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Mito da favola
Storie mitologiche
per l’istruzione primaria
LIVE
Mito da favola
Mito da favola
Storie mitologiche
per l’istruzione primaria
LIVE
© 2011, R. Magnante Trecco, Mito da favola, Erickson, www.ericksonlive.it
Sul sito www.ericksonlive.it è attiva una community dove autori e lettori posso-
no incontrarsi per confrontarsi, dare e ricevere suggerimenti, scambiare le proprie
esperienze, commentare le opere, trovare approfondimenti, scaricare materiali.
Un’occasione unica per approfondire una serie di tematiche importanti per la
propria crescita personale e professionale.
PREFAZIONE:
Piano dell’opera 9
PRIMO MITO:
Come sono nate le divinità? Una genealogia… 13
SECONDO MITO:
Eridano e Fetonte 23
TERZO MITO:
Il diluvio universale 27
QUARTO MITO:
Le… sette fatiche di Eracle 31
QUINTO MITO:
Bacco, dio del vino 39
SESTO MITO:
Il dio di tutti gli dei: Zeus 45
SETTIMO MITO:
La fondazione di Roma: Romolo e Remo 51
Piano dell’opera
1
Igino, Miti, Milano, Adelphi, 2000.
Eridano e Fetonte
Il diluvio universale
La fondazione di Roma:
Romolo e Remo
2
Plutarco, Vite parallele. Teseo e Romolo.
A
ACHILLE
Protagonista della famosa opera di Omero, l’Iliade, Achil-
le, figlio della ninfa del mare Teti, era stato immerso dalla
madre nel fiume Stige, tenendolo per il tallone, affinché
ottenesse l’invulnerabilità. Infatti Achille era invulnerabile,
fatta eccezione per il tallone, punto in cui fu colpito da una
freccia avvelenata di Paride, che in tal modo lo uccise. Da
ciò la famosa espressione: «tallone d’Achille» per indicare il
punto debole di una persona.
B
BACCO
Dio del vino. Nell’Antica Grecia era chiamato Dioniso.
BELLEROFONTE
Era un abile cavaliere, l’unico in grado di domare e cavalcare
Pegaso il cavallo alato. Per superbia lo volle portare in alto
fino a Giove, ma il suo gesto venne punito e gli dei lo fecero
precipitare negli abissi.
C
CARONTE
Caronte era un vecchio dalla barba lunga e assai sgradevole
alla vista di chiunque. Aveva un compito ingrato: trasportare
le anime dei defunti da una parte all’altra dell’Acheronte, il
fiume che si trovava alle porte dell’inferno. Le anime erano
costrette a pagare un obolo per ottenere questo favore, sicché
ciascuna di loro aveva in bocca una moneta.
D
DAFNE
Era una ninfa che, amata da Apollo, non ricambiava il sen-
timento del dio; infatti fece di tutto per sfuggire a questo
amore ossessivo. Invocò l’aiuto di Gea, la madre Terra, che
la trasformò in alloro. Da allora Apollo la ebbe come pianta
a lui cara.
DEDALO
Era un artigiano della città di Atene, molto abile e capace.
Dopo la morte del suo discepolo Talo (c’è chi dice che lo
uccise per invidia), si rifugiò nell’isola di Creta, dove costruì
un labirinto per il re Minosse, perché vi venisse rinchiuso
il Minotauro.
DEMETRA
Per i Romani Cerere, era la dea delle messi, cioè del rac-
colto, della terra coltivata. Aveva una figlia, Persefone,
che venne rapita dal dio dell’inferno, Ade, e portata giù
nell’Erebo, il suo regno. Demetra fece di tutto (smise anche
di far germogliare la terra) per riaverla, ma non vi riuscì.
E
EFESTO
Vulcano per i Romani, era il dio del fuoco, figlio anche lui
di Zeus e di Era. Era zoppo, ma aveva, come si suol dire, le
mani d’oro nel forgiare armi pregiate e magiche per i suoi
eroi e per i suoi dei.
EGEO
Re di Atene, durante un viaggio conobbe Etra, figlia del
re di Trezene. Se ne innamorò e da lei ebbe un figlio,
Teseo. Prima di tornare in patria dimenticò i sandali e
la spada. Teseo, una volta cresciuto, decise di recarsi ad
Atene, per andare a conoscere il padre e, per farsi rico-
noscere, portò con sé gli oggetti dimenticati. Teseo, per
dare prova del suo coraggio, promise a Egeo di uccidere
il Minotauro. L’accordo prevedeva che, una volta sulla
strada del ritorno, avrebbe dato al padre il segnale della
sua vittoria sul mostro sostituendo le vele della nave da
nere a bianche, così che il padre potesse già in lontananza
godere dell’abilità del figlio e prepararsi ad accoglierlo
con i festeggiamenti dovuti. Teseo uccise il mostro con
ELENA
Figlia di Zeus e di Leda, era conosciuta come la donna più
bella del mondo. Fu rapita dal troiano Paride al marito Me-
nelao, re di Sparta, dando così origine alla famosa guerra
di Troia.
