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METODOLOGIE DELLA RICERCA ARCHEOLOGICA

1.STORIA DELL’ARCHEOLOGIA

L’archeologia nasce con l’uomo perché noi siamo incuriositi dalla nostra storia.

1° Periodo (FASE SPECULATIVA): fare archeologia significava fare saccheggi. Questo periodo è infatti
caratterizzato da susseguirsi di saccheggi per poter recuperare oggetti maestosi o antichi per metterli nelle
mostre private. – le stanze in cui erano racchiusi questi ritrovamenti durante il Rinascimento venivano
chiamati Gabinetti delle meraviglie.

Erano in voga anche i Gran Tour, ovvero viaggi per l’Europa per conoscere le vecchie civiltà dai rampolli
delle famiglie aristocratiche nel 700-800. Periodo simboleggiato dallo studio e dalla ricerca dell’antico per
passione, l’archeologia era vista in due modi differenti: da un lato era un raccogliere in modo inappropriato
degli oggetti e quindi creare scempi e dall’altro era la descrizione di paesaggi ora non più visibili.

Questa passione per l’archeologia nasce soprattutto in Inghilterra. È un approccio legato a una passione più
che a uno studio ma fa nascere un interesse per l’archeologia. In questo periodo gli studiosi si concentrano
principalmente sui monumenti in campo aperto e ben visibili come Stonehenge, uno studioso in questo
campo è William Stukeley che dimostra che quei monumenti non erano stati costruiti da giganti ma da
persone vissute nell’antichità.
A dare uno scossone a queste ricerche è Pompei. Qui i facevano dei buchi nella lava nei quali si
recuperavano oggetti, ma non si conosceva il contesto storico – archeologico quindi fondamentalmente
non si può definire scavo archeologico in quanto manchi la base di questa disciplina e della ricerca a lei
collegata.
Nel 1860 grazie a Fiorelli avvenne la svolta, egli decide di non procedere per pozzi ma di togliere in modo
sistematico parti di lapilli e di mettere del gesso all’interno dei fori per avere dei calchi degli individui. Si
arriva quindi a indagare in modo più sistematico ma non ancora stratigrafico. Fiorelli inoltre volle conoscere
la planimetria di Pompei. Avvenne la svolta,

A porre fine alla fase Speculativa è Jefferson al quale è attribuito l primo scavo scientifico nella storia
dell’archeologia (1784). Infatti, i suoi metodi erano abbastanza accurati da permettergli di riconoscere una
stratigrafia dalla trincea che aveva scavato in un cumulo sepolcrale, tuttavia il suo approccio non fu
adottato dai suoi immediati successori in Nord America.

Alla fin del ‘800 l’archeologia ha attinto informazioni dalle teorie evoluzionistiche di Darwin che avevano
creato scalpore oltre che portare aria di novità. È importante perché il concetto di evoluzione per le materie
scientifiche è stata adottata agli aspetti umanistici, arrivando così alle prime teorie di classificazione dei
manufatti nel Nord Europa. Si partì da teorie scientifiche sui vari manufatti per arrivare, infine, a vere e
proprie teorie di classificazione dei manufatti, tra le prime quelle di Thomsen e Montelius.
Per Tomson e Montelius i manufatti mostrano l’evoluzione delle capacità umane di lavorare e produrre dei
manufatti. Tuttavia non sempre una cosa più semplice è più antica, dipende dalle capacità tecniche;
ricchezza della committenza; localizzazione del sito.
Poul … prende in considerazione tutti i siti di un determinato periodo e li distingue in siti di successo ( con
paesaggio attivo come i porti); siti di insuccesso ( paesaggi isolati, che sembrano più vecchi).

Altra importante linea di pensiero: riconoscimento dell’utilità per l’archeologia degli studi degli etnografi
sulle comunità viventi effettuato in differenti parti del mondo. Potevano essere punto di partenza per
archeologi nella comprensione dello stile di vita degli antichi ( e abitanti primitivi) che palesemente
dovevano usare strumenti e aver avuto capacità artigianali più o meno semplici.
Etnografi e archeologi crearono schemi riguardanti il progresso umano. Sotto la forte influenza di Darwin
furono pubblicate diverse opere che sostenevano l’evoluzione dallo stato selvaggio , a quello barbarico, fino
ad arrivare alle vere e proprie civiltà.

La prima cosa da considerare in uno scavo è: dov’è ubicato lo scavo?

Per L’ARCHEOLOGIA ORIENTALE il problema è che scava edifici in crudo, ovvero costruiti con l’argilla
essiccata col sole senza cottura precedente in forno, quindi si scava argilla nell’argilla.

Un altro problema possono essere gli edifici preistorici e medievali che sono tra i più difficili da scavare in
quanto la planimetria è costruita con buche di palo. ( materiale ligneo)

Sistema delle 3 età: Già nel 1808 si era riconosciuta una sequenza di pietra, bronzo e ferro nei manufatti
ritrovati ma solo negli anni ‘30 del 19o secolo la sequenza fu studiata sistematicamente. Nel 1830 Thomson
propone di suddividere i manufatti preistorici in base alla loro età di provenienza: della pietra, del bronzo,
del ferro. È una classificazione che fu trovata utile dagli studiosi di tutta Europa. Successivamente fu istituita
la divisione in Paleolitico (età pietra antica) e Neolitico ( età pietra nuova). Divisione concettualmente
importante ma non aveva la stessa valenza in ogni luogo geografico.
Sistema delle tre età stabiliva un principio: studiando e classificando manufatti preistorici li si poteva
ordinare cronologicamente. Anche se è un sistema superato rimane ancora oggi una delle suddivisioni
fondamentali per l’archeologia.
L’archeologia stava diventando una vera e propria disciplina con scavi accurati e studio sistematico dei
manufatti trovati.

Dalla fine dell’800 si cominciò ad adottare una valida metodologia di scavo scientifico:

Nel 1945 Wheeler inizia a scavare per quadrati mettendo in evidenza delle sezioni di scavo, quindi
quest’ultimo assume un andamento regolare, ma dà un’idea parziale dello scavo perché non permette di
vedere la planimetria completa dello scavo. È utile quando si ha un’area molto vasta e pochi soldi e poco
tempo dato che questo metodo ci permette di avere un’idea generale della stratigrafia del sito.

Rivers sostiene che l’archeologia non si può fare senza un progetto. È molto importante per gestire i fondi
sapere cosa fare, chi chiamare, quanti operai lavorano. Inoltre, lui è famoso per la sua insistenza nella
registrazione totale dei dati di uno scavo. Grazie alla sua professione di militare trasferì metodi e rilevamenti
precisi tipicamente militari negli scavi da lui organizzati. Vennero realizzate piante, sezioni, modelli e
registrazioni esatte delle posizioni di tutti gli oggetti in quanto lui non volesse recuperare solamente quelli
preziosi ma anche quelli comuni. Venne infatti definito pioniere per quanto riguarda la registrazione totale
dei dati e la descrizione degli scavi.

Kidder fu uno dei primi archeologi ad utilizzare l’equipe di specialisti che lo aiutasse ad analizzare i
manufatti e i resti umani. Inoltre, delinea un modello di ricerca su scala regionale:

- Ricognizione
- Scelta dei criteri per l’ordinamento cronologico dei resti rinvenuti nei siti
- Organizzazione dei siti in una sequenza probabile
- Scavo stratigrafico per chiarire problemi specifici
- Ricognizione regionale e datazione più particolareggiata

Childe andò oltre la semplice descrizione e correlazione delle sequenze di culture e tentò di spiegarne
l’origine.Lui fu uno dei pochi che affrontò il tema del “ perché le cose sono successe e perché cambiarono nel
passato” in quanto in quel periodo si preferiva stabilire cronologie e sequenze culturali. Quest’approccio
generale cambiò dopo la Seconda guerra mondiale quando gli studiosi misero in discussione gli approcci
tradizionali. A questo interesse si aggiunge l’idea di Steward che le culture non interagiscono solo fra di
loro, ma anche con l’ambiente: Ecologia culturale. questo porta gli archeologi a relazionarsi con gli
specialisti delle scienze ambientali. Con ecologia culturale s’intende lo studio di come l’adattamento
all’ambiente possa portare a dei cambiamenti culturali. Dopo diversi studi,tra cui carte particolareggiate,
fotografie aeree, scavi, ricognizioni del suolo e raccolta di oggetti come frammenti di ceramiche, si misero a
confronto i risultati della distribuzione geografica dei siti con i cambiamenti dell’ambiente circostante.
Grahame Clark sviluppò un approccio ecologico differente con una relazione ancora più diretta con
l’archeologia sul campo. Prendendo le distanze dall’approccio “storico-culturale” sostiene che studiando
l’adattamento delle popolazioni all’ambiente è possibile comprendere molti degli aspetti dell’antica società.
Ovviamente in questo caso la collaborazione con specialisti sempre più su vasta scala è essenziale.

Dopo la Seconda guerra mondiale ci fu una rapida evoluzione di ausili scientifici all'archeologia. In questo
caso l’archeologia fu affiancata dalle scienze fisiche e chimiche: il progresso più importante fu quello della
datazione grazie al metodo del radiocarbonio (C14) che permette di determinare in maniera più rapida e
diretta la datazione dei differenti siti e dei reperti non datati senza dover ricorrere a confronti;
l'identificazione precisa dei residui organici grazie alle nuove tecniche nel campo della chimica; studio del
DNA che ha contribuito anche allo studio dell’evoluzione dell’uomo. Queste inoltre stanno permettendo di
avere più informazioni per quanto riguarda lo studio di domesticazione di piante e animali.

Tuttavia, c’è un’insoddisfazione sul modo in cui veniva condotta la ricerca nella disciplina. Si sostiene quindi
che serva un approccio che tenga conto di tutti i fattori di un sistema culturale, c’è la necessità quindi di dare
una maggiore importanza a essi per poter studiare più ampiamente i processi storici delle culture.
In risposta a questa situazione in America nasce la New Archeology capeggiata da Binford. Questo gruppo
di giovani aveva una concezione come “falsificata” della ricostruzione tramite i dati archeologi e sosteneva
che le evidenze archeologiche sociali ed economiche delle società del passato avessero una maggiore
potenzialità rispetto a quella pensata. Inoltre, le conclusioni sugli scavi, per poter essere considerate valide,
devono essere suscettibili di verifica, ed è per questo che si avvicinano alle discipline scientifiche.Venivano
infatti fatte semplici descrizioni, tentando di analizzare una cultura come un sistema di suddiviso in
sottosistemi ( tecnologia, commercio, ideologia..) da studiare nella loro specificità. Attribuiscono dunque
minore importanza alla tipologia e alla classificazione dei manufatti.Per questo i fautori della New
Archaeology si allontanano dall’approccio storico e si avvicina a quello delle discipline scientifiche ,
applicando tecniche quantitative raffinate e a “usufruire” di idee prese da altre discipline come la geografia.
La New Archaeology portò anche all’idea dello scopo dell’archeologia come spiegare ciò che è accaduto nel
passato, oltre la sua descrizione. Esplicitare e esaminare le ipotesi è dunque necessario. È andata sempre più
crescendo l’applicazione delle tecniche della ricerca archeologica a epoche più recenti , importanti e
riconosciuti sono oggi i campi dell’archeologia medievale e industriale.
Negli anni ’80 e ’90 del ‘900 nascono nuovi approcci denominati collettivamente postprocessuali ed era per
i suoi primi sostenitori una critica all'archeologia processuale ovvero alla New Archeology per alcuni; per
altri invece era un semplice sviluppo di alcuni concetti della New Archeology e quindi utilizzano un termine
più positivo che è Archeologia Interpretativa. Oggi si riconosce che non esiste un’archeologia
postprocessuale unica e coerente bensì un'intera serie di approcci e interessi interpretativi. Uno dei suoi
punti forti è che mette al centro dell'attenzione ci devono essere le azioni e i pensieri degli individui vissuti
nel passato.

