendendo il capitalismo industriale la punta avanzata
delleconomia. Di questa trasformazione lInghilterra fu per oltre mezzo secolo la protagonista esclusiva.

In questo periodo si parlato di crisi della coscienza europea. attraverso questa crisi che il sistema
generale dei valori fin con larticolarsi in una distinzione profondamente significativa tra valori religiosi,
morali e civili. LEuropa conobbe un momento di seria revisione del significato della sua posizione nel
mondo. Si ebbe lavvio definitivo alle idee moderne di liberalismo e di democrazia, con le rispettive
versione del regime di libert (i quali teorizzatori maggiori furono Montesquieu e Rousseau). Si afferm
lidea che un regime rappresentativo, per essere considerato tale, deve essere fondato sulla
rappresentanza dei singoli cittadini in quanto tali e non sulla rappresentanza di corpi sociali di vario
genere.
Alcuni sovrani diedero vita a una politica di riforme che tocc vari campi. Il giurisdizionalismo, la
fisiocrazia, la filantropia, una pi moderna struttura amministrativa, e una serie di novit nei servizi
tecnici e numerose opere pubbliche di vario tipo furono le preoccupazione che animarono questo
riformismo. La Francia, che fu il paese pi influente della vita culturale europea, fu il paese in cui le
attivit riformistiche ebbero minor successo.
Dopo linsuccesso della Francia nella guerra dei Sette Anni, una rivincita pot essere considerata la
guerra che si accese del 1776 tra lInghilterra e le sue colonie americane, nella quale fu riconosciuta
lindipendenza degli Stati Uniti dAmerica. La rivoluzione americana si era compiuta allinsegna dei nuovi
principi di libert e democrazia che fermentavano nella societ da tempo. La Dichiarazione fu la prima
carta dei diritti delluomo ispirata dalla filosofia moderna. A contrastare quei principi fu il paese nei quali
erano maggiormente diffusi; invece ad appoggiare gli insorti fu il paese in cui il regime politico era il pi
forte esempio di monarchia assoluta. Proprio per lintervento in guerra, la Francia attravers una
profonda crisi finanziaria. Nel 1788 il nuovo re Luigi XVI decise la convocazione degli stati generali, come
una sorta di appello al paese per varare le misure necessarie a superare il caos delle finanze. Fu invece la
tomba della monarchia.
Nel linguaggio del tempo era gi presente la distinzione tra rivolta e rivoluzione. La prima scoppia
per case ancora lieve e ad un tratto cade, soppressa dalle forze armati. La seconda segue unidea, e
propone di stabilire un ordine nuovo.
Ovunque in Europa la rivoluzione francese scav un solco profondo, non soltanto relativo alla struttura
della societ, ma anche alla vita morale. Lavvento della nuova societ procedette con ritmi e tempi
diversissimi da parte a parte dellEuropa; anche l dove la soci et pre-rivoluzionaria appariva
sopravvissuta, il mutamento si fece ugualmente sentire tanto da far parlare di ununica et delle
rivoluzioni

10 PERCORSI DELLIDEA DI LIBERT


Europea lidea di regime di libert, finitosi con lidentificarsi come democrazia. Proprio in Europa
tale concetto ha conosciuto un continuo sviluppo. Le idee di libert risalgono alle democrazie dellantica
Grecia, nella quale la libert consisteva allora nel poter prendere parola e parlare liberamente nelle
assemblee cittadine. Queste idee di libert si eclissarono nel Medioevo, dove si afferm lidea cristiana
per cui la vera libert quella dello spirito, la libert interiore. Dal Medioevo si ricav un altro tipo di
libert, quella della prassi di immunit, dei privilegi. Si passo dalla liberty (libert come concetto
filosofico) alle freedoms (libert come condizioni e diritti specifici). Il pensiero politico moderno ha
individuato nella libert il valore fondamentale della vita morale e civile delluomo sia come singolo che
come realt unitaria. Laffermazione della libert non mai stata pacifica, ovunque la si imposta con
assidue lotte. Lidea ti tolleranza non equivalente allidea di libert, visto non altro una concessione
del potere e la libert lesercizio di un diritto. Si esaltata la parte dello Stato come fattore e agente di
libert, espressa nellidea dello Stato sociale.