ENEA
Figlio del mortale Anchise e della dea Afrodite, partecipò alla
guerra di Troia e si salvò grazie all’intervento della madre. È
il protagonista della grande opera del famoso poeta Virgilio,
l’Eneide, in cui si narra che l’eroe, dopo molte peripezie,
riuscì ad approdare sulle coste del Lazio. Lì conobbe e sposò
Lavinia, da cui ebbe numerosi figli che dettero origine alla
nobile stirpe del popolo romano.
EOLO
Era il dio dei venti: li teneva chiusi in una caverna e consen-
tiva loro di uscirne soltanto per sua volontà. Abitava vicino
alla Sicilia, nelle isole che ancora oggi si chiamano Eolie.
Walt Disney trasse l’ispirazione da questa figura mitologi-
ca, quando assegnò il nome di Eolo a uno dei sette nani di
Biancaneve.
ERACLE
Ercole per i Romani; come raccontato nella storia a lui de-
dicata, dovette superare ben dodici faticosissime prove per
liberarsi dalla servitù di Euristeo.
ERMES
Ermete, ovvero Mercurio nell’antica Roma, era famoso per
i suoi calzari alati, che gli consentivano, in quanto messag-
gero degli dei, di volare velocissimamente a portare notizie
di qua e di là per l’Olimpo. Inoltre, accompagnava i morti
nell’Ade ed era il protettore dei viandanti, dei commercianti
e dei ladri.
EROS
Cupido per i Romani, era il dio dell’amore. Bellissimo
figlio di Afrodite, possedeva le ali ed era armato di frecce
con le quali colpiva i cuori dei mortali, facendoli «cadere»
in amore. Per questo i putti, ovvero gli amorini, presenti in
molti quadri di artisti famosi, vengono rappresentati come
angeli con le frecce e vengono denominati anche Cupidi.
F
FETONTE
Figlio del dio Sole, Elio, e della ninfa Climene, volle provare
a guidare il carro del padre, ma, come racconta la storia,
disubbidì. Si accostò troppo alla terra, rischiando di farla
bruciare, sicché Elio fu costretto a deviare il suo corso fa-
cendolo precipitare nel fiume Eridano. Il resto lo sapete…
FORTUNA
Dea romana del destino, era rappresentata quasi sempre cieca
con in mano la cornucopia, ovvero il corno dell’abbondanza
e con un timone, che stava a simboleggiare la sua capacità
di pilotare le vite degli uomini.
G
GANIMEDE
Era un giovane bellissimo, il più bello tra gli uomini. Zeus
lo fece rapire perché facesse da coppiere agli dei nell’Olimpo.
GEA
È la Terra, madre di tutte le cose. Generò anche i Titani.
GIASONE
Eroe famoso per la conquista del vello d’oro: grazie ai suoi
compagni, gli Argonauti, e alla maga Medea, innamorata
di lui, superò la prova necessaria per reimpossessarsi del
trono del padre, principe di Iolco, detronizzato da Pelia,
zio di Giasone.
GORGONI
Steno, Euriale e Medusa erano dei mostri alati orribili, con
serpenti al posto dei capelli. Chiunque osasse fissare Medusa
negli occhi restava pietrificato.
I
ICARO
Il piccolo Icaro era figlio del famoso Dedalo, costruttore del
Labirinto dove era imprigionato il Minotauro. Per cercare
di fuggire da quel luogo, Dedalo costruì delle ali di piume,
tenute assieme dalla cera. Una volta preso il volo, Dedalo
riuscì a raggiungere la Sicilia, mentre il piccolo Icaro, av-
L
LAIO
Era il re di Tebe e fu ucciso dal figlio Edipo, che non sapeva
appunto di essere suo figlio, non avendolo riconosciuto.
LARI
Erano i protettori del focolare ovvero della casa e degli
incroci delle strade (crocicchi) nell’antica Roma. Venivano
rappresentati con in mano il corno dell’abbondanza, la
cornucopia, perché portassero prosperità e salute nelle abi-
tazioni. Era cura delle matrone tenere sempre accesa una
fiammella in casa in segno di rispetto.