2.COME SI ARRIVA A UNO SCAVO

Le principali tecniche impiegate per localizzare i siti possono essere distinte in RICONOSCIMENTO AL SUOLO
e RICOGNIZIONI AEREE; tuttavia, di solito sono necessari entrambi per un progetto di lavoro sul campo.
Al primo gruppo fanno parte:
-FONTI SCRITTE che, nonostante non siano sempre corrette sono comunque fondamentali. (non per la
Preistoria, invece è fondamentale per il Medioevo):ad esempio la Bibbia.

-TOPONIMI: questi parlano anche di quello che non c’è più e quindi possono fornire informazioni e
suscitare suggestioni su cosa potesse esserci in passato.Le carte IGM sono state redatte a metà del 900 e
raccolgono tutti i toponimi, ovvero i cartelli stradali ( soprattutto delle strade secondarie). Leggere le Carte
Geografiche dell’Istituto Militare: il Nord è sempre verso l’alto e all’interno della carta troviamo toponimi e
curve di livello(= indicano la crescita delle quote, sono linee sottili e ogni 5 metri si inspessiscono. Queste
sono utili perché permettono di leggere “azioni” storiche e le dinamiche difensive e abitative.)

-RICOGNIZIONE DI RICONOSCIMENTO: aree in cui sono presenti dei resti come resti di edifici murati, ad
esempio. Sono definite aree non – site perché con bassa densità di manufatti ma nelle quali attraverso
delle ricognizioni sistematiche vengono localizzate e documentate, aiutando anche lo sviluppo degli studi
regionali. Negli ultimi decenni si è trasformata in un’indagine più o meno indipendente che va a sostituire lo
scavo in alcuni casi: poco costosa, rapida e relativamente non distruttiva.
A volte prevede anche il campionamento di risorse naturali e minerali quali la pietra e l’argilla.
Il primo passo da fare è definire la regione che sottoponiamo alla ricognizione ( confini naturali; culturali;
completamente arbitrari). Poi va esaminata la storia dell’aria, tempo e risorse disponibili, facilità con cui è
possibile raggiungere un’area.
Ci sono 3 tipi di ricognizioni:

- casuali: percorrere a piedi ogni parte dell’area raccogliendo o esaminando i manufatti che affiorano
in superficie e di registrare la loro posizione insieme a quella degli elementi di superficie, basandosi
solo sui dati magnetometrici. I risultati possono essere distorti o fuorvianti perché i ricognitori
tendono a concentrarsi sulle aree che sembrano più ricche.
- Sistematico: si posiziona una griglia o una serie di transetti equidistanti su tutta l’area che viene
suddivisa in settori che vengono percorsi sistematicamente. Per la mancanza di tempo e di denaro
non si passa a ricognizione l’intera area, perciò si impiega una STRATEGIA DI CAMPIONAMENTO,
ovvero solo alcuni settori o transetti vengono sottoposti a ricerca.
Questo tipo di ricognizione facilita anche la rappresentazione grafica della localizzazione dei reperti
perché ne conosce sempre la posizione esatta.
I risultati tendono a essere più attendibili quando sono ottenuti da progetti di lungo periodo. Può
essere necessario eseguire piccoli scavi per integrare o verificare i dati acquisiti con la ricognizione
di superficie o per verificare ipotesi che sono scaturite dalla ricognizione.
- Sistematici-stratigrafici: quando ci si avvicina alle anomalie delle magnetometrie e mi allargo per
poter raccogliere anche quei dati.

A differenza degli scavi le ricognizioni forniscono una piccola quantità di informazioni su un grande
numero di siti ed è ripetibile.
Possono essere estensive quando si combinano i risultati di singoli progetti per ottenere un’immagine
su scala molto grande dei cambiamenti del paesaggio. Oppure intensiva quando mira alla copertura
totale di un singolo grande sito o di un gruppo di siti.
Le ricognizioni in grotta sono più faticose: non potendo usare le fotografie aeree non si conosce la
profondità della stratigrafia e si deve fare a piedi, manualmente, la ricognizione dell’area e
documentare tutto.

-FOROGRAFIE AEREE: sono una fonte inesauribile di informazioni e che normalmente precedono le
ricognizioni, sono utilizzate dagli archeologi anche per monitorare i cambiamenti nei siti nel corso del
tempo. Iniziano ad essere utilizzate subito dopo la Seconda guerra mondiale, sono foto in banco e nero
depositate negli archivi dell’esercito che li usano per la difesa; le fotografie satellitari sono utili per le aree
aperte. Queste foto vengono analizzate da laboratori informatici che attraverso vari processi ci rivelano
cosa nasconde il terreno.
Possono essere:
OBLIQUE ( permette di leggere i dislivelli vegetazionali, ovvero la crescita differenziata dell’erba in base a
cosa c’è sotto perché se c’è un muro le radici non possono andare in profondità), sono foto fatte da
archeologi per fini archeologici. Con la fotografia aerea obliqua vedo se c’è qualcosa, a questo punto attuo
la magnetometria grazie alla quale comprendo se c’è una concentrazione reale di materiale. Con questo
metodo si può progettare un’idea per lo scavo archeologico.
VERTICALI ( utili per avere una planimetria del sito), la maggior parte non provengono da ricognizioni
archeologiche.
Sono foto da voli fatti dalle regioni che aiutano a capire l’andamento delle forestazioni e alluvioni; perciò,
vanno richieste alle regioni che le conservano nei loro archivi. Noi le richiediamo quando sappiamo già che
nel territorio c’è qualcosa in seguito a precedenti ricerche, per esserne sicuri prima di iniziare uno scavo.
Tuttavia, noi sappiamo che c’è qualcosa ma non ci mostrano esattamente cosa.
Negli ultimi hanno si sono stati degli sviluppi importanti in questo settore: ALS, ovvero il telerilevamento, in
cui si usa un laser scanner che permette di ricreare una fotografia del terreno tridimensionale; SLAR, è
sempre una tecnica di telerilevamento fatta con il radar aereo laterale. Ci sono anche le foto satellitari che
ci offrono utili mappe di base da cui partire, in questo ambito, ad esempio, vengono utilizzate le
strumentazioni SAR che sono immagini radar che ci forniscono immagini estremamente dettagliate.
Attualmente viene utilizzato il GIS che è progettato per la raccolta, l’immagazzinamento, recupero e l’analisi
e la visualizzazione dei dati spaziali. La sua capacità di includere fotografie aeree e satellitari può essere
particolarmente utile perché possono fornirci informazioni particolareggiate e attuali sull’utilizzo delle
terre.

-CARTE: (in tutte le carte geografiche il nord è in alto)


le carte IGM sono utili per avere un quadro del territorio e mostrano le curve dei livelli, ovvero le quote:
sono utili a livello storico perché permettono di leggere un territorio e capire quali sono le dinamiche
insediative ( es. difensive).
Più le scale delle carte sono grandi e più sono nel dettaglio.
Noi dobbiamo mappare tutto ciò che troviamo sul territorio, la cartografia è importante anche per
l’archeologia.

-TECNICHE DI SONDAGGIO: per indagare su un sito senza scavare. Oltre alla ricognizione, vista
precedentemente, ci sono altre tecniche che vengono fatte dopo la ricognizione:

 Sondaggi: sondare il suolo con aste o trivelle per prendere nota delle posizioni in cui esse
incontrano corpi solidi o cavità e ci permette anche di avere un’idea della potenza stratigrafica. Si
parte da dove è stato ritrovato più materiale. Non ci si ferma al primo srato naturale perché
potrebbe esserci qualcos’altro sotto
 Saggi di scavo con la pala: scavare piccoli pozzi equidistanti l’uno dall’altro per avere un’idea
iniziale di cosa giace nel sottosuolo e come si concentrano i diversi manufatti in base alle varie zone
scavate.

-INDAGINI FISICHE: ci si fa aiutare dagli ingegneri. Sono possibili ricognizioni geofisiche diverse che vengono
scelte in base al territorio, per questo prima si chiede la consultazione di un geologo per sapere se c’è ferro,
ad esempio, e quindi non si può utilizzare un determinato tipo di strumento.

- Indagini elettriche: sono delle analisi fatte col Georadar che ci dicono se c’è qualcosa contro la
quale rimbalza l’onda elettrica. La velocità con la quale torna indietro ci dice la distanza fra il
paletto e la struttura, ci possono comunque essere problemi di interpretazione che saranno poi da
scoprire tramite lo scavo. Per vedere l’estensione e la regolarità dell’ostacolo faccio varie analisi:
- Magnetometria: dà dei risultati più puntuali, oltre a dirci se c’è qualcosa ci dicono anche che cosa
c’è. È una scatoletta che ha un bastone che deve essere orientato a Nord (nord magnetico), e noi
creiamo una griglia sulla quale la macchina registra le informazioni. Noi possiamo regolare il
magnetometro in base al colore del terreno che ci rivela da cosa è costituito più o meno. Dopo il
posizionamento vengono registrati e rimandati i dati di cosa si trova nel sottosuolo, dando
informazioni sull’andamento della struttura. Inoltre se la zona viene “colorata” di rosso significa che
la presenza di laterizi ( come l’argilla) è sostenuta ( forte), se invece il colore è verde la maggiore
presenza sono pietre.
Queste analisi possono essere rese anche 3D: ci aiutano a fare i preventivi (più terra da togliere
corrisponde a maggiori costi) e a capire cosa c’è sotto, permettendoci quindi di organizzare il
cantiere in base a dove c’è materiale sottostante.
Queste indicazioni ce le danno gli ingegneri che utilizzano queste macchine.
- Elettromagnetiche: sono le analisi che funzionano peggio.

Per i prezzi ci si basa sui prezzari di Milano che sono utilizzati da tutta Italia e si trovano online.

-RICOGNIZIONE SUL CAMPO: dopo che si definisce una zona archeologicamente interessante. Si
sovrappone la magnetometria agli altri effettivi ritrovamenti per comprendere se effettivamente la
localizzazione era corretta. Solitamente le ricognizioni di superficie avvengono dopo l’aratura. Con
ricognizioni di superficie si intende camminare quadrato per quadrato e raccogliere tutto quello che c’è in
superficie , solitamente i reperti si riescono anche a datare almeno come epoca. Il limite è che sotto ai piedi
si può avere una stratificazione archeologica molto profonda. Senza sapere, però, il tempo e i costi che si
devono sostenere si inizia facendo dei carotaggi geologici. Il carotaggio dà un’idea
della potenza stratigrafica. Se si trova lo strato naturale si va più giù per vedere se
è la fine della stratificazione antropica o se l’area ha subito frane/esondamenti e
quindi sotto le unità stratigrafiche continuano o no. La carota gira a vite e
srotolandola si possono vedere gli strati ancora prima di scavarli.

Dopo aver messo insieme tutti i dati, si avvisa la sovraintendenza che deve
accettare, poi si va in comune che ci fornisce le mappe catastali del luogo in cui
vogliamo scavare così che possiamo trovare i proprietari e chiedergli il permesso per la ricognizione.
Quando si trova qualcosa di interessante si passa all’esproprio del terreno che deve occupare la
sovraintendenza e lo Stato deve pagare il proprietario in base l valore catastale del terreno, oppure si può
procedere con espropri temporanei, ovvero mensili, in cui si sceglie un momento dell’anno in cui non si dà
fastidio. Una colta che abbiamo la mappa catastale questa corrisponde a un numero del terreno che
corrisponde a uno o più proprietari.
Dopo aver eseguito la ricognizione e il carotaggio si analizzano in laboratorio i materiali trovati così da poter
organizzare lo scavo.
Può servire scavare, con l’aiuto di una macchina, delle grosse trincee che creano il limite del nostro scavo
così poi da ripulire la sezione e leggere la stratificazione. Nonostante sia un interventi molto utile è allo
stesso tempo un intervento distruttivo.

