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INSEGNARE
ISBN 978-88-491-3293-9
24,00 CB4631
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SSIS
Scuola di Specializzazione per lInsegnamento Secondario - Bologna
a cura di
Angela Ghirardi
Claudio Franzoni
Serena Simoni
Simonetta Nicolini
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INDICE
Percorsi
Testimonianze
Archivio
a cura di Leda Piazza ..................................................................................... 211
1
M. Bloch, Apologia della storia, Einaudi, Torino 1998, pp. 11-12: Infatti la natura del
nostro intelletto lo porta molto meno a voler sapere che a voler comprendere. Nonostante
questo, lo storico ribadisce che la storia ha il diritto di essere considerata fra le conoscenze de-
gne di impegno solo nella misura in cui essa ci consentir, invece di una semplice enumera-
zione, senza nessi e quasi senza limiti, una classificazione razionale e una progressiva intelligi-
bilit.
2
Le SSIS (Scuole di Specializzazione per lInsegnamento Secondario) sono state istituite
allinterno di alcune Universit italiane con legge del 19/11/1999 ed avviate nello stesso an-
no accademico.
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Sulle caratteristiche della modernit liquida e sulle ribattute di questa sullattivit for-
3
mativa, citate qui e anche pi avanti, si rimanda a Z. Bauman, Vite di corsa. Le sfide alledu-
cazione della modernit liquida. Lezione Magistrale di Zygmunt Bauman (13 settembre 2007),
Regione Emilia-Romagna, [Bologna] 2008.
4
Z. Bauman, Vite di corsa ... cit., p. 51.
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Sgombrato il campo dallidea di far uscire dalla scuola degli storici dellar-
te5 e preso atto delle reali difficolt dellinsegnamento della disciplina storico-
artistica nelle scuole determinate, fra laltro, dallesiguo numero di ore a fron-
te della complessit della materia si pu cercare di confrontare la tenuta de-
gli obiettivi e delle finalit disciplinari con il panorama inquietante delineato
da Bauman.
Il fine non tanto quello di ridiscutere gli orientamenti della storia del-
larte ma di circoscrivere il problema a monte, cercando di comprendere qua-
li ostacoli possono frapporsi al raggiungimento degli obiettivi didattico-disci-
plinari, e di far interagire fattivamente due mondi spesso separati, quello del-
la pedagogia e della storia dellarte.
Lipotesi che mettendo al centro del processo di insegnamento alcune
priorit come la relazione, lidentit reale, corporea, non virtuale degli
studenti e la motivazione cos come il desiderio, che ad esse sono collega-
ti, si possano progettare percorsi realmente efficaci6. In ultima analisi, si trat-
ta di abbandonare un modello didattico essenzialmente trasmissivo o mime-
tico, sostituendolo con un altro trasformativo in cui linsegnante facili-
ta e incoraggia gli studenti a elaborare proprie idee, a saggiarne la tenuta, ad
individuare un proprio modo di vedere il mondo7.
Per operare secondo questa prospettiva utile servirsi di strumenti didat-
tici funzionali al coinvolgimento diretto degli studenti e alla facilitazione del-
lapprendimento, gi sperimentati con successo, come il Cooperative Learning
e il Problem Solving, lutilizzo allinterno del dialogo educativo del feed-
back, della scoperta-esplorazione e del lavoro di gruppo8. Ma altrettanto im-
5
Questa opinione generalmente condivisa trova daccordo fra gli altri Cesare De Seta, Per-
ch insegnare la storia dellarte, Donzelli, Roma 2008, p. 36.
6
Unanalisi del significato e del successo della pedagogia attivista di J. Dewey basato sul-
la centralit dellesperienza e del vissuto nellattivit didattica trattato nellintervento di S.
Nicolini Fra teoria e materiali: il manuale e alcuni problemi di metodo per gli insegnanti di sto-
ria dellarte, pubblicato nel presente testo. Lo stesso tema analizzato da L. Lazotti Fontana,
Comunicazione visiva e scuola. Aspetti psicopedagogici del linguaggio visuale, Franco Angeli, Mi-
lano 1981 e da M. Dallari, C. Francucci, Lesperienza pedagogica dellarte, La Nuova Italia, Fi-
renze 1998. Sullimportanza della relazione allinterno della didattica vista come reciproci-
t che implica cambiamenti sia nellallievo che nel docente si veda P. Bertolini, Lesistere pe-
dagogico. Ragioni e liniti di una pedagogia come scienza fenomenologicamente fondata, La Nuo-
va Italia, Firenze 1988. La centralit della motivazione e del desiderio in relazione allattribu-
zione di senso e quindi del sapere analizzata da R. Gatti, Saper sapere. La motivazione come
obiettivo educativo, Carocci, Roma 2004.
7
L. Genovese, Insegnare e apprendere. Temi e problemi di didattica, Monolite, Roma 2006,
p. 20.
8
Per le strategie didattiche indicate si vedano L. Genovese, S. Kanizsa (a cura di), Ma-
nuale della gestione della classe, Franco Angeli, Milano 2005; L. Genovese, Insegnare e appren-
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dere. Temi e problemi di didattica ... cit., pp. 137-141; L. Dozza, Il lavoro di gruppo tra relazione
e conoscenza, La Nuova Italia, Firenze 1993.
9
Lisolamento della disciplina storico-artistica legata a modelli storiografici tardocrociani
e puro-visibilisti, la sua impermeabilit alle scienze umane e il culto del Maestro e del Capo-
lavoro, sono fra le cause della marginalit della disciplina storico-artistica e della sua ineffica-
ce funzione formativa: cfr. C. De Seta, Perch insegnare la storia dellarte ... cit., pp. 33-34.
10
Si veda A. Rizzi, Considerazioni sullinsegnamento della storia dellarte, in Ricerche di
Storia dellarte, 79, 2003, p. 83.
11
Va detto per che alle scuole medie inferiori sono obiettivi non sempre raggiunti, n ot-
tenuti sempre in modo consapevole da parte degli studenti.
12
C. De Seta ribadisce questa necessit dellapertura della disciplina allambiente, alla cul-
tura materiale, ad altri linguaggi del visivo fra cui il design, lurbanistica, fotografia e cinema:
C. De Seta, Perch insegnare la storia dellarte ... cit., pp. 40-41, 52, 87.
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13
Cfr. le motivazioni estetiche e pedagogiche a sostegno delle attivit laboratoriali in M.
Dallari, C. Francucci, Lesperienza pedagogica dellarte ... cit..
14
A questo proposito vorrei citare alcune esperienze didattiche effettuate dagli specia-
lizzandi della A061 della SSIS dellUniversit di Bologna, che hanno congiunto con suc-
cesso conoscenze teoriche e laboratori effettuati direttamente nelle scuole o allinterno dei
musei del territorio romagnolo: P. Alunni, Rimini romana e i mosaici pavimentali della do-
mus. Un percorso didattico tra teoria e pratica, a.a. 2008/09, relatore Prof. S. Rambaldi, con
laboratorio per lesecuzione di manufatto musivo effettuato presso lIstituto tecnico per il
Turismo M. Polo di Rimini; L. Angelini, Teoria e pratica della pittura su muro. Un per-
corso didattico sullaffresco tra et romana e Rinascimento, a.a. 2006/07, relatore Prof. A.
Zacchi, con laboratorio per lesecuzione di un affresco presso il Liceo artistico Serpieri
di Viserba.
15
Sulla centralit del sentimento dello stupore e della meraviglia nellesperienza este-
tica dei bambini si vedano le analisi di M. Dallari, C. Francucci, Lesperienza pedagogica del-
larte ... cit., pp. 15-26.
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Molto interessanti sono le osservazioni sulle caratteristiche delle nuove generazioni di P.
Lalli, di N. Baiesi, A. Grattarola, E. Guerra, condotte lungo il corso di una ricerca sul rapporto
fra i giovani (il campione era di ragazzi e ragazze fra i 16 e 22 anni di Bologna, Roma e Mila-
no) e la memoria della Resistenza: P. Lalli, I mondi contigui delle comunicazioni quotidiane. I
giovani: segregati o integrati?, in N. Baiesi, E. Guerra (a cura di), Interpreti del loro tempo. Ra-
gazze e ragazzi tra scena quotidiana e rappresentazione della storia, CLUEB, Bologna 1997, pp.
