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Barocco nell'arte: caratteristiche, contesto

storico e periodo

A cura di Chiara Colangelo.


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Il Barocco nell'arte: caratteristiche e definizione del periodo artistico che annovera tra i suoi
esponenti Borromini, Bernini e Pietro Da Cortona

Devi conoscere

 Teatro europeo del Seicento: storia, caratteristiche, opere teatrali


Cosa imparerai

 Il significato del termine Barocco


 Quali sono le caratteristiche del Barocco
 L'analisi di tre opere fondamentali del Barocco: Apollo e Dafne di Bernini, Sant'Ivo alla
Sapienza di Borromini, Trionfo della divina provvidenza di Pietro da Cortona

INDICE
1. Barocco: significato del termine
2. Caratteristiche del Barocco
3. La sperimentazione del Barocco: da Bernini a Borromini
4. Il Barocco come arte di propaganda del potere
1. Il Barocco nella letteratura
5. I capolavori del Barocco
1. Gianlorenzo Bernini
2. Francesco Borromini
3. Pietro da Cortona
6. Guarda il video sul Barocco
7. Concetti chiave

Infobox

Cosa
Barocco

Quando

1600

Dove

Prima a Roma, poi anche in altre città italiane, infine in Spagna e in Francia

Precedenti

Manierismo

Protagonisti

Gian Lorenzo Bernini, Francesco Borromini, Pietro da Cortona

Frase celebre

«Chi segue altri non gli va mai inanzi. Ed io al certo non mi sarei posto a questa
professione col fine d'esser solo copista.» (Francesco Borromini)
1Barocco: significato del termine

Appunti
Il Neoclassicismo nella letteratura e nell'arte

L'accezione negativa del termine "Barocco"


Una perla imperfetta e irregolare, qualcosa di anomalo e bizzarro, un ragionamento astruso
e poco chiaro. Che l’origine della parola sia portoghese, francese o latina, qualsiasi etimo
legato alla parola “Barocco” porta in sé una accezione negativa. Ancora oggi l’aggettivo
“baroccheggiante” indica comunemente uno spazio architettonico, un arredamento e
persino una forma di abbigliamento sovraccarichi di accessori appariscenti e sfarzosi,
qualcosa che si connota come eccessivo, di cattivo gusto.
È con questo bagaglio linguistico, in modo più o meno consapevole, che in genere si
approccia allo studio della più importante, vasta e straordinaria corrente artistica dell’età
moderna.
Si parte cioè da un giudizio spesso pre-costituito e si tendono a liquidare
centocinquant’anni di storia e di cultura, come il periodo dell’eccesso nelle decorazioni e
della povertà di contenuti. Quanto ci sia di vero cercheremo di capirlo in queste poche
pagine.

Approfondisci
Storia di Donna Olimpia Pamphili, la papessa della Roma del Seicento

L'opposizione degli intellettuali neoclassicist


iL’adozione del termine Barocco, e quindi la condanna, risale alla fine del XVIII secolo da
parte degli intellettuali neoclassici, coloro che appunto si danno anima e corpo allo studio
del mondo antico, che promuovono con ogni mezzo la rivalutazione dei principi estetici
dell’arte greca, con i suoi canoni di armonia, proporzione e perfezione. Tutto ciò che si
allontana da questi principi è quindi, secondo quest’ottica fortemente selettiva, da
stigmatizzare e scartare senza appello.
«Borromini in architettura, Bernini in scultura, Pietro da Cortona in pittura, il Cavalier Marino in
poesia sono la peste del gusto». È l’osservazione che non ammette repliche di Francesco
Milizia, il più importante intellettuale nell’Italia del secondo ‘700.
2Caratteristiche del Barocco

