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Lezione 2

Parte storica, epistemologica e teorica della geografia culturale.

La geografia culturale di cui parliamo in questo corso ha un’ANTENATA -

la “OLD” CULTURAL GEOGRAPHY - Berkeley School, Carl Sauer (prima metà del 900, USA) -
dell’ambito inglese e americano.

Nasce e si sviluppa nella prima metà del 900, Sauer e collaboratori si occupano delle AREE
CULTURALI - CULTURE AREAS. Collaborazione geografico-antropologica: Sauer classifica le
popolazioni native americane raggruppandole per pratiche agricole, artigianali, religiose.
Attraverso questa CLASSIFICAZIONE individua dei TRATTI CULTURALI comuni che caratterizzano
un gruppo umano  da qui il concetto di CULTURE AREAS : associazione tra territori -
cartografabili, definibili in confini -, e gruppi umani.

In questa concezione, la CULTURE AREA = è una regione nella quale la popolazione condivide
aspetti di CULTURA MATERIALE: le aree culturali sono individuate per tecniche di trasformazione
dell’ambiente, uso di risorse naturali.

“la mappa, disegnata per evidenziare le somiglianze delle tecniche di raccolta le cibo, elenca 7
AREE CULTURALI…” e le popolazioni che le caratterizzavano. Aree culturali connesse a tecniche
di trasformazione, quindi cultura materiale  questa cultura è riflessa nel concetto di
MORFOLOGIA DEL PAESAGGIO: PAESAGGIO CULTURALE = volto materiale visibile di queste aree
culturali.

C. Sauer, The morphology of landscape, 1925: scrive libro in cui il CULTURAL LANDSCAPE è
composto dai SEGNI MATERIALI delle culture: modo di coltivare, costruire case, usare gli materiali
locali.

 le caratteristiche importanti della geografia cultuale primo 900esca sono:

1. l’attenzione alla MATERIALITÀ della cultura

2. considerazione delle culture come entità OMOGENEE

3. pretesa di CLASSIFICARE tali culture e collocare in modo definito nello spazio queste culture,
cartografarle.

Si concentra poi sulle aree rurali, perché sono quelle dove i tratti del paesaggio culturale
permangono più immutate.

Al di là delle popolazioni native americane, altri esempi di PAESAGGI CULTURALI TRADIZIONALI,


oggettivandoli, potrebbero essere la CULTURA della collina senese, della cultura alpina, aree
umide…

Era una geografia di stampo tradizionale, si occupava dei cultural landscapes come ritratti
descrittivi, attraverso classificazioni certe, paesaggi culturali associabili ad aree culturali
cartografabili.

Rispetto a questa geografia descrittiva tradizionale, intervengono, nella geografia tutta  dei
cambiamenti, una CRISI.  Anni 60-70, dalla crisi nascono correnti geografie che porteranno ad
una RIVOLUZIONE e dalla quale emergerà anche la geografia culturale come disciplina sub-
specifica, creando selle sub-categorie.

In questa crisi, ci sono correnti che criticano la pretesa dell’OGGETTIVITÀ della scienza geografica:
si inizia ad avere consapevolezza che il geografo non descrive l’oggetto geografico nella sua
evidenza in modo neutro, oggettivo, infallibile. Si inizia a pensare che la sua conoscenza sia
un’interpretazione, che risente del suo back-ground, non può essere univoca né definitiva  ma
parziale, provvisoria.

La geografia diventa un sapere inquieto, interrogativo, dialettico, problematizzante. Si


abbandonano le certezze dei ritratti descrittivi e  si adotta un’OTTICA più RELATIVISTA, post-
moderna, che va oltre la concezione moderna della certezza conoscitiva.

Negli anni 60-70, cambia il mondo con cui si confrontano i geografi:

 nasce la coscienza ambientalista - questione delle problematiche ambientali, limiti dello


sviluppo;
 il sottosviluppo del sud del mondo;
 i movimenti di indipendenza dei territori coloniali, coscienza post-coloniale che critica l’operato
dell’occidente colonizzatore;
 movimenti di contestazione - 68 studentesca, femminista, lotte per i neri USA, per le
minoranze, di classe - operaie contro il capitalismo;
 grandi trasformazioni territoriali, l’espansione dell’urbanizzazione in Italia, che partiva da un
contesto prettamente rurale e a metà 900 cambia volto.

