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CRETA E MICENE

Gli scavi compiuti a Cnosso da Sir Arthur Evans, all'inizio del 900, portarono
alla luce i resti di un palazzo composto da un intreccio di stanze, magazzini,
uffici, cortili e terrazze, variamente collegati tra loro, nei quali l'archeologo
britannico ritenne di avere individuato il labirinto costruito per Minosse da
Dedalo.

DA MINOICI A MICENEI
Questo palazzo fu solo uno dei numerosi edifici moltiplicatisi sull'isola di Creta
a partire dal secondo millennio a.C, espressione di una raffinata civiltà, detta
palaziale o minoica, che aveva come punti di riferimento queste strutture vaste,
intorno alle quali si sviluppava un' intensa vita economica e culturale.
Creta occupava una posizione strategica per le rotte commerciali che
attraversavano il mar Mediterraneo. Pertanto lo stile minoico impresso nelle
pitture, nella decorazione delle ceramiche, nella manifattura degli oggetti d'uso,
si impose in una vasta area estesa dal nuovo Regno Egizio alla Grecia insulare e
peninsulare. Nella penisola greca, l'influenza cretese risulta ben evidente in
molti centri urbani, tra i quali Micene. I Micenei, indicati nelle fonti dell'epoca
con il termine Achei, raggiunsero la Grecia continentale entrando in contatto
con la civiltà Minoica, della quale adottarono non solo l'organizzazione urbana,
fondata su palazzi, ma anche il sistema di scrittura. Infatti, la civiltà cretese
aveva elaborato una scrittura propria, la “lineare a”, che i Micenei adattarono
nella loro lingua, dando vita alla “lineare b”. Sull'isola era presente poi una
terza scrittura, il geroglifico, che continua a rimanere misterioso. Quello che si
verificò tra i due popoli non fu uno scontro ma piuttosto un incontro tra culture.

IL MITO DI TROIA
A differenza dei cretesi però, gli achei erano un popolo più abituato all'arte della
guerra. Fu proprio sulla guerra che prese forma un evento nel quale, prima il
popolo greco e poi quello romano individueranno le origini della propria storia.
La leggenda racconta del rapimento di Elena, moglie del sovrano acheo
Menelao, da parte di Paride, figlio di Priamo, re di Ilio, ricca e antica città
conosciuta con il nome di Troia. All'affronto gli achei avrebbero risposto con
una spedizione militare terminata con la distruzione della città. La guerra ispirò
la nascita di poemi, tra i quali spiccano l'Iliade e l'Odissea, attribuiti ad Omero.
I poemi omerici sono stati per secoli fonte di educazione per i Greci.
Dall'emulazione dello spirito e della condotta degli Eroi viene la morale etica
dell’aretè, cioè l’arte dell'onore cavalleresco, della virtù, del valore alla quale
ciascun greco cercava di conformarsi. Lo stesso evento, descritto da parte di
pochi troiani sopravvissuti, verrà più tardi ripreso nell'Eneide, scritto dal poeta
Virgilio per celebrare le origini del popolo romano. L'archeologo tedesco
Schliemann nel 1871, trovò i resti di una città risalente al terzo millennio a.C.
proprio sul luogo narrato nell'Iliade. La corrispondenza tra mito e realtà non
combacia del tutto poiché i segni di distruzione provocati a Troia da un
incendio risalirebbero ad un periodo in cui la potenza micenea era in declino,
inquadrandosi invece nel lungo periodo di invasioni che, nel corso del XII
secolo a c., travolsero Ittiti, Micenei e molti popoli del vicino Oriente.

