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4.5 L’università
4.5.1 Il quadro di riferimento
Il sistema universitario italiano subisce una profonda trasformazione nell’anno accademico 2001-2002 che coinvolge
innanzitutto i rapporti e gli equilibri tra ricerca e didattica stabilizzati da lunghi decenni. A tal proposito molti parlano,
con un’accezione negativa, di “liceizzazione” dell’università con un indebolimento generale della funzione della
ricerca che graverebbe pure sulla didattica, di certo potenziata, ma solo a livello quantitativo. Tra le innovazioni
introdotte troviamo, in particolare, le norme riguardanti l’autonomia didattica degli atenei e la nuova tipologia dei
titoli di studio concessi dagli atenei che oggi sono rispettivamente: laurea (L); laurea magistrale (LM); diploma di
specializzazione (DS)e dottorato di ricerca (DR). Il corso di laurea triennale ha l’obiettivo di “assicurare allo studente
un’adeguata padronanza di metodi e contenuti scientifici generali, anche nel caso di orientamento professionale”
mentre nel corso di laurea magistrale l’obiettivo è “fornire allo studente una formazione di livello avanzato per
l’esercizio di attività di elevata qualificazione in ambiti specifici”. Per rispondere al nuovo assetto, che sostituisce i
tradizionali corsi annuali (di sessanta ore complessive) con una molteplicità di moduli proposti agli studenti, i docenti
hanno notevolmente aumentato il loro impegno didattico. L’aspetto più evidente della trasformazione è la perdita
della titolarità dell’insegnamento su discipline fisse, ad esempio geografia, geografia economica, geografia politica ed
economica). Di conseguenza il coordinamento nei diversi corsi di laurea per l’assegnazione dei vari moduli assume
una grande importanza. Se la riorganizzazione non avviene in maniera appropriata infatti, si rischia una pericolosa
destrutturazione di tutto l’impianto didattico. L’azione complessiva di ciascun docente viene imperniata sui crediti
formativi universitari (CFU) che costituiscono l’unità di misura, con la quale si quantifica il carico di tempo necessario
allo studente per raggiungere conoscenze e competenze ritenute indispensabili in una determinata disciplina.
L’introduzione dei CFU, ponendo al centro del binomio apprendimento-insegnamento l’impegno richiesto allo
studente, costituisce una vera e propria rivoluzione e sconvolge la precedente impostazione costruita sulla singola
disciplina, i cui criteri erano determinati in primo luogo dal docente che in autonomia stabiliva programma e testi di
studi. Con l’attuale impianto didattico, l’attenzione si sposta dai processi di insegnamento ai processi di
apprendimento, collocando al centro dell’azione didattica lo studente.
6.4.2 …e innovativi
A tal proposito, anche l’impiego consapevole e responsabile di videogame, podcast e social network può risultare
utile per l’insegnamento della geografia. L’uso didattico del blog, soprattutto nella scuola secondaria, può guidare gli
studenti nella realizzazione di luoghi virtuali di discussione e di confronto dove si possono condividere testi, disegni,
registrazioni, fotografie e video. Anche Facebook, fruibile sia per la produzione, sia per condivisione di contenuti,
informazioni, saperi geografici, si presta molto bene per la realizzazione di gruppi di discussione e comunità di studio,
composti anche da studenti di altre scuole e di Paesi diversi. Twitter, obbligando a pubblicare testi brevi, può aiutare
a sviluppare la capacità di scrittura sintetica e inoltre, per lo studio di un particolare tema si possono ricercare
informazioni attraverso gli hashtag. YouTube può essere utile non solo per trovare video interessanti su varie
tematiche di ordine geografico ma anche per l’attività di editing per rendere più significativi e attraenti i processi di
apprendimento. Infine, Instagram, sfruttando il linguaggio espressivo delle immagini (statiche e dinamiche: foto e
video) e quindi anche le sensazioni che produce, può diventare lo strumento ideale per raccontare, e magari
promuovere, il proprio territorio.
7. I libri di testo
7.1 Il libro di testo come risorsa didattica
7.1.1 Il libro di testo: dal cartaceo al digitale
Il libro di testo può considerarsi un prodotto editoriale di notevole complessità, in grado di coinvolgere interessi e
competenze diversificate ma soprattutto, capace di mettere in comunicazione il docente, con la sua esperienza e le
sue competenze e il discente con le sue attese, desideri e timori. Il libro di testo è uno degli strumenti didattici per la
realizzazione dei processi di apprendimento e la sua scelta costituisce un rilevante momento di espressione
dell’autonomia professionale e della libertà di insegnamento. Nel corso dei secoli il libro di testo ha subito
trasformazioni profonde, ma negli ultimi decenni queste sono state molto più rapide e l’evoluzione in corso fa
supporre che saranno ancora più intense in un futuro prossimo. Alla fine degli anni ‘60 e ‘70, le forti contestazioni
indirizzate ai libri di scuola, criticati per i loro contenuti considerati culturalmente sorpassati e sostanzialmente
tradizionalisti nella loro visione del mondo. Le polemiche energiche condotte non solo in ambito scolastico, ma
anche attraverso i mass media, hanno comunque svecchiato e riqualificato la produzione dei libri di testo arricchiti
contenuti. Conseguenze negative sono state, però, l’eccessivo numero di pagine dei volumi e l’impostazione
generale cui il libro sembrava progettato più per il docente che lo deve adottare, che per il discente cui è indirizzato.
Di recente è l’evoluzione tecnologica a guidare i processi di cambiamento con il passaggio dal libro in formato
cartaceo a quello in formato digitale (ebook). La fase verso la digitalizzazione si traduce in una serie di scelte
editoriali che accompagnano il libro cartaceo nel sistema comunicativo digitale; in tale contesto si inquadra
l’audiolibro, che è in particolare adatto a studenti ipovedenti o con disturbi specifici di apprendimento (DSA) ma che
può essere destinato anche a studenti stranieri, i quali possono così ascoltare la pronuncia corretta della lingua
italiana. La multimedialità, l’interattività e il coinvolgimento sono altrettanti aspetti sui quali gli editori scolastici
intendono puntare per lo sviluppo dei loro prodotti: il testo cartaceo o digitale, viene così integrato con codici
comunicativi diversificati grazie a contributi audio e video, con gallerie fotografiche, esercizi e link aperti a risorse
esterne e materiale didattico. I vari esercizi e le verifiche di apprendimento possono essere corretti direttamente sul
testo digitale con una verifica immediata che permette allo studente di interagire individuando subito le parti
contenenti maggiori difficoltà. Azioni comuni come quelle di annotare, sottolineare ed evidenziare possono essere
eseguite sui testi digitali proprio come su quelli cartacei. Multimedialità e interattività dovrebbero aiutare gli
studenti nei loro compiti, coinvolgendoli e rendendo così l’apprendimento più vivace e divertente. La trasformazione
in digitale del libro di testo non configurerà tuttavia la fine delle sue principali funzioni di punto di raccordo e risorsa
condivisa di apprendimento. In questa prospettiva di transizione, a valutato il divario generazionale oggi esistente tra
gli studenti in perenne connessione e gli insegnanti, in particolare quelli meno giovani, che sebbene utilizzino sempre
più e meglio la comunicazione digitale manifestano problemi per introdurla con efficacia nella didattica. In altri
termini la tecnologia non può essere inserita come se fosse un semplice complemento.