13-43; N. Baiesi, A. Grattarola, E. Guerra, Il teatro della storia: dalla rappresentazione soggetti-
va alle domande per un insegnamento possibile, ibid., pp. 87-130.
17
C. De Seta argomenta in modo esauriente il collegamento diretto fra la storia e la sto-
ria dellarte, riprendendo una convinzione gi espressa da G. C. Argan: si veda C. De Seta, Per-
ch insegnare la storia dellarte ... cit., pp. 52-65.
18
Si tratta di considerazioni di M. Kundera, di T. Hylland Eriksen e di E. Tarkowska, ri-
prese da Z. Bauman, Vite di corsa cit., pp. 10, 23, 24.
19
Gli eventi segnalano unincertezza rispetto alla quale [...] occorre operare al momento
dovuto una certa scelta: la puntualit del kairos il tempo delloccasione sembra contrap-
porsi alla linearit cumulativa del chronos: P. Lalli, I mondi contigui delle comunicazini quoti-
diane ... cit., p. 27.
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20
L. Genovese, Insegnare e apprendere. Temi e problemi di didattica ... cit., p. 24.
21
Per la perdita come causa scatenante a posteriori di un senso del patrimonio e del-
la consapevolezza del bene storico artistico collegabili allidentit nazionale, si veda linter-
vento di E. Franchi in relazione al significato simbolico che assunse il crollo del campanile
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quando gli eventi vissuti vengono elaborati nella memoria e diventano narra-
zione, che a sua volta si trasforma in tradizione e identit22: parole che acqui-
stano significato solo se nascono e crescono allinterno di un processo di for-
mazione dellidentit, che prima di essere collettiva sempre e solo indi-
viduale. Per tutelare occorre possedere consapevolezza del passato, dei suoi le-
gami profondi col presente e con lidentit di ognuno: una richiesta incom-
prensibile per chi come i ragazzi vive schiacciato nel presente e soffre di una
sorta di destrutturazione temporale23.
Erede degli effetti positivi del passato ma messa in difficolt dalle caratte-
ristiche del presente, alla didattica contemporanea rimangono solo alcune stra-
de percorribili, che passano attraverso lidentit e la centralit degli studenti nel
processo formativo24.
Marco Dallari ha usato lespressione di stupore ci che colpisce, che
provoca unoscillazione degli stati danimo, unalterazione dellequilibrio emo-
tivo per definire lemozione che lega un soggetto allopera darte. Identifi-
cata come elemento base di una possibile esperienza estetica alla portata dei
bambini, questa emozione collaudata soprattutto nei laboratori ben lon-
tana dallapproccio allopera, pi strutturato e raffinato, degli adulti. A scuo-
la vince questo tipo di percorso adulto, nel quale per lo stupore viene spes-
so nascosto, censurato e negato dalle spiegazioni, dallinquadramento del fe-
nomenico allinterno dei rapporti causa-effetto25.
Eppure, le pratiche laboratoriali, il coinvolgimento pratico dei ragazzi e la
stimolazione delle emozioni sono efficaci anche allinterno di una didattica
indirizzata a studenti pi grandi. Il problema che se questo approccio viene
isolato da un quadro di riferimento sostanzialmente storico, rischia di rende-
di Venezia nel 1902: E. Franchi, Italia, un inizio precoce, comunicazione tenuta il 22 maggio
2009 al Convegno Perch insegnare la storia dellarte, Firenze, Palazzo Strozzi, 22-23 mag-
gio 2009, organizzato dallIstituto italiano di Scienze umane e dallIstituto francese di Fi-
renze. Sullo stesso argomento ma in relazione alle razzie di beni artistici effettuate dai napo-
leonici in Italia vedi R. Balzani, Nel crogiolo del patrimonio. Come le opere darte cambiano
statuto, in Larte contesa nellet di Napoleone, Pio VII e Canova, Silvana editoriale, Milano
2009, p. 26.
22 Sul rapporto fra evento, memoria, narrazione, tradizione e identit si rimanda a S. Le-
vi della Torre, Essere fuori luogo. Il dilemma ebraico tra diaspora e ritorno, Donzelli, Roma 1999,
p. 13.
23
Per le ricerche sulla percezione del tempo nei giovani, condotte da A. Cavalli nel 1985,
si veda N. Baiesi, A. Grattarola, E. Guerra, Il teatro della storia ... cit., pp. 96-97.
24
Considerata la difficolt dei giovani nel rapporto col passato, con la storia e con le pre-
cedenti generazioni, importante considerare alcune strategie didattiche suggerite dallambi-
to storico e mutuabili a quello storico-artistico: si veda N. Baiesi, A. Grattarola, E. Guerra, Il
teatro della storia ... cit., pp. 118-129.
25 Sulla differenza fra lesperienza estetica dei bambini e quella degli adulti si vedano le
analisi di M. Dallari, C. Francucci, Lesperienza pedagogica dellarte ... cit., pp. 24.
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26 S. Levi della Torre, Essere fuori luogo ... cit., pp. 66-67.
27 Mi affido allesperienza personale di una visita al museo, condotta nel 2004. La descri-
zione dello stesso museo, le sensazioni e le riflessioni che esso suscita sono riportate anche da
D. Serafini, Icone del molteplice. Quando i musei incontrano la diversit, in Muse e Psiche. La psi-
cologia al servizio della fruizione museale, a cura di E. Gennaro, supplemento n. 2 di Museo
In-forma (notiziario del Sistema Museale della Provincia di Ravenna), X, 26, 2006, pp. 35-
36. Il sito del museo <www.terrorhaza.hu>.
28 M. Dallari, C. Francucci, Lesperienza pedagogica dellarte ... cit., p. 32.
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Secondo questa prospettiva, le griglie entro cui si cala la storia dellarte con-
vivono con lo stupore e la scoperta, che possono rientrare nelle attivit didat-
tiche consuete ed essere utili anche al successivo stadio interpretativo29. Lim-
portante che la prassi didattica si colleghi sempre allidentit individuale del
soggetto in formazione, che risponda in modo aperto alle sue domande di sen-
so e riesca a farne sorgere delle altre. Occorre operare sui meccanismi di im-
maginazione, causando in questo modo una messa a rischio del s e uno scar-
to dalla consuetudine.
Recuperare la dimensione della meraviglia e dellimmaginazione nella pra-
tica didattica della storia dellarte sembra una contraddizione a priori: eppure
facile trovare risposte positive da parte dei ragazzi nella visita diretta ai mo-
numenti e ai beni artistici della propria citt, nellanalisi e nel racconto della
sua stratificazione, nel loro coinvolgimento diretto in progetti per la valoriz-
zazione dei beni artistici e naturalistici del territorio. Sono attivit che rispon-
dono ad alcuni obiettivi storico-artistici ma implicano anche una trasforma-
zione del sapere in biografia e incentivano nei ragazzi un processo autonomo
di conoscenza.
Conoscere e frequentare il cosiddetto territorio dellimprinting quello del
luogo in cui si nati risulta una via vincente per coinvolgere gli studenti, per-
ch lesperienza corrisponde gi ad un tratto del proprio racconto biografico.
I particolari della propria citt che sono gi di per s significativi e differenti
dal resto acquistano uno spessore ulteriore che pu condurre indietro nel
tempo, rimbalzare ad altre persone e storie, in modo da aprire una fessura si-
gnificativa in cui passato e presente entrano in comunicazione. Che, in sinte-
si, pu significare per i ragazzi vedere per la prima volta.
Questo varco comunicativo ha la possibilit di esistere anche oltre lespe-
rienza del proprio territorio e dei suoi beni: si realizza ogni qualvolta la vita
materiale si sostanzia nelle spiegazioni delle tecniche, dei problemi costrut-
tivi, della realt esperienziale, mettendo a confronto e collegando la vita quo-
tidiana del passato e il vissuto presente. La meraviglia entra in atto ancora,
quando permette il collegamento dellopera e del suo significato intesi co-
me una complessit non divisibile fra espressione e contenuto alla sfera
della propria identit, creando uno scarto conoscitivo che precede linter-
pretazione.