11 MONTAIGNE, BEVERLAND, VOLTAIRE, ROUSSEAU


Montaigne
La sua passione letteraria lo spinse a lasciare impegni e cariche pubbliche, a ritirarsi nel suo privato.
Egli lespressione europea pi profonda e sentita della crisi dellUmanesimo come psicologia, come
mondo intellettuale e equilibrio tra spirito e natura. Per la sua collocazione storica in un et di
mutamenti, si apprezzato Montaigne ancor maggiormente. Dalla percezione della crisi, venne indotto
a porsi interrogativi pi radicali e sconvolgenti. Fu colui che inaugur la modernit.
Beverland
Per Beverland, il peccato religioso consistette nella voglia di copulare e nellattuarla; tesi che trov eco
in pensatori importanti, perfino in Kant. Dopo Beverland i significati metafisici o teologici del peccato
originale vennero superati, affermando e giustificando il peccato come implicazione naturale della
condizione umana, vanificando lidea di colpa. Cadde la tradizione antica di miseria e infelicit della
condizione umana.
Voltaire
Candide fu lopera dingegno di Voltaire. Il suo Dio soltanto un essere che fa del male e prende gusto
solo a nuocere. La dottrina che evince dallopera quella di un Dio che cerca di indurre alla disperazione
i propri fedeli. Dalla critica contemporanea questopera veniva definita di una gaiezza infernale, poich
sembra essere scritta da un essere di un genere altro dal nostro (Madame de Stael). Il Candide d inizio
alla sua definitiva maturit (di Voltaire). Il messaggio che scaturisce dalle pagine Volteriane che si pu
sempre trovare un modo di vivere e di sopravvivere. Gli accidenti che colpiscono senza sosta Candido
sono soltanto ironiche e paradossali gigantografie di quel che ogni giorno si sperimenta di inauspicato e
rovinoso. Il romanzo si chiude con un piccolo orto: riparo, orto che promette sostegno alla vita ma che
bisogna pur sempre coltivare. Candido esprime il pensiero del Voltaire maturo. Il suo buon senso lo
spinge con pazienza a rimettersi allopera del vivere dopo ogni disavventura. Viene visto come il Nuovo
Adamo che matura una saggezza fatta di tutta semplicit, nata da esperienze dolorose e continue,
risolta nella paziente accettazione alle mutevoli condizioni a cui il corso delle cose lo mette di fronte.
Rousseau
Padre fondatore dellidea moderna di democrazia, personaggio di grande rilievo nella storia sia del
pensiero che della filosofia. Rousseau fondava la sua morale sul sentimento, quello della dignit umana.
Si detto che Rousseau supera tutti gli altri filosofi francesi del suo tempo, ma ci vale largamente
anche oltre i confini francesi. Il Contratto Sociale il centro del suo pensiero, ma non lespressione
esclusiva delle sue idee, espresse negli scritti precedenti. Rousseau , se non il primo, uno dei casi pi
rari di costante presenza di uno scrittore politico nella sua opera.
Per Rousseau luomo felice e libero nello stato di natura, ma a un certo punto tale stato di natura non
pi pi sussistere e il genere umano perirebbe se non cambiasse la condizione della sua esistenza. il
contratto sociale a legare gli uomini riuniti in societ fra loro e nei loro rapporti col governo. Il contratto
unisce tutti a tutti, ed in ci che consiste il vincolo sociale. Scrive Rousseau Ciascuno di noi mette in
comune la sua persona sotto la suprema direzione della volont generale. Quello della volont generale
senza dubbio il concetto politico pi originale di Rousseau. Essa non un fatto quantitativo, ha un
carattere tutto morale, e obbedisce solo allinteresse generale del corpo sociale, che essa, e solo essa,
esprime. Si tratta di una democrazie estrema (e adatta solo a piccole realt), ma praticabile, in cui il
governo un problema secondario, perch prioritarie sono la libert e la sicurezza garantite dalla
volont generale.

12 CRISI DELLE CORTI E DELLE MONARCHIE


La corte unistituzione antica della civilt politica, presenti in imperi del Medio Oriente, regni ellenistici,
nellimpero Romano, etc. Nel mondo moderno non c dubbio che le corti italiane del Rinascimento
abbiano dato un impulso decisivo al modello della corte come grande istituzione sociale, dalla quale
derivano e si diffondono le nuove norme del comportamento, del modo ti atteggiarsi e di relazionarsi.
Laggettivo cortese, il sostantivo cortesia perdono il loro significato originario, che riguarda la corte
come luogo politico e sociale, e assumono definitivamente il significato di gentile, gentilezza. Fra la
met del XVI e la met del XVII secolo prende forma, cos, l Europa delle corti. Con Luigi XIV Versailles
diventa il canone indiscusso della vita di corte europea. Il secolo XVIII offre una evidente variazione del
modello di corte, ma anche il tempo in cui allEuropa delle corti si contrappone unEuropa
dellopinione pubblica, della Massoneria, dei Club. Il XVIII inoltre il secolo in cui di fronte a quello
delluomo di corte si affermano i modelli alternativi delluomo di mondo, con i loro codici di
comportamento e i loro salotti, che hanno una ancora maggiore forza di suggestione e di diffusione
sociale. Proprio in Francia, nel corso del XVIII secolo, la stessa aristocrazia inizia a costruirsi sempre di pi
i propri salotti e i propri, distaccandosi dalla corte regale. Maturano cos i due istituti tipici della nuova
civilt francese lesprit e la conversation che fanno del salon il nuovo centro della vita sociale e culturale.
E lultima grande stagione dellaristocrazia francese, che diede alla vita sociale e culturale della Francia e
dellEuropa un impulso di primaria importanza (sicuramente autonomo rispetto alla corte). Nel secolo
XVIII Versailles comincia ad avvertire un isolamento crescente rispetto a Parigi. Questo sempre
crescente isolamento e la crisi del modello cortigiano sono gli indizi maggiori di quella larga crisi che alla
fine del secolo XVIII investe quasi tutte le monarchie europee. In questo secolo esse hanno ricevuto
unattenzione minore rispetto a quella ricevuta nei secoli XVI e XVII (ulteriore indizio di pi profonde
crisi di regime). Il loro studio va fatto intrecciandolo con lo studio della societ e dei paesi in cui le corti
agiscono. Nella monarchia asburgica quasi ogni provincia ha la proprio costituzione e i proprio privilegi,
di modo che il monarca non ugualmente sovrano in ognuna delle medesime. Osservazione uguale per
la monarchia spagnola per le note diversit del suo potere nella Corona aragonese e quella di Castiglia.
Si pu anche ripetere per la Francia. Tocqueville, infatti, ravvisava un verso caos di rapporti di potere fra
il centro e la periferia dello Stato francese, dovuto alla grande variet delle forme e dei tempi in cui i vari
territori erano stati inclusi nella monarchia. In Inghilterra, le decisioni della Regina figurano sempre
assunte con lavviso del suo Consiglio privato, sempre per dipendente da quella del Parlamento. In
questa condizione la corte e il sovrano stesso non sono il centro dominante del processo di decisione
politica. La diversa incidenza della corte nella vita dellInghilterra non comporta un fasto minore rispetto
a quelle delle altre corti continentali. Fu preparato per lavvento della regina Anna al trono, un corteo
che percorse pi di tre miglia, ammirato per il suo sfarzo da una folla venuta anche dalle parti lontane
del Regno.

