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Charles Robert Darwin

Nessuno meglio di Darwin potrebbe incarnare il prototipo dello studioso che con i
suoi pochi mezzi, quelli della ragione e dell’osservazione, è capace di deviare il corso
della storia delle idee, di influenzare l’intero andamento della scienza. Tutti sanno che
la sua teoria sull’evoluzione è divenuta fondamentale per capire le origini e la varietà
degli esseri viventi che conosciamo oggi e che tale teoria non è ancora pacificamente
accettata; è anzi, tuttora, frutto di accese discussioni o di netti rifiuti. Charles Robert
Darwin (Shrewsbury, 12 febbraio 1809 – Londra, 19 aprile 1882) è stato
un biologo, naturalista, antropologo, geologo ed esploratore britannico, celebre per
aver formulato la teoria dell’evoluzione delle specie animali e vegetali per selezione
naturale agente sulla variabilità dei caratteri ereditari, e della loro diversificazione e
moltiplicazione per discendenza da un antenato comune. Pubblicò la sua teoria
sull’evoluzione delle specie nel libro “L’origine della specie” per selezione
naturale (1859), che è il suo lavoro più noto. Raccolse molti dei dati su cui basò la
sua teoria durante un viaggio intorno al mondo sulla nave HMS Beagle, e in
particolare durante la sua sosta alle Isole Galápagos.
Nacque a Shrewsbury, città del Regno Unito nella contea dello Shropshire, quinto dei
sei figli di Robert Darwin (1766-1848), medico generico del paese con una positiva
carriera professionale, e Susannah Wedgwood (1765-1817), ereditiera di una famiglia
benestante di imprenditori attivi nell’industria della ceramica; la famiglia di Charles
era formata dal ramo paterno da liberali e non credenti, e quello materno da cristiani
unitariani favorevoli al progresso tecnologico e scientifico. Le famiglie dei Darwin e
Wedgwood erano inoltre legate assieme dall'attivismo politico e dall'appoggio
alle riforme sociali: abolizione della schiavitù, diritti ed emancipazione delle
donne, pari opportunità per donne e uomini in ambito scolastico e
lavorativo, protezione degli artisti, filantropia e abbattimento dei privilegi di casta.
Da scolaro lesse il libro “The Natural History and Antiquities of Selborne”, testo
diffuso in quel tempo, contenente le osservazioni di campagna scritte dal
naturalista Gilbert White, considerato uno dei padri fondatori della storia naturale.
Darwin ne restò affascinato e iniziò a collezionare insetti, rocce e minerali, a
osservare gli uccelli dei dintorni del paese e a praticare la caccia. Nel 1818, terminate
le scuole primarie, fu ammesso alla Shrewsbury School, la rinomata scuola del
dottor Samuel Butler a Shrewsbury, dove mostrò maggiore interesse per la geometria
e la matematica, trascurando lo studio dei classici antichi, che non riuscivano a
coinvolgerlo pienamente. Nel tempo libero collezionava uova di uccelli, insetti e
assieme al fratello Erasmus eseguiva esperimenti chimici nel capanno degli attrezzi,
nel giardino della loro casa: luogo in cui i due fratelli erano stati relegati dal padre,
che non sopportava gli odori nauseabondi prodotti dagli stessi esperimenti. Si ritrovò,
grazie a tale attività, col soprannome di Gas. Nel 1825, due anni prima di completare
gli studi, all'età di sedici anni, fu iscritto dal padre all'Università di Edimburgo,
in Scozia, presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia. La rozzezza della chirurgia del
tempo e il suo disgusto per la dissezione (si narra che, su due interventi chirurgici cui
assistette, in entrambi i casi si sentì male) lo portarono ad abbandonare la Scuola di
Medicina nel 1827. Durante il suo soggiorno a Edimburgo, Charles seguì anche le
letture di ornitologia di Audubon e trovava modo di imbarcarsi in mare con i
pescatori di ostriche di Newhaven e compiere ricerche negli stagni locali, che gli
fruttarono la sua prima relazione scientifica di fronte a una società studentesca,
la Plinian Society.
