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DOSSIER

IL FARO DI
ALESSANDRIA
I GIARDINI PENSILI
DI BABILONIA
IL COLOSSO
DI RODI
LA GRANDE
PIRAMIDE
LA STATUA
DI ZEUS
A OLIMPIA
IL MAUSOLEO
DI ALICARNASSO
IL TEMPIO
DI EFESO

LE SETTE
MERAVIGLIE
DEL MONDO ANTICO
SOMMARIO
Le Sette Meraviglie ............................................................................ 6
La Grande Piramide ......................................................................... 24
I giardini pensili di Babilonia ......................................................... 38
La statua di Zeus a Olimpia ............................................................ 50
Il tempio di Efeso ............................................................................... 66
Il faro di Alessandria ....................................................................... 76
Il mausoleo di Alicarnasso ............................................................ 90
Il colosso di Rodi ............................................................................... 102
SCALA, FIRENZE
SEDOTTI DAL
MERAVIGLIOSO
NON È STRANO che tra il Rinascimento e il Baroc-
co, quando l’arte e la cultura si guardavano nello
specchio del mondo classico, le Sette Meraviglie
dell’Antichità abbiano suscitato un interesse
appassionato. Queste sette costruzioni cattura-
vano l’immaginazione degli artisti e del pubblico
che acquistava le loro produzioni. Le dimensio-
ni prodigiose, le caratteristiche costruttive e le
storie sulla loro origine le hanno rese uniche,
portentose, degne di ammirazione. Non a ca-
so le chiamiamo «meraviglie»: questa parola
deriva dal latino mirabilia, a sua volta dal verbo
mirari – ammirare, stupirsi – e dall’aggettivo mi-
rus – stupefacente, straordinario, sorprendente.
SONO TERMINI che alludono all’emozione susci-
tata dalla vista di qualcosa di fuori dal comune,
così straordinario che il pennello dell’artista e
il bulino dell’incisore lo hanno posto nel regno
dell’immaginazione, dandogli forme fantastiche
e collocandolo in geografie esotiche. Tuttavia,
queste costruzioni sono esistite e oggi, a diffe-
renza del XVI e XVII secolo, siamo in grado di
capire e spiegare come sono state costruite e
quale aspetto avessero. Ma il fatto che abbia-
mo dato loro verosimiglianza non significa che
abbiano perso la loro aura leggendaria. Il loro
fascino perdura perché ci pongono di fronte a
un paradosso: quello di un passato con risorse
tecnologiche assai meno avanzate delle nostre,
ma capace di dare vita a creazioni la cui portata
continua a stupirci, perché ancora oggi superano
la misura di ciò che consideriamo umano.

Il colosso di Rodi
Arazzo realizzato da Marc de Comans e
François de la Planche da un’illustrazione
del pittore Antoine Caron per la Storia
di Artemisia di Nicolas Houël. 1607 circa.
Mobilier National, Parigi.
LA PORTA
DI ISHTAR
L’archeologo tedesco
Robert Koldewey
identificò la base di
sostegno dei mitici
giardini pensili di
Babilonia nelle
strutture a volta
poste nei pressi
della porta di Ishtar.
Pergamonmuseum,
Berlino.
ERICH LESSING / ALBUM

6 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC


Costruzioni leggendarie
del mondo antico

LE SETTE
MER AVIGLIE
Catalogate già da Erodoto nel V secolo a.C.,
e poi citate in molte altre fonti nei secoli successivi,
queste costruzioni hanno oltrepassato la loro
connotazione storica per entrare nella sfera del mito

FRANCISCO JAVIER GÓMEZ ESPELOSÍN


PROFESSORE DI STORIA ANTICA
UNIVERSITÀ DI ALCALÁ

HISTORIA NATIONAL GEOGRAPHIC 7


L
e Sette Meraviglie del mondo
fanno parte della leggenda. Di
tutte, solo la Grande Piramide
di Cheope in Egitto rimane in
piedi; le altre sono scomparse
senza quasi lasciare resti visi-
bili che permettano di restitu-
ire in modo credibile il loro aspetto originale.
I resoconti degli autori antichi che ne descri-
vono l’aspetto non sono del tutto affidabili
e talvolta sono contraddittori. La maggior
parte di essi non sono testimonianze di pri-
ma mano, ma basano le loro informazioni su
opere precedenti ormai perdute; in generale
contengono grossolane esagerazioni e anche
gravi errori di calcolo, poiché non dispone-
vano di strumenti di misura adeguati. Anche
testimonianze più recenti, come quelle de-
gli scrittori arabi sulle piramidi egizie o sul
faro di Alessandria, o quelle dei cavalieri di
San Giovanni sul mausoleo di Alicarnasso,
smantellato nel 1522, non sono prive di ele-
menti leggendari.

Dalla leggenda alla storia


Questi testi alludono al ritrovamento di
tesori e oggetti prodigiosi nelle tombe, e
raccontano storie straordinarie come la ca-
pacità del faro di bruciare le navi nemiche
fino a 160 chilometri di distanza con i raggi
del sole riflessi in uno specchio rotante, o
la possibilità di contemplare in esso la vita
nella lontana Costantinopoli. Le sue raffigu-
razioni più diffuse, prodotte principalmente
da visionari artisti del Rinascimento, sono
ricreazioni puramente immaginarie, frutto
di una fantasia sfrenata. Tuttavia, grazie alla
determinazione e alla tenacia degli archeolo-
gi sono state riportate alla luce alcune tracce
della loro esistenza. Queste scoperte, unite
ai resoconti degli autori antichi e alle rap-
presentazioni semplificate e schematiche su
monete e altri oggetti, permettono di resti-
tuire un aspetto più consono alla realtà del
loro tempo, alle risorse disponibili all’epoca
e al grado di conoscenza dei loro costruttori.
C R O N O LO G I A
2589 a.C. circa
Rimangono tuttavia numerosi interrogativi.
Conosciamo meglio le tecniche di costru-
EDIFICI Il faraone Cheope inizia
la costruzione della
zione di grandi opere architettoniche come
le piramidi, o di edifici monumentali come il
PER LA Grande Piramide, la sua
tomba. È la meraviglia

STORIA
più antica e l’unica che
tempio di Artemide (o Artemision) a Efeso, il si è conservata.

8 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC


PIRAMIDI
IDEALIZZATE
Magdalena e Crispijn
van de Passe sono gli
autori di questa visione
barocca delle piramidi,
eseguita tra il 1610 e il
1638, che raffigura anche
obelischi dalle forme
illusorie come quelle
delle piramidi.
QUINTLOX / ALBUM

689 a.C. 560 a.C. 432 a.C. circa IV-III secolo a.C.
Il re assiro Sennacherib Creso di Lidia avvia la Fidia termina la statua di Vengono costruiti
distrugge Babilonia. È il costruzione del tempio Zeus, che viene trasferita il mausoleo di
costruttore dei giardini dedicato ad Artemide a Costantinopoli intorno Alicarnasso, il Colosso
di Ninive, all’origine a Efeso, bruciato nel al 420 d.C., dove sarà di Rodi e il grande
della leggenda dei 356 a.C. e ricostruito distrutta da un incendio faro di Alessandria.
giardini pensili. tre decenni dopo. nel 475 d.C.

HISTORIA NATIONAL GEOGRAPHIC 9


mausoleo di Alicarnasso o il faro di Alessan-
dria. Possiamo anche apprezzare la complessa
struttura interna che ha richiesto l’erezione
di grandi statue come quella di Zeus a Olim-
pia o il Colosso di Rodi. Abbiamo informa-
zioni sulle diverse fasi della loro storia, dal-
la progettazione alla distruzione definitiva,
generalmente dovuta a cause umane come
incendi, saccheggi o riutilizzo dei materiali
in nuove costruzioni. Ma ignoriamo la vera
fisionomia di molte di queste costruzioni,
la disposizione specifica di alcuni dei loro
elementi decorativi e persino la loro esatta
ubicazione, come nel caso dei giardini di Ba-
bilonia o del Colosso di Rodi. E sono oggetto
di discussione anche la collocazione precisa
delle sculture nel mausoleo di Alicarnasso o
la posizione – alla base o sotto il capitello –
dei tamburi scolpiti sulle colonne del tempio
di Artemide a Efeso.

Re e archeologi
Le Sette Meraviglie hanno consacrato la fa-
ma immortale dei loro promotori, monarchi
come l’egizio Cheope, il babilonese Nabuco-
donosor II (a cui sono stati attribuiti i giar-
dini pensili) e il cario Mausolo, o santuari
e città greche come Olimpia, Efeso, Rodi e
Alessandria. La loro scoperta è associata ai
grandi nomi dell’archeologia, come gli in-
glesi Flinders Petrie per la Grande Piramide,
Charles Thomas Newton per il mausoleo,
John Turtle Wood per il tempio di Artemide
e il tedesco Robert Koldewey per Babilonia.
Alcuni sono addirittura legati a storie di av-
venture e di misteri, come Wood che, os-
sessionato dalla ricerca del favoloso tempio,
corse ogni sorta di rischio, persino quello di
essere ucciso. L’archeologia di oggi, non meno
entusiasmante, riserva sorprese notevoli co-
me i contributi degli scavi subacquei al largo
delle coste egiziane, che ampliano le nostre
conoscenze sul faro di Alessandria, affondato
nelle acque del Mediterraneo.
L’elenco è senza dubbio una creazione gre-
ca. Cinque delle Sette Meraviglie sono greche
e le altre due fanno parte di quell’Oriente
leggendario e favoloso verso il quale i greci
hanno sempre provato un’innegabile attra-
zione. Fu lo storico Erodoto, considerato il
«padre della storia», che nel V secolo a.C.

10 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC


LA FAVOLOSA
STATUA DI ZEUS
Nel 1721, il grande
architetto austriaco
Johann Bernhard Fischer
von Erlach pubblicò il suo
Piano di architettura civile
e storica, che includeva
questa imponente
ricostruzione della
statua di Zeus a Olimpia,
opera di Johann Adam
Delsenbach.
MARY EVANS / CORDON PRESS

HISTORIA NATIONAL GEOGRAPHIC 11


inserì nella sua opera il primo grande catalogo
delle meraviglie – thomastá, «cose mirabili»
– del mondo conosciuto. Vi sono incluse le
piramidi d’Egitto e la città di Babilonia, che
viene descritta nel dettaglio, anche se i fa-
mosi giardini non sono menzionati. Compare
anche il tempio di Artemide, ma solo per ci-
tare le sue magnifiche e spettacolari colonne
con rilievi. Per quanto riguarda le restanti
Sette Meraviglie, non esistevano ancora ai
tempi di Erodoto.

Le origini di un elenco
L’origine dell’elenco può essere fatta risalire
alla conquista dell’Impero persiano da parte
di Alessandro Magno, quando molti greci
ebbero l’opportunità di vedere da vicino le
meraviglie dell’Oriente e di redigere cataloghi
che ne descrivevano la bellezza e la perizia
tecnica.
In effetti, Alessandro ebbe un rapporto
diretto con cinque delle Sette Meraviglie
(ai suoi tempi, il Colosso e il faro non erano
ancora stati costruiti, e quest’ultimo, inol-
tre, fu aggiunto tardivamente alla lista). A
Olimpia c’erano statue che raffiguravano lui
e suo padre Filippo come veri dei, e visitò di
persona il tempio di Artemide, il mausoleo e
le piramidi. Babilonia, che aveva due meravi-
glie nella lista iniziale, le mura e i giardini, fu
di grande importanza per Alessandro, che la
scelse come capitale del suo futuro impero
e vi trascorse gli ultimi momenti della sua
vita. Tuttavia, l’elenco canonico definitivo
fu sicuramente redatto poco dopo, ad Ales-
sandria. Questa città egizia, fondata dallo
stesso Alessandro, divenne dopo la sua morte
la capitale culturale del mondo ellenistico e
un centro internazionale del sapere grazie a

L’origine dell’elenco delle


Sette Meraviglie potrebbe
risalire alle campagne di
Alessandro Magno per
la conquista dell’Impero
persiano
12 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC
IL PRODIGIOSO
TEMPIO DI ARTEMIDE
Basandosi su un
dipinto di Maarten van
Heemskerck, Philip (o
Philips) Galle incise
questa rappresentazione
del grande tempio della
dea greca Artemide – la
Diana romana – nella
città di Efeso, con
l’aspetto di una grande
chiesa barocca.
FINE ART IMAGES / ALBUM

HISTORIA NATIONAL GEOGRAPHIC 13


LE SETTE MERAVIGLIE

TEMPIO DI
ARTEMIDE

MAUSOLEO DI
ALICARNASSO

ZEUS DI COLOSSO
OLIMPIA DI RODI

FARO DI
ALESSANDRIA

ESOTERISMO, FANTASIA,
LEGGENDA
GRANDE
MOLTI SONO GLI ELEMENTI LEGGENDARI che riguardano le Sette Meraviglie. PIRAMIDE
Innanzitutto, il numero sette è coinvolto in ogni tipo di speculazione mistica
e si ripete in molte culture: i sette saggi della Grecia, i sette giorni della
settimana, i sette peccati capitali o i sette bracci del candelabro del tempio di
Gerusalemme. Un esoterismo occulto ha favorito anche speculazioni assurde,
che mettono in relazione le dimensioni e le misure della Grande Piramide con
indizi astronomici e matematici. La costruzione dei giardini pensili di Babilonia
è stata attribuita alla mitica regina Semiramide, considerata la conquistatrice
di quasi tutto il mondo conosciuto. E si credeva che il Colosso di Rodi facesse
passare le navi sotto le sue gambe, una posizione impossibile per le capacità
BRIDGEMAN / ACI

tecniche dell’epoca.
TRA EUROPA E ASIA

GIARDINI
PENSILI DI
BABILONIA
istituzioni come il Museo e la famosa Biblio-
teca – finanziata dai sovrani della dinastia
tolemaica – dove si accumulò la maggior
parte della conoscenza antica.
Elenchi e cataloghi di ogni tipo erano
all’ordine del giorno. Un’opera di questo
genere fu quella del poeta Callimaco, di cui
purtroppo conosciamo solo il titolo. Non
sappiamo se avesse già incluso le Sette Me-
raviglie, ma sappiamo che nelle sue poesie
citava le dimensioni della statua di Zeus a
Olimpia e quelle del Colosso di Rodi. Altre
tre meraviglie, il tempio di Artemide, le pi-
ramidi e il mausoleo, sono citate in un pa-
piro molto frammentario del II secolo a.C.
ritrovato a El Fayum.
A questo punto tutte le meraviglie dell’e-
lenco canonico erano state costruite ed era-
no visibili, prima che subissero le ingiurie
del tempo o della barbarie umana. L’ulti-
ma di queste, il Colosso di Rodi, fu eretta
nei primi anni del III secolo a.C. e fu al più
longeva, poiché venne distrutta da un ter-
remoto nel 226 a.C. È interessante notare
che il faro, che era la meraviglia locale di
Alessandria, non sembra essere presente in
queste liste, in quanto viene menzionato per
la prima volta molto più tardi, nell’elenco di
Gregorio di Tours, uno storico cristiano del
VI secolo d.C.

Gli elenchi di meraviglie


È sopravvissuta una sola opera interamente
dedicata alla descrizione delle Sette Mera-
viglie. Si intitola Sulle sette meraviglie ed è
convenzionalmente attribuita a uno scrittore
del II secolo a.C. di nome Filone, autore di
un trattato di poliorcetica (o arte dell’assedio
delle città). Tuttavia, il testo non è esatta-
LA DISTRUZIONE
mente caratterizzato da rigore e precisione. DEL COLOSSO
Filone sottolinea con formule iperboliche la In questa incisione,
dimensione straordinaria dei diversi monu- risalente al 1610, Antonio
menti dell’elenco ed evidenzia l’arroganza o Tempesta raffigura il
la smodatezza umana di fronte alla divini- Colosso di Rodi due
volte: una volta in piedi
tà, uno dei cliché più comuni della retorica sullo sfondo e una nella
tarda. Sorprende la natura favolosa di alcune scena principale, dove
informazioni, come il presunto rivestimen- i resti di bronzo della
to esterno delle piramidi egizie con pietre statua vengono caricati
su cammelli dopo essere
scintillanti. Per linguaggio e stile, quest’o-
stati venduti.
pera è di carattere tardo e sembra piuttosto AKG / ALBUM
appartenere a un maestro di retorica del V

16 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC


HISTORIA NATIONAL GEOGRAPHIC 17
secolo d.C.; potrebbe essere il risultato di
una delle tipiche lezioni che tali personaggi
erano soliti tenere.
Conosciamo altre 13 liste, cronologica-
mente scaglionate dal II secolo a.C. al XIV
secolo d.C. Alcune ripetono semplicemente
le stesse meraviglie di Filone. Altre citano
monumenti posteriori della propria epoca,
come quella del poeta latino Marziale, che
introduce il Colosseo romano, o il già citato
Gregorio di Tours, del VI secolo d.C., che
opta per meraviglie di derivazione biblica
come l’arca di Noè e il tempio di Salomone.
Anche altre meraviglie, come l’altare fatto
di corna del santuario di Apollo sull’isola di
Delo, il palazzo reale di Ciro a Ecbatana e la
città egizia di Tebe, facevano parte della lista
iniziale, ma nessuna rientrò nella selezione
finale per vari motivi. L’elenco canonico de-
finitivo, con l’eccezione del faro di Alessan-
dria, era già noto nel I secolo a.C., a giudicare
da alcuni versi del poeta greco Antipatro di
Sidone che enumerava le Sette Meraviglie.
Tutte le meraviglie della lista sono state
costruite per commemorare qualcosa, e nella
maggior parte di esse il riconoscimento della
divinità è presente in un modo o nell’altro.
Esse offrono un campionario relativamente
completo delle capacità costruttive dell’an-
tichità in quasi tutti i settori, rivelando al
contempo i limiti dell’audacia umana.
Sicuramente esistevano molte altre co-
struzioni che avrebbero meritato di essere
inserite nell’elenco, ma che sono state messe
da parte e dimenticate: i monumentali palaz-
zi assiri e persiani con i loro rilievi in mattoni
smaltati e le sale colonnate, come la famosa
apadana di Persepoli; le imponenti ziggurat
babilonesi che svettavano nel cielo, come
la mitica torre di Babele; i magnifici mo-

Conosciamo quattordici
elenchi di meraviglie
dell’antichità, in cui sono
presenti edifici che non sono
entrati nella lista definitiva
18 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC
IL MAUSOLEO
DI ALICARNASSO
Nell’incisione, Philip Galle
ricrea questo edificio
con una forma molto
simile a una piramide.
La donna incoronata
è Artemisia II, vedova
di Mausolo, sepolto in
questo monumento;
tiene in mano la coppa in
cui, secondo la leggenda,
bevve le ceneri del
marito.
QUINTLOX / ALBUM

HISTORIA NATIONAL GEOGRAPHIC 19


PRISMA / ALBUM
UNA QUESTIONE
DI TECNICA
O DI ESTETICA?
I CRITERI in base ai quali è stato stilato il famoso
elenco delle meraviglie non erano solo estetici,
nonostante l’aspetto impressionante di tutti i mo-
numenti. Alla loro bellezza e alle loro dimensioni
colossali si sono aggiunte considerazioni legate
alla perizia tecnica impiegata nell’edificazione,
rendendo così un meritato omaggio al talento e
all’audacia dei loro costruttori.
CONOSCIAMO, INFATTI, i nomi dei loro architetti:
Chersifrone e Metagene, architetti del tempio di
Artemide, a cui succedettero Dinocrate, Peonio
e Demetrio; lo scultore Fidia, autore dello Zeus
di Olimpia; l’architetto Pitide e gli scultori Sco-
pas, Leocare, Briasside e Timoteo, creatori del
mausoleo; Carete di Lindo, autore del Colosso
di Rodi; Sostrato di Cnido, che progettò il faro
di Alessandria... e persino Hemiunu, architetto
della Grande Piramide.
I LORO RISULTATI TECNICI continuano a sorpren-
derci. È il caso della geometria della Grande Pira-
mide e della sua complessa disposizione interna,
con la rete di gallerie e le tre camere. Dello Zeus,
spiccano la complessità e la fragilità della sua
enorme struttura, composta di foglie d’oro e pezzi
d’avorio montati su una fitta intelaiatura interna
di legno come supporto. Del mausoleo di Alicar-
nasso, la disposizione ordinata delle sculture su
tutti i lati. Del Colosso di Rodi, l’eccezionalità del
modo in cui è stato costruito, per fasi successive
di fusione partendo dalle caviglie su una struttura
interna di legno e metallo. Infine, del faro, la po-
tenza del suo segnale luminoso, forse ottenuto
mediante la rifrazione della fiamma su lastre di
metallo lucidato.

Il faro di Alessandria
In questa incisione del 1572, Philip Galle
raffigura la visione onirica del faro di Alessandria
immaginata dal pittore Maarten van Heemskerck.
numenti che commemorano le gesta regali
dei monarchi d’Oriente, come la grandiosa
iscrizione di Dario I di Persia a Bisotun; le
grandi tombe scavate nella roccia dei sovrani
persiani, gli obelischi e i colossi dell’Egitto
faraonico, ancora in grado di resistere. Que-
sti sono solo alcuni esempi di straordinarie
realizzazioni che sono state ingiustamente
taciute.
Della stessa Grecia possiamo ricordare al-
tre statue colossali, come l’Atena Parthenos
di Fidia collocata nel Partenone; altri templi
spettacolari come quello di Era a Samo, pa-
ragonato a quello di Artemide dallo stesso
Erodoto, o quelli delle città dell’Asia Minore,
come il tempio di Apollo a Didimo; oppure i
complessi urbani delle grandi capitali elleni-
stiche, come i palazzi reali di Alessandria o
l’altare di Pergamo, i cui magnifici resti sono
visibili in un museo di Berlino.
Mancano anche le grandi realizzazioni
di Roma, che probabilmente sono arrivate
troppo tardi per essere incluse nell’elenco,
lasciando fuori splendide costruzioni come
il Colosseo, il Pantheon, le grandi basiliche
o immensi templi come quello di Baalbek
in Libano. Si tratta, quindi, di una selezione
che non rende giustizia a una realtà storica
molto più varia e complessa.

