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la “OLD” CULTURAL GEOGRAPHY - Berkeley School, Carl Sauer (prima metà del 900, USA) -
dell’ambito inglese e americano.
Nasce e si sviluppa nella prima metà del 900, Sauer e collaboratori si occupano delle AREE
CULTURALI - CULTURE AREAS. Collaborazione geografico-antropologica: Sauer classifica le
popolazioni native americane raggruppandole per pratiche agricole, artigianali, religiose.
Attraverso questa CLASSIFICAZIONE individua dei TRATTI CULTURALI comuni che caratterizzano
un gruppo umano da qui il concetto di CULTURE AREAS : associazione tra territori -
cartografabili, definibili in confini -, e gruppi umani.
In questa concezione, la CULTURE AREA = è una regione nella quale la popolazione condivide
aspetti di CULTURA MATERIALE: le aree culturali sono individuate per tecniche di trasformazione
dell’ambiente, uso di risorse naturali.
“la mappa, disegnata per evidenziare le somiglianze delle tecniche di raccolta le cibo, elenca 7
AREE CULTURALI…” e le popolazioni che le caratterizzavano. Aree culturali connesse a tecniche
di trasformazione, quindi cultura materiale questa cultura è riflessa nel concetto di
MORFOLOGIA DEL PAESAGGIO: PAESAGGIO CULTURALE = volto materiale visibile di queste aree
culturali.
C. Sauer, The morphology of landscape, 1925: scrive libro in cui il CULTURAL LANDSCAPE è
composto dai SEGNI MATERIALI delle culture: modo di coltivare, costruire case, usare gli materiali
locali.
3. pretesa di CLASSIFICARE tali culture e collocare in modo definito nello spazio queste culture,
cartografarle.
Si concentra poi sulle aree rurali, perché sono quelle dove i tratti del paesaggio culturale
permangono più immutate.
Era una geografia di stampo tradizionale, si occupava dei cultural landscapes come ritratti
descrittivi, attraverso classificazioni certe, paesaggi culturali associabili ad aree culturali
cartografabili.
Rispetto a questa geografia descrittiva tradizionale, intervengono, nella geografia tutta dei
cambiamenti, una CRISI. Anni 60-70, dalla crisi nascono correnti geografie che porteranno ad
una RIVOLUZIONE e dalla quale emergerà anche la geografia culturale come disciplina sub-
specifica, creando selle sub-categorie.
In questa crisi, ci sono correnti che criticano la pretesa dell’OGGETTIVITÀ della scienza geografica:
si inizia ad avere consapevolezza che il geografo non descrive l’oggetto geografico nella sua
evidenza in modo neutro, oggettivo, infallibile. Si inizia a pensare che la sua conoscenza sia
un’interpretazione, che risente del suo back-ground, non può essere univoca né definitiva ma
parziale, provvisoria.
Negli anni 80
la globalizzazione;
la fine della Guerra Fredda;
l’accresciuta mobilità umana - movimenti migratori più accentuati.
Epoca di crisi sociali, ambientali, politiche fa cambiare il mondo e se il mondo cambia, c’è
bisogno di NUOVE GEOGRAFIE. Il mondo non può accontentarsi di tranquillizzanti ritratti di
paesaggi, soprattutto rurali, e si comincia ad avere SFIDUCIA nella leggibilità di un mondo troppo
semplice: il mondo è complesso, problematico occorrono strumenti per leggere il mondo
mutato.
La crisi innesca la nascita di NUOVE CORRENTI, con caratteristiche diverse, anche in contrasto tra
loro.
La prima reazione è la scoperta del SOGGETTO in geografia: la gc si apre alla SOGGETTIVITÀ, alla
PERCEZIONE INDIVIDUALE dello spazio.
- PERCEPTION GEOGRAPHY - geografia della PERCEZIONE: i geografi iniziano a dire che il mondo
non può essere descritto in modo unilaterale dal geografo, perché ogni soggetto ha la sua
geografia privata, vive lo spazio vissuto in modo diverso, mettendo in gioco sia facoltà cognitive
che emotive.
In collaborazione successivamente con la psicologia ambientale - momento di sinergia tra
geografi e psicologi -, si occupa di come i soggetti si comportano, si orientano, si muovono: come
processano dal punto di vista cognitivo lo SPAZIO.
