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INTRODUZIONE: Andrea Bissanti fu un geografo che riuscì a richiamare l’attenzione della comunità
accademica in Italia sul ruolo educativo della Geografia ed avviare i giovani su questo ampio settore di
studi (anche se si è dovuto scontrare con numerosi suoi colleghi della facoltà di Economia, che la
ritenevano una scelta poco opportuna). Un altro da ricordare è Giovanni Mussio, docente di Geografia
approdato ad Urbino negli anni ’60 dove ha diffuso tra i giovani il suo interesse per la didattica della
Geografia. L’uomo è sempre stato un geografo fin da quando ha dovuto provvedere alla sua sopravvivenza:
assicurare cibo e calore, a localizzare e utilizzare le risorse, avviare relazioni con altri gruppi organizzati; in
quel momento rivelava tutta la fragilità del suo essere eppure è riuscito a trasformarsi e da preda è
diventato predatore e dominatore del proprio spazio di vita. A questo momento risalgono le prime
rappresentazioni spaziali, le spiegazioni dei fenomeni naturali, che sfociavano nel mistero e
nell’ultraterreno. L’uomo si è sviluppato come geografo, anche fino ad esiti negativi, che hanno scavalcato
le logiche dell’ecosistema preesistente. Ogni bambini che si addentra nel mondo ha bisogno di un bagaglio
di conoscenza che gli permettano di orientarsi, qui sta il nostro compito di insegnanti: non dobbiamo
insistere su descrizioni, nozioni, statistiche e elenchi, ma impegniamoci in: progettazione, ricorso a
creatività, ricerca di relazioni e soluzioni, infatti loro dimenticheranno le nozioni, ma non il modo in cui
gliele abbiamo trasmesse. Mario Ortolani (geografo scuola bolognese) dice che la geo umana= animata da
una visione universale dello spazio, ignora i confini e le nazioni, è una disciplina umanistica che contempla
la parità dei popoli e le uguaglianze tra gli uomini. Giuseppe Dematteis dice: la geografia= è piacevole,
stimola l’immaginazione, suggerisce ipotesi e analogie, indaga i rapporti tra gli individui, le nazioni, le
culture. Quindi nel geografo non c’è solo studio, deve esserci anche azione, studio-prassi, ricerca-
intervento… allora in geografo di fronte ad un mondo composito e sempre in evoluzione avverte
l’impossibilità di dare a questo spazio una formulazione quantitativa.
PARTE 1
CAPITOLO 1= quando pensiamo alla Geografia pensiamo alla semplice memorizzazione, ad una materia
secondaria di cui abbiamo un vago ricordo dalla scuola di base, dove è soggetta a tagli di orari e di
programmi. In realtà perché la Geografia è una disciplina complessa, che richiede conoscenze multiple che
riguardano la componente fisica e quella umana (psicologica, sociale, culturale…). Il suo ambiente è il
mondo dove tutto è relativo e si evolve. La Geografia tiene conto dei contenuti di molte discipline, per
questo viene definita disciplina “cerniera”, “ponte”, che NON separa, ma congiunge (l’essere una cerniera
non è un punto debole, ma il suo punto di forza, perché comunque mantiene la sua specificità ed esalta la
sua interrelazione). Molti la associano alla STORIA, intesa come disciplina ausiliaria alla storia, che serve a
capirla (Tolomeo-Ortelio=la geografia è l’ccio della storia; Locke= la storia non ha senso senza la geografia
che permette la collocazione nello spazio degli eventi); oppure è accostata alle SCIENZE NATURALI o alle
LETTERE, ma: non possiede il rigore di una scienza (anche perché così non possiamo capire un oggetto che
è materiale e immateriale allo stesso tempo, che si evolve in continuazione) e non è tra il “pennacchio dei
letterati”. Infatti la Geografia è tutti e due, sia scienze naturali che lettere, per questo è un ponte/cerniera.
Ma non dobbiamo pensare a ponte inteso come stampella delle altre discipline, è a sé stante e ha una sua
autonomia.