Testimonianza della nostra fragilità


Per quanto incompleto, l’elenco delle mera-
viglie serve a ricordarci le dimensioni spa-
ventose della nostra ignoranza su un mondo
remoto e scomparso, di cui rimangono solo
testimonianze frammentarie e parziali. Le
meraviglie hanno lasciato dietro di sé solo un
ricordo sorprendente e rovine desolate non
rappresentative della loro passata grandezza.
Solo la Grande Piramide è riuscita a sfidare
il passare del tempo e le vicissitudini di una
storia di guerre, distruzioni e saccheggi. Le
altre, nonostante le loro dimensioni e gli alti
costi della loro costruzione, hanno ceduto.
Le Sette Meraviglie sono un monumento nel
suo senso etimologico, cioè un promemo-
ria della fragilità e della caducità delle cose
umane e dell’inesorabile e devastante oblio
della storia.

22 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC


LA BELLEZZA
DI BABILONIA
Philip Galle ha ricreato
in questa incisione
due delle meraviglie
di Babilonia: i giardini
pensili, in alto a destra,
e le mura della città,
che ha immaginato di
forma circolare. Davanti
a loro, la leggendaria
Semiramide, alla quale si
suppone siano dovute le
due opere.
QUINTLOX / ALBUM
LE PIRAMIDI DI GIZA
In primo piano appare la Grande
Piramide di Cheope, dietro la
quale si ergono le piramidi dei
re Chefren e Micerino. Le tre
piramidi sono allineate in una
grande diagonale che attraversa
l’altopiano di Giza.
KENNETH GARRETT / NATIONAL GEOGRAPHIC IMAGE COLLECTION

24 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC


LA GRANDE
PIRAMIDE
DIMORA ETERNA DI CHEOPE
La più grande delle piramidi di Giza ha incuriosito
generazioni di viaggiatori e studiosi. Oggi proseguono
le ricerche sull’unica delle Sette Meraviglie
dell’Antichità ancora esistente

JOSÉ MIGUEL PARRA


EGITTOLOGO. MEMBRO DEL PROGETTO DJEHUTY

STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC 25


IL PAESE DELLE
di ogni tipo, alimentando una curiosità che
PIRAMIDI avrebbe dato origine alla moderna ricerca
scientifica, iniziata con la spedizione di Na-
Djedefra (IV) ABU
poleone. Ancora oggi, tuttavia, i segreti del-
Cheope (IV) ROWASH Il Cairo la Grande Piramide sono ben lungi dall’es-
Chefren (IV) GIZA
Micerino (IV)
Khaba (III) ZAWYET EL-ARYAN
sere svelati. In realtà, questa mancanza di
Il
Shaura (V)
Neferirkare (V)
ABUSIR Cairo
ZONA
conoscenza della funzione e dell’origine
Neferefre (V) Menfi AMPLIATA
delle piramidi di Giza non è sempre esisti-
Niuserrea (V) SAQQARA
Djoser (III)
Userkaf (V) DAHSHUR
ta. Gli storici greco-romani, con Erodoto in
Djedkara Isesi (V)
Unas (V) testa, sapevano che si trattava delle tombe
Teti (VI)
Pepi I (VI) I faraoni del di grandi sovrani del passato egizio e ne
Merenre (VI)
Regno Antico identificarono correttamente i proprietari:
N i l o

Pepi II (VI)
Userkare-Kenger (XIII)
Non attribuita eressero le Cheope, Chefren e Micerino. D’altra parte,
Snefru (Rossa, IV)
EL-LISHT
loro piramidi immersi com’erano in una società schiavi-
Snefru (Romboidale, IV)
Amenemhat II (XII) a Saqqara,
Sesostri III (XII)
Meidum, sta, potevano immaginare un solo modo per
Amenemhat III (XII)

Amenemhat I (XII)
Dahshur, Giza, costruire grandi edifici: l’uso indiscrimi-
Sesostri I (XII)
Sesostri III (XII)
MEIDUM Abu Rowash, nato del lavoro servile. Secondo Erodoto,
Huni (III) / Snefru (IV)
Abu Gurab e per costruire la tomba di Cheope furono
Amenemhat III (XII) Abusir; quelli del
Sesostri II (XII) Regno Medio, a impiegati 100.000 schiavi. Diodoro Siculo
HAWARA Piramide vera e propria
Piramide a gradoni Hawara, el-Lisht, ha poi portato questa cifra a 360.000 ope-
Fayyum
IL-LAHUN Costruzioni incomplete
(III) Dinastia
el-Lahun rai, che avrebbero terminato l’edificio in
e Dahshur. soli vent’anni.
Man mano che la memoria della civiltà
egizia si affievoliva, intorno alle piramidi si
MAPPA: EOSGIS.COM
svilupparono leggende di ogni tipo. Dal IV

Q
secolo d.C., ad esempio, furono associate al
uando scomparve la civiltà granaio di Giuseppe, un’idea molto popo-
dell’antico Egitto, la pirami- lare nell’Europa medievale. Dal canto loro,
de di Cheope (Khufu) si tra- gli arabi, che conquistarono l’Egitto a metà
sformò in un enigma indeci- del VII secolo, credevano che le piramidi
frabile. I popoli che in seguito fossero grandi depositi di favolose ricchez-
si installarono nel Paese del Nilo – greci, ze, dove venivano accumulati oro, argento,
romani, bizantini, musulmani… – non po- statue e gioielli.
tevano fare a meno di porsi delle domande Nell’820 d.C., il califfo Abdullah al-Ma-
alla vista della Grande Piramide e delle sue mun decise di soddisfare la sua curiosi-
due compagne, quelle di Chefren (Khafra) e tà riguardo alla più grande delle piramidi.
di Micerino (Menkaura): come furono co- Avendo sentito racconti che narravano dei
struite? Qual era la loro funzione originaria? tesori nascosti al suo interno, decise di en-
E, soprattutto, che cosa nascondevano al lo- trare nella Grande Piramide per scoprirne
ro interno? Nel corso dei secoli si sono sus- i segreti. All’epoca, l’ingresso originale era
seguite spiegazioni fantasiose e leggendarie ancora nascosto dai blocchi di calcare del

C R O N O LO G I A

LA GRANDE 2589 a.C. circa


Il faraone Cheope inizia
820 d.C.
Abdullah al-Mamun,
OPERA DI la costruzione della sua
piramide nella pianura di
figlio del califfo di Bagdad
Harun al-Rashid, ordina
CHEOPE Giza. Per rivestirla viene
utilizzata l’eccellente
di scavare un tunnel
nella facciata nord della
pietra calcarea di Tura. piramide per entrarvi.
AURIMAGES

IL FARAONE CHEOPE, DELLA IV DINASTIA. FIGURINA IN AVORIO TROVATA AD ABYDOS. III MILLENNIO A.C. MUSEO EGIZIO, IL CAIRO.
26 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC
VEDUTA DALLA CIMA
Dalla cima della Grande
Piramide, dove gli antichi
visitatori incidevano
i loro nomi, si può
vedere la piramide di
Chefren, figlio di Cheope,
l’unica piramide di Giza
che ha ancora il suo
rivestimento originale
in calcare bianco.

WINFIELD PARKS / NATIONAL GEOGRAPHIC IMAGE COLLECTION

1638 1798 1880 XX secolo


John Greaves scopre I tecnici della spedizione William Flinders Petrie Nel 1954 viene ritrovata in
all’interno della piramide il napoleonica in Egitto trascorre due anni a una fossa la barca funeraria
Pozzo dei Ladri, attraverso rimuovono la sabbia triangolare l’altopiano di Cheope smontata. Nel
cui giunge fino alla dagli angoli ed effettuano di Giza e a misurare 1993 e nel 2002 vengono
Camera del Re, della quale una prima misurazione con precisione le sue introdotti dei robot nei
lascia una descrizione. del perimetro. costruzioni. canali di aerazione.

STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC 27


Piramidi, i granai
di Giuseppe
I POCHI OCCIDENTALI che passavano per Il
Cairo nel Medioevo avevano una curiosa
idea dell’origine delle piramidi di Giza. Tutta
la storia che conoscevano era quella della
Bibbia, che racconta la vicenda di Giusep-
pe, venduto come schiavo dai suoi fratelli a
un mercante che lo portò in Egitto. Lì venne
imprigionato, ma fu rilasciato quando si offrì
di interpretare un sogno per il re. Secondo
Giuseppe, le sette vacche magre che nel
suo sogno divoravano sette vacche grasse
significavano che, dopo sette anni di abbon-
danza, l’Egitto avrebbe sofferto sette anni di
carestia. Il faraone ricompensò Giuseppe
nominandolo visir e la prima cosa che fe-
ce fu quella di raccogliere le provviste per
superare l’imminente carestia. Secondo gli
autori medievali, queste provviste furono
GIUSEPPE CONSEGNA LE PROVVISTE CONSERVATE NEI SUOI GRANAI, immagazzinate nelle piramidi di Giza, che
LE PIRAMIDI DI GIZA. MOSAICO DI SAN MARCO, VENEZIA. non erano altro che granai.

SCALA, FIRENZE

rivestimento, il che indusse gli ingegneri di per conto del suo sovrano, Cristiano VI, re-
HEMIUNU, al-Mamun a scavare un tunnel a pochi metri alizzò la prima mappa ben dettagliata delle
L’UOMO CHE di altezza al centro della parete nord. Dopo piramidi di Giza.
LA COSTRUÌ
aver raggiunto il corridoio di accesso all’in- Trent’anni dopo, Nathaniel Davison pe-
Nipote di
terno, gli operai visitarono tutte le stanze del netrò nuovamente nella tomba di Cheope e
Cheope, fu
«supervisore monumento, ma non trovarono nulla che riuscì a raggiungere il fondo del pozzo sco-
delle opere del fosse degno del loro interesse. perto da Greaves. Lo stato in cui lo trovò
re», tra cui la gli impedì di continuare le ricerche, così si
costruzione Il fascino delle piramidi trasferì nella Grande Galleria. Lì, poco prima
della piramide. In Europa occidentale l’interesse per l’an- del passaggio che conduceva alla Camera del
Qui sotto, la
sua statua nel tico Egitto, e in particolare per le piramidi, Re, una strana eco gli fece pensare all’esi-
Roemer- und nacque nel XVII secolo, con pionieri come il stenza di una cavità sconosciuta che si mise
Pelizaeus- britannico John Greaves, che nel 1638 compì a cercare con delle candele disposte all’estre-
Museum di un viaggio durante il quale scoprì il cosid- mità di lunghe pertiche. La sua curiosità fu
Hildesheim. detto Pozzo dei Ladri, proprio all’inizio della premiata quando individuò il corridoio di
Grande Galleria. Ma fu nel secolo successivo accesso alla prima camera di scarico della
che si risvegliò il desiderio di saperne di più piramide, dove incise il proprio nome.
sull’unica delle sette meraviglie del mondo Gli scritti di Norden e Davison costitui-
antico che ancora rimane. All’inizio del se- rono la base delle conoscenze europee sulle
colo, Benoît de Maillet, console francese al piramidi di Giza fino al 1798, quando Napo-
Cairo, compì numerose visite a Giza, che gli leone salpò per l’Egitto con i suoi soldati e
permisero di disegnare una sezione abba- studiosi. L’obiettivo di Napoleone era quello
stanza precisa della Grande Piramide, e che di interrompere l’accesso britannico a uno
pubblicò in un libro sul Paese del Nilo. Nel dei punti chiave del loro commercio inter-
1737, un esploratore danese di nome Frederic continentale, ma allo stesso tempo segnò
ALBUM

Norden, dopo un viaggio lungo tutto l’Egitto l’inizio dello studio scientifico dell’antico
INGRESSO NASCOSTO
L’ingresso della
Grande Piramide si
trova sulla facciata
sud. Per nasconderlo, i
costruttori lo sigillarono
con un blocco di
pietra calcarea, ma
i saccheggiatori non
tardarono a scoprirlo.
SUZUKI KAKU / AGE FOTOSTOCK

STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC 29


L’INTERNO DELLA
GRANDE PIRAMIDE
Se le sue dimensioni (230 m di base per 146 m in realtà doveva contenere una statua del faraone
di altezza) fanno della piramide di Cheope il stesso, e la Camera Sotterranea. Gli studiosi attuali
monumento più imponente dell’antico Egitto, la sua ritengono che questa configurazione abbia un
complessa struttura interna non è meno colossale. significato religioso. Così, la Camera Sotterranea
Gli spazi principali sono tre, collegati da una serie rappresenterebbe la caverna dell’Oltretomba
di gallerie: la Camera del Re, che ospita il sarcofago e i condotti che partono dalle altre due stanze
di Cheope, saccheggiato nell’Antichità; la Camera servirebbero come canali di ventilazione per far salire
della Regina, chiamata così impropriamente dato che il ka, lo spirito del re, verso il cielo.

CIMITERO
OCCIDENTALE
Qui si trova
la mastaba
di Hemiunu,
l’architetto della
Grande Piramide.

CORRIDOI
STELLARI
Furono creati
affinché lo spirito
del faraone
potesse ascendere
attraverso di essi
al cielo stellato.

MASTABA
Queste tombe, dove
venivano sepolti
nobili e parenti del
re, erano distribuite
lungo una serie di
strade e viali.
BRIDGEMAN / ACI

A PIRAMIDE DI ETEFERE Di fronte alla Grande Piramide si trovavano tre piramidi più piccole,
chiamate «piramidi delle regine» perché vi erano sepolte Meritites e Henutsen, le mogli del
faraone, e Hetepheres, la madre del sovrano.
JOSÉ LUCAS / AGE FOTOSTOCK
CAMERE DI
SCARICO
Queste cinque
camere sovrapposte
proteggono la
Camera del Re. B CAMERA DEL RE Ha una superficie di 10 x 5 m ed è alta
6 m. Le pareti sono in granito rosso, così come il sarcofago del
faraone; durante il Primo Periodo Intermedio, i saccheggiatori
ANTICAMERA rubarono la mummia che conteneva.
Era bloccata da
tre grandi lastre
di granito.

CORRIDOI
STELLARI
Furono esplorati
B con i robot negli
anni Novanta.

CORRIDOIO
ASCENDENTE

POZZO
DEI LADRI

CAMERA
SOTTERRANEA
Fu la prima ad essere
costruita e rimase
incompiuta. TEMPIO ALTO
DI CHEOPE

FOSSA
DELLA BARCA
Conteneva una
PIRAMIDE barca come quella
DI HETEPHERES? trovata presso la
facciata sud della
PIRAMIDE VIA DI ACCESSO piramide.
DI MERITITES? A Era coperta e collegava
il Tempio Superiore con
il Tempio Inferiore.

PIRAMIDE
DI HENUTSEN?
DISEGNI: MB CREATIVITAT
LA BARCA DEL FARAONE,
Anni dopo, nel 1837, Howard Vyse assunse
ACCANTO ALLA PIRAMIDE l’ingegnere John Perring per aiutarlo a rea-
lizzare uno studio approfondito di tutte le
LA PRIMA BARCA FUNERARIA DI CHEOPE venne ritrovata nel 1954. Du- piramidi egizie. Vyse era noto per ricorrere
rante lo sgombero delle macerie che ricoprivano la facciata sud della a espedienti di ogni tipo se i suoi sforzi non
Grande Piramide, emersero due serie di lastre di pietra che sembravano venivano premiati con il successo sperato,
nascondere una paio di fosse che correvano parallele al monumento. come quando usò la polvere da sparo per
Grazie all’insistenza del suo scopritore, Kamal al-Mallakh, una delle farsi strada attraverso le cinque camere di
lastre venne sollevata; sotto c’erano più di mille pezzi di legno accura- scarico della Grande Piramide.
tamente accatastati e conservati. Dopo diversi anni di lavoro, furono
assemblati: formavano una delle navi funerarie di Cheope, una maestosa Fantasie e nuove scoperte
imbarcazione lunga 43,5 metri e ca- I libri di Vyse hanno costituito la base per
pace di dislocare 45 tonnellate. Per LA PRIMA barca
funeraria di Cheope, la creazione di una delle teorie più confuse
quanto riguarda la seconda fossa,
ricostruita. nello studio dell’antico Egitto: la «pirami-
nel 1987 la National Geographic So-
ciety ebbe il permesso di verificare dologia», inventata dal libraio John Taylor e
se contenesse un’altra nave. In una dall’astronomo Charles Piazzi Smyth. La te-
delle lastre che coprivano la fossa fu oria cercava di stabilire una corrispondenza
praticato un foro attraverso il quale tra le misure della Grande Piramide e la cir-
venne inserito un tubo a tenuta sta- conferenza della terra, basandosi su un’unità
gna con una macchina fotografica e di misura chiamata «pollice piramidale»; in
una videocamera, ed effettivamente questo modo, la Grande Piramide sarebbe
DAGLI ORTI / AURIMAGES
si scoprì che c’era una seconda nave stata una sorta di calendario universale ricco
che fu estratta tra il 2013 e il 2021. di profezie, vestigia di un sapere ancestrale
perduto da riscoprire.
Totalmente convinto dell’esattezza di
questa teoria, un giovane inglese, William
Egitto. L’altopiano su cui sorgono le tre pi- Matthew Flinders Petrie, si recò in Egitto nel
ramidi più famose fu, ovviamente, oggetto 1880, dove trascorse i due anni successivi a
di un esame speciale da parte degli studiosi triangolare l’intero altopiano di Giza e i suoi
francesi. All’interno della Grande Piramide edifici. Il suo obiettivo era quello di dimo-
non trovarono nulla di nuovo, ma all’esterno strare che la piramidologia era una scienza
liberarono gli angoli dell’edificio dalla sab- perfettamente esatta, ma dopo aver misu-
bia, consentendo così la prima seria misu- rato i diversi corridoi, le camere e le stanze
razione del suo perimetro. della piramide di Cheope con la massima
Vent’anni dopo, quando l’Egitto era ormai precisione mai raggiunta, dimostrò proprio
aperto agli occidentali, il console inglese il contrario: che la piramidologia era un am-
Henry Salt e il francese Bernardino Drovetti masso di speculazioni senza senso basate
ingaggiarono una feroce lotta per aggiudi- su dati errati.
carsi la migliore collezione di antichità egi- Ci vollero quasi 75 anni prima che venis-
zie. Uno dei personaggi che maggiormente se fatta una nuova scoperta nel complesso
lavorarono per Salt fu l’avventuriero italiano funerario della Grande Piramide: la barca
Giovanni Belzoni, che nel 1818 riuscì a tro- funeraria di Cheope, che nel 1954 fu trovata
vare l’ingresso della piramide di Chefren, smontata in una fossa parallela alla facciata
un’impresa che era stata tentata senza suc- sud del monumento. Nel 1986, alcuni archi-
cesso per decenni. tetti francesi trovarono una piccola camera,
Più o meno nello stesso periodo, l’italia- riempita di sabbia di quarzo, situata sot-
no Caviglia stava esplorando inutilmente la to il corridoio di accesso alla Camera della
camera di Davison nella Grande Piramide, Regina. Due anni dopo, egittologi e tecnici
esattamente l’opposto di quanto gli accad- giapponesi mediante uno scanner elettro-
de in fondo al Pozzo dei Ladri, che riuscì a magnetico rilevarono la possibile presenza
raggiungere dalla fine del corridoio discen- di un corridoio lungo 30 metri che condu-
dente, dove sbocca. ceva dalla Camera della Regina alla Grande

32 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC


LA FOSSA DELLA
BARCA REALE
La prima delle due
barche funerarie di
Cheope fu trovata
smontata in questa
fossa nel 1954. Una
volta ricostruita venne
conservata in un museo
accanto alla Grande
Piramide – l’edificio sullo
sfondo – fino a quando,
nel 2021, venne trasferita
nel nuovo Grande Museo
Egizio e il vecchio museo
fu smantellato.
KENNETH GARRETT

STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC 33


LA CAMERA DELLA REGINA.
SITUATA SULL’ASSE NORD-SUD
DELLA GRANDE PIRAMIDE, È
ALTA 4,17 METRI, LUNGA 5,65 defunto. Questa interpretazione della strut-
METRI E LARGA 5,23 METRI.
tura interna della piramide è quella che ebbe
maggiore diffusione; tuttavia, i recenti ritro-
vamenti nei canali di aerazione della Camera
della Regina l’hanno completamente invali-
data. Se ci fosse stata una modifica del proget-
to al momento del completamento di questa
sala, i canali non sarebbero stati terminati, il
che è esattamente ciò che è accaduto; infatti,
come hanno dimostrato i robot Upuaut-2 e
Pyramid Rover – introdotti nella piramide
negli anni Novanta –, l’estremità bloccata dei
due canali raggiunge l’altezza della Camera del
Re. E non bisogna dimenticare che un edificio
delle dimensioni della Grande Piramide, in
cui è stata investita una parte considerevole
delle risorse dello Stato, non poteva essere
costruito senza uno studio preliminare. Per
loro stessa natura, le modifiche dovevano

BILL FREEMAN / ALAMY / CORDON PRESS


essere limitate al minimo indispensabile e
non potevano mai comportare l’aggiunta di
aperture non calcolate nel progetto iniziale,
perché si sarebbe corso il rischio di destabi-
lizzare l’intera struttura. Tutto ciò significa
che la teoria delle modifiche al progetto in
corso d’opera deve essere scartata.
Galleria. Infine, tra il 1991 e il 2010, furono Riguardo al nucleo della piramide si sa che
esplorati con robot i canali di ventilazione è composto da tre tipi di blocchi: quelli in-
che conducono alle camere del Re e della terni, leggermente meno lavorati; i blocchi
Regina; qualche anno dopo, tra il 2015 e il di facciata, realizzati in calcare di Tura e pre-
2017, il progetto Scan Pyramids individuò cisamente squadrati; e i blocchi di appoggio,
un grande foro sopra la Grande Galleria. situati appena dietro i blocchi di facciata per
fungere da transizione tra i due. Tuttavia, non
Una struttura complessa tutto il nucleo è costituito da blocchi di pietra;
Con il progredire della conoscenza dell’edifi- una parte di esso è formata da una sporgenza
cio, le teorie che ne spiegavano la costruzio- di roccia naturale che è stata lasciata per ri-
ne e la struttura interna furono modificate. sparmiare tempo e fatica. Per avere un’idea
Essa si compone di una camera sotterranea, di quanto possa essere grande, basta sapere
apparentemente incompiuta, di una secon- che la piramide del successore di Cheope –
da camera vuota e di una terza camera con suo figlio Djedefra – presenta lo stesso tipo
un sarcofago. Inizialmente si sospettò che la di aggetto, che occupa ben il 44% del volume
Grande Piramide avesse subito tre cambia- totale dell’edificio. Non c’è dubbio che gli egizi
menti di progetto durante gli oltre due de- sapessero costruire... e che non amassero gli
cenni della sua costruzione. La prima camera sforzi inutili.
sarebbe stata scartata quasi all’inizio della
costruzione a favore della Camera della Re-
gina, che a sua volta sarebbe stata destinata a Per SAGGI
Complessi piramidali egizi -
cripta quando era stata costruita quasi la metà saperne Necropoli di Giza
dell’altezza dell’edificio; sarebbe stata poi co- di più Riccardo Manzini, Ananke, Torino, 2008,
Vol. II.
struita la nuova camera funeraria, oggi nota Nel cantiere della Grande Piramide
Marco Virginio Fiorini, Ananke,
come Camera del Re, dove si trova il sarcofago Torino, 2012.
che un tempo conteneva il corpo del sovrano

34 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC


LA GRANDE GALLERIA
Questo ampio
passaggio, lungo 46 m,
alto 8 m e largo 2 m,
conduce alla Camera
del Re, dove fu deposto
il corpo di Cheope.
È costruito accostando
file di conci di pietra
e testimonia l’abilità
degli architetti egizi.
ROBERT HARDING / ALAMY / CORDON PRESS

STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC 35


I ROBOT
I ROBOT UPUAUT
Il primo robot esploratore
costruito è stato Upuaut

SI FANNO
(«colui che apre il cammino»
in egiziano). Fu presto seguito
da Upuaut-2, la versione
migliorata mostrata qui.

