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GEOLAB

INTRODUZIONE: Andrea Bissanti fu un geografo che riuscì a richiamare l’attenzione della comunità
accademica in Italia sul ruolo educativo della Geografia ed avviare i giovani su questo ampio settore di
studi (anche se si è dovuto scontrare con numerosi suoi colleghi della facoltà di Economia, che la
ritenevano una scelta poco opportuna). Un altro da ricordare è Giovanni Mussio, docente di Geografia
approdato ad Urbino negli anni ’60 dove ha diffuso tra i giovani il suo interesse per la didattica della
Geografia. L’uomo è sempre stato un geografo fin da quando ha dovuto provvedere alla sua sopravvivenza:
assicurare cibo e calore, a localizzare e utilizzare le risorse, avviare relazioni con altri gruppi organizzati; in
quel momento rivelava tutta la fragilità del suo essere eppure è riuscito a trasformarsi e da preda è
diventato predatore e dominatore del proprio spazio di vita. A questo momento risalgono le prime
rappresentazioni spaziali, le spiegazioni dei fenomeni naturali, che sfociavano nel mistero e
nell’ultraterreno. L’uomo si è sviluppato come geografo, anche fino ad esiti negativi, che hanno scavalcato
le logiche dell’ecosistema preesistente. Ogni bambini che si addentra nel mondo ha bisogno di un bagaglio
di conoscenza che gli permettano di orientarsi, qui sta il nostro compito di insegnanti: non dobbiamo
insistere su descrizioni, nozioni, statistiche e elenchi, ma impegniamoci in: progettazione, ricorso a
creatività, ricerca di relazioni e soluzioni, infatti loro dimenticheranno le nozioni, ma non il modo in cui
gliele abbiamo trasmesse. Mario Ortolani (geografo scuola bolognese) dice che la geo umana= animata da
una visione universale dello spazio, ignora i confini e le nazioni, è una disciplina umanistica che contempla
la parità dei popoli e le uguaglianze tra gli uomini. Giuseppe Dematteis dice: la geografia= è piacevole,
stimola l’immaginazione, suggerisce ipotesi e analogie, indaga i rapporti tra gli individui, le nazioni, le
culture. Quindi nel geografo non c’è solo studio, deve esserci anche azione, studio-prassi, ricerca-
intervento… allora in geografo di fronte ad un mondo composito e sempre in evoluzione avverte
l’impossibilità di dare a questo spazio una formulazione quantitativa.
PARTE 1
CAPITOLO 1= quando pensiamo alla Geografia pensiamo alla semplice memorizzazione, ad una materia
secondaria di cui abbiamo un vago ricordo dalla scuola di base, dove è soggetta a tagli di orari e di
programmi. In realtà perché la Geografia è una disciplina complessa, che richiede conoscenze multiple che
riguardano la componente fisica e quella umana (psicologica, sociale, culturale…). Il suo ambiente è il
mondo dove tutto è relativo e si evolve. La Geografia tiene conto dei contenuti di molte discipline, per
questo viene definita disciplina “cerniera”, “ponte”, che NON separa, ma congiunge (l’essere una cerniera
non è un punto debole, ma il suo punto di forza, perché comunque mantiene la sua specificità ed esalta la
sua interrelazione). Molti la associano alla STORIA, intesa come disciplina ausiliaria alla storia, che serve a
capirla (Tolomeo-Ortelio=la geografia è l’ccio della storia; Locke= la storia non ha senso senza la geografia
che permette la collocazione nello spazio degli eventi); oppure è accostata alle SCIENZE NATURALI o alle
LETTERE, ma: non possiede il rigore di una scienza (anche perché così non possiamo capire un oggetto che
è materiale e immateriale allo stesso tempo, che si evolve in continuazione) e non è tra il “pennacchio dei
letterati”. Infatti la Geografia è tutti e due, sia scienze naturali che lettere, per questo è un ponte/cerniera.
Ma non dobbiamo pensare a ponte inteso come stampella delle altre discipline, è a sé stante e ha una sua
autonomia.