Negli anni 80

 la globalizzazione;
 la fine della Guerra Fredda;
 l’accresciuta mobilità umana - movimenti migratori più accentuati.

Epoca di crisi sociali, ambientali, politiche  fa cambiare il mondo  e se il mondo cambia, c’è
bisogno di NUOVE GEOGRAFIE. Il mondo non può accontentarsi di tranquillizzanti ritratti di
paesaggi, soprattutto rurali, e si comincia ad avere SFIDUCIA nella leggibilità di un mondo troppo
semplice: il mondo è complesso, problematico  occorrono strumenti per leggere il mondo
mutato.

La crisi innesca la nascita di NUOVE CORRENTI, con caratteristiche diverse, anche in contrasto tra
loro.

La prima reazione è la scoperta del SOGGETTO in geografia: la gc si apre alla SOGGETTIVITÀ, alla
PERCEZIONE INDIVIDUALE dello spazio.

- PERCEPTION GEOGRAPHY - geografia della PERCEZIONE: i geografi iniziano a dire che il mondo
non può essere descritto in modo unilaterale dal geografo, perché ogni soggetto ha la sua
geografia privata, vive lo spazio vissuto in modo diverso, mettendo in gioco sia facoltà cognitive
che emotive.
In collaborazione successivamente con la psicologia ambientale - momento di sinergia tra
geografi e psicologi -, si occupa di come i soggetti si comportano, si orientano, si muovono: come
processano dal punto di vista cognitivo  lo SPAZIO.
Uno strumento sono le MENTAL MAPS - mappe mentali = che ognuno costruisce nella sua mente
come immagina, processa lo spazio. Queste mappe possono essere restituite e questa
metodologia di far fare delle mappe alle persone, come lavoro sul campo e intervista, diventa un
metodo utilizzatissimo. Parte dai metodi statunitensi, ma si diffonde anche in Italia, negli anni 70-
80 grande fortuna.
SPAZIO PROPRIO, MENTALE

Quest’attenzione per il soggetto e per il SOGGETTIVO è tipica di una seconda corrente:

- HUMANISTIC GEOGRAPHY - GEOGRAFIA UMANISTICA - “the perspective of EXPERIENCE


(phenomenology)”: geografia più attenta all’esperienza dello spazio; non si ispira alla psicologia,
ma più alla filosofia. Fenomenologia vuol dire che la geografia umana è attenta alla vita, ha l’idea
che il soggetto non si rapporta ad uno spazio oggettivabile, realtà separata distinta dal soggetto,
ma lo SPAZIO è interiorizzato, incorporato, immerso, dentro l’esperienza di tutti i giorni, nella vita
di quel soggetto. Lo spazio entra nell’esperienza soggettiva ↔ e l’esperienza soggettiva pervade
lo spazio.

SOGGETTO ↔ SPAZIO

 conia queste espressioni ↓

1.Il teorizzatore di questa teoria è Yi-Fu Tuan, Space and Place, the perspective of experience, 1977:
“PLACE AS EXISTENTIAL SPACE”. È lui il primo, negli anni 70, a parlare di questo binomio,
contrappone i concetti di luogo e spazio:
- SPACE - spazio: spazio neutro, quantitativo, della misura.
- PLACE - luogo: è lo spazio soggettivo, qualitativo, dell’esperienze, interiorizzato, vissuto,
esistenziale. Lo spazio è uno spazio esistenziale.
2.Altro protagonista della geografia umanistica, è Edward Relph, Place and Placelessness, 1976:
“SENSE OF PLACE”. Concetto principe della geografia umanistica culturale.
Anch’egli influenzato dalla filosofia fenomenologia, indaga i modi di sperimentare i rapporti, i
rapporti spazio-luogo, psicologico-esperienziali tra persone e luoghi, l’identità dei luoghi e
l’identità delle persone in relazione ai luoghi.
+ Concetto di PLACELESSNESS = la perdita del luogo, l’indifferenza del luogo, l’erosione
dell’identità del luogo.

Contesto: USA, anni 70, in cui il consumismo, l’omologazione dilagano, annientano: Relph è
preoccupato della perdita di attaccamento alle specificità dei luoghi, standardizzazione: valorizza il
senso di radicamento, attaccamento a identità specifiche del luogo.
Temi poi ripresi nell’attualità, che ritroviamo oggi.