L’ARTE CICLADICA
Tra le prime civiltà preelleniche si colloca quella insediata nelle Cicladi, un
arcipelago dell' Egeo meridionale, che i Greci chiamarono così per la sua
disposizione a cerchio attorno all'Isola sacra di Delo. La cultura cicladica si
sviluppò in centri abitati sorti sulle alture o in riva al mare, generalmente
circondate da mura. Essi intrattenevano rapporti commerciali sia con i popoli
dell'Anatolia a est sia con quelli del continente europeo a ovest; furono le loro
materie prime, di cui erano ricchi, come ossidiana, rame, l'oro, l'argento e il
marmo e la posizione al centro delle rotte commerciali del Mediterraneo a
fornire l'impulso economico necessario allo sviluppo di questa civiltà marinara.
Lo sviluppo storico della civiltà cicladica si divide in tre fasi: cicladico antico,
dal 3200 al 2200 a.c.; cicladico medio, dal 2100 al 1550 a.c; cicladico tardo, dal
1550 al 1150 a.c.

IDOLI STILIZZATI
L'arte cicladica è caratterizzata da decorazioni a motivi ornamentali
essenzialmente geometrici, ma soprattutto per la produzione di piccoli idoli
stilizzati in marmo. La funzione di queste statuette ritrovate per lo più in
sepolture rimane ancora misteriosa. Si tratta di manufatti con un altezza media
di 20-30 cm che rappresentavano quasi sempre figure femminili.

IDOLI A FORMA DI VIOLINO


Gli esemplari più antichi ricordano la forma di un violino: hanno una parte
inferiore ampia ad arco di circonferenza che richiama la forma dei fianchi
mentre le sporgenze laterali, sopra la vita stretta, ricorda le braccia e il lungo
cilindro verticale richiama un collo che assorbe anche la testa. Alcuni esemplari
riportano anche dei caratteri femminili, quali l'accenno ai seni e un triangolo
pubico inciso. Accanto a questi esempi ci sono anche altri che rappresentano un
volto con il naso sporgente e leggere arcate sopraccigliare.

IDOLI A BRACCIA CONSERTE


Altre figure inoltre presentano braccia conserte e una leggera piegatura nelle
ginocchia e la testa flessa all'indietro. La presenza di tracce di cromia sulla
superficie ha permesso di stabilire che questi manufatti erano colorati con tinte
vivaci per lo più rosso e blu.
I SUONATORI
Minori sono invece le figure maschili rappresentate, per lo più impegnate in
qualche attività.

IL SUONATORE DI ARPA
Un esempio è Il suonatore di arpa proveniente dall'isola di keros. Ogni
elemento della composizione è studiato in modo da essere valorizzato
contribuendo, insieme agli altri, a disegnare una forma piramidale. Il corpo del
musicista, insieme allo strumento musicale e alla sedia, è trasformato in un
insieme di curve e di linee spezzate. L'arpa sembra disporsi su un piano
perpendicolare a quello della sedia. Le braccia del musicista sembrano spingersi
in avanti nell'atto di suonare e la testa rivolta verso l’alto, forse nell'atto di
cantare; rappresentano l'unica idea di movimento in una rappresentazione
essenzialmente statica. Anche questa statuetta presenta tracce di colore sui
capelli e sugli occhi.

I CRETESI
La civiltà cretese si divide in quattro periodi:
1-periodo prepalaziale;

2-periodo protopalaziale;

3-periodo neopalaziale;
4-periodo post-palaziale.

PERIODO PREPALAZIALE
Il periodo prepalaziale va dal 3000 al 2000 a.c., durante il quale i Cretesi
costruivano edifici realizzati in mattoni crudi con le pareti dei vani interni
dipinti.

PERIODO PROTOPALAZIALE
Il periodo protopalaziale va dal 2000 al 1700 a.c. In questo periodo i primi
insediamenti iniziarono a trasformarsi in veri e propri centri di potere, i palazzi.

I PALAZZI
Il termine palazzo è usato impropriamente perché non è certo che venissero
usati come centri residenziali. Essi svolgevano tre precise funzioni:

1. economica-amministrativa, molto spazio era riservato alle botteghe e ai
magazzini.
2. politica, perché erano sede del signore, che aveva il dominio su un vasto
territorio circostante.

3. religiosa, per i vari ambienti destinati al culto.

I palazzi divennero anche Poli artistici per l' architettura e una pittura dai
caratteri monumentali e per la produzione di oggetti in ceramica, bronzo e oro.
Il palazzo si ergeva su una pianta rettangolare con uno spazio centrale scoperto
e con diversi ambienti circostanti situati su vari livelli.
I primi palazzi furono quelli di Cnosso, Festo e Mallia.