13 PRO E CONTRO LA RIVOLUZIONE. UN DIBATTITO SENZA FINE


Il dibattito era iniziano addirittura prima di essa, quando per le elezioni agli Stati Generali la redazione
dei cahiers de doleances aveva messo a soqquadro lo spirito della nazione con la denuncia di tutto un
mondo di sofferenze e di abusi. E, prima ancora, era stato toccato un punto fondamentale quando, si
era trattato di decidere il numeri dei rappresentanti da eleggere per ciascuno dei tre ordini. Alla fine fu
stabilito che al Terzi Stato toccasse un numero di rappresentanti pari a quelli dei due altri ordini messi
insieme. Tutti i Cahiers del Terzo Stato proclamavano che il voto agli Stati Generali deve essere per testa
e non per ordine. La chiave della rivoluzione, sta nel fatto che, col voto per testa e non per ordine,
avendo altrettanti deputati quanti gli altri due ordini messi insieme, Il Terzo Stato avrebbe avuto negli
Stati Generali la possibilit di determinare fin dal principio una maggioranza nel senso della rivoluzione.
La rivendicazione della sovranit nazionale e di un regime monarchico-costituzionale il messaggio che i
Cahiers del Terzo Stato enunciano senza mezzi termini.
Ad un regime monarchico-costituzionale si era giunti, in Inghilterra, attraverso due rivoluzioni nel giro di
meno di mezzo secolo, fino a giungere con uno scontro frontale con la monarchia.
Allevenienza della rottura, da parte del Terzo Stato si era pi che preparati. Semmai, era da parte del re
e dei privilegiati che non vi si era preparati, e che si era creduto di poter dominare lassemblea degli Stati
Generali secondo la tradizione autoritaria della monarchia. Negli avvenimenti che susseguirono tra il 5
maggio (giorno della seduta di apertura degli Stati Generali) e il 9 luglio (giorno della proclamazione
dellAssemblea Nazionale Costituente), il Terzo Stato avvia progressivamente la sua missione nazionale.
Nobilt e, nella sua scia, il Clero, decisero di costituirsi ciascuno in ordine separato. Reagirono,
assumendo la denominazione di Assemblea dei Comuni, i rappresentanti del Terzo Stato richiedendo
non solo la riunione congiunta dei tre Ordini (poich la rappresentanza nazionale non poteva essere
colpita nella sua unit) ma anche il voto per testa.
Nella seduta del 10 giugno, Sieys propose di cessare ogni indugi e invit gli altri due Ordini a riunirsi e
procedere in comune. Gi dal 13 giugno alcuni deputati della parte pi povera del Clero raggiunsero il
Terzo Stato. Il 17 giugno, poi, fu dichiarata la illegittimit di tutte le imposte esistenti in quanto non
deliberate dalla rappresentanza nazionale. Il principio della monarchia assoluta era colpito. La Nobilt
fece appello al re e nel frattempo, il 19 giugno, iniziava la protesta nobiliare, nello stesso giorno in cui la
parte bessa del Clero decise di unirsi definitivamente al Terzo Stato. A questo punto anche la parte alta
del Clero ricorse al re. Il suo discorso si tenne il 23 giugno, dove conferm appieno il principio della
separazione degli Ordini. Il Terzo Stato prosegu i suoi lavori anche quando il re lasci lassemblea,
dichiarando che si sarebbe sciolta solo dopo aver dato una costituzione alla Francia. Il 27 giugno il re
stesso invitava il Clero ad unirsi al Terzo Stato, mentre lo stesso faceva la nobilt, sospinta dalla sua
minoranza. Il 9 luglio di Stati Generali, cos riunificati, si proclamavano Assemblea Costituente.
Una rappresentanza nazionale affiancava ora il re nellesercizio del potere sovrano.
Si rivelava appieno, almeno a posteriori che la convocazione degli Stati Generali lannuncio delle
dimissioni del regime.
Il termine rivoluzioni ricorse pochi giorni dopo gli avvenimenti della presa della Bastiglia. Dalla presa in
poi, si svolse una tale serie di avvenimenti grandiosi, vistosi, e tanto pi violenti, che il bimestre fra la
primavera e lestate del 1789 pu apparire come un prologo piuttosto modesto (ma fu proprio questa la
fase decisiva).
Revisione del bicentenario: la revisione storiografica, che ha portato a dilatare oltre misura la
definizione cronologia della rivoluzione, ne ha stemperato la specificit in un processo pi generale,
come momento di unet delle rivoluzioni, compreso fra il 1770 e il 1880. Tale revisione ha messo in
discussioni i valori attribuiti alla rivoluzione, i principi da essa professati e la sua grandezza etico politica.
Il dibattito del 1989 non si allontano da quelli del 1789, del 1815, del 1889; gli interrogativi furono
sempre gli stessi: la rivoluzione fu una vicenda giusta o ingiusta? Il Terrore e il suo massacro erano
davvero inevitabili? I sacri principi dell89 hanno trovato poi una concreta realizzazione?
Alla seduta reale degli Stati Generali del 23 giugno, il re promise di provvedere da solo non ad una
costituzione per il paese, bens ad adottare misure di economia e di fidanza rispondenti alle necessit
del paese e alle richieste dei Cahiers. La dichiarazione del re, sicuramente mal preparata e mal
argomentata, lasciava trasparire unaura di debolezza al governo.
Tocqueville osserva che questa rivoluzione fu preparata dalle classi pi civili ed attuata dalle pi rozze
ed ignoranti. Afferma che quello che ha fatto la rivoluzione si sarebbe fatto anche senza di essa; e che
essa non stata che un processo violento e rapido con laiuto del quale lo stato politico si adattato allo
stato sociale, i fatti alle idee e le leggi ai costumi; anche se non pensa neppure per un istante che si
sarebbe potuto evitare la rivoluzione, esecutrice dellantico regime.