Non ultima, si sottolineano limportanza e il fascino della narrazione che
pu rispettare lappuntamento con la metodologia, creando un grado di av-
vicinabilit fra loggetto di studio e la propria esperienza personale. Mutua-
bili dalla didattica della storia sono ad esempio i laboratori incentrati su fin-
te narrazioni autobiografiche, inventate dai ragazzi e dalle ragazze, che rein-
terpretano in modo plausibile ma circoscritto gli attori di un determina-
29
M. Dallari, C. Francucci, Lesperienza pedagogica dellarte ... cit., p. 84.
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Lesperienza di questi laboratori descritta in M.T. Sega, Ricerca storica delle donne e di-
dattica della storia, in Generazioni. Trasmissione della storia e tradizioni delle donne, Rosenberg
& Sellier, Torino 1993, pp. 122-155, in particolare pp. 126-127.
31
Gadamer daltra parte sostiene che loggettivit storica un ingenuo presupposto del-
lo storicismo: citato in M. Ferraris, Storia dellermenuetica, Bompiani, Milano 1988, p. 261.
32
M. Dallari, C. Francucci, Lesperienza pedagogica dellarte ... cit., p. 34.
33
L. Genovese, Insegnare e apprendere ... cit., p. 28.
34
L. Genovese, Insegnare e apprendere ... cit., pp. 27-28: la raccomandazione che proviene
dallambito pedagogico quella di non tradire, n banalizzare il sapere scientifico nel mo-
mento della trasposizione didattica; al contrario, necessaria unattenta vigilanza epistemo-
logica, cio [...] un costante e puntuale monitoraggio della sostanziale corrispondenza tra quan-
to si propone in ambito didattico rispetto a quella che la formalizzazione in sede scientifica,
fermo restando linevitabile scarto fra questi livelli.
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Una didattica che tenga conto della differenza di genere e delle differenze
in generale comprese quelle di razza, etnia, religione, e cos via risponde
pienamente a queste necessit pedagogiche e di interazione col processo di for-
mazione delle identit che avviene a scuola.
Sgombrando alcuni pregiudizi in campo, va detto che chi si fa carico di
uno sguardo di genere nella didattica tenendo in conto questa prima diffe-
renza, da cui discendono tutte le altre non si rivolge mai e solo alle ragazze,
n necessariamente deve essere uninsegnante donna. Inoltre, questa prospet-
tiva non ha come fine latto riparatorio di recuperare la presenza nella storia
dellarte delle donne artiste, n priva la disciplina delle proprie basi epistemo-
logiche.
Il concetto di gender, nato circa alla met degli anni 70, ha avuto unintensa
elaborazione interna al pensiero femminista, che ha contribuito a concentra-
re lattenzione sulle pressioni sociali esercitate in particolare sul genere fem-
minile, in modo da definirne modalit e cause cos come gli effetti sociali sul-
la vita delle donne. Basati sullanalisi delle costruzioni sociali delle caratteri-
stiche biologiche (sesso), gli studi di genere si sono orientati allindividuazio-
ne delle differenze apparentemente naturali fra donne e uomini e delle
evoluzioni che esse hanno subito nel tempo e nello spazio35.
Sempre alla ricerca femminista si devono le successive elaborazioni del con-
cetto che sulla spinta del pensiero di numerose intellettuali afroasiatiche
hanno problematizzato la categoria, messa a confronto con quelle di razza e di
classe sociale36. Il successo di questi studi ha determinato un loro allargamen-
to allambito storico, psicologico e sociologico, favorendo ricerche ulteriori e
Per unanalisi agile di questi studi e delle tematiche ad essi collegati si rimanda a E. Ru-
35
spini, Le identit di genere, Carocci, Roma 2003. Si veda inoltre il testo pi corposo di S. Pic-
cone Stella, C. Saraceno (a cura di), Genere. La costruzione sociale del femminile e del maschile,
Il Mulino, Bologna 1996.
36
D. Barazzetti, A confronto con il genere, in C. Leccardi (a cura di), Tra i generi, Guerini Stu-
dio, Milano 2002, pp. 17-28: lautrice restituisce con chiarezza le differenze del significato del-
le parole gender-genre-sex nei paesi anglosassoni e il significato prevalente in ambito italiano, ri-
costruendo con sintesi il dibattito che si aperto nellambito femminista internazionale nei
confronti della categoria di genere dalla met degli anni 70 fino ad oggi. Per uno sguardo sul-
le ulteriori riflessioni che propongono un superamento di questa categoria si veda lintervento
di R. Braidotti, Oltre il genere, in Leggendaria, 23, settembre, 2000, pp. 5-7.
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Importante sottolineare che i Mens Studies, nati in area anglosassone negli anni Set-
tanta, hanno avuto una vera diffusione solo durante lultimo decennio del 900. Sullargo-
mento si veda: V.J. Seidler, Riscoprire la mascolinit. Sessualit, ragione, linguaggio, Editori Riu-
niti, Roma 1992; C. Vedovati, Il silenzio e la parola. Piccolo viaggio intorno ai Mens Studies tra
Italia e Stati Uniti, in Le parole delle pari opportunit, supplemento di Adultit, 2, Guerini,
Milano 1999; S. Bellassai, M. Malatesta (a cura di), Genere e mascolinit. Uno sguardo storico,
Bulzoni, Roma 2000; S. Bellassai, Il maschile, linvisibile parzialit, in E. Porzio Serravalle (a
cura di), Saperi e libert. Maschile e femminile nei libri, nella scuola e nella vita. II, AIE, Mila-
no 2001, pp. 17-36; A. Arru (a cura di), La costruzione dellidentit maschile nellet moderna
e contemporanea, Biblink, Roma 2001; S. Bellassai, La mascolinit contemporanea, Carocci,
Roma 2004; E. DellAgnese, E. Ruspini (a cura di), Mascolinit allitaliana. Costruzioni, nar-
razioni, mutamenti, Utet, Torino 2007.
38
Essendo ormai numerosi anche in Italia gli interventi che trattano della didattica dal
punto di vista della differenza di genere, si rimanda ad una breve selezione di testi: M. Cru-
do, Penelope partita. Un itinerario didattico sulla differenza di genere, Cres, Roma 1998; L. Ca-
riati (a cura di), Per una didattica della differenza di genere, Pensa Multimedia editore, Lecce
1999; E. Porzio Serravalle (a cura di), Saperi e libert. Maschile e femminile nei libri, nella scuo-
la e nella vita. I, AIE, Milano 2000; E. Porzio Serravalle (a cura di), Saperi e libert. Maschile
e femminile nei libri, nella scuola e nella vita. II, AIE, Milano 2001; Con voce diversa. Pedago-
gia e differenza sessuale e di genere, Guerini, Milano 2001; C. Serra (a cura di), Rosa&azzurro.
Genere, differenza e pari opportunit nella scuola, Atti del convegno di Torino a cura dellIR-
RE, Rosenberg & Sellier, Torino 2003.
39
Si veda per questo E. Ruspini, Le identit di genere ... cit., pp. 43-46.
40
A.M. Ajello, Le differenze di genere negli studi su apprendimento e sviluppo, in Saperi e li-
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li dei processi che impongono, oggi come un tempo, i ruoli maschili e fem-
minili.
Individuando come obiettivo principale unazione didattica che risponda al
coinvolgimento delle identit individuali, a scuola quindi necessaria unope-
ra di decostruzione e contestualizzazione dei processi storici e sociali che han-
no determinato il dualismo oppositivo fra maschile e femminile41. Lassenza
storica delle donne dalla scena pubblica, la loro subordinazione e relativizza-
zione di ruolo in termini simbolici e reali, e la creazione di un sistema simbo-
lico costellare di riferimento42 (donna-natura, uomo-cultura; donna-istinto,
uomo-ragione, etc.) hanno permeato nei secoli la storia della cultura, il lin-
guaggio, limmaginario collettivo, tanto quanto la produzione artistica.
La costruzione, nel tempo, di una cultura e di un linguaggio apparente-
mente neutri in cui i valori maschili si sono mascherati di universalit ha
avuto un profondo effetto non solo sulle donne ma anche sugli uomini. Que-
sti, dovendo parlare a nome di tutti gli esseri umani, hanno in questo modo
occultato la propria parzialit, delegando parti integranti della stessa vita ed in-
dividualit psichica perch considerati troppo poco virili, come la cura dei
figli o perseguitando i maschi non allineati al corporativismo del proprio
genere. Molti studiosi hanno tematizzato e analizzato gli effetti storici di que-
sto processo di invisibilit a se stessi43.