LO STILE DI KAMARES
In questo periodo si sviluppa nell'arte ceramica un particolare stile, detto di
kamares. Grazie ad un tornio girevole veloce, i Cretesi erano capaci di produrre
ceramiche con pareti sottilissime, dette perciò a guscio d'uovo. I colori usati
erano: il giallo, il rosso e il bianco su un fondo scuro; i motivi ornamentali
principali erano costituiti da linee curve, spirali e cerchi che formavano
decorazioni puramente geometriche. Talvolta alla pittura si univa l'uso di
ornamentazione plastica cioè a rilievo, realizzata tramite la tecnica
dell'incollatura. Consisteva nell'aggiungere alla superficie dei vasi degli
elementi tridimensionali. Un esempio è un cratere proveniente da Festo, ornato
sia con decorazione geometrica a scacchi bianchi e rossi sia con grandi fiori a
rilievo, collocati sull'alto piede e nella fascia tra le anse e la bocca.

PERIODO NEOPALAZIALE
Il periodo neopalaziale va dal 1700 al 1500 a.c. I primi palazzi scomparvero
intorno al 1700 a.c., forse a causa di un terremoto, ma vennero riedificati
mantenendone le caratteristiche.

PALAZZO DI CNOSSO
Estremamente importante, per le numerose informazioni che riesce a darci, è il
palazzo di Cnosso. È di grandi dimensioni, tale da accogliere non soltanto i
regnanti ma anche una vasta comunità. La sala del trono affacciava sulla corte
centrale, una vasta sala a pilastri era riservata alle cerimonie religiose, l'ampia
superficie esterna con gradinate, detta teatro, era destinata a riti religiosi o a
rappresentazioni teatrali. Alla sinistra del trono c'erano numerosi ambienti
lunghi e stretti senza finestre e disposti a pettini che costituivano i magazzini
per derrate e materiali vari. Quelli dalla parte superiore destra invece fungevano
da botteghe artigiane. Agli spazi aperti degli ambienti adibiti alle residenze
corrispondevano i giardini. L'alternarsi dei passaggi e delle scalinate di
collegamento tra un livello e l'altro e le logge erano caratterizzate da colonne
vivacemente colorate. Le colonne, fatte probabilmente di legno, erano
sormontate da un capitello composto da due elementi, un solido a pianta
circolare, detto toro e un elemento di raccordo con l'architrave sovrastante, di
forma parallelepipeda molto schiacciata, detta abaco. Le colonne poggiavano su
una base di pietra a sezione circolare.
LA PITTURA PARIETALE
I principali ambienti del palazzo di Cnosso erano decorati con pitture a soggetto
geometrico e naturalistico. Tra le scene meglio conservate ritroviamo la scena
con il Gioco del Toro. La scena mostra su un fondo turchese due fanciulle, a
tinta chiara e un giovinetto a tinta scura, mentre si cimentano nello sport più
popolare allora tra i cretesi, ossia quello del salto acrobatico sul toro. Le tre
raffigurazioni rappresentano, come in una sequenza cinematografica, i tre
momenti del gioco, consistente nell' afferrare il toro per le corna, eseguire un
doppio salto mortale e ricadere a terra in posizione verticale. La presenza di
atleti di entrambi i sessi è indicativo di una cultura nella quale la donna iniziava
a godere di un certo prestigio sociale.

STATUETTE VOTIVE
I minoici si dedicarono, per quanto riguarda la scultura, a opere di piccole dimensioni
in argilla, avorio e bronzo, raffiguranti principalmente atleti o devoti. Nel periodo dei
<<nuovi palazzi>> vi è la produzione di statuette votive in ceramica smaltata
rappresentati la Dea dei serpenti. La maggior parte di esse è stata rinvenuta nei
cosiddetti <<Depositi del Tempio>> a Cnosso. Tutte indossano il tipico abito a falde
ricadenti, uno stretto corpetto, che assottiglia la vita, comprime e lascia scoperti i
seni. Una di queste statue ha, ad esempio, le braccia allargate e stringe tra le mani dei
serpenti, mentre un gatto le sormonta la testa.