Che cos’è la Geografia? È la scienza del territorio e di tutto ciò che in esso si muove e agisce, plasmando
all’infinito nuovi scenari, il suo doppio oggetto di studio è: l’ambiente naturale e le società (Dewey analizza
le relazioni fra questi due elementi=è limitante far studiare solo i mari o imonti, bisogna metterli in
rapporto alla cultura per cogliere le relazioni).
Frémont: la Geo è: “incerta”(=perché non può ammettere verità assolute dato che il suo oggetto di studio è
mutevole) e “sensibile” (=perché il geografo è coinvolto dal mondo e nel mondo). la Geo fra parte della
nostra vita poiché agiamo in uno spazio, e le nostre scelte sono strettamente collegate all’ambiente, oggi:
scelte che entrano in collisione con la natura, per questo la Geo è anche una scienza della sostenibilità,
della conservazione degli ecosistemi. Se in passato la Geo aveva l’obiettivo di conoscere il mondo per
poterlo conquistare, oggi ha il compito di prendersi cura del mondo. diventa una disciplina sostanzialmente
educativa: riconosce e dà il giusto significato ai segni presenti nel territorio e nel paesaggio=espressioni di
cultura e culture diverse.
Mentre i saperi specialistici spezzano l’unità del sapere e dei sistemi terresti, da sempre la Geo ha la
capacità di fra interagire ogni campo del sapere, evidenziando i legami e le reciprocità, ricomponendo i
saperi analitici, infatti rifiuta la rigida specializzazione.

L’inclusione sociale:
L’educazione geografica è INCLUSIVA, grazie alla molteplicità di approcci riesce ad integrare visioni diverse,
arriva alla valorizzazione delle differenze, contribuendo a ridurre le disuguaglianze sociali e culturali, aiuta i
bambini a capire la forza della pluralità, ad accogliere le diversità come una ricchezza (non un pericolo):
infatti, l’incontro con altre culture ha l’effetto di intensificare il senso di appartenenza alla propria comunità
(in modo aperto e partecipato). La parola chiave è legame, la geografia riesce ad intessere rapporti/legami
non solo fra gli elementi fisici, ma anche fra gli uomini.

Qual è l’oggetto della geografia? Cosa studia? = tutto ciò dove è presente l’uomo che interagisce con un
qualsiasi elemento naturale, fisico, umano. Quindi studia:
 SPAZIO= substrato fisico, nel quale gli uomini hanno agito apportando modifiche in base ai loro
bisogni, alla cultura, alle aspirazioni, ai sogni di cui è formata l’esistenza umana. Lo spazio non è
solo rappresentazione cartografica, così lo si compara ad un contenitore vuoto, ma è ricco di carica
emotiva, è una rete di relazioni, essendo espressione di un punto di vista che è variabile nel tempo.
Quindi lo spazio è costituito da: elementi fisici, sociali e culturali, è misurabile ma solo in parte
perché coinvolge percezioni psicologiche ed emotive del singolo e del gruppo che non sono
misurabili. Ognuno di noi ha un proprio spazio, poiché ha un punto di vista relativo, è come se
indossassimo degli occhiali, lo spazio si carica di una componente emotiva. Spazio digitale= spazio in
cui cambiano le distanze fisiche , dove gli oggetti si avvicinano, si annullano le distanze (in
apparenza); ci spostiamo verso una dimensione sempre più astratta. L’insegnante deve tenere
conto del fatto che i bambini stanno diventando sempre più nativi digitali e deve proteggerli dalle
fake news dandogli strumenti e capacità per riconoscerle
 TERRITORIO
 PAESAGGIO.
A fianco dello spazio, ambiente, territorio e paesaggio abbiamo anche aspirazioni, emozioni, ideologie che
sono convinzioni della sostenibilità dello sviluppo.