Barnave scriveva del 1791 che Invano cercherebbe di farsi una idea giusta della grande rivoluzione chi
tratta la Francia considerandola isolatamente, mentre, per giudicarne la natura e individuarne le vere
cause necessario spingere lo sguardo pi in l, e riferirsi al movimento generale che dal feudalismo ai
nostri giorni spinge i governi europei. La sua fu unespressione di rilievo di quella che fu la coscienza e
la volont della generazione rivoluzionaria.
Raramente alla coscienza dei contemporanei sfuggono i dati fondamentali dei problemi a cui essi si sono
trovati di fronte.
Per Labriola la rivoluzione avrebbe segnato linizio dell ultima fase dellevo borghese, di cui
laffermazione della borghesia ne costituiva il senso e il contenuto.

A Tocqueville la democrazia appariva in marcia sia al di qua che al di l dellAtlantico, e di rivoluzione


egli parla sia per Gli Stati Uniti che per la Francia. Esse sono caratterizzate da due specie di instabilit
che non bisogna confondere. Luna relativa alla legislazione secondaria, che cambia con la volont pi
o meno mutevole del legislatore. Laltra relativa alle basi stesse della societ; questa non pu darsi
senza turbamenti o rivoluzioni. Una societ che al momento della propria rivoluzione possedeva gi un
suo equilibrio e limita la sua instabilit a variazioni sullasse di tale equilibrio, da un lato; e una societ
per la quale la rivoluzione ha aperto una fase di violenza e di transizione relativa agli stessi fondamenti
dellordine sociale, dallaltro lato.
Il dogma della sovranit popolare, nelle colonie inglesi dAmerica, incontra due ostacoli: dallesterno,
perch le colonie erano ancora tenute allobbedienza alla metropoli (dogma costretto a rifugiarsi nelle
assemblee provinciali); e dallinterno, per una sorta dinfluenza di tipo aristocratico che tendeva a
concentrare in poche mani lesercizio dei poteri sociali. Con la rivoluzione il principio della sovranit
popolare usc allo scoperto delle assemblee e si impadron del governo.
In Francia, invece, dove lostacolo esterno non sussisteva, laffermarsi della democrazia aveva proceduto
per una strada del tutto diversa. La rivoluzione si era pronunciata contro la monarchia e contro le
istituzioni provinciali. La rivoluzione distrusse tante istituzioni del vecchio regime ma consolid quella
dellaccentramento amministrativo che trovo il suo posto nella societ formata dalla rivoluzione stessa.
Essa, distrusse anche la monarchia, che fu per restaurata nel 1800.
Quella americana una rivoluzione essenzialmente politica, che consolida una societ gi in possesso di
un suo fondamentale equilibrio. Quella francese una rivoluzione eminentemente sociale, in cui una
sostanziale continuit della logica istituzionale non valsa a stabilizzare una societ (la logica era quella
dellaccentramento). A spezzare questa logica ci penser la rivoluzione; a ristabilirla, successivamente,
penser la restaurazione. Le cose, fin dal principio, andarono meglio in America. Resta il fatto che la
storia posteriore dei popoli e dei paesi di tante parti del mondo, e in specie dEuropa, si svolse a lungo
nella scia del modello parigino.

Nel primo centenario Borghi, quando parlava nel 1889, osservava che la Costituente fu fra le assemblee
rivoluzionarie quella che raccoglie tuttora lammirazione dei pi. Scriveva: nacque e dura la
presunzione nel popolo di rinnovare in s e di per s tutto lorganismo dello Stato attraverso la
rivoluzione, un moto potente e irresistibile di capovolgimento di ogni cosa e relazione umana. Da per
tutto un soffio di riforma civile negli ordini degli Stati spirava. Questo spirito riformatore della societ
tendeva a scemare e annullare i privilegi che alcune classi avevano ereditato dal Medioevo; a coordinare
meglio le funzioni dello Stato; a vendicarne la libert rispetto alla Chiesa. Le assemblee francesi lo fecero,
e questo rimasto dellopera loro. Luigi XVI lavrebbe fatto senza di esse; la riforma sarebbe proceduta
pi lenta ma avrebbe pur finito col produrre lo stesso effetto, senza gettare la societ prima per terra
per poi, se vi riesca, rialzarla. La rivoluzione quindi, non stata una soluzione felice.

Le Tiers etat (Il Terzo Stato) di Sieys pu essere considerato il grande cahier de dolances del Terzo
Stato. Il Terzo Stato di cui parla Sieys la borghesia in un ancien regime. Questa il grande insieme di
classi medie entro le quali soltanto sarebbero potute nascere le borghesie posteriori. Il suo opuscolo
era stato il manuale teorica col quale si sono operati i grandi sviluppi della rivoluzione. Accanto al potere
costituente, la centralizzazione amministrativa fu un altro pilastro della linea politica rivoluzionaria,
destinata a rimanere nella eredit della rivoluzione. La sostanza politica pi propria dellopuscolo resta
la sua forte spinta liberale.

In antitesi a questa forte spinta liberale, troviamo il discorso di Robespierre dinanzi la Convenzione. Esso
costituisce il suo testamento politico: la sanzione di quel disegno di far servire il Terrore ad una nuova
rivoluzione della propriet; allistituzione di quella repubblica ugualitaria, sotto una specie di
socialismo e comunismo. Nel 1989 questo socialismo e comunismo si confermarono come il Dio che
fallito. I diritti delluomo e del cittadino restano, invece, un fermento irreprimibile.

Fustel de Coulanges afferma che si sono due modi di intendere la democrazia: il primo consiste nello
stabilire istituzioni che proteggano i pi poveri, salvaguardino i loro interessi e garantiscano i loro diritti;
la seconda, consiste nel fatto che la classe pi numerosa, che insieme la pi povere e la meno istruita,
quella che dirige lo Stato e governa.
Riguardo la rivoluzione, afferma che non aveva da distruggere il regime feudale, poich da tre secoli non
esisteva pi (soppiantato dalla nascita della monarchia assoluta), bens i diritti signorili rimanenti.
Negli ultimi anni della monarchia assoluto manc lappoggio del paese al governo. Un governo assoluto,
ma isolato. Da un lato il governo, dallaltro la nazione tutta intera.
Egli si chiede Perch una rivoluzione cos radicale, che attacc tutto e tutto infranse? e continua la
risposta facile: il fatto che il governo era tutto, non si poteva riformare questo governo senza
frantumarlo; n si poteva frantumarlo senza frantumare tutto il resto. Era un potere assoluto
scheletrico rispetto alla complessit sociale del paese.