Che cos’è la Geografia? È la scienza del territorio e di tutto ciò che in esso si muove e agisce, plasmando
all’infinito nuovi scenari, il suo doppio oggetto di studio è: l’ambiente naturale e le società (Dewey analizza
le relazioni fra questi due elementi=è limitante far studiare solo i mari o imonti, bisogna metterli in
rapporto alla cultura per cogliere le relazioni).
Frémont: la Geo è: “incerta”(=perché non può ammettere verità assolute dato che il suo oggetto di studio è
mutevole) e “sensibile” (=perché il geografo è coinvolto dal mondo e nel mondo). la Geo fra parte della
nostra vita poiché agiamo in uno spazio, e le nostre scelte sono strettamente collegate all’ambiente, oggi:
scelte che entrano in collisione con la natura, per questo la Geo è anche una scienza della sostenibilità,
della conservazione degli ecosistemi. Se in passato la Geo aveva l’obiettivo di conoscere il mondo per
poterlo conquistare, oggi ha il compito di prendersi cura del mondo. diventa una disciplina sostanzialmente
educativa: riconosce e dà il giusto significato ai segni presenti nel territorio e nel paesaggio=espressioni di
cultura e culture diverse.
Mentre i saperi specialistici spezzano l’unità del sapere e dei sistemi terresti, da sempre la Geo ha la
capacità di fra interagire ogni campo del sapere, evidenziando i legami e le reciprocità, ricomponendo i
saperi analitici, infatti rifiuta la rigida specializzazione.
L’inclusione sociale:
L’educazione geografica è INCLUSIVA, grazie alla molteplicità di approcci riesce ad integrare visioni diverse,
arriva alla valorizzazione delle differenze, contribuendo a ridurre le disuguaglianze sociali e culturali, aiuta i
bambini a capire la forza della pluralità, ad accogliere le diversità come una ricchezza (non un pericolo):
infatti, l’incontro con altre culture ha l’effetto di intensificare il senso di appartenenza alla propria comunità
(in modo aperto e partecipato). La parola chiave è legame, la geografia riesce ad intessere rapporti/legami
non solo fra gli elementi fisici, ma anche fra gli uomini.
Qual è l’oggetto della geografia? Cosa studia? = tutto ciò dove è presente l’uomo che interagisce con un
qualsiasi elemento naturale, fisico, umano. Quindi studia:
SPAZIO= substrato fisico, nel quale gli uomini hanno agito apportando modifiche in base ai loro
bisogni, alla cultura, alle aspirazioni, ai sogni di cui è formata l’esistenza umana. Lo spazio non è
solo rappresentazione cartografica, così lo si compara ad un contenitore vuoto, ma è ricco di carica
emotiva, è una rete di relazioni, essendo espressione di un punto di vista che è variabile nel tempo.
Quindi lo spazio è costituito da: elementi fisici, sociali e culturali, è misurabile ma solo in parte
perché coinvolge percezioni psicologiche ed emotive del singolo e del gruppo che non sono
misurabili. Ognuno di noi ha un proprio spazio, poiché ha un punto di vista relativo, è come se
indossassimo degli occhiali, lo spazio si carica di una componente emotiva. Spazio digitale= spazio in
cui cambiano le distanze fisiche , dove gli oggetti si avvicinano, si annullano le distanze (in
apparenza); ci spostiamo verso una dimensione sempre più astratta. L’insegnante deve tenere
conto del fatto che i bambini stanno diventando sempre più nativi digitali e deve proteggerli dalle
fake news dandogli strumenti e capacità per riconoscerle
TERRITORIO
PAESAGGIO.
A fianco dello spazio, ambiente, territorio e paesaggio abbiamo anche aspirazioni, emozioni, ideologie che
sono convinzioni della sostenibilità dello sviluppo.
Il METODO:
Essendo la geografia una disciplina che ha un metodo pluralistico, senza perdere di vista unità e sintesi,
allora anche gli strumenti di ricerca devono essere molteplici:
1. Osservazione: che deve coinvolgere i nostri sensi, utilizzare un’osservazione mentale (Ritter), per
mettere in evidenza effetti e cause anche se tra loro lontani e quindi difficili da individuare le
relazioni che ci sono. Perché “l’occhio non coglie ciò che la mente non conosce”. L’uso dei sensi non
diminuisce la scientificità della disciplina, anzi evidenzia che a fianco dello studioso c’è anche
l’uomo e che la realtà è complessa e composita. (What?) il geografo deve cogliere le connessioni e
le relazioni, anche se queste a volte sono invisibili e sfuggenti, anche le cause a volte sono lontane
dagli effetti.