Se i ragazzi sono indotti per queste cause a riprodurre delle identit ste-
reotipe, mutile di parti e poco consapevoli di s, anche le adolescenti sono al-
trettanto coinvolte dalle stesse pressioni sociali. Le ricerche in campo di Carol
Gilligan44 condotte negli Stati Uniti, nella seconda met degli anni 70
hanno constatato quanto le ragazze tendano a restituire il proprio mondo in-
bert. I ... cit., pp. 16, 28; S. J. Kessler, La costruzione medica del genere: il caso dei bambini in-
tersessuati, in S. Piccone Stella, C. Saraceno (a cura di), Genere. La costruzione sociale del fem-
minile e del maschile ... cit., pp. 95-117.
41
L. Melandri ha scritto ottime riflessioni sullopposizione maschile-femminile, indivi-
duandone gli effetti discriminatori e gli obiettivi esclusivi: si vedano Linfamia originaria
(1977), Manifestolibri, Roma 1997 e Come nasce il sogno damore, Bollati Boringhieri, Mila-
no 2002. Riesce interessante il fatto che ancora oggi in numerosi interventi il dualismo ven-
ga spesso interpretato come riduzione della complessit del mondo e pratica costante degli es-
seri umani ai fini del potere, tacendo per levidente opposizione asimmetrica uomo-donna:
cos in S. Della Torre, Essere fuori luogo ... cit., pp. 84-88.
42
M. Foucault, La volont di sapere, Feltrinelli, Milano 1978, p. 92: lautore definisce iste-
rizzazione del corpo della donna il processo che costruisce il corpo femminile come un luo-
go saturo di sessualit e naturalmente riproduttivo, la cui pertinenza lo spazio privato, fa-
miliare, la non azione.
43
V.J. Seidler, Riscoprire la mascolinit ... cit., pp. 4-17; S. Bellassai, Il maschile, linvisibi-
le parzialit, e libert ... cit., pp. 17-36; M. S. Kimmel, Maschilit e omofobia. Paura, vergogna
e silenzio nella costruzione dellidentit di genere, in C. Leccardi (a cura di), Tra i generi ... cit.,
pp. 171-194.
44
C. Gilligan, Con voce di donna, Feltrinelli, Milano 1987, pp. 58-61.
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45
L. Genovese, Insegnare e apprendere ... cit., p. 28: gli allievi, inoltre, sono inseriti in una
realt antropologica e sociale che colora quella psicologica. Altra variabile importante, spesso
dimenticata o sottovalutata, costituita dal sesso o genere, termine questultimo che sempre
pi si utilizza per alludere al fatto che le differenze fra uomo e donna non attengono sola-
mente alla sfera biologica, ma anche a quella antropologica-culturale e sociale. Essere uomo o
donna non condizione indifferente n per gli allievi n per gli insegnanti; si veda anche V.
Iori, Eloisa o la passione della conoscenza. Le insegnanti e i saperi nella relazione educativa, Fran-
co Angeli, Milano 1994, pp. 47-69.
46
M.T. Sega, Ricerca storica delle donne e didattica della storia ... cit., p. 123: Il problema
dellinsegnamento della storia in una prospettiva di genere, prima ancora che in termini spe-
cifici e metodologici, va posto in termini di rapporto tra la soggettivit della docente, il biso-
gno di identificarsi con ci che insegna, di trasmettere il proprio sguardo, e la soggettivit di
alunni e alunne.
47
Sulla presunta uguaglianza di ragazzi e ragazze nella scuola si veda inoltre G. Bozzi Ta-
rizzo, B. Mapelli, Generi e orientamento, in E. Porzio Serravalle (a cura di) Saperi e libert ...
cit., II, pp. 142-45. Per quanto riguarda la scolarizzazione ormai assodato che in Italia quel-
la delle donne ormai numericamente maggiore, anche ai livelli pi alti di istruzione, con
una leggera flessione solo nelle facolt di ingegneria; nonostante i profitti scolastici delle don-
ne siano ovunque nettamente migliori di quelli dei loro coetanei, esse non riescono ancora a
sfondare quello che stato definito il tetto di cristallo, che le blocca a un certo livello pro-
fessionale e retributivo, senza farle proseguire ulteriormente. Le cause sono state indagate a lun-
go e si compreso che occorre lavorare in modo pi profondo sui meccanismi di esclusione-
autoesclusione e sui ruoli prescrittivi della societ. Si veda per i dati della scolarizzazione e la
segregazione formativa S. Ulivieri, Educare al femminile, Edizioni ETS, Pisa 1995, in partico-
lare i cap. 5 e 6; A.M. Ajello, Le differenze di genere negli studi su apprendimento e sviluppo, in
E. Porzio Serravalle (a cura di), Saperi e libert ... cit., I, pp. 23-27.
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138
48
Sullimportanza dellanalisi e contestualizzazione degli stereotipi si veda: C. Panareo,
Storiografia, genere ed insegnamento della storia, in Per una didattica della differenza di genere ...
cit., p. 65; Z. Bauman afferma che tutti i bisogni di ogni societ prendono forma mediante
lartificio di modelli e pressioni socio-culturali (...) mentre usano le predisposizioni natura-
li come materia prima, in Vite di corsa ... cit., p. 13.
49
Cos sostiene M. T. Sega nella Premessa al suo Ricerca storica delle donne e didattica del-
la storia ... cit., p. 122.
50
Caterina Panareo insiste sulla necessit di chiarire il genere del soggetto che interroga la
storia e argomenta come il senso della storia cambi a partire dalla collocazione del soggetto,
definendo questa una lettura posizionata: Storiografia, genere ed insegnamento della storia ...
cit., pp. 48, 61-63. Dello stesso avviso M.T. Sega, nel saggio indicato alla nota precedente.
51
Si ricordano brevemente alcuni punti salienti riguardo alla normativa sulle pari oppor-
tunit, a cominciare dalla quarta Conferenza mondiale sulle donne delle Nazioni Unite (Pe-
chino 1995) che ha individuato vari obiettivi riguardanti la scuola e la formazione nella
Piattaforma Mettere a punto sistemi di istruzione e di formazione non discriminatori, indirizza-
ta a tutti i governi del mondo. Tali obiettivi sono stati accolti dalla legislazione italiana che, nel
Piano nazionale per le Pari Opportunit nel sistema scolastico (1993/95), indica il punto di vi-
sta di genere come uno degli impegni culturali ed educativi principali della scuola. Lo stes-
so impegno congiunto ad una politica di pari opportunit nella cultura e nella scuola sta-
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139
to ribadito poi da una Direttiva del Consiglio dei Ministri nel 1997 (pubblicata in G.U.
21/5/97 n. 116), seguita da un protocollo di intesa fra il Dipartimento delle Pari Opportuni-
t e il Ministero dellIstruzione, Universit e Ricerca (MIUR) che il 20 luglio 2000 ha ribadi-
to lobiettivo della promozione di una cultura attenta alle differenze di genere e funzionale al-
le scelte scolastiche. Un nuovo protocollo di intesa fra il Dipartimento Pari Opportunit e il
MIUR stato siglato il 18 marzo 2004 per la realizzazione congiunta di azioni di sostegno, mo-
nitoraggio e valutazione degli interventi per la promozione e lo sviluppo della cultura della dif-
ferenza di genere e delle pari opportunit uomo-donna: qui si individuano alcune priorit fra
cui il contrasto agli stereotipi e ai pregiudizi fondati sulla diversit di genere e lintegrazione
dei sistemi di istruzione, formazione e ricerca sulle tematiche della parit di genere, con par-
ticolare riguardo alla formazione scientifica e tecnologica delle donne.