In montagna le stratigrafie aeree sono complicate da leggere perché non si distingue in modo netto le varie
tipologie di pietra ( se glaciali, di case) a causa della morfologia alpina. Inoltre delle pietre potrebbero
essere frane, residui di morene/ghiacciai o crolli di un edificio. Per cui è necessaria sempre la ricognizione.

3-SCHEDE DI SITO- SCAVO STRATIGRAFICO

Sono schede richieste dalla Sovraintendenza in cui va scritto se qualcuno prima di noi ha fatto scavi in quei
siti. Si tratta di schede ministeriali di 4 fogli, consegnate insieme a un libro per decodificare le sigle.
Troviamo il modello di rilevamento dei dati per la scheda del sito, qui bisogna indicare tutti i dati delle
ricerche: il rischio archeologico, il tipo di suolo/terreno, i beni archeologicamente interessanti, le tipologie
del trovato e dove è stato trovato. Inoltre se ci sono dei vincoli bisogna indicare quali sono e citare il
decreto collegato.

Ogni regione ha un codice.

Ci sono diversi tipi di scavi:

- Scavi programmati: di solito collegati all’università, quindi con lo scopo di ricerca e/o didattica.
Sono scavi in cui non si ha fretta e quindi di lunga durata. Sono pochi quelli di questo tipo
- Scavi di Emergenza: sono i più frequenti, fanno capo a cooperative archeologiche di liberi
professionisti archeologi. In questo caso le documentazioni sono molto precise. Tramite questo tipo
di scavi vengono formate le carte archeologiche. Inoltre gli archeologi vengono presi tramite bandi
di concorso. si tratta di lavori di cantiere in cui gli archeologi controllano in modo capillare tutto.
- Ricognizioni
- Ritrovamenti Sporadici: sono numerosissimi, soprattutto quelli in mare, e vengono indicati sulla
carta indicando tipologia e data. Sono ritrovamenti decontestualizzati ma che danno comunque
un’idea sulla probabile presenza di reperti,del loro materiale e dell’eventuale periodo nel
sottosuolo. Importanti perché ci forniscono informazioni sul territorio.

Rischio archeologico è un dato che si ricava dalla consultazione delle carte archeologiche in cui sono
riportati tutti gli scavi d’emergenza e i ritrovamenti sporadici. Sono utili ai comuni che li richiedono per
progettare i lavori in modo da evitare gli strati archeologici e non dover bloccare il lavoro.

La mappatura del rischio archeologico:


- in rosso sono segnate le aree con un fortissimo rischio archeologico.
- in arancione quelle a medio rischio archeologico.
- in giallo le aree libere ( generalmente più periferiche al centro della città).

Nello scavo tutte le tracce antropiche sono importanti, nello scavo, poi nei magazzini dei musei si decide
cosa fare ma va comunque documentato tutto. Durante le ricognizioni bisogna documentare tutte le tracce
antropiche che siano recenti o no e che facciano o no parte del periodo che si sta esaminando.
Oltre alla documentazione scritta è importate anche la cartografia antica.

Nelle miniere è importante il rapporto con i geologi e i botanici. Queste ci forniscono altre informazioni
storiche sui committenti, materiali utilizzati, visibilità. Si deve conoscere il territorio circostante per avere il
quadro più completo.
I documenti scritti portano a indicazioni riconducibili al territorio e danno un’idea di come poteva essere al
tempo il territorio. Legato a quest’ultimo punto è importante anche l’analisi delle malte degli edifici nelle
quali c’è bisogno di un sostegno di un geologo in quanto si analizzino i leganti e i litotipi. Questo consente di
capire se sul territorio è presente o no un certo materiale. Porta inoltre a capire il grado di
ricchezza/povertà del committente.

Come di forma la stratificazione?


Diventa stratigrafica quando si interpreta la stratificazione. Si parte dai più antichi, ovvero più in profondità
e al contrario più si trova in alto più
è recente. Ad esempio per un
edificio prima cadono le tegole, poi
le travi e infine gli alzati. Il crollo
sigilla gli elementi; noi dobbiamo
ragionare all’inverso di ciò che
troviamo.

Possiamo trovarci davanti a degli strati d’abbandono nonché strati dove c’è stato l’abbandono di un edificio
che è successivamente crollato. Spesso questi possono fare da “fondamenta” per una costruzione
successiva.

Tutto ciò che si trova in uno scavo va numerato con numerazioni diverse e ogni strato (unità stratigrafica)
va distinto dagli altri per colori, nominati dalla Tavole di Mars (tavole geologiche con i colori della terra con
delle sigle corrispondenti), e per compattezza.

Ogni volta che si fa una foto a qualcosa si deve mettere: Palina (20cm fascia banca/rossa); Freccetta per
indicare il nord; lavagnetta con unità stratigrafica, anno, scavo.

Possiamo dividere i ritrovamenti per:


-fasi → romana, alto medievale, basso medievale..
- periodo → ...simo secolo
- microfasi → possono essere dei lavori di ricostruzione che si trovano all’interno delle fasi. Si scopre che è
microfase in base al materiale che è sempre molto importante per datare.

L’archeologia urbana richiede la capacità di riconoscere gli strati archeologici dal resto che si trova sotto
terra.
Per quanto riguarda il cantiere è necessario un continuo confronto, che sia per organizzare o impostare il
cantiere stesso. In uno scavo ci sono anche gli assistenti di scavo. Cioè colui che fa (dovrebbe fare) da
tramite tra l’archeologo e la soprintendenza. Questo contatto dovrebbe risolvere i problemi in modo che
l’archeologo si occupi solamente dello scavo.
Quando si scavano degli elevati molto alti si deve controllare con i vetrini oppure con dei rotolini di stucco
da mettere da entrambe le parti per verificare la stabilità della struttura. Bisogna inoltre bisogna controllare
che, togliendo la terra alla base del muro, questo non si apra e crolli e quindi bisogna fare un controllo
precedente delle fessure delle murature. Se questi rotolini si staccano vuol dire che la struttura si sta
aprendo. Di solito in questi casi si chiede il consulto di uno STRUTTURALISTA per evitare che ci crolli
addosso.

I cantieri misti sono formati da cantieri di archeologia e cantieri di ricostruzione/restauro, questi possono
creare problemi in quanto entrambi hanno la propria perizia. Nei CANTIERI MISTI si devono dividere bene i
materiali attraverso dei recinti ben chiari per separare le macerie archeologiche dal resto, così da avere ben
chiari i costi. In questi cantieri bisogna prestare una particolare attenzione anche alla sicurezza: mettere in
sicurezza il proprio cantiere sarà aspetto che si incrocerà con l’altro cantiere.

Man mano che si scende si creano delle pareti chiamate SEZIONI che vanno documentate. A ogni Saggio
corrispondono 4 sezioni.

Scavi in estensione servono per avere un’idea generale dello scavo.

Prima di ogni scavo si deve andare all’Ufficio catasto in sovrintendenza per sapere la sigla del proprio scavo
che serve per distinguerlo dagli altri. È utile perché si deve riportare in tutte le Schede US, essendo utile per
l’inventariazione. La sigla è un dato che va inserito nella scheda sotto la voce località.

4-LO SCAVO

- Elenco dei materiali necessari: teloni di plastica (per proteggere lo scavo dalla pioggia, se si hanno
terreni molto drenanti pioggia e umidità potrebbero non creare troppi problemi invece se il terreno
è argilloso questo porterebbe delle grandi complicazioni. ), tavoli, sedie, paline, pale, secchi, ecc.
Uno strumento importante, anzi quasi fondamentale è il trowel nonché la cazzuola britannica che,
grazie alla sua lama rigida, è in grado di grattare il terreno.
- Recintare lo scavo, per la sicurezza
- Togliere l’humus, ovvero il primo strato superficiale del terreno, su tutta l’area se non si è
effettuata la magnetometria. Infatti nel caso non si possano effettuare delle magnetometrie o la
consultazione delle fotografie aeree si attua lo scorticamento/scortecciamento dello strato di erba
e humus per avere un’idea di cosa possa emergere nel primo strato della stratigrafia e dare una
prima approssimativa planimetria.
- Lasciare degli scivoli per le carriole e per risalire, oppure utilizzare dei sacchi di sabbia per creare
degli scalini.
- Partire dal fronte di scavo e andare indietro per evitare di calpestare ciò che si è già scavato. Il
fronte di scavo è infatti il luogo dal quale si parte senza poi coprire di nuovo la parte scavata in
modo da evitare di pestare la parte già pulita.
- Bisogna inoltre organizzarsi sia sul fronte del tempo, quindi ad esempio la quantità di ore in cui il
sole batte sul cantiere
- Quando non si scava si copre il sito con un tessuto non tessuto ( da mettere in perizia)
- Valutare dove mettere la terra che si toglie. Durante lo scavo bisogna sempre lasciare un po’ di
terra per la carriola nelle vicinanze in modo che sia più semplice poi da ricoprire.
- valutare se, in un futuro, si vorrà o meno ampliare l’area del cantiere.
- Si deve seguire l’US, quindi si scava strato per strato secondo colore e compattezza, bisogna saper
documentare quale strato copre/è coperto da un altro e la tipologia di strato ( se il terreno è
sabbioso/argilloso).
- Pulire gli strati è fondamentale in modo da mettere in evidenza tutti i possibili ritrovamenti. Un
esempio di pulizia è quello che si fa sugli scheletri o sulle ossa bloccate tramite un bidone
aspiratutto e una garzetta.
- La sigla dello scavo va riportata sempre nelle schede US, sacchetti, cassette, lavagnette

6.SCHEDA US

 n. catalogo generale/ internazionale: ce li dà la sovraintendenza.