M
MAIA
Ninfa che per i Romani simboleggiava la primavera, il ri-
sveglio della natura. Era la madre di Ermes.
MEDEA
Maga, figlia del re della Colchide, assieme a Giasone con-
quistò il vello d’oro con lo scopo di recuperare il trono di
Iolco usurpato dallo zio di Giasone, Pelia.
MIDA
Re della Frigia, era talmente avido e attaccato al denaro che
convinse Dioniso a dargli in dono il potere di trasformare
in oro tutto quello che toccava. Ma si accorse troppo tardi
che si trasformava in oro tutto ciò che mangiava: il pane
diventava oro e quando volle accarezzare i figli per l’ultima
volta, li trasformò per sempre in statue.
MINOSSE
Re di Creta, era anche lui figlio di Zeus. Ebbe dalla moglie
Pasifae, per vendetta di Poseidone, un mostro al posto di
un figlio normale: il Minotauro. Per la vergogna, decise di
rinchiuderlo in un labirinto. Il mostro si cibava di carne
umana e per mantenerlo Minosse impose ad Atene di in-
viare ogni nove anni sette giovanetti e sette giovanette come
sacrificio. Come sappiamo, Teseo con l’aiuto della figlia del
re Arianna pose fine al crudele tributo. Minosse diventerà
poi uno dei guardiani dell’inferno.
MORFEO
Dio dei sogni, era uno dei mille figli del dio Sonno. Aveva
il compito di apparire agli uomini quando questi si addor-
mentavano e di apparire loro in mille e mille sembianze
durante i loro sogni.
MUSE
Divinità del canto e delle arti, erano figlie di Zeus e della
dea della memoria Mnemosine.
Sapevano danzare e cantare sotto la guida del dio Apollo.
Erano nove: Clio: dea ispiratrice della storia; Calliope: musa
dell’epica; Euterpe: musa della lirica; Talia: dea protettrice
della commedia; Melpomene: dea che proteggeva la tragedia;
Erato: musa della poesia d’amore; Urania: dea ispiratrice
dell’astronomia; Polimnia: musa degli inni; Tersicore: musa
della danza;
NIKE
Era la dea della Vittoria, rappresentata da una donna con
le ali spiegate.
NINFE
Erano delle divinità, dall’aspetto di giovani donne, che
vivevano nei boschi oppure in montagna o nel mare. Rap-
presentavano le forze della natura:
– le ninfe del mare si chiamavano Oceanine e Nereidi;
– le ninfe della montagna si chiamavano Oreadi;
– le ninfe delle acque di fiumi e fonti erano dette Naiadi;
– le ninfe delle valli Napee;
O
OCEANO
Era il figlio di Urano e di Gea; sappiamo che era un Tita-
no e che originò i fiumi e le ninfe Oceanine. Personificava
l’acqua e per questo era considerato il protettore e il dio di
tutte le fonti e di tutti i fiumi.
ODISSEO
Ulisse per i Romani, era il figlio del re di Itaca e il protago-
nista dell’opera più famosa del poeta greco Omero: l’Odissea
(Omero fu autore anche dell’altro capolavoro classico, l’Ilia-
de). Vagò a lungo prima di tornare nella sua dimora dalla
quale era fuggito dopo l’incendio della città di Troia. Dal
suo girovagare, che durò in tutto venti anni, deriva l’espres-
sione «vivere un’odissea», a significare le fatiche che ciascuno
di noi deve sostenere nell’arco della propria vita prima di
arrivare a una condizione di pace e stabilità. Ulisse superò
molti ostacoli e affrontò molti pericoli prima di riconoscere
e ritrovare le sue origini e la sua patria: costanza, astuzia,
temperanza e fiducia negli dei lo guidarono nel difficile
cammino. Tramutato da Atena in vecchio mendicante, una
volta tornato nella sua reggia nessuno lo riconobbe tranne
OLIMPO
In Grecia, monte situato tra la regione della Tessaglia e la
Macedonia. Era considerato la casa di tutti gli dei.
OMERO
Fu il più grande poeta dell’età antica, probabilmente nato
intorno all’850 a.C. in una città chiamata Smirne. Molti
critici mettono in dubbio la sua esistenza e dunque anche
la paternità delle due famose opere: Iliade e Odissea. Forse
i due poemi sono solo il frutto della fantasia dei cantori
girovaghi che passando di corte in corte raccontavano le
storie di eroi e dei, ampliandole di volta in volta con nuovi
miti e leggende. Omero potrebbe aver fatto solo una rie-
laborazione di questi testi, armonizzandoli tra di loro, ma
potrebbe anche darsi che fosse l’unico vero autore di essi.