52
M.T. Sega, Ricerca storica delle donne e didattica della storia ... cit., p. 125: la mancanza
dei soggetti femminili nei manuali nega alle ragazze la possibilit di appartenere, attraverso
il riconoscimento di proprie simili, alla dimensione storica, le priva di genealogia e memoria
storica femminile, del confronto con esperienze varie e diverse da quelle del loro orizzonte
materiale per orientarsi nelle scelte future. Un semplice esperimento nel 2007, in un labo-
ratorio SSIS del mio insegnamento di Didattiche e prospettive di genere nella storia dellarte
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140
Le assenze delle donne dalla storia e dalla storia dellarte sono numerose
anche se contraddette da un imponente lavoro di recupero storiografico e cri-
tico della loro presenza e attivit, realizzato negli ultimi quarantanni53. La ri-
cerca, favorita da un recente interesse verso i contesti intesi come rete di re-
lazioni sociali, culturali e formative che producono gli artisti54, ha ribaltato
la percezione di questa assenza dal campo artistico: le donne artiste risultano
numerose, soprattutto dallOttocento in poi55. Ma il recupero non basta: oc-
corre svolgere unazione parallela di decostruzione dei discorsi e delle norme
della stessa storia dellarte56.
del Novecento rende bene lesclusione delle donne dal sapere trasmesso: si chiesto ai pre-
senti di indicare al massimo tre persone che si erano studiate nellintero ciclo scolastico con-
siderando tutti i campi del sapere che potevano essere rilevanti o valere come modello per-
sonale, senza doverne giustificare i motivi. Le 21 femmine e i 3 maschi presenti tutti laureati
hanno indicato 32 personaggi storici: di questi solo 5 erano donne.
53
Il problema delle fonti non indifferente ma si ricorda che dagli anni Settanta in poi,
prima in ambiti ristretti e poi sempre pi allargati, iniziato quel corso di ricerche che hanno
focalizzato lattenzione sulla produzione delle artiste, sia del passato che della contempora-
neit. La bibliografia anche in Italia oggi veramente molto ampia, suddivisa fra monografie
dedicate ad artiste spesso in occasione di mostre , collane editoriali specializzate (come
Laltra met dellarte della casa editrice Selene), opere che trattano in generale larte delle
donne a cominciare pioneristico testo di L. Vergine, Laltra met dellavanguardia 1910-
1940, uscito per la prima volta nel 1980 e riedito nel 2005 (Il Saggiatore, Milano) e in se-
guito numerose pubblicazioni a carattere pi divulgativo.
54
M.A. Trasforini ha bene analizzato questi temi in alcuni saggi: Nel segno delle artiste.
Donne, professioni darte e modernit, il Mulino, Bologna 2007; Donne artiste: che genere di
professione, in M.A. Trasforini (a cura di), Arte e parte. Donne artiste fra margini e centro, Fran-
co Angeli, Milano 2000, pp. 69-84.
55
Il dizionario di Chris Petteys, uscito nel 1985, ha rintracciato lattivit di circa 21.000
artiste fra europee e statunitensi nate prima del 1900, in M.A. Trasforini, Nel segno delle arti-
ste ... cit., p. 20.
56
Lopinione e le motivazioni di G. Pollock sulla necessit della decostruzione sono ripor-
tati in Modernit e spazi del femminile, in M.A. Trasforini (a cura di), Arte a parte ... cit., p. 21.
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141
57
A. Cavarero, Il principio parit, in Saperi e libert. I ... cit., p. 31: in modo provocatorio
lautrice verifica come lantisemitismo venga sempre incluso e condannato nella trattazione
scolastica mentre la storia del dominio patriarcale nonostante la violenza e resistenza ven-
ga passato sotto silenzio, come una dimensione naturale. Sul fatto che a scuola si trattino con
pi facilit alcuni argomenti, M.T. Sega osserva che i ragazzi hanno pi facilit a parlare del
razzismo perch laltro viene percepito come lontano e non costituisce un attacco allidenti-
t; differente la loro reazione nel parlare del rapporto fra uomini e donne, le cui identit ven-
gono costruite una a confronto dellaltra: si veda dellautrice Ricerca storica delle donne e di-
dattica della storia ... cit., p. 140.
58
Ancora nel 1997 P. Citati, in Ritratti di donne, Rizzoli, Milano 1997, scrive: I rappor-
ti tra i sessi e le arti sono misteriosi: perch mai le donne, che dovrebbero essere impastate di
colori, di luci, di ombre, non sanno quasi mai dipingere? Quale proibizione tiene le donne lon-
tane dalla musica? Nessuno ha mai risposto a queste domande.
59
M.A. Trasforini, Nel segno delle artiste ... cit., in particolare i cap. III e IV. Unanalisi del-
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Tornando alla questione dei contenuti delle opere darte, si diceva quanto
il sessimo e il razzismo che hanno informato le societ del passato possano es-
sere palesi in molte delle immagini abitualmente presentate in classe. Labili-
le possibilit di movimento delle artiste nellOttocento stata condotta con esiti legger-
mente differenti da G. Pollock, Modernit e spazi del femminile, in M.A. Trasforini (a cura
di), Arte a parte ... cit., pp. 17-47 e da J. Wolff, Lartista e il flneur: Rodin, Rilke e Gwen John
a Parigi, in M.A. Trasforini (a cura di), Arte a parte ... cit., pp. 49-68. Per gli ostacoli posti
alla docenza delle donne in Italia si veda larticolo di M. Mignini, Storia dellarte al femmi-
nile. Linsegnamento delle donne nel liceo classico durante il fascismo, in Ricerche di Storia del-
larte, 79, 2003, pp. 61-66.
60
M.T. Sega, Ricerca storica delle donne e didattica della storia ... cit., pp. 135-36: Lim-
magine, a differenza della parola, non mai neutra, in essa lidentit sessuale sempre visibi-
le, dice ci che spesso il testo omette o cela; pu dunque rappresentare una fonte dinforma-
zione importante e un elemento di problematizzazione del discorso, soprattutto se analizzata
in una prospettiva seriale.
61 C. Panareo, Storiografia, genere ed insegnamento della storia ... cit., p. 72: fra i vari esem-
pi, la studiosa cita limportanza delle immagini per evincere la partecipazione delle donne al-
le sollevazioni popolari, come nel caso della rivoluzione francese o delle Cinque giornate di Mi-
lano. Dello stesso avviso M.T. Sega, che ribadisce lutilit delle immagini per indagare il la-
voro delle donne, generalmente taciuto dai documenti: Ricerca storica delle donne e didattica
della storia ... cit., pp. 135-136.
62 Sul rischio di un apporto ancillare della storia dellarte nei confronti delle altre di-
143
63
Per una lettura dellOlympia come testimonianza degli scambi fra denaro e corpi
che si definiscono agli albori della modernit e vengono strutturati dai rapporti di potere fra
classi e fra i generi si rimanda alla lettura di G. Pollock, Modernit e spazi del femminile, in M.A.
Trasforini (a cura di), Arte a parte ... cit., pp. 17-20.
64
Sul pericolo del passaggio acritico dei contenuti sessisti si sofferma A. Cavarero, Il prin-
cipio parit, in Saperi e libert. I ... cit., p. 45; sulla sedimentazione a livello simbolico di im-
magini stereotipe del femminile si veda S. Cabibbo, Donne e storia fra medioevo ed et moder-
na, in Saperi e libert. I ... cit., p. 89, e M. Vinella (a cura di), Immaginario mediale e stereoti-
pi di genere. Itinerari didattici, Progedit, Bari 2000.
65
Si sono tenute in conto le considerazioni di L. Lazotti Fontana, Comunicazione visiva e
scuola. Aspetti psicopedagogici del linguaggio visuale, Angeli, Milano 1981, pp. 20-21.
66
Le osservazioni sulla sedimentazione delle immagini nei manuali scolastici in rapporto
allindividuo e la loro trasformazione in stereotipi visivi in relazione alla tradizione editoriale
sono avanzate da M. Ferretti in Luso delle immagini nei manuali scolastici di storia dellarte, in
Ricerche di Storia dellarte, n. 79, 2003, pp. 40, 50.