I criteri pedagogici si aggiunge un elenco concernente le caratteristiche tecniche dei testi scolastici a stampa, fra le
quali:
- Produrre gli aggiornamenti eventualmente necessari in fascicolazione separata;
- Prevedere l’utilizzo di immagini strettamente funzionali al testo;
- Utilizzare materiale cartaceo di costo contenuto;
- Utilizzare caratteri a stampa che rendano al possibile agevole la lettura in relazione alle diverse età degli
alunni; prevedere, ove necessario, la stampa a 4 colori sia per le illustrazioni che per la copertina.
Ulteriori e più stringenti norme riguardano i testi della scuola primaria.
Ambito linguistico:
· Competenza di livello C1 nella lingua straniera;
· Competenze linguistiche adeguate alla gestione di materiali disciplinari in lingua straniera;
· Padronanza della microlingua disciplinare e sa trattare nozioni e concetti disciplinari in lingua straniera.
Ambito disciplinare:
· In grado di utilizzare i saperi disciplinari in coerenza con la dimensione formativa proposta dai curricoli delle
materie relative al proprio ordine di scuola;
· In grado di trasporre in chiave didattica i saperi disciplinari integrando lingua e contenuti.
Ambito metodologico didattico:
· In grado di progettare percorsi CLIL in sinergia con i docenti di lingua straniera e/o di altre discipline;
· In grado di reperire, scegliere, adattare, creare materiali e risorse didattiche per ottimizzare la lezione CLIL,
utilizzando anche le risorse tecnologiche e informatiche;
· In grado di realizzare autonomamente un percorso CLIL, impiegando metodologie e Strategie finalizzate a
favorire l’apprendimento attraverso la lingua straniera;
· In grado di elaborare e utilizzare sistemi e strumenti di valutazione condivisi e integrati, coerenti con la
metodologia CLIL.
La necessità sostenere la competenza plurilingue e interculturale tutto il personale della scuola nei nuovi contesti di
globalizzazione in cui opera è presente pure nel Piano per la formazione dei docenti (2016-2019), che, al punto
relativo alle Competenze di lingua straniera, richiede ai docenti di consolidare e migliorare i livelli di competenza
linguistica, o di iniziare percorsi apprendimento delle lingue straniere.
La geografia ha sempre fatto largo uso di questo codice iconico; anzi ha contribuito a elaborare lo specifico
linguaggio della «geograficità» È un linguaggio che proprio in questa disciplina trova la massima espressione
didattico-applicativa, grazie alla notevole correlazione tra la parte iconica e quella lessicale e all’impiego di varie
forme di rappresentazione imprescindibili per comprendere informazioni di tipo spaziale. La geografia, per saper
«leggere» e per saper «scrivere» il territorio, necessita quindi di una pluralità di linguaggi.
Sperimentazioni didattiche CLIL possono riguardare anche altre lingue e altri livelli scolastici, in particolare la scuola
secondaria di primo grado. Si propongono due casi:
· Il primo dei quali, in lingua francese, relativo a una terza classe di un liceo delle scienze sociali di Novara. Il
progetto interdisciplinare, sviluppatosi in lingua veicolare per trentatré unità orarie, ha interessato
tematiche ambientali. A conclusione del progetto è stato realizzato un calendario cui corrisponde per ogni
mese un argomento trattato, con la formulazione di slogan di sensibilizzazione ecologica in lingua francese.
· L’esempio relativo alla scuola secondaria di primo grado, frutto della collaborazione di due docenti (uno di
italiano, storia, geografia e l’altro d’inglese) ha coinvolto gli alunni di una seconda classe di un istituto
comprensivo in provincia di Arezzo. I temi trattati, dapprima con alcune lezioni frontali, hanno riguardato gli
squilibri territoriali, i rapporti tra Nord e Sud del mondo, il commercio equo e solidale. Successivamente vi
sono state due visite, una all’ONG per la cooperazione internazionale UCODEP e una alla «Bottega del
mondo» di Arezzo: un punto vendita specializzato in prodotti del commercio equo e solidale. A conclusione
si è svolto un lavoro di gruppo in lingua inglese che ha utilizzato una scheda didattica con «attività di
brainstorming, matching, roleplay, yes/no questions, group and pair work scaturite dalla rielaborazione di
materiale didattico e divulgativo scaricabile dal sito dell’associazione Fairtrade».
Nell’Istituto Tecnico Economico «Eugenio Montale» di Tradate (Varese), la geografia turistica è coinvolta in unità di
apprendimento CLIL delle classi quinte dall’anno scolastico 2014-2015. Le tematiche affrontate negli anni hanno
riguardato in particolare la trattazione di argomenti di geografia regionale e di geografia tematica:
· Nel primo caso sono state predisposte due unità di apprendimento. La prima ha interessato le mappe mentali e
la geografia della percezione degli Stati Uniti. Dopo una fase di acquisizione, analisi e dopo un’introduzione
teorica in lingua inglese, gli studenti hanno ricercato singolarmente un’immagine per ognuno dei 50 stati.
Successivamente le immagini sono state fatte scorrere sulla LIM e gli studenti rispondevano a delle
domande. La conclusione del lavoro ha previsto una fase di condivisione delle diverse carte attraverso
domande guida fornite dal docente e la stesura di un elaborato ì} inglese da svolgersi in piccoli gruppi.La
seconda unità di apprendimento ha riguardato la conoscenza, la stesura e la valorizzazione di itinerari
turistici in luoghi poco conosciuti degli Stati Uniti. Agli studenti, divisi in piccoli gruppi, è stata proposta una
serie di località, tra le quali scegliere l’analisi di un caso. Il lavoro ha previsto poi una ricerca propedeutica
alla realizzazione di una presentazione in power point, elaborata in inglese, da esporre in classe in modo da
arricchire eventualmente tutti gli studenti di nuove e «insolite» geografie del turismo.
· Per quanto riguarda la geografia tematica, nell’anno scolastico 2015/2016 le classi quinte dello stesso istituto di
Tradate hanno realizzato trasversalmente a diverse discipline un progetto CLIL che ha portato alla
realizzazione di blog tematici, in collaborazione con docenti di inglese. L’attività ha permesso di applicare
l’ampio raggio di azione delle competenze geografiche nella realizzazione di un prodotto multimediale in
lingua inglese consultabile in rete e di lavorare con le nuove tecnologie.
1. Competenza alfabetica funzionale: descritta come “capacità di individuare, comprendere, esprimere, creare e
interpretare concetti, sentimenti, fatti e opinioni, in forma sia orale sia scritta, usando materiali visivi, sonori e digitali
attingendo a varie discipline e contesti”. L’apporto della geografia lo si può individuare nella alfabetizzazione nei
termini basilari del linguaggio geografico scientifico e nel linguaggio cartografico.
2. Competenza multilinguistica: prevede la “capacità di mediare tra diverse lingue e mezzi di comunicazione per
imparare le lingue in modo formale, non formale e informale per tutta la vita”. Anche qui la geografia è presente,
attraverso le diverse lingue e il rispetto delle minoranze linguistiche interne a ogni Stato passa la conoscenza delle
tradizioni e delle culture, oltre che degli aspetti geomorfologici ed economici di ogni Paese, a ciò si aggiunge il fatto
che il tema delle migrazioni è da sempre un importante tema della geografia, porta con sé una serie di valori
irrinunciabili e riesce a creare gli atteggiamenti più idonei a una accoglienza delle “persone vulnerabili in movimento”
che non è pietismo né obbligo, ma consapevolezza che gli scenari del mondo stanno mutando, anche come
conseguenza di scenari del passato non certamente improntati all’uguaglianza dei popoli.