 Località comprende anche la sigla dello scavo.
 Anno ci facilita le ricerche successive
 Area: sigla di ogni area in cui si scava
 Saggi: zone scavate in modo separato all’interno dell’area di scavo,è come una sorta di microarea
all’interno dell’area di scavo. – ad esempio: area d’accesso- saggi 4 e 2. È una suddivisione utile per
l’immagazzinamento e lo studio dell’area. Il saggio è la suddivisione utilizzata per gli scavi di grande
dimensione; per gli scavi di piccole dimensioni all’interno del saggio vi è il sondaggio, serve per
calibrare all’interno del saggio dove concentrarsi di più quando rimane poco tempo o pochi soldi
ecc..
 Settore: quando non si conosce cosa si sta scavano o in una chiesa, si riferisce all’orientamento, può
essere infatti nord/sud/est/nordovest.. (Nord, Centrale, sud ecc.)
 Ambienti: sono differenti dall’area, presentano infatti ingressi e strutture murarie dando “vita” a dei
confini. Questi si “stabiliscono” durante lo scavo.
 Quadrato: si utilizza soprattutto per la preistoria e protostoria perché non si hanno strutture su cui
basare la divisione del cantiere per cui si divide in quadrati numerati.
 Unità stratigrafiche: si dividono in base al colore, compattezza e tipologia del terreno. Ci sono
quelle naturali, ovvero formate da uno strato limoso (esondazioni, frane, alluvioni); e quelle
antropiche/artificiali, ovvero gli strati in cui c’è tutto ciò che non è naturale.
La numerazione delle US si può dare in modo consequenziale, partendo dall’humus e si va avanti
seguendo l’ordine, o indipendente, quando si lavora in un’area molto grande che è molto divisa. In
quest’ultimo caso per semplificare il lavoro si dividono in blocchi le unità per ciascun saggio (es. un
blocco può numerarle da 1 a 100; un altro da 101 a 200, ecc.), quando finiscono si prende un altro
blocco. Se le aree sono molto vaste ogni seggio ha un blocco di unità stratigrafiche ad esempio il
seggio VII avrà dal numero 700 al numero 900. Tutto ciò dev’essere segnato sull’elenco
dell’organizzazione prima di iniziare lo scavo.
Quando si danno i numeri è meglio darne di più che di meno perché poi è più complicato dividere
materiali precedentemente indicati insieme.
 Foto: tutto deve essere fotografato ed è importante prima pulire lo strato togliendo le impronte, i
secchi ecc. Inoltre viene utilizzato uno strumento per il verde rame diluito con dell’acqua che serve
a rendere visibili i colori che il sole tende a cancellare. Nella lavagnetta della foto si deve indicare
oltre alle cose indicate precedentemente anche l’ambiente/ saggio ecc.
Le foto devono essere fatte dall’alto, per quanto possibile, usando droni o ponteggi (soprattutto in
ambienti chiusi come nelle chiese). All’interno di edifici chiusi è importante calcolare l'esposizione
delle foto, quindi, sì devono mettere dei fari potenti in perizia e dei generatori. Le foto sono da
scaricare indicando saggio, unità stratigrafica, scavo e anno per facilitarne il reperimento dato che
sono utili anche durante lo scavo per avere il controllo di cosa si sta facendo.
(In perizia è importante mettere sempre delle leve per smontare strati pesanti e del gesso per avere
il calco in negativo di epigrafi in caso queste dovessero rompersi e per poterle studiare senza dover
aspettare il restauro).
 Piante; Sezioni; Prospetti: tutto ciò che si trova deve essere rilevato a scala 1:20. Per questo si deve
creare una picchettatura per avere dei riferimenti metrici. I picchetti vanno posizionati scegliendo
un punto 0, lì si mette il livello ottico, ovvero il tripidi con una bolla sopra al quale si monta il livello
ottico con una vite, ha una ghiera in cui sono indicati i gradi degli angoli dello strumento, poi vi è
un’altra bolla da mettere in bolla, sopra vi è un mirino a forma di croce, che serve a vedere se si è
allineati, e un cannocchiale. Si posiziona a 90° e il collega con la palina dall’altra parte, si deve
mettere perfettamente al centro della croce del mirino così da essere allineati.
Sotto al treppiede si mette un filo a piombo che una volta perfettamente fermo permette di
mettere il primo picchetto sotto (picchetto 0) con un chiodo che va cementato perché d’inverno
qualcuno potrebbe toglierlo.
Poi si prende la rondella metrica con lo 0 sul chiodo e lo si allunga fino alla palina ( distante 30 cm),
ogni 2 m pianto un picchetto ( orientato sud-nord).
Poi mi giro di altri 90°, sempre dal punto 0, e ripeto tutto ma questa volta orientato est-ovest.
Poi sposto il livello sul nuovo picchetto e ripeto il procedimento per metterlo in bolla e continuo in
questo modo fino a chiudere il quadrato.
Questo serve per creare una griglia tirando la rondella metrica dal 2 est al 2 ovest, ad esempio,
collegando così i picchetti.
Se un muro è a metà fra 2 picchetti si può procedere con i rilievi con la quadrettatura, ovvero si fa
un angolo retto misurando col metro rigido e il filo a piombo, partendo dai picchetti, indico dove si
trovano.
Quando si ha fretta invece di creare la griglia si prendono 2 punti da picchetti e misuro: A dista x m
da 2 e x m da 6:

E= est

2E 6E

A: 2.6 3.05 E

B: 3.60 7.80 E

Successivamente, finito lo scavo, con lo scalimetro (metro a scale diverse) metto il compasso sullo 0 e lo
apro a 2.6m, sulla carta millimetrata in cui ho segnato i picchetti, parto da questi, segno dei semicerchi in
corrispondenza dei reperti puntando il compasso sul punto 2; poi riprendo la misura per il picchetto 6. Dove
si intersecano i semicerchi è il punto preciso messo in scala 1:20, grazie allo scalimetro.
Per qualsiasi disegno si deve riportare: sigla dello scavo + n° saggio + unità stratigrafica +scala + nord +
metro scalimetro ( 3m):

in questo modo si possono riportare le misure quando riduco ulteriormente la scala e avere comunque un
riferimento metrico d’origine.
Ogni posizione deve essere presa da 2 punti(= picchetti)

PIANTE: indicare se si è posizionato sulla carta millimetrata tutto ciò che si è trovato.
SEZIONI: sono le pareti verticali dello scavo, anche queste sono da disegnare per documentare l’andamento
stratigrafico.
PROSPETTI: facciaviste dei muri, ovvero la muratura, da misurare, disegnare e fare una campionatura della
tessitura muraria perché possono avere caratteristiche diverse.

Nelle grotte si chiamano gli speleologi che piantano in modo regolare dei picchetti sulla volta e poi con dei
fili a piombo scendono giù ( in questo caso vanno messi in perizia). Non si possono picchettare le pareti
perché rovinerebbero la stratigrafia.

Si può utilizzare anche il SISTEMA DELLA GRIGLIA, può essere utilizzato anche dagli operai, si tratta di un
quadrato (1m x 1m) sul quale sono piantati dei chiodini ogni 10cm per tutti i lati e si fa passare da un chiodo
all’altro un filo da cantiere, un lato ha le lettere e un altro i numeri. Va posizionata sul selciato e nel caso di
tombe viene utilizzata una griglia più piccola da 0,5m x 1m, perché sono più strette e per lo stesso motivo si
usa la scala 1:10. È importante tenerla in bolla ed è utile anche per la campionatura delle tessiture murarie.
Se il rilievo permette di documentare in pianta, in sezione e in prospetto va indicata anche la quota, per
sapere a che profondità si trovano. Si prende un punto 0 esterno al cantiere (possibilmente non
danneggiabile), poi monto il livello e un collega scende con un metro rigido che posiziona sui vari punti da
quotare (es. muro, pavimento), dal livello legge il numero del metro, ad esempio 3,5m, che è l’altezza del
livello, quindi è la MISURA RELATIVA. Per sapere la MISURA ASSOLUTA si deve posizionare il metro al punto
0 e col livello vedo un determinato numero, ad esempio 0,5 m. ora sottraggo questa altezza alla prima,
quindi 3,5 – 0,5= 3,00, questa è la quota assoluta perché tolgo la quota del livello. Questa misura la riporto
poi sulla quota del mare che va chiesta al comune. Poi si aggiunge o si toglie la quota del punto 0 che deve
essere misurata con attrezzi più complessi del livello.
Nei prospetti va indicata anche la quota. Inoltre si deve battere anche la quota di partenza.
Nei disegni con le frecce si indicano eventuali elevati.

Le interfacce sono zone dello strato in cui c’è ancora materiale dello strato superiore o materiale dello
strato inferiore e quindi non sono sicura dello strato a cui appartiene il reperto.

Tutti i disegni vanno inseriti in una planimetria generale, per avere una situazione generale degli scavi

- Tabelle materiali: indicare R.A. (reperto archeologico) ovvero materiale di un certo valore anche
economico, soggetti alla vendita ( ci sono dei periti che lavorano in tribunale che valutano i reperti
se acquistati regolarmente, quanto valgono, ecc; ci sono anche i poliziotti dei beni culturali); e N.
ovvero materiali inventariabili, belli ma non rientrano nel mercato clandestino.
- Sezione: deve avere delle legende il più possibili lineari, cioè leggibili

La picchettatura è una griglia topografica formata da picchetti a distanza di 2m x 2m che serve ad avere dei
riferimenti georeferenziati.
I rilievi, ovvero portare i dati sulla carta millimetrata, si possono fare con il LASER SCANNER, che è il modo
più costoso per l’attrezzatura utilizzata e per l’impiego di un ingegnere. Il laser è collegato a un satellite che
ha una macchina fotografica collegata al computer del laser scanner. Si segnano una serie di punti sul
cantiere che vengono ripresi dal satellite che ci fornisce una planimetria perfette sebbene non ci dà il
dettaglio.

Il prisma ci permette di registrare l’andamento e la struttura dei muri.


Se non si ha un livello si può un tubo e acqua, secondo l’esperimento dei vasi comunicanti di Pascal, e
segnano il livello in cui deve arrivare l’acqua.

Quadernino con quota 0 ( si fissa sul piano di cantiere prima di iniziare a scavare. Quando scendo molto è
difficile battere la quota 0, perciò batterò una nuova quota 0 che chiamerò quota 2 che si trova a tot
distanza dalla quota0, queste sono stazioni intermedie, nelle quali poi si deve calcolare la quota 2 +
distanza dalla quota 0. Questo va registrato sul quaderno di scavo insieme al livello di quota relativa,
assoluta, unità stratigrafica, descrizione unità stratigrafica, n° rilievo.

La trilaterazione è il disegno fatto precedentemente ( il secondo).

- Definizione e posizione: degli strati


- Criteri di distinzione: colori e compattezza
- Componenti: inorganici ( ceramiche, di cui specificare tipo e caratteristiche con una descrizione
minima; metalli; vetro; monete) organici ( carboncini, ossa, semi). Vanno segnati anche il numero
dei sacchetti relativi.
- Consistenza (terreno) può essere sabbiosa, ghiaioso ecc. si fa riferimento alla durezza del suolo
usata dai geologi.
- Colore: da prendere appena scavata l’unità stratigrafica e si fa riferimento alle tavole di mansel,
ovvero delle tavole canadesi che presentano vari colori dei terreni con in alto la sigla che
corrisponde alla pagina, sono tavole dei suoli che si usano anche per gli impasti delle ceramiche e
per le pietre. Sono utili per avere dei colori chiari e oggettivi, infatti nella prima pagina delle schede
US vanno messi i dati oggettivi, nella seconda pagina l’interpretazione.
Sulle schede si scrive Mansel e la sigla del colore.
- Stato di conservazione: dato oggettivo
- Descrizione: di tutti gli strati o i muri o i pavimenti in modo dettagliato
- Sequenza fisica: è importantissima. Tutti gli strati hanno fra di loro dei rapporti fisici, es. US1 : 1
copre 2, quindi 1 è successivo a 2; US2: 2 è coperto da 1, quindi 2 è anteriore a 1; 6 si appoggia a
15; 15 gli si appoggia 6.
Se si ha uno strato diviso da una buca (taglio + riempimento) si danno due numeri diversi perché
possono contenere materiali diversi ( es. muro difensivo),successivamente posso unirli scrivendo
nella busta USX=USY, se non sono state trovate differenze.
Due murature si legano fra di loro se presentano i filari che si alternano delle 2 strutture, sono
quindi contemporanei.
Coperto: 1 che copre 2
Appoggia: per strati e murature, si tratta di strati/ muri precedenti a cui si appoggiano
successivamente altri muri o strati, risalenti a momenti diversi non per forza lontani fra loro.
Tagliato: ad esempio una fossa che è successiva agli strati
Riempimento: successivo alla fossa
Da questo si fa il Matrix o Diagramma stratigrafico, ovvero strutture logiche che rendono a livello
grafico l’anteriorità o la posteriorità degli strati, in alto si mettono gli strati più recenti:

Anteriore a/ posteriore a: sono informazioni utili per il Matrix.


Deve essere numerato sia il buco che il riempimento perché una stessa buca può contenere riempimenti
diversi.