2. Induttivo: avvia il suo lavoro da ciò che vede, per arrivare ad atteggiamenti più generali e universali
per applicarli a contesti più ampi. (utilizzando solo questo strumento potremmo dare troppa
importanza alla soggettività, cadendo nell’individualismo, che ostacola la visione sociale). Ne
emerge una geografia idiografica=attenta all’individuazione dell’unico e dell’eccezionale
3. Deduttivo: “trarre da, per ragionamento”, si inizia da assiomi e postulati per ricavare dimostrazioni
e spiegazioni di fenomeni particolari. è una geografia nomotetica che ricerca regolarità e
concordanze nelle forme di organizzazione spaziale, che possono essere rappresentate attraverso
configurazioni geometriche e matematiche. MA è rischioso attribuire validità a questi dati anche
per il futuro, che sarà sicuramente diverso e connotato da nuovi o diversi elementi. Inoltre non è
possibile quantificare emozioni, sensazioni e percezioni che hanno un ruolo decisamente
importante nelle scelte umane.
4. Localizzazione: è un concetto dinamico che impone di studiare un fenomeno nel suo sviluppo o nel
suo regredire, per es: quando analizziamo Urbino dobbiamo pensarla ad una realtà frutto di
un’evoluzione e uno sviluppo: epoche storiche, agli uomini illustri che hanno contribuito alla sua
trasformazione al suo ruolo nell’ambito della cultura; bisogna considerarla una realtà polisemica
caratterizzata da un territorio a geometrie variabili, da uno spazio che si estende ai luoghi di
provenienza degli studenti e dei ricercatori,
5. Ubicazione: si danno le coordinate geografiche di un luogo, o un fenomeno, è un concetto statico
6. Principio della ricerca della causalità: identificazione delle forse scatenanti di fatti/fenomeni e
spiega il loro combinarsi in un medesimo/diverso luogo e tempo, ma in qualche modo correlati. Ma
tutto nella natura e nella società avviene non solo per una causa, allora è meglio parlare di con-
causalità e fattori concorrenti. Si comprendono le concatenazioni geografiche di cause-effetti, si
rendono visibili i legami fra i fenomeni, evidenziando i nodi che formano una rete, seppur invisibile
7. Principio correlazione/comparazione: si basa sul confronto che va alla ricerca di similitudini o
differenze, riconosce i rapporti che si generano nel tempo(=relazioni verticali) e nello spazio
(=relazioni orizzontali)
8. Attivismo: ogni realtà è soggetta a trasformazione, alla legge del divenire, quindi, bisogna
considerarla nella sua evoluzione, nella sua storia (es. una piante di una città che ha subito un
cambiamento, un bosco che è cresciuto)
Quindi il metodo è: multitemporale, multiscalare, multifattoriale, multistrumentale, globale e trasversale (=
coinvolge saperi autonomi in un lavoro comune di studio). È un metodo sistematico, impiega ogni risorsa a
sua disposizione, senza tralasciare nulla.
Il FINE: le finalità geografiche non si esauriscono in un oggetto, ma vanno al di là degli oggetti, in quanto
l’attenzione dei geografi è attratta dalle relazioni fra gli oggetti. Il fine= conoscenza finalizzata alla cura del
pianeta, alla tutela degli equilibri sistemici, alla valorizzazione dei luoghi e delle risorse, per far si che le
comunità vivano in armonia, “appropriandosi” del territorio, ma nel senso di sentirsi parte (A. Bissanti)
CAPITOLO 2
È fondamentale nella scuola di base la pratica del laboratorio, che rappresenta un modo di apprendere
interattivo e partecipativo, il bambino acquisisce più facilmente la conoscenza critica e in questo caso le
spiegazioni non servono perché si impara lavorando. È un metodo di insegnamento che mira, non solo
all’apprendimento, ma anche al far appassionare. Dopo avere definito il target (età e sociale con cui
dobbiamo lavorare) sarà necessario stabilire (prima) tutti i passaggi del nostro lavoro, senza farci trovare
impreparati.