Nello stesso periodo Darwin conobbe lo zoologo lamarckiano Robert Edmond Grant,
il quale aveva letto anche le opere del nonno Erasmus, in particolare il
trattato “Zoonomia”, ed esercitò una notevole influenza sulla formazione scientifica
del giovane Charles. Il padre, deluso degli insuccessi negli studi di medicina e
preoccupato per il suo futuro, lo mandò nel 1828 nel Christ's College dell'università
di Cambridge, sperando in una sua carriera ecclesiastica. Anche lì, tuttavia, il giovane
Charles ebbe l'impressione di sprecare il suo tempo, “imbrancato in una folla di
perdigiorno che comprendeva giovani corrotti e di dubbia moralità”. Tuttavia, proprio
a Cambridge, Darwin fu fortemente influenzato da personalità scientifiche
quali William Whewell e il botanico ed entomologo John Stevens Henslow. Questa
esperienza, unitamente all'interesse per le collezioni di coleotteri, che raccoglieva
durante le sue frequenti escursioni in campagna, lo indirizzò verso la storia naturale,
incoraggiato anche da suo cugino William Darwin Fox. Nel 1831 conseguì
il Bachelor of Arts a Cambridge. Nel contempo si dedicò all'approfondimento degli
studi di botanica sotto la guida del professor John Stevens Henslow e alla lettura dei
libri dei naturalisti dell'epoca, fra cui l'astronomo John Herschel e
l'esploratore Alexander von Humboldt che prese a modello e di cui nutrì sempre una
stima profonda. Nell’estate del 1831 accompagnò il geologo Adam Sedgwick in
un'escursione nel Galles del nord, dove fece un'interessante esperienza sul campo di
rilievi stratigrafici.
Proprio quando il ventiduenne Darwin era appena rientrato dalla spedizione in Galles,
l'Ammiragliato britannico aveva messo a punto una spedizione intorno al mondo
della nave Beagle, agli ordini del comandante Robert Fitzroy. Come naturalista di
bordo era già stato proposto il reverendo Leonard Jenyns, stimato entomologo, ma
questi si era ritirato all'ultimo momento, ragion per cui Henslow, il 25 agosto 1831,
scrisse a Darwin una lettera in cui gli proponeva di prendere il suo posto con queste
parole: «ho assicurato che tu sei la persona più adatta che io conosca, e questo non
perché ti creda un naturalista rifinito, bensì perché ti ritengo altamente qualificato per
raccogliere, osservare, descrivere tutto ciò che andrà descritto in materia di storia
naturale. [...] Inoltre, il capitano Fitzroy non accoglierebbe a bordo nessuno, per
quanto ottimo scienziato, che non gli venga raccomandato anche come gentiluomo».
Nello stesso periodo, l'astronomo George Peacock, cui lo stesso Henslow aveva
consigliato il nome di Darwin in luogo di quello del reverendo Jenyns, scriveva a
Darwin per consigliargli caldamente di accettare l'offerta, precisando tuttavia che per
la spedizione, in ragione della sua complessità, non era stato fissato alcun limite
temporale, se non la data della partenza (posteriore di circa un mese rispetto alla data
della lettera), e che inoltre l'Ammiragliato non era disposto a corrispondergli alcuna
retribuzione. Si premurava tuttavia di sottolineare che «la missione è organizzata a
scopo scientifico e, di massima, la nave attenderà comunque che voi abbiate atteso
con comodità alle vostre ricerche naturalistiche». Il padre tuttavia, insospettito dal
fatto che per una spedizione di sì ampia portata non avessero trovato altri che lui (e
per giunta senza ritorno economico) fu contrario fin dall'inizio. Il giovane Darwin
scrisse pertanto una lettera di diniego e il giorno dopo si diresse in campagna, presso
la casa dello zio Josiah Wedgwood, proprietario di una ben avviata fabbrica di
ceramiche, con lo scopo di dedicarsi per qualche giorno alla caccia alla pernice prima
che ricominciassero le lezioni. Fu proprio lo zio Josiah che, venuto a sapere
dell'enorme occasione appena rifiutata, convinse Charles a tornare sui suoi passi,
convincendo anche il padre di quest’ultimo. Così, il 2 settembre Darwin si recò in
diligenza a Cambridge, dove tuttavia venne a sapere da Henslow che per il suo posto,