ORFEO
Protagonista del mito che da lui prende nome, era un poeta
molto bravo. Riusciva accompagnato dal canto della sua lira
a rendere mansueti persino gli animali più feroci, come farà
molti secoli dopo S. Francesco di Assisi. Ottenne da Zeus
la possibilità di scendere nell’Ade (aldilà), dove si trovava
l’amata sposa Euridice appena morta, con lo scopo di ripor-
tarla in vita. Gli fu concesso a una condizione: non avrebbe
ORIONE
Cacciatore dal corpo gigantesco, dopo la sua morte fu tra-
sformato dagli dei in una costellazione, quella che segue
l’altra costellazione dello Scorpione.
P
PAN
Dio protettore delle greggi e di tutta la natura selvaggia.
Abilissimo nel suonare la siringa, ovvero il flauto di Pan
appunto, accompagnava con le sue musiche le ninfe. Era
rappresentato da un uomo con corna e zampe di caprone.
PANDORA
Zeus le affidò un vaso entro cui aveva racchiuso tutti i mali
del mondo, l’odio, le malattie e i vizi, raccomandandosi
di non aprirlo per nessuna ragione. Pandora, spinta dalla
curiosità, disubbidì: aprì il vaso e tutti i mali uscirono fuori
e si diffusero per il mondo. Per fortuna in fondo al vaso
restò la speranza (quella che è l’ultima a morire, come dice
il proverbio).
PATROCLO
Amico intimo di Achille, protagonisti ed eroi dell’opera di
Omero, l’Iliade. Venne ucciso in combattimento da Ettore;
questi a sua volta venne ucciso da Achille per vendetta.
PENELOPE
Era la moglie di Odisseo (Ulisse) e regina di Itaca. Riuscì
con la costanza e la temperanza, così come fece il marito, a
resistere per ben venti anni al tentativo dei Proci di usurpare
il trono del marito, qualora si fosse lasciata sposare da uno di
loro. Per ovviare a questa prepotenza e far sì che trascorresse
più tempo possibile in attesa del ritorno del marito Odisseo,
Penelope si dedicò a tessere una tela, dicendo loro che sarebbe
convolata a nozze non appena l’avesse portata a termine. Per
prender tempo, ogni notte disfaceva il lavoro che faceva di
giorno. Da questa leggenda, deriva l’espressione: «tessere la
tela di Penelope».
POLIFEMO
Era uno dei ciclopi, giganti con un occhio solo al centro della
fronte. Fu accecato da Odisseo nella enorme caverna dove
viveva con le sue pecore e le sue capre e dove aveva rinchiuso
Odisseo e i suoi compagni. Odisseo riuscì con una mossa
di grande astuzia ad attirare il gigante, a distrarlo e, con
l’aiuto dei compagni superstiti, a conficcargli dentro l’unico
occhio un pesante palo appuntito e infuocato all’estremità.
Il gigante rimase a terra urlante per il dolore e Odisseo riuscì
a portare in salvo i compagni, dopo averli fatti nascondere
sotto le pance degli armenti di proprietà del mostro.
PRIAMO
Re di Troia e sposo di Ecuba, ebbe da lei cinquanta figli,
tra cui Paride.
PSICHE
Era una bellissima giovane e fu protagonista di una triste
storia d’amore con Eros: il dio veniva a trovarla ogni notte,
ma lei non poteva guardarlo; una sera non resistette e disub-
R
REA SILVIA
Era la madre dei due gemelli Romolo e Remo.
ROMOLO e REMO
Figli di Rea Silvia e del dio Marte, dunque semidei. Il re
Amulio li aveva fatti gettare nel fiume Tevere per gelosia e
invidia, ma i piccoli, come narra la leggenda, furono dappri-
ma trovati e allevati da una lupa e poi da un semplice pastore
di nome Faustolo e da sua moglie. Romolo, dopo l’uccisione
del fratello Remo, fondò la città di Roma sul colle Palatino
e ne divenne il primo re. Per questo la lupa che allatta due
bambini rappresenta il simbolo della città di Roma.
S
SATIRI
Demoni della natura a sevizio del dio Dioniso. Rappresen-
tati da un corpo per metà umano e per metà caprino, come
SFINGE
Mostro con la testa di donna e il corpo di leone, aveva ali
di uccello e si trovava alle porte della città di Tebe con il
compito di porre domande ed enigmi a tutti i passanti, di-
vorandoli quando non riuscivano a risolvere l’enigma posto
loro. Edipo fu l’unico a risolvere l’enigma, indovinando chi
fosse l’animale che all’alba ha quattro zampe, a mezzodì due
e alla sera tre; Edipo spiegò che era l’uomo: da piccolo cam-
mina carponi, dunque a quattro zampe, da adulto a due e
poi da vecchio a tre, perché è costretto a servirsi del bastone.