È importante conoscere le tecniche costruttive

Gli scavi in roccia sono molto complessi soprattutto se la roccia è stata “utilizzata” su più strati archeologici.
In questo caso potremmo trovare nello stesso plateau roccioso delle capanne preistoriche, luoghi di
lavorazione di rame/bronzo, sepolture normanne, tagli di pietre per l’estrazione, delle buche di palo. Tutti
questi elementi devono, come i loro riempimenti essere numerati. Le buche di palo ad esempio possono
anche essere state usate più volte .
Durante uno scavo si consiglia di avere, oltre alle schede vere e proprie per i dati, un proprio quaderno delle
annotazioni: le idee/ipotesi che nel corso dello scavo possono mutare e annotazioni di disegni e matrix
(diagrammi stratigrafici) possono essere utili.
La vecchia documentazione è diversa da quella recente anche perché non si seguiva il metodo stratigrafico
come oggi, sono infatti più che altro racconti quasi romanzati che raccolgono solo informazioni storico-
archeologiche. Tante di queste erano o cartoline o fonti scritte.
Nelle perizie degli scavi bisogna sempre tener conto del costo degli eventuali lavori d’intervento come le
messe in sicurezza o i restauri.
Il restauro deve sempre essere riconosciuto pur senza distruggere l’armonia della struttura antica. Di ovvio
c’è che anche il restauro dev’essere notato e quindi la struttura non sarà uguale ma simile. Il restauro può
essere di due tipologie:
- sottosquadro: è il più comune e il più economico e consiste nel porre la parte restaurata rientrata di circa
3cm rispetto all’originale.
-sovrasquadro: è di poco più sporgente rispetto all’originale e ha una variazione di colore in modo che questo
si possa riconoscere. Le sfumature di pigmenti utilizzate sono spesso SNOF (ambra bruciata) o OBA ( che da
un colore di terra realistico). Questi pigmenti sono inoltre, nella maggior parte dei casi, idrorepellenti.
Lo scopo degli interventi di restauro archeologico è salvare il lato storico e antico arrivando però a dei
compromessi. Per poter sottoporre un sito a restauro bisogna fare una mappatura nella quale si elencano i
materiali che verranno utilizzati e in che percentuali, se c’è la presenza di fratture statiche o se in una cinta
muraria ad esempio possiamo trovare differenti fasi.

7-SCAVO DELLE SEPOLTURE

Necropoli: età pagana, si tratta di aree predisposte


cimiteri: età cristiana, si tratta di aree cimiteriali molto ampie per le quali serve l’aiuto dell’antropologo
fisico.
Si tratta di situazioni articolate e complesse, soprattutto in caso di fosse comuni.
Vengono utilizzati strumenti più piccoli rispetto a quelli visti finora: trowel, strumento che si usa per tagliare
il parmigiano ( come la trowel ma più piccolo), strumenti da modellatore, bisturi, strumenti da dentista,
cucchiai, pennellini e scopette, palettine, forbici e tronchesine ( ultime in caso ci sia bisogno di staccare
radici dall’individuo senza rovinarlo).
Si procede a scavare come qualsiasi altro scavo stratigrafico, ma per la numerazione dare quella
consequenziale ( cioè n° strato, n° taglio, n° riempimento, ecc) può portate a dei problemi, perciò si dà ad
ogni tomba un numero, tutto ciò che c’è dentro ha lo stesso numero: tomba 1 e descrivo tutto ciò che vi
trovo all’interno. Nel Matrix sostituisco i vari elementi all’interno con “ tomba n°x “ e segno i vari strati
(fossa 1; primo riempimento 2; individuo 3; ricopertura 4).

In questo caso si devono prendere le quote del cranio, zona pelvica, piedi, ginocchia. Perché danno
informazioni su com’è stato seppellito, ad esempio se è stato seppellito su un’asse di legno non ci saranno
quote troppo diverse tra loro; invece se è stato seppellito avvolto in un lenzuolo ci saranno quote maggiori.
Ci forniscono anche altre informazioni sulla sepoltura come se la rotula è sopra al ginocchio, se fasciato o se
la tomba era stata ben sigillata, o di lato, in questo caso la tomba aveva dello spazio laterale.
La prima cosa da notare è il taglio.

Si deve mettere in luce l’individuo per la foto e per indicare l’orientamento ( elemento importante per la
religione). Per le foto si segue lo stesso procedimento delle foto degli altri tipi di scavi, così come il rilievo
che può essere fatto con la griglia o con la squadra.
Scavare una fossa crea problemi stratigrafici, cioè la stratigrafia inversa. Si deve fare attenzione agli strati
vicino alla tomba perché potrebbero essere più antiche: quando scavo butto la terra vicino, ma quando la
riempio non la riporto tutta perché occupa un volume maggiore.
Fosse di profondità diversa non indicano per forza periodi diversi, può dipender da stagioni diverse, ad
esempio.
Ci sono schede US apposta per gli individui che variano regione a regione. Qui viene richiesto di indicare i
distretti scheletrici: cranio, arti inferiori, arti superiori, tronco e cintura. Viene richiesto anche di descriverli,
indicare se mancano ossa, indicare gli stati di conservazione, indicare le osservazioni tofonomiche ( rituali
religiosi, ad esempio le mummie, e tutto ciò che riguarda i trattamenti del corpo), indicare gli elementi di
corredo ( importanti per la datazione), dati tipologici generali, parte burocratica inventariale. Questi sono i
campi presenti nelle schede di Unità scheletriche.

Dai corpi si possono ricavare diverse informazioni:

- Biologiche ( sesso dall’arcata sopraccigliare, dimensioni cranio, ampiezza bacino/ età morte dalla
dentatura: se sono usurati o se sono di latte)
- Eventuali patologie: dalle tracce sulle ossa di fratture, ascessi, sifilide
- Lunghezza totale dell’individuo
- Lunghezza massima delle ossa lunghe
- Varie osservazioni
le due lunghezze vanno misurate al momento del ritrovamento.

È importante quindi prendere le misure sul corpo.


Vengono anche utilizzate delle schede in cui sono elencate tutte le ossa e ci aiutano ad indicare quali
mancano e quali no.

Per la campionatura si prendono degli strati di riempimento della fossa ( per trarre informazioni su
eventuali riti funerari, cibi ecc) + terreno in prossimità del bacino ( per fare le analisi parassitologiche,
ovvero analisi sui parassiti per avere informazioni sull’ultimo pasto ed eventuali parassiti, virus) + sulla
superficie di deposizione e sopra l’inumato ( soprattutto nella zona del cranio dov’è possibile trarre
informazioni sulla capigliatura) + campioni osteologici ( per la datazione del Carbonio 14 in caso della
mancanza del corredo, analisi paleo nutrizionali es. come mangiavano, analisi biomolecolari ovvero DNA,
importante per le sepolture multiple e per sapere i gruppi sanguigni e quindi studiare i matrimoni e le
popolazioni misti).

Per rimuovere l’individuo si deve dividere il corpo in distretti: cranio; superiore destro, superiore sinistro;
inferiore destro, inferiore sinistro, tronco. È importante non svuotare il cranio perché gli antropologi
studiano le ossicine delle orecchie. Questo materiale va messo in dei sacchetti etichettati che devono essere
forati in modo che non venga la muffa alle ossa, successivamente inseriti in delle cassette alte almeno 70
cm. È importante non usare carta da giornale perché contiene piombo nell’inchiostro, ma vanno messi nel
tessuto non tessuto o nella carta velina, per poi portarli in laboratorio per studiarli. Nel caso che il corpo sia
mummificato si fa una TAC per non rovinare ne le bende ne il corpo in sé.
Lo scavo delle sepolture richiede una metodologia particolare che cambia in base alla zona nella quale ci si
trova. Se questa zona è ampia è sempre meglio essere affiancati da un antropologo che darà informazioni
sulla biologia del corpo.

Gli individui infantili presentano dei problemi: le ossa si conservano poco perché contengono poco calcio;
non viene riconosciuto a livello sociale fino alla pubertà, quindi vengono seppelliti in zone separate; spesso
si ritrovano in sepolture anomale come le anfore.

Ci sono vari tipi di tombe: bisome ( con più individui); nelle chiese; a terra; ossari (difficili da scavare, vi è
una sovrapposizione di individui fino ad arrivare alla fossa comune, questo rende difficile distinguere
l’appartenenza dei piccoli distretti a un singolo individuo. In questi casi si cerca di scavare per strati per
quanto è possibile e si cerca di recuperare tutto, la stessa cosa vale anche per i campi di battaglia in cui ci
sono anche le ossa animali). Ci possono essere vari tipi di sepolture come quelle nella roccia che sono
particolari perché sopra di esse vengono messe delle macchine da mugnaio. Oppure nella roccia con delle
pareti che vengono poi costruite successivamente.
È importante segnare la posizione delle braccia e individuare la posizione dei corredi nel disegno.
Trovare individui all’interno di sepolture murate è raro, nel caso in cui si dovessero trovare questi individui
con elementi molli ancora conservati ( pelle, organi, capelli, muscoli) si deve contattare l’ASL. Inoltre si deve
far la campionatura dei tessuti ( stoffe) quando si sono conservate perché sono rari.

In caso di cremazioni si fa un negativo in verticale dei loculi in cui si mettono le urne, che vanno prelevate e
non scavate, si scavano poi in laboratorio di antropologia fisica perché ci sono alcune ossa all’interno,
perché non sono perfette come oggi.

Per quanto riguarda le sepolture pagane è importante il territorio intorno perché si facevano molti riti
funebri lì vicino. Anche in questo caso va analizzata in laboratorio e non scavata prima.

Ci sono tombe anche in aree di scarto.


Il matrix viene poi fasizzato attraverso lo studio dei materiali, che sono gli elementi datanti del nostro
scavo, ovvero la ceramica, detta per questo “fossili guida”.

8- SCHEDA US (RETRO)

Qui si trova la parte interpretativa:

- Osservazioni: legate a qualcosa che ci ha colpiti particolarmente e che non abbiamo messo nella
descrizione perché lì mettiamo i dati oggettivi, utili per l’interpretazione.
- Interpretazioni: interpretazione di ciò che abbiamo trovato in base a tutte le conoscenze che
abbiamo accumulato studiando e in base agli strumenti che abbiamo a disposizione, ad esempio
l’antropologia fisica, ecc.

Si deve sempre lavorare sulle percentuali, per questa da uno scavo, in un primo momento, si deve
conservare tutto. Tutto viene analizzato e vengono segnate le percentuali, una volta ricavate tutte le
informazioni se ne tiene solo un campione.
La percentuale ci può suggerire la procedura che è stata utilizzata per la realizzazione a seconda delle varie
fasi, quindi ci fornisce informazioni sul lavoro delle varie maestranze. L’ archeologia sperimentale si occupa
proprio di ricercare dai dati di scavo informazioni sulla produzione e si cerca di replicarne i metodi di
produzione.

Sulle cassette vanno scritte: sigla di scavo, unità stratigrafica, anno di scavo, cosa c’è all’interno. Tutto il
materiale deve essere siglato, a noi serve l’anno, il n° inventario e l’unità stratigrafica.
Le ceramiche sono da dividere in orli; fondi; pareti (quest’ultime non si disegnano).
Si sigla con lo smalto per unghie trasparente e sopra si scrive la sigla dello scavo e il numero di catalogo
nazionale. I pezzi particolarmente belli devono avere questo numero, che viene dato dall'ufficio catalogo
della Sovrintendenza e che deve essere scritto anche nelle cassette che vanno numerate e indicata la
posizione dato che vengono separate dalle altre perché sono a rischio furto, e per questi devono essere
compilate delle schede apposta per controllare i traffici illeciti, ovvero le “scheda nazionale”. Queste vanno
fatte a mano e gli vanno allegate le fotografie a colori con i riferimenti dimensionali. Queste schede sono
pagate così come le schede inventari. Di ogni pezzo si possono fare 3 schede: RA, inventari, nazionali.

Un filone dell'archeologia è la numismatica, che si occupa dello studio delle monete, al suo interno ci si
concentra su certi periodi e certi materiali. In età medievale è difficile perché ogni signore ha una sua
moneta.

Anche sulle monete ci sono delle schedature che richiedono un certo livello di specializzazione. Si possono
fare le analisi sugli isotopi ovvero capire la circolazione della materia prima e da dove proviene e le
percentuali dei materiali impiegati oltre al tipo di coniazione questo ci aiuta a ricostruire l'economia di una
determinata zecca.
Si possono ritrovare anche dei tesoretti, delle buche o onciali pieni di monete e tesori che venivano posti in
caso di pericolo. su questi si riescono a fare molte analisi per trarre informazioni sulle monete di un
determinato periodo.
Nello studio delle monete sono importanti i pesi.