3. Competenza matematica e competenza in scienze, tecnologia e ingegneria: che per la geografia si traduce nello
studio del rapporto uomo-ambiente; nella valutazione degli effetti positivi e negativi delle azioni umane e di quelli
negativi di una distorta globalizzazione sull’ambiente naturale; nella progettazione di soluzioni per salvaguardare e
ripristinare un ambiente sempre più degradato, partendo dalla consapevolezza risvegliata negli allievi delle scuole e
delle università, nelle singole persone adulte, nelle famiglie, nelle comunità locali e globali.
4. Competenza digitale: comprende “l’alfabetizzazione informatica e digitale, la comunicazione e la collaborazione,
l’alfabetizzazione mediatica, la creazione di contenuti digitali” Le persone dovrebbero essere in grado di usare le
tecnologie digitali come ausilio per la cittadinanza attiva e l’inclusione sociale, la collaborazione con gli altri e la
creatività nel raggiungimento di obiettivi personali, sociali e commerciali. La condivisione d’intenti con l’educazione
geografica traspare con evidenza, come pure l’opportunità offerta all’apprendimento permanente dall’uso delle
geotecnologie.
5. Competenza personale, sociale capacità di imparare ad imparare: in geografia si declina nel saper osservare la
realtà da diversi punti di vista, che tutti insieme e nel confronto restituiscono l’immagine del mondo. Imparare a
imparare (manifestare tolleranza, esprimere e comprendere punti di vista diversi, oltre alla capacità di creare fiducia
e provare empatia) in geografia vuol dire imparare a ragionare in termini di spazio, significa saper esercitare la
metacognizione per riflettere sulle modalità con cui si riesce a dominare lo spazio a mano a mano conosciuto.
6. Competenza in materia di cittadinanza: si riferisce “alla capacità di agire da cittadini responsabili e di partecipare
alla vita civica e sociale” anche qui è evidente la coincidenza con gli obiettivi formativi e i temi della geografia, la
competenza viene declinata nella comprensione dei valori comuni dell’Europa e nella conoscenza degli obiettivi, dei
valori e delle politiche dei movimenti sociali e politici oltre che dei sistemi sostenibili, dei cambiamenti sociali e
demografici a livello globale e delle relative cause. È essenziale la conoscenza dell’integrazione europea e la
consapevolezza delle diversità e delle identità culturali in Europa e nel mondo.
7. Competenza imprenditoriale: questa competenza si fonda sulla capacità di lavorare in modalità collaborativa al fine
di programmare e gestire progetti che hanno un valore culturale, sociale o finanziario”; le persone “dovrebbero
conoscere i principi etici e le sfide dello sviluppo sostenibile ed essere consapevoli delle proprie forze e debolezze”.
Quello dello sviluppo sostenibile è uno dei paradigmi principali collegati alla geografia e alla sua educazione:
comporta il compito di far considerare le risorse ambientali come patrimonio di immenso valore, di cui occorre
conoscere i limiti e i rischi ecosistemici dovuti al loro superamento, ma anche le corrette possibilità di uso per un
equo bilanciamento tra le esigenze delle popolazioni e la loro sostenibilità da parte del pianeta che le ospita. È di
vitale importanza far comprendere che la competenza imprenditoriale assume un valore etico solo quando lo spirito
di impresa viene messo al servizio del bene comune.
8. Competenza in materia di consapevolezza ed espressioni culturali: richiede la conoscenza delle culture e delle
espressioni locali, nazionali, regionali, europee, mondiali, comprese le loro lingue, il loro patrimonio espressivo e le
loro tradizioni e dei processi culturali. Non è necessario precisare l’apporto della geografia, in quanto uno dei suoi
obiettivi è proprio la conoscenza delle realtà altre, non solo dal punto di vista dell’analisi del territorio ma soprattutto
in quello dei rapporti di integrazione e inclusione tra etnie e culture differenti.
9.6 Il curricolo di geografia
9.6.1 I presupposti di un curricolo verticale
I processi di riforma degli ordinamenti scolastici hanno introdotto nella scuola il curricolo, definibile come un
percorso longitudinale di apprendimento e formazione costruito in ciascuna istituzione scolastica per ogni disciplina
per far sì che lo sviluppo dei nuclei fondanti disciplinari e delle relative competenze venga distribuito nel corso di un
intero anno o nei vari anni previsti dalla successione degli ordini e gradi di scuola.
Il curricolo verticale rappresenta un importante filo conduttore al quale tutti i docenti possono attingere per fornire
agli studenti di un’intera scuola le stesse opportunità di progressione di conoscenze, abilità e competenze, mentre
l’omogeneità a livello nazionale deriva dall’unica parte prescrittiva delle Indicazioni nazionali per il curricolo della
scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, che riguarda i “traguardi per lo sviluppo delle competenze” al
termine di ogni ordine e grado di istruzione.
I presupposti per la costruzione di un efficace curricolo di geografia vanno ricercati in due passaggi importanti delle
Indicazioni del 2012: il capitolo introduttivo con il titolo di “Cultura, scuola, persona” e inquadra i caratteri generali
teorico-filosofico-pedagogici sottesi al documento ministeriale e il paragrafo della premessa alla geografia, in cui si
rivela l’importanza della presenza di questa disciplina nel percorso formativo, contribuisce a “fornire gli strumenti per
formare persone autonome e critiche, che siano in grado di assumere decisioni responsabili nella gestione del
territorio e nella tutela dell’ambiente, con un consapevole sguardo al futuro”.
Nel costruire un curricolo verticale in geografia occorre declinare i seguenti presupposti teorici nei principi di
un’educazione geografica comune ai vari livelli di formazione e istruzione:
-Orientamento filosofico-pedagogico ispirato ad un nuovo umanesimo: il curricolo di geografia favorisce la
consapevolezza che le grandi questioni del mondo contemporaneo possono essere adeguatamente affrontate solo
attribuendo un ruolo centrale alla “persona umana” nella stretta collaborazione tra gli uomini e tra i popoli. La logica
è quella dell’inclusione: compenetrazione delle diversità, nel rispetto degli elementi identitari. La scuola deve far
emergere i talenti che ciascuna persona possiede in misura e in forme diverse; la conoscenza geografica contribuisce
a creare un ambiente accogliente di apertura e un contesto solidale per favorire l’inclusione di ogni differenza.
-Globalizzazione intesa come valore: saper pensare globalmente significa prestare attenzione, anche nelle azioni
locali, all’interesse di tutti e del pianeta; occorre che i giovani interiorizzino i valori di sostegno ai più deboli, di
rispetto dell’altro, della comunità e dell’ambiente.
-Esercizio della cittadinanza attiva e rispetto dei principi costituzionali: un curricolo di geografia non può prescindere
dal favorire anche una formazione per la partecipazione attiva alla risoluzione di questioni che si presentano alla
scala locale del proprio vissuto operando un confronto proficuo con le ipotesi di soluzione di analoghe problematiche
a scala globale. Imprescindibile è la conoscenza della Costituzione italiana su cui si basa anche il fondamentale
rispetto di ogni persona umana e dei suoi diritti.