da lui inizialmente rifiutato, s'era nel frattempo fatto avanti un certo Chester, e che la
sua conferma sarebbe pertanto dipesa esclusivamente dalla buona impressione che
fosse riuscito a suscitare nel capitano Fitzroy. La fortuna gli venne comunque in
aiuto, giacché il capitano, per quanto aristocratico, autoritario e di idee politiche
opposte alle sue, fu ben impressionato dal suo entusiasmo e dalla sua raffinatezza,
sicché l'accordo fu raggiunto. Darwin non sapeva, in realtà, che una delle finalità del
viaggio, nella mente di Fitzroy, era esattamente opposta alla sua: oltre alla finalità
ufficiale di completare il rilevamento geografico di terre fino ad allora in parte
inesplorate, il capitano si proponeva in realtà anche lo scopo di rinvenire prove
scientifiche degli avvenimenti descritti nella Bibbia, con particolare riferimento
alla Genesi. Nel lungo periodo trascorso tra mari e terre, Darwin ebbe modo di
sviluppare quelle capacità osservative e analitiche che gli hanno reso possibile la
formulazione di un principio biologico rivoluzionario apparentemente contro
intuitivo, ma che doveva rivelarsi l'unico modo veramente scientifico di interpretare
le dislocazioni e le varietà delle specie viventi nei differenti contesti. La possibilità di
lavorare durante la spedizione direttamente sul campo d'indagine gli permise di
studiare di prima mano sia le caratteristiche geologiche di continenti e isole, sia un
gran numero di organismi viventi e fossili. Egli raccolse metodicamente un gran
numero di campioni sconosciuti alla scienza: tali campioni, conferiti al British
Museum, erano già di per sé un notevole e ineguagliato contributo scientifico.
Nel suo viaggio visitò le isole di Capo Verde, le isole Falkland (o isole Malvine), la
costa del Sud America, le Isole Galápagos e l'Australia. Di ritorno a Falmouth
nel 1836, Darwin analizzò campioni di specie animali e vegetali, che aveva raccolto,
e notò somiglianze tra fossili e specie viventi della stessa area geografica. In
particolare, notò che ogni isola dell'arcipelago delle Galápagos aveva proprie forme
di tartarughe e specie di uccelli differenti per aspetto, dieta, ma per altri versi simili.
Nella primavera del 1837 ornitologi del British Museum informarono Darwin che le
numerose e piuttosto differenti specie che egli aveva raccolto alle Galápagos
appartenevano tutte a un gruppo di specie della sottofamiglia Geospizinae, all'interno
della famiglia Fringillidae, cui appartengono anche i comuni fringuelli. Ciò,
unitamente alla rilettura del saggio del 1798 di Thomas Malthus sulla popolazione,
innescò una catena di pensieri che culminarono nella teoria dell'evoluzione per
selezione naturale e sessuale. Darwin ipotizzò che, ad esempio, le differenti
tartarughe avessero avuto origine da un'unica specie e si fossero diversamente
adattate nelle diverse isole dell’arcipelago. Il 29 gennaio 1839 nella chiesa di St.
Peter a Maer, Darwin sposò Emma Wedgwood, sua cugina di primo grado, con la
quale si era fidanzato l'11 novembre 1838. Emma, di notevole spessore intellettuale e
di elevata cultura, costituì per Darwin un punto di riferimento continuativo e costante.
Tra le altre cose, collaborò alla revisione dei testi prodotti con annotazioni e consigli,
aiutò Darwin nelle relazioni con i colleghi di altre nazionalità grazie alla sua ampia
conoscenza linguistica e ne supportò i frequenti malesseri e difficoltà. Sulla base di
tali riflessioni, e in sintonia con i Principi di geologia di Charles Lyell e il Saggio sul
principio di popolazione di Malthus (in cui si teorizzava il concetto di disponibilità di
risorse alimentari intesa come limite alla numerosità delle popolazioni animali),
Darwin scrisse gli Appunti sulla trasformazione delle specie. Ben consapevole
dell'impatto che la sua ipotesi avrebbe avuto sul mondo scientifico, Darwin si mise a
indagare attivamente alla ricerca di eventuali errori, facendo esperimenti con piante
e piccioni e consultando esperti selezionatori di diverse specie animali.