Quando analizziamo lo spazio, notiamo come vi siano diverse tipologie di spazio (fisico, immaginario,
mentale, degli affetti, della memoria, delle illusioni…), ma il tessuto di questi spazi costituisce il territorio,
che diviene uno spazio impregnato di umanità, rappresentato e rappresentativo, organizzato, e muta nel
tempo secondo le esigenze sociali e finalità politiche. È un insieme sistemico, che quindi ha bisogno di
diverse componenti, che talvolta non collaborano, perché presentano ritmi diversi: quelle della natura (più
lente) e quelle sociali (più veloci). Da questi diversi ritmi nasce una precarietà del sistema, che si traduce in
disastri ambientali o sociali. In ambito didattico i vari spazi geografici si sovrappongono e generano
molteplicità didattiche che vanno opportunamente scelte in base alla formazione dei bambini.
Ambiente= di ambiente si parla con tante accezioni diverse, accostando un aggettivo che identifica realtà
precise, diverse da altre. Ma quando parliamo di “ambiente” (e basta) facciamo riferimento a quello
naturale o ecologico: dove le grandi sfere telluriche sono una compenetrata all’altra, la geosfera,
l’idrosfera, l’atmosfera che interagiscono con la sfera della vita, la biosfera, che è composta da forme di
vita diverse (biodiversità), tra cui gli uomini. L’uomo ha avviato la creazione di una nuova sfera che ha
cambiato le funzione del sistema originario, questa si chiama: Antroposfera/Noosfera= sfera dell’uomo,
delle sue idee e percezioni, delle sue visioni politiche e culturali/ specchio delle idee e aspirazioni
dell’uomo. in questo ambiento la realtà funzionale è rappresentata dall’ecosistema= insieme dinamico di
elementi fisici, chimici e vitali legati dal flusso dell’energia solare, essa si trasforma in E chimica nelle
piante, passa di anello in anello lungo la catena della natura vivente (=Biota) e natura inerte o abiotica
(=Geoma), riducendosi per poi scomparire con la decomposizione. L’ecosistema si sviluppa in uno spazio
circoscritto e delimitato, che costituisce un insieme aperto, all’interno si hanno scambi materiali ed
energetici fino a raggiungere un equilibrio finale.
Territorio
Quando gli esseri umani, in questo ecosistema, hanno colto dall’ambiente
circostante gli insegnamenti e i materiali per la loro sopravvivenza, si sono eretti
in piedi, fuoco, oggetti litoidi, armi, fonti idriche e alimentari, caccia, organizzati
in gruppi= hanno preso consapevolezza e padronanza dello spazio circostante. in quel
momento inizia la trasformazione dell’ambiente in uno spazio con le tracce dell’umanizzazione
(grotte, capanne, sentieri, strade…). Processo di territorializzazione di aree
sempre più estese da parte di gruppi sempre più complessi, che va creando un nuovo
assetto finalizzato ai bisogni e alle aspirazioni umane. Quindi si arriva al concetto di
territorio= complessa entità spaziale (formata da una base naturale),
ad alto grado di organizzazione funzionale, distinto da ruoli molteplici
determinati dagli interessi di una comunità umana e con connotazioni
varie di forme e gerarchie funzionali; è un’espressione sociale con norme
collettive ma poggi la sua struttura su un assetto ambientale che segue
leggi molto diverse. Il territorio sta alla geografia come l’ecosistema sta all’ecologia
CAPITOLO 3
Quando si fa un laboratorio geografico in classe dobbiamo partire dal presupposto di creare sempre
qualcosa di nuovo, non riciclare mai quanto fatto nel precedente laboratorio; inoltre dobbiamo pensare
che i bambini, che apparentemente sono sempre gli stessi, in realtà cambiano ogni anno e noi li
accompagniamo in questa crescita.