L'uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, emblema della


proporzione rinascimentale — Fonte: Ansa
I luoghi del Barocco
Questo linguaggio artistico scaturisce e si afferma nella città di Roma all’inizio del XVII
secolo per poi diffondersi in molte altre città italiane e presentare significative
manifestazioni anche in Spagna e in Francia fino alla metà del secolo successivo. Un
“contagio” quindi ad amplissimo spettro sia nello spazio che nel tempo, che segna il
passaggio a una nuova visione dell’uomo, del suo rapporto con lo spazio, con la natura e
con l’antichità classica.
La proporzione rinascimentale
Il Rinascimento, attraverso uno studio sistematico del mondo antico aveva riproposto una
rappresentazione della figura umana proporzionata e anatomicamente corretta e, intorno a
quest’uomo vitruviano, aveva costruito uno spazio razionale, misurabile, certo,
un universo con limiti precisi in cui muoversi con padronanza e sicurezza, dove la visione
prospettica centrale stabiliva punti di riferimento razionali e inequivocabili.
Verso il manierismo
Le trasformazioni sociali e religiose del ‘500 mettono in discussione questi valori. I punti di
riferimento tradizionali vanno in frantumi e nel linguaggio artistico questo si traduce in
espressioni spaventate e cariche d’ansia, contorsioni anatomiche, gesti convulsi. Il punto di
vista scivola in basso, la prospettiva e lo spazio si ribaltano sull’osservatore. Nell’incertezza
ci si rifugia nella maniera. L’imitazione prende il posto dell’osservazione della natura e della
realtà. Il rapporto con l’antico resta ma è filtrato attraverso l’interpretazione dei “grandi”.

Un autoritratto di Caravaggio dal "Martirio di San Matteo"


— Fonte: Ansa
L'osservazione diretta della realtà
Il decennio a cavallo tra XVI e XVII secolo sterza decisamente nella direzione opposta.
Artisti come Annibale Carracci e Caravaggio si rituffano senza esitazione nella natura e
nell’osservazione diretta del vero. E se la loro esperienza nasce al nord, è a Roma che trova
compimento e forma.
La svolta segnata dalla Controriforma cattolica
Nel corso del ‘600 la crisi religiosa trova una risposta, seppure dolorosa,
nella Controriforma cattolica. Molti stati italiani, sebbene gravati dalle dominazioni
straniere vivono una fase di relativa pace e nella città di Roma, pur con le sue
contraddizioni, si afferma un rinnovato prestigio pontificio, si accende un forte impulso
all’urbanistica, all’architettura pubblica e privata, si va verso la definizione di un nuovo e
moderno volto della città, che ancora oggi fortemente la identifica, e che è altro rispetto a
quello antico e medievale.
Attraverso i passaggi illustrati, e forte delle esperienze passate, il linguaggio barocco apre
quindi una nuova via, quella della sperimentazione, sulla scorta di quanto sta avvenendo
negli stessi anni anche nel campo delle scienze. Sperimentare non significa per gli artisti
ignorare la regola, bensì conoscerla, padroneggiarla, e dopo averla meditata e fatta propria
saperla rompere “a tempo e a luogo”.
Lo stretto rapporto del Barocco con l'arte greca
La conoscenza della cultura greca, figurativa e letteraria, è fondamentale anche nel’600.
L’artista, al pari del letterato, trova un luogo deputato per la sua educazione, l’accademia,
dove la formazione intellettuale ha la stessa rilevanza di quella tecnica. È da una indagine
vasta, accurata e approfondita sul mondo antico, preso nella sua interezza, che nasce
la predilezione per i modelli ellenistici, quelli del IV e del III secolo a. C., che sono carichi di
patos e di movimento, attenti alla resa fisiognomica, ricchi di varianti tipologiche. È nelle
opere di Lisippo e della scuola rodia che i gli artisti moderni del Barocco si riconoscono,
piuttosto che in Policleto e nei canoni di equilibrio dell’epoca precedente, insufficienti a
rendere tutta la gamma delle possibilità e delle situazioni umane: gioie, dolori, fanciullezza
e vecchiaia, coraggio e abbandono…
La visione settecentesca neoclassica, che esplicitamente accusa l’epoca precedente di
ignorare la perfezione degli antichi, focalizza quindi la propria attenzione al solo quinto
secolo, riducendo enormemente la vastità di una cultura che di fatto ha espresso molto di
più che “aulica semplicità e quieta grandezza”.

