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Karl Polanyi (uno dei più grandi primitivisti) ritiene fondamentale l’economia sostanziale, cosi chiamata

perché è quella che davvero soddisfa i bisogni umani fondamentali.

I marxisti rifiutano l’idea che alla base di ogni società vi siano i fatti economici ritenendo invece che nelle
società primitive l’aspetto economico doveva essere inestricabilmente unito, o meglio compenetrato, al
sociale e al culturale.

Per ciò, lo studio delle società primitive impone l’uso di categorie diverse da quelle utili per le società
mercantili e capitaliste. Si distinguono le società in cui vige la reciprocità paritaria, con grande importanza
delle relazioni di parentela e doni ritualizzati destinati a sottolineare il rango di chi li fa e di chi li riceve
(VILLAGI), e società redistributive in cui un potere centrale controlla e ripartisce le risorse (IMPERI)

C14
Per il lungo periodo antecedente alla comparsa della scrittura sono stati introdotti metodi fisico-chimici,
basati sul fenomeno del decadimento radioattivo di alcuni isotopi innestabili che si svolge con ritmo
costante e determinabile. Willard F. Libby fu il fisico americano che nel ’49 datò resti organici misurandone
il contenuto in carbonio 14, o carbonio radioattivo. Inizialmente fece fatica ad affermarsi per lo scetticismo
di tanti archeologi. Nel 1960, Libby vince il Nobel per la chimica e presto si scopri che molti siti europei
erano più antichi di quelli vicino-orientali. La cosiddetta rivoluzione del C14 obbligò a riscrivere la
preistoria europea. Ciò portò allo studio delle dinamiche interne a ogni società e quindi alla archeologia
sociale.

Il carbonio radioattivo (14C) è un isotopo instabile del carbonio prodotto dall’azoto colpito dal flusso di
neutroni determinato dai raggi cosmici nella parte più alta dell’atmosfera; si combina con l’ossigeno
formando anidride carbonica assorbita da tutti gli organismi viventi, nei quali la percentuale del 14C
rimane in equilibro con quella dell’atmosfera fino alla loro morte, per poi ridursi progressivamente,
dimezzandosi in 5730 anni. Calcolando la quantità residua del 14C nel campione da datare e
confrontandola con quella di uno attuale è possibile determinare il momento della morte dell’organismo. È
possibile datare campioni di peso molto ridotto, circa 1 mg di carbonio. Con questo metodo è possibile
datare campioni di età inferiore a 50.000 anni da oggi.

Il metodo della dendrocronologia si basa sulla misurazione degli anelli di accrescimento annuale degli
alberi, il cui spessore varia in relazione alle condizioni climatiche locali; i numeri degli anelli corrisponde
all’età di abbattimento dell’albero.

Scoprire fenomeni di lunga durata (la neolitizzazione, la nascita delle città, la formazione dei primi Stati)
significa che non è cosi importante la datazione di grande precisione. La media durata è invece il tempo
sociale (ed economico e politico): è la crisi per il diffondersi di una malattia, il cambiamento portato da
nuove idee o da persone straniere. La breve durata è il tempo individuale, episodico, che incide poco sulla
storia pur avendo grande impatto nella vita dei singoli. Eventi interessanti, ma di valore limitato. Sono tutte
definite, da Braudel, geostoria.

New Archeology (Archeologia processuale)


La New Archeology, chiamata anche Archeologia processuale, nacque negli anni sessanta (con un articolo
dal titolo Archeology as Anthropology) nei campus americani contrapposizione all’archeologia tradizionale,
che non era in grado di comprendere le società del passato. Il suo principale esponente è stato Lewis R.
Binford.

La New Archeology si basa sul pensare alla cultura come un sistema di adattamento extrasomatico in cui
tutto si tiene in funzione dell’ambiente, perché è l’ambiente che condiziona non solo le scelte tecniche ed
economiche, ma perfino l’ideologia. Quindi il mutamento culturale è ritenuto da dipendere da diversi
fattori. Il processo di cambiamenti è perciò una catena di cause ed effetti. Binford definisce infatti alla storia
come un mutamento evoluzionistico dal semplice al complesso.

Per la New Archeology la cultura è un sistema costituito da diversi sottosistemi in relazione fra loro, dove
un qualsiasi cambiamento, come l’introduzione di un nuovo predatore, conduce a un nuovo equilibrio.

Ogni parte del sistema viene studiato perché lascia della traccia: dai resti di impasto si deduce la
sussistenza, dai vasi importati il commercio, dagli oggetti cultuali il suo effetto sociale.

Esempi di alcune leggi proposte dai New Archeologists: Legge del minimo rischio, in cui si prende la
decisione che minimizza i rischi; Legge del minimo sforzo, e quindi lo sfruttamento razionale delle risorse,
mirate alla riduzione del lavoro; legge di proporzionalità diretta.