 Questa geografia umanistica ↑, del soggettivo, nasceva anche  in reazione, PER


CONTRASTARE , perché la vede pericolosa

es. - umanistica - mappe della mente umana, soggettivo, esperienza, emozioni

vs

es. - quantitativa - mappe geometriche, spinta verso il ritorno all’oggettivazione.


una nuova potente geografia QUANTITATIVA che stava emergendo in quegli anni, lontana
dall’esperienza e dalla vita umana: vi è un utilizzo di strumenti matematici, meno umani.
- la GEOGRAFIA QUANTITATIVA - quantitative geographies: anni 70 in particolare, nasce in
opposizione e risposta alla geografia tradizionale descrittiva; una geografia neo-positivista, che
sostituisce le vecchie descrizioni tradizionali  con linguaggi statistici, quantitativi, modelli
numerici, funzionali alla pianificazione. Molto spinta sulla MISURA, quantificazione, sui dati.
Spesso usato il termine di “SPACIAL ANALYSIS”, concetto principe: spazio nel senso analitico,
numerico.

 Cole and King, Quantitative geography.

Seconda parte

Negli anni 70, oltre alla scoperta del soggetto, della percezione, della prospettiva umanistica,
della spinta verso la geografia quantitativa,

(GEOGRAFIA RAPPRESENTAZIONALE)

vediamo sorgere un’altra, nuova geografia

La “NEW” CULTURAL GEOGRAPHY - NUOVA GEOGRAFIA CULTURALE 1970-80s

Una corrente critica, politica e sociologica. Geografica, sub-disciplina oggi consolidata, che si
sviluppa negli anni 80, in ambito inglese-UK.

Parte dagli interventi di alcuni geografi inglesi che esplicitamente rivolgono una critica alla vecchia
geografia culturale, delle aree culturali - Berkeley School, Carl Sauer - si pongono in antitesi,
affermando che la OCG:

. è ormai inutile, non spiega il funzionamento della cultura nello spazio, è troppo descrittiva e non
sa essere interpretativa.

. critica l’idea di cultura come qualcosa che si materializza nei paesaggi culturali;

Per la NCG la CULTURA è un complesso di SIGNIFICATI, rappresentazioni, immaginari che


coinvolgono la dimensione spaziale, che sono variamente prodotti, negoziati, percepiti,
contestati, recepiti all’interno dei gruppi sociali, dalle categorie che esprimono assi di differenza.
È una cultura che si SMATERIALIZZA.

Ha in sé un aspetto fortemente sociologico, è basata sull’utilizzo di categorie, assi di differenza:

una geografia di classi, genere, etica, età, razza, orientamento sessuale, back-ground etnico-
raziale-culturale, sesso…

VECCHIA NUOVA GEOGRAFIA CULTURALE


MATERIALITÀ IMMATERIALITÀ
i segni delle culture materiali i significati associati allo spazio
OMOGENEITÀ FLUIDITÀ
classificazione di culture come complessi flussi di significati prodotti, recepiti, negoziati,
omogenei contestati
CERTEZZA CRITICA
stile descrittivo stile problematizzante

Le principali differenze tra VECCHIA e NUOVA GEOGRAFIA CULTURALE sono che:

1. la NGC vede una cultura intesa in senso più immateriale;

2. non è una cultura omogenea di aree e spazio, ma di significati spaziali coinvolti nelle dinamiche
sociali;

3. ha un carattere diverso, non crede nelle descrizioni certe, ma è un sapere problematizzante,


inquieto, critico-politico. Vuole avere un impatto sul cambiamento delle società, trasformarle in
senso più democratico.
La NUOVA GEOGRAFIA CULTURALE ha una dimensione sociologica, che si differenzia da quella
relativa al soggetto della geografia umanistica - anche se anche la geografia umanistica è indicata
come geografia culturale.

Distinzione:

HUMANISTIC GEOGRAPHY (1970s): dinamiche soggettive  geografia umanistico culturale -


collegata alle Humanities; carattere pensoso

NEW CULTURAL GEOGRAPHY (1980s-1990s): dinamiche sociali, anima sociologica  vera e


propria geografia culturale - Social Sciences ; carattere battagliero

Hanno delle affinità, entrambe non pensavano al luogo, ma allo spazio vissuto, smaterializzazione:
ma mantengono differenze.