Scuola dell’infanzia
Pre-geografico= tutto ciò che rappresenta le premesse della disciplina, una sorte di propedeutica
Geografico= ciò che è inquadrato nei termini e nei metodi della disciplina.
Nel caso dei bambini della scuola dell’infanzia oggi (con l’introduzione degli Orientamenti del ’69, che
riconoscono al bambino un certo grado di autonomia nel percepire aspetti del suo intorno) si ha la
necessità di una scoperta precoce delle dimensioni geografiche. Gli orientamenti del ‘91esplicitano meglio
finalità e metodi dell’educazione spaziale, ritenuta fondamentale per la formazione integrale del bambino
fra 3-6 anni, vengono segnalati gli ambiti educativi (=relazione tra corpo e movimento, ordine, misura,
rapporto tra natura, tempo e cose…). All’inizio degli anni 2000 la scuola dell’infanzia accoglie le Indicazioni
nazionale per i Piani personalizzati delle attività scolastiche per la Scuola dell’Infanzia, che definiscono
l’ambiente dell’asilo un “ambiente educativo di esperienze concrete”, pone l’attenzione sull’importanza
della scoperta intenzionale e dell’esplorazione dell’ambiente. Obiettivi specifici dell’educazione spaziale e
temporale sono: il sé e l’altro, il corpo, il movimento, la salute, l’esplorare, conoscere e progettare. Nelle
Indicazioni nazionali pongono l’attenzione sulle finalità della scuola dell’infanzia: sviluppo dell’identità,
dell’autonomia, della competenza, della scoperta degli adulti e degli altri bambini, si impara discutendo.
Scuola primaria
Un primo risultato teorico si ottiene nel 1985 quando escono i nuovi programmi della primaria che si
focalizzano sul fatto che la l’alunno deve arrivare alla “progressiva conquista della sua autonomia di
giudizio, di scelte e assunzione di impegni, inserirsi attivamente nel mondo, conoscere l’accettazione ma
anche il rispetto degli altri, partecipare per il bene comune”= costruzione di un mini-cittadino. La Geografia
viene messa a fianco della storia e delle scienze sociali, il suo programma si articola partendo da cosa è la
geografia e di che ambito si occupa (=interpretare i caratteri dei paesaggi geografici, studia i rapporti tra
ambiente e società umane…), introduce il concetto di spazio fisico, per poi affrontare la questione
ecologica. Inoltre aggiunge lo studio della spazio secondo 4 declinazioni: spazio fisico, rappresentativo,
progettato e codificato. L’obiettivo= rendere l’alunno capace di orientarsi e collocarsi nello spazio, di
utilizzare gli strumenti (concettuali e metodologici) per comprendere l’interazione uomo-natura,
acquisendo uno specifico modo di descrivere e rappresentare.
Al termine della 1° classe la scuola deve organizzare attività didattiche per trasformare in competenze le
seguenti conoscenze: 1)organizzatori temporali; 2)elementi dello spazio vissuto (funzioni, relazioni e
rappresentazioni).
Nei primi 2 anni gli obiettivi sono:
Rappresentazione cartografica della realtà
Differenza spazio aperto e chiuso
Differenza elemento fisso e mobile
Elemento fisico e antropico
Paesaggio
Carta mentale del proprio territorio
Aspetti fisici e antropici del proprio territorio
Uomo e le sue attività nell’ambiente
I concetti sono: spazio rappresentativo, progettato e codificato, scala geografica, carta tematica e
cartogramma, territorio, ambiente, sistema, regione, clima, confine, economia.
Nel 2007 le discipline ora sono riunite in aree per favorire la connessione e collaborazione tra docenti, la
geografia è affiancata alla storia perché “trattano delle società umane nello spazio e nel tempo”. Inoltre
introduce la continuità: nella scuola primaria=studio del vicino e dell’Italia; nella secondaria=studio
dell’Europa e del mondo. si procede con uno studio progressivo e continuativo.
Nel 2012 vengono ribaditi gli stessi campi di esperienza, ma con qualche innovazione: il sé e l’altro, il corpo
e il movimento, immagini suoni e colori, i discorsi e le parole, la conoscenza del mondo. gli obiettivi di
apprendimento per le classi terze e quinte della primaria + terza della secondaria= orientamento,
linguaggio della geo-graficità, il paesaggio, la regione e il sistema territoriale; che vengono perseguiti con
metodi, compiti e livelli diversi.