Esempio di curricolo verticale di geografia pag. 190-197 la progettazione deve tener conto di alcuni punti
essenziali:
a) Rispettare la continuità dei vari ordini di scuola, partendo dal consolidamento degli apprendimenti
esperienziali dei primi anni per approdare gradatamente alla riflessione sui saperi fondamentali della
disciplina;
b) Procedere dalla ricerca e acquisizione delle informazioni verso la sistematizzazione di una rete di conoscenze;
c) Favorire l’applicazione consapevole di conoscenze e abilità in contesti diversi da quello scolastico (concetto di
competenza);
d) Prediligere lo studio di una geografia per problemi e per grandi temi, utile a indagare tanto lo spazio vissuto
quanto il mondo contemporaneo.
Esempio di articolazione curricolare: le “unità di apprendimento” la fase attuativi di ogni curricolo avviene
attraverso la progettazione e realizzazione di suoi segmenti, le “UdA” che hanno sostituito le “unità didattiche” in cui
si articolava la programmazione delle attività destinate agli allievi. Il termine “unità” è rimasto invariato, rappresenta
“una sequenza compiuta all’interno di un percorso più ampio”, ma anche più profonda, “unità di sapere,
superamento delle conoscenze frammentate, dell’enciclopedismo nozionistico, sintesi”. L’aggettivo “didattica” si
trasforma nella specificazione “di apprendimento”. Questa differenza non è solo nominale, ma sostanziale: essa
segna la rivoluzione copernicana della scuola degli ultimi anni, che ha acceso un faro su colui che apprende anziché
su colui che insegna, sull’apprendimento anziché sull’insegnamento. Il docente diventa collaterale al discente,
sempre importante e insostituibile figura di esempio, di facilitatore, di regista di tutto il processo formativo. Mentre
l’Unità didattica veniva stilata dai docenti all’inizio dell’anno scolastico ed era declinata dal punto di vista di coloro
che insegnano l’UdA vede protagonisti in ogni fase gli allievi e la sua completa enunciazione va stilata a consuntivo di
tutto il lavoro svolto. In fase progettuale si possono stabilire: il compito di apprendimento, che può essere enunciato
nel titolo dato all’UdA; le competenze che saranno valutate; le strategie metodologiche e didattiche che si
metteranno in campo. Lo sviluppo del compito di apprendimento, cioè le attività da svolgere, è la parte che richiede
una negoziazione tra docenti e allievi, puntando al massimo coinvolgimento di questi ultimi, i quali devono rendersi
consapevoli di ciò che andranno a intraprendere, dello scopo, della presentazione che verrà loro richiesta e dei criteri
che saranno adottati per la valutazione.
Pag. 211 Traguardi per lo sviluppo delle competenze raggiungibili attraverso l’escursione sul terreno:
Scuola dell’infanzia i bambini sperimentano schemi posturali e motori e sono in grado di adattarli alle situazioni
ambientali all’interno della scuola e all’aperto.
Scuola primaria gli alunni si orientano nello spazio circostante e sulle carte geografiche, usando riferimenti
topologici e punti cardinali; usano il linguaggio della geograficità per interpretare carte geografiche e globo terrestre,
realizzare semplici schizzi cartografici e carte tematiche, progettare percorsi e itinerari di viaggio; ricavano
informazioni da una pluralità di fonti; riconoscono e denominano i principali “oggetti” geografici fisici; individuano i
caratteri che connotano i paesaggi; si rendono conto che lo spazio geografico è un sistema territoriale, costituito da
elementi fisici e antropici legati da rapporti di connessione e/o dipendenza.
Scuola secondaria di primo e secondo grado gli allievi organizzano un itinerario di visita o di viaggio usando carte
geografiche a diversa scala e testi specifici di consultazione e finalizzandolo a precisi obiettivi; padroneggiano le
tecniche di ricerca legate al metodo di osservazione diretta; riconoscono il paesaggio come patrimonio naturale e
culturale e sono in grado di prospettare e porre in essere iniziative di tutela.
Box proposta di prassi pag. 212-213 Come organizzare un’escursione sul terreno, fasi della progettazione.
1. Fase di allestimento: dibattito con gli allievi per definire obiettivi (deve essere chiaro il perché si progetta l’uscita);
meta (dove recarsi deve essere funzionale agli obiettivi da raggiungere); oggetto di osservazione (bisogna stabilire in
anticipo cosa osservare, quali fenomeni prendere in considerazione); tempi (stabilire quando effettuare l’uscita e
quanto tempo dedicare ad ogni attività); modalità (come realizzare l’escursione, quali mezzi usare, quali metodi e
strategie mettere in atto).
2. Fase di realizzazione: fase centrale dell’escursione, nella quale è possibile per gli allievi esercitarsi a cogliere
direttamente i rapporti tra gli elementi naturali e quelli introdotti dalle attività dell’uomo, così come queste ultime si
sono concretizzate in quel particolare ambiente. È l’occasione per applicare tutte le strategie che sono state previste
nella fase precedente. Ciascun gruppo riferisce agli altri le info raccolte in aula. La funzione del docente è quella di
indirizzare gli allievi suggerendo con domande stimolo le più efficaci piste di ricerca e mantenendo coesi i gruppi.
3. Fase di rielaborazione: ogni escursione si conclude in aula, dove era iniziata. Qui si procede alla catalogazione dei
materiali raccolti e all’allestimento di cartelloni di sintesi o di poster multimediali. È la fase della metacognizione che
include la coscienza dei propri processi di apprendimento, ma anche la consapevolezza degli obiettivi per cui si sono
attivati tali processi in un determinato contesto ambientale, intessuto di relazioni e di interconnessioni.
Box proposta di prassi pag.214 Nord e sud: in alto e in basso? È consigliabile abituare gli alunni a osservare le
rappresentazioni cartografiche da diversi punti di vista, cambiando l’orientamento, in modo da evitare il formarsi di
stereotipi e pregiudizi legati alla posizione. L’instaurarsi degli stereotipi può essere evitato con alcune strategie
didattiche:
In tutti gli ordini di scuola, apprendere la carta murale d’Italia al contrario, con il Nord in basso: questo
cambio di orientamento allena gli allievi alla relatività dei punti di vista da cui si osserva sulla carta geografica
la porzione di superficie terrestre rappresentata; nella scuola secondaria si possono usare copie di carte
antiche che presentano l’Est o il Sud in alto per raffrontarle con quelle attuali.
Nella scuola primaria, stendere sul pavimento la carta murale d’Italia e poi invitare gli alunni, dopo aver tolto
le scarpe, a camminarci sopra sulla base di indicazioni che giungono dall’insegnante e dai compagni.
Box proposta di prassi pag.215 Prendere “appunti spaziali” con il linguaggio cartografico. Una delle migliori modalità
per superare le perplessità degli allievi davanti a una rappresentazione cartografica consiste nel provare a costruirla,
seppure in maniera semplificata e arbitraria e con simboli non convenzionali, dopo aver osservato direttamente una
determinata porzione dello spazio vicino, sulla falsariga delle seguenti tappe:
Formazione dei necessari prerequisiti nei primi anni di scuola: dopo un primo approccio alla visione
bidimensionale ortogonale attraverso numerosi esercizi-gioco per visualizzare e rappresentare in pianta
piccoli oggetti di uso comune, gli alunni scoprono che sul terreno ciascun oggetto lascia la sua specifica
“impronta”; si passa poi al disegno della pianta dell’aula, come da prassi consolidata e reperibile in qualsiasi
manuale.