La polemica anti rivoluzionaria di De Maistre (Contro la rivoluzione) un momento di rilievo nella


formazione del pensiero politico del suo tempo e di dopo. Le sue idee principali sono: la concezione di
rivoluzione come forza satanica; la sua polemica contro lastratto razionalismo settecentesco;
avversione al liberalismo. La rivoluzione il peccato (sociale) in quanto distruzione dell'ordine naturale -
e, dunque, legittimo - voluto da Dio (essendo, secondo de Maistre, l'autorit divina a legittimare la
sovranit politica e qualsiasi potere terreno).

Nel suo perenne riaprirsi, pu essere vista una conferma del carattere universale della rivoluzione, e
della non ancora prodottasi conclusione del processo storico da essa inaugurato. Dopo di quella
francese altre rivoluzioni si sono proclamate universali. Il socialismo-comunismo pi di tutte.
Per quanto riguarda la rivoluzione bolscevica, essa pu essere considerata quale continuazione e
superamento della rivoluzione francese. Il giacobinismo, durato oltre un secolo, si rielaborato per
subire nel bolscevismo la sua estrema metamorfosi creativa.
Nella rivoluzione francese si sono potute sostenere levidenza del suo procedere da una presa di
coscienza della propria autonomia da parte di lites; il profondo carattere antireligioso; il suo profondo
radicamento popolare sia nelle campagne che nelle citt.
In Russia si elabora un modello rivoluzionario nuovo, in misura della condizione russa. Questo modello
matura nel quadro russo di una profonda delusione, repulsione, di fronte allEuropa uscita dalla
rivoluzione francese. Esso qualcosa di pi profondo, misto sia ad una nascente sfiducia nella capacit
effettiva della Russia di farsi completamente Europea, sia al timore dessere ancora troppo deboli e per
poter accettare gli esempi che vengono da fuori.

Anche il liberalismo inglese nacque da una lunga e tormentata vicenda rivoluzionaria. La storia del
consolidamento del regime inglese di libert fu pi complessa di quanto si pensi. Quando gi a met del
secolo XVIII si prendeva a modella sul Continente il regime parlamentare britannico, se ne esaltava una
maturit di strutture di cui raramente si percepiva e si metteva in evidenza il tormentato iter almeno
bisecolare.
Caso inglese e caso francese sono pi strettamente collegati di quanto sembri. Lo illustr proprio
Tocqueville. In primo luogo, per il loro comune sforzo istintivo verso la libert; in secondo luogo per il
loro comune sforzo verso leguaglianza. Il ruolo delle masse non comparabile tra i due casi; stato pi
preminente in Francia, dove la massa si servita degli antichi poteri per crearne di nuovi; in Inghilterra
stata quasi sempre messa in secondo piano dallazione delle classi superiori.
Al tempo di Luigi XVI lassolutismo regio doveva fare i conti con innumerevoli resistenze e rivendicazioni
settoriali e periferiche in conflitto fra loro. Il retroterra storico inglese fondamentalmente diverso: le
autonomie e le libert medievali sono entrate a far parte del tessuto connettivo della monarchia, e
offrono lo strumento per inserire nella vita dello Stato le nuove forze borghesi.

14 IL 1799 E LEUROPA
Gran parte degli storici della Grande Rivoluzione adotta il 1799 come anno terminale del ciclo
rivoluzionario che si fa convenzionalmente cominciare nel 1789. Lattenzione prestata allo stesso 1799
dovuto al suo indubitabile significato di spartiacque tra due fasi storiche di rilievo; lanno rimane come
schiacciato tra un inizio e una fine di processi di ben pi lunga durata. Scrive Palmer: Al principio
dellanno fu chiaro che i movimenti rivoluzionari, democratici, venivano schiacciati un po ovunque sul
continente. Daltro lato, la zona formata dalla nuove repubbliche raggiungeva la sua massima estensione,
dopo la dichiarazione della Repubblica a Napoli e in Svizzera. Il quadro che nasceva spaventava i
conservatori di ogni paese, ma in realt la situazione del nuovo ordinamento repubblicano era molto
precaria.
Nei mesi che precedettero il colpo di stato di Napoleone, la Francia era un paese dal quale ben poco ci si
potesse aspettare. In realt, Napoleone si impose, grazie a varie circostanze fortunate, a un paese
ancora nel pieno di quella straordinaria maturit e ricchezza di energie che aveva rivelato da quando si
era avviata la rivoluzione. La fatalit dellavvento di Napoleone fu una conseguenza del fallimento e
della crisi del Direttorio. Esso era figlio di un progetto che voleva chiudere il Terrore senza rinunciare alla
Rivoluzione, la cui vera ragione di inadeguatezza era nel non rendersi abbastanza conto dello stato
ancora assai fluido delle condizioni politiche e sociali nelle quali ci si muoveva.
Il regime del Direttorio era debole, e lasciava ampio spazio a potenzialit e esigenze che non potevano
essere trascurate, indebolendo cos la propria posizione. Il drastico risanamento finanziario nel 97-98
aveva arrecato colpi gravissimi alleconomia; il crollo dei prezzi provoc la deflazione monetaria. Il
Direttorio seppe porre rimedio e supere man mano le difficolt politiche. La debolezza maggiore del
Direttorio era la sua immagine (corruzione), di autorevolezza e di scarsa coesione nel gruppo dirigente.
Il panorama delle maggiori potenze continentali appariva incomparabile con quello della Francia
rivoluzionaria. Lunico problema della politica di Parigi era lInghilterra, con la quale gli scontri non
mancarono (nati dalla confisca di navi americane da parte del Direttorio). Una situazione favorevole
allInghilterra si ebbe durante la spedizione francese in Egitto. Qui la flotta francese venne distrutta e le
possibilit per una nuova coalizione antifrancese si facevano sempre pi concrete: se Nelson si fosse
presentato a Napoli, il Direttorio avrebbe ritenuto questo gesto violazione della neutralit napoletana e
avrebbe dichiarato guerra a Napoli; la coalizione sarebbe potuta cos nascere con lAustria. Essa aveva
lobiettivo di riportare la Francia nei suoi confini del 1789. La migliore armata francese era prigioniera in
Egitto e il Direttorio poteva contare, anche dopo aver fatto ricorso alla leva di massa, di un esercito di
circa 200.000, contro i 300.000 della coalizione. Si apr cos un periodo di disastri militari, nei quali la
Francia perse quasi tutti i territori italiani. La controrivoluzione in questanno non fu mai cos vicina al
successo. Linsurrezione monarchica che nacque del Sud-Ovest fu repressa, mentre veniva chiusa la
Riunione dei Neo-Giacobini. Se nel 1799 il nuovo ordinamento sopravvisse in Francia perch gli
oppositori non erano stato in grado di trovare accordi sulla base di interessi comuni contro la
democrazia. Proprio mentre le cose sembravano ristabilirsi e la situazione sfavorevole placarsi, il regime
Direttoriale attravers una crisi e pass la mano all uomo del destino.
Il colpo di stato del 18 brumaio fu ordito da Sieys, riunendo per loccasione tutti gli scontenti (ex
giacobini e moderati). Il ricorso ai militare era obbligato, e tra essi capit Bonaparte. Il colpo per i
contemporanei fu un episodio abituale. LEuropa antifrancese era pi che mai in ritardo con la lettura di
tali eventi: non si trattava pi di porre fine alla rivoluzione, a questo ormai pensavano i francesi stessi.
Linserimento di Bonaparte in posizione protagonistica fu una variazione impreveduta e sicuramente
molto difficilmente prevedibile. Sta di fatto che il regime consolare, nei primi anni del nuovo secolo,
riscosse grande favore nellopinione francese. Fu come se la Francia vedesse finalmente assicurato il
godimento di quei frutti della grande esperienza della Rivoluzione.