Due sono gli ambiti di ricerca della New Archeology. Essi sono:

 L’etnoarcheologia: studio archeologico delle società o contesti viventi attraverso l’osservazione.


 e l’archeologia sperimentale: studio e replica dei procedimenti antichi.

L’inglese David Clarke definì cultura come un gruppo, che può essere articolato e complesso (“politetico”)
oppure tutti uguali (“monotetico”), gruppo culturale come una famiglia di culture collegate e affini,
tecnocomplesso come un più ampio gruppo di culture che condividono una gamma di manufatti
caratteristici di attività svolte nel medesimo contesto ambientale, economico e tecnologico.

L’archeologia analitica, propugnata da Clarke, e l’individuazione di regolarità, limitazioni e tendenze nella


storia dell’uomo.

L'archeologia comportamentale (“Behavioral Archeology”) è una teoria archeologica che espande la natura
e gli obiettivi dell'archeologia per quanto riguarda il comportamento umano e la cultura materiale. La teoria
è stata pubblicata per la prima volta nel 1975 dall'archeologo americano Michael B. Schiffer, chi affronta
innanzitutto la questione dei modi di formazione dei depositi. Certamente da riconoscersi nell’attenzione
allo studio dei processi di formazione della stratificazione e il considerarlo un messo, e non un fine, per
studiare l’interazione uomini-oggetti.

A differenza di Binford, Schiffer rileva come questi non siano un reperto fossile della attività svolte dagli
uomini del passato, ma la conseguenza di varie alterazioni e trasformazioni dei depositi archeologici per
eventi culturali (“C-transforms”), e naturali (“N-transforms”). Fondamentale è la distinzione del contesto
sistemico (ciò che esisteva) dal contesto archeologico (ciò che si è trovato).

L’archeologia di Schiffer è pensata come un ibrido fra la storia (le questioni) e le scienze dell’uomo
(comportamento culturale e naturale). Per questi motivi, la storia della cultura materiale è lo studio
dell’interazione persone-oggetti.

L’antropologo americano Marvin Harris dice “se nell’universo esistessero creature asessuate e non
necessitanti di cibo, questo, non avendone motivo, certamente non avrebbero né dipinto grotte (arte), né
scambiato beni (economia)”.

Un villaggio (o edificio) passa per una fase di


frequentazione, abbandono, crollo, seppellimento.
L’abbandono è una trasformazione, leggibile nella
stratificazione.

La Chaîne Opératoire (o catena operativa) nasce


dall'esigenza di descrivere esplicitamente la
metodologia dell'analisi litica negli studi archeologici. Permette agli archeologi di ricostruire le tecniche
utilizzate e l'ordine cronologico delle diverse fasi necessarie per produrre un manufatto.

Archeologia postprocessuale (Archeologia contestuale)


Thomas Kuhn e Robin G. Collingwood furono dei maggiori esponenti dell’archeologia postprocessuale (o
“contestuale”) sviluppata in Gran Bretagna, a partire degli anni ottanta. Si riconosce nella critica ai New
Archeologists.

In qualsiasi epoca, le persone impegnano parte del proprio tempo a fare cose inutili e non razionali, come,
ad esempio, l’arte o gli ornamenti. Per i postprocessuali nessun oggetto può essere ritenuto come
funzionale al cento percento perché esiste sempre qualche concessione all’apparenza e all’estetica. Si cerca
di valorizzare gli aspetti non materiali del vivere sociale, al cercare di cogliere le credenze e i pensieri degli
individui attivi nel passato, al ragionare sulla natura non scientifica dell’interpretazione archeologica.

Se per la New Archeology l’archeologia è una scienza naturale, per i postprocessuali l’archeologia è scienza
sociale e addirittura un’arte. I postprocessuali ricercano le testimonianze di ogni individuo che abbia un
qualche ruolo sociale. L’archeologia postprocessuale cerca di rinforzare la dimensione simbolica.

Per un postprocessuale un vaso non comprende solo i materiali e i modi di produzione, le pratiche d’uso, i
processi di scarto – come sarebbe stato per un archeologo tradizionale o per un New Archeologist -, ma è
esteso al fine di cercare di stabilire relazioni più ampie tenendo conto i decori, dei caratteri non funzionali,
dei significati sociali. I decori sulle pentole possono quindi confrontarsi con quelli su altri oggetti. È evidente
l’arbitrarietà: il significato non dipende dall’autore, ma di chi legge l’oggetto. L’archeologia posprocessuale
da più problemi di quanti ne possa risolvere.

La rioccupazione di ville romane abbandonate si sia avuta non solo per riutilizzarne i materiali, come dicono
i processuali, ma per “ereditarne” il prestigio, secondo i postprocessuali.