Negli anni successivi, avendo del tutto acquisito dimestichezza con le rappresentazioni ortogonali, gli allievi
degli ultimi anni di scuola primaria e quelli di secondaria di primo grado sono pronti a uscire dalla scuola,
muniti di blocco e matita, per affrontare l’osservazione diretta del circondato.
Il punto di partenza è l’ingresso della scuola: gli allievi usano la bussola per individuare il Nord e lo segnano
su una piccola freccia in alto a destra sul loro foglio, mentre perlustrano le strade limitrofe, cominciano a
registrare i “punti spaziali”, cioè iniziano a prendere appunti in termini di spazio. Sperimentano così quel
linguaggio cartografico che la maggior parte degli adulti non è avezza a usare, rimanendo priva di un canale
importante di comunicazione di informazioni.
Prende forma sul foglio di ciascuno uno “schizzo cartografico” relativo al territorio circostante la scuola, su cui
saranno stati tracciati i principali elementi fissi. Il tutto viene corredato da un’opportuna legenda, perché gli
allievi stessi possano in seguito riconoscere ciò che hanno rappresentato.
Al ritorno in aula viene presentata una pianta del quartiere o di quella specifica porzione e si procede al
confronto tra la pianta “ufficiale” e gli schizzi realizzati dagli allievi, che possono arricchire la pianta con
elementi da loro registrati e scoprire l’uso di simboli e segni convenzionali. L’interesse è così spinto al
massimo: sulla rappresentazione cartografica a grande scala è caduto il velo e d’ora in poi interpretare una
carta geografica o tematica a qualsiasi scala potrà diventare un gioco da ragazzi.
Nella prima parte si propone una guida all’analisi di un paesaggio attraverso uno strumento indiretto quale la
fotografia. Si parte dall’approccio emotivo, contemplato nelle prime domande, per giungere all’approccio cognitivo
che comporta il riconoscere un determinato tipo di paesaggio attraverso l’identificazione degli elementi fisici e
antropici, di eventuali elementi caratterizzanti che ne permettano la precisa localizzazione, di elementi da cui poter
dedurre le relazioni dell’uomo con quel tipo di ambiente, anche per analogia con ambienti e paesaggi similari noti. Gli
studenti possono usare le risposte a ogni domanda e le relative spiegazioni per stilare una relazione come prodotto
finale di un compito autentico.
Nella seconda parte è reperibile una guida facilitata con opportune semplificazioni che tuttavia non disperdono gli
scopi del lavoro; può essere usata da alunni dei primi anni di scuola primaria e da allievi con bisogni educativi
speciali.
10.6 La geografia nel cinema
A parte la notevole serie di filmati ad uso didattico su supporto digitale, sicuramente molto gradite ai giovani e ai
giovanissimi sono proprio le produzioni cinematografiche che rientrano nella programmazione delle sale, le quali
sempre più spesso organizzano proiezioni mattutine riservate a classi dei vari ordini di scuola. Tuttavia, raramente
viene prestata attenzione ai particolari dell’ambientazione, per ricavare alcune preziose informazioni di tipo spaziale
e geografico. Uno dei film che è doveroso citare per quanto riguarda l’ambito geografico è sicuramente “Metropolis”
di Fritz Lang del 1926, il primo film tutelato dall’UNESCO. La città del 200, ideata da Lang, venne presa come modello
da molti registi per film di fantascienza e da allora tantissimi film hanno tracciato quella che si potrebbe definire una
“geografia cinematografica” diventata fonte di ricerca e dio didattica.
Box proposta di prassi pag. 222-224 Guida all’analisi di un ambiente/paesaggio nel cinema.
Competenze da sviluppare attraverso l’analisi dell’ambientazione di un video o di un film:
Scuola primaria gli alunni ricavano info geografiche da fonti cinematografiche; individuano i caratteri che
connotano i diversi paesaggi, reali o di fantasia, trasposti sullo schermo.
Scuola secondaria di primo e secondo grado gli allievi usano opportunamente prodotti multimediali per ricavare e
comunicare efficacemente info spaziali e per documentare e/o denunciare particolari aspetti del paesaggio e del
territorio legati a temi di conservazione e valorizzazione.
Per far viaggiare gli allievi in uno spazio /paesaggio altro e ricavarne emozioni e informazioni utili alla ricerca che
stanno mettendo in campo o che seguirà, si propone un es. di guida all’analisi di un ambiente/paesaggio geografico
rappresentato nelle opere cinematografiche. Tale guida fa riferimento sia agli spazi interni che esterni.
Nel primo caso l’attenzione dello studente-spettatore può appuntarsi sugli elementi dell’arredo o sulla suddivisione
degli spazi interni: da questi fattori può capire se lo spazio risulta ben organizzato, se rispecchia l’ambientazione della
vicenda narrata, se nella vita reale un ambiente interno di questo tipo vada a suo avviso modificato e come. La
riprogettazione di uno spazio interno, sebbene indirettamente conosciuto, può essere considerata una competenza
specifica da raggiungere anche attraverso la geografia.
Stessa cosa può dirsi per il paesaggio oggetto di riprese cinematografiche: qualora si trattasse di un paesaggio reale
potrebbe essere riconosciuto attraverso l’applicazione del metodo di analogie e differenze con altri paesaggi noti; se
invece fosse una ricostruzione di fantasia potrebbe consentire la ricerca delle differenze tra un paesaggio reale e uno
fantastico, annotando gli elementi che vengono stravolti e quelli che in qualche modo riproducono la situazione
reale. È interessante ritrovare in un paesaggio cinematografico di fantasia proprio la “matrice” reale, mascherata
dietro stratagemmi ed effetti speciali che la alterano.
Il collegamento tra cinema e paesaggio urbano, svolge l’importante funzione di accendere i riflettori, e quindi
l’attenzione del grande pubblico, su zone o quartieri urbani nel passato degradati e malfamati e oggi in tutto o in
parte riqualificati, spostando di conseguenza in queste aree flussi di turisti che possono contribuire a un definitivo
cambiamento anche nell’immaginario collettivo.
Si propone anche una guida che può essere di sussidio agli allievi per la lettura geografica di un’opera
cinematografica: scoprono così una chiave diversa, che di certo può incuriosirli e abituarli a prestare attenzione anche
a questi importanti aspetti tutte le volte che avranno occasione di assistere a una proiezione.
Box proposta di prassi pag. 225-226 Approccio al concetto della densità di popolazione.
Competenze da sviluppare:
Scuola primaria gli alunni comprendono che dietro i numeri della geografia, i dati statistici e i grafici si celano
fenomeni, fatti e persone e ne fanno uso consapevole.
Già nei primi anni di scuola primaria si possono avvicinare gli alunni alla comprensione di dati numerici riferiti a
concetti geografici, in modo tale che acquistino da subito dimestichezza che in seguito farà vincere la diffidenza.
Box proposta di prassi pag. 228-229 Interpretazione geografica dei brani letterari.
Competenze da sviluppare attraverso il raccordo tra geografia e letteratura:
Scuola primaria, secondaria di primo e secondo grado gli allievi ricavando info geografiche da fonti letterarie:
individuano i caratteri che connotano i diversi paesaggi descritti dalla sensibilità degli scrittori; realizzano un percorso
di ricerca-azione allo scopo di ideare soluzioni per la salvaguardia e la valorizzazione di territori e paesaggi che hanno
costituito l’ambientazione di opere letterarie.