STRADA
All’interno della Grande Piramide
di Cheope, gli antichi architetti egizi
collocarono quattro stretti condotti la cui
funzione rimane un mistero. Due di essi
iniziano nella Camera della Regina e non
si conosce dove vadano a finire. Gli altri
due incominciano nella Camera del Re
e conducono all’esterno. Per esplorarli,
sono state effettuate diverse missioni Successi e fallimenti. L’Upuaut
con piccoli robot dotati di telecamere. è stato utilizzato per esplorare i
passaggi superiori della piramide
e ha permesso di pulirli. Upuaut-2
è stato utilizzato per esplorare
quelli inferiori; il robot ha
Il tetto e le due raggiunto una lastra alla fine.
pareti vennero Condotto superiore
ricavati dalla Condotto superiore settentrionale
stessa pietra. meridionale

Condotto
Il pavimento era inferiore
formato da una meridionale Condotto inferiore
settentrionale
seconda pietra.
I condotti
non vennero I due canali
realizzati dopo il superiori sono noti fin
completamento della dal XVII secolo. Quelli
piramide, ma furono inferiori furono scoperti 0 10 20 Sud Nord
Camera
sotterranea
pianificati prima della dall’ingegnere W. Dixon metri
sua costruzione. nel 1872.

TECNOLOGIE DI ESPLOR A ZIONE

19 9 1 -19 9 3 2 0 02 2 01 0
Nel 1991, il robot Upuaut, Un nuovo robot, il Pyramid Viene avviato il Progetto
progettato da Rudolf Rover, viene introdotto nel Djedi, sponsorizzato
Gantenbrink, esplora i canale inferiore meridionale dall’Università di Leeds,
condotti della Camera della piramide per cercare per proseguire lo studio
del Re. Nel 1993, di vedere oltre la lastra. La dei condotti inferiori.
l’Upuaut-2 esplora i telecamera a fibre ottiche Un piccolo robot scopre
passaggi inferiori, che mostra un passaggio e geroglifici dipinti in
partono dalla Camera un’altra lastra di pietra, questa rosso e una linea rossa
della Regina. A sud c’è volta senza maniglie. Giorni dietro la prima lastra,
una lastra di pietra con dopo, un’altra porta simile opera degli operai
IL ROBOT PYRAMID ROVER VIENE
INTRODOTTO IN UNO DEI CONDOTTI due piccole maniglie che viene scoperta nel canale che hanno eretto la
DELLA GRANDE PIRAMIDE. impedisce il passaggio. inferiore settentrionale. piramide.

DISEGNI: SOL 90 / ALBUM. FOTOGRAFIE: PATRICK CHAPUIS / GAMMA-RAPHO / GETTY IMAGES. PIRAMIDE 3D: PICTURE-ALLIANCE / AP IMAGES / GTRES

36 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC


ROBOT UPUAUT-2
IL ROBOT UPUAUT-2, IL
SECONDO DEL SUO GENERE
A ENTRARE ALL’INTERNO
DELLA PIRAMIDE DI CHEOPE.

Acquisizione di immagini.
Videocamera in miniatura.
Può ruotare sul proprio asse
lateralmente e verso l’alto.

Alimentazione. La corrente
elettrica che fa funzionare il
robot è fornita attraverso un
cavo ombelicale di 4,2 mm
Sistema di guida Cingolo in gomma di diametro.
laser. Utilizzato per per una migliore
effettuare misurazioni trazione.
all’interno del tunnel.
Struttura. Per costruire le parti
della struttura del robot è stato
Propulsione. Sette motori usato l’alluminio che si utilizza
elettrici indipendenti negli aerei.
azionano il sistema di
ruote superiori e inferiori e
forniscono una spinta di 40
chilogrammi (in condizioni
di trazione ideali).

VISTA DEL «GRANDE


2 015 -2 017 VUOTO» SCOPERTO
GRAZIE ALL’USO DEI
Il progetto Scan MUONI.
Pyramids utilizza i
muoni (fasci simili ai
raggi X, ma che possono
penetrare per centinaia
di metri) per studiare
la piramide. Così viene
IL PYRAMID ROVER individuata una fessura
APRE UN FORO NELLA di almeno 30 metri di
PORTA SCOPERTA IN lunghezza proprio sopra
UNO DEI CONDOTTI
NEL 1993. la piramide.

STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC 37


I GIARDINI
PENSILI
DI BABILONIA
VIA PROCESSIONALE DI BABILONIA
L’aspetto attuale del sito
archeologico babilonese è frutto di
una ricostruzione degli anni Ottanta.
Sotto, sigillo cilindrico del periodo
cassita. Musée du Louvre, Parigi.
SERGEY MAYOROV / GETTY IMAGES

Gli storici greci e romani


consideravano i giardini pensili
di Babilonia una delle sette
meraviglie del mondo. Tuttavia
gli archeologi non hanno ancora
trovato prove della loro presenza
nella città sulle sponde dell’Eufrate
ERICH LESSING / ALBUM
L o scrittore greco Filone di Bisanzio, vissuto nel III se-
colo a.C., annoverava tra le sette meraviglie del mon-
do le mura e i giardini pensili di Babilonia. Secondo
la descrizione tramandata dall’autore alessandrino,
i giardini babilonesi erano costituiti da una base di colonne
di pietra che sostenevano una sorta di pavimentazione fatta

con tronchi di palma abbondantemente ri- sureggiante paesaggio montuoso della Persia
coperti di terra. natale. Eppure, nonostante l’abbondanza
Su queste terrazze si coltivavano alberi e di testi cuneiformi che parlano di questo
fiori di ogni tipo, che venivano irrigati grazie monarca, non ce n’è uno solo che menzioni
a una coclea, ovvero un dispositivo idrauli- l’esistenza di giardini sopraelevati in città.
co per sollevare l’acqua. A quanto riferisce
Filone, i giardini erano un’opera colossale Descrizioni affidabili?
e unica nel suo genere, che permetteva di Oltre a quello già citato da Filone di Bisanzio,
praticare l’agricoltura al di sopra delle teste i principali riferimenti scritti ai giardini
di chi la contemplava. pensili provengono da autori greco-latini
In realtà la storia di questa meraviglia come Diodoro Siculo, Quinto Curzio Rufo
dell’antichità è avvolta in una fitta nebbia, e Strabone. Si tratta di scrittori tardivi ri-
in quanto non esistono testimonianze af- spetto agli anni dello splendore politico di
fidabili sul suo reale aspetto e la sua esatta Babilonia, dato che vissero a cavallo tra il
collocazione. Secondo una certa tradizione, I secolo a.C. e I secolo d.C., e con ogni pro-
i giardini babilonesi sarebbero nati per vo- babilità non visitarono mai la vecchia capi-
lontà del sovrano Nabucodonosor II (604- tale mesopotamica. Redassero le rispettive
562 a.C.), che li avrebbe fatti costruire per opere quando Babilonia era ormai solo un
compiacere la consorte, cui mancava il lus- vago ricordo di ciò che era stata secoli pri-
ma e pertanto si basarono principalmente
su fonti secondarie.
MATTONI SMALTATI
CHE DECORAVANO Tra i testi di questi autori, la descrizio-
LA SALA DEL TRONO
DEL PALAZZO DI
ne più dettagliata si trova nel II libro della
NABUCODONOSOR II Bibliotheca historica di Diodoro Siculo: «Vi
A BABILONIA.
VORDERASIATISCHES erano anche, accanto all’acropoli, i cosiddet-
MUSEUM, BERLINO. ti giardini pensili, opera […] di un re siria-
no […] Vi si accedeva da un pendio, simile

C R O N O LO G I A

GIARDINI 1792-1750 a.C. 689 a.C.


SFUGGENTI Il sovrano babilonese
Hammurabi promulga
Il re assiro Sennacherib
distrugge Babilonia.
un codice giuridico che Probabilmente
contiene norme relative commissiona la costruzione
ai lavoratori agricoli. dei giardini di Ninive.

GRANGER / ACI
GIARDINI REALI
Questo particolare di un
bassorilievo del palazzo
di Sennacherib a Ninive
mostra due personaggi
nel giardino del monarca
assiro, uno dei quali suona
l’arpa. VII secolo a.C.
British Museum, Londra.
ERICH LESSING / ALBUM

604-562 a.C. 539 a.C. I secolo a.C. 1899-1917


Regno di Ciro il Grande conquista Diodoro Siculo Robert Koldewey effettua
Nabucodonosor II, Babilonia; a lui si descrive nella Bibliotheca scavi a Babilonia e crede
generalmente ritenuto attribuisce uno dei historica i monumenti di d’individuare nel palazzo
il promotore dei primi esempi di giardino Babilonia, tra cui spiccano meridionale i resti dei
giardini pensili. persiano, a Pasargadae. i giardini pensili. famosi giardini pensili.
Babilonia, la città fatti vi si coltivavano piante di ogni genere,
che per colori e dimensioni dilettavano im-
dei giardini mancabilmente chi le rimirava […] C’erano
strumenti idraulici che sollevavano grandi

I
quantità di acqua dal fiume senza che nes-
N UN PAESAGGIO SEMIARIDO come quello mesopotamico
le colture ornamentali erano un simbolo di lusso e prestigio alla suno dall’esterno potesse accorgersene».
sola portata dei re. A Babilonia esistevano dei giardini, anche se Diodoro era uno storico di origine greca,
probabilmente erano diversi da quelli descritti dagli autori clas- ampiamente romanizzato, che si dedicò per
sici. Tra i più accuratamente documentati si trovano quelli creati ai trent’anni a un ambizioso lavoro di compi-
tempi del re babilonese Marduk-apal-iddina (721-710 a.C.), cono- lazione d’informazioni per la stesura della
sciuto nella Bibbia come Merodak Baladan. Il ritrovamento di una sua opera principale, Bibliotheca historica.
tavoletta cuneiforme ha permesso di conoscere le piante coltivate A questo scopo, stando a quanto riferito da
nel frutteto reale. Il testo presenta un elenco lui stesso, avrebbe attraversato gran par-
di 67 specie, alcune delle quali ignote. te dell’Asia e dell’Europa per vedere con i
Tra quelle identificate ci sono del- propri occhi il maggior numero possibile
le varietà a uso alimentare:
di regioni. Ma una serie di evidenti errori
cipolle, agli, porri, spe-
geografici porta a mettere in discussione la
zie e piante aro-
matiche. realtà di tali viaggi, eccezion fatta per una
visita ad Alessandria e un lungo soggiorno
a Roma. La descrizione lasciataci da Diodoro
dei principali monumenti di Babilonia si
basa probabilmente su un’opera ormai per-
duta: la Storia della Persia di Ctesia di Cnido,
storico greco che fu medico del re persiano
Artaserse II (405-359 a.C.).
Tuttavia, alcuni studiosi ritengono che il
SEZIONE DI UN TIPICO frammento sui giardini pensili sia un testo
PAESAGGIO COLTIVATO
DELLA MESOPOTAMIA aggiunto in un secondo momento. In ogni
SULLE SPONDE
caso l’autore parla di una straordinaria opera
SANTI PÉREZ

DELL’EUFRATE.
di architettura e ingegneria, dotata di una
struttura a terrazze che venivano irrigate
grazie ad apposite macchine idrauliche.
a quello di una collina, e le varie strutture
si sovrapponevano l’una all’altra senza so- Il silenzio di Erodoto
luzione di continuità, conferendo al com- Lo storico greco cronologicamente più
plesso l’aspetto di un teatro. Al di sotto di prossimo a Nabucodonosor II, Erodoto
ognuna delle terrazze vi erano delle gal- di Alicarnasso, nelle pagine dedicate a
lerie progressivamente rialzate, che so- Babilonia del I libro delle sue Storie non
stenevano tutto il peso del giardino […] menziona i celebri giardini. Quest’assenza
Il tetto era composto di travi di pietra è difficile da spiegare. Alcuni autori sugge-
sulle quali era stato collocato uno stra- riscono che i giardini sarebbero stati situati
to di canne abbondantemente impa- sulle terrazze della ziggurat cittadina, con-
state di bitume; e sopra di esso vi erano ferendole l’aspetto di una grande montagna
due file di mattoni cotti e uniti con malta, ricoperta di vegetazione. Ma resta difficile
e infine uno strato di lamine di piombo, che spiegare come fosse possibile trasportare
aveva lo scopo di conservare l’umidità del l’acqua d’irrigazione fino alle terrazze supe-
suolo e impedire all’acqua di penetrare. So- riori (alte quasi cinquanta metri) e come un
DION LEFELDT REZAEI / GETTY IMAGES

pra questo strato fu disposta una quantità edificio interamente costruito in un tipo di
di terra sufficiente perché vi mettessero mattone, noto come adobe, potesse resistere
radici alberi di grandi dimensioni; e in- all’umidità prodotta da un giardino.
ERODOTO. BUSTO IN MARMO
Nonostante l’imprecisione di questi rife-
DELLO STORICO GRECO. II SECOLO A.C. rimenti letterari, diversi studiosi contem-
ALAMY / ACI
LA PORTA
DEL PALAZZO
Il grande palazzo del
re Nabucodonosor II di
Babilonia si trovava a ovest
della porta di Ishtar ed era
disposto intorno a cinque
spazi centrali. Nell’angolo
nordorientale dell’area,
Koldewey credette di aver
individuato i giardini.
IL RE NABUCODONOSOR II
SALE SULLE TERRAZZE CHE
OSPITANO I FAMOSI GIARDINI
BABILONESI. SULLO SFONDO È in pietra scolpita, più resistente all’umidi-
VISIBILE LA PORTA DI ISHTAR.
tà rispetto all’adobe, e che lo spessore delle
pareti sarebbe stato sufficiente a sostenere
una pesante copertura. Inoltre, c’erano pozzi
e condotti per l’acqua compatibili con quelli
usati per l’irrigazione. Ma attualmente si ri-
tiene che tale struttura fosse un magazzino
costruito vicino all’ingresso del palazzo e
della città, come suggerito dal ritrovamento
di alcuni vasi e di un archivio contabile risa-
lente al regno di Nabucodonosor II in cui è
registrata la distribuzione di olio di sesamo,
grano, datteri e spezie ai prigionieri di alto
rango e agli stranieri.
Un’altra ipotesi è che i giardini si trovas-
sero lungo l’Eufrate, e più concretamente
nello spazio tra il bastione occidentale e il
palazzo settentrionale, dove un’iscrizione
ricorda l’esistenza di una struttura terrazzata
che avrebbe potuto costituire il supporto
architettonico della celebre opera. Secondo
alcuni studiosi, a sostegno di questa teoria
ci sarebbe il fatto che il bastione occidenta-
le non era un elemento difensivo, bensì un
serbatoio destinato al rifornimento idrico
per l’irrigazione.

Da Babilonia a Ninive
BRIDGEMAN / ACI

Di fronte a una situazione così confusa è


necessario chiedersi se gli storici e i geo-
grafi dell’antichità, tutti estranei alla civiltà
babilonese, non potessero essersi sbagliati
LO SCOPRITORE poranei hanno cercato d’individuare l’area in merito all’esistenza dei giardini pensili. I
DI BABILONIA della città dove sarebbero sorte queste me- loro resoconti oscillano continuamente tra
Il tedesco Robert raviglie del mondo antico. storia e leggenda e si caratterizzano per i toni
Koldewey lavorò
per 18 anni nel sito di A questo proposito sono state avanza- esagerati e fantastici.
Babilonia. Qui ritenne te svariate teorie alternative. Secondo al- I testi degli autori greco-latini sono in ge-
di aver identificato cuni autori classici, come Flavio Giuseppe nerale molto lacunosi e imprecisi per quanto
la torre di Babele (storico ebreo del I secolo d.C.), i giardini si riguarda la Mesopotamia e tendono spesso
e i famosi giardini.
trovavano nel palazzo principale. Duran- a confondere gli assiri e i babilonesi. Dio-
te i primi scavi archeologici delle doro, per fare un esempio, colloca la capitale
rovine babilonesi, condotti dal te- dell’impero assiro, Ninive, accanto all’Eu-
desco Robert Koldewey tra il 1899 frate, quando invece la città si trovava sulle
e il 1917, nell’angolo nordorientale sponde del Tigri. In un altro passo, lo storico
dell’edificio meridionale fu indivi- descrive così le fortificazioni di Babilonia:
duata una struttura molto partico- «Sulle torri e sulle mura erano rappresentati
lare: un grande complesso costituito animali di tutte le specie con grande abilità
da quattordici stanze di forma allun- tecnica nell’uso del colore e nel realismo
gata disposte su due file e coperte da delle figure; c’era innanzitutto una scena di
volte. Koldewey riteneva che que- caccia a bestie selvatiche, le cui dimensioni
ste gallerie rappresentassero la base superavano i quattro cubiti. Tra simili fiere
dei famosi giardini, dato che erano era raffigurata Semiramide a cavallo che sca-
BPK / SCALA, FIRENZE
PORTA ARCAICA DI ISHTAR
Questa fotografia delle rovine di
Babilonia è stata scattata all’inizio
del XX secolo. Si possono vedere
i resti delle mura e delle porte
cittadine decorate con mattoni
smaltati che raffiguravano diversi
animali fantastici.
GRANGER / ACI
BABILONIA, CAPITALE DELLA MESOPOTAMIA
Questa ricostruzione artistica di Babilonia è incentrata sul mito dei giardini pensili. Nell’immagine si possono vedere
in primo piano le terrazze ricoperte di piante e alberi da frutto. Sullo sfondo si erge l’Etemenanki, la ziggurat che
probabilmente ispirò il mito della torre di Babele e sulla cui altezza gli storici continuano a speculare.
3D GRAPHIC KAIS JACOB
Giardini e parchi ne assira, il famoso prisma di Sennacherib
(689 a.C.) oggi conservato presso il British
in Mesopotamia Museum di Londra. Qui è presente una de-
scrizione dei giardini costruiti nei pressi del

N
ONOSTANTE IL CLIMA arido della Mesopotamia, la
palazzo ninivita, che vengono definiti un’i-
pratica intensiva dell’irrigazione permetteva la colti- mitazione dei monti Amanus – attualmente
vazione di giardini (chiamati kirum in accadico), alcuni chiamati Nur, nel sud della Turchia – e una
dei quali a scopo puramente ornamentale. Le principali «meraviglia per tutti i popoli».
città avevano aree di vegetazione all’interno delle mura. Secondo Nel palazzo sudorientale di Ninive fu
la descrizione di Uruk che compare nell’epopea di Gilgamesh, inoltre ritrovato un bassorilievo, oggi per-
quasi un terzo della zona urbana era occupato da giardini. Alcuni duto, risalente all’epoca dello stesso sovra-
dipendevano dai templi, ma i più noti erano quelli creati dai re. no neoassiro e raffigurante un giardino. In
Molti testi amministrativi registrano l’acquisto di piante, alberi o un altro rilievo del periodo di suo nipote
sementi. Il re assiro Tiglatpileser I (1114-1076 a.C.) sosteneva di Assurbanipal (668-630 a.C.) compaiono gli
essersi procurato degli alberi durante le sue campagne militari,
stessi giardini, decorati con alberi distribu-
che poi avrebbe piantato in Assiria.
iti lungo le pendici di una montagna sor-
montata da un padiglione. Le acque irrigue
provengono da una struttura che alimenta
una serie di canali ricchi di pesci.
Sia il documento di Sennacherib sia i
bassorilievi di Ninive citano alcuni ele-
menti che si possono ritrovare anche nelle
descrizioni degli autori classici. Il giardi-
no del palazzo del re neoassiro aveva tutte
le caratteristiche per essere considerato
dai suoi contemporanei una meraviglia del
RICOSTRUZIONE IDEALE DEI GIARDINI PENSILI DI BABILONIA. IL DISEGNO mondo. Lo stesso Sennacherib, appassio-
MOSTRA UNA SEZIONE DELLA DISPOSIZIONE A TERRAZZE IPOTIZZATA nato di vegetazione esotica, parla così della
DA R. KOLDEWEY NEL 1918.
sua opera: «Ho creato un giardino botani-
co accanto al palazzo, una copia dei monti
BRIDGEMAN / ACI
Amanus, che ha piante aromatiche e alberi
da frutto d’ogni sorta».
LE GUERRE DI gliava un giavellotto contro una pantera, e Le difficoltà che gli autori del periodo gre-
SENNACHERIB
accanto a lei il marito Nino che con la lancia co-romano dovevano affrontare per ottenere
Questo prisma
feriva un leone». informazioni sulle regioni più remote della
d’argilla, oggi
conservato presso La descrizione dello storico non trova però geografia antica erano notevoli. Pertanto,
il British Museum nessuna corrispondenza nelle varie imma- non è sempre facile fare un uso storicamente
di Londra, racconta gini che sono state rinvenute a Babilonia. Si adeguato dei loro testi sulla Mesopotamia.
alcune delle campagne adatta invece molto bene ai rilievi neoassiri Allo stato attuale delle ricerche, tutto indica
militari di Sennacherib.
BRITISH MUSEUM / SCALA, FIRENZE
delle mura in pietra del palazzo settentrio- che i famosi giardini di Babilonia altro non
nale di Ninive, che mostrano scene di caccia. sono che un mito della classicità.
Questo resoconto dimostra la confusione È invece sicuro che opere dalle caratteri-
che regnava tra alcuni autori classici riguar- stiche simili esistessero a Ninive, capitale
do a Babilonia e Ninive, le due grandi capitali dell’Assiria.
della Mesopotamia. JUAN LUIS MONTERO FENOLLÓS
DOCENTE DI STORIA ANTICA DELL’UNIVERSITÀ DELLA CORUÑA
Sulla base di queste osservazioni, in un
recente lavoro di ricerca la storica inglese
Stephanie Dalley ha concluso che i giardini Per SAGGI
Babilonia. All’origine del mito
saperne Paolo Brusasco. Raffaello Cortina,
pensili non furono costruiti dal re Nabuco- Milano, 2012.
di più
SPL / AGE FOTOSTOCK

donosor II a Babilonia, ma dal sovrano assiro Babilonia e le sue storie


Sennacherib (704-681 a.C.) a Ninive. La te- Federico Giusfredi. Bruno Mondadori,
Milano, 2012.
si si basa sulla decifrazione di un’iscrizio-
5
6