Il METODO:
Essendo la geografia una disciplina che ha un metodo pluralistico, senza perdere di vista unità e sintesi,
allora anche gli strumenti di ricerca devono essere molteplici:
1. Osservazione: che deve coinvolgere i nostri sensi, utilizzare un’osservazione mentale (Ritter), per
mettere in evidenza effetti e cause anche se tra loro lontani e quindi difficili da individuare le
relazioni che ci sono. Perché “l’occhio non coglie ciò che la mente non conosce”. L’uso dei sensi non
diminuisce la scientificità della disciplina, anzi evidenzia che a fianco dello studioso c’è anche
l’uomo e che la realtà è complessa e composita. (What?) il geografo deve cogliere le connessioni e
le relazioni, anche se queste a volte sono invisibili e sfuggenti, anche le cause a volte sono lontane
dagli effetti.
2. Induttivo: avvia il suo lavoro da ciò che vede, per arrivare ad atteggiamenti più generali e universali
per applicarli a contesti più ampi. (utilizzando solo questo strumento potremmo dare troppa
importanza alla soggettività, cadendo nell’individualismo, che ostacola la visione sociale). Ne
emerge una geografia idiografica=attenta all’individuazione dell’unico e dell’eccezionale
3. Deduttivo: “trarre da, per ragionamento”, si inizia da assiomi e postulati per ricavare dimostrazioni
e spiegazioni di fenomeni particolari. è una geografia nomotetica che ricerca regolarità e
concordanze nelle forme di organizzazione spaziale, che possono essere rappresentate attraverso
configurazioni geometriche e matematiche. MA è rischioso attribuire validità a questi dati anche
per il futuro, che sarà sicuramente diverso e connotato da nuovi o diversi elementi. Inoltre non è
possibile quantificare emozioni, sensazioni e percezioni che hanno un ruolo decisamente
importante nelle scelte umane.
4. Localizzazione: è un concetto dinamico che impone di studiare un fenomeno nel suo sviluppo o nel
suo regredire, per es: quando analizziamo Urbino dobbiamo pensarla ad una realtà frutto di
un’evoluzione e uno sviluppo: epoche storiche, agli uomini illustri che hanno contribuito alla sua
trasformazione al suo ruolo nell’ambito della cultura; bisogna considerarla una realtà polisemica
caratterizzata da un territorio a geometrie variabili, da uno spazio che si estende ai luoghi di
provenienza degli studenti e dei ricercatori,
5. Ubicazione: si danno le coordinate geografiche di un luogo, o un fenomeno, è un concetto statico
6. Principio della ricerca della causalità: identificazione delle forse scatenanti di fatti/fenomeni e
spiega il loro combinarsi in un medesimo/diverso luogo e tempo, ma in qualche modo correlati. Ma
tutto nella natura e nella società avviene non solo per una causa, allora è meglio parlare di con-
causalità e fattori concorrenti. Si comprendono le concatenazioni geografiche di cause-effetti, si
rendono visibili i legami fra i fenomeni, evidenziando i nodi che formano una rete, seppur invisibile
7. Principio correlazione/comparazione: si basa sul confronto che va alla ricerca di similitudini o
differenze, riconosce i rapporti che si generano nel tempo(=relazioni verticali) e nello spazio
(=relazioni orizzontali)
8. Attivismo: ogni realtà è soggetta a trasformazione, alla legge del divenire, quindi, bisogna
considerarla nella sua evoluzione, nella sua storia (es. una piante di una città che ha subito un
cambiamento, un bosco che è cresciuto)
Quindi il metodo è: multitemporale, multiscalare, multifattoriale, multistrumentale, globale e trasversale (=
coinvolge saperi autonomi in un lavoro comune di studio). È un metodo sistematico, impiega ogni risorsa a
sua disposizione, senza tralasciare nulla.
Il FINE: le finalità geografiche non si esauriscono in un oggetto, ma vanno al di là degli oggetti, in quanto
l’attenzione dei geografi è attratta dalle relazioni fra gli oggetti. Il fine= conoscenza finalizzata alla cura del
pianeta, alla tutela degli equilibri sistemici, alla valorizzazione dei luoghi e delle risorse, per far si che le
comunità vivano in armonia, “appropriandosi” del territorio, ma nel senso di sentirsi parte (A. Bissanti)

Equipaggiamento del geografo


 Bussola: strumento frequentemente utilizzato per la sua semplicità di costruzione e di uso (anche il
Sestante è utile, ma più adatto a quelli delle medie). Bisogna farla costruire, e farla usare in
qualsiasi luogo in cui non si hanno punti di riferimento; usata per osservare la posizione solare
durante la giornata, o della volta celeste durante la notte.