Lezione 7/12/22
Strumento= tutto ciò che la disciplina Geografia utilizza e che gli appartiene (es. carta geografica,
bussola…)
Mediatore= strumenti di altri discipline, che non appartengono alla geografia, ma che la geografia può
utilizzare per studiare ed essere studiata (es. letteratura, fumetto, documentario…)
13/12/2022
La geografia si appoggia su un metodo pluralistico; infatti, se usassimo principi rigidi, non potremmo capire
un soggetto in continua evoluzione. La scienza non ha un repertorio di verità assolute, infatti, le teorie
scientifiche sono biodegradabili sotto l’effetto di nuove teorie. Freemont definisce la geografia una
disciplina incerta (perché non può ammettere verità assolute) e sensibile
(perché il geografo agisce con tutto se stesso). Per questa sua natura la geografia non può rientrare: né
nelle scienze naturali né nella letteratura. se io escludo l’elemento umano e prendo in considerazione solo
la componente matematica, allora non faccio più geografia, ma scienze naturali, al contrario se elimino la
parte matematica allora faccio antropologia e sociologia. Quindi non dobbiamo pensarla né naturalistica né
umanistica: essa ha un proprio ambito, un proprio oggetto, una propria finalità e un proprio metodo.
Dobbiamo superare l’idea di disciplina ponte/cerniera perché essa si sostiene senza il bisogno di
nessun’altra disciplina.
Oggetto: la geografia studia l’ambiente in relazione all’uomo, il territorio dove c’è la mano dell’uomo
(altrimenti si parlerebbe solo di ambiente), essa diventa un mezzo per interrogare il territorio e veicola le
informazioni che vengono da una realtà esterna. La geografia fa parte di ognuno di noi in modo inconscio.
Finalità: serve a formare cittadini attenti e attivi, ha una forte carica educativa di responsabilità
democratica che poggia sulla sostenibilità. La geografia mira all’equità intergenerazionale: alle risorse
devono poter accedere tutti, anche le generazioni future. Quindi, è una disciplina al servizio dell’uomo
finché la finalità è sociale.
Questa idea di geografia va allontanando l’idea di disciplina mnemonica, quando invece è pratica e
applicativa.
14/12/2022
Metodo: La Geografia permette a campi diversi di interagire, è scienza delle interazioni. Oggi si tende al
sapere specialistico, ma spezza l’unità dell’oggetto d’indagine. Ma la Geografia si pone fra gli spazi
intermedi, lasciati vuoti dagli altri saperi, perché sono estremamente specialistici, la Geografia ricopre un
ruolo irrinunciabile= ricomposizione interattiva dei saperi analitici. Non trascura l’analisi, però quello che gli
interessa sono i legami, le reciprocità, restituendo la complessità dei paesaggi, delle comunità, delle
interazioni fra i sistemi (complessità, di cui parlava anche Kant)
Allora perché è stata penalizzata? Perché riesce a mostrare i problemi e mettere in risalto le ambivalenze,
analizzare criticamente i problemi, andando al di là delle apparenze/informazioni ingannevoli= cerca di
creare menti pensanti, che riescono a formulare delle critiche questo è scomodo, crea disagio meglio
adattarsi al calcolo, al guadagno…
Metodo= pluralistico; ha un metodo ben affinato da quando si è imposta come disciplina
universale/omnicomprensiva fino a dare vita a saperi specialistici. Metodo olistico che affronta problemi in
modo globale e non perde mai di vista la sintesi. Poggia su diversi principi, tutti essenziali (no gerarchia):
osservazione= osservazione degli occhi, devo passare all’osservazione delle mente che va alla
ricerca dei maccanismi nascosti che regolano il mondo, flussi che sono invisibili ma che noi siamo
chiamati a interpretare; Ritter= parlava dell’osservazione con tutti i sensi di cui disponiamo, non
solo con gli occhi. L’osservazione è il punto di partenza, ma non è sicuramente il punto di arrivo,
perché la geografia va oltre la mera osservazione visiva, delle cogliere i rapporti di causa-effetto che
determinano il sistema a cascata.