IL RILIEVO
DEL GIARDINO
presso il british museum di londra è conservato un bas-
sorilievo proveniente dal palazzo di Assurbanipal a Ninive.
Si sa che in origine era a colori, come evoca la riproduzio-
ne qui sopra. Gli studiosi considerano questa immagine la
più completa rappresentazione dei giardini reali assiri, che
secondo una recente teoria corrisponderebbero ai famosi
giardini pensili. Sulla destra c’è un acquedotto con archi,
probabilmente in pietra 1, che trasportava l’acqua, poi di-
stribuita tramite vari canali 2 per l’irrigazione. Gli alberi
sono disposti lungo un pendio 3, in un susseguirsi di ter-
razze che rievoca la descrizione della meraviglia babilonese.
Un sentiero conduce verticalmente a un altare 4 e al padi-
glione con le colonne 5 posto nella parte più elevata della
struttura, dov’è visibile un re 6, forse lo stesso Sennacherib,
intento a contemplare la sua splendida opera.
LA STATUA DI
ZEUS A OLIMPIA
UNA SCULTURA PRODIGIOSA

Nel V secolo a.C., lo scultore Fidia realizzò un’enorme


e spettacolare statua in oro e avorio del padre degli dei.
La sua creazione ebbe un impatto straordinario sui suoi
contemporanei e sui posteri

MIREIA MOVELLÁN LUIS


UNIVERSITÀ DI VALENCIA
ALAMY / CORDON PRESS
IL CREATORE E LA SUA OPERA
In questa pagina, una ricostruzione
contemporanea della scultura di
Zeus. Nella pagina precedente, Fidia
al lavoro nella sua bottega, in un
rilievo scolpito da Andrea Pisano
nel 1334-1336 per il campanile del
Duomo di Firenze, oggi conservato
al Museo dell’Opera di Santa Maria
del Fiore, in questa città.
LOOK AND LEARN / BRIDGEMAN / ACI
Imbros
NI
A Potidea Abidos
EDO
AC
M Torone
Larisa

Mitilene
TESSAGLIA

ET
OL
Sciro

IA
LO Histeia EUBEA Focea
CRI
DE
Sardes
Sollion MAR Chio
Delfi Calcide Eritrea
LABORATORIO DI FIDIA
Astaco BEOZIA Tebe
EGEO Teos
2
Qui, lo Éfeso
scultore e i suoi
Platea collaboratori crearono
Megara Caristo la statua di Zeus.
Cefalonia ACAIA Atene Priene
Corinto
3
PE
Nemea
4
Zacinto Fia 1LOP
O Epidauro
N
Olimpia NES Argo
MAR O
IONIO Brasiae Nasso
Pilo Sparta Io Cnido
1 Giochi olimpici Camiro
Thera
2 Giochi pitici

CARTOGRAFÍA: EOSGIS.COM
3 Giochi istmici
4 Giochi di Nemea Citera
Santuario

I
Kydonia
l santuario di Olimpia fu uno dei cen- Gortina
dellato in oro e avorio, ed era così grande che,
tri religiosi più importanti e conosciuti secondo il geografo Strabone, la sua testa
dell’antica Grecia, e un luogo di pellegri- toccava quasi il soffitto e dava l’impressione
naggio grazie alle gare di atletica che vi che se Zeus si fosse alzato avrebbe distrutto
si svolgevano ogni quattro anni. Infatti, il tetto del tempio.
i Giochi Olimpici richiamavano persone
provenienti da tutta la Grecia, e la disposi- Origini del culto
zione del santuario fu progettata in modo La città di Elea organizzò le prime gare di
che gli sguardi di tutti fossero attratti verso atletica nel 776 a.C., il che scatenò una lunga
il tempio di Zeus eretto al centro del recin- guerra con la vicina città di Pisa per il con- LEONIDAION
to. Intorno al tempio, il visitatore poteva trollo del santuario. La disputa si risolse de- Costruito dall’architetto
contemplare le numerose offerte finitivamente nel 464 a.C., quando il tempio Leonida verso il 330
a.C., accoglieva i
in onore del dio, anche se la di Zeus fu costruito come offerta per cele- visitatori più illustri del
principale e più apprezza- brare la vittoria finale della città di Elea nella santuario.
ta era l’enorme immagi- guerra e fu eretto con il bottino ottenuto dalle
DISEGNO 3D: RAIDEN STUDIO

ne di Zeus che si tro- spoglie di Pisa.


vava all’interno. Lo La scelta di Zeus come destinatario
raffigurava seduto dell’offerta non fu casuale, trattandosi di
sul suo trono, mo- un dio venerato in tutta la Grecia. Con que-

C R O N O LO G I A

IL DIO 776 a.C.


Ifito, re dell’Elide,
450 a.C.
Consacrazione del
E LO organizza i primi Giochi
Olimpici della storia
tempio di Zeus, da
allora modello per
SPORT per ordine dell’oracolo tutti i templi dorici
SCALA, FIRENZE

delfico. del Peloponneso.

CORSA A PIEDI. ANFORA PANATENAICA A FIGURE NERE. 530 A.C METROPOLITAN MUSEUM, NEW YORK.
TEMPIO DI ERA
Della fine del VII secolo
PHILIPPEION a.C., vi si rendeva culto STADIO
Tempietto fatto alla sposa di Zeus. Nella sua forma attuale
costruire da Filippo risale al V secolo a.C.
di Macedonia per Lungo 212 m, poteva
commemorare la sua accogliere fino a
vittoria a Cheronea 20.000 spettatori.
nel 338 a.C.

ECHO STOÀ
TEMPIO DI ZEUS
Portico colonnato lungo
Ospitava la statua del 100 metri, ma incompiuto,
dio ed era il fulcro del costruito nel IV secolo a.C.
santuario.

STOÀ MERIDIONALE
Questa galleria
porticata, risalente al
IV secolo a.C., era uno
degli ingressi al recinto.

IL SANTUARIO DI OLIMPIA
Si trova a nord-ovest del Peloponneso nella regione spazio sacro. Il mantenimento del santuario come
dell’Elide, che prende il nome dalla sua città princi- luogo inviolabile e la pacifica celebrazione dei Giochi
pale, Elea, a circa 50 km dal sito. Nello spazio che Olimpici furono possibili grazie alle tregue sacre che
oggi occupa il santuario vi sono testimonianze del- venivano stabilite durante lo svolgimento delle gare
la presenza umana fin dal Neolitico, anche se non e che permettevano l’arrivo di persone provenienti
fu mai costruita una città, ma fin dall’inizio fu uno da tutta la Grecia.

432 a.C. 174 d.C. 393 d.C. 420 d.C. circa


Data approssimativa Pausania visita Olimpia Teodosio I decreta la Trasferimento della
del completamento e durante il suo viaggio soppressione dei Giochi statua di Zeus nel palazzo
della collocazione della attraverso la Grecia per Olimpici. In seguito, di Lauso a Costantinopoli,
statua crisoelefantina documentarsi per la sua Teodosio II ordinerà che sarà distrutto da un
di Zeus a Olimpia. Descrizione della Grecia. di bruciare il santuario. incendio nel 475 d.C.
VEDUTA AEREA
DELLE ROVINE DEL
TEMPIO DI ZEUS
PRESSO IL SANTUARIO
DI OLIMPIA, CON
L’ANASTILOSI O
RICOSTRUZIONE DI UNA
DELLE SUE COLONNE.

ALAMY / CORDON PRESS


TESTIMONIANZE sta decisione e assumendo Olimpia come la fama di Fidia si diffuse in tutta la Grecia
DAL PASSATO nome definitivo del santuario, un chiaro e ricevette numerose commissioni, tra cui
Le monete offrono
riferimento al Monte Olimpo e alla sovra- spicca la scultura dedicata ad Atena nel Par-
una testimonianza
grafica di come nità di Zeus su tutti gli altri dei, gli abitanti tenone di Atene. Visto il successo e la bel-
appariva la statua di Elea riuscirono a trasformare quello che lezza delle sue opere, i governanti dell’Elide
di Zeus a suo fino ad allora era stato un piccolo santuario decisero di ingaggiarlo; Fidia allora si stabilì
tempo. Qui sotto, locale nel più grande e importante centro a Olimpia e organizzò una squadra di artigia-
un tetradramma
d’argento coniato religioso greco (con il permesso di Delfi). Per ni. Tra loro c’erano Alcamene, scultore del
al tempo di la costruzione del tempio fu scelto un ar- frontone occidentale del tempio, Peonio di
Alessandro Magno. chitetto locale, Libone di Elide, che progettò Mende, autore della decorazione del fron-
un tempio il cui spazio interno era destinato tone orientale, e Panaino, pittore noto per la
a ospitare un’enorme statua del dio. Aveva decorazione del portico dell’agorà di Atene.
un primo piano intorno alla navata centrale, Conosciamo i loro nomi dalle fonti antiche,
a cui si accedeva tramite scale di legno che ma anche perché molti di loro firmarono le
salivano da ogni lato della porta principa- loro opere, come lo stesso Fidia, che incise il
le. L’elaborazione della scultura di culto fu suo nome ai piedi della statua di Zeus.
affidata a Fidia, uno scultore già molto Sebbene la scultura di Zeus non si sia
noto. Nato ad Atene intorno al 500 conservata, conosciamo il suo aspetto gra-
a.C., è probabile che abbia parte- zie a numerose monete dell’epoca su cui è
M
ALBU

cipato alle battaglie di Salamina raffigurata e ai racconti di vari autori anti-


o Platea contro i persiani, grazie chi. Così, ad esempio, secoli dopo la sua co-
alle quali ottenne il favore di Ci- struzione, intorno al 174 d.C., il viaggiatore
mone, ricco politico e militare Pausania riportò nella sua Descrizione della
ateniese che lo scelse per erige- Grecia una delle più complete descrizioni di
re il monumento alla vittoria di quell’imponente scultura: «Il dio è seduto
Maratona a Delfi. Successivamente su un trono ed è fatto di oro e d’avorio. Sulla
RICREAZIONE DELLA
STATUA DI ATENA
PARTHENOS, SECONDO
LA COPIA ROMANA
DELL’ORIGINALE DI
FIDIA A SINISTRA,
CONSERVATA NEL
MUSEO ARCHEOLOGICO
NAZIONALE DI ATENE.
ALAMY / CORDON PRESS

DEDICATA AD ATENA
PARTHENOS, “la vergine”,
la colossale scultura
criselefantina della dea fu
collocata nel Partenone di
Atene nel 438 a.C. È l’unica
scultura di Fidia di cui
esistono copie antiche. Era
alta circa 12 metri (compreso
il piedistallo). Era incoronata
PETER CONNOLLY / AKG / ALBUM

con un elmo sormontato da


una sfinge, nella mano destra
teneva una vittoria alata e,
come descritto da Pausania,
con la mano sinistra reggeva
una lancia, anche se a volte
era raffigurata con uno scudo.
UNA STRUTTURA IN LEGNO
SOSTENEVA IL TETTO CHE,
SECONDO PAUSANIA, ERA FATTO
DI MARMO TRASLUCIDO E
PERMETTEVA L’INGRESSO DELLA
LUCE NATURALE PER ILLUMINARE
IL TEMPIO E LA STATUA.

FIDIA, L’AUTORE
DELLA STATUA DI
ZEUS. SCULTURA DI
JAMES PRADIER, 1835.

LA CASA
LOUVRE, PARIGI.

DEL DIO
costruito come offerta per celebrare una vittoria militare, il
tempio di Zeus divenne l’edificio centrale di Olimpia, visibile da
tutti gli ingressi al santuario. L’architetto Libone di Elea costruì
DISEGNO 3D: RAIDEN STUDIO. FOTO: RMN-GRAND PALAIS

un tempio dorico esastilo, cioè con sei colonne sul fronte e


sul retro; i lati avevano 13 colonne. La cella, lo spazio interno
destinato a ospitare l’enorme statua del dio, misurava 13,06
m di larghezza per 28,74 m di lunghezza; era fiancheggiata
da due file di colonne, ognuna delle quali aveva sette colonne
doriche con sette colonne sovrapposte che sostenevano il
tetto. Aveva un secondo piano intorno alla navata centrale.
IL TEMPIO MISURAVA 27,6 M DI
LARGHEZZA PER 64,1 DI LUNGHEZZA.
SI ACCEDEVA DA UN’AMPIA RAMPA,
CHE ERA UNA TAPPA OBBLIGATORIA
DEL PERCORSO PROCESSIONALE DEGLI
ATLETI VERSO LO STADIO.
TESTA MASCHILE
IN ORO E AVORIO,
PROBABILE
RAPPRESENTAZIONE
DI APOLLO. MUSEO
STATUE
DI DELFI.
D’ORO E
AVORIO

L
A PAROLA «CRISELEFANTINO»
deriva dal nome greco dell’oro
e dell’avorio. Entrambi i mate-
riali furono molto apprezzati
fin dall’antichità. L’oro (in greco,
chrysós) fu uno dei primi metalli la-
vorati dall’uomo. Pur essendo molto
morbido, la sua incorruttibilità, rari-
tà, colore e versatilità gli conferiva-
no un importante valore economico,
estetico e simbolico: oltre a essere
associato alla divinità, costituiva un
emblema di status sociale. L’avorio
è uno dei materiali organici più duri
e, sebbene sia normalmente ricava-
to dalle zanne dell’elefante (da cui
il nome greco élephas), può essere
ottenuto anche dai denti dell’ippo-
potamo e dalle zanne di altri ani-
mali, come i capodogli o i trichechi.

DEA / ALBUM
IL PROFILO testa ha una corona che imita i rami di ulivo. ni con questo materiale combinato con l’o-
DI UN DIO? Nella mano destra tiene una Nike, anch’es- ro. Le sculture criselefantine non erano pie-
Questo volto
sa in avorio e oro, che tiene una benda, e ne, ma costituite da lastre d’avorio e d’oro
d’avorio, rinvenuto
dai tombaroli nel sul capo una corona. Nella mano sinistra il che venivano modellate e poi inchiodate su
1994, doveva far dio tiene uno scettro punteggiato di tutti i un corpo di legno. La tecnica di modellazio-
parte di una statua metalli e l’uccello che sta sopra lo scettro è ne dell’oro era nota fin dall’antichità, ma
criselefantina, un’aquila. Anche i sandali del dio sono d’oro, l’avorio richiede una perizia particolare per
forse di Apollo.
I secolo a.C. Museo e così pure la tunica. Sulla sua tunica sono srotolare i diversi strati di dentina che com-
Nazionale Romano, scolpite figure di animali e fiori di giglio. Il pongono le zanne degli animali. Una volta
Roma. trono è artisticamente lavorato con oro e srotolato e ammorbidito, l’avorio può esse-
pietre preziose e con ebano e avorio». re lavorato con degli stampi.
Non conosciamo esattamente la tecni-
L’enigma della lavorazione ca di lavorazione delle lastre di avorio, ma
dell’avorio sappiamo che i greci erano in grado di am-
Secondo le fonti antiche, la scultura misu- morbidirlo e modellarlo. Pausania dice che
rava complessivamente circa 13 metri di al- veniva realizzata applicandovi calore, mentre
tezza e la base di pietra su cui poggiava, di altri autori affermano che avveniva inumi-
6,5 per 9,8 metri, è ancora oggi visibile sul dendole, forse con aceto o birra. In questo
terreno. Si tratta di dimensioni immense tipo di scultura serviva per rappresentare la
per una statua criselefantina, cioè realizza- pelle della statua, mentre l’oro era utilizzato
BEAUX-ARTS DE PARIS / RMN-GRAND PALAIS

ta in oro e avorio. Nel mondo antico esiste- per le decorazioni e gli abiti. La scoperta del
vano molte sculture realizzate con questi laboratorio di Fidia a Olimpia ha permesso di
materiali, ma fino ad allora gli artigiani gre- conoscere alcune tecniche di modellazione,
ci avevano lavorato con l’avorio su piccola anche se l’esatto procedimento svolto con le
scala, e sembra che Fidia sia stato il primo a lastre d’avorio rimane un mistero. Sappiamo
osare progettare figure di grandi dimensio- che il laboratorio era diviso in tre navate da
ALBUM
IL CUORE
DEL SANTUARIO
L’architetto e pittore
francese Victor Laloux è
l’autore di questa splendida
ricostruzione della statua
di Zeus nella cella del suo
tempio a Olimpia. Realizzata
nel 1883, è conservata presso
l’Ecole Supérieure des Beaux-
Arts di Parigi.
Il re degli dei
Zeus era il sovrano dell’Olimpo (dove vivevano gli dei), della
giustizia e dell’ordine. Ottenne questa posizione di rilievo dopo aver
sconfitto il padre Crono con l’aiuto dei fratelli Ade e Poseidone. I suoi
attributi sono la folgore e l’egida (lo scudo), mentre i suoi simboli
sono l’aquila e la quercia. In basso è riportata la genealogia degli dei
e, a sinistra, la statua in bronzo del dio rinvenuta a Capo Artemisio
e conservata al Museo Archeologico Nazionale di Atene.

GEA URANO

AFRODITE

CRONO REA

DEMETRA ERA ZEUS ESTIA ADE POSEIDONE

ARES EFESTO ARTEMIDE APOLLO ERMES ATENA Altri

MARIE MAUZY / SCALA, FIRENZE


IL SIGNORE due file di colonne e aveva le stesse dimen- e altre attività) si svolgessero all’esterno,
DELL’OLIMPO sioni della cella del tempio di Zeus, luogo in erano spazi aperti in cui i visitatori poteva-
Statuetta di Giove
cui venne collocata la scultura, così che Fidia no entrare, soprattutto se ospitavano una
rinvenuta in
Ungheria e ispirata poté lavorare in uno spazio simile a quello scultura monumentale come quella di Zeus
allo Zeus di Olimpia; che avrebbe ospitato la sua creazione. a Olimpia. Per tanto, durante il giorno era
nella mano destra Le statue criselefantine erano molto deli- necessaria una certa illuminazione.
tiene lo scettro cate e richiedevano attenzione per evitare di
e nella sinistra la
danneggiare il legno e il suo rivestimento in L’enigma della luce
folgore. I-II secolo
d.C. British Museum, oro e avorio. A questo proposito è opportuno A causa delle enormi dimensioni della statua
Londra. ricordare che davanti alla base della statua di Zeus, la sua sommità si trovava al di sopra
vi era un ribassamento profondo circa 12 del livello della porta d’ingresso, in modo
centimetri che formava un quadrato di 6,5 che la luce diretta non fosse in grado di illu-
metri di lato e che, secondo Pausania, era minarla. D’altra parte, la luce sarebbe entra-
pieno d’olio. Non si sa a cosa servisse esat- ta dalla porta solo al mattino, al sorgere del
tamente questa specie di vasca, anche se sole, che a mezzogiorno sarebbe stato trop-
secondo lo stesso Pausania l’olio permetteva po alto perché i suoi raggi potessero illumi-
la conservazione della scultura. È probabile nare direttamente la cella.
che servisse per raccogliere l’olio con cui Sono state proposte molte soluzioni per
l’immagine veniva periodicamente idratata spiegare come fosse l’illuminazione. È dif-
e, inoltre, si è ipotizzato che potesse riflette- ficile immaginare che fosse realizzata arti-
re la luce che entrava dalla porta e illuminava ficialmente, per mezzo di lampade, candele
l’interno del tempio. o torce, poiché il tempio era troppo alto e
L’illuminazione del tempio di Zeus e di sarebbe stato necessario un gran numero di
altri templi greci è stata una questione molto elementi di questo tipo, molto poco pratici.
dibattuta. Sebbene fossero simbolicamente È stato anche suggerito che il tetto potesse
A , FIR
ENZE la casa della divinità e le cerimonie (sacrifici avere aperture verso il cielo come dei lucer-
SCAL

60 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC


S ALAMY / CORDON PRESS
GE

I MA
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IL LABORATORIO DI FIDIA
LA BROCCA
DELLO SCULTORE
Gli archeologi hanno potuto
identificare la bottega di Fidia
Nel V secolo d.C. sulle rovine del labo- riali preziosi come l’oro e l’avorio. Sono
grazie al ritrovamento della
ratorio fu costruita una basilica paleo- stati così rinvenuti stampi (sia in negativo
brocca a vernice nera che ve-
cristiana, alla quale appartengono i resti sia in positivo) per modellare elementi in
diamo in questa immagine,
che si possono ammirare oggi. Gli scavi oro o argilla, oltre a numerosi utensili e
sulla base della quale sono
hanno portato alla luce una moltitudine di piccoli resti di bronzo, piombo o vetro che
incise, in greco, le parole «Io
strumenti che facilitano la comprensione vengono interpretati come avanzi delle
appartengo a Fidia».
dei metodi greci di lavorazione di mate- decorazioni realizzate.
IL FAVOLOSO
TRONO DEL
DIO ZEUS

A
I PIEDI del trono si trovava una
Nike (vittoria alata), ed era sor-
montato da sfingi e immagini
di Apollo e Artemide; sulle tra-
verse che correvano da un piede all’altro
erano raffigurati atleti in gara. Nella parte
alta dello schienale vi erano due triadi di
divinità ritenute figlie di Zeus: le tre Grazie
e le tre Ore. Il trono era separato dai visi-
tatori da una parete decorata con dipinti
che raffiguravano, tra le altre leggende,
Atlante che regge il mondo, Ercole alle
prese con le sue fatiche, Prometeo inca-
tenato al Caucaso e l’amazzone Pentesilea
ZEUS SUL TRONO. in procinto di morire. Il basamento su cui
IN PRIMO PIANO IL poggiava l’intero complesso era decorato
MURO CHE SEPARA
LA SCULTURA DAI con ornamenti d’oro che raffiguravano le
VISITATORI. divinità dell’Olimpo, tra cui Afrodite inco-
ronata che emergeva dal mare, in quanto

ALAMY / CORDON PRESS


dea tutelare della città di Elea.