PERIODO POSTPALAZIALE (1500-1100 a.C.)


Diversi fattori contribuirono alla fine della civiltà minoica: l’eruzione vulcanica di
Santorini; i terremoti che ne seguirono; la conquista achea che portò alla totale
distruzione dei nuovi palazzi. Tuttavia, dopo quest’ultima conquista, l’arte decadde e
si trasformò in raffinato artigianato.

MICENEI E CITTÀ-FORTEZZA
La civiltà micenea fu l’erede diretta di quella cretese. L’aggettivo <<miceneo>>
viene del nome della città di Micene. La civiltà micenea sarebbe nata per diversi
motivi: l’essere la penisola peloponnesiaca al centro delle grandi vie dei mercanti,
che univano l’Europa del Nord con Creta; il trasferimento sulla Grecia continentale di
artigiani e artisti provenienti dalla grande isola egea; la forte influenza esercitata da
Creta sul continente. La civiltà micenea viene studiata distinguendone la cronologia
in tre periodi:
-Miceneo antico (1600-1500 a.C.);
-Miceneo medio (1500-1400 a.C.);
-Miceneo tardo (1400-1100 a.C.).

MICENEO ANTICO (1600-1500 a.C.)


In questo periodo sorgono i primi centri abitati fortificati e sono numerose le tombe
scoperte in cui sono stati rinvenuti ricchi corredi funerari. Gli influssi cretesi sono
ancora molto evidenti.
AGATA DEL GUERRIERO DI PILO
A questo periodo risalgono le tombe a fossa, cioè scavate nel terreno, in cui sono stati
i venuti ricchi corredi funerari. A maggio 2015 è stata scoperta la Tomba del guerriero
del Grifone, risalente al 1500-1450 a.C. circa. Situata nei pressi dei resti del Palazzo
di Nestore a Pilo, in essa sono stati rinvenuti vari manufatti tra cui un sigillo di agata
raffigurante un combattimento.

TAZZA DA VAFIÒ
Il legame tra i micenei e i minoici è ben visibile nella Tazza da Vafiò in Laconia. Il
recipiente presenta la parte esterna decorata con scene a sbalzo rappresentanti la
cattura di alcuni tori, mentre l’interno è rivestito di una lamina liscia. Un toro carica a
testa bassa due cacciatori uno dei quali cade a terra, mentre l’altro, infilzato dalle
corna, viene lanciato in aria. L’intera parte a sbalzo è dominata dalla massa
dell’animale la cui testa, abbassata, ruotata e portata di lato, si unisce alle zampe
anteriori piegate e sollevate.

MASCHERE FUNEBRI DELLE TOMBE REALI


Nelle tombe reali di Micene furono rinvenute da Heinrich Schliemann cinque
maschere funebri in lamina d’oro. Nella prima, le sopracciglia, il naso e le ciglia sulle
palpebre chiuse sono gli elementi che definiscono il volto. Nella seconda, la
cosiddetta Maschera di Agamennone, la barba e i baffi nobilitano il personaggio
raffigurato.

MICENEO MEDIO (1500-1400 a.C.)


La civiltà micenea raggiunge il suo massimo sviluppo, estendendosi anche su buona
parte della penisola greca e dell’Egeo. Di questo periodo di mezzo risalgono le tombe
a tholos.