Il contesto è un insieme di relazioni unico, irrepetibile e non generalizzabile. Il contesto, per Hodder, sono
le idee, le credenze, e i significati che si interpongono fra gli individui e le cose.

Lo stile è un mezzo per veicolare messaggi e porta stabilire determinate relazioni fra persone: ne favorisce
l’integrazione, sottolineando l’appartenenza a un singolo gruppo familiare, etnico o sociale e può
evidenziare le differenze, le disparità, le contraddizioni sociali.

I paradigmi vengono spesso ridotti a opinioni contrastanti ed è interessante notare come uno studioso
possa attestarsi su posizioni diverse e in contrasto fra loro.

Il rapporto uomo-ambiente non va ridotto a uomo-risorse. Si deve riconoscere che la cultura è un mezzo di
adattamento, oltre che ambientale, anche sociale.

Quella che lega aspetti processuali e postprocessuali è l’archeologia cognitiva, o della mente. Da un lato,
essa comprende il determinismo tecnoambientale studiando il sapere tecnico incorporato nei manufatti, la
percezione del territorio, la previsione sull’uso delle risorse, i meccanismi di creazione del prestigio e
potere; dall’altro, cerca il modo per testare ipotesi relative agli aspetti simbolici della cultura materiale,
riducendo la libertà interpretativa di derivazione idealista. Si occupa di scienza, tecnica, ideologia,
iconografia, cosmologia e religione, cercando di affrontare questioni relative alla trasmissione e
codificazione del sapere di particolari gruppi sociali. Uno dei rischi più forti è quello di trasferire nella testa
degli uomini del passato pensieri attuali.

Mithen ritiene che pensare come un neanderthaliano è compiere azioni intelligenti in assenza di memoria e
percezione cosciente. È un pensare fra virgolette, che è perfino difficile che possa caratterizzare il pensiero
comune di una società, ma che sembra leggibile nella monotonia degli utensili in pietra, uguali per millenni,
nell’assenza di arte (che presuppone un intento comunicativo, simbolizzante).

Quindi non si tratta più del come si pensava, ma di cosa si pensava.

Classificare le prede (i reperti), riconoscere i contesti (la stratificazione), utilizzare le conoscenze avute (fonti
e documentazione storica)

Il metodo induttivo è quello che si basa sulla raccolta di dati per il quale la frequenza di attestazioni simili si
ritiene abbia un valore di prova (cento castelli sono sommitali; questo sito, essendo sommitale, è un
castello). Prevede sempre raccolta e organizzazione dati. Metodo dei storico-culturali. SOLUZIONE
CORRENTE.

Il metodo ipotetico-deduttivo, ritenuto caratteristico dei New Archeologists, ritiene un argomento vero se
le premesse sono vere (se ci sono mura e difese allora è un castello). Conseguente alla formulazione di
ipotesi e ragionamento logico. SOLUZIONE LOGICA.

Il metodo abduttivo si definisce come il componente creativo dei primi due. Si tira ad indovinare. Viene da
segnali deboli alla ricapitolazione di eventi razionali. SOLUZIONE EMOTIVA.

Valorizzando elementi distinti, i tre diversi modi di ragionale possono convergere verso una soluzione
“vera”.

Dapprima si ha l’identificazione del manufatto e il riconoscimento di un obiettivo di studio descrivendo


l’oggetto e sottolineandone l’interesse in quanto rarità o novità. A ciò segue la descrizione dettagliata
dell’oggetto e il collocarlo nell’ambito della disciplina occupandosi dello stato delle conoscenze.

Cultura materiale è tutto ciò che ha a che vedere con le condizioni reali di vita delle persone e i modi di
produzione e le attività quotidiane, non intese come semplici atti materiali, ma come azioni sociali.

La storia dei contadini deve costruirsi assieme a quella del signore, gli eventi quotidiani si comprendono
meglio confrontandoli con quelli eccezionali, la campagna va posta in relazione alla città cosi come le aree
monumentali di questa non possono essere comprese senza periferie.

La cultura materiale è quindi uno studio integrale dalle relazioni uomini-manufatti. Sono manufatti l’ascia
e la statua, ma anche la strada, il seme o l’animale selezionato.

Nel triangolo della cultura materiale tutte le parti sono collegate e muovendo dallo studio dei manufatti (di
cui si è sempre occupata l’archeologia storico-culturale) si possono ricostruire i comportamenti (aventi
natura antropologico-processuale) e i significati (eventi natura postprocessuale o contestuale.

Nel caso di un utensile, il triangolo sarà sbilanciato verso lo studio dei comportamenti. I comportamenti
sono ciò che gli uomini fanno e perché lo fanno. Nel caso di un oggetto rituale il triangolo sarà verso lo
studio dei rapporti che gli uomini instaurano fra loro in relazione alle cose e imponendo attribuzioni di
significato. I significati sono ciò che gli uomini pensano.

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