DA OLIMPIA nari, ma questa soluzione avrebbe lasciato stà. La fama dell’artista e della statua durò
A ROMA l’interno in balia della variabilità del tem- nel tempo, soprattutto perché fin dall’epoca
Dopo che il grande
po atmosferico – e la pioggia non avrebbe ellenistica la scultura fu inserita nell’elen-
tempio di Giove a
Roma fu distrutto giovato alla statua. Studi più moderni con co delle Sette Meraviglie del mondo antico.
da un incendio nel luci ultraviolette e laser di vari colori han- Così, nonostante l’arrivo del cristianesimo
I secolo a.C., vi fu no dimostrato che le tegole di fine marmo abbia portato all’abbandono degli antichi
collocata una statua traslucido, poste su un’intelaiatura di legno, santuari, quando l’imperatore romano Te-
criselefantina del
dio, ispirata (come la avrebbero in realtà lasciato filtrare la luce del odosio II decretò la chiusura e la distruzione
precedente) a quella sole in modo tenue ma costante per tutto il di Olimpia, la statua si salvò venendo tra-
di Fidia. In basso, giorno, il che sarebbe stato sufficiente per sferita a Costantinopoli (l’attuale Istanbul,
Giove su una moneta permettere di ammirare l’interno del tempio allora capitale dell’Impero Romano d’Orien-
d’oro coniata nel con la sua statua. te). Lì fu inserita nella collezione di «anti-
317 d.C.
chità» del palazzo di Lauso, un funzionario
Consumato dalle fiamme dell’imperatore. Purtroppo, nel 475 d.C. un
Grazie al progetto del tempio e all’a- incendio, apparentemente accidentale, di-
bilità e all’audacia di Fidia, la statua strusse gran parte della città, compreso il
M

di Zeus a Olimpia fu una delle più palazzo e la collezione di Lauso. Dopo 900
BU
/ AL

celebri dell’antichità e divenne anni di esistenza, la prodigiosa scultura di


DEA

il principale modello scultoreo Fidia svanì tra le fiamme.


di divinità seduta, tanto che in
epoche successive sarebbe stata
FINE ART IMAGES / AGE FOTOSTOCK

imitata per rappresentare sia i so-


vrani sia altri dei in maestà. Molto
più tardi, questo tipo di immagine Per SAGGIO
Le meraviglie del mondo antico
fu persino adottato dal cristianesi- saperne Valerio Massimo Manfredi.
di più Mondadori, Milano, 2014.
mo per rappresentare Cristo in mae-

62 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC


LA STATUA DI ZEUS VISTA
NEL RINASCIMENTO
Nel 1572 l’incisore Philip Galle
raffigurò lo Zeus di Fidia in
questo modo, in base a come
l’aveva rappresentata il pittore
Maarten van Heemskerck.
Quando Lauso installò la
scultura nel suo palazzo nel V
secolo, la collocò in un’abside,
quindi avrebbe avuto un
aspetto simile a quello che
si vede qui.
L’IMMAGINE
DEL POTERE
nel tempo, la gigantesca scultura di Zeus è diventata un
modello per rappresentare la divinità e la maestà, un archetipo
che è sopravvissuto all’antichità e ha resistito, trasformato,
fino al mondo contemporaneo. L’effigie divina di Olimpia ispirò
la grande statua di Giove (il dio romano a cui era assimilato
lo Zeus greco) venerata nel grande tempio a lui
dedicato a Roma, e da quell’immagine sono nate
le sculture raffiguranti sovrani come Augusto,
Tiberio o Claudio nella doppia dimensione
del loro potere, umano e divino. Questo tipo di
rappresentazione si manterrà attraverso i cosiddetti
dittici consolari – la cui tradizione sopravvisse a
Bisanzio, Impero Romano d’Oriente –, che influenzò
in modo decisivo l’arte dell’Alto Medioevo. In
continuità con l’arte romana, il cristianesimo avrebbe
trasformato l’immagine dell’imperatore in trono che
consegna il rotolo della legge (la cosiddetta traditio
legis) nella rappresentazione di Cristo in maestà,
elemento fondamentale dell’iconografia cristiana.
FOTO : ALBUM, TRANNE LA SCULTURA, ALAMY / CORDON PRESS

NAPOLEONE… E LINCOLN
Nel 1806, Jean-Auguste-Dominique Ingres
dipinse Napoleone I sul trono imperiale, una
composizione che rimanda direttamente
alla scultura di Fidia, genealogia che sta
alla base della monumentale statua del
presidente Lincoln situata nel suo memoriale
di Washington e completata nel 1920.
L’IMPERATORE AUGUSTO COME GIOVE. LA NIKE O VITTORIA ALATA SULLA SFERA
NELLA MANO DESTRA E LO SCETTRO NELLA MANO SINISTRA NON SONO ELEMENTI
ORIGINALI. I SECOLO D.C. MUSEO DELL’ERMITAGE, SAN PIETROBURGO.
DISCO DI
TEODOSIO I.
IL SOVRANO È
RAFFIGURATO
SECONDO IL TEMA
DELLA TRADITIO
LEGIS. ANNO 393.
MUSEO NAZIONALE
DI ARTE ROMANA,
MÉRIDA.

DITTICO DI AREOBINDO.
REALIZZATO A COSTANTINOPOLI,
IL PROTAGONISTA È RAFFIGURATO SUL
TRONO CONSOLARE. ANNO 506. MUSEO
DI BELLE ARTI E ARCHEOLOGIA, BESANÇON.

CRISTO IN MAESTÀ. PARTICOLARE DEL MOSAICO BIZANTINO


SOPRA LA PORTA IMPERIALE DELL’ANTICA BASILICA DI SANTA SOFIA,
A ISTANBUL. IX-X SECOLO.
IL TEMPIO
PIÙ FAMOSO
L’incisione a colori
ricostruisce in modo
idealizzato la scalinata
principale del tempio
di Artemide a Efeso,
considerato una delle
Sette Meraviglie
dell’Antichità. Domina
la scena una statua
della dea su un carro
trainato da serpenti.
MARY EVANS / AGE FOTOSTOCK

L’IMMAGINE
DEL SANTUARIO
Moneta coniata
all’epoca di Adriano,
nel 117 d.C. Sono le
monete antiche che ne
riportano l’immagine
a darci un’idea di
come doveva essere
il tempio di Artemide
a Efeso, del quale
rimangono solo
pochi resti.
ERICH LESSING / ALBUM
UN ENORME E BELLISSIMO LUOGO DI CULTO

IL TEMPIO
DI EFESO
Dopo aver conquistato la città dell’Asia Minore, il re Creso
di Lidia vi fece costruire un tempio in onore di Artemide
che divenne leggendario per le sue dimensioni imponenti

FRANCISCO JAVIER MURCIA


DOTTORE IN FILOLOGIA CLASSICA

N
el III secolo a.C. venne stilata nel mondo greco
la celebre lista delle Sette Meraviglie dell’Anti-
chità. Al catalogo furono apportate alcune varia-
zioni nel corso del tempo, ma uno dei monumen-
ti che non vennero mai esclusi fu il tempio di
Artemide nella città di Efeso, sulla costa egea dell’Asia Mino-
re (l’attuale Turchia). In effetti, per alcuni autori la più spet-
tacolare delle sette meraviglie era proprio quella di Efeso.
Nel II secolo a.C. il poeta Antipatro di Sidone scriveva: «Ho
posto gli occhi sulle grandi mura di Babilonia antica, su cui
resta una strada per carri, e sulla statua di Zeus presso l’Alfeo
[a Olimpia], ed i giardini pensili [di Babilonia], ed il Colos-
so del dio Sole [a Rodi], e il gran lavoro dell’alte piramidi [a
Giza, in Egitto] e di Mausolo la gran tomba [ad Alicarnasso];
ROVINE
MILLENARIE
Del tempio di
Artemide a Efeso,
o Artemision, oggi
non rimangono
che due colonne.
Quella sullo sfondo
fu ricostruita nel
1973 dall’archeologo
austriaco A. Bammer
utilizzando tamburi
di diverse colonne.
GETTY IMAGES

68 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC


Larissa
Mar
E geo

Delfi Eritre
Tebe
EF ES O
Atene
Corinto
Mileto

NELLA
NELLA CARTA
CARTA
Pilo Sparta ÈÈ INDICATA
INDICATA
L’UBICAZIONE DI
L’UBICAZIONE DI EFESO,
EFESO,
SULLA
SULLA COSTA
COSTA EGEA
EGEA
Mar Me d it er r aneo DELL’ ASIA MINORE,
DELL’ASIA MINORE,
OGGI
OGGI APPARTENENTE
APPARTENENTE
ALLA
ALLA TURCHIA.
TURCHIA.

ma quando io vidi la casa d’Artemide che sor- però un re straniero, il sovrano di Lidia, Creso,
monta le nubi, perser tutte codeste meraviglie a costruire il tempio monumentale passato
il lor splendore e allora dissi:“Invero, mai il Sole alla storia. Secondo Erodoto di Alicarnasso,
vide una grandezza così ampia”». Antipatro lo fece dopo aver conquistato la città nel 560
non fu il solo a entusiasmarsi. Nel II secolo a.C., per assicurarsi la fama di uomo devoto,
d.C., lo scrittore e geografo greco Pausania pio e amico dei greci.
scrisse a proposito del santuario: «Tre cose Il tempio fu costruito dall’architetto Cher-
contribuiscono alla sua fama: la grandezza del sifrone di Cnosso, che iniziò i lavori con l’aiuto
tempio, che supera tutte le costruzioni umane, di suo figlio. Tuttavia, furono due architetti
lo splendore della città di Efeso e la rinomanza locali, Demetrio e Peonio, a portarlo a ter-
della dea». Purtroppo, oggi si conservano po- mine seguendo i progetti di costruzione che
chissimi resti materiali di quel monumento, Chersifrone aveva lasciato. In epoca roma-
e le fonti antiche trasmettono informazioni na, lo scrittore e naturalista romano Plinio TESORI NEL
molto parziali e assai spesso non prive di ele- il Vecchio indicò le enormi proporzioni del SOTTOSUOLO
menti leggendari. tempio – 115,1 metri di lunghezza per 55, 1 Spilla in elettro
risalente al VII secolo
metri di larghezza – che superava tutti quelli a.C. Gli scavi nel
Il tempio del re Creso conosciuti sino ad allora, e disse che per la sua Tempio di Artemide
La città di Efeso era stata fondata nel X secolo costruzione furono necessari 120 anni. Nel portarono alla luce
a.C. dagli ioni (greci provenienti dall’Attica e tempio si innalzavano ben 127 colonne, un diversi oggetti in oro
stabilitisi sulla costa egea dell’Asia Minore), vero e proprio bosco ispirato ai grandi templi e metalli preziosi,
depositati nelle
alla foce del Caistro. Lì, nel paludoso delta del dell’Egitto che probabilmente Chersifrone fondamenta. Museo
fiume, i greci avevano trovato un santuario de- aveva avuto modo di vedere. Archeologico,
dicato dalla popolazione locale a una dea della La costruzione di un monumento di Istanbul.
vegetazione e della fecondità che identificaro- tali dimensioni rappresentò un’auten-
no con Artemide, che nella mitologia greca era tica sfida per l’ingegneria dell’epoca.
protettrice degli animali selvatici e della vita Plinio ci riferisce degli ingegnosi siste-
agreste. Gli efesini eressero successivamen- mi ideati dall’architetto per trasporta-
te fino a tre templi in onore di Artemide. Fu re i blocchi di marmo dalla cava, situata

C
CRRO
ONNO
O LO
LO G
G II A
A 560 a.C. 356 a.C. 263 d.C. 401 d.C.
MILLE Il re di Lidia, Secondo I goti attaccano Il patriarca
di Costantinopoli
ANNI DI Creso, inizia
a Efeso la
la tradizione,
Erostrato
e saccheggiano
Efeso, Giovanni
STORIA costruzione di un incendia il tempio causando Crisostomo ordina
il saccheggio del
ALBUM

grande tempio per passare gravi danni


LESSING//ALBUM

di Artemide. alla storia. al tempio. tempio di Efeso.


ERICHLESSING
ERICH
BIBLIOTECA DI CELSO
Fu costruita in onore di Tiberio Giulio
Celso Polemeano, governatore
romano della provincia dell’Asia,
di cui Efeso era capitale, tra il 110
e il 135 d.C. La città era passata sotto
il dominio romano nel 129 a.C.
MURATART / GETTY IMAGES
IL TEMPIO DI ARTEMIDE
IN FIAMME. MUSEO DELLE
ARTI DCORATIVE, PARIGI.

a dodici chilometri di distanza. Il lavoro per is-


sare i pezzi dell’architrave (la parte dell’edificio
che poggia sui capitelli) fu enorme. Secondo la
leggenda, vedendo che l’architrave che andava
collocato sopra la porta e che era il più pesante
non si incastrava in alcun modo, Chersifro-
ne, angosciato, pensò di suicidarsi; durante la
notte, però, gli apparve in sogno la dea Arte-
mide e lo incoraggiò a vivere, dicendogli che
ella stessa aveva sistemato l’enorme pietra.
In effetti, il giorno seguente Chersifrone
scoprì che l’architrave era perfettamente si-
stemato al suo posto. DAGLI ORTI / ART ARCHIVE

L’Artemision, come venne chiamato il tem-


pio, fu un’istituzione molto potente. Il terreno
attorno al santuario era contrassegnato da cip-
pi che indicavano che era proprietà della dea, e
che pertanto era inviolabile e al cui interno si
godeva del diritto d’asilo. Allo stesso tempo, MARMO RIDOTTO IN CENERE
il tempio possedeva vaste proprietà rurali e
numerosi schiavi, e poiché era protetto dal DOPO AVER SPOGLIATO DEL SUO TESORO il tempio di Artemide, Giovanni
suo carattere sacro funzionava grossomodo Crisostomo, patriarca di Costantinopoli, lo fece distruggere e autorizzò l’in-
come una banca: custodiva depositi, cambia- stallazione di un forno da calce sulla scalinata d’accesso al santuario per tra-
sformare il prezioso marmo di colonne, rilievi e muri in malta da costruzione.
va moneta e faceva prestiti. Sappiamo che il
Secoli dopo, gli archeologi che scavarono nel sito sul quale un tempo sorgeva
filosofo Eraclito, che era originario di Efeso,
il tempio scoprirono i resti di questo forno, del diametro di cinque metri.
depositò nel tempio il suo libro approfittando
della sicurezza che esso offriva.
Nella figura della dea, conosciuta come Ar-
temide o Diana Efesina, si univano elementi
greci e orientali. La sua statua di culto presen- bile dell’incendio era un criminale di nome VESTIGIA DELLE
tava file di protuberanze sul torso che sono Erostrato, che sotto tortura confessò di averlo COLONNE
state tradizionalmente interpretate come seni fatto perché desiderava che il proprio nome Tamburo di una
delle colonne
(in relazione al suo carattere di dea madre), diventasse famoso in tutto il mondo per aver del Tempio di
ma che attualmente si ritiene siano testico- distrutto il celebre edificio. Gli efesini cerca- Artemide, decorato
li di toro, un elemento che veniva offerto in rono di punirlo con l’oblio e cancellarono il con una scena
sacrificio alla dea e che ha a che vedere anche suo ricordo mediante un decreto, ma invano, in rilievo. British
con la forza generatrice. Una volta l’anno la giacché Teopompo, uno storico dell’epoca, Museum, Londra.
BRITISH MUSEUM / SCALA, FIRENZE
dea usciva in processione a contemplare i suoi consegnò il suo nome alla posterità.
domini, secondo l’usanza orientale. Quando Alessandro Magno liberò
la città dai persiani nel 334 a.C. si
Incendio e ricostruzione offrì di pagare la ricostruzione del
Nell’anno 356 a.C., il tempio fu totalmente tempio, e ciò avrebbe significato in-
distrutto da un incendio. Secondo la tradi- cludere un’iscrizione con il suo no-
zione, ciò accadde perché Artemide, una delle me. Tuttavia, poiché gli efesini non
cui funzioni era quella di assistere le donne volevano che il loro tempio fosse
durante il parto, era così occupata con la na- associato ad altre persone, declina-
scita di Alessandro Magno, avvenuta quello rono l’offerta con grande diplomazia,
stesso giorno, che non poté accorrere in tem- dicendo ad Alessandro che non era
po per salvare il proprio tempio. Il responsa- conveniente che un dio dedicasse
L’immagine
della dea di Efeso
IL MUSEO ARCHEOLOGICO Nazionale di Napoli cu-
stodisce una delle copie che sono giunte sino a
noi della statua della dea Artemide adorata a
Efeso. Si tratta dell’Artemide Efesia della Colle-
zione Farnese, risalente al II secolo. La statua, in
bronzo e alabastro, ha un copricapo a forma di
mura con porte (come la dea greca Tyche, che
garantisce la prosperità di una città), attorno
al quale un grande disco con teste di leoni al-
lude alla sua invocazione come dea lunare. A
cingerle la gola è un collare dal quale pendono
ghiande, simbolo di fertilità. Il busto è coperto
da quattro file di quelli che oggi si ritiene siano
testicoli di toro, che venivano offerti in sacrificio
alla dea; secondo altre interpretazioni sono seni
o datteri. Il corpo, tubolare, ricorda gli xoanon,
antiche immagini di culto in legno, ed è deco-
rato con la parte frontale (protomi) di diversi
animali come leoni, grifoni, cervi, sfingi, api, che
fanno riferimento al suo carattere di dea della
Natura e all’attributo di Signora degli Animali
(potnia theron).
RENÉ MATTES / GTRES
un tempio a un altro dio. Si fece pertanto ri-
corso a una sorta di sottoscrizione popolare;
secondo quanto riportato dallo storico greco
Strabone, «costruirono un tempio ancor più
bello raccogliendo i gioielli delle donne e i
beni privati e vendendo le colonne anteriori».
Eccezion fatta per un crepidoma o piattafor-
ma a gradini, il nuovo tempio rispecchiava la
struttura del precedente, edificato da Creso.
Incluso nella lista delle Sette Meraviglie
del mondo, l’Artemision attirò un turismo
religioso che divenne anche un’importante
fonte di reddito per la città. Sappiamo che
gli orefici di Efeso si guadagnavano da vivere
BRIDGEMAN / ACI

fabbricando piccole copie della statua e del


Tempio di Artemide per i numerosi pellegrini.
Quando l’apostolo cristiano Paolo di Tarso si
stabilì in città e nelle sue prediche disse che
non erano dei quelli fatti dalla mano dell’uo- LA LOCALIZZAZIONE DEL SANTUARIO
mo, gli orefici insorsero al grido di «Grande è
l’Artemide degli Efesini». NEL 1869, L’ARCHEOLOGO britannico John Turtle Wood rinvenne a Efeso un’i-
scrizione dei tempi di Augusto che indicava i limiti del recinto sacro del tempio
Invasioni e intolleranza di Artemide. Poco dopo, ritrovò uno dei capitelli che erano scampati alla di-
struzione del tempio e infine rinvenne il pavimento di marmo. Tra i resti delle
Nell’anno 263 d.C., dalle loro basi nel Mar
colonne riportate alla luce vi era un’iscrizione che confermava la paternità
Nero i goti penetrarono con le loro imbar-
della costruzione del tempio: «Il re Creso la dedicò».
cazioni nell’Egeo e seminarono il terrore
in regioni tanto sguarnite quanto colme di
ricchezze. Una delle città che attaccarono
e saccheggiarono fu proprio Efeso, che non
era protetta da mura difensive. Il Tempio verso il palazzo imperiale di Giustiniano a LE ROVINE
di Artemide, la famosa biblioteca di Celso Costantinopoli. Con il passare dei secoli, le DI EFESO
e i quartieri residenziali furono rasi al suo- fondamenta del tempio finirono per essere L’incisione,
comparsa nel
lo. Anche se il tempio fu parzialmente ri- ricoperte da oltre otto metri di terra e detriti London News del
costruito durante il periodo di calma del- alluvionali del fiume, e addirittura si dimen- 19 aprile 1890,
la Tetrarchia (verso la fine del III secolo), ticò del tutto il luogo in cui era stato edificato. raffigura il sito del
non tornò mai all’antico splendore. A metà Fino al 1869, quando John Turtle Wood, un Tempio di Artemide
così come lo videro
del IV secolo, il cristianesimo divenne la reli- architetto inglese che aveva deciso di lasciare
i primi esploratori
gione dominante dell’Impero e gli imperatori il suo lavoro nella costruzione delle prime e viaggiatori.
chiusero le porte dei templi pagani e vietarono linee ferroviarie nel sud-est della Turchia
il culto delle immagini. A Efeso, le statue di per scavare nella città di Efeso, annunciò al
Artemide furono demolite e sostituite dalla mondo di avere ritrovato i resti di una delle
croce; persino il nome della dea venne can- più preziose meraviglie del mondo antico.
cellato dalle iscrizioni. Il tempio fu spogliato
dal patriarca Giovanni Crisostomo durante la
sua visita a Efeso nel 401. Per SAGGI
Le sette meraviglie del mondo
saperne Peter A. Clayton, Martin J. Price.
Da allora, l’Artemision divenne una cava di più Einaudi, Torino, 2005.
di materiali per nuove costruzioni – chie- Templi dell’antica Grecia
Tony Spawforth. Istituto Poligrafico dello
se, muraglie o bagni pubblici –, mentre le Stato, Roma, 2007.
statue e le decorazioni in marmo partivano

STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC 73


IL GRANDE
TEMPIO
DI ARTEMIDE
A partire dalle
rappresentazioni
dell’edificio su monete
di epoca romana e dalle
descrizioni dei viaggiatori
è possibile riprodurre in modo
approssimativo l’aspetto
dell’Artemision così come
fu ricostruito in epoca
ellenistica, quando divenne
una delle Sette Meraviglie
del Mondo Antico.