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144
Sulla questione del rapporto tra femminile e storia dellarte, Linda Nochlin
gi nel 1969 aveva individuato una serie di temi da sviluppare a livello didat-
tico, proprio perch crocevia tra linguaggio artistico e proiezioni degli ordini
simbolici culturali e sociali sottostanti. Fra le 14 ipotesi di lavoro suggeri-
te69, lautrice poneva fra laltro la produzione delle donne artiste, la rappre-
sentazione della donna-angelo e donna-diavolo nellarte del XIX secolo, della
Sacra Famiglia e delle gioie domestiche intese come valori nellarte borghese
del XIX secolo, le raffigurazioni delle donne nella pittura preraffaellita e nella
letteratura vittoriana; aggiungeva inoltre temi come la prostituzione, la por-
nografia e limmaginario sessuale, il nudo attraverso la storia con particolare
riferimento allarte del XIX e del XX secolo e il confronto fra realt sociali e
miti artistici. A questi percorsi, pi recentemente Giovanna Ragionieri ha ag-
giunto altre unit di lavoro, fra cui larte come spia della condizione femmi-
nile in alcune civilt antiche (Egitto, Grecia, Etruria, Roma), i modelli fem-
67
S. Cabibbo, Donne e storia fra medioevo ed et moderna, in Saperi e libert. I ... cit., p. 90.
68
M.T Sega racconta del processo di interiorizzazione di alcuni stereotipi di aggressivit-
eroismo-guerra elementi chiave della costruzione sociale dellidentit maschile da parte di
alcuni ragazzi di scuola media: cfr. M.T. Sega, Ricerca storica delle donne e didattica della storia
... cit., p. 144.
69
L. Nochlin, Representing Women, Thames and Hudson, Singapore 1999, p. 18. Nel
1969, al Vassar College vicino a New York, Nochlin propose i seguenti argomenti di indagi-
ne: 1. donna come angelo e diavolo nellarte dellOttocento; 2. il concetto del nudo attraverso
la storia con particolare enfasi sul XIX e XX secolo (anatomia: un nudo deve essere femmini-
le? cosa si mostra, cosa non si mostra); 3. pornografia e immaginario sessuale; 4. il significato
sociale del costume; 5. realt sociali e mito (es. donne al lavoro nelle industrie e il Mito della
nascita di Venere nei Salons); 6. immaginario femminile nella pubblicit; 7. il tema della pro-
stituzione; 8. la Sacra Famiglia e le gioie della domesticit (immaginario della famiglia laica co-
me collegamento di valore nellarte borghese del XIX secolo); 9. la rappresentazione social-
mente consapevole delle donne delle classi inferiori (quasi sempre nellarte bassa piuttosto
che in quella alta); 10. la mitologia freudiana nellarte moderna; Picasso e il Surrealismo;
11. Matisse e lidea di harem delle donne; 12. donne come artiste; 13. la donna vampiro nel-
larte e nella letteratura (in relazione a fattori sociali, psicologici ed economici); 14. donne nel-
la pittura pre-raffaelita e nella letteratura vittoriana.
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70
Le proposte sono contenute in G. Ragioneri, Verso una lettura di genere dei documenti fi-
gurativi: proposte didattiche, in La tela di Penelope. Arte al femminile, Bollettino Anisa, n. 25,
gennaio-agosto, 2006, pp. 20-29.
71
Sullo spazio conquistato dalle donne nel campo del collezionismo si veda M.A. Trasfo-
rini, Nel segno delle artiste ... cit., pp. 82-86.
72
J. Berger, Questioni di sguardi, Il Saggiatore, Milano 2007.
73
M. Zancan utilizza queste categorie nel campo della letteratura: La Donna, in Lettera-
tura italiana. Le questioni, Einaudi, Torino 1986.
74
Su questo tema ha lavorato L. Nochlin, Representing Women ... cit., pp. 181-217, che con-
fronta il tema della maternit proposto da Mary Cassat e da altri artisti; G. Pollock, Moderni-
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146
Emerge poi in parallelo unaltra pista che individua i miti del femminile al-
linterno di confronti interdisciplinari: operando tra storia dellarte e lettera-
tura, fra immagini e storia sociale delle donne secondo una direttrice gi uti-
lizzata anche in ambito letterario e storico75 si possono evidenziare dispari-
t e similitudini tra immaginari appartenenti a campi espressivi diversi o lef-
fettiva contraddizione fra mito e realt.
t e spazi del femminile ... cit., pp. 38-47, che confronta opere di Mary Cassat e di Berthe Mo-
risot con quelle di altri artisti coevi; K. Ricci, A scuola con Mary Cassat ... cit., pp. 41-55.
75
M.T. Sega trattando della fotografia e del confronto fra questa e le fonti orali la defini-
sce il risultato di una messa in scena secondo codici e modi che fanno riferimento a precisi
rituali sociali: racconto e fotografia sono dunque due forme diverse di autorappresentazione,
in Ricerca storica delle donne e didattica della storia ... cit., p. 133.
76
C. Panareo, Storiografia, genere ed insegnamento della storia ... cit., p. 56. Per la storia del-
la sessualit e delle relazioni affettive ed erotiche nella societ greca si rimanda a E. Cantarel-
la, Lamore un dio. Il sesso e la polis, Feltrinelli, Milano 2007; Secondo natura. La bisessualit
nel mondo antico, BUR, Milano 1988; Lambiguo malanno. Condizione e immagine della don-
na nellantichit greca e romana, Editori Riuniti, Roma 1981.
77
G. Pollock, Modernit e spazi del femminile, in M.A. Trasforini, Arte a parte ... cit.,
pp. 17-20.
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147
va loro la libert dei movimenti e della conseguente scelta dei soggetti, concessa
invece ai colleghi impressionisti78.
Proprio lanalisi del Futurismo porta alla considerazione di quanto gli ste-
reotipi maschili possano essere introiettati anche dalle donne, un tema che di-
mostra come il lavoro di molte artiste famose al loro e nel nostro tempo
non possa essere aggiunto al programma senza la consueta opera di proble-
matizzazione. A dimostrazione valga lesempio del Manifesto della Donna fu-
turista di Valentine de Saint-Point, nel quale si possono rintracciare le mede-
78
G. Pollock, Modernit e spazi del femminile, in Trasforini, Arte a parte ... cit. pp. 38-47;
K. Ricci, A scuola con Mary Cassat, in Quaderni di Via Dogana, Matrice. Pensiero delle don-
ne e pratiche artistiche, a cura di D. Franchi, Mantova 2004, pp. 41-55.
79
Fondamentale per lo studio del fenomeno dellorientalismo occidentale il libro dello
studioso palestinese E.W. Said, Orientalismo (1978), Feltrinelli, Milano 1999. A questo ag-
giungiamo le considerazioni sulla visione che di questi temi hanno gli occidentali nel raccon-
to autobiografico di Fatima Mernissi, La terrazza proibita, Giunti, Firenze 1996.
80
E. A. Rotundo, Body and Soul: Changing Ideals of American Middle-Class Manhood, in
Journal of Social History, 16, 4, 1983; S. Bellassai, Il maschile, linvisibile parzialit ... cit.
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148
sime caratteristiche stereotipe della virilit proposte dai colleghi, alle quali vie-
ne semplicemente trasformato il segno da maschile in femminile81.
Secondo unaltra direttrice di introiezione degli stereotipi, esistono invece
artiste che hanno assunto e assolutizzato le proiezioni sul femminile prodotte
dagli uomini: il caso di Tamara de Lempicka, le cui opere sono state infor-
mate allo stereotipo seducente della femme fatale, un tpos antico82 e ricorren-
te nella storia dellarte. facile che anche oggi le sue opere in cui i corpi
femminili, nudi e sensuali vengono descritti come immorali siano viste
come modi di affermare in modo dirompente la femminilit, la disinibizio-
ne, la forte consapevolezza di s, forse anche larroganza dellartista come del
suo ceto83. Ma il sospetto che contengano stereotipi, che vengono utilizza-
ti strategicamente dallartista per essere accettata pi facilmente nel mondo
dellarte e mantenere la visibilit conquistata.
81
Valentine de Saint-Point pubblica il Manifesto della donna futurista in risposta alle af-
fermazioni di F. T. Marinetti, il 25 marzo 1912. Il successo delle sue parole rilevabile in In-
ternet magari in associazione alla festa dell8 marzo e rende chiaro quanta confusione ci
sia ancora sulla rivendicazione della libert femminile anche da parte delle donne. Per una
lettura contestualizzata del Manifesto, in cui si rileva leffettivo disprezzo delle donne, si ri-
manda a L. Giachero, Uguali, non discepole. Artiste nel futurismo italiano, in M. A. Trasforini
(a cura di), Donne darte. Storie e generazioni, Meltemi, Roma 2006, pp. 39-55.