Uno strumento sono le MENTAL MAPS - mappe mentali = che ognuno costruisce nella sua mente
come immagina, processa lo spazio. Queste mappe possono essere restituite e questa
metodologia di far fare delle mappe alle persone, come lavoro sul campo e intervista, diventa un
metodo utilizzatissimo. Parte dai metodi statunitensi, ma si diffonde anche in Italia, negli anni 70-
80 grande fortuna.
SPAZIO PROPRIO, MENTALE
SOGGETTO ↔ SPAZIO
1.Il teorizzatore di questa teoria è Yi-Fu Tuan, Space and Place, the perspective of experience, 1977:
“PLACE AS EXISTENTIAL SPACE”. È lui il primo, negli anni 70, a parlare di questo binomio,
contrappone i concetti di luogo e spazio:
- SPACE - spazio: spazio neutro, quantitativo, della misura.
- PLACE - luogo: è lo spazio soggettivo, qualitativo, dell’esperienze, interiorizzato, vissuto,
esistenziale. Lo spazio è uno spazio esistenziale.
2.Altro protagonista della geografia umanistica, è Edward Relph, Place and Placelessness, 1976:
“SENSE OF PLACE”. Concetto principe della geografia umanistica culturale.
Anch’egli influenzato dalla filosofia fenomenologia, indaga i modi di sperimentare i rapporti, i
rapporti spazio-luogo, psicologico-esperienziali tra persone e luoghi, l’identità dei luoghi e
l’identità delle persone in relazione ai luoghi.
+ Concetto di PLACELESSNESS = la perdita del luogo, l’indifferenza del luogo, l’erosione
dell’identità del luogo.
Contesto: USA, anni 70, in cui il consumismo, l’omologazione dilagano, annientano: Relph è
preoccupato della perdita di attaccamento alle specificità dei luoghi, standardizzazione: valorizza il
senso di radicamento, attaccamento a identità specifiche del luogo.
Temi poi ripresi nell’attualità, che ritroviamo oggi.
vs
↓
una nuova potente geografia QUANTITATIVA che stava emergendo in quegli anni, lontana
dall’esperienza e dalla vita umana: vi è un utilizzo di strumenti matematici, meno umani.
- la GEOGRAFIA QUANTITATIVA - quantitative geographies: anni 70 in particolare, nasce in
opposizione e risposta alla geografia tradizionale descrittiva; una geografia neo-positivista, che
sostituisce le vecchie descrizioni tradizionali con linguaggi statistici, quantitativi, modelli
numerici, funzionali alla pianificazione. Molto spinta sulla MISURA, quantificazione, sui dati.
Spesso usato il termine di “SPACIAL ANALYSIS”, concetto principe: spazio nel senso analitico,
numerico.
Seconda parte
Negli anni 70, oltre alla scoperta del soggetto, della percezione, della prospettiva umanistica,
della spinta verso la geografia quantitativa,
(GEOGRAFIA RAPPRESENTAZIONALE)
Una corrente critica, politica e sociologica. Geografica, sub-disciplina oggi consolidata, che si
sviluppa negli anni 80, in ambito inglese-UK.
Parte dagli interventi di alcuni geografi inglesi che esplicitamente rivolgono una critica alla vecchia
geografia culturale, delle aree culturali - Berkeley School, Carl Sauer - si pongono in antitesi,
affermando che la OCG:
. è ormai inutile, non spiega il funzionamento della cultura nello spazio, è troppo descrittiva e non
sa essere interpretativa.
. critica l’idea di cultura come qualcosa che si materializza nei paesaggi culturali;
una geografia di classi, genere, etica, età, razza, orientamento sessuale, back-ground etnico-
raziale-culturale, sesso…
2. non è una cultura omogenea di aree e spazio, ma di significati spaziali coinvolti nelle dinamiche
sociali;
Distinzione:
Hanno delle affinità, entrambe non pensavano al luogo, ma allo spazio vissuto, smaterializzazione:
ma mantengono differenze.