3La sperimentazione del Barocco: da Bernini a Borromini


Galleria di Palazzo Spada, realizzata da Francesco Borromini
— Fonte: Ansa
Bernini, Borromini e Da Cortona: quando si superano i limiti dei materiali
e della natura
La sperimentazione, in campo artistico, presuppone una altissima competenza tecnica.
Gli artisti barocchi, siano essi scultori, pittori o architetti, sono dei virtuosi, conoscono a
fondo le potenzialità di ogni materiale che utilizzano, rivaleggiano con la materia stessa e
con la natura creando quei “mirabili artifici” che puntano a superare i limiti di entrambe. È
quanto fa Gian Lorenzo Bernini che riesce a trovare nel marmo la morbidezza della carne,
la sottigliezza dei capelli, la delicatezza e l’umidità delle lacrime. È quanto fa Francesco
Borromini quando amplia i confini di uno spazio esiguo, quando, restringendo le
dimensioni di una galleria, la fa apparire di contro incredibilmente più lunga, quando da
un materiale povero come lo stucco fa emergere ricchezza e raffinatezza delle linee. È
quello in cui riesce Pietro Da Cortona, quando, affrescando un soffitto ne elimina
visivamente il peso, la materia, il limite.
Quello barocco è quindi un linguaggio in cui possibilità di sperimentazione, libertà
immaginativa e capacità applicativa si sostengono e si alimentano l’un l’altra.

L'importanza della partecipazione attiva dello spettatore


Altro aspetto fondamentale è l’attenzione allo spettatore, al suo coinvolgimento emotivo,
alla sua partecipazione attiva. L’opera, come a teatro, si mostra, recita una parte, ha la
funzione specifica di suscitare un sentimento, di provocare una reazione. Tutto concorre
quindi alla presentazione, la luce, l’allestimento, l’effetto sorpresa e a volte persino la
dissolvenza.
Dopo la fase di austerità e rigore morale che segue il Concilio di Trento la Chiesa imposta il
suo rapporto con i fedeli in termini appunto di teatralità e adesione emotiva. È questa
l’epoca in cui nascono le rappresentazioni viventi, gli apparati effimeri, in cui gli artisti con
lo stesso impegno e la stessa accuratezza si dedicano a realizzare tanto le facciate delle
chiese quanto le scenografie per le feste religiose, tanto gli affreschi sulle volte quanto gli
apparati per le processioni, tanto alla costruzione delle cupole quanto agli abiti di scena
delle vie crucis animate.
Curiosità

Il primo scontro tra Bernini e Borromini ci fu nel 1630, in occasione della realizzazione del
“Baldacchino di San Pietro”. Borromini, nonostante il suo intervento assolutamente
indispensabile per la riuscita del progetto, non ricevette alcun riconoscimento se non qualche
spicciolo. Mentre Bernini, suo rivale, percepì un compenso molto più alto e ottenne la firma sul
monumento. Deluso e deriso Borromini disse: “Non mi dispiace che abbia hauto li denarii, ma
mi dispiace che gode l’onor delle mie fatiche”.

4Il Barocco come arte di propaganda del potere


L'arte come veicolo del prestigio
Nell’età barocca l’arte è ancora uno strumento di propaganda e di potere. L’affermazione dei
principi della fede, il prestigio del papato e quello delle grandi famiglie vanno di pari passo
e vengono ribaditi all’interno delle chiese quanto nelle piazze, nelle fontane, nei prospetti
monumentali dei palazzi.