La prima fase di un’attività di ricerca-azione che colleghi letteratura e geografia è la lettura seguita dall’analisi
testuale. Nel primo es. (incipit dei Promessi Sposi) l’analisi testuale è rapportata all’estrapolazione di info geografiche
sui luoghi d’ambientazione dell’opera.
Il secondo brano tratto da Childe Harold’s Pilgrimage di lord Byron, ci sono varie espressioni che offrono l’occasione
per affrontare temi di geografia fisica, politica e i temi della geografia dei valori.
Box proposta di prassi pag.230 Un percorso sequenziale di ricerca-azione tra geografia e letteratura.
Si indica un percorso sequenziale di lettura e interpretazione di un’opera letteraria sotto il profilo geografico che
implichi anche la visita ai luoghi di ambientazione o la conoscenza indiretta dei luoghi stessi attraverso fonti iconiche,
cartografiche, storiografiche, statistiche.
Box proposta di prassi pag. 232-233 Guida alla lettura geografica di un monumento.
Gli allievi ricavano info geografiche da fonti artistiche; riconoscono le caratteristiche di paesaggi nelle opere pittoriche
dei secoli passati e colgono le trasformazioni nel confronto con i paesaggi attuali; individuano la provenienza
geografica dei materiali usati nei monumenti architettonici e scultorei; riconoscono la funzione di un monumento
rispetto alla sua collocazione spaziale; individuano sulla carta geografica i percorsi utili per raggiungere il monumento
o l’allestimento museale.
Lettura in chiave geografica di monumenti scultorei e architettonici di varie epoche, a partire da quelli dell’antichità.
11. La valutazione in geografia
11.1.1 La valutazione: dall’ipse dixit ai modelli oggettivi
Sul complesso e delicato tema della valutazione, negli ultimi decenni si sono intensificati gli studi di numerosi teorici
di varia estrazione che hanno offerto il loro contributo per la strutturazione e validazione di modelli sempre più
sofisticati di verifica e valutazione dei risultati del processo di apprendimento. Nel passaggio dalle teorie alla prassi
scolastica e universitaria sono nati e si stanno manifestando vari impedimenti: da una parte troviamo una mancanza
di aggiornamento specifico nella preparazione dei docenti, soprattutto di coloro che in tanti anni di insegnamento
erano abituati a quella che si potrebbe definire la valutazione dell’ ipse dixit, ovvero una valutazione non vincolata da
alcuna richiesta di motivazione e che prendeva in considerazione solamente il livello di preparazione atteso. D’altra
parte, si presenta l’ostacolo, opposto al precedente, rappresentato dal fatto che i docenti, opportunamente
aggiornati sulle metodologie di valutazione di carattere oggettivo, possano correre il rischio di applicare un eccessivo
tecnicismo nelle procedure di misurazione delle prove, tralasciando l’aspetto formativo della valutazione autentica e
di una comunicazione empatica ad allievi e famiglie. L’atto valutativo costituisce una parte del processo di
insegnamento/apprendimento e di formazione estremamente importante, è necessario dunque, diffondere una sana
e reale cultura della valutazione, solo così ci si potrà trovare di fronte a studenti sereni e collaborativi, in grado di
realizzare un sapere valido e duraturo. Il processo di insegnamento/apprendimento comprende alcune principali fasi
che possono a volte coesistere, ma che qui si elencano in successione al solo scopo di chiarezza espositiva:
a. Fase di osservazione, attraverso la quale si procede all’accertamento della situazione di apprendimento degli
allievi, iniziale e in itinere.
b. Fase dell’azione didattica di insegnamento/apprendimento: è la fase centrale del processo, quella che applica tutte
le metodologie e le strategie più efficaci.
c. Fase di verifica dei risultati in relazione agli obiettivi prefissati.
d. Fase della valutazione: è la fase dell’interpretazione dei risultati peer ottenere informazioni e conferme da una
parte sul processo di sviluppo delle competenze di ciascun allievo e dall’altra sulla validità dell’azione didattica
“messa in campo” e sull’eventuale necessità di correzioni di rotta.
Tabella pag. 240 griglia di sintesi per la certificazione di competenze geografiche in uscita dalla scuola primaria e per
l’accertamento dei prerequisiti geografici all’ingresso della scuola secondaria di primo grado.
Orientamento Linguaggio geo- Paesaggio Regione e sistema
graficità territoriale
L’alunno si orienta L’alunno usa il L’alunno ricava info L’alunno si rende
nello spazio linguaggio della geo- geografiche da una conto che lo spazio
circostante e sulle graficità per pluralità di fonti; geografico è un
carte geografiche, interpretare carte riconosce e sistema territoriale,
usando riferimenti geografiche e globo denomina i costituito da
topologici e punti terrestre, realizzare principali “oggetti” elementi fisici e
cardinali. semplici schizzi geografici fisici; antropici legati da
cartografici e carte individua i caratteri rapporti di
tematiche, che connotano i connessione e/o
progettare percorsi e paesaggi con interdipendenza.
itinerari di viaggio. particolare
attenzione a quelli
italiani e individua
analogie e differenze
con i principali
paesaggi europei e
di altri continenti;
coglie nei paesaggi
mondiali della storia
le progressive
trasformazioni
operate dall’uomo
sul paesaggio
naturale.
Elenco allievi Livelli di valutazione Livelli di valutazione Livelli di valutazione Livelli di valutazione
ABCD ABCD ABCD ABCD
Box proposta di prassi pag. 245 Una prova molto diffusa: il completamento di un testo.
Tra le varie tipologie di prove oggettive si presenta una prova a completamento. Si tratta di inserire in un brano
alcune parole mancanti, scegliendole da una lista. Per allestire la prova i docenti dovranno sostituire con puntini le
parole sottolineate nel brano; questi stessi vocaboli andranno poi scritti, in ordine sparso, in fondo alla scheda. La
consegna di lavoro consiste nell’invitare gli allievi a scegliere dalla lista di parole di volta in volta quella giusta da
inserire nei buchi.
Tabella pag. 247 livelli di valutazione del compito di realtà “popolamento e spopolamento di territori italiani” con es.
di descrizione.
Livello Descrizione
A – Avanzato L’allievo svolge compiti in situazioni nuove mostrando
una completa padronanza nell’applicazione di
conoscenze e abilità all’analisi degli aspetti demografici,
di densità di popolazione e di differente distribuzione;
sa individuare i punti di forza e di debolezza che
determinano le diverse situazioni in territori italiani
costieri e montani; progetta soluzioni per il
ripopolamento dei territori appenninici.
B – Intermedio L’allievo svolge compiti in situazioni nuove, mostrando
di saper applicare le principali conoscenze e abilità
acquisite all’analisi di alcuni fenomeni demografici
dell’Italia e di comprendere le principali cause che
determinano il popolamento e lo spopolamento di
territori costieri e montani; partecipa in maniera attiva
alla progettazione di soluzioni per il ripopolamento dei
territori appenninici.
C – Base L’allievo svolge compiti in situazioni nuove, con la
collaborazione del gruppo dei pari e la guida del
docente, mostrando di possedere le basilari conoscenze
e abilità necessarie a comprendere le principali cause
che determinano alcuni fenomeni demografici
dell’Italia, come il popolamento e lo spopolamento dei
territori costieri e di quelli montani.
D – Iniziale L’allievo solo se guidato dal gruppo dei pari e dal
docente, usa le conoscenze e le abilità minime per
poter comprendere alcuni fenomeni demografici relativi
a territori italiani.