I fondatori della NGC, negli anni 80 rivolgono un appello ai colleghi inglesi dicendo che occorre
impostare un nuovo sapere geografico culturale. Lo fanno seguendo gli STUDI CULTURALI, fondati
dall’University of Birmingham, al
Birmingham Center for Contemporary Cultural Studies, the focus for British cultural studies
founded in 1964:
ambito dei british cultural studies, poi diffusi negli altri paesi. Questi studi sono dei campi
TRAN-SDISCIPLINARI, attraversano le discipline conosciute e i processi culturali con una linea
critica, socio-politica, problematicizzante e lo fanno in modo TRASVERSALE:
es. family’s studies, gender studies, vision-culture studies = campi di studio che coinvolgono
diversi saperi - storia, geografia, sociologia - che trovano un elemento accomunante, di attenzione
su un certo argomento > genere, famiglia, …
Alla base dei cultural studies, c’è il cultural turn: basata sull’idea secondo cui la REALTÀ è
culturalmente COSTRUITA, su significati, rappresentazioni, visuali, discorsi: la realtà discorsiva,
narrativa diventa più importante di quella fatturale. La narrazione crea la realtà stessa es. oggi le
fake news: non vere, ma pone l’attenzione su come la narrazione sia centrale nella realtà.
CULTURAL TURN in geografia = studiare la realtà così come viene COSTRUITA CULTURALMENTE:
flussi di significati associati allo spazio nelle loro articolazioni sociali. associazione tra geografia
e cultural turn.
Due figure importanti, FONDATORI:
Denis COSGROVE (1948-2008), Social Formation and symbolic landscape (1984): contribuisce a
rimodulare il concetto di paesaggio in ambito geografico culturale: sono PAESAGGI le
rappresentazioni, narrazioni, discorsi, testi visuali. Sia materiali che immateriali: nella sua opera
i significati SIMBOLICI associati al paesaggio descrive i simboli. ≠ da Sauer che descrive la
morfologia del paesaggio, la forma.
- i paesaggi del Lake District inglese, paesaggio associato all’identità nazionale inglese
- ma anche (vicinanza con l’Italia) il paesaggio Palladiano Veneto, dedica studi al Veneto, nel tipo
di paesaggio espresso dalla presenza delle ville costruite dall’élite veneziana che dominava l’entro
terra veneto, imponendo un ordine dello spazio, e lo studia e lo descrive attraverso l’utilizzo di
dispositivi discorsivi e visuali.
Legge le DINAMICHE sociali e di potere che stanno SOTTO i paesaggi materiali e immateriali -
nelle loro rappresentazioni.
Da notare da un punto di vista, Cosgrove ha un profilo particolare come geografo culturale, lavora
con materiali STORICI più vicini alle Humanities - discipline umanistiche, dà attenzione agli spazi
rurali;
Peter Jackson, Maps of meaning (1989) volume dal titolo evocativo, in cui si definisce e che
racchiude in sé la geografia culturale, mappare è INTERPRETARE. Le mappature non sono più
‘cartografare’, ma qui interpretare i SIGNIFICATI.
Cartografia delle culture vs interpretazione dei significati
Qui c’è il passaggio dalla vecchia alla nuova gc
collegati agli oggetti di studio smaterializzati distanti dalle descrizioni dei paesaggi rurali
Mappare = interpretare
Significati = mappe come interpretazione dei significati, non più mappature nel senso proprio del
termine, cartografare. = Cartografia delle culture contrapposta a geografia dei significati =
passaggio dalla vecchia alla nuova gc.
POWER
OTHERNESS
SUB-ALTERNITY
↓
POSITIONING
Ci si domanda chi parla, chi produce conoscenza, chi fa ricerca, da dove si fa, che posizione si
prende nei confronti delle idee, delle cose che si indagano:
es. una donna bianca, cattolica, italiana intervista un ragazzo nero, musulmano, algerino la
donna deve posizionare la sua conoscenza rispetto al suo oggetto di studio. Situare la
conoscenza.
Ma nelle sue versioni più radicali, è stato fatto notare come sia anche una geografia degli
irrigidimenti, delle culture politicamente pre-confezionate, certe ma esistono anche certezze
critiche a volte.