LA THOLOS
La tholos è una sala circolare costituita da una pseudocupola ogivale, formata da
diversi anelli lapidei (dal latino làpis, pietra). Disposti l’uno sull’altro e composti di
grandi massi squadrati, essi, all’aumentare dell’altezza, vanno sempre più
restringendosi finché la struttura non si chiude. Ciò si ottiene facendo sporgere
(aggettàre) i massi di ogni singolo anello rispetto a quelli sottostanti. È proprio la
forma circolare di ciascun anello orizzontale che impedisce alle singole pietre di
precipitare durante la costruzione. La faccia di ogni elemento squadrato rivolta verso
l’interno del vano viene, in seguito, sagomata per originare una superficie concava
perfettamente liscia. La continuità della faccia interna fa sì che essa assomigli a una
cupola, da cui si differenzia per il comportamento statico. Per questo è chiamata
pseudocupola, retta da gravità perché è il peso dei fondi ad assicurarne la stabilità.
Nella cupola, al contrario, i conci sono disposti filare per filare su una superficie
cronica e indirizzati verso il centro, detto centro di curvatura ed è per questo che la
struttura si sostiene per reciproco contrasto.
TESORO DI ATREO
La più celebre di queste architetture funerarie è il Tesoro di Atreo, noto anche come
Tomba di Agamennone, situata a Micene. L’edificio si compone di un corridoio lungo
36 metri e largo 6 metri, le cui pareti di contenimento, formate da blocchi di pietra a
filari orizzontali, crescono d’altezza man mano che ci si avvicina alla tholos.
L'accesso avviene tramite un’ampia apertura di forma leggermente trapezoidale
sormontata da un architrave monolitico, sormontato dal cosiddetto triangolo di
scarico, un accorgimento costruttivo che porta il peso sovrastante a gravare sugli
stipiti. La tholos è una sala circolare decorata con rosette di bronzo a imitazione di un
cielo stellato. La camera sepolcrale contiene il ricco corredo funebre.

MICENEO TARDO (1400-1100 a.C.)


Quest'ultima fase della civiltà micenea si conclude con la distruzione dei grandi
edifici a opera dei Dori, popolazione seminomade originaria della Macedonia e
dell’Illiria che invase la Grecia. A questo periodo risale la costruzione delle mura che
circondano la città-fortezza. Le mura furono dette ciclopiche perché sembrò che solo
degli esseri semidivini e giganteschi, quali i Ciclopi, avessero potuto edificarle.

TIRINTO
Le possenti mura che circondano Tirinto sono dotate di pochi accessi. Un grande
ingresso monumentale (pròpylon dal greco pro, davanti, e pylon, portone) immette in
un vasto cortile esterno da cui, per mezzo di un piccolo propylon, si accede a un
cortile porticato (aulè). Su uno dei suoi lati si apre un mègaron (dal greco mègas,
grande), l’organismo più vasto e più interno dei palazzi micenei, dove si riunivano i
re e i suoi cortigiani. Il megaron si compone di tre spazi: il primo, a contatto con
l’esterno, costituisce il vestibolo e reca sul fronte due colonne fra le ànte
(terminazioni) dei muri laterali. Il secondo è l’antisala, alla quale si perviene tramite
tre aperture esistenti nel vestibolo. Il terzo è costituito dalla grande Sala del trono
dotata di quattro colonne che sorreggono la copertura, con al centro un grande
focolare circolare, simbolo di intimità domestica.