- Elementi datanti: ciò che si trova in uno scavo e che ci aiuta nella datazione. Quando c'è terreno
particolarmente friabile sì può trovare del materiale di datazione diversa rispetto alla datazione
dello strato. In questo caso si presenta il problema del materiale residuo ovvero del materiale
presente nella stratigrafia ma che non è più prodotto i quel periodo, per saperlo riconoscere
bisogna conoscere il materiale utilizzato nel periodo, ad esempio anfore romane che continuano ad
essere utilizzati fino ad esaurimento ma non vengono più prodotte.
- Datazione: datazione esatta
- Periodo o fase: quando non si ha una datazione precisa ma si conosce il periodo, quindi si ha una
fascia temporale più ampia. Le fasi possono prendere vari blocchi, unità, stratigrafici. Questo ce lo
dicono i reperti infatti le fasi sono date dai materiali, ci servono poi per colorare il diagramma
stratigrafico e anche le planimetrie delle varie strutture in base alla fase di costruzione. Nelle fasi
entrano anche le microfasi che sono più ampie dei periodi.
- Campionature: servono poi per le analisi successive per questo va campionato tutto. Quando si
studiano ossa umane si tengono dei campioni e il resto delle ossa non viene buttato ma di solito si
fanno seppellire.
- affidabilità stratigrafica: quando gli strati vengono compromessi da interventi moderni o
danneggiati in antico, ad esempio per costruire i cimiteri, o dagli animali, ad esempio topi. Questi
vanno tutti segnati perché per studiarli sono dati da prendere in considerazione.
- Direttore: sovrintendenza
- Responsabile: noi in quanto archeologi
- Flottazione: fa parte delle campionature

Già in perizia noi dobbiamo sapere se lo scavo verrà lasciato in vista o se si deve chiudere perché in questo
caso si deve tenere la terra vicino al sito.

9- SCHEDE SAS ( SCHEDE ARCHEOLOGICHE DI STRATO)

Queste sono schede in cui va segnato tutto il materiale trovato in uno strato punto ogni materiale ha una
scheda così come ogni strato ha una scheda. Qui si deve scrivere il numero di catalogo generale che di
regola viene dato dagli uffici, e il numero di catalogo internazionale, manufatti molto belli che possono
essere collegati con materiali rinvenuti altrove. Qui vanno scritte le informazioni generali mentre negli
allegati le informazioni più specifiche: classe di produzione, forma e definizione oggetto, tecnica di
lavorazione, tipo, argilla (negli allegati indicare le analisi fatte), intero o frammentario, profilo ricostruito
( allegare disegni), frammenti (fondi/piedi, anse, pareti), superfici (ingobbio, pitture, vetrina, smalto,
decorazioni), misure, dati epigrafici, totale frammenti, Soprintendenza, provincia e comune, località, anno
di scavo, area di scavo, sezioni, saggi, quote, motivazioni dello scavo, allegare il Matrix e altro materiale
grafico, interpretazione, proposte di restauri, proposte di altri cantieri, ente responsabile ,direttore dello
scavo, collaboratori, finanziamenti, condizioni a scavo ultimato, data e firma.

Le ceramiche vanno divise in base al tipo di impasto, così che quando si cerca di ricomporre i frammenti si
va a cercare i pezzi di uno stesso vaso e messi insieme, poi si cercano gli attacchi e infine con colla
reversibile si ricostruisce la forma.

10. ARCHEOLOGIA DELLA PRODUZIONE

È l’archeologia che studia le tecniche e i materiali di produzione dei reperti che vengono ritrovati in un
determinato periodo storico.
Ad esempio il blu dei mosaici di Galla Placida a Ravenna è il blu lapislazzuli che arriva dall'Afghanistan.
I materiali organici come il legno, tessuti, vegetali, ambra, corallo, ecc.
L'archeologia della produzione considera i processi di degrado, trasformazione climatica, decomposizione di
tessuti e altri tipi di materiali, che sono dei chiarimenti fondamentali per ricostruire la storia di quel dato
periodo.

Per la ceramica classica bisogna sapere le classi in cui sono suddivise. Le classi sono divise in
tipologia(classificazione dei manufatti), ad esempio ceramiche sigillate, romane, rivestite, medievali,
ceramica classica a vernice rossa o nera eccetera, campo greco. Bisogna avere quindi chiare le modalità di
produzione di ciò che si sta scoprendo. Oltre a ciò è importante anche vedere la forma come sono state
trattate le superfici? Quali sono e come sono strutturate le decorazioni? sono da osservare le tecniche,le
simbologie e la cronologia e si devono prendere in considerazione i dati epigrafici perché danno
informazioni anche sulle botteghe produttive, sigillli. L'archeologia classica ha una storia molto lunga,
l'archeologia medievale e invece molto recente quindi nella classica si hanno degli atlanti formati da
tipologia con datazione delle ceramiche mentre per quella medievale non esistono.

Per non usare il legno nella costruzione degli architravi venivano costruiti dei palifitti con le centine vuote
che formano degli architravi legati successivamente da del gesso. .
La ceramica veniva utilizzata anche per i tappi per l'acqua che mostrano segni delle cordine utilizzate per
tirarli su.

Dopo averli trovati i reperti vengono pesati, imbustati, classificati, datati, analizzati, studiato il periodo, la
manualità, la produzione (ovvero le tecniche di lavorazione, le dinamiche e le evoluzioni). Questo non
succede solo per la ceramica, ma anche per il vetro, la pasta vitrea di cui si segna e studia il materiale,
forma, colore, caratteristiche pasta vitrea, tecniche di lavorazione ( soffiato a canna libera oppure con lo
stampo). Questo ultimo punto ci dà informazioni economiche sulla società che esisteva dove si sta
scavando.

Gli stucchi sono decorazioni architettoniche usati in ambito Mediterraneo perché poco umido. Per le
decorazioni verticali lo stucco viene inserito in pali. Ci sono delle schede apposta per i frammenti sporadici
di rivestimento come i mosaici, lo stucco, il battuto. Con lo stucco vengono realizzati dei rilievi di
decorazioni ma se le macchine sono state usate troppo o troppo poco vengono fuori le “matrici stanche”
nonché rilievi poco visibili che danno un negativo poco chiaro.
Il cocciopesto è formato da un agglomerazione tra malta e gli scarti di laterizi, grazie a questi ultimi l’umidità
viene trattenuta e i mosaici si mantengono bene, inoltre i laterizi danno informazioni sulla possibilità
economica della committenza.
I manufatti in osso/corno/avorio→ in questo caso fa comprendere come degli animali non si sprecasse nulla,
nemmeno le ossa, che anzi si lavorano. Nel caso dell’avorio può essere o di elefante o di balena. Questi
materiali potevano essere lavorati o a coltellino o tramite la torchiatura.

Anche sui materiali organici vengono fatte delle schede, ad esempio sul legno che ci porta a ragionare sul
territorio, o gli intrecci vegetali, anch’essi deperibili infatti se ne trovano pochi,dei quali si studiano le varie
tipologie di intreccio e tecniche utilizzate , o l’ ambra quasi sempre balcanica se è trasparente è più pregiata
se è a pasta piena lo è meno, i tessuti di cui si cerca di capire quale sia la trama, la natura del tessuto, o
anche il cuoio che si trova nei cimiteri dei condannati a morte, si tratta di individui ritrovati totalmente
interi con tutte le loro caratteristiche può essere causato dal grasso animale o dall'allume, che schiarisce il
cuoio, o dal terreno, Questo ci permette uno studio della storia della moda ad esempio per le scarpe che si
utilizzavano ed dà informazioni sullo stato sociale della persona sepolta.

Per quanto riguarda il metallo, grazie all’archeologia si può comprenderne il tipo, la lavorazione e se questo
sia o meno di riciclo. Il metallo veniva utilizzato per la costruzione di fibbie, che seguono molto la moda ad
esempio possono essere in bronzo a S o curve se utilizzate per le scarpe; i medaglioni votivi o crocifissi;
coltelli o chiavi le più antica hanno la canna piena; Rinforzi per gli angoli dei libri, di solito erano fatti in
bronzo. Un esempio di “evoluzione” dei manufatti è quello dei bottoni, prima del 1500 circa questi avevano
un solo buco ed erano infatti detti a foro unico, dopo quella data invece si trovano con più buchi, questo è
indicazione di “modernità”.
C’è inoltre tutta una parte dedicata alla litica, con anche la presenza di litotipi, che racconta la modalità di
realizzazione e gli stessi oggetti che sono stati realizzati. In questo contesto l’archeologia sperimentale è
importantissima in quanto della preistoria ed esempio non abbiamo fonti scritte.
L’archeologia sperimentale nasce a Dublino e con essa si considerano tutte le tracce visibili sull’oggetto
seguendo degli specifici parametri e facendo delle ipotesi, si cercano di ricreare.

Le unità stratigrafiche non si distinguono solo dal colore ma anche dalla compattezza del terreno.

SISTEMA PER SETACCIARE I SEMINI DEL TERRENO: si utilizza quando troviamo un focolare o anfore piene di
cibo. In questo caso si procede con la flottazione, e quindi si setaccia il terreno per riuscire a trovare resti di
cibo. Nello specifico la flottazione è un metodo di setacciatura ad acqua del terreno archeologico, che
permette di recuperare materiali organici e inorganici. Si mette in una vasca il terreno e si inserisce
dell'acqua da sotto che filtra il terreno più e più volte, tutto ciò che è leggero, ad esempio cereali e semi,
viene a galla e poi fatto seccare e mandato a botanici per analizzarli, in questo modo si scopre la
coltivazione. Un altro metodo è quello di usare un bidone d'acqua e un setaccio in questo caso si sciolgono i
grumi di terra e restano i semi. Ci sono possibilità che ci siano anche parti di alimenti e quindi portano alla
comprensione della dieta e dell’alimentazione.Altrimenti si può utilizzare la setacciatura ovvero setaccia il
terreno a secco per trovare collane, spilli, eccetera.

Dopo tutte le schede si procede a fare il diagramma stratigrafico, Consiglio prof: non utilizzare la carta da
lucido, ma direttamente la carta millimetrata.

Si fanno anche delle analisi polliniche con dei tubi arancioni da idraulico che vengono tagliati da un lato a
becco d'anatra e lo si infila nel terreno quando si tira fuori si mette lo scotch nell'estremità, poi in
laboratorio per analizzata la parte centrale del terreno prelevato perché non contaminata, il botanico
divide il polline per unità stratigrafica per capire le variazioni climatiche e le varie tipologie di flora.

PROCESSI DI UNO SCAVO:

1- Pulisci lo scavo
2- Identificò limiti dell'unità stratigrafica da scavare
3- Fotografia
4- Identificare posizione
5- disegno in scala 1:20/ 1:10 su carta millimetrata
6- Compilo schede adatte
7- Prendere numero unità stratigrafica dal registro
8- Riportare sulla pianta il numero us
9- Prendere le quote
10- Convertire le quote rispetto s/m e riportarle sulla pianta
11- Descrivere unità stratigrafica
12- Prendere contenitori/ sacchetti e cartellino su cui scrivere informazioni dette prima
13- Valutazione del metodo di scavo più adatto (raccogliere o no campioni e scegliere la miglior tecnica
per raccogliere reperti)
14- scavando ricontrollo e integro la scheda US
15- Portare i reperti in magazzino per immagazzinarli con la loro descrizione
16- Sovrapporre tutti i rilievi per avere piante generali dello scavo
17- Fare il Matrix
18- Per chiudere lo scavo Se non ci si deve più lavorare quindi è interrotto si usa un tessuto non tessuto
con uno strato di ghiaia e sabbia e viene interrato. Se solo per un anno si copre con un tessuto non
tessuto e con uno strato massimo di 10 cm di sabbia.

È importante assicurarsi di avere sempre la dovuta e assicurata copertura economica.

Come chiudere uno scavo.