Nel 1842 stese un primo abbozzo della sua teoria, e nel 1844 iniziò a redigere un
saggio di 240 pagine in cui esponeva una versione più articolata della sua idea
originale sulla selezione naturale. Fino al 1858 (anno in cui Darwin si sarebbe
presentato alla Linnean Society di Londra) non smise mai di limare e perfezionare la
sua teoria. Con la teoria evoluzionistica Darwin dimostrò che l'evoluzione è
l'elemento comune, il filo conduttore della diversità della vita. Secondo una visione
evolutiva della biologia, i membri dello stesso gruppo si assomigliano perché si sono
evoluti da un antenato comune. Secondo questo modello le specie sono originate in
un processo di “discendenza con variazione”. Fatto ancora più importante, nel suo
trattato sull'origine delle specie, Darwin propose la selezione naturale come
meccanismo principale con cui la variazione porta alla speciazione e dunque
all'evoluzione di nuove specie. La teoria evoluzionistica di Darwin si basa su tre
presupposti fondamentali: riproduzione, tutti gli organismi viventi si riproducono con
un ritmo tale che, in breve tempo, il numero di individui di ogni specie potrebbe non
essere più in equilibrio con le risorse alimentari e l'ambiente messo loro a
disposizione; variazioni, tra gli individui della stessa specie esiste un'ampia
variabilità dei caratteri; ve ne sono di più lenti e di più veloci, di più chiari e di più
scuri, e così via; selezione, esiste una lotta continua per la sopravvivenza tra gli
individui all'interno della stessa specie e anche con le altre specie. Nella lotta
sopravvivono gli individui più adatti, cioè quelli che meglio sfruttano le risorse
dell'ambiente e generano una prole più numerosa. Darwin affermò che l'evoluzione di
nuove specie avviene attraverso un accumulo graduale di piccoli cambiamenti
casuali. Quelli positivi, cioè favorevoli alla sopravvivenza dell'individuo che ne è
portatore, fanno sì che quell'individuo possa riprodursi più facilmente e quindi
trasmettere le proprie caratteristiche ai discendenti. Ciascuna specie presenta un
proprio adattamento all'ambiente evolutosi mediante la selezione naturale;
comprendere in che modo gli adattamenti si sono evoluti per selezione naturale è il
compito della biologia evoluzionistica. La teoria dell'evoluzione delle specie è uno
dei pilastri della biologia moderna. Nelle sue linee essenziali, è riconducibile all'opera
di Charles Darwin, che vide nella selezione naturale il motore fondamentale
dell'evoluzione della vita sulla Terra. Ha trovato un primo riscontro nelle leggi
di Mendel sull'ereditarietà dei caratteri nel secolo XIX, e poi, nel XX, con la scoperta
del DNA e della sua variabilità. Darwin pubblicò altri trattati scientifici, tra cui la
spiegazione della formazione degli atolli corallini nel Pacifico del sud e il resoconto
del suo viaggio a bordo della HMS Beagle. La Zoologia del viaggio della H. M. S.
Beagle venne pubblicata, in cinque volumi, fra il 1839 e il 1843. In quel periodo,
Darwin ebbe una fitta corrispondenza scientifica con Alfred Russel Wallace, che si
trovava a lavorare nelle Isole del Pacifico meridionale. Nel giugno del 1858, Wallace
gli espose una propria teoria dell'evoluzione. Nello stesso periodo, alcuni amici di
Darwin lo persuasero a rendere pubbliche le sue idee. Le osservazioni di Charles
Darwin sullo sviluppo dei figli diedero inizio alla ricerca che culminò nel
libro “L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali”, pubblicato nel 1872, e
nel suo articolo “Uno schizzo biografico di un bambino”, pubblicato nel 1877. Il 1º
luglio 1858, il grande amico di Darwin, Charles Lyell, assieme al collega Joseph
Hooker, presentarono la teoria di Darwin (riguardo l'Origine delle specie per mezzo
della selezione naturale) alla Linnean Society, a un pubblico piuttosto ristretto.