COLONNE
Il tempio era composto
da 127 colonne ioniche alte
20 metri così disposte: tre file
da otto sulla facciata, 21 ai lati
e 9 nella parte posteriore.

GIARDINI
A circondare il tempio vi era
un ampio giardino ben curato
che faceva riferimento
al carattere di dea della
Natura di Artemide.
RILIEVI

ACQUERELLO DI JEAN-CLAUDE GOLVIN. MUSÉE DÉPARTEMENTAL ARLES ANTIQUE. © ÉDITIONS ERRANCE


Il frontone della facciata
aveva una decorazione
scultorea in marmo,
che era presente anche
sui tamburi inferiori
delle colonne.

CELLA
La stanza nelle quale era
custodita la statua di culto
della dea – situata sotto
un baldacchino di due
metri – era lunga e stretta.

ALTARE
All’esterno del santuario, come
era consuetudine in tutti i
templi greci, si apriva l’altare del
culto alla dea, dove i sacerdoti
celebravano i sacrifici rituali.
UN MONUMENTO AFFASCINANTE
Il faro appare circondato dalle
altre sei meraviglie dell’antichità.
Incisione di Philip Galle a partire
da una pittura del neerlandese
Maarten van Heemskerck. 1571.
ALAMY / ACI
Una realizzazione
della tecnologia ellenistica

IL FARO DI
ALESSANDRIA
All’ingresso del porto di Alessandria
si ergeva un’enorme torre alta più di cento metri,
la cui luce di notte brillava con una forza
tale da farla sembrare una stella
Ma r
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Baia di Abukir ite
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CANOPO Delta del Nilo

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COLLECTION
SI MOSTRANO IL BACINO IDROGRAFICO ilo

COLLECTION
E LE LINEE DI COSTA ATTUALI

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Sito antico Piramidi
AFRICA

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di Giza Il Cairo

GEOGRAPHIC
GEOGRAPHIC
Menfi

/ NATIONAL
/ NATIONAL
MAPPA DEL DELTA DEL NILO

G. BAPTISTA
DOVE, SULLE SPONDE DEL LAGO

G. BAPTISTA
MOERIS, SI TROVAVA LA CITTÀ
DI ALESSANDRIA D’EGITTO.

FERNANDO
FERNANDO
A
LUCERNA gli inizi del 331 a.C. Alessan- confini della città, Alessandro e i suoi si ac-
LUCERNA
ALESSANDRINA gli inizi del 331 a.C. Alessan- confini della città, Alessandro e i suoi si ac-
ALESSANDRINA
dro Magno percorreva il nord corsero di non possedere polvere bianca, per
La vista del porto dro Magno percorreva il nord corsero di non possedere polvere bianca, per
dell’Egitto scortato da un mani- cui furono costretti a utilizzare farina. Subito
diLaAlessandria
vista del porto dell’Egitto scortato da un mani- cui furono costretti a utilizzare farina. Subito
di Alessandria
decora questa polo di soldati. Erano trascorsi dopo aver finito, una nube di uccelli oscurò
decora questa polo di soldati. Erano trascorsi dopo aver finito, una nube di uccelli oscurò
semplice solo tre anni da quando il gio- il cielo e in poco tempo gli animali divoraro-
semplicea olio solo tre anni da quando il gio- il cielo e in poco tempo gli animali divoraro-
lampada vane re della Macedonia aveva iniziato una no tutto. Alessandro lo considerò un cattivo
inlampada a olio
terracotta. vane re della Macedonia aveva iniziato una no tutto. Alessandro lo considerò un cattivo
in terracotta. campagna contro i persiani, a cui aveva già presagio, ma i suoi indovini si affrettarono a
I sec. a.C.- campagna contro i persiani, a cui aveva già presagio, ma i suoi indovini si affrettarono a
sottratto le aree costiere del Mediterraneo offrire un’interpretazione diversa: la nuova
I Isec.
sec.d.C.
a.C.- sottratto le aree costiere del Mediterraneo offrire un’interpretazione diversa: la nuova
I sec. d.C. orientale. Sul delta del Nilo Alessandro voleva città sarebbe stata ricca e avrebbe costituito
orientale. Sul delta del Nilo Alessandro voleva città sarebbe stata ricca e avrebbe costituito
fondare un porto che gli garantisse il controllo una fonte di sostentamento per tutti i terri-
fondare un porto che gli garantisse il controllo una fonte di sostentamento per tutti i terri-
del mare e che prendesse il posto della fenicia tori del regno. Era nata Alessandria, il grande
del mare e che prendesse il posto della fenicia tori del regno. Era nata Alessandria, il grande
Tiro, distrutta dalle sue truppe. Individuò ben porto del Mediterraneo.
Tiro, distrutta dalle sue truppe. Individuò ben porto del Mediterraneo.
presto il luogo perfetto: una lingua di terra,
presto il luogo perfetto: una lingua di terra, Una
collegata al Nilo tramite il Canopo (il più oc-
collegata al Nilo tramite il Canopo (il più oc- Unacosta
costa pericolosa
pericolosa
cidentale tra i rami del delta) e protetta, a I viaggiatori riferivano che Alessandria ave-
cidentale tra i rami del delta) e protetta, a I viaggiatori riferivano che Alessandria ave-
sud, dal lago Moeris. La leggenda rac- va la forma di clamide, un mantello corto e
sud, dal lago Moeris. La leggenda rac- va la forma di clamide, un mantello corto e
conta che, al momento di tracciare i resistente. Era un rettangolo quasi perfetto
conta che, al momento di tracciare i resistente. Era un rettangolo quasi perfetto

C R O N O LO G I A
C R O N O LO G I A

MILLE
MILLE
331
331 a.C.
a.C.
Alessandro
323
323 a.C.
a.C.
Alessandro MagnoMagno fonda fonda Muore
Muore Alessandro.
Alessandro.
ANNI
ANNI
la
la città di Alessandria sul
città
delta
delta del
di Alessandria
del Nilo,
Nilo, sopra
sopra una
sul
una
Tolomeo
Tolomeo II Sotere
controllo
Sotere prende
prende ilil
controllo dell’Egitto
dell’Egitto ee fonda
fonda

DI
DI LUCE
LUCE
lingua
lingua di
eeuna
di terra
una grande
terra tra
tra ilil mare
grande laguna.
laguna.
mare l’ultima dinastia faraonica,
l’ultima dinastia faraonica,
quella
quella dei
dei Tolomei
Tolomei oo Lagidi.
Lagidi.

ERICH LESSING / ALBUM


ERICH LESSING / ALBUM
ALESSANDRO
COME UN FARAONE
Rappresentato
come un sovrano,
il fondatore di
Alessandria fa
delle offerte al dio
Amon-Min. Rilievo
del tempio di Luxor.

297-282 a.C. 48-47 a.C. 1303 1477-1479


GIAN CARLO PATARINO / AGE FOTOSTOCK

Costruzione del faro Cleopatra VII, l’ultima Un terremoto causa il Il sultano mamelucco
sotto Tolomeo I e il figlio sovrana tolemaica, crollo del faro. Una parte Qa’itbay costruisce il forte
Tolomeo II. Il direttore ordina il primo grande delle sue rovine, caduta che porta il suo nome
dei lavori era forse restauro documentato in mare, sarà scoperta al posto del vecchio sito
Sostrato di Cnido. del faro. nel 1994. del faro di Alessandria.
Lago Moeris
Collegato al Nilo e al mar Mediterraneo
tramite dei canali, questo lago è oggi molto
più piccolo rispetto all’epoca tolemaica.

A
SOM
Il quartiere reale,
chiamato
Bruchion,
includeva un
porto e accoglieva
i palazzi dei
Tolomei, assieme VIA
al museo e alla CA
NO
famosa biblioteca. PIC
A

Oltre al museo e alla


biblioteca, il quartiere
reale ospitava Isola di
un osservatorio Aontirrodos
astronomico e un
giardino botanico.

Il Soma era il
monumento che
Faro di Alessandria conteneva il corpo
Una delle sette imbalsamato di
meraviglie del Alessandro Magno.
mondo antico, L’ubicazione non
il faro, costruito è certa.
nel III secolo a.C.,
superava forse i
100 metri d’altezza.
LA GRANDE METROPOLI
Fondata da Alessandro Magno nel 331 a.C., questa città
mediterranea divenne il principale centro commerciale e
culturale del mondo antico durante la dinastia tolemaica.
Oggi le rovine di quello splendore si trovano in fondo al mare
e sotto i palazzi moderni. La ricostruzione mostra l’aspetto
che aveva probabilmente la città ai tempi di Cleopatra VII,
quando ospitava circa 325mila abitanti.

LAIS
PA
ND
A
GR
N-
/ RM
BNF

IL FARO
IN UNA MONETA CONIATA
L a AI TEMPI DELL’IMPERATORE
g o ADRIANO (117-138 D.C.).

M
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ESS
AND
RIA

EA
AP
SER
VIA

L’Eptastadio
FERNANDO G. BAPTISTA / NATIONAL GEOGRAPHIC IMAGE COLLECTION

serviva come
strada, frangiflutti
del porto e
acquedotto che
riforniva l’isola
di Faro.
Secondo le Per volere dei Tolomei
cronache antiche, il Serapeo era dedicato
l’immenso viale al dio greco-egizio
che attraversava la Serapide e conteneva
città da est a ovest la seconda biblioteca
misurava 32 metri per importanza di
di larghezza. Alessandria.
ASPETTO ATTUALE DEL FARO
DI LA CORUÑA, IN SEGUITO
A UN RESTAURO DEL XVIII
SECOLO. È CONSIDERATO
IL FARO ATTIVO PIÙ ANTICO
I fari
DEL MONDO.
nell’antichità
L’USO DEL FUOCO posto in certi punti
strategici della costa, e volto a orientare
i marinai, è documentato sin dagli inizi
del I millennio a.C. C’erano perfino dei
pirati, cosiddetti “naufragatori”, che li
utilizzavano per trarre in inganno le navi,
dirigerle verso gli scogli e impossessarsi
del loro carico dopo il naufragio.
I FARI sono probabilmente tre torri erette
sull’isola greca di Taso nel V secolo a.C.
Dopo la costruzione del faro di Ales-
sandria, anche gli altri edifici divennero
più grandi e monumentali. I romani ne
innalzarono molti e un po’ dappertutto:
da Ostia, Messina e Ravenna in Italia fino
a Dover, in Inghilterra. Uno dei meglio
conservati è quello di Brigantium (oggi
La Coruña, Spagna), fabbricato tra il I e
il II secolo d.C.

SHUTTERSTOCK

tra il mare e il lago Moeris. Un canale col- di navigazione i marinai si potevano orientare
legato al Canopo riforniva d’acqua dolce la solo con gli elementi della costa, però nel delta
città, e la rete fognaria e gli ampi viali risul- del Nilo non c’erano montagne né scogliere,
tavano delle vere e proprie innovazioni per solo un’interminabile successione di paludi e
il Mediterraneo orientale. Era composta da deserti. La terra era così bassa che a volte sem-
cinque distretti, e una sua quarta parte era brava nascondersi sotto la superficie del mare.
occupata dal quartiere reale, un magnifico Oltre a ciò, lungo la costa settentrionale
complesso di giardini e palazzi. dell’Egitto le correnti avevano finito per for-
Come avevano profetizzato gli indovini, mare una grande lingua di sabbia sommersa,

ACQUERELLO DI JEAN-CLAUDE GOLVIN. MUSÉE DÉPARTEMENTAL ARLES ANTIQUE © JEAN-CLAUDE GOLVIN / ÉDITIONS ERRANCE
all’inizio del III secolo a.C., cinquant’anni invisibile ai più inesperti. Non erano infatti
dopo la sua fondazione, Alessandria era già pochi quelli che, credendo di essere sfuggiti
il porto principale tra la Libia e la Fenicia, e ai pericoli del mare, si dirigevano spensierati
riforniva parecchi territori. Nel distretto del verso la costa e naufragavano all’improvviso,
porto, separato dal resto della città, le merci perché le navi si erano incagliate nella sabbia.
RMN-GRAND PALAIS

erano vendute senza tassazioni. Compratori Da ultimo, davanti ad Alessandria c’era una
accorsi dall’intero globo allora conosciuto – doppia fila di scogli a scarsa profondità, che
greci, egizi, romani, ebrei, siriani, arabi, per- poteva risultare fatale qualora le maree e i
siani, indiani, nonché genti venute dal lato venti fossero stati sfavorevoli.
opposto del Sahara – scambiavano prodotti
agricoli con raffinati manufatti in ceramica, Il sogno di Alessandro
o ancora oro, perle, incenso e uova di struzzo. Agli inizi del III secolo a.C. si decise d’in-
Il porto era profondo, adatto alle barche di nalzare un edificio di notevoli dimensioni
alto pescaggio, e una fila d’isole proteggeva affinché rompesse la monotonia della costa
ISIDE FARIA, DEA PROTETTRICE
DEL FARO DI ALESSANDRIA. l’insenatura dai pericolosi venti del nord. Tut- egizia e consentisse ai marinai di entrare in
STATUETTA IN BRONZO ALTA tavia la rotta lungo tali acque non era comple- sicurezza nel porto di Alessandria. A volerne
24 CM. EPOCA ROMANA.
MUSÉE DU LOUVRE, PARIGI. tamente sicura. Senza bussola né strumenti la costruzione fu probabilmente Tolomeo I

82 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC


DELTA DEL NILO DESERTO

Ramo Canopo del Nilo

L a g o
M o e r i s

M
a
r Alessandria nel
M III secolo a.C.
e
d
i
t
e Faro
r
r
a
n
e
o

UNA COSTA TRADITRICE


«Poiché la costa è impraticabile e
incavata a entrambi i lati, e ha scogliere
e depressioni, è necessario indicarla a
chi naviga dal mare con un segnale alto
e brillante che diriga il suo ingresso al
porto». Strabone, Geografia, XVII, 1, 6.
in sogno un uomo dai capelli bianchi e l’aria
saggia che gli aveva recitato dei versi: «E un’i-
sola c’è poi, nel fitto ondeggiare del Ponto,
chiamata Faro, e sorge dinanzi alle coste
d’Egitto». Il macedone si era svegliato, aveva
cercato l’isola e, quando ne aveva intuito le
potenzialità, aveva riferito ai suoi compagni
di viaggio che Omero, ammirevole in ogni
aspetto, era pure un abilissimo architetto.
All’estremità occidentale dell’isola c’era
un isolotto, separato da questa tramite una
lingua di mare, e fu lì che si decise di erige-
re il nuovo edificio. La torre prese il nome
dell’isola vicina, ed è così che la parola “faro”
è arrivata ai nostri giorni.
Iniziati da Tolomeo I, i lavori si conclusero
durante il regno del figlio, Tolomeo II Fila-
delfo. Forse a dirigerli fu un uomo chiamato
Sostrato di Cnido, il cui nome è leggibile su
un’iscrizione che abbelliva il faro. Si racconta-
va che, pur di essere ricordato dai posteri, So-
strato avesse escogitato una curiosa arguzia.
Aveva inciso il proprio nome su un’iscrizione
in pietra, che aveva poi coperto con una targa
di gesso su cui compariva il titolo del mo-
narca. Sostrato sapeva che, con il passare del
ALAMY / ACI
tempo, il gesso si sarebbe sgretolato, svelando
alle generazioni future proprio il suo nome.
UN MONUMENTO Sotere, il nobile macedone che aveva fon-
IMMAGINATO dato la dinastia di faraoni ellenistici desti- Una nuova stella
Il mosaico evoca il nati a regnare sull’Egitto dopo la morte di Come tutte le opere dei primi Tolomei, il fa-
faro, con la rampa
che conduceva Alessandro, nel 323 a.C. ro era una costruzione sorprendente. Plinio
all’ingresso e la L’ubicazione della singolare struttura, la Il Vecchio riferisce che i lavori avevano ri-
statua in cima. A prima di tale genere eretta dall’uomo, venne chiesto la spesa di ottocento talenti, ovvero
giudicare dai raggi scelta con cura. Davanti alla costa di Ales- circa trentatré tonnellate d’argento, la decima
della corona, l’autore sandria si trovava un’isola lunga all’incirca parte dell’intero tesoro reale. Si calcola che il
del pavimento
l’identificò con cinque chilometri. Malgrado le ridotte di- Partenone, eretto un secolo e mezzo prima,
Apollo o Elios. mensioni, quest’isola, Faro, era celebre già tra fosse costato poco più della metà, tra 450 e
i greci. Si raccontava che Menelao vi avesse cinquecento talenti. Con i suoi cento metri
attraccato di ritorno da Troia per rifornirsi e più d’altezza, si diceva che il faro potesse
d’acqua nei suoi pozzi. E Alessandro aveva essere avvistato dalle navi a cinquanta chi-
pensato proprio a Faro mentre percorreva le lometri di distanza, e a più di una giornata di
coste dell’Egitto per fondare Alessandria. Co- navigazione. Durante il giorno era un punto di
me racconta Plutarco, gli era allora apparso riferimento per i marinai, di notte un rifugio
per le navi ormeggiate.
Sempre accesa, la fiamma in alto era così
brillante che, al buio, poteva essere scambiata
Il faro costò una decima per una stella. Di giorno il fumo si elevava a
WALTER B. MYERS / BRIDGEMAN / ACI

parte dell’intero tesoro un’altezza tale da orientare chiunque. Og-


dei re tolemaici gi s’ignora in che modo fosse alimentato il
fuoco: pare poco probabile che venisse usato
TOLOMEO I IN UNA MONETA, CON IL DIADEMA REALE. il legno, piuttosto scarso in Egitto, e sembra
AS F più plausibile l’utilizzo di radici di papiro o
/ AL
B UM

84 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC


«Sopra di questa torre sta di continuo il fuoco
acceso, per mostrare di notte il viaggio alle
navi, affinché vedano le secche, e l’entrata
del porto […] Il pericolo del fuoco è che, da
lontano, si confonda con una stella, perché
di notte sembra esserlo».
Plinio, Naturalis historia, XXXVI, 83.

RICOSTRUZIONE DEL
FARO CHE EMETTE LUCE
DURANTE LA NOTTE.
SFINGE RINVENUTA NELL’AREA
DEL FARO DURANTE GLI SCAVI
DEL 1994, DIRETTI DA JEAN-YVES
EMPEREUR. Quel che resta
del faro
NEL 1994 una missione franco-egiziana
effettuò degli scavi sottomarini vicino al
forte Qa’itbay. Vennero alla luce centinaia
di colonne in granito e marmo, nonché
due dozzine di sfingi, elementi riutilizzati
di antichi monumenti. Accanto a tali resti,
furono scoperte pure cinque delle enormi
statue dei faraoni tolemaici che abbelli-
vano l’ingresso del faro.
IL RITROVAMENTO più importante riguar-
da i vari blocchi in granito rosa di Assuan
sparsi sul fondo, quasi fossero caduti da
un’altezza elevata. Le dimensioni (più di 11
metri di lunghezza, 75 tonnellate di peso) e
la qualità del taglio erano straordinari. Con
ogni probabilità, si trattava di resti del faro,
blocchi che, a giudicare dalla resistenza
del granito, sarebbero stati usati in punti
critici dell’edificio come stipiti o architravi.

SYLVAIN GRANDADAM / AGE FOTOSTOCK

petrolio non raffinato. Forse v’installarono tolemaica, Cleopatra VII. Quando gli arabi
L’IMMAGINE pure una specie di specchio, realizzato in un conquistarono l’Egitto quasi settecento anni
DI UNA
LEGGENDA metallo molto levigato o con qualche vetro, dopo, il faro era ancora in piedi.
Il faro in una che rifletteva lo scintillio della fiamma. Du-
miniatura rante il Medioevo gli autori arabi, affascinati Le antiche rovine
ottomana del dal faro, credevano che il prodigioso specchio I terremoti che devastarono l’Egitto duran-
1582, contenuta servisse sia come cannocchiale sia come stru- te il Medioevo abbatterono il faro. Nel XIV
in Matali’us-
Sa’adet (libro
mento per rendere più potenti i raggi del sole, secolo il celebre viaggiatore marocchino ibn
della felicità) di e affondare così le imbarcazioni nemiche. Battuta si lamentò del penoso stato in cui
Seyyid Mehmed Alcuni studiosi non escludono la possibilità versava l’edificio; a quel tempo doveva es-
ibn Emir Hasan che il faro emettesse un tipo di segnale so- sere ormai impossibile accedervi. Nel 1477,
as-Su‘udi. A noro, utile nelle giornate di nebbia. Potrebbe quando il faro era già un ammasso di rovine,
quei tempi non
essere questo lo scopo pratico delle statue dei un sultano mamelucco ordinò d’impiegarne
restava più nulla
dell’edificio. tritoni presenti sulla sommità, che soffiano i resti per costruire il forte di Qa’itbay, la cui
nelle conchiglie. Ciò spiegherebbe pure le mole ricorda l’ubicazione di una delle più
“terribili voci” che, secondo alcuni autori longeve meraviglie dell’antichità.
arabi, provenivano dall’edificio, che divenne EVA TOBALINA
ben presto oggetto d’ammirazione. Alcuni UNIVERSITÀ INTERNAZIONALE DI LA RIOJA

storici l’inclusero tra le sette meraviglie


del mondo antico, e chi poté osservarlo da Per SAGGI
I misteri dell’archeologia
vicino, come Giulio Cesare, rimase sbalor- saperne Cristiana Barandoni. Newton Compton,
di più Roma, 2016.
HISHAM IBRAHIM / GETTY IMAGES

dito dall’altezza e dalla magnificenza. Ma LIBRI PER RAGAZZI


nemmeno il faro poté sottrarsi alle ingiurie Le sette meraviglie del mondo
Stefano Bordiglioni, Fabiano Fiorin. Einaudi
del tempo. Risale alla fine del I secolo a.C. ragazzi, San Dorlingo del Valle, 2018.
il primo importante restauro della torre, Le Sette Meraviglie del Mondo
Danilo Grossi. Giunti, Firenze, 2013.
voluto dall’ultima regina della dinastia
AKG / ALBUM
IL FORTINO DI QA’ITBAY
Il sultano egiziano Qa’itbay ordinò
di erigere il fortino per proteggere
Alessandria: era una delle opere
difensive contro la minaccia
dei turchi ottomani. Fu Qagmas
Al-Eshaqy a dirigere i lavori.
LAMPADA DI TERRACOTTA
RAPPRESENTANTE IL FARO DI
L’IMPONENTE ALESSANDRIA, FABBRICATA NEL
III SECOLO A.C. SI TROVA NEL MUSEO
GRECO-ROMANO DI ALESSANDRIA.