I fondatori della NGC, negli anni 80 rivolgono un appello ai colleghi inglesi dicendo che occorre
impostare un nuovo sapere geografico culturale. Lo fanno seguendo gli STUDI CULTURALI, fondati
dall’University of Birmingham, al

Birmingham Center for Contemporary Cultural Studies, the focus for British cultural studies
founded in 1964:

ambito dei british cultural studies, poi diffusi negli altri paesi. Questi studi sono dei campi
TRAN-SDISCIPLINARI, attraversano le discipline conosciute e i processi culturali con una linea
critica, socio-politica, problematicizzante e lo fanno in modo TRASVERSALE:

es. family’s studies, gender studies, vision-culture studies = campi di studio che coinvolgono
diversi saperi - storia, geografia, sociologia - che trovano un elemento accomunante, di attenzione
su un certo argomento > genere, famiglia, …

SVOLTA CULTURALE - CULTURAL TURN

Alla base dei cultural studies, c’è il cultural turn: basata sull’idea secondo cui la REALTÀ è
culturalmente COSTRUITA, su significati, rappresentazioni, visuali, discorsi: la realtà discorsiva,
narrativa diventa più importante di quella fatturale. La narrazione crea la realtà stessa es. oggi le
fake news: non vere, ma pone l’attenzione su come la narrazione sia centrale nella realtà.

CULTURAL TURN in geografia = studiare la realtà così come viene COSTRUITA CULTURALMENTE:
flussi di significati associati allo spazio nelle loro articolazioni sociali.  associazione tra geografia
e cultural turn.
Due figure importanti, FONDATORI:

 Denis COSGROVE (1948-2008), Social Formation and symbolic landscape (1984): contribuisce a
rimodulare il concetto di paesaggio in ambito geografico culturale: sono PAESAGGI le
rappresentazioni, narrazioni, discorsi, testi visuali. Sia materiali che immateriali: nella sua opera
 i significati SIMBOLICI associati al paesaggio  descrive i simboli. ≠ da Sauer che descrive la
morfologia del paesaggio, la forma.

Alcuni suoi casi di studio più celebri:

- i paesaggi del Lake District inglese, paesaggio associato all’identità nazionale inglese

- ma anche (vicinanza con l’Italia) il paesaggio Palladiano Veneto, dedica studi al Veneto, nel tipo
di paesaggio espresso dalla presenza delle ville costruite dall’élite veneziana che dominava l’entro
terra veneto, imponendo un ordine dello spazio, e lo studia e lo descrive attraverso l’utilizzo di
dispositivi discorsivi e visuali.

Legge le DINAMICHE sociali e di potere che stanno SOTTO i paesaggi materiali e immateriali -
nelle loro rappresentazioni.

Il concetto di “SOCIAL FORMATION”, di anima sociologica, si riferisce alle classi dominanti e


dominate - approccio marxista radicato - e coniugato al concetto di dematerializzazione e
attenzione alle dinamiche sociologiche di potere.

Da notare da un punto di vista, Cosgrove ha un profilo particolare come geografo culturale, lavora
con materiali STORICI più vicini alle Humanities - discipline umanistiche, dà attenzione agli spazi
rurali;

≠ mentre la NEW CULTURAL GEOGRAPHY si occuperà principalmente e quasi esclusivamente del


PRESENTE - non di aspetti storici - e dello spazio urbano, come spazio privilegiato nelle dinamiche
socio-politiche: gli spazi dove sono più evidenti i conflitti, le lotte di potere, le differenze  NCG si
occupa, privilegia: CONTEMPORANEITÀ, società contemporanea e aree metropolitane
dell’occidente industrializzato.
↓ In questo senso è rappresentativo l’altro fondatore NCG inglese anni ‘80,

 Peter Jackson, Maps of meaning (1989) volume dal titolo evocativo, in cui si definisce e che
racchiude in sé la geografia culturale, mappare è INTERPRETARE. Le mappature non sono più
‘cartografare’, ma qui interpretare i SIGNIFICATI.
Cartografia delle culture vs interpretazione dei significati
Qui c’è il passaggio dalla vecchia  alla nuova gc

Nelle copertine già si vede l’oggetto di attenzione = le metropoli, i grattaceli.