SIBILLE
Quella più famosa era la Sibilla Cumana, cioè di Cuma in
Campania. Erano delle sacerdotesse che, interpretando gli
oracoli e leggendo le viscere degli animali, prevedevano il
futuro, come fecero con Enea. I romani avevano i cosid-
detti «libri sibillini», una raccolta scritta di oracoli, segni e
messaggi letti e interpretati da speciali magistrati prima di
intraprendere una battaglia oppure prendere una decisione
importante.
SIRENE
Omero ce le descrive forse per la prima volta come uccelli
dalla testa di donna. Esse cantavano così dolcemente da
attirare tutti i naviganti che si imbattevano con loro in
T
THANATOS
Dio della Morte e figlio del dio della Notte. Era rappresen-
tato con lunghe ali e il volto di un genio. Volava a prelevare
i corpi delle persone appena defunte.
TANTALO
Potente re della Lidia, era spesso ospite degli dei. Rubò il
loro cibo preferito, l’ambrosia e il nettare, per farlo conoscere
agli uomini. Gli dei lo punirono per aver tentato di rivela-
re i loro segreti e lo condannarono a un supplizio eterno:
soffrire la fame e la sete pur avendo sotto mano da bere e
da mangiare. Infatti, non riusciva ad afferrare alcun cibo
o alcuna bevanda, giacché tutto gli sfuggiva non appena
tentava di afferrarlo.
TARTARO
Era il mondo situato al di sotto degli inferi e rappresentato
come un luogo chiuso tra mura altissime e porte di bronze.
Lì vennero imprigionati i Titani che cercarono di ribellarsi
a Zeus.
TIRESIA
Vecchio indovino tebano, fu fatto accecare da Era per ven-
detta (in un litigio tra la dea e Zeus, l’indovino aveva dato
ragione al secondo).
TITANI
Figli di Urano e di Gea, aiutarono Crono a prendere il
potere e governare il mondo prima dell’arrivo di Zeus e
degli altri dei. La guerra tra Titani e divinità alleate di Zeus
(Titanomachia) durò a lungo e terminò con la sconfitta
dei Titani.
TRITONE
Divinità marina, figlio di Poseidone, dio del mare. Era
rappresentato con il corpo per metà uomo e per metà pesce.
Riusciva a placare le acque agitate del mare, soffiando in una
conchiglia. Si trova spesso raffigurato in storiche fontane.
V
VIRGILIO
Poeta latino, famoso per il poema che narra la nascita di
Roma: l’Eneide e per opere di eccelsa poesia: le Bucoliche
e le Georgiche.
Z
ZEUS
Giove per i Romani. Protagonista di tutte le storie e gli
intrighi che accadevano nell’alto dell’Olimpo, come ab-
biamo visto nel mito a lui dedicato, ne combinava di tutti
i colori. Era il dio supremo del monte greco e signore del
fulmine. Con lui ebbe inizio la seconda generazione degli
CALIGINE
Nella lingua comune è la foschia, il fumo sollevato da
incendi. Secondo lo scrittore Igino, Caligine è all’origine
dell’universo, è il buio senza limiti.
CAOS
Per noi è sinonimo di disordine, ma per gli antichi Greci e
Romani (tra cui Esiodo e Igino) indicava piuttosto il vuoto,
lo spazio buio in cui tutto ha poi avuto origine.
COSMOGONIA
Teorie, leggende e miti che spiegano la nascita dell’universo.
FARETRA
Astuccio per conservare e portare dietro le spalle le frecce.
MITO
Leggenda, racconto di eroi ed eventi leggendari; fatto esem-
plare che passa alla storia.
MITOGRAFIA
Letteratura che si occupa dei miti.
MITOGRAFO
Studioso di mitografia
MITOLOGIA
L’insieme dei miti; disciplina che studia i miti.
Riassumiamo insieme:
Divinità Divinità
Ruolo
latine greche
Apollo Apollo dio della poesia e della musica
Bacco Dioniso dio del vino e dell’ebbrezza
Cerere Demetra dea delle messi
Cupido Eros dio dell’amore
Diana Artemide dea della caccia
Ercole Eracle eroe greco
Giano
dio dell’anno solare
(Ianus)
Giove
Zeus re e padre degli dei
(Iuppiter)
Giunone regina degli dei,
Era
(Iuno) protettrice del matrimonio
Marte Ares dio della guerra
(continua)
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