Il colonnato di Piazza San Pietro, realizzato da Gianlorenzo Bernini


— Fonte: Ansa
Il Barocco, un'arte in movimento
Il Barocco è un’arte in movimento, un’arte in cui le opere sono attraversate da un impeto
dinamico che non si ferma alle opere stesse ma che, come una corrente vitale, si trasferisce
sull’osservatore. Nei dipinti il centro prospettico unico si perde, si moltiplica e costringe chi
osserva a inseguirlo. Nei gruppi scultorei lo spettatore è spinto a compiere sempre un
passo in più, alla ricerca di un ulteriore dettaglio, alla ricerca di un nuovo e
inaspettato punto d’osservazione. Le architetture avvolgono, accolgono, creano giochi
illusionistici, assorbono la luce e la riflettono con l’alternanza di superfici concave e
convesse. Allo stesso tempo però l’opera non perde la sua unità e la sua compattezza
materica, non si frammenta, non perde di senso. C’è sempre infatti, in questo percorso
dinamico un punto in cui essa si può cogliere nella sua interezza, nel suo insieme, prima
che la corrente spinga di nuovo alla ricerca di nuovi dettagli, alla scoperta di nuovi scorci.
Basti pensare all’imponente colonnato di piazza San Pietro, in cui le due ali letteralmente si
protendono e abbracciano senza chiudersi, in cui ad ogni passo la selva di colonne crea
zone di profondità con l’alternarsi ritmico di chiari e di scuri, fino al centro ideale
dell’ellisse in cui la fuga radiale compie un perfetto allineamento.

Estasi di Santa Teresa d'Avila di Gianlorenzo Bernini


— Fonte: Ansa
L'unità delle arti
Tipicamente barocco è infine il senso di unità delle arti. Se non è certo una novità il fatto che
artisti di genio pratichino con disinvoltura la pittura, la scultura e l’architettura, lo è la
ricerca di un’opera d’arte globale, in cui i tre linguaggi si fondano senza soluzione di
continuità, anche quando essa nasce dalla collaborazione di mani diverse.
È quello che accade ad esempio nella Cappella Cornaro in santa Maria della Vittoria, in cui
alla scena centrale dell’estasi di Santa Teresa, si affiancano le architetture scolpite dei
palchi, da cui i ritratti a rilievo degli spettatori si affacciano per ammirare lo spettacolo.
Dove le nubi affrescate sulla volta, sconfinano nello spazio architettonico, calando sulle
finestre della parete sottostante. Mai come in quest’opera Bernini è stato allo stesso tempo
architetto, scultore, scenografo e “direttore della fotografia”.

4.1Il Barocco nella letteratura


Il Barocco è stato un movimento che ha coinvolte tutte le forme d’arte, non solo dunque la
pittura, la scultura e l'architettura ma anche la letteratura. In ambito letterario il Barocco si
contraddistingue per la ricerca dell’autore dello stupefacente, della metafora funambolica,
un continuo interesse per l’illusorio e il sogno. La poesia viene del tutto riformulata, viene
abbandonato Petrarca: c’è un ampliamento dei temi trattati e un arricchimento smisurato del
lessico, delle forme. Uno dei suoi maggiori esponenti in Italia e in Europa è Giovan Battista
Marino, padre della corrente letteraria barocca del marinismo, stile usato in poesia e nel
dramma in versi che si caratterizzava per una tendenza all'arguzia e all'ornato. Le basi del
marinismo erano:
 l’uso pressante dell’antitesi;
 la metafora continuata;
 il largo uso di riferimenti eruditi;
 un virtuosismo descrittivo e dinamico.

5I capolavori del Barocco


Alla luce di queste considerazioni analizziamo ora alcune opere esemplari dei tre artisti
tacciati di essere gli untori del gusto.

5.1Gianlorenzo Bernini

I primi anni di Bernini


Gianlorenzo Bernini giunge a Roma da bambino insieme alla sua famiglia. Suo padre
Pietro, affermato scultore e restauratore entra a servizio della famiglia Borghese proprio
con l’incarico di ripristinare e integrare le statue della collezione di antichità che il Papa
Paolo V e suo nipote Scipione andavano mettendo insieme nella splendida villa di famiglia.
È in casa Borghese che il giovanissimo Gianlorenzo muove i primi passi della sua
formazione, che lo porterà ben presto ad affiancare il padre nel prestigioso incarico. Per i
Borghese scolpisce anche i suoi primi straordinari gruppi scultorei, quelli che ancora oggi
costituiscono, insieme ai dipinti di Caravaggio, i pezzi più significativi dell’omonimo
museo.