82
Sulla figura delle femme fatale si veda lanalisi di alcune opere fra Cinque e Seicento in
F. Borin, Immagini di donne, in Storia delle donne. Dal Rinascimento allet moderna, a cura di
N. Zemon Davis e A. Farge, Laterza, Bari 2002, pp. 223-247.
83
linterpretazione che rilevano alcuni insegnanti nel percorso didattico Donne che di-
pingono se stesse, in M. Vinella, Immaginario mediale e sterotipi di genere. Itinerari didattici ...
cit., p. 98.
84
La tesi di una negazione del proprio corpo di donna per poter accedere alla dimensione
intellettuale e creativa sostenuta da T. Argnati, Leonora Carrington. Il surrealismo al femmi-
nile, Selene ed., Milano 1997, pp. 13-14. Si rimanda a questo testo anche per unanalisi pi
dettagliata della produzione dellartista.
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149
85
M. Makela, P. Boswell (a cura di), The Photomontages of Hannah Hch, Walker Art Cen-
ter, Minneapolis 1996.
86
Per queste letture dellopera di Kahlo, in cui il doppio anche segno di una polarizza-
zione binaria dellidentit, si rimanda a S. Simoni, Frida dei Sette Dolori: il corpo dellartista,
in Le carte del gufo. Da sapere, sapere. Donne in relazione, Universit per la formazione
permanente degli adulti B. Maramotti, 3, Longo, Ravenna 2001, pp. 71-89; S. Simoni, Il
sogno damore. Lea Melandri e Frida Kahlo, in P. Nobili, M. P. Patuelli e S. Simoni (a cura di),
Le passioni di Lea. Storia di un incontro ravennate, Longo, Ravenna 2006, pp. 25-64.
87
Numerose sono le monografie uscite su Carol Rama dal 1995 in poi; fra queste si segnala
L. Vergine (a cura di), Carol Rama, Mazzotta, Milano 1985 e C. Mundici (a cura di), Carol
Rama, Charta, Milano 1998.
88
C. Panareo, Storiografia, genere ed insegnamento della storia ... cit., p. 49.
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150
89
S. Cabibbo, Donne e storia fra medioevo ed et moderna, Saperi e libert. I ... cit., p. 85.
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151
quanto legati alla scienza, alla tecnica e alla tecnologia. Quando alcune di que-
ste donne hanno operato nel campo maggiormente considerato dellar-
chitettura, lappartenenza al proprio genere o la collaborazione con colleghi og-
gi pi noti sono state fra le cause della loro evanescenza storica.
Charlotte Perriand90, collaboratrice di Le Corbusier, stata fra le prime a
esplicitare la relazione che esiste fra gli oggetti e lo spazio in relazione al gene-
re dei corpi, capovolgendo i princpi di una progettazione solidamente uni-
versale e neutrale. Nel pensare ai destinatari dei suoi progetti non si rivolge a
unentit collettiva e astratta ma tiene conto singolarmente delle persone sia-
no donne, uomini, bambini , senza trascurare la relazione che intercorre fra
oggetto, spazio, corpo sessuato, azione, desiderio e necessit.
La stessa importanza va riconosciuta a Margarete Schtte-Lihotzky91, le cui
realizzazioni fra cui la famosa Frankfurt Kche, una cucina il cui modello
ancora in produzione (fig. 5) risultarono rivoluzionarie agli occhi degli stes-
si contemporanei. La sua progettazione univa ergonomia, calcolo dei tempi e
delle mansioni, necessit operative e relazionali di chi vive quello spazio e usa
quelloggetto, secondo un orizzonte teorico che considera la funzionalit ma
anche le mansioni, le azioni quotidiane, lattivit di cura che si svolge, e il sog-
getto (donna) che le conduce.
Nei lavori di queste progettiste sono quindi individuabili alcune costanti di
grande modernit, a partire da una concretezza progettuale che considera sem-
pre lesperienza materiale e una riflessione sulla quotidianit. Esse progettano
considerando il corpo, le azioni e le emozioni come orizzonte di riferimento,
rifiutano criticamente le formule e la tradizione, e uniscono la riflessione sui
temi dellarchitettura allazione politica92. In sintesi, contro ad una progetta-
zione tradizionale degli spazi urbani e abitativi, e degli oggetti che ha sem-
pre teso a imporre un codice estetico normante e si rivolta a un destinatario
collettivo e neutro (maschile) questo gruppo di progettiste ha proposto un
sistema di spazialit partecipata, che tiene conto di tutti i soggetti oltre al
maschio adulto, di fatto anticipando un orientamento dellarchitettura e del
90
C. Perriand, Un art de vivre, Flammarion, Paris 1985 e della stessa autrice Une vie de cra-
tion, Editions Odile Jacob, Paris 1998; E. Morteo, Charlotte Perriand: mobili come metafore di
unepoca, in Domus, 697, settembre 1988; C. Benton, Charlotte Perriand. Modernist Pione-
er, Design Museum, London 1996; E. Vedrenne, Charlotte Perriand, Assoluine, New York
2005.
91
F. Achleitner, Costruire per un mondo migliore, in L. Minoli (a cura di), Dalla cucina al-
la citt. Margarete Schtte-Lihotzky, F. Angeli, Milano 1999.
92
Devo a Piera Nobili la conoscenza di queste progettiste e le riflessioni scaturite sul loro
lavoro, presentate in alcune comunicazioni allinterno del corso Storia del pensiero delle don-
ne, tenuto presso lUniversit per la formazione permanente degli adulti G. Bosi Maramot-
ti di Ravenna: P. Nobili, Spazialit partecipata, in Le carte del gufo. Da sapere, sapere. Don-
ne in relazione, cit., pp. 45-57.
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152
Per quel che io sappia le immagini di un parto e di un aborto sono proposte per la pri-
93
ma volta da Frida Kahlo. Queste tematiche e altre sono state indagate in S. Simoni, Frida dei
Sette Dolori: il corpo dellartista ... cit., pp. 71-89 e Id., Il sogno damore. Lea Melandri e Frida
Kahlo ... cit., pp. 25-64.
94
Nella generazione operante fra la fine degli anni 60 e gli anni 70 si sono occupati del
corpo numerose artiste e altrettanti artisti provenienti dalla Body Art, dallArte comporta-
mentale, dallAktionizmus e altri singoli, non afferenti a nessun gruppo o tendenza. Per ne-
cessaria sintesi ricordiamo solo Marina Abramovic e Ulay, Vito Acconci, Gilbert & George,
Gina Pane, Hermann Nitsch, Carole Schneemann, Rudolf Schwarzkogler, Valie Export, Jo-
seph Beuys, Ketty La Rocca, Gnter Brus, Rebecca Horn, Bruce Nauman. Sulla Body Art ve-
di L. Vergine, Body Art e storie simili. Il corpo come linguaggio, Skira, Ginevra-Milano 2000.
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neziana del 1995 non a caso prima edizione che ha visto unampia parteci-
pazione di artiste internazionali tutta dedicata al corpo e allidentit95.
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Identit e alterit. Figure del corpo 1895-1995, catalogo della 46a edizione della Bien-
nale di Venezia, a cura di J. Clair, Marsilio, Venezia 1995. A questa edizione seguita quel-
la del 1999, a cui stata invitata per la prima volta una folta rappresentanza di artisti non oc-
cidentali.
96
R. Rugoff, K. Stiles, G. Di Pietrantonio, Paul McCarthy, London, Phaidon 1996; E. Bat-
tiston, Ma Liuming: performances, paintings, sculptures, Damiani, Bologna 2007; Multiplicity,
Use. Uncertain States of Europe, Skira, Milano 2003.
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reotipi del femminile o rivisita in chiave grottesca i clich della bellezza (fig.
10); Inez van Lamsweerde mescola piccoli dettagli fisici di carattere maschile e
femminile alle sue immagini patinate, con un effetto di forte straniamento; Ka-
tarzyna Kozyra (figg. 12-13) esplora tramite videoregistrazioni e fotografie le
reazioni di uomini e donne, adolescenti e anziani, a cui vengono posti genitali
fittizi di sesso opposto97 o destruttura gli stereotipi femminili della storia del-
larte tramite levidenza del proprio corpo malato (fig. 11A-B).