Tabella pag. 249 Livelli di valutazione del compito di realtà “Allestire una mostra con le somatopìe” e relativa
descrizione.
Livello Descrizione
A - Avanzato L’alunno svolge in situazioni nuove compiti che
mostrano una completa padronanza nell’uso delle
conoscenze relative ai caratteristici aspetti
geomorfologici, economici, culturali, sociale, delle
tradizioni e del folklore dell’Italia e delle sue regioni
amministrative.
B - Intermedio L’alunno svolge compiti in situazioni nuove, mostrando
di saper usare le conoscenze e le abilità acquisite in
relazione ai fondamentali aspetti geomorfologici,
economici, culturali delle tradizioni dell’Italia e delle sue
regioni amministrative con buona padronanza.
C - Base L’alunno svolge compiti in situazioni nuove, con la
collaborazione del gruppo dei pari, mostrando di
possedere le basilari conoscenze e abilità relativi ai
principali aspetti caratteristici, fisici e antropici,
dell’Italia e delle sue regioni.
D - Iniziale L’alunno, solo se guidato dal gruppo dei pari e dal
docente, usa le conoscenze minime relative all’Italia e
alle sue regioni amministrative per applicarle in compiti
nuovi.
Box proposta di prassi pag. 250-252 L’applicazione del modello WebQuest a un compito di realtà: “organizzare una
coricera”.
Il modello WebQuest coniuga aspetti delle moderne metodologie con l’uso delle tecnologie informatiche. Il modello
è stato reso noto da Bernie Dodge che lo ha messo a punto. Consiste nell’effettuare in classe, in gruppi di
apprendimento cooperativo, un lavoro di ricerca-azione su fonti reperibili in rete, finalizzato alla realizzazione di un
prodotto multimediale e all’acquisizione di competenze e di un apprendimento significativo.
Per la geografia il prodotto multimediale potrebbe consistere in una carta tematica interattiva o in un ppt sul tema
trattato, da inserire nel web. Da tutto ciò è facile dedurre come il WebQuest possa essere applicato con successo
anche alla valutazione autentica, ad es. attraverso l’assegnazione di un compito di realtà che preveda l’organizzazione
di una crociera nel Mediterraneo, con tappe in alcuni dei principali porti italiani (primaria) e delle sponde
settentrionali e meridionali del bacino mediterraneo (secondaria di primo grado).
Tutte le info circa le località toccate e le relative regioni o Stati, devono essere reperite in rete, soprattutto sulle
pagine web selezionate dal docente.
La seguente può essere una procedura da adottare:
Fase introduttiva: il docente, dopo aver proceduto a un’attenta ricognizione delle risorse in rete, introduce il compito
di realtà. Dalla consultazione della carta fisico-politica del bacino del Mediterraneo scaturisce il confronto di idee per
la scelta condivisa delle varie tappe e per tracciare l’itinerario più idoneo.
Gli allievi di dividono in gruppi; a ciascun gruppo viene assegnato lo studio di una città oggetto di tappa della crociera
e vengono forniti i link delle pagine web da consultare. La ricerca inizia. Il docente è pronto ad agire da facilitatore,
fornendo spiegazioni e chiarimenti.
Una volta raccolte tutte le info, integrando i materiali reperiti sul web con spiegazioni del docente e/o tratte da testi,
gli studenti provvedono a selezionarle ed organizzarle, producendo una presentazione ppt che illustri gli aspetti più
significativi di ogni luogo toccato dall’itinerario della crociera. Il prodotto multimediale realizzato può essere mostrato
in un incontro con le famiglie e con studenti di altre sezioni e poi reso pubblico inserendolo sul web.
Gli studenti riflettono infine sul lavoro svolto, sulla validità delle procedure adottate e sui risultati raggiunti, anche in
termini di autovalutazione dell’apprendimento.
Nella scuola secondaria di primo grado, dove la maturità degli allievi è maggiore e lo sono anche i prerequisiti non
solo geografici, possono emergere problemi legati al confronto tra gli itinerari dei croceristi per turismo e le rotte
disperate dei migranti. In tal caso si aprirebbe un ambito di ricerca con un altro campo di realtà, più cruda e
complessa.
Box proposta di prassi pag. 253-254 Indagine sul territorio: “Riscoprire e pubblicizzare il proprio centro abitato”.
Compito autentico, cuore di un progetto di ricerca-azione dalle forti valenze interdisciplinari, consente agli allievi di
rendersi consapevoli dell’importanza di conoscere il territorio in cui vivono e/o in cui sono nati, in quanto parte
integrante della costruzione delle proprie esperienze formative.
Ciò vale ancora di più per gli studenti di diversa etnia, i quali si accostano alla nuova realtà territoriale e culturale
senza dimenticare le loro radici, ma costruendo un confronto proficuo per sé stessi e per i propri compagni. Perché gli
apprendimenti possano diventare realmente significativi occorre una motivazione forte, una finalizzazione delle
attività di ricerca che faccia leva sull’interesse e la curiosità per i temi che si vanno a indagare e sulla dimensione
emotiva dell’intelligenza: tale motivazione si può individuare nell’allestimento di una sorta di campagna pubblicitaria,
al fine di far apprezzare a coetanei di altre città, o agli stessi abitanti del luogo, particolari aspetti della propria città o
del proprio paese ritenuti meritevoli di una vista.
Anche in questo caso si espongono in sintesi le varie fasi operative:
Gli allievi danno vita a un brainstorming per riflettere sulle conoscenze pregresse della città/paese in cui vivono e per
far emergere l’immagine mentale che ne possiedono. Da questo confronto di idee scaturisce il problema di
conoscenza, l’avvertita necessità di saperne di più e di capire se la loro idea di città, o di centro abitato, corrisponda
alla realtà locale.
Uscita sul territorio. Per organizzare al meglio l’indagine gli studenti, divisi in gruppi, possono seguire filoni prestabili
come: la dimensione spazio-temporale, socio-economica, culturale.
Dopo la catalogazione delle info e dei materiali, raccolti attraverso interviste ad abitanti del luogo o testimoni
privilegiati, gli allievi animano una discussione finalizzata a far emergere la reale immagine della città/paese, fino a
giungere a una definizione condivisa degli aspetti che trovano meritevoli di ricevere attenzione e cure e di essere
valorizzati.
Si procede alla realizzazione di un video e di alcuni slogan pubblicitari per valorizzare e far conoscere meglio
particolari aspetti della località oggetto di indagine, ma anche per lanciare messaggi di conservazione del patrimonio
naturale e culturale presente, che va trasmesso integro alle generazioni successive.
La pubblicizzazione dei prodotti realizzati avviene attraverso la scelta condivisa di una delle possibili modalità:
illustrazione dei risultati del lavoro durante un’assemblea aperta agli abitanti del luogo, distribuzione di volantini
contenenti un disegno e lo slogan prescelto.
In conclusione si attua la fase metacognitiva di riflessione individuale e di gruppo sul lavoro svolto, procedendo anche
all’autovalutazione individuale sul livello di apprendimento e sull’efficacia del proprio contributo al lavoro del gruppo
e della classe.