Gianlorenzo Bernini, Apollo e Dafne — Fonte: Istock


La favola di Apollo e Dafne nelle Metamorfosi di Ovidio
Apollo e Daphne risale al 1622 e racconta l’antica favola traducendo nel marmo i versi
di Ovidio. Il poeta latino racconta che Apollo, colpito dalla freccia di Amore si era dato
all’inseguimento della ninfa Daphne, che invece fuggiva dal dio perché colpita
dall’incantesimo opposto. Apollo, disposto a tutto pur di soddisfare il suo desiderio, cerca
di rapirla, ma quando è sul punto di afferrarla, la giovane si rivolge in preghiera al
padre Peneo. Questo, per sottrarla al rapimento, la trasforma in un albero di alloro. Apollo,
appoggiando la mano sul corpo dell’amata, sente la sua pelle trasformarsi in corteccia ma
al di sotto ancora percepisce il battito del suo cuore. Il dio, sconvolto dalla perdita si cinge
allora la testa con un ramo di quello stesso albero, che diventerà la pianta a lui sacra e che
sarà per sempre il simbolo di quell’amore folle e infelice ma anche della poesia sublime che
dedicheranno all’amore i poeti di tutti i tempi.
La descrizione di Apollo e Dafne di Bernini
I versi prendono forma nell’opera di Bernini attraverso il corpo giovane e il viso imberbe di
Apollo. La gamba sinistra e il braccio destro sono sollevati all’indietro a sottolineare
lo slancio della corsa, i capelli e il panneggio intorno alla vita sono mossi dal vento. La veste
si intreccia, si arrotola su sé stessa raggiungendo uno spessore di sottigliezza estrema. La
mano sinistra cinge il torace della fanciulla e le dita toccano la ruvida corteccia. Il corpo di
Daphne è proteso verso l’alto e inarcato in uno spasmo disperato. Le gambe sono già
bloccate e avvolte dal tronco, le dita dei piedi si allungano in radici. Le braccia sollevate
diventano rami, dalle dita prendono forma le foglie, sottili quasi come foglie vere, i capelli
sciolti, sollevati e annodati dal movimento, seguono un andamento simile a quello del
panneggio. Stupefacente è la cura dello sguardo e l’espressione dei volti. Gli occhi di Apollo
hanno un’espressione estatica, la bocca morbida e appena socchiusa indica passione e
desiderio. Gli occhi di Daphne al contrario, sono rivolti all’indietro, esprimono paura e
supplica, la bocca è spalancata e l’incavo, che crea una profonda zona d’ombra, sembra
risuonare di un grido disperato. Nel basamento sono incisi i versi che ne danno una
interpretazione moralizzata, quasi a bilanciare la sensualità che emerge
dall’opera: «Quisquis amans sequitur fugitivae gaudia formae fronde manus implet baccas seu
carpit amaras».

5.2Francesco Borromini

Francesco Borromini, Sant'Ivo alla Sapienza


— Fonte: Ansa
La chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza di Borromini: descrizione
Negli stessi anni in cui Bernini lavora in casa Borghese, giunge a Roma dall’estremo
nord Francesco Borromini, ed entra a servizio alla fabbrica di San Pietro sotto la direzione
di Carlo Maderno. Dovrà attendere diversi anni prima di ottenere commissioni tutte sue.
Alla chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza si dedica tra il 1642 e il 1650. È un incarico molto
prestigioso poiché si tratta di edificare la cappella dell’università romana. Borromini sceglie
la pianta centrale, creando però una forma che non ha precedente alcuno nella storia
dell’architettura. Parte da una base triangolare, in cui i vertici sono però arrotondati in un
profilo semicircolare. Su questo primo triangolo ne incastra un secondo, rovesciandolo
secondo lo schema tradizionale della stella di David. I vertici del secondo poligono sono
però smussati in un profilo arrotondato verso l’interno. La stella a sei punte che ne deriva
alterna quindi alle estremità una linea concava e una convessa. Il risultato è un volume
plastico, estremamente delicato e armonioso. Questa singolare forma stellare-polilobata si
ripete nella cupola, dove è sottolineata da una cornice aggettante. La luce arriva dall’alto,
dalle finestre poste ognuna in uno spicchio, e dalla lanterna centrale. All’esterno
l’architettura del corpo centrale è nascosta dal palazzo. È visibile il tamburo che riproduce,
in modo più delicato, con una linea dall’andamento ondulato, l’alternanza di superfici
concave e convesse. La lanterna, che conferisce alla struttura un forte slancio verso l’alto,
ripropone alla base il profilo a stella con spigoli piatti, alla sommità si spinge verso il cielo
con una spirale dal ritmo velocissimo e trasforma in poesia la fredda muratura.