COLOSSO DI
ALESSANDRIA
il faro, al quale si accedeva da una rampa 1 , aveva
l’aspetto di una torre e misurava tra i 103 e i 118 metri
d’altezza. La parte inferiore era decorata con immense
statue di granito rosa, che raffiguravano i faraoni tolemaici 7
in compagnia delle mogli. Il faro era diviso in tre grandi
blocchi dalle dimensioni decrescenti: il più basso 2 era
a pianta quadrata e aveva 30 metri per lato; il secondo
aveva la pianta ottagonale 3 , e il terzo accoglieva la
fiamma in una struttura cilindrica sostenuta da colonne
4 . Per la costruzione dell’edificio furono usati enormi 4
blocchi in pietra, probabilmente di calcare bianco, che
brillavano intensamente sotto il sole egiziano. Le mura
avevano numerose aperture 5 , sia per illuminare
l’interno, percorso da un’elegante rampa ascendente,
sia per offrire minore resistenza al vento ed evitare che
lo demolisse. Gli angoli dei piani superiori erano decorati
con tritoni, creature marine 6 . Sulla sommità del faro
si alzava una statua di bronzo, alta circa sette metri 7,
che forse rappresentava Poseidone, dio del mare, o Zeus,
3 DEA / SCALA, FIRENZE

protettore dei viaggiatori.

6
5

ACQUERELLO DI JEAN-CLAUDE GOLVIN. MUSÉE DÉPARTEMENTAL ARLES ANTIQUES © JEAN-CLAUDE GOLVIN / ÉDITIONS ERRANCE
LA CITTÀ DEL MAUSOLEO
In questa ricostruzione di Alicarnasso
sono visibili il porto, il viale accanto
al quale si trovava il mausoleo e,
in primo piano, il teatro, che si
è conservato fino a oggi.
BALAGE BALOGH / SCALA, FIRENZE
IL MAUSOLEO DI
ALICARNASSO
UNA TOMBA MONUMENTALE

La tomba monumentale che Mausolo si fece


costruire ad Alicarnasso fu ben presto riconosciuta come
una delle meraviglie del mondo per la sua magnificenza
architettonica e la sua ricca decorazione scultorea
C R O N O LO G I A

Il luogo
di riposo
di Mausolo
547 a.C. circa
Il re persiano Ciro II il Grande
conquista il regno di Lidia.
La regione della Caria e la
città di Alicarnasso cadono
in mani persiane.

377-376 a.C. circa


Il nobile Mausolo diventa
satrapo della Caria
succedendo al padre,
Ecatomno, che era stato
nominato da Artaserse II.

370 a.C. circa


Mausolo trasferisce la
capitale ad Alicarnasso e
rifonda la città. Intraprende
un vasto programma di
opere pubbliche.

353 a.C.

S
Alla morte di Mausolo,
la moglie Artemisia prosegue ALICARNASSO ituata nel sud-ovest dell’Anatolia,
la costruzione della sua IERI E OGGI la regione della Caria ebbe un ruo-
tomba monumentale nel Nell’immagine lo importante nell’antichità. I suoi
centro di Alicarnasso. qui sopra, una
ricostruzione abitanti, i cari, parlavano una lin-
del mausoleo gua propria e avevano riti religio-
334 a.C. nel luogo esatto si particolari. Famosi per il loro carattere
Alessandro il Grande assedia che occuperebbe bellicoso, subirono l’influsso degli elleni che
la città di Alicarnasso durante nell’attuale città avevano fondato delle colonie sulla loro co-
la conquista dell’impero di Bodrum (antica
persiano. Il mausoleo Alicarnasso). sta. La regione fu conquistata dai persiani
subisce i primi danni. nel VI secolo a.C. e divenne una satrapia, o
provincia, dell’impero acheme-
1408 nide all’inizio del IV secolo a.C.
Gli ospitalieri iniziano a TURCHIA Ma i satrapi che la governavano
costruire il castello di San erano nobili locali non sempre
Pietro a Bodrum utilizzando fedeli al potere persiano e spesso
GRECIA
i materiali del mausoleo,
con velleità d’indipendenza.
che viene distrutto.
Alicarnasso È il caso di Mausolo, satrapo
1857 (Bodrum) della Caria tra il 377 e 353 a.C.
Charles Thomas Newton
Dopo aver ereditato la posizio-
riscopre il sito originale Creta ne dal padre Ecatomno, prese a
del mausoleo e dà inizio comportarsi come un sovrano
allo studio scientifico semi-indipendente, al punto che
del monumento. è citato in molte fonti con il titolo di re. Siglò
alleanze, fondò città e s’impadronì dell’isola

92 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC


NEOMAM STUDIOS

di Rodi. All’iniziò del suo regno aveva ma- cui si diceva che rendesse lussuriosi colo- IL SATRAPO
nifestato fedeltà ai persiani, ma in seguito ro che vi si abbeveravano. Secondo il mito, DELLA CARIA
si unì alla rivolta dei satrapi, una serie di quando Ermafrodito, figlio degli dei Ermes Questa scultura
proviene dal
sollevamenti promossi dall’Egitto contro e Afrodite, si recò alla fontana, Salmace se mausoleo di
gli achemenidi. Rendendosi però conto che ne innamorò e lo abbracciò, chiedendo agli Alicarnasso e viene
il movimento ribelle era destinato a fallire, dei di poter restare con lui per l’eternità; e gli tradizionalmente
Mausolo si allineò nuovamente con la mo- dei l’esaudirono trasformandoli in un unico identificata con
narchia persiana. essere dagli attributi femminili e maschili. Mausolo. British
Museum.
Mausolo circondò Alicarnasso di mura
La tomba di Mausolo capaci di resistere agli attacchi della cata-
Il padre di Mausolo, Ecatomno, proveniva pulta, una macchina bellica di nuova in-
dalla città sacra di Milasa (l’attuale Milas, in venzione. Fece erigere il suo palazzo su
Turchia), situata in una valle circondata da un promontorio e, ai piedi dell’edificio,
montagne, dove si fece costruire una tom- ordinò di costruire un porto segreto do-
ba monumentale che è stata scoperta dagli ve poter radunare navi e soldati lontano
archeologi nel 2010. Mausolo decise invece da occhi indiscreti. Ma tutte queste
di stabilire la capitale ad Alicarnasso, sulla strutture impallidivano di fronte a
costa, ritenendo che la vivace colonia greca, un’opera che avrebbe reso imperi-
dotata di un porto strategico di fronte all’ar- turo il nome del monarca: la tomba
cipelago del Dodecaneso, potesse servire monumentale dove sarebbe stato
meglio le sue ambizioni rispetto alla provin- sepolto. L’idea stessa di collocarla
BRITISH MUSEUM / SCALA, FIRENZE

ciale Milasa. Alicarnasso si trovava su una nel centro della città era peculiare.
collina semicircolare e lì vicino era ubicata Nell’antichità, per ragioni di salute
la famosa fontana della ninfa Salmace, di pubblica, le sepolture avvenivano di
UNA MERAVIGLIA
MILLENARIA
Affresco che
rappresenta il
mausoleo di
Alicarnasso in
forma idealizzata.
Dipinto da Nikolaus
Schiel nell’abbazia
di Novacella, in
Alto Adige. 1669.

RICORDI DI FAMIGLIA?

IL VASO PERSIANO norma al di fuori delle mura cittadine, ma tra

T
gli elleni la tomba del fondatore della colo-
ra i pezzi trovati dagli archeologi nel mausoleo di nia o di un eroe locale poteva essere situata
Alicarnasso, uno è particolarmente sorprendente. Si
all’interno della polis. Infatti, la tomba di
tratta di un piccolo vaso di circa 30 centimetri, rica-
Ecatomno si trovava nel cuore di Milasa. Suo
vato da un blocco di calcite. Il manufatto fu prodotto
in Egitto e contiene una breve iscrizione in egizio, persiano, figlio decise di far costruire la sua al centro
babilonese ed elamita con il nome di re Serse I (486-465 a.C.). dell’ampio viale che attraversava Alicarnas-
so da est a ovest, tra il porto e l’agorà, la piaz-
Come giunse il vaso nella re- sconfitta del suo esercito,
za della città. La grandiosità della costruzio-
gione della Caria, e perché si esclamò: «Oggi i miei uomi-
ne mirava a presentare Mausolo non
trovava in una tomba risalen- ni hanno combattuto come
te a un secolo dopo che Ser- donne e le mie donne come come un semplice satrapo persiano,
se I aveva governato l’impero uomini». Forse il vaso fu un ma come il capostipite di una vera
persiano? Sappiamo che nel regalo di Serse alla corag- e propria dinastia di re della Caria.
480 a.C., durante la Seconda giosa regina della Caria, I lavori erano appena iniziati
guerra persiana, una regina e l’oggetto fu conservato quando, nel 353 a.C., Mausolo
chiamata Artemisia di Caria con reverenza per gene- morì. Gli succedette la sorella e
si unì all’esercito di re Serse I razioni fino a quando la moglie Artemisia II. Per testi-
con una piccola flotta di navi. regina Artemisia II, ve- moniare la sua devozione nei
La sovrana non solo diede dova di Mausolo, non confronti del marito-fratello,
ottimi consigli al re persiano, decise di portare con la donna organizzò un funerale
ma combatté con tale corag- sé nella tomba il pre-
straordinario in cui, secondo le
gio nella battaglia di Salamina zioso dono ricevuto
che il sovrano, osservando la dalla sua antenata.
fonti antiche, gli oratori si esibi-
VASO ACHEMENIDE IN ALABASTRO. V SECOLO A.C.
BRITISH MUSEUM, LONDRA.
BRIT
I S H M US
EUM / SCALA, FIRENZE

94 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC


IVAN VDOVIN / AWL IMAGES
DEA / SCALA, FIRENZE

rono in una competizione di discorsi funebri il peso della struttura furono scavate nella TOMBA
di rara bellezza. Mausolo fu cremato su una roccia delle fondamenta di un metro e mezzo DI MILAS
gigantesca pira funeraria; Artemisia versò di profondità. Attorno al monumento gli ar- Questa tomba
nella città turca
una parte delle sue ceneri in una coppa di vi- cheologi hanno rinvenuto i resti di un siste- di Milas, l’antica
no e poi la bevve. La vedova s’impegnò anche ma di drenaggio, così come i supporti delle Milasa, ricorda
a dare l’impulso finale al grande monumento macchine probabilmente usate per sollevare nello stile il
dinastico, il mnema (ricordo) di Mausolo, o, i materiali fino alla parte superiore della co- mausoleo di
semplicemente, mausoleo. struzione. L’edificio era rivestito di marmo e Alicarnasso.
sormontato da una piramide che culminava
Un edificio imponente con una quadriga dello stesso materiale gui-
Il progetto del mausoleo fu affidato a due data da Mausolo – forse rappresentato co-
architetti: Satiro di Paros e Pitide. Il primo me il dio Sole – accompagnato dalla moglie
era un artigiano che aveva fedelmente la- Artemisia. La struttura doveva raggiungere
vorato tutta la vita al servizio della stirpe di all’incirca i quaranta metri di altezza.
Ecatomno. Pitide invece era un architetto I resti del satrapo della Caria furono de-
molto influente, famoso per i suoi trattati. positati in una camera sotterranea alla quale
L’edificio era situato all’estremità nor- si accedeva attraverso un’entrata nascosta,
dorientale di un grande complesso circon- situata su un lato e sigillata grazie a un bloc-
dato da un alto muro di marmo bianco che co di pietra fissato alla roccia tramite dei
lo separava dal trambusto della città. L’area perni metallici. Dietro la lastra di pietra c’e-
terrazzata dominava Alicarnasso, e proba- rano un piccolo corridoio, un’anticamera e
bilmente fu il luogo prescelto anche per la uno spazio quadrato, decorato con colonne
collocazione della pira funeraria del satra- e statue, che ospitava l’urna contenente le
po, visibile persino dal mare. Per sostenere ceneri del defunto.

STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC 95


LA TOMBA DI MAUSOLO
IL MAUSOLEO di Alicarnasso fu costruito stringeva leggermente all’estremità superiore.
all’interno di un tèmenos 1 o recinto sacro di Quella centrale, denominata pteron 4, era
242 x 105 metri, al quale si accedeva attraverso circondata da 36 colonne ioniche tra le quali erano
una porta monumentale 2 che comunicava collocate delle sculture. Lo pteron sosteneva
con l’agorà della città. L’edificio era composto una piramide di 24 gradini 5 ornata di statue.
da tre parti. Quella inferiore era una struttura L’edificio era sormontato da un carro guidato
quadrangolare alta circa 19 metri 3, che si da Mausolo e da sua moglie Artemisia 6.

2
4

3
5
6

DI ALICARNASSO E DEL SUO


TÈMENOS O RECINTO SACRO.
RICOSTRUZIONE DEL MAUSOLEO
ACQUERELLO DI JEAN-CLAUDE GOLVIN. MUSÉE DÉPARTEMENTAL ARLES ANTIQUE © JEAN-CLAUDE GOLVIN / ÉDITIONS ERRANCE
LE ROVINE DEL MAUSOLEO
Il sito dell’antico mausoleo di Alicarnasso,
nel centro dell’attuale Bodrum, conserva
ancora frammenti di colonne e altri
materiali dell’antico edificio.

LA RISCOPERTA

PIETRE VENERABILI In Asia Minore si erano già viste costru-

N
zioni simili: è il caso del monumento delle
el XIX secolo, quando del mausoleo non era rima- Nereidi a Xanthos. Tuttavia il mausoleo di
sto più nulla e persino la sua posizione originaria
Alicarnasso era eccezionale per le dimensio-
era caduta nell’oblio, un archeologo inglese riuscì
ni e l’elegante disposizione delle varie parti;
a individuarne le rovine. Charles Thomas Newton
era un assistente del British Museum; nel 1852 fu inviato in e ancora di più per la decorazione scultorea,
qualità di viceconsole britannico a Mitilene (sull’isola di Le- di una ricchezza e una qualità senza paragoni
nell’arte antica, come si può apprezzare dagli
sbo) con il compito di racco- tevano notare delle sezioni di
abbondanti resti conservatisi fino a oggi.
gliere opere d’interesse per colonne ioniche realizzate in
Le sculture furono realizzate da quattro
la sua istituzione. Newton marmo di alta qualità. L’irre-
fece importanti scoperte a golarità del terreno indicava artisti, ciascuno incaricato di decorare una
Calino, Cnido e Didima, ma anche che poteva trattarsi diversa facciata dell’edificio; il loro lavoro fu
il suo grande contributo fu la di un’antica discarica. Dopo di tale livello che si riteneva impossibile sta-
localizzazione di una delle aver ottenuto il permesso bilire quale fosse il migliore. Secondo Plinio
meraviglie del mondo an- per effettuare degli scavi, il Vecchio, i quattro scultori erano Skopas,
tico. Seguendo i riferimenti Newton trovò ben presto un Briasside, Timoteo e Leochares. Vitruvio
degli autori classici infatti, fregio decorato con rilievi e pensava invece che al posto di Timoteo fos-
Newton notò una zona nel il frammento di un leone di se intervenuto nientemeno che Prassitele,
centro della città turca di marmo. Come avrebbe ri- una possibilità sostenuta da diversi studiosi
Bodrum occupata da case cordato più tardi, «da quel moderni. Il sensuale Prassitele e Skopas, il
e piccoli appezzamenti. Ciò giorno non ebbi più alcun
maestro dell’emozione intensa, furono due
che catturò la sua attenzione dubbio: avevo trovato il sito
fu che, sparse a terra, si po- del Mausoleo».
dei più grandi scultori dell’antichità.
Artemisia sopravvisse appena due anni
al suo amato marito. Dopo la sua morte il

98 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC


DEA / GETTY IMAGES
ÁLVARO GERMÁN / ALAMY / ACI

regno passò nelle mani dei fratelli, Idrieo e dopo aver occupato Bodrum, eressero il ca- IL CASTELLO
Ada, anch’essi coniugi. La costruzione del stello di San Pietro, che si trova ancora oggi DI BODRUM
mausoleo non era ancora conclusa, ma gli su un promontorio nel porto della città. Pur- Come mostra
questa incisione
scultori decisero di continuare a lavorare, troppo, per innalzarlo, i costruttori usarono del 1844, il castello
forse comprendendo che l’edificio era de- l’antico mausoleo come cava da cui prelevare di San Pietro era
stinato a diventare un tributo al loro talento conci per la nuova fortezza. Quando Bodrum decorato con
e all’arte stessa della scultura. fu conquistata dai turchi nel 1522, la tomba rilievi e sculture
doveva ormai essere stata smantellata quasi dell’antico
Oltre un millennio di esistenza mausoleo.
completamente, al punto che era scomparsa
Una volta terminato, e grazie all’eccellenza ogni traccia del luogo in cui sorgeva.
degli artisti che vi avevano lavorato, l’edifi- La sua posizione fu ricostruita solo nel
cio divenne presto famoso e fu annoverato 1857 grazie a un archeologo inglese, Charles
tra le sette meraviglie del mondo, ispirando Thomas Newton, che nel centro di Bodrum
successive costruzioni. Non a caso il ter- trovò sepolti i resti del più splendido mau-
mine “mausoleo” cominciò a essere usato soleo del mondo antico.
per indicare qualsiasi tomba monumentale. EVA TOBALINA ORAÁ
UNIVERSITÀ INTERNAZIONALE DI LA RIOJA, LOGROÑO
Si sa che rimase in piedi per diversi secoli:
nel Medioevo fu colpito da terremoti, ma
all’inizio del XV secolo la sua figura domi- Per SAGGI
Le meraviglie del mondo antico
saperne
nava ancora Bodrum, l’antica Alicarnasso. di più
Valerio Massimo Manfredi.
Mondadori, Milano, 2014.
Fu allora che entrarono in città i cavalieri LIBRI PER RAGAZZI
Le meraviglie del mondo antico.
dell’ordine di Rodi, ex crociati che erano sta- Come furono costruite
ti espulsi dalla Terra Santa e si erano stabiliti Ludmila Henkova.
IdeeAli, Cornaredo (MI), 2020.
nelle isole del Dodecaneso. Nel 1408, poco

STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC 99


IL MAUSOLEO, L o splendido mausoleo di Alicarnasso era decorato
con un totale di ben 444 tra sculture e rilievi
distribuiti dalla cima alla base del monumento.

GALLERIA DI
La piramide superiore era sormontata da un carro
guidato da Mausolo 1, ai piedi della quale c’era un
fregio raffigurante la centauromachia 2, cioè la lotta tra

SCULTURE A centauri e lapiti. I gradini della piramide erano decorati


con leoni 3. Lo pteron (la struttura centrale) era decorato
con numerose statue colossali 4, di tre metri di altezza

CIELO APERTO e disposte negli intercolumni, che rappresentavano dei,


eroi e antenati del satrapo della Caria. Si ritiene che due

3
FOTO: ALAMY / ACI

MARK DAVIDSON / ALAMY / ACI


di esse fossero state scolpite dallo scultore Skopas e alludevano alle vittorie di Mausolo sui suoi nemici ma
rappresentassero il re Mausolo e la moglie Artemisia, simboleggiavano anche il trionfo dell’ordine sul caos.
anche se molti esperti le identificano piuttosto con due La sconfitta di questi esseri innaturali rappresentava
antenati del sovrano. infatti l’imporsi della civiltà incarnata dagli eroi greci.
Il muro interno dello pteron era decorato con un fregio Nella parte inferiore del mausoleo si poteva vedere una
di corse di carri 5. La struttura quadrangolare sotto processione che accompagnava alcuni animali verso
lo pteron era ornata da due serie di bassorilievi che il sacrificio 8 e conduceva a una porta situata al centro
rappresentavano delle scene di combattimento tra della facciata orientale, dove c’era una statua colossale,
greci e persiani 6, collocate su ampi “gradini” di pietra, forse del re Mausolo, pronta a ricevere le offerte. E in
e un fregio dell’amazzonomachia 7, lo scontro tra eroi e effetti, secondo le fonti, al suo funerale furono fatti
amazzoni. Sia l’amazzonomachia sia la centauromachia sacrifici di buoi, capre, agnelli, galli, galline e piccioni.