La NCG si è consolidata negli anni 90, è diventata una componente forte nella GC nuovamente
intesa, e soprattutto una sorta di mainstream (tendenza dominante) della gc internazionale, con
forte dominanza anglofona ma anche diffusa in altri ambienti.
che negli ultimi 15-10 anni diventa una corrente della gc, che apre una nuova prospettiva,
nuova corrente descrive:
la NCG, il cultural turn, come un sapere rappresentazionale, definisce una ‘rappresentazione del
modo di pensare’ = un modo di vedere la realtà sotto forma di rappresentazione, discorso, testo
narrativo, con accento sulla smaterializzazione.
il CULTURAL TURN
=
è un “REPRESENTATIONAL WAY OF THINKING”
NON-REPRESENTATIONAL GEOGRAPHIES
Le N-RG si sviluppano dalla Non-representational theory del geografo inglese Nigel Thrift, si
pongono in contrapposizione al Representational way of thinking del cultural turn.
dal focus sulle rappresentazioni e i testi alle PRATICHE e alle PRATICHE CORPOREE.
Si torna alla fenomenologia, attenzione all’esperienza nello spazio: le N-RG si focalizzano su come
gli individui si COMPORTANO in uno spazio, anche prioritariamente con i loro corpi, sensi,
emozioni, in un modo sempre dinamico e imprevedibile.
Attenzione per i SENSI MENO CELEBRALI, si abbassa il focus sul verbale e visuale, e si parla di più di
udito, tatto, olfatto.
Si fanno geografie meno testuali o non-testuali: non lavorano su testi verbali e visivi, ma cercano
di cogliere, sintonizzarsi con la RELAZIONE multisensoriale tra PERSONE e SPAZI, non
culturalmente mediata (espressione un po’ estrema).
Sottolinea come L’ESPERIENZA DELLO SPAZIO sia una performance CREATIVA, IMPREVEDIBILE:
le N-RG reagiscono
contro le letture critiche e sociologiche delle NCG mainstream, che tendono a vedere gli individui
intrappolati nelle strutture di potere, dominati dai discorsi delle élite, passivamente esposti a
messaggi dominanti. Le N-RG suggeriscono che queste letture critiche radicali hanno spesso dei
finali già scritti, sono troppo prevedili, vedono inesorabilmente le gerarchie di potere al lavoro
senza via di scampo.
REPRESENTATIONAL - NGC
critical, dead geographies
Sono per Thrift delle ‘dead-geographies’, delle geografie con finale già scritto.
Mentre Thrift parla di ‘open-ended geographies, hopeful geographies’, con visione più incantata,
ingenua, ma che recupera la capacità delle persone di essere creatrici, eludere e giocare con le
gerarchie di potere, coi dominanti.
“FLIRTING WITH SPACE”, geografo D. Crouch - Open-ended encounters : immagine suggerita, dal
problema del compromesso tra geografie R e N-R.
Dice: Gli individui non sono sedotti dalle dinamiche di potere, dalle narrazioni dominanti,
intrappolati nelle loro categorie sociali. Non si tratta di seduzione, di resa o resistenza,
si tratta di un ‘flirt’, INCONTRI dal FINALE APERTO con gli spazi, con potenziale, non si sa come
può finire. Non esistono destini socio-culturali già segnati tra uomo e spazio ma un INCONTRO
SEMPRE CREATIVO,
es. cartografia, le mappa: the power of (tourism) maps: classico oggetto di studio del geografo.
La geografia critica ha lavorato contro il potere delle mappe, esempio classico i lavori sulla
cartografia turistica: la mappa turistica è intesa come un dispositivo dominante, che impone al
turista una selezione degli spazi da visitare, le tempistiche, i percorsi la capacità della carta di
comandare focus sulle rappresentazioni, discorso tipico della gc, il potere delle mappe.
Se invece guardiamo il tema dal punto di vista delle N-RG, “FLIRTING WITH (TOURISM) MAPS”,
potremmo vedere che nel momento in cui adottiamo quest’ottica, la MAPPA non è un dispositivo
dominante, ma un oggetto con cui ho un incontro aperto, che può essere visto come un ‘flirt’ di
Crouch, in cui è coinvolto
• non solo il mio aspetto cognitivo celebrale - in cui viene impostato il mio modo di percorrere lo
spazio, coinvolto il mio modo di fare turismo,
• ma anche > qualcosa che pratico col corpo, mi rapporto alla rappresentazione cartografica con
potenzialità, con i limiti del corpo es. se ho fame, lascio il percorso della mappa e faccio
un’altra cosa c’è spazio di invenzione riservata agli individui in rapporto con le
rappresentazioni spaziali.
- non-rappresentazioni
CONVIVONO entrambe.