Darwin non poté essere presente per la morte del figlio minore; insieme fu letta anche
una comunicazione di Alfred Russel Wallace che Darwin aveva ricevuto, in cui
Wallace aveva esposto la formulazione di una sua teoria sull'origine delle specie, da
lui sviluppata indipendentemente, con molti punti in contatto con quella di Darwin. Il
saggio di Darwin sull'argomento “L'origine delle specie” fu pubblicato un anno più
tardi, il 24 novembre 1859; tanto era l'interesse suscitato dalla sua opera che la prima
edizione (in 1250 copie) andò esaurita il giorno stesso. Facciamo un passo indietro.
Dal 1856 Darwin aveva iniziato a investigare su come uova e semi avrebbero potuto
sopravvivere a un viaggio e diffondere specie oltre oceano. Joseph Hooker aveva
incrementato i dubbi della visione tradizionale, in cui si pensava che le specie non
potessero mai cambiare, convinzione già messa in discussione dalla comparsa della
teoria evolutiva di Jean-Baptiste de Lamarck. Il grande geologo Charles Lyell era
interessato alle ricerche di Darwin, che però non condivideva, ritenendole
eccessivamente radicali nelle conclusioni. Quando egli lesse un articolo di Alfred
Russel Wallace sull'introduzione delle specie, vide delle somiglianze con il lavoro di
Darwin. Il pensiero di quest’ultimo non sembrava però minacciato; egli continuò le
sue ricerche, raccogliendo informazioni su esemplari da naturalisti di tutto il mondo,
incluso lo stesso Wallace che in quel periodo stava lavorando nel Borneo. Il botanico
americano Asa Gray mostrò interessi simili, e il 5 settembre del 1857 Darwin gli
inviò una descrizione dettagliata delle sue idee, incluso un estratto de “La selezione
naturale”. Il libro di Darwin era in fase di sviluppo quando, il 18 giugno 1858,
ricevette una lettera da Wallace che descriveva la propria idea riguardo alla selezione
naturale, che risultava essere quasi identica alla teoria che lui stava oramai
sviluppando da anni; egli rimase scioccato dal fatto di essere stato preceduto, perciò
la inviò all'amico Lyell pensando che Wallace non avesse ancora chiesto il permesso
per la pubblicazione dei suoi scritti, e suggerì che questa dovesse essere inviata a
delle riviste suggerite da Wallace stesso. In quel periodo Darwin stava vivendo una
grave crisi familiare, in quanto un'epidemia di scarlattina aveva colpito in maniera
molto grave il suo figlio minore, e quindi chiese a Lyell e Hooker di occuparsi del
problema al suo posto. Si arrivò al compromesso di inviare un progetto in cui la
paternità della teoria veniva condivisa, che Lyell e Hooker avrebbero illustrato a una
presentazione alla Linnean society il 1º luglio dello stesso anno, presentando le
varietà delle specie naturali da parte della selezione. La presentazione fu fatta davanti
a un consesso di gente molto ristretto, e Darwin, come si è detto, non poté neppure
esservi presente a causa della morte del figlio. Nel suo libro Darwin fornisce “una
lunga argomentazione” di dettagliate osservazioni, deduzioni e considerazioni sulle
varie obiezioni alla sua teoria. Tra quelle che Darwin temeva di più c'era quella
geologica, poiché pensava che le forme intermedie tra una specie e l'altra potessero
essere trovate nelle successioni stratigrafiche (specialmente marine). Poiché i
paleontologi dell'epoca non poterono fornirgli le prove che lui aveva previsto,
giustificò argomentando la loro mancanza. Oggi si sa che le successioni a strati sono