15 CODE NAPOLEON: IL CONTESTO STORICO


Il contesto storico del tempo in cui fu deciso e redatto il Code Civil, quello del Consolato di Napoleone.
La preminenza istituzionale del Primo Console era quella di un dispotico signore dei poteri del Consolato,
nel quale erano state completamente esautorate la presenza degli altri due membri.
Per Madame de Stael laffermazione del potere personale di Napoleone nella Francia travagliata da
oltre un decennio di sconvolgimenti rivoluzionari era una novit sconvolgente. Lidea dell uomo forte
era a sua volta una novit nel contesto della vita interna. Si pensava, infatti, a un uomo forte che
svolgesse il compito di dare ordine e stabilit allo Stato e alla vita pubblica.
La tecnica napoleonica di conquista del potere fu fondata sulla pressione poliziesca e su unampia
manipolazione dellopinione pubblica. La regalit era la sola forma di potere che avesse una effettiva
presa nella mentalit e nellimmaginario del tempo. Per Napoleone, lunico modello spendibile in una
Francia, che voleva allontanarsi dagli anni della rivoluzione ma senza ritornare allancien regime, era
quello cesariano e augusteo: un potere che nasceva da una piena approvazione popolare, che facesse
riferimento alla Nazione, ai Francesi e non alla Francia.
Nellanno in cui di proclam imperatore, dichiar che il trono avrebbe garantito la libert, e di porre fine
al ciclo rivoluzionario pur mantenendo lessenziale delle conquiste della rivoluzione.
Tra i primi provvedimenti di maggiore rilievo del Consolato ci fu listituzione di una commissione
incaricata di redigere un progetto di codice civile, basato su sulle libert sancite dalla Dichiarazione dei
diritti delluomo e del cittadino. A tre anni dallemanazione del nuovo Codice fu denominato Code
Napoleon. La decisa promozione della redazione in Francia e la diffusione europea del Codice
giustificavano appieno questa rivendicazione di paternit. Egli stesso afferm la mia gloria non di aver
vinto qualche battaglia: ci che nulla potr offuscare e che vivr in eterno il mio Codice Civile.
Dai contemporanei veniva visto come dominatore fra due secoli, ma anche, ad esempio Madame de
Stael, come un tiranno dispotico e rozzo nei modi e nellanimo, di dubbia qualit morale.
Viktorovic afferm che durevoli sono state soltanto quelle opere napoleoniche che erano preparate
ancor prima del suo avvento al trono. Lavvento di quel despota aveva chiuso lesperienza del Direttorio,
che pure aveva portato la Francia fuori dal Terrore (al quale rimase solo il marchio della sua inefficacia
complessiva.
Se da un lato affermava di aver chiuso la rivoluzione, Napoleone dallaltro affermava io sono la
rivoluzione #SWAG #YOLO.

16 DALLA FRATERNIT ALLA SOLIDARIET


Lidea di solidariet ha ascendenze remote nella tradizione della cultura europea. Gi Menenio Agrippa
la riteneva come complementarit di ognuno con tutti gli altri e la loro completa interdipendenza.
Del tutto moderna applicazione del principio di solidariet alle idee di riforma sociale che si affacciano
dalla rivoluzione francese in poi nei paesi europei. Questa vicenda ha portato la nozione di solidariet
nel dibattito filosofico, politico, alla teologia stessa.