RMN-GRAND PALAIS
RMN-GRAND PALAIS

ACQUERELLO DI JEAN-CLAUDE GOLVIN. MUSÉE DÉPARTEMENTAL ARLES ANTIQUE © JEAN-CLAUDE GOLVIN / ÉDITIONS ERRANCE
1

2
3
AURIMAGES

4 5
FUSTO DI UNA COLONNA
Y / ACI

IONICA PROVENIENTE
DAL MAUSOLEO E
SON / ALAM

RIUTILIZZATA NEL
6 7
CASTELLO DI SAN PIETRO.
MARK DAVID

8
L A S E S TA M E R AV I G L I A D E L L’A N T I C H I TÀ

IL COLOSSO
Nel III secolo a.C. i rodiesi costruirono un’enorme statua di bronzo del dio Helios
UN COLOSSO DA FAVOLA
Nel XVII secolo Louis de Caullery
dipinse il Colosso di Rodi con
le gambe divaricate all’ingresso
del porto, seguendo la moda
diffusa da Van Heemskerck.
Musée du Louvre, Parigi.

DI RODI
DEA / ALBUM

che fu distrutta da un terremoto


C R O N O LO G I A

Rodi e le
sue statue
leggendarie
408 a.C.
Le città-stato di Lindo, Camiro
e Ialiso, unitesi per ragioni
commerciali nel 411 a.C.,
fondano Rodi come capitale
federale.

307 a.C.
Antigono I, re di Macedonia,
non ottiene l’appoggio di Rodi
contro Tolomeo I d’Egitto e
invia suo figlio Demetrio alla
conquista della città.

306 a.C.
Demetrio fallisce l’obiettivo,
ma giunge a un accordo
con i rodiesi e abbandona
sull’isola una delle
gigantesche torri d’assedio.

304–292 a.C.

N
Carete di Lindo costruisce
il Colosso in ringraziamento UNA POSIZIONE el 408 a.C tre città dell’isola di
al dio Helios (il Sole) per la STRATEGICA Rodi – Lindo, Camiro e Ialiso –
protezione durante l’assedio Rodi era situata decisero di costruire una nuova
macedone. strategicamente
all’incrocio di due capitale federale. La città di Rodi
importanti vie sarebbe prosperata rapidamente
226 a.C. marittime: quella nei decenni successivi, ma si sarebbe anche
Un terremoto fa crollare il che univa Mileto con ritrovata coinvolta in tutti i grandi conflitti
Colosso, insieme a una parte l’Egitto e la Cirenaica,
della politica greca. Così avvenne alla fine del
della città. La statua si rompe e quella che andava
all’altezza delle ginocchia e dalla Grecia fino a IV secolo a.C., quando scoppiò una guerra
nessuno oserà ricostruirla. Cipro e in Siria. aperta tra due dei successori di Alessandro
Magno: Tolomeo I, re d’Egitto, e Antigono I
Monoftalmo, re di Macedonia.
654
Il califfo Mu’awiya conquista Bisanzio
I rodiesi, grandi navigatori e ot-
Rodi, termina la demolizione Anfipoli timi diplomatici, avevano deciso di
del Colosso e ne invia il schierarsi con Tolomeo per ragioni
bronzo in Siria, dove lo commerciali. Tuttavia, nel 307 a.C
compra un ebreo di Edessa. Ma r
Egeo Pergamo
Antigono gli intimò di passare dal-
Tebe Efeso
la sua parte. Di fronte al loro rifiuto,
1572 Atene inviò suo figlio Demetrio Poliorcete
Il pittore Marten van (soprannome che significa“assedia-
Heemskerck fissa l’immagine Sparta
più celebre del Colosso: con le Ma re di RODI tore”) a sottomettere la città. A que-
Creta sto scopo, Demetrio fece costruire
gambe divaricate all’entrata C R E TA
del porto di Rodi. l’Elepoli (dal greco helepolis, cattu-
EOSGIS.COM

ratrice di città). Si trattava di una te-

104STORICA
38 STORICANATIONAL
NATIONALGEOGRAPHIC
GEOGRAPHIC
BRIDGEMAN / ACI
IL COLOSSO IN UN DIPINTO
DI GIACOMO TORELLI DEL XVII
SECOLO. PINACOTECA DI FANO.

PORTO DI MANDRAKI
Il molo, con il forte di UN’IMMAGINE FITTIZIA
San Nicola sullo sfondo, L’IMMAGINE irreale del Colosso con le gambe divaricate si dif-
protegge l’entrata all’isola.
fuse nel Medioevo. Nel XV secolo si riteneva che uno dei piedi
Le due colonne con cervi
occupano la presunta si trovasse dove è oggi il forte di san Nicola, alla fine del lungo
LUCA DA ROS / FOTOTECA 9X12

posizione che a partire molo che protegge il porto a est. Se l’altro piede avesse poggiato
dal Medioevo si attribuisce sull’estremità occidentale si sarebbe trovato a oltre 200 metri
ai piedi del Colosso. dal primo, cosa impossibile per l’altezza della statua.

mibile torre d’assedio che misurava tra i 30 e sopiti i marosi di guerra, di spoglie nemiche “CATTURATRICE
i 40 metri di altezza e si muoveva in perfetto fecero per la patria una corona». DI CITTÀ”
equilibrio su delle ruote. Tuttavia, i rodiesi La costruzione fu affidata a Carete di Lindo, L’Elepoli, (sotto),
era un’enorme torre
riuscirono a frenarne l’avanzata versando sul discepolo dello scultore prediletto di Ales- d’assedio militare
suo tragitto acqua, fango e sterco. sandro, Lisippo. Carete lavorò al Colosso di legno rinforzata
Dopo un anno di infruttuoso assedio, Ro- probabilmente tra il 304 e il 292 a.C. anche e suddivisa al suo
di e la Macedonia arrivarono a un accordo: i se, secondo il filosofo Sesto Empi- interno in nove
rodiesi si sarebbero alleati con Antigono con- rico, si suicidò poco dopo l’ini- piani, con
aperture per
tro tutti i suoi nemici, eccetto Tolomeo, e in zio dell’opera dopo essersi reso lanciare
cambio avrebbero conservato l’autonomia e conto di aver sbagliato i calcoli proiettili.
il controllo delle loro entrate. sul suo costo. Un’informazione,
quest’ultima, che potrebbe non
Ringraziamento a Helios essere del tutto affidabile.
In segno di gratitudine per l’esito dello scon- In ogni caso la nuova statua
tro, gli abitanti di Rodi decisero di erigere una era un’offerta alla divinità più
statua straordinaria in onore di Helios, nume importante di Rodi e doveva es-
tutelare dell’isola e personificazione del Sole. sere all’altezza di quanto rappre-
Le spese furono pagate vendendo i resti di sentava: la vittoria dei rodiesi e il
una delle torri da assedio che Demetrio aveva dio che l’aveva resa possibile, ana-
abbandonato quando si era ritirato dall’isola. logamente alla grande Atena Pro-
Come testimonia un anonimo epigramma de- machos scolpita da Fidia nell’a-
dicatorio conservato nell’Antologia palatina: cropoli di Atene dopo la batta-
«Sole, per te gli abitanti di Rodi la dorica, al glia di Maratona. Ciò si riflette
cielo il colosso levarono di bronzo, quando, innanzitutto nelle imponenti
AKG / ALBUM
DIFFERENTI FASI DELLA LAVORAZIONE IN UN LABORATORIO DI SCULTURE DI METALLO DELL’ANTICA GRECIA.

PETER CONNOLLY / AKG / ALBUM

MAESTRI dimensioni. Le fonti antiche attribuiscono ne di Bisanzio ma in realtà risalente al IV-VI


DEL BRONZO al Colosso un’altezza tra i 70 e gli 80 cubiti, secolo. Secondo quest’opera, il Colosso era
La lavorazione del ovvero tra i 30 e i 33 metri, a seconda della costituito da un’intelaiatura in ferro di cir-
bronzo diede a Rodi
una grande fama. lunghezza attribuita al cubito greco, che non ca 7.800 chili di peso, con blocchi di pietra
Secondo Strabone, qui era esattamente la stessa ovunque. La dif- squadrati che fungevano da zavorra. Questa
anticamente vivevano ferenza di dimensioni potrebbe dipendere struttura era avvolta da una specie di rivesti-
i Telchini, esseri anche dall’aver tenuto conto o mento esterno di 12-13 tonnellate di bronzo.
mitologici meno del basamento di mar- Diversamente da quanto si usava in genere
ritenuti i primi
a lavorare mo bianco su cui si ergeva. con le sculture in bronzo di grandi dimensioni
il ferro e il In ogni caso, la scultura era – delle quali prima si costruivano le singole
bronzo. così grande che, secondo parti e poi le si assemblava – il Colosso sa-
Plinio, «pochi uomini rebbe stato eretto come un edificio, a strati.
ne possono abbrac- Così, una volta saldati i piedi della statua in
ciare il pollice e le un basamento di marmo, si forgiarono le ca-
sue dita sono più viglie, poi su queste la parte successiva, e così
grandi di altre sta- via fino ad arrivare alla testa. Per fondere il
tue intere». bronzo sul posto, a ogni livello veniva costru-
La fonte ito tutt’intorno un terrapieno, che ricopriva
PETER CONNOLLY / AKG / ALBUM

principale le parti terminate della statua e permetteva di


sul processo di continuare a lavorare su una superficie solida
costruzione è un e non combustibile.
libello intitolato De Ma attualmente gli studiosi non concorda-
septem miraculis mun- no sul fatto che per il Colosso si fosse usata la
di, attribuito a Filo- fusione in situ, come sostenuto invece da Fi-
COME FU
COSTRUITO
IL COLOSSO?

N
on sappiamo con certezza che
procedimento sia stato utilizzato
per erigere il Colosso. Nell’opera
De septem miraculis mundi, attri-
buita a Filone di Bisanzio, si racconta che
fu necessaria una tale quantità di bronzo
da lasciare praticamente vuote le miniere.
Per far fronte alle enormi dimensioni della
statua, innanzitutto si fissarono i piedi del
Colosso su un basamento di marmo, pro-
cedendo uno strato alla volta. Per garantire
la stabilità del monumento si collocarono
all’interno dei blocchi di pietra e si
unirono le parti con dei perni in ferro.
Tutt’intorno all’opera venne elevato un
terrapieno, per permettere la fusione
in situ. Alcuni studiosi ritengono che Fi-
lone si riferisse a un procedimento proprio
di epoche successive e ipotizzano l’uso di
lastre di bronzo martellato.

lone. Alcuni sostengono che furono utilizzate di Samosata, nel II secolo d.C., affermasse
delle lastre di bronzo martellate e collocate suiperbolicamente che il Colosso di Rodi e il
un’intelaiatura, un processo che richiede una Faro di Alessandria erano visibili dalla luna.
minore quantità di metallo. Secondo altri an- Nel 654, quando conquistò Rodi, il calif-
cora le singole parti del monumento vennero fo Mu’awiya terminò di demolirlo e ne
fuse separatamente in pozzi di dimensioni spedì il bronzo in Siria, dove venne
adeguate alla grandezza dell’opera. Ma di tali comprato da un ebreo di Edessa (at-
pozzi non è stata trovata alcuna traccia. tuale S,anlıurfa). Secondo fonti bizantine,
al nuovo acquirente servirono almeno 900
Una meraviglia di breve durata cammelli per portarselo via.
Ma il Colosso, quell’audace “secondo Sole” La forza della leggenda avrebbe fini-
di Carete, non era destinato a durare a lungo: to per caratterizzare la rappresen-
un terremoto lo distrusse nel 226 a.C., prima tazione più conosciuta del gigan-
E

ancora della fine del secolo che lo aveva visto te scomparso. Nel 1572 l’artista
ENZ
, FIR

nascere. E anche se il re d’Egitto Tolomeo III olandese Marten van He-


ALA
/ SC

Evergete offrì un’ingente quantità di denaro emskerck dipinse il Colossus


DEA

e manodopera perché venisse eretto di nuo- Solis che si staglia all’entrata del
vo, i rodiesi non osarono farlo a causa di un porto di Rodi: il Colosso regge un
oracolo che lo sconsigliava. recipiente con una fiamma con la
I resti del gigante, rotto all’altezza delle mano destra, mentre una nave con
ginocchia, giacquero al suolo per 900 anni, le vele spiegate gli passa tra le gam-
lasciando intravedere la complessa struttura
interna e suscitando l’ammirazione di tutti. ATENA DEL PIREO. PARTICOLARE DELLA STATUA DELLA DEA,
DEL IV SECOLO A.C., OTTIMO ESEMPIO DI STATUA IN BRONZO DI
Non stupisce che lo scrittore greco Luciano GRANDI DIMENSIONI. MUSEO ARCHEOLOGICO DEL PIREO, ATENE.
IL COLOSSO DI RODI
L’artista Antonio Muñoz Degrain ricreò la gigantesca
statua in questo olio, che dipinse nel 1914, dopo un
viaggio all’isola di Rodi. Real Academia de Bellas
Artes de San Fernando, Madrid.
ORONOZ / ALBUM

108 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC


RICOSTRUZIONE DEL
COLOSSO DI NERONE DOPO
LA SUA RICONVERSIONE IL COLOSSO
IN STATUA DEL SOLE.
DI NERONE
A ROMA

S
econdo Svetonio, Nerone commis-
sionò allo scultore greco Zenodoro
una statua colossale – che doveva
sicuramente ispirarsi al Colosso di
Rodi – di 120 piedi di altezza (tra i 35 e i 40
metri) che lo rappresentava ed era desti-
nata al vestibolo della Domus Aurea. Dopo
la sua destituzione e la successiva morte, il
senato ordinò di distruggere tutti i simboli
del suo regno. Il colosso fu riconvertito in
statua del Sole e situato, in epoca adrianea,
vicino al Colosseo. Oggi se ne conservano
solamente alcuni resti della base. A partire
da alcune monete in cui compaiono i due
monumenti uno accanto all’altro, si può de-
durre che nella statua Nerone indossava
una corona con sette raggi, aveva il braccio
sinistro piegato, quello destro leggermente
JAMIE JONES / NGS

separato dal corpo e i piedi affiancati.

be divaricate. Quest’idea non era nuova. Un sero in prestito il termine con cui fu desi- L’A NFITEATRO
pellegrino italiano, Nicola de Martoni, che gnato,“colosso”, dalle popolazioni autoctone E IL COLOSSO
visitò Rodi tra il 1394 e il 1395, annotò ciò che dell’Asia minore. Indicava un tipo particolare L’anfiteatro Flavio
divenne noto come
si raccontava del Colosso: «Anticamente si di scultura, a forma di pilastro o con le gambe Colosseo perché
trovava qui una grande meraviglia, un grande unite: per esempio, nel V secolo a.C., quando si trovava vicino al
idolo, così mirabilmente costruito che si dice lo storico Erodoto visitò l’Egitto, il termi- Colosso di Nerone.
poggiasse un piede sull’estremità del molo, ne definiva un certo tipo di statue dei templi Sotto, Colosseo e
dove ora sorge la chiesa di san Nicola, e l’al- (quelle che avevano le gambe giunte). In ori- Colosso (sinistra)
insieme. Bibliothèque
tro sull’estremità del molo opposto, dove si gine la parola non aveva quindi a che vedere Nationale de France,
trovano i mulini». con l’altezza e acquisì il senso che le diamo Parigi.
oggi (“statua di grandi dimensioni”) a partire
Colossi che non erano giganti dallo stesso Colosso di Rodi. Nessuno
In realtà esistono argomenti di ordine tecnico degli altri colossi dell’antichità aveva
e linguistico contro l’ipotesi del Colosso con le gambe divaricate. Per esempio,
le gambe divaricate. In quanto ai primi, era l’antico simulacro di culto del dio
tecnicamente impossibile che una statua di Apollo nel tempio “del Colos-
almeno 30 metri di altezza poggiasse su pie- so” dell’isola di Delo – il cui
di separati 200 metri uno dall’altro. Questo aspetto ci è noto grazie a delle
non solo per il peso stesso della scultura, ma monete – si ergeva in piedi, di
anche per la spinta dei venti, che si sarebbe fronte, nudo, con i capelli fino
fatta sentire soprattutto sul petto. Inoltre, va alle spalle, le gambe unite e le
ricordato che il Colosso si ruppe all’altezza braccia, piegate ad angolo retto,
delle ginocchia e non delle caviglie. D’altro unite al corpo fino ai gomiti. Nel
canto, i linguisti fanno notare che i greci pre- caso del Colosso di Rodi, potreb-
M
LBU
/A
DEA
be sorprendere la mancanza di mo- che era orgogliosamente riuscita a mantenere
vimento nell’opera di un discepolo la sua indipendenza. Riguardo al suo aspetto,
di Lisippo. Probabilmente può es- il De septem miraculis mundi si limitò ad af-
sere spiegata in base alle limitazioni fermare che vi si riconosceva l’immagine di
tecniche al momento di scegliere la Helios «per le sue proprie caratteristiche», ma
posizione di una figura così grande. senza specificare quali fossero. Così, nel corso
Ciononostante, non si può esclu- del tempo si sono succedute varie ipotesi, ma
dere che Carete avesse ricevuto una nessuna risolutiva.
commissione molto specifica: ripro- In ogni caso, si suppone che si trattasse
durre, con le stesse dimensioni della colos- della figura di un giovane nudo e con i capelli
sale Elepoli, un’antica e venerata immagine ricci, così come appare il dio Helios sulle
di Helios che aveva le gambe giunte proprio monete rodiesi. Altri autori pensano che
come l’Artemide di Efeso e l’Afrodite di Afro- avesse anche una corona di raggi in testa,
disia, sempre di epoca ellenistica. un attributo frequente del Sole. L’idea che
In realtà, sull’aspetto esteriore del Colos- potesse reggere una torcia o un oggetto de-
so non è possibile sapere molto, a parte che stinato a contenere fuoco, invece, proviene da
LEWANDOWSKI / RMN-GRAND PALAIS

differiva dalle immagini poco plausibili che un’interpretazione erronea dell’epigramma


ne hanno tramandato gli artisti moderni. Le dedicatorio, in cui i termini “mare” e “lume”
fonti antiche tacciono, e non fu coniata alcuna indussero a ritenere che il Colosso fosse un
moneta con la raffigurazione del suo corpo in- faro: ma Helios è già di per sé “il lume”.
tero, nonostante fosse il simbolo di una Rodi Probabilmente aveva le gambe legger-
mente divaricate, rinforzate con dei soste-
IL SOLE INCORONATO. QUESTA STATUETTA ROMANA DEL II O III gni. Risulta invece impossibile conoscere la
SECOLO D.C. MOSTRA HELIOS NUDO, CON UN MANTELLO SULLE SPALLE,
INTENTO A SALUTARE. MUSÉE DU LOUVRE, PARIGI. posizione delle braccia: stese entrambe verso

110 STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC


BRIDGEMAN / ACI
FOTOGRAMMA DEL
FILM IL COLOSSO DI RODI,
DI SERGIO LEONE. 1961

UN PUNTO DI RIFERIMENTO
ALL’ORIZZONTE IL COLOSSO AL CINEMA
Che fosse nel porto, nell’acropoli SERGIO LEONE diresse nel 1961 Il colosso di Rodi, mitologico pe-
o nella città bassa, il Colosso di
plum nel quale il gigante di bronzo è incaricato di sorvegliare il
Rodi doveva essere visibile da
molto lontano, come immagina porto dell’isola gettando olio bollente sulle navi che passano
MARCO COVI / ELECTA / ALBUM

Gualtiero Padovano in questo tra le sue gambe, fino a che non viene distrutto da un triplice
affresco del XVI secolo. Villa Godi terremoto. Il molo di Rodi e la parte inferiore del Colosso sono
Malinverni, Lugo di Vicenza. stati ricostruiti nel porto di Laredo (Cantabria).

il basso, oppure con il braccio destro alzato, le Aliee, le feste in onore di Halios (Helios nel
come veniva rappresentato il Sole nelle sta- dialetto locale). Anche a Olimpia, Corinto,
tuette romane di epoche successive. Nemea e Delfi gli stadi erano situati all’in-
In quanto alla sua collocazione esatta, è terno di recinti sacri. Altri ritengono inve-
molto improbabile che fosse vicino al mare o ce che il Colosso sorgesse in un luogo dove
nella zona del porto, per limiti di spazio e per- il suo crollo avrebbe coinvolto altri edifici,
ché i resti sarebbero caduti in parte in acqua, come la zona del Palazzo del Gran Maestro o
dove oggi potrebbero essere facilmente rin- del bazar: secondo un commentatore antico,
venuti. Invece il Colosso, rappresentazione di infatti, i rodiesi non sarebbero tornati a eri-
Helios, probabilmente si innalzava vicino al gere la statua per timore dei danni provocati
tempio di questa divinità, la principale dell’i- da un nuovo crollo. Poche sono le certezze e
sola, ma per ora non sono stati ritrovati resti molti i dubbi relativi a un monumento che
né del tempio né di un eventuale santuario per le dimensioni, il costo e la complessità
all’aria aperta. dell’esecuzione meritò di essere considerato
una delle meraviglie dell’antichità. Il Colosso
Sulla riva o nell’entroterra? non resistette a lungo in piedi, ma continua
L’archeologa Ursula Vedder suggerisce che il a esistere tra noi. Attualmente il gigante può
Colosso potesse trovarsi nel tempio sull’acro- essere riconosciuto dietro i 46 metri della
poli di Rodi, tradizionalmente attribuito ad Statua della Libertà, che dal 1886 sorge a New
Apollo Pitico ma che in realtà potrebbe essere York. Il Colosso gode inoltre di una nuova vita
dedicato proprio a Helios. Si spiegherebbe grazie alla serie Il trono di spade, nella figura
così che in una terrazza contigua a quella del del Titano che vigila sul porto di Braavos.
tempio sorgesse lo stadio, in cui atleti prove-
ROSA MARÍA MARIÑO SÁNCHEZ-ELVIRA
nienti da tutta la Grecia si sfidavano durante DOCENTE DI GRECO

STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC 111


Licenciataria de
NATIONAL GEOGRAPHIC SOCIETY,
NATIONAL GEOGRAPHIC TELEVISION

PRESIDENTE
DOSSIER
IL FARO DI
RICARDO RODRIGO
ALESSANDRIA
EDITORA
I GIARDINI PENSILI
DI BABILONIA Storica National Geographic. Dossier ANA RODRIGO
IL COLOSSO
DI RODI
LA GRANDE
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LA STATUA
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“La Grande Piramide”, “La statua di Zeus a Olimpia”

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