Non occorre quindi pi una militanza femminista per le artiste contempo-
ranee che si occupano nel proprio lavoro di stereotipi femminili, di spazi inter-
detti alle donne, di percezione sociale di genere e identit. Non occorre neanche
essere pi donne per alcuni temi, che vengono trattati anche se meno fre-
quentemente dagli artisti, in particolare da quelli che sperimentano su se stes-
si una qualsiasi differenza: di orientamento sessuale, razza, condizione sociale, et-
nia.
La soggettivit femminile esplosa restituendo uno sguardo complesso, an-
che su temi in cui si segnala una residua assenza da parte dei colleghi: il caso del
tema dello stupro etnico tematizzato in riferimento alla guerra in Bosnia ini-
ziata nel 92 su cui ha lavorato unartista internazionale come la statunitense
Jenny Holzer nella serie Lustmord (1993-96) e unartista pi giovane come ejla
Kameric in Bosnian Girl (2003) (figg. 14A-B, 15)98. Solo opere di questo gene-
re possono oggi essere definite femminili, non tanto per unincapacit intelleg-
gibile o sensibile dei colleghi uomini, ma forse per un pudore a trattare di
unesperienza insostenibile ed esplicitamente collegata alla violenza di genere.
97
G. Maraniello, Luigi Ontani, MAMbo, Bologna 2009; F. Maggia, M. Venanzi, Yasumasa
Morimura, Skira, Milano 2007; Z. Felix, M. Schwander, Cindy Sherman. Photographic works
1975-1995, Schirmer Art Books, Munich 1996; M. Hermes, La fine dellinnocenza. Inez van
Lamsweerde, in Intervista, 12, febbraio-marzo 1998, pp. 24-26; F. Cavallucci, H. Wroblew-
ska, Katarzyna Kozyra, Silvana editoriale, Cinisello Balsamo 2004.
98
Per J. Holzer si veda E. De Cecco, G. Romano, Jenny Holzer, in Contemporanee, Costa
& Nolan, Milano 2000, pp. 119-125; P. Taylor, Jenny Holzer, in G. Detterer (a cura di), Art
Recollection. Artists Interviews and Statements in the Nineties, Danilo Montanari & Exit & Zo-
na Archives Editori, Ravenna 1997, pp. 125-129; D. Waldman, Jenny Holzer, The Solomon
R. Guggenheim Foundation, New York 1997; <www.jennyholzer.com>. Per S. Kameric, ve-
di S. Simoni, M.R. Bentini, No border, catalogo della mostra, MAR, Ravenna 2002, pp. 56,
60, 73-76; <www.sejlakameric.com>.
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La posizione descritta brevemente ma senza indagare i motivi in L. Nochlin, Repre-
senting Women ... cit., p. 31.
100
La discussione nacque attorno allopera di J. Chicago The Dinner Party (1974-79) (fig.
16) ed riportata in A. Jones, Sexual politics. Judy Chicagos Dinner party in feminist art histo-
ry, University of California Press, Los Angeles 1996, p. 72: nellopera Chicago citava licono-
grafia dellUltima Cena, allestendo vari tavoli, ciascuno dedicato a personaggi femminili mi-
tologici (la grande Dea) o realmente esistiti (V. Woolf, G. OKeeffe). Divenuta itinerante la
mostra fu vista da un vasto pubblico internazionale ma fu criticata da critici conservatori e da
alcune femministe come Lisa Tickner.
101
S. Cabibbo, Donne e storia fra medioevo ed et moderna ... cit., p. 88.
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SSIS, riguarda proprio la messa in discussione dei valori estetici attribuiti dal-
la tradizione.
Si tratta di una griglia selettiva che ha selezionato direttamente la presenza
e il lavoro delle artiste ma, anche fino a tempi recenti, ha emarginato la pro-
duzione degli artisti non occidentali o non appartenenti a quei paesi come
Russia e Cina ormai entrati nellorbita del mercato artistico internazionale102.
Solo unanalisi delle condizioni storiche e culturali pu far comprendere i mec-
canismi che, in particolare agli inizi del Novecento, hanno determinato la ge-
rarchia di valori estetici e i conseguenti fenomeni di inclusione ed esclusione
di linguaggi e presenze. Parallelamente alla definizione di questi valori nor-
manti, occorre considerare il consolidamento dellazione dei cos detti gate-
keepers103 i guardiani delle porte dei mondi dellarte come critici, galleristi,
artisti, mercanti, opinionisti finalizzata a controllare i dispositivi di selezio-
ne per laccesso alla scena artistica. Uno dei compiti da affrontare nellazione
didattica riguarda quindi lindagine dei motivi che hanno permesso la stori-
cizzazione o viceversa loblio.
Inutile negare la difficolt oggettiva di un tale approccio, che come dice-
vamo non esclude le altre metodologie ma attraversa la storia dellarte. Met-
tere in discussione i saperi cos come li abbiamo imparati, mantenere uno
sguardo situato che valuti criticamente il passato in modo da decostruire lin-
guaggi, opere e contesti in cui esse sono state prodotte, e da ultimo mantene-
re una distanza critica che permetta di non identificarsi in quanto si propone
evitando cos unimpropria e attributiva lettura personale104 un lavoro dif-
ficile. Ma anche un lavoro che nelle aule pu coinvolgere ragazze e ragazzi
in modo profondo e significativo, dando a chi insegna e a chi impara una
possibilit reale di senso.
Abstract
102
Un esempio di quanto affermo la rarit nel panorama artistico internazionale di arti-
sti, grafici, fumettisti, bosniaci e serbi, che nonostante la qualit del loro lavoro sono impedi-
ti dalle contingenze politiche e storiche ad un esilio fisico e culturale entro al loro paese.
103
M.A. Trasforini, Donne-artiste: che genere di professione?, in Arte a parte ... cit., p. 76.
104
La questione dellidentificazione e il rischio di una sovrapposizione della nostra co-
scienza a quello delle donne del passato viene posta da A. Rossi Doria in un intervento del
1983, ripreso in Didattica e ricerca nella storia delle donne. Per un avvio di discussione, in Dare
forma al silenzio, Viella, Roma 2007, p. 274-275.
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nuove generazioni nel rapporto col passato e col sapere. Unire pedagogia e storia del-
larte, mettendo al centro dei processi formativi alcune priorit fra loro collegate co-
me le identit degli studenti e delle studentesse, il genere, la relazione, la motivazio-
ne e il desiderio risultano essere strategie molto efficaci nella pratica didattica. In-
segnare storia dellarte secondo una prospettiva di genere la prima differenza bio-
logica e culturale fra ragazze e ragazzi, da cui derivano tutte le altre un modo per
collaborare attivamente ai processi di formazione e di consapevolezza delle identit,
e rispondere cos a una domanda di senso sulla trasmissione del sapere e sul rappor-
to con la societ.
Parole chiave: Gender - Genders Studies - Mens Studies - Womens Studies - Didat-
tica della storia dellarte - Didattica di genere - Didattica della storia dellarte e gene-
re - Didattica dei musei e dei beni culturali - Pedagogia e storia dellarte - Didattica
della storia dellarte contemporanea - Laboratori di storia dellarte.
Abstract
The education challenges brought by this modern liquid world call for a considera-
tion on the didactics of art history in order to be able to face the difficulties that the
new generations encounter approaching the past and the learning process. Binding
pedagogy and art history by focusing on some inter-connected priorities of the edu-
cational process such as the students identities, their gender, their relationship, their
motivation and their desire turn out to be very effective learning strategies. Teach-
ing art history following a gender prospective the first biological and cultural differ-
ence between girls and boys, and where all the other differences derive from is a way
to actively promote the formative and conscious processes of the identity and there-
fore give sense to the knowledge transference and to the relation with society.
Key words: Gender - Genders Studies - Mens Studies - Womens Studies - Art histo-
ry didactics - Gender didactics - Art history and Gender didactics - Museums and Ar-
tistic Heritage didactics - Educational theory and Art history - Didactics of contem-
porary art history - Art history workshops.
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