generalmente lacunose e che quelle continue e ricche di fossili sono rare, per cui si
può citare il "Rosso Ammonitico" umbro-marchigiano con ammoniti toarciani; questi
hanno mostrato una evoluzione di tipo gradualistico, fornendo a Darwin, anche se
con 150 anni di ritardo, le prove da lui cercate, (Venturi e al. (2010)). La sua unica
allusione all'evoluzione umana è stata sottovalutata poiché 'sarà gettata la luce
sull'origine dell'uomo e della sua storia'. Questa teoria è indicata con questa
premessa: Come molti individui di ciascuna specie sono nati in quantità maggiori e
come, di conseguenza, non vi sono state spesso lotte ricorrenti per la sopravvivenza,
ne consegue che ogni essere, anche se con qualità differenti e con diverse condizioni
di vita, avrà maggiori possibilità di sopravvivere e quindi, naturalmente, di essere
selezionato. Dal forte principio di ereditarietà le varie selezioni tendono a propagare
le nuove forme e modificazioni. Charles Darwin studiò la selezione degli esseri
viventi nelle condizioni di vita selvatica, condizioni studiate nel corso del viaggio sul
brigantino Beagle. Si tende a dimenticare, invece, che Darwin dedicò lunghi anni e
immensa attenzione alla selezione dei vegetali coltivati e degli animali domestici, tra
i quali i riproduttori non sono scelti dalla prevalenza del più adatto, che regola la
riproduzione allo stato selvaggio, ma per scelta dell'uomo che preferisce un
riproduttore a un altro sulla base del vantaggio economico, come avviene per bovini
e suini, o per semplici considerazioni estetiche, come accade per cani e colombi. Si
può ricordare che nelle campagne inglesi era in corso, da alcuni decenni, la selezione
in senso moderno delle razze di fondamentale interesse economico: bovini, ovini e
suini. Darwin dedicò la più attenta considerazione all'opera degli allevatori dell'Isola,
ed effettuò sulle loro procedure considerazioni fondamentali, che possono
considerarsi la prima riflessione scientifica sul "miglioramento" degli animali
allevati. Studiando l'opera degli allevatori del proprio paese, come quella dei
colombofili e dei cinofili londinesi, lo scienziato britannico compose la propria opera
più voluminosa: La variazione delle piante e degli animali in condizione di
domesticità. Siccome, nella propria selezione, l'uomo altera radicalmente i
meccanismi naturali, e produce esseri viventi dai caratteri spesso opposti a quelli che
avrebbe conservato la selezione naturale, lo scienziato britannico concepì i propri
studi sugli effetti della domesticazione come il complemento logico essenziale delle
indagini sulla selezione naturale. L'importanza di questi studi non è riconosciuta da
una parte cospicua degli autori delle opere su Darwin, che limitano la propria
attenzione alle indagini sulla selezione naturale, conservando in vita l'idea del
maestro degli studi sulla selezione nelle condizioni di lotta per la vita nella foresta.
Anche la grande mostra per il Bicentenario di Darwin e che è stata curata da alcuni
tra i massimi studiosi internazionali[9] dedica un solo pannello agli studi di Darwin
sugli animali domestici e, per di più, li fa apparire come assolutamente secondari. Per
contro Antonio Saltini ha compiuto un'analisi accurata della grande opera di Darwin
su animali e piante domestiche, “The Variation of Animals and Plants under
Domestication” per valorizzare l'importanza di Darwin come fondatore degli studi
sull'evoluzione, in condizioni sia selvatiche sia domestiche, di tutti gli esseri viventi.