Nell’indice imposta una nuova agenda della gc, basata su

categorie sociologiche, assi di differenza - segmentazione, costruzioni culturali della realtà,


riferimenti a potere e gerarchie, concetti di: ideologia, egemonia, potere, riferimenti a capitale,
classe, genere e sessualità - gay identity, etnia, aspetto linguistico

collegati agli oggetti di studio smaterializzati  distanti dalle descrizioni dei paesaggi rurali

Mappare = interpretare

Significati = mappe come interpretazione dei significati, non più mappature nel senso proprio del
termine, cartografare. = Cartografia delle culture contrapposta a geografia dei significati =
passaggio dalla vecchia  alla nuova gc.

POWER
OTHERNESS
SUB-ALTERNITY

POSITIONING

 emerge la carica politica propria della NCG


Spesso si interfaccia con un lessico come quello del POTERE, dell’ALTERITÀ, della SUB-ALTERNITÀ,
una carica politica che si posiziona verso il progressismo, marxismo radicale, una geografia critica:
ricerca che si posiziona politicamente, che dà importanza al concetto di POSIZIONAMENTO -
POSITIONING.

Ci si domanda chi parla, chi produce conoscenza, chi fa ricerca, da dove si fa, che posizione si
prende nei confronti delle idee, delle cose che si indagano:

POSITIONING: posizionamento del ricercatore rispetto al contesto, situazione in cui si pone.

In interviste, documenti…  si chiede il posizionamento del ricercatore, di chi scrive.

es. una donna bianca, cattolica, italiana intervista un ragazzo nero, musulmano, algerino  la
donna deve posizionare la sua conoscenza rispetto al suo oggetto di studio.  Situare la
conoscenza.

Questa è una geografia interpretativa, PROBLEMATIZZANTE, dice che la conoscenza è relativa - ha


in sé anche relativismo.

 Ma nelle sue versioni più radicali, è stato fatto notare come sia anche una geografia degli
irrigidimenti, delle culture politicamente pre-confezionate, certe  ma esistono anche certezze
critiche a volte.

La NCG si è consolidata negli anni 90, è diventata una componente forte nella GC nuovamente
intesa, e soprattutto una sorta di mainstream (tendenza dominante) della gc internazionale, con
forte dominanza anglofona ma anche diffusa in altri ambienti.

Da questa tendenza dominante, MAINSTREAM DELLA NUOVA GEOGRAFIA CULTURALE si sono


sviluppate delle critiche, un DIBATTITO,

(GEOGRAFIA NON RAPPRESENTAZIONALE)

 che negli ultimi 15-10 anni diventa una corrente della gc, che apre una nuova prospettiva,
nuova corrente descrive:

la NCG, il cultural turn, come un sapere rappresentazionale, definisce una ‘rappresentazione del
modo di pensare’ = un modo di vedere la realtà sotto forma di rappresentazione, discorso, testo
narrativo, con accento sulla smaterializzazione.

il CULTURAL TURN
=
è un “REPRESENTATIONAL WAY OF THINKING”
NON-REPRESENTATIONAL GEOGRAPHIES

 Nigel Thrift, 2000s

Le N-RG si sviluppano dalla Non-representational theory del geografo inglese Nigel Thrift, si
pongono in contrapposizione al Representational way of thinking del cultural turn.

Le GEOGRAFIE NON RAPPRESENTAZIONALI muovono da una perdita di entusiasmo, stanchezza


nei confronti nella NGC mainstream. Thrift dice che “la NCG ha troppo dematerializzato la realtà,
ha dato vita a un mondo ridotto a testo, narrativa, rappresentazione, troppo testualizzato,
distante dalle pratiche quotidiane, dalla vita dei corpi”.

La N-RG è caratterizzata dal passaggio a nuovi focus:

passaggio dalla rappresentazione alle PRATICHE

dai testi  ai CORPI

dal focus sulle rappresentazioni e i testi  alle PRATICHE e alle PRATICHE CORPOREE.

from representation  to practice


from texts  to bodies

Qui il senso di questo CAMBIAMENTO.

Si torna alla fenomenologia, attenzione all’esperienza nello spazio: le N-RG si focalizzano su come
gli individui si COMPORTANO in uno spazio, anche prioritariamente con i loro corpi, sensi,
emozioni, in un modo sempre dinamico e imprevedibile.

lessico delle NON-REPRESENTATIONAL GEOGRAPHIES


everyday life practices
embodiment
emotions
materiality
multi-sensoriality
(soundscapes, touchscapes, smellscapes)
NON-TEXTUAL GEOGRAPHY

Attenzione per i SENSI MENO CELEBRALI, si abbassa il focus sul verbale e visuale, e si parla di più di
udito, tatto, olfatto.