Ulteriore suggerimento: sempre intorno al tema della città si può assegnare un compito di realtà che partendo da
necessità e aspetti segnalati dagli abitanti intervistati, sia mirato a riprogettare spazi non utilizzati o abbandonati al
degrado. In questo caso i ragazzi conducono un’inchiesta tra gli adulti e tra i loro coetanei per raccogliere pareri e
desideri sul possibile riuso di determinati spazi. Procedono poi alla riprogettazione, lavorando su immagini dall’alto e
su planimetrie e realizzando plastici in scala, le produzioni possono essere diffuse, con le stesse modalità prima dette,
tra gli abitanti e presentate anche alle istituzioni comunali competenti. Un tale lavoro permette di valutare
l’acquisizione di competenze geografiche spendibili in un contesto diverso da quello della verifica scolastica.
Tabella pag. 257-258 Esempio di rubrica di valutazione in geografia. Per ciascun allievo occorre valutare ogni
dimensione e attribuire un livello; la prevalenza del livello ottenuto nelle 5 dimensioni darà il risultato valutativo
finale. Per attribuire una valutazione quantitativa, basterà stabilire che a ogni livello corrisponda un determinato
valore numerico.
Disciplina o area disciplinare: Geografia.
Classe: quinta di scuola primaria – primaria di scuola secondaria di primo grado.
Compito di apprendimento: predisporre un itinerario di viaggio nell’Italia meridionale della durata di 15 giorni,
usando il pullman per osservare aspetti fisici e culturali caratteristici dei diversi paesaggi.
Dimensioni del compito:
1. Conoscenza di elementi naturali e culturali presenti nel territorio
2. Conoscenza dei rapporti dell’uomo con un determinato tipo di paesaggio e di ambiente
3. Abilità nell’uso di carte geografiche a varia scala e di nuove tecnologie informatiche (Maps)
4. Capacità di organizzare le tappe del percorso in maniera funzionale, rispetto ai fenomeni da
osservare e al tempo a disposizione.
12.5 Il portale dell’Ufficio statistico dell’Unione europea (EUROSTAT) e alcuni esempi applicativi
Posto su un gradino di maggiore complessità, sia perché in lingua inglese, sia perché ricco di dati e pubblicazioni
consultabili e scaricabili, è il portale dell’Ufficio statistico dell’Unione Europea (EUROSTAT - European Statistical
Office), che consente di rispondere all’esigenza di trovare indicatori aggiornati relativi ai Paesi membri e numerosi
rapporti e lavori a cui fare riferimento.
Si tratta di un contenitore che richiede un po’ di preventiva esplorazione e di uso pratico per imparare a destreggiarsi,
ma che offre tante possibilità di impiego didattico oltre che di ricerca.
Ulteriori possibilità di utilizzo sono offerte dall’atlante statistico dell’EUROSTAT che permette di consultare una serie
di indicatori riportati a scala regionale attraverso un intuitivo visualizzatore di cartogrammi digitali già predisposti
sotto cui può essere caricato un template di sfondo. Trattandosi di un visualizzatore di cartogrammi è adatto per le
modalità di consultazione, mentre non vi sono grandi margini di personalizzazione. Costituisce un ottimo strumento
di conoscenza, sia per l’intuitività e la chiarezza dell’interfaccia, sia per la disaggregazione dei dati a livello regionale
che offre una lente per cogliere differenze e sfaccettature. Può essere ritenuto assai utile per prendere dimestichezza
con un visualizzatore di cartogrammi realizzati da un organo internazionale, prima di accedere alle partizioni più
complesse e affinate che consentono anche di modificare varie impostazioni, ma che di primo impatto risultano più
ardue da utilizzare, con il rischio di scoraggiarne l’uso in assenza di passi sequenziali che fungano da graduale
introduzione.
13.3 Le story map e il digital storytelling per avvicinare alla geografia e al mondo dei GIS
Le story map sono applicazioni web, ospitate in ambiente cloud, che combinano mappe interattive, contenuti digitali-
multimediali (foto, video, link) e documenti testuali; se adeguatamente pensate e strutturate possono configurarsi
come social network dei GIS e della moderna geografia e possono essere visualizzate e consultate in modalità open
source, divenendo patrimonio di dominio pubblico a scala globale. Si tratta di applicazioni di semplice uso e
accessibilità, facilmente personalizzabili per perseguire i propri obiettivi e per costruire elaborazioni originali di
notevole impatto comunicativo. Si prestano alla diffusione di un digital storytelling finalizzato a raccontare storie,
dinamiche, problemi, percorsi a scala globale o concentrandosi su determinati contesti. Le story map si configurano
come un potente strumento di raccordo, di diretta comunicazione, giacché consentono di fornire testimonianza
diretta, impressioni, valutazioni ed ipotesi su aspetti e fenomeni attuali, di grande interesse disciplinare e
interdisciplinare, così come sulla loro evoluzione e distribuzione. Per la loro semplicità di realizzazione è auspicabile
promuoverne l’utilizzo nelle scuole di ogni ordine e grado, con la certezza di catturare l’attenzione, suscitare curiosità,
stimolare il desiderio di cimentarsi attivamente per produrre una story map con cui contestualizzare, descrivere,
sintetizzare, approfondire temi contingenti, di rilevanza geografica.
La consapevolezza di poter entrare in possesso delle chiavi che permettono di costruire un prodotto di simile natura
produce entusiasmo tra studenti e docenti; la possibilità di diffondere in rete quanto realizzato accresce il desiderio
di provarci e di riuscirci; il recepire che può trattarsi di uno strumento professionalizzante o per lo meno di apertura e
predisposizione verso l’acquisizione di future abilità e funzionalità non lascia indifferenti e spinge a concentrarsi per
massimizzare i possibili risultati.
Quando realizzate secondo opportune linee guida, queste applicazioni web supportano uno stimolante modo di
rappresentare digitalmente eventi e fenomeni, di comunicare informazioni, di trasmettere conoscenza.
In termini di didattica e formazione le story map vanno costruite:
- Concentrando l’attenzione su uno specifico argomento;
- Scegliendo l’area da coprire e la scala della propria elaborazione;
- Selezionando accuratamente il materiale iconografico;
- Arricchendo il progetto complessivo e corredando le singole foto e i video caricati e geolocalizzati di un’adeguata
descrizione testuale;
- Realizzando un prodotto che sappia colpire l’immaginario collettivo e veicolare su vasto raggio informazioni e dati
rigorosi, favorendo la diffusione del sapere.
Vari lavori hanno evidenziato i benefici e presentato casi concreti di uso delle story map in ambito didattico. Possono
essere utilizzate per tradurre in un’applicazione web i rilievi e i risultati delle indagini sul terreno, raccontando,
commentando e geolocalizzando i materiali di diverso genere raccolti con l’osservazione diretta, così come possono
rendere vivo ed interattivo un insieme di immagini tratte da riviste, archivi, siti web su un certo tema, rendendo pure
l’osservazione indiretta coinvolgente e stimolante.
Per una comunicazione efficace vi sono alcune linee guida essenziali da tenere presenti, tra cui:
-Selezionare accuratamente il template (cioè, l’impianto su cui far poggiare l’insieme costituito da mappe interattive,
documentazioni digitali-multimediali e apparati testuali) più adatto per dare massima risonanza ai materiali
iconografici da inserire, valutando il giusto bilanciamento con il testo descrittivo e di approfondimento;
- Scegliere un titolo breve e accattivante in modo da richiamare attenzione, o un titolo che esplichi bene il tema
portante e i contenuti della story map;
- Inserire all’apertura fotografie di notevole effetto estetico o particolare potere comunicativo;
- Realizzare un’applicazione di semplice e immediata consultazione, evitando un uso eccessivo di richiami o rimandi,
ma giungendoci eventualmente con gradualità, una volta addentrati.