PORTA DEI LEONI


Nella città-fortezza di Micene l’accesso all’Acropoli avviene attraverso la maestosa e
monumentale porta dei Leoni: larga 3 metri e alta 3,20, essa è posta nelle immediate
vicinanze del recinto delle tombe reali. L’ imponente varco è costituito da due stipiti e
da un massiccio architrave sovrastato, nel triangolo di scarico, da un grande rilievo.
In esso, infatti, sono rappresentate due leonesse rampànti, ora prive di testa, che
poggiano le loro zampe anteriori sulla base di una colonna di tipo minoico. I feroci
felini rappresentavano simbolicamente sia la potenza delle mura sia quella della città
posta sotto la loro protezione.
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L’arte greca libera dai limiti posti dalla magia e dalla religione diviene libera
espressione dell’intelletto umano e ricerca gli ideali, di bellezza, equilibrio e
perfezione. La storia dell’arte greca si divide in quattro grandi periodi: 1) il
periodo di formazione (dal XII alla metà del VII sec a.c.) in cui si assiste alla
produzione ceramica ed alla scultura monumentale e che si divide in tre
sottoperiodi: proto geometrico, geometrico e orientalizzante. 2) periodo arcaico
(metà VII sec al 480 a.c.) in cui si sviluppa l’architettura dei templi e la
rappresentazione della figura umana e che si divide in tre sottoperiodi: primo
arcaico, arcaico maturo e racaico tardo. 3) periodo classico o età dell’oro (dal
480 a.c. al 323 a.c.) e rappresenta il periodo di maggiore splendore diviso a sua
volta in classico iniziale, classico maturo, stie ricco e stile tardo. 4) periodo
ellenistico (dal 323 al 31 a.c.) è il periodo del declino dell’arte greca, diviso in
primo Ellenismo, medio e tardo ellenismo.
Il periodo di formazione è costituito dai cambiamenti che portano allo sviluppo
della civiltà greca e si afferma la formazione della polis. Le condizioni di vita
diventano più stabili, la resa dei terreni migliora, la popolazione aumenta e si va
verso l’urbanizzazione che porta ad un crescente numero di organismi politici
autonomi, appunto le poleis. La polis è composta dall’acropoli che è la parte più
alta della città, il cuore di essa. Ai suoi piedi c’è l’asty dove ci sono le
abitazioni. Nel tempo acquista importanza l’agorà dove si svolgono gli affari
essa è il cuore civile della polis. Infine, c’è la chora che è la campagna e che è il
cuore produttivo della polis. Le tipiche abitazioni sono per lo più capanne.

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Nell’età arcaica la polis si sviluppa e nascono le prime costruzioni
architettoniche, si sviluppano altresì la scultura e la pittura. Nell’VIII secolo si
sviluppa il tempio quale dimora terrena degli dei che avendo sembianze umane
fanno si che i templi sono costruiti con misure equilibrate rispetto a quelle
umane. Il tempio si sviluppa parallelamente alla casa che ha una pianta
rettangolare, con un tetto a capanna che diventa di pietra e poi di marmo.
L’esemplare rinvenuto presso il tempio di Hera riproduce un ambiente con
pianta rettangolare e tetto a falde. Gli elementi caratteristici della pianta sono il
naos che è destinato alla custodia della statua del dio, il pronao che ha la
funzione di filtro tra l’esterno e il naos; le colonne che sono di dimensioni varie
e di numero vario.

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La novità introdotta dai Greci è l’ordine architettonico, un insieme di regole
geometriche e matematiche per cui le dimensioni dell’edificio sono sempre in
rapporto tra loro, ciò deriva dall’ordine che i Greci hanno riscontrato
osservando la natura che ha proporzioni sempre precise. La progettazione dei
templi si basa sulla simmetria. Gli ordini architettonici sono tre: il dorico, lo
ionico e il corinzio, ciascuno con un preciso rapporto di proporzioni. L’ordine
dorico è il più antico e trae il nome dai Dori. Il tempio dorico poggia sul crepi
doma, basamento in pietra con più gradini, la parte alta è detta stilobate. La
colonna ha un fusto e un coronamento superiore detto capitello ( che è il
coronamento della colonna), che è unito al fusto tramite il collarino. Il fusto è
realizzato in più pezzi ed è scanalato. La trabeazione è l’insieme degli elementi
strutturali e decorativi, formata da architrave, fregio e cornice. L’architrave
collega le colonne del tempio tra loro ed è sormontata da un fregio che si
sviluppa in un alternarsi di metope elementi dipinti e decorati e triglifi costituiti
da motivi decorativi. Sotto il triglifo c’è la regula. Sopra il fregio corre la
cornice. Tutti questi elementi sono legati da rapporti proporzionali precisi che
danno un senso di equilibrio. Le colonne hanno una leggera inclinazione verso
l’interno per bilanciare il senso di oppressione che si proverebbe di fronte ad
una colonna. Le coperture dei templi sono a capanna fatte con tegola di
terracotta. Le due falde del tetto a forma triangolare sono dette timpani e
l’insieme dei timpani e delle cornici costituiscono il frontone. I templi erano
colorati in maniera vivace, da alcuni frammenti ritrovati si è potuto stabilire che
il tempio di Athena era blu. Oltre i colori venivano adoperati anche i rilievi
figurati.

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