5.3Pietro da Cortona

Pietro da Cortona, Trionfo della Divina Provvidenza — Fonte: Ansa


Il trionfo della divina provvidenza di Pietro da Cortona: analisi e descrizione
Negli anni ’30 del Seicento realizza invece il suo capolavoro pittorico Pietro da Cortona,
affrescando, su commissione di papa Urbano VIII, la volta del salone principale del suo
palazzo cittadino.
La grande macchina pittorica rappresenta il Trionfo della Divina Provvidenza, come se per
miracolo il soffitto si smaterializzasse, il cielo si aprisse e una sorta di lunga prospettiva di
nubi turbinanti lasciasse intravvedere il miracolo.
Alla sommità del soffitto, ma non in posizione centrale, c’ è la figura della Provvidenza
circonfusa di luce, con il braccio destro indica il settore opposto del grande riquadro, dove
le Virtù Teologali (Fede, Speranza e Carità) librandosi in volo sostengono una corona
d’alloro in cui campeggiano le api, simbolo araldico dei Barberini. Altre due figure
allegoriche, Roma e la Gloria, porgono alla corona (che naturalmente allude alla famiglia
del papa), il triregno e le chiavi di San Pietro. Questa grande visione centrale è racchiusa in
una finta cornice monocroma, sostenuta agli angoli da grandi telamoni. L’architettura
dipinta, lungi dal creare una sensazione di cesura, appare al contrario aperta e leggera,
sospesa su uno spazio infinito.
Nei settori laterali altre rappresentazioni allegoriche e mitologiche alludono al buon
governo del Papa e della sua famiglia, che sono appunto strumento della provvidenza:
il Trionfo della pace, che ordina la chiusura delle porte del tempio di Giano, il Trionfo della
Religione che scaccia le figure di Eros e della Lascivia, la caduta dei giganti, in cui
l’intelligenza vince sulla brutalità e Ercole che scaccia le arpie, simbolo di avarizia, mentre
la Liberalità elargisce doni dalla sua cornucopia.
Nelle opere di questi grandi artisti c’è spazio per il sentimento, lo stupore, la fantasia, la
poesia, la favola, il paradiso…per tutto ma non per il cattivo gusto.

6Guarda il video sul Barocco


Concetti chiave
 Cos'è il Barocco
Il Barocco è un movimento artistico e culturale che nasce a Roma nel XVII secolo. Si
diffonde in Italia e in altri paesi europei e si manifesta fino alla metà del secolo
successivo.
 Le caratteristiche del Barocco
Il linguaggio barocco si basa su:
o Un metodo sperimentale
o La rielaborazione libera e fantastica dei modelli classici
o La predilezione per le opere di età ellenistica
o Il virtuosismo tecnico
o La teatralità e il coinvolgimento emotivo dello spettatore
o La moltiplicazione dei punti di vista
o La perdita del centro prospettico e la dilatazione dello spazio
o L’unità delle Arti

Domande & Risposte

 Cos’è il Barocco?

E’ un movimento artistico-culturale che nasce a Roma all’inizio del XVII secolo che coinvolge non solo le arti figurative e l’architettura

ma anche la letteratura, il teatro e la musica.


 In quali anni si sviluppa il Barocco?

Nel 1600, gli anni della Controriforma cattolica.


 Quali sono gli artisti più rappresentativi del barocco?

Gian Lorenzo Bernini, Francesco Borromini, Pietro da Cortona.


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