Nella triade rivoluzionaria, la fraternit accompagna la libert e luguaglianza. Mona Ozuf fa notare che
la fraternit, ultima arrivata, la parente povera delle tre, la pi tardiva, essendosi affermata solo con
lavvento della Montagna al potere. Nella Dichiarazione dei diritti delluomo e del cittadino addirittura la
parola non compare. La si ritrova solo in un articolo aggiuntivo alla Costituzione del 1791, per indicare
lobiettivo di una formazione civica a lungo termine. Rispetto alle altre due voci, essa non ha uno
statuto equivalente: le prime due sono dei diritti, la terza un obbligo morale.
La nozione di fraternit tocca il piano morale dei rapporti umani e sociali, ed molto legata con la
dimensione della sensibilit e con quella che si potrebbe definire la dimensione del buon samaritano;
assai meno collegata con quellegalit che vede nettamente prevalere il suo significato politico e
giuridico su quello sociale.
Lappello alla fraternit trova la sua maggiore espressione nella Federazione (cos fu intitolata la festa
del 14 luglio tra il 1790 e il 1792). Essa veniva considerata proprio come una rappresentanza della
fraternit. Ricorda Marat che durante la Federazione per la prima volta il popolo sembrava animato da
una gioia serena.
Il regime Napoleonico fu quello meno idoneo a recepire lidea e il valore della fraternit. Tale valore
riappare solo per via della mediazione delle idee cristiane.

Fu non dopo il 1848 che avvenne il passaggio alla piena valorizzazione dellidea di solidariet; e fu anche
allora che questidea sostitu appieno quella di fraternit. Da un lato, i problemi dellepoca nuova
sollecitavano a elaborazioni e innovazioni che non potevano pi adagiarsi nei quadri dei valori
rivoluzionari; dallaltro, il problema della laicizzazione dei valori che erano stati tenuti fino ad allora
entro il solco della tradizione cristiana.
17 DAL POPOLO ALLA MASSA
Massa un termine che in latino indica la pasta, intesa come materia molle, viscosa, plasmabile;
significato non lontano da quello greco di maza, che si riferiva ad un impasto. Nellambito del
Cristianesimo si avr il passaggio semantico a quello di insieme di persone. Esso verr a indicare,
contemporaneamente a questa nozione, quella di possedimento terriero; e di tale significato ne rimarr
una traccia sicuramente pi forte rispetto a quella religiosa, che basti pensare ai termini che ne
derivarono masseria, massaro, masserizia, masso, etc..
Soltanto con la Rivoluzione francese il significato di massa come moltitudine umana comincia a
prendere uno sviluppo di maggiore importanza.
Alla Rivoluzione ci riporta anche il termine popolo, con la sua stretta connessione con plebe e
pubblico. Nel latino, il significato pi alto di popolo quello che designa linsieme di tutti i cittadini
costituenti la comunit politica e in essa organizzati. da questo significato che presero spunto concetti
quali sovranit popolare, o il senso di popolo come Nazione (entrambi provenienti dalla
Rivoluzione Francese).
Per pubblico si intendeva ci che p del popolo in quanto comunit organizzata.
Plebe, nella tradizione romana, indica il complesso dei ceti che si contrappongono alla nobilt.
Costume plebeo e modi plebei entrano via via nel linguaggio comune come equivalenti di volgarit,
grossolanit, rozzezza. Tra plebe e popolo si sviluppa quindi una distinzione semantica molto forte;
differenza che troviamo anche tra popolo e massa: la massa non ha nulla al di sotto di s, il popolo
invece al di sopra della plebe.

Sempre alla rivoluzione francese ci riporta un terzo termine, quello di classe. Nel XVI esso indicava un
gruppo di scolari che formano ununit didattica. Alla fine del XVIII secolo a questo significato gli si
affianca quello di livello sociale e insieme di colore che vi possono essere compresi. Per indicare la classe
nel senso sociale, si parlava di ordini, stati, ceti, attinenti alla condizione della persona nellancien
regime.

Il termine massa si oppone a quello di classe. Questultimo richiede, infatti, una specificazione pi o
meno precisa; massa indica un insieme di condizioni diverse.
Agli inizi del XIX da nozione di massa appare gi pienamente stabilit, le cui caratteristiche principali
sono la sua omogeneit e quella di non conoscere alcuno strano o formazione sociale inferiore o al di
sotto di essa. (Nel suo pensiero, Leopardi rileva la contrapposizione tra individuo e massa e discute
sulleclisse dellindividuo rispetto alla massa).

Contemporaneamente a quello di massa, la nozione di popolo raggiunge il culmine del suo


significato. Comincia ad affermarsi lidea di popolo sovrano, della sovranit popolare e del suo esercizio
come unico fondamento di potere. Lidea moderna di sovranit popolare nasce nel dibattito degli Stati
Generali del 1789, ma essa era gi nellaria e aveva trovato espressione nella costituzione degli Stati
Uniti dAmerica.

Il concetto di nazione una creazione della cultura e della vita politica europea tra il XVIII e il XIX
secolo. Essa viene posta come un carattere o un insieme di caratteri qualificanti in maniera decisiva per
la comunit che si riconosce ed riconosciuta come nazione. Il popolo si riduce a un sinonimo sbiadito di
ci che con ben altra intensit esprime il termine Nazione: la sovranit popolare diventa sovranit
nazionale.

La democrazia intesa frequentemente nel linguaggio politico corrente come un sinonimo di regime
libero. Per Mazzini, la Democrazia rimanda al popolo, nella fase maggiore del suo protagonismo
storico.

Giunti alla definizione delle dottrine socialistiche, in particolare nella versione marxiana, il popolo
divenne il proletariato: esso fu, per antonomasia, la classe operaia della nuova industria. Il concetto
costitutivo della dottrina del proletariato era totalmente diverso da quello di popolo perch fondato su
un criterio di classe anzich su un criterio di carattere assolutamente generale.
Nel pensiero liberale prese sempre pi piede la teorizzazione della classe media come classe
dirigente e della funzione di tutrice per eccellenza degli interessi generali; come strumento di
realizzazione del diritto nazionale.

Populismo russo: fondato sullidea romantica della spontanea capacit del popolo, esso caricava
questidea con un misto di mito e utopia che ne comport il vagheggiamento del mondo contadino
quale modello etico e sociale, in contrapposizione al mondo dellindustrialismo occidentale.