metodo induttivo e deduttivo: induttivo=dal particolare(=esperienza) arrivo alla regola
generale(=universale), il geografo inizia dall’osservazione dal mondo come gli appare, per arrivare
poi a contesti più estesi; ma se usassi solo questo utilizzerei solo il soggettivismo e nel
descrittivismo(=strumento, ma non il fine). Allora utilizzo anche il metodo deduttivo, ma se utilizzo
solo questo cado nell’errore, perché questo metodo prevede di attribuire a quei dati che noi
applichiamo a quella realtà/ad un suo aspetto una scientificità assoluta.
localizzazione/ubicazione; localizzazione=processo dinamico, considera l’oggetto nel suo regredire,
divenire, il sito/’unto è una realtà polivalente e polisemica; ubicazione= è un punto, concetto
statico. Es di Urbino: localizzazione= individuare Urbino in base alla sua storia e sviluppo;
ubicazione=punto sulla carta
correlazione/comparazione= ricerca di interconnessione fra un fatto/fenomeno e altri della stessa
specie o specie diverse, l’importante è che siano messi in un piano di interdipendenza.
causalità/concausalità(=molto spesso sono più cause a determinare un fenomeno/fatto, che
generano altri effetti) a volte abbiamo anche tanti fattori (realtà multifattoriale)
attivismo= tutto è in trasformazione.
È un metodo multi-scalare che si muove con destrezza dal locale al globale, multi-temporale; multi-
fattoriale perché tiene conto di molteplici fattori, variabili che vanno a incidere su un oggetto di studio
determinandone l’evoluzione; è multi-strumentale (fa ricorso a tutti gli strumenti e ai mediatori); è un
metodo globale e trasversale che ricompone quel disegno unitario attraverso uno studio che all’inizio è
anche analitico, ma poi approda ad una visione organica, sintetica (Analisi Integrante)
3.2 Orientarsi nello spazio…e nella vita= quando ci troviamo in un territorio sconosciuto siamo assaliti dal
panico, allora in questo caso è necessario scegliere una direzione, un punto cardinale verso il quale
dirigersi (meglio se disponiamo di una carta geografica o una bussola o facendo ricorso alla carta mentale).
In aula sin dalle prima classi si è imparato a segnare sul pavimento/parete il tracciato del sole ad una
determinata ora. Si è notata la diversità del tracciato del raggio del sole, fare osservazioni sull’arco solare
dà ai bambini nuove conoscenze e aggiungerà elementi all’orientamento. Questo vale anche per il centro
abitato di cui stabiliamo l’orientamento della viabilità principale e dei fattori di sviluppo:
1. morfologia favorevole (pianura, valli, coste)
2. migliore esposizione (al sole) e il conseguente sviluppo di insediamenti, colture e viabilità
3. incidenza dell’idrografia (meandro, incidenza due corsi d’acqua…)
4. stato d’insicurezza e di conflitti nel passato (mura, torri di avvistamento)
5. amenità del sito (aperto o idoneo al commercio e incontri)
6. ricerca di un modello ideale (es. forma urbis romana-cardo e decumano)
7. migliore connessione al sistema viario regionale e ai nodi principali d’incontro
attività laboratoriale: ricercare tracce di planimetrie urbane antiche (in base a quelle che abbiamo
negli enti locali, romane, medievali, moderne…) da confrontare con l’urbanizzazione recente: cogliere
diversità di forme e funzioni, interrogarsi sullo spostamento delle attività economiche…
strumenti: carta geografica, bussola, foto storiche da confrontare con quelle del presente, GPS e
navigatore satellitare. Meglio non usare strumenti tecnologici, almeno possiamo allenare meglio il
cervello all’orientamento.
A questo punto: verifichiamo le competenze conseguite nell’individuazione di un punto tramite il
reticolato geografico (ripassiamo i concetti base: latitudine, longitudine, meridiani…); poi ci
soffermiamo sul concetto di fuso orario (15°), i bambini possono verificare i diversi orari nelle capitali
del mondo, parlare di jet leg.