Charles Darwin discendeva da un ambiente anticonformista. Vari membri della sua
famiglia erano liberi pensatori, apertamente privi di credenze religiose convenzionali;
egli, tuttavia, inizialmente non dubitò della verità letterale della Bibbia. Frequentò
una scuola anglicana, poi a Cambridge studiò teologia anglicana. Nonostante ciò, il
contatto con la natura e la pratica scientifica cominciarono tuttavia a dar corso a un
processo mentale che doveva portarlo su posizioni scettiche. Il viaggio
sull'HMS Beagle e lo studio degli ecosistemi nel loro evolvere gli fece comprendere
come non la finalità, ma la casualità potesse giocare un ruolo fondamentale nei
mutamenti del vivente. Darwin sottopose ad analisi rigorosa tutti gli scenari biologici
che incontrava, rimanendo perplesso, per esempio, di fronte al fatto che le belle
creature degli abissi oceanici fossero state create dove nessuno le poteva vedere, e
rabbrividendo alla vista di una vespa che paralizzava bruchi e li offriva come cibo
vivo alle proprie larve; considerò che quest'ultimo caso era in contraddizione con la
visione di William Paley di un progetto benefico. Mentre era sul Beagle, Darwin era
però rimasto ortodosso, e citava la Bibbia come un'autorità nella morale, ma aveva
cominciato a vedere la storia del Vecchio Testamento come falsa e inaffidabile. Dopo
il suo ritorno, investigò la trasmutazione delle specie. Sapeva che i suoi
amici naturalisti ecclesiastici la ritenevano un'orrenda eresia, che minava le
giustificazioni miracolose per l'ordine sociale, e sapeva che tali idee rivoluzionarie
erano sgradite specialmente in un momento in cui la posizione raggiunta dalla Chiesa
anglicana era attaccata dai dissidenti radicali e dagli atei. Mentre stava sviluppando
segretamente la sua teoria della selezione naturale, continuò a dare sostegno alla
Chiesa locale e ad aiutare con il lavoro parrocchiale, ma di domenica faceva una
passeggiata mentre la sua famiglia andava a messa. Charles Darwin riferì nella
sua biografia del nonno Erasmus Darwin, di come venissero fatte circolare delle
storie false che sostenevano che Erasmus avesse invocato Gesù sul letto di morte.
Storie molto simili vennero fatte circolare dopo la morte di Charles, di cui la più
importante è la “Storia della Signora Speranza”, pubblicata nel 1915, che sosteneva
che Darwin si fosse convertito sul suo letto di malattia. Tali storie sono state
propagate da alcuni gruppi cristiani al punto da diventare leggende urbane, sebbene
queste asserzioni siano state smentite dai figli e siano state rigettate come false dagli
storici. Mentre nell'edizione originale del 1859 Darwin non menzionava il Creatore,
nelle successive edizioni lo aggiunse come inciso nella penultima frase dell'Origine:
"Nella vita, con le sue diverse forze, originariamente impresse dal Creatore in poche
forme, o in una forma sola, vi è qualcosa di grandioso; e mentre il nostro Pianeta ha
continuato a ruotare secondo l'immutabile legge di gravità, da un semplice inizio
innumerevoli forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e continuano a
evolversi". Interrogato sull'uso del termine “creatore”, Darwin rispose: “Mi sono a
lungo pentito di aver ceduto all'opinione pubblica, e di aver usato il termine
pentateucale di creazione, con il quale intendevo in realtà dire “apparso” per qualche
processo interamente ignoto.” Nonostante le teorie di Darwin vengano comunemente
ritenute un'alternativa alla presenza di un Creatore all'origine della vita (anche se la
Chiesa cattolica e alcune altre denominazioni cristiane accettano l'evoluzionismo,
senza considerare però la casualità il motore dell'evoluzione e credendo che l'anima
infusa nell'homo sapiens sia diversa da quelle dei suoi predecessori), Darwin stesso
appare come un uomo che continua a porsi domande - sia sul piano scientifico sia
spirituale - piuttosto che come una persona che ha trovato risposte definitive. In una
lettera datata 22 maggio 1860 indirizzata al botanico statunitense Asa Gray, coetaneo
e strenuo difensore della teoria dell'evoluzione e della selezione naturale, Darwin
espone la propria perplessità riguardo all'esistenza di un progetto benevolo, ma
conclude: “Non posso per niente accontentarmi di vedere questo meraviglioso
Universo e soprattutto la natura dell'uomo e di dedurne che tutto è il risultato di una
forza cieca. Sono incline a vedere in ogni cosa il risultato di leggi specificamente
progettate, mentre i dettagli, buoni o cattivi che siano, sono lasciati all'azione di ciò
che si può chiamare caso. Non che questa opinione mi soddisfi del tutto. Percepisco
nel mio intimo che l'intera questione è troppo profonda per l'intelligenza umana. È
come se un cane tentasse di speculare sulla mente di Newton, ognuno speri e creda
come può”.

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