I fenomeni di massa europei vanno riportati soprattutto allavvento delleconomia e della societ
industriale nel corso del XIX secolo. Troviamo tre posizioni emblematiche sullanalisi di questi fenomeni:
Tocqueville: attribuisce un senso quasi religioso al progresso della democrazia come forma politica della
civilt di massa e il suo sviluppo graduale delluguaglianza delle condizioni;
Burkhardt: preoccupazione umanistica per la sorte della personalit e della creativit individuale dinanzi
alla prospettiva di una vita di massa;
Nietzsche: ribellione dello spirito eroico dellindividuo, superiore rispetto la massa.
Anche in Marx tali fenomeni vengono considerati: lalienazione proprio una delle tematiche in merito
ad essi. Ne veniva fuori limmagine di un lavorate che vive sotto lo sfruttamento padronale, schiavo della
sua tecnica e delle sue macchine.

Nel lessico francese con il termine massa si indicare insieme il complesso e la media della popolazione;
masse, invece, un termine del vocabolario politico rivoluzionare.
Per Perroux, per masse si intenderebbero quei grandi numeri di uomini che eventi o cambiamenti
strutturali riducono alla lotta per i bisogni elementari; per massa, la totalit di un ampio insieme, citt,
nazione, specie umana in cui ciascuno conta per dei caratteri elementari, fondamentali e comuni.
Lepoca delle masse non solo quella della loro manipolazione, ma soprattutto lepoca della reazione
a tale manipolazione.
Linterpretazione della societ di massa come inevitabile matrice di un decadimento dei valori umanistici
si era affermata gi nel pensiero reazionario dellEuropa post-napoleonica. Da Simmel a Max Weber si
sviluppato il filone della interpretazione della societ di massa come societ moderna caratterizzata
essenzialmente dalla razionalizzazione e organizzazione dei processi in cui essa consiste. Solo nel XX
secolo si affacciato un pensiero tendente a dare alla societ di massa una valenza positiva,
considerandola come una societ in cui le spinte prevalenti non sono quelle alla disgregazione e alla
solitudine, ma allaggregazione nella forma della libera associazione e del volontariato.
Si provato anche a periodizzare la cultura di massa, considerando il secolo XX come lepoca sua propria.
Morin ha parlato di un primo periodo fino al 1930 caratterizzato da una cultura di divertimento e di
evasione per il pubblico popolare, epoca del cinema muto. Nel secondo periodo il centro costituito dal
cinema sonoro affiancato dalla grande stampa periodica e dalla radio. La cultura di massa diventa la
cultura della persone privata, che si sviluppa allo stesso ritmo della societ borghese e urbana. Dal 1955
si aprirebbe un terzo periodo, in cui il cinema cessa di essere la chiave di volta della cultura di massa; si
affacciano i temi della coppia, del sesso, della solitudine e altri che rendono estremamente problematica
la vita privata.
Lo schema proposto da Morin risulta totalmente insoddisfacente per la pressoch totale esclusione
politica e per la prevalenza del cinema rispetto ad altri mezzi di comunicazione di massa.

Il senso generale dal primato di popolo a quello di massa potrebbe definirsi come quello di una
dequalificazione della collettivit indicata dal secondo termine (massa) rispetto allintenso significato
comunitario ed epico del primo (popolo). Nelluso di massa si riverbera una concezione delluomo legata
essenzialmente alla dimensione quantitativa, laddove nelluso di popolo si riflette una considerazione
pi qualitativa dellumano e della societ umana.

18 STORICISMO E IDENTIT EUROPEA


La storia e il metodo storico sono invenzioni europee. dimostrato dal fatto indubbio che una
storiografica scientifica dei mondi extra-europei nata solo da quando gli europei si misero a studiare la
storia di quei paesi. Lidea europea della storia nata coi primi storici del mondo greco come storia degli
uomini e delle cose. Nellantichit si erano delineati i due principali modelli della storicit: quello che
presentava le vicende come un ciclo chiuso e ripetitivo, e quello che parla di progressus ad infinitum.
LImpero Romano rientra nel secondo modello, poich rimanda ad un impero sine fine, senza confini di
tempo o di spazio. Nella visione cristiana c un ciclo schiuso della storia: la storia umana
sostanzialmente la storia della caduta e della redenzione, prima della caduta e dopo la redenzione non
c storia.
Il culmine dellaffermazione della storicit si ebbe nellEuropa dellOttocento, con le due grandi
rivoluzioni culturali del Romanticismo e del Positivismo. Anche in questo momento culminante nella
concezione storicistica della storia le differenze non erano poco. Diventa difficile distinguere tra la
concezione della storicit come principio della realt e la concezione metodologica della storiografia
(che si tradurranno in filosofia della storia, in cui lelemento teoretico finisce con schiacciare quello
storicistico).
Proprio la concezione storica della realt forn il fondamento, la giustificazione storica del dominio
europeo sul mondo. Tale predominio apparve come un portato della storia: era stata la storia a dare
allEuropa la patente del suo primato mondiale.
Sempre nellOttocento nacquero il concetto di Civilisation e di Kultur: il primo indica unazione che
mette capo a una progressiva riduzione allo stato di civilt; il secondo deriva dal latino cultus, coltivare,
che invece un processo attivo di riduzione allo stato di civilt.
Fra le due guerre mondiali si avverte lentrata in crisi della tradizione europea come identit fondata
sulla storia. Spengler, con il suo Tramonto dellOccidente, esprimeva la sua teoria prettamente
organistica della civilt, dei mondi, degli imperi, visti come organismi che, giunti alla maturit,
invecchiano e muoiono.
Dopo la seconda guerra mondiale, per, si diffusa la convinzione che il mondo e le culture extra-
europee offrano etiche, filosofie, opzioni del mondo superiori, in qualit e autenticit, alle opzioni
europee: se non ci fosse stata la scienza e la tecnica, la parte migliore delluomo starebbe fuori
dallEuropa.

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