Se il sito è interrato bisogna coprirlo con un tessuto non tessuto che è impermeabile ma non fa restare umido
il terreno sottostante,inoltre viene posto uno strato di sabbia e ghiaia in quanto è drenante.
Se si chiude solamente per un anno viene messo il tessuto non tessuto con uno strato di sabbia di massimo
10cm.
Se il sito è in discesa bisogna fare un sistema di canaline in caso di cantiere aperto.
Se il cantiere è chiuso bisogna prendere un telo di plastica bloccato secondo le sezioni che potrebbero andare
giù in caso di pioggia. Bisogna puntellare tutti i muri da uno all’altro, se questi sono incoerenti bisogna
coprire di pece e aggiungere delle assi di legno, delle grondaie tipo canalette inclinate per convogliare
l’acqua fuori dal cantiere e mettere delle recensioni. Ovviamente tutto questo materiale è da mettere in
preventivo all’inizio.
Una volta finito riparte la scheda delle importanti motivazioni dello scavo in quanto servano fondi per l’anno
successivo.

11- ARCHEOLOGIA SUBACQUEA

In Italia questo settore ha parecchia fortuna però è necessario avere il patentino da sub. Considerate le
tecnologie che riescono a scannerizzare il fondale Marino Ci vogliono minimo tre archeologi professionisti.
Ovviamente sono necessari degli strumenti diversi dal solito, ad esempio la sorbona e uno strumento
indispensabile per gli scavi subacquei, e i costi sono molto piu alti rispetto ai semplici scali. Inoltre si deve
sempre avere pronto il soccorso in caso serva e avere un'imbarcazione di appoggio. in questo caso la
picchiettatura è molto complicata da organizzare, anche in questo caso è possibile utilizzare dei laser
scanner, ad esempio si può utilizzare il magnetometro associato al sonar a scansione laterale..
L’invenzione di minisottomarini e di autorespiratori ha permesso ai subacquei di rimanere sott’acqua molto
più a lungo e di raggiungere siti marini a profondità prima impossibili.

Come scavare sott'acqua: Si può scavare a chiocciola con un picchetto centrale e procedendo sono un
raggio di 5 m a cerchio oppure ad aratro e quindi a zig zag.

Dopo due ore e mezza sott'acqua un sub deve dare il cambio ad un'altro, anche se sott'acqua devono
essere sempre in tanti. Sott'acqua anche la parte della fotografia a delle difficoltà maggiori inoltre non
sempre lo stato finanzia gli scavi archeologici, per quanto riguarda quelli subacquei è ancora più difficile,
viene solo quando è presente un parco archeologico sottomarino.
Lo scavo può richiedere lo spostamento di materiale per cui col tempo si sono sviluppati diversi strumenti
utili per questo scopo: cesti attaccati a palloni ad aria compressa per sollevare gli oggetti; aspiratori per
rimuovere i sedimenti

In Italia c'è un corso di archeologia subacquea in un'isola in provincia di Palermo.

Esempio: Si scopre sito, si procede con una stima preliminare e un progetto di ricerca per poi iniziare lo
scavo che può consistere in una documentazione e trasporto in superficie dei reperti oppure nella
documentazione delle strutture( piante, disegni, fotografie) o sollevamento e documentazione. Se un
reperto viene portato in superficie dipende dai fondi a disposizione e dallo stato di conservazione in cui è il
reperto. Nel caso in cui non si possa portare in superficie è importare il disegno che deve essere
particolareggiato. In alcuni casi si portano i superficie dei reperti per studiarli ma per evitare gli elevati costi
di conservazione se ne fa un calco e quelli originali si riportano sul fondale marino. Poi si analizzano i dati se
ne dà un'interpretazione e si giunge a una conclusione finale e si procede con la documentazione che deve
essere rigorosissima anche per quei reperti che finiscono in archivio perché spesso i magazzini sono un
disastro di reperti ma la archiviati.

Noi possiamo trovare oggetti in pietra, bronzo, vetro, Corno, conchiglia, legno, pelle, tessuti ed è da
considerare che ognuno di questi materiali va trattato e a volte anche estratti in modo diverso.

TECNICA DELLA TERMINOLUMINESCENZA: La datazione con la termoluminescenza è un tipo di datazione


radiometrica basata sulla termoluminescenza del materiale da datare. In archeologia viene utilizzata per la
datazione della ceramica. La cottura elimina queste tracce ma il tempo Porta ha un nuovo accumulo di
energia. Riscaldando nuovamente il materiale a temperature superiori a 500 ° si può rilevare la quantità di
termoluminescenza che varia in base al tempo trascorso dalla cottura e dal tipo di materiale presente
nell'impasto. e da considerare che ci può essere un errore medio del 15%.

12- ARCHEOBOTANICA

Archeologia legata alla flottazione perché studia i resti botanici: avanzi di cibo, semi ecc.

Il paradosso archeologico degli scheletri: più sono belli e in buono stato e più probabilmente l'individuo è
morto giovane, se si trovano ascessi e altro può significare che l'individuo è morto anziano ma ha resistito a
tutti questi problemi.

Comunque durante la compilazione della scheda bisogna riportare anche eventuali rifiuti, giocattoli che
ovviamente non sono di interesse archeologico ma comunque vanno documentati.

13- ARCHEOLOGIA PUBBLICA

L’archeologia pubblica ha due scopi fondamentali:


- essere in grado di restituire il sapere ad un pubblico ampio ed eterogeneo.
- saper valorizzare la ricerca con il fine di avere accesso a dei fondi, non necessariamente pubblici.
L’archeologia può infatti dar voce,sia per i locali sia per i turisti, a degli aspetti di luoghi che possono essere
patrimonio di beni culturali e attirare le persone verso questi trasmettendo consapevolezza.

Il progetto economico deve tenere conto dei preventivi di spesa e degli stipendi per i lavoratori.
I progetti europei mettono i bandi su Internet e sono i progetti più facilmente gestibili. Poi ci sono i progetti
europei mediterranei, i progetti bancari, i progetti UNESCO che affiancano i restauri.
Basarsi su dei fondamenti di studi e ricerche scientifiche e partecipare a convegni sono punti fondamentali
per confrontarsi e arricchire i propri contatti oltre che la seconda porta alle pubblicazioni.
L'archeologia pubblica è importante nella veridicità dei dati, collaborazione fra architetti e archeologi per i
musei,il contatto e l’incontro con l’opera o il reperto e per saper “decodificare” il linguaggio in modo da far
comprendere anche al pubblico che non conosce il linguaggio professionale. Inoltre alla base
dell’archeologia pubblica ci sono la manutenzione dei siti/reperti e delle soluzioni per la loro salvaguardia.

Con il termine valorizzazione s’intende la creazione di siti che siano appetibili e sistematici e che siano
corretti sia sotto il punto di vista storico che archeologico. Creare una ciclicità delle mostre nei musei
permette ai turisti di tornare. Inoltre nei musei e nelle mostre è importante tenere conto di vari fattori
come la cartellonistica, la parte estetica, la sicurezza. Bisogna quindi rinnovare con ciclicità tramite temi che
rendono più appetibile e accattivante il museo/sito che cambia e si rinnova dando spazio a più iniziative.
Per valorizzare si possono proporre programmi variegati che attraggano curiosità e turismo, prendendosi
cura del bene culturale entrando in contatto con la materia. In questo caso la figura dell’archeologo porta le
sue competenze in vari e ampi aspetti.

I progetti divulgati sono delle collaborazioni tra archeologi che trattano di differenti periodi/materie e
quindi portano a un vero e proprio confronto nella ricerca. Un esempio ne è il progetto Oslo, nel quale
grazie alla ricerca archeologica si sono scoperte le modalità di costruzione delle navi vichinghe e, grazie alla
collaborazione dell’archeologia sperimentale, si sono fatte delle riproduzioni che durante la loro
costruzione erano cantieri aperti al pubblico. In estate ad esempio vengono affittate e il ricavato va
all’Università per la ricerca.

In Italia questo contatto con il pubblico viene a mancare troppo spesso.

Può capitare di dover fare dei restauri per poter scavare ulteriormente per questo va inserito materiale per
restauro in perizia. Ad esempio se c'è un muro instabile si deve costruire una griglia da inserire con l'aiuto di
tubi innocenti per rimettere le murature in assetto statico. Poi Si riempie anche la gabbia di ferro col
cemento e infine si chiude tutto ( cassaforma) con del legno che serve per cementare con sabbia e
cemento.
Il restauro deve sempre essere riconosciuto pur senza distruggere l’armonia della struttura antica. Di ovvio
c’è che anche il restauro dev’essere notato e quindi la struttura non sarà uguale ma simile. Il restauro deve
essere sempre riconoscibile ma coerente con l'epoca della struttura originaria può essere: sottosquadro, è
il più comune e il più economico leggermente rientrante rispetto al muro originario per riconoscere il
restauro, soprasquadro, leggermente all'infuori, con colori diversi di Malta. Le sfumature di pigmenti
utilizzate sono spesso SNOF (ambra bruciata) o OBA ( che da un colore di terra realistico). Questi pigmenti
sono inoltre, nella maggior parte dei casi, idrorepellenti.
In caso di instabilità di chiese e castelli si chiede la perizia degli ingegneri e se pericoloso si fermano i lavori.

Lo scopo degli interventi di restauro archeologico è salvare il lato storico e antico arrivando però a dei
compromessi. Per poter sottoporre un sito a restauro bisogna fare una mappatura nella quale si elencano i
materiali che verranno utilizzati e in che percentuali, se c’è la presenza di fratture statiche o se in una cinta
muraria ad esempio possiamo trovare differenti fasi.

Quali fondi si possono ottenere?

- Buoni progetti comunali, regionali, nazionali, crowdfounding( raccolta firme), cofinanziamenti. Per
quest’ultimi bisogna presentare un bando con il progetto (oggetto, sviluppo sia nella parte storica-
archeologica che culturale, cosa ne torna sul territorio, il puntale progetto economico del quale si devono
avere preventivi dei finanziamenti e allegati come la mappa catastale, le schede territoriali etc..).
- Progetti europei ( bandi regolari tipo: - transfrontalieri, normalmente i più semplici perché più facilmente
regolabili. - mediterranei. - mitteleuropei sviluppati in Italia settentrionale e Europa centrale).
- Progetti UNESCO che sono quasi sempre progetti di restauro.

14- SOVRAINTENDENZA

La soprintendenza è un organo che principalmente si occupa di tutela . Dopo il 1860 si cerca di uniformare
la procedura per tutti gli aspetti tra cui la legislazione sui beni culturali tanto che, nel 1875, sarà il ministro
dell’istruzione a farsi carico della tutela. Fiorelli nominato dal ministero dell'istruzione diventa il direttore
generale dell'antichità e fa emanare il “regolamento per servizio degli scavi” e “ e il regolamento per le
istruzioni generali degli scavi”. Nel 1881 questa direzione viene abolita e sostituita dalle Belle Arti in cui
vengono istituiti 11 uffici generali, degli uffici regionali per la conservazione dei monumenti entro i quali
c’erano delle competenze intrecciate.

È Boni a introdurre lo scavo stratigrafico in una sua prima versione.


Durante il governo Giolitti vengono istituite le sovraintendenze con varie competenze tornando alla
divisione tematica-tecnica. Nel 1909 c'è la prima legge organica sui beni culturali in cui si afferma che gli
scavi sono una prerogativa dello Stato e vengono fatti per la ricerca quindi i ritrovamenti archeologici sono
di proprietà pubblica. In archeologia gli scavi possono essere effettuati solo per scopo di ricerca, non sono
ammessi quindi gli scavi privati. Gli scavi inoltre possono solo essere effettuati dallo stato che avrà la
proprietà di tutti i reperti rinvenuti dopo e durante il 1909. Questa legge toglie la possibilità ai privati di
condurre scavi e con la nascita delle soprintendenze, quest’ultime hanno il compito di controllare gli scavi.

Durante il ventennio fascista, una parte dell’archeologia cioè quello che esalta la romanità è usata per scopi
propagandistici. Il fascismo poi si allontana dalla posizione futurista per il passato. In quest’epoca a livello di
scavi si rimane un po’ indietro. Nel 1939 nasce e viene emanata una legge che resterà in vigore fino al 2004,
nella quale si ribadisce il ruolo preminente dello stato nella tutela del patrimonio culturale, storico e
artistico e la riaffermazione della proprietà pubblica di questo.

La tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico era già un punto fermo da sottolineare con la
nascita della Costituzione ( 1945). Resta però in vigore la legge del 1939 senza cambiarne una virgola: non
vengono fatti quindi passi avanti.

La tutela dei beni culturali viene inserita anche nella costituzione, nell'articolo 9, tuttavia non c'è ancora
l'archeologia preventiva e quindi non riesce a proteggere bene ciò che c'è in mezzo ai monumenti. La
necessità di ricostruire dopo la guerra e con una maggiore urbanizzazione, non mette a riparo le scoperte.
Non è infatti prevista un’azione di controllo e protezione preventiva dei ritrovamenti archeologici.
Fra il 1964-66 la commissione Franceschini da una definizione di beni culturali, “ bene culturale”= tutto ciò
che costituisce una testimonianza materiale avente valore di civiltà. è la prima volta in cui l'archeologia è
vista come un documento storico, e viene proposto un ministero autonomo. Nel 1974 nasce, dopo la
proposta negli anni ‘60 il Ministero per i beni culturali, una struttura amministrativa e organizzativa della
tutela e valorizzazione dei beni culturali che garantisca uniformità e nella quale l’interesse pubblico
nazionale debba prevalere su quello privato e locale. È un ministero anomalo perché chi dirige ha una
piccola competenza scientifica che prevale su quella dei privati e del localismo. L’organizzazione di questo
organo era formata da un ministro e, sotto di questo, delle soprintendenze precise in ogni regione e
settore.

Negli anni ‘80 vengono assunti molti archeologi e assistenti di scavo. I primi ad essere chiamati furono gli
inglesi in quanto utilizzassero già la modalità stratigrafica, che arrivò in Italia tramite questi archeologi e i
loro manuali. In questo caso le diverse soprintendenze effettuavano il controllo scientifico. Le schede di
unità stratigrafica vengono emesse e elaborate dall’istituto centrale del catalogo del Ministero. Allo stesso
tempo, con la costruzione di nuove infrastrutture, si iniziarono a fare carte di rischio archeologico e
prevenzione del rischio. ( prima Corte sul rischio archeologico.)

Nel 2004 viene scritto il codice dei beni culturali e del paesaggio ancora in vigore, codice dei contratti
pubblici che è un codice che regolamenta gli interventi pubblici in cui c'è un articolo che prevede
l'obbligatorietà della verifica preventiva dell'interesse archeologico per le opere pubbliche, aggiunto nel
2006. Nel 2016 c'è la riforma Franceschini che prevede l'unificazione delle direzioni tecniche a Roma
( direzione generale dei musei), sovrintendenze uniche di valenza provinciale, all’interno di questo sistema
ci sono complessi maggiori autonomi e gli altri sono sottogruppi dei primi, e la separazione dei musei dalle
aree archeologiche.

Ruoli all’interno della soprintendenza:


- RAF( responsabile dell’area funzionale)

- ispettore/funzionario che dà il suo “parere”

- archeologo in soprintendenza.

L'archeologo in Sovrintendenza lavora soprattutto con l'archeologia preventiva sulla base dello studio e di
eventuali interventi, è da valutare già nella prima fase. Arriva alla soprintendenza una carta di rischio che
dev’essere validata e con la quale dev’essere “rivalutato” il rischio archeologico. Se questo è alto/medio
bisogna fare dei sondaggi, condotti da archeologi, sul numero dei seggi ecc. Questa è prevista per le opere
pubbliche ma non per i privati, che solo in caso di area vincolata devono inviare il progetto alla
soprintendenza.
Grandi opere pubbliche: vengono fatti dei sondaggi preventivi e nel caso ci siano dei ritrovamenti si chiede
la possibilità di effettuare degli scavi d’espansione che verranno pagati dalla committenza, cioè dall’ente
pubblico che ha a carico la costruzione.
Vengono invece fatti spesso, in casi di lavori condotti da privati, gli scavi d’emergenza o di somma urgenza
che sono da condurre in modo rapido. In questi casi la soprintendenza può richiedere finanziamenti al
ministero.
Si occupa anche della manutenzione dei siti archeologici con soldi pubblici mettendolo in sicurezza,
valorizzandolo e curando gli aspetti legati alla comunicazione.

Tutela e provvedimenti di vincolo archeologico: è un’istruttoria nella quale si dichiara che il ritrovamento è
un bene culturale e quindi in caso di cambi di proprietà dev’essere informata la soprintendenza e ogni
quando si vogliano fare dei progetti, questo vadano prima inviati alla soprintendenza che deve dare la propria
valutazione. Questo procedimento vale anche per i beni mobili, come possono essere i vasi. Viene messo in
atto per poter tracciare il movimento e ricostruire la storia degli oggetti.
Il piano regolatore comunale fornisce strumenti urbanistici dei quali un comune dev’essere dotato. Questi
strumenti informano sulle zone a rischio archeologico, le zone idonee o no alla costruzione, le aree agricole,
quelle industriali e quelle del centro storico.
Relitti della centuriazione romana→ sono aree di interesse archeologico e considerate divisioni territoriali.
Questi sono rimasti ancora oggi segni significativi per quanto riguarda il paesaggio urbano della città.
Si prevede inoltre la manutenzione dei siti archeologici, la manutenzione comporta lavori costanti e ordinari
annuali e vengono messi in atto con i soldi pubblici.
Può succedere che per cause naturali ci siano degli interventi di carattere più invasivo, come interventi di
messa in sicurezza o di reinterramento dei beni archeologi.
Ci si occupa inoltre di valorizzazione tramite la programmazione di eventi culturali, allestimenti di mostre e
musei o pubblicazioni e conferenze .
L’archeologia pubblica o community Archaeology, si impegna a presentare i casi alla comunità che non
dev’essere per forza prettamente scientifica.

15- ARCHEOLOGIA SPERIMENTALE

CAST, Associazione centro archeologia sperimentale Torino, e una delle prime in Italia negli anni 80. Viene
“costruita” da diverse personalità e il suo aspetto fondamentale è la curiosità, si basa su ricerche effettuate
all’aria aperta dato che molte di queste in un luogo chiuso non potrebbero essere effettuate.
Un esempio di questi oggetti/manufatti che sono stati ricostruiti dagli archeotecnici è una Piroga monoasse.
Vengono anche effettuate ricostruzioni di strutture abitative, oggetti in ceramica e tessuti ( oggetti tessili) con
la loro tessitura o tintura, un aspetto interessante è la sperimentazione che si effettua sulla fusione dei metalli,
questa è tanto interessante quanto difficile, alcuni esempi sono spade e/o monili ma questi non sono gli unici
oggetti.
Il CAST e la soprintendenza sono spesso in contatto.
L’archeologia richiede una ricerca a 360°, serve infatti un carico importante di conoscenza e esperienza.

L'archeo-tecnologia studia tecniche di produzione e utilizzo dei reperti, partendo dai reperti. L'archeologia
sperimentale parte dal dato archeologico ma non da un reperto, prende in considerazione più reperti o
informazioni archeologiche e fa un lavoro di interpretazione leggendo un manufatto.
In cosa consiste la lettura del manufatto antico? Consiste nell’interpretazione fondamentale, bensì complessa,
dell’insieme articolato dei fattori interagenti.
Questi fattori possono essere di diverse tipologie:
- anagrafici: il sito ( luogo) e la tipologia dei materiali e dei manufatti. Anche la cronologia ha un suo posto
qui.
- culturali: la cultura e la società.
- naturali: flora, fauna, geologia ( es. minerali), clima. ( queste informazioni sono solitamente date dagli
specialisti di diversi settori).
- fattori scientifici che si suddividono a loro volta:
a. fisici: passaggi da solido a liquido con la fusione.
b. chimici: cottura, combustione durante la fusione.
c. fisico-meccanici: forza, resistenza.
d. matematici: composizioni delle trame del tessuto.
- fattori meccanici che a loro volta possono essere:
a. tecnologici: come attuare un processo.
b. tecnici: tecniche utilizzate per la realizzazione.
Bisogna avere tutte queste informazioni, che vanno rielaborate in base alla sperimentazione da attuare. Il
rapporto con l’archeologo dev’essere costante in modo da non tralasciare nessun’informazione o la loro
interpretazione in quanto potrebbero risultare fondamentali post scavo durante la ricerca sperimentale.
Questi sono tutte informazioni necessarie per una ricerca archeotecnica che si conduce partendo dalla
realizzazione di un progetto preliminare che definisce finalità e obiettivo della ricerca. Valutare le proprie
capacità e se non sufficienti si deve svolgere un'attività preliminare per prendere confidenza con i materiali
e le tecnologie da applicare, quindi si procede a un'analisi tecnica dell'oggetto, questi dati finiscono in un
archivio digitalizzato su database. Questa ricerca dei dati deve essere affiancata anche da una ricerca
bibliografica che potrebbe contenere informazioni utili a chiarire degli aspetti. Importante è a individuare
una strumentazione diretta o indiretta utilizzata per la realizzazione degli oggetti antichi e il ritrovamento di
materie prime. La strumentazione può essere diretta: il manufatto o indiretta: gli strumenti per ricostruirlo, si
cerca infatti di utilizzare utensili che siano coerenti con il periodo. Il reperimento delle materie prime è un
aspetto fondamentale quanto difficoltoso in quanto non sempre si possono trovare identiche ma possono
essere differenti dal passato.

La ricostruzione sperimentale del reperto con caratteristiche simili all'oggetto di partenza non deve avere
uno scopo estetico ma lo scopo è di avere informazioni sull'oggetto per interpretare in modo
maggiormente preciso il reperto.
Con la ricostruzione si fanno anche delle analisi tecnologiche: efficacia dell’utilizzo dell’oggetto, si analizza
e verifica anche la funzionalità dell’oggetto. Bisogna porsi delle domande: lo sto interpretando in modo
corretto? Lo sto tenendo e usando nel modo corretto?quindi è necessaria una comparazione fra ricostruzione
e reperto, possiamo chiederci ad esempio se le tracce della ricostruzione siano o no coerenti con quelle
originali. Alla fine si scrive una relazione conclusiva in cui inserire anche le difficoltà riscontrate e la
documentazione fotografica di dettaglio.

Il reperto è importante in quanto contenitore di tutte le informazioni necessarie. Per l’archeo-tecnico il


metodo empirico di ricerca non può funzionare oggigiorno, per i nostri antenati che avevano uno sviluppato
senso di osservazione e quindi sapevano quali nozioni usare precisamente invece poteva funzionare.
Alcuni esempi di ricostruzioni:
L’insuflatore porta, grazie al suo sistema di sacche in pelle, a oltre 1500° la fornace. Questa è utile quanto
pericolosa perché ha una continua necessità di “soffio” per questo le sacche sono due e perché serve una
metodologia precisa per il suo utilizzo. I collari in legno che siano più o meno elaborati afferrano il crogiolo
che ha bisogno di particolari argille se no potrebbe fondersi una volta che il bronzo fuso si trova al suo
interno. La forma di fusione è dove viene colato il getto fuso al naturale. Le forme hanno delle solcature per
espellere l’aria presente che potrebbe falsare le fusioni . Il getto dovrà ,dopo essere stato messo della forma,
lavorato e rifinito.
Per quanto riguarda la lavorazione della pietra verde, si parte da delle pietre che vengono scheggiate e se si è
abili con quest’azione già si riesce a dare una prima forma. La seconda fase consiste in piccoli colpi che
danno uniformità e la terza si crea un’abrasione sfregandola.
Per le costruzioni delle asce invece più questa deve uscire bella e dettagliata più le ore di lavorazione sono
lunghe. Se la durata della costruzione è lunga diventano beni di prestigio e non più utensili.

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