Si fanno geografie meno testuali o non-testuali: non lavorano su testi verbali e visivi, ma cercano
di cogliere, sintonizzarsi con la RELAZIONE multisensoriale tra PERSONE e SPAZI, non
culturalmente mediata (espressione un po’ estrema).

Sottolinea come L’ESPERIENZA DELLO SPAZIO sia una performance CREATIVA, IMPREVEDIBILE:
le N-RG reagiscono

contro le letture critiche e sociologiche delle NCG mainstream, che tendono a vedere gli individui
intrappolati nelle strutture di potere, dominati dai discorsi delle élite, passivamente esposti a
messaggi dominanti. Le N-RG suggeriscono che queste letture critiche radicali hanno spesso dei
finali già scritti, sono troppo prevedili, vedono inesorabilmente le gerarchie di potere al lavoro
senza via di scampo.

REPRESENTATIONAL - NGC
critical, dead geographies

NON-REPRESENTATIONAL - N-RG Thrift


hopeful, open-ended geographies

 Sono per Thrift delle ‘dead-geographies’, delle geografie con finale già scritto.

Mentre Thrift parla di ‘open-ended geographies, hopeful geographies’, con visione più incantata,
ingenua, ma che recupera la capacità delle persone di essere creatrici, eludere e giocare con le
gerarchie di potere, coi dominanti.

C’è chi ha voluto mediare queste posizioni:

cercando un compromesso tra Representational e Non-Representational

‘MORE THAN-REPRESENTATIONAL’ GEOGRAPHIES, H. Lorimer

“FLIRTING WITH SPACE”, geografo D. Crouch


Open-ended encounters

 Parlando di ‘MORE THAN-REPRESENTATIONAL’ GEOGRAPHIES, H. Lorimer: l’idea che in fondo si


possono tenere insieme entrambe le teorie, facendo una geografia che sia PIÙ che critica, PIÙ che
rappresentazionale, mettendo in gioco sia critiche che rappresentazioni nelle pratiche, nei corpi,
nella multi-sensorialità.

 “FLIRTING WITH SPACE”, geografo D. Crouch - Open-ended encounters : immagine suggerita, dal
problema del compromesso tra geografie R e N-R.
Dice: Gli individui non sono sedotti dalle dinamiche di potere, dalle narrazioni dominanti,
intrappolati nelle loro categorie sociali. Non si tratta di seduzione, di resa o resistenza,
 si tratta di un ‘flirt’, INCONTRI dal FINALE APERTO con gli spazi, con potenziale, non si sa come
può finire. Non esistono destini socio-culturali già segnati tra uomo e spazio  ma un INCONTRO
SEMPRE CREATIVO,

tra persone e dimensione spaziale e

tra persone e rappresentazioni dello spazio

es. cartografia, le mappa: the power of (tourism) maps: classico oggetto di studio del geografo.

La geografia critica ha lavorato contro il potere delle mappe, esempio classico i lavori sulla
cartografia turistica: la mappa turistica è intesa come un dispositivo dominante, che impone al
turista una selezione degli spazi da visitare, le tempistiche, i percorsi  la capacità della carta di
comandare  focus sulle rappresentazioni, discorso tipico della gc, il potere delle mappe.

Se invece guardiamo il tema dal punto di vista delle N-RG,  “FLIRTING WITH (TOURISM) MAPS”,
potremmo vedere che nel momento in cui adottiamo quest’ottica, la MAPPA non è un dispositivo
dominante, ma un oggetto con cui ho un incontro aperto, che può essere visto come un ‘flirt’ di
Crouch, in cui è coinvolto
• non solo il mio aspetto cognitivo celebrale - in cui viene impostato il mio modo di percorrere lo
spazio, coinvolto il mio modo di fare turismo,
• ma anche > qualcosa che pratico col corpo, mi rapporto alla rappresentazione cartografica con
potenzialità, con i limiti del corpo es. se ho fame, lascio il percorso della mappa e faccio
un’altra cosa  c’è spazio di invenzione riservata agli individui in rapporto con le
rappresentazioni spaziali.

 ecco il cambio di prospettive degli ultimi anni:

- geografie rappresentazionali, mainstream e

- non-rappresentazioni

CONVIVONO entrambe.

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