 Carta geografica: strumento più importante, anche se non è perfetto perché è sempre e comunque
una rappresentazione di una realtà che fanno gli uomini, in un determinato tempo e quindi
determinato contesto socio-culturale. Rimane sempre uno strumento approssimato ma ha delle
finalità:
1) per orientarsi e individuare i punti di riferimento,
2) per conoscere lo spazio vicino e lontano
3)comprendere le relazioni tra elementi fisici e antropici
4)per comunicare e sintetizzare le conoscenze acquisite
5)per proporre modelli di spiegazioni dell’intervento dell’uomo nel territorio
6)progettare nuove forme di organizzazione territoriale.
Perché il bambino comprenda la carta geografica, ha bisogno di carte mentali, perché attraverso
quelle essi si creano una “propria” geografia, per poi passare all’oggettività, ma deve essere
l’insegnante in grado di determinare questo passaggio. In questo modo i bambini si appropriano
dello spazio vissuto e pensato. Entrambe le carte sono importanti e si integrano a vicenda. La carta
mentale rappresenta una buona base di partenza per un corretto uso della carta geografica.
L’insegnante dovrà mostrare ai bambini i vari tipi di carte che esistono: per finalità (generali,
speciali, tematiche, atlanti) e per scala (topografiche, corografiche, mappe), carte storiche (quelle
medievali, con elementi mitici=miti geografici). È comunque uno strumento utile per tutti noi per
appropriarsi dello spazio vissuto e pensato
 Geo-tecnologie: la carta di questi ultimi decenni ha conosciuto una spiccata evoluzione nelle
tecnologie geo-spaziali. Sembra azzardato usare le tecnologie con i bambini, ma questi sono sempre
più nativi digitali, il loro modo di apprendere è cambiato perché sono abituati ad ottenere risposte
immediate. (L’uso informatico è incoraggiato dal Ministero dell’Istruzione dal 1996, con diverse
iniziative per diffondere l’uso del computer a scuola). Sono ricche di informazioni, presentano dati
ambientali e sociali in una forma che non è monotona, ma possono anche rinnovarsi rapidamente
(le carte richiedono più tempo). sono strumenti stimolanti, che permettono di spezzare la
monotonia, si possono utilizzare anche all’interno di gruppi (cooperative learning: possono
confrontarsi, esprimersi, mettersi alla prova, usare la terminologia adatta). Anche in questo caso
spetta al docente far si che il bambino mantenga un ruolo attivo nella scelta di dati, uso delle
informazioni selezionate e corretta interpretazione. Queste tecnologie sono proficue anche per
l’uscita didattica, nella rilevazione delle coordinate geografiche, nell’ubicazione del luogo, nella
misurazione delle distanze, nel calcolo dei tempi di percorso.
 Osservazione diretta: (nei programmi nazionali) ci accorgiamo che l’uscita diventa momento
formativo e educativo, il bambino apprende elementi che non sono presenti sulla carta (=odori,
suoni…). Nelle uscite esterne la conoscenza della realtà esterna avviene attraverso l’attivazione di
tutti i sensi e i bambini sono sicuramente più stimolati. Non serve andare lontano, basta uscire fuori
dall’aula (un percorso urbano è perfetto), ma poi il lavoro deve continuare in classe: evidenziare i
punti salienti di ciò che è stato osservato, analizzare i materiali raccolti, produrre una carta o
cartelloni illustrativi, si può confrontare il percorso con altri cogliendo le differenze. Ma la scuola
ricorre sempre meno a queste uscite (difficoltà nell’organizzazione, responsabilità da assumersi), a
favore delle uscite virtuali (si rischia di proporre una realtà troppo addomesticata, lontana dal vero,
si riduce il metodo/fine della geografia che è l’esperienza diretta)
 Disegno: attraverso questo il bambino non solo rappresenta se stesso, ma si orienta, ordina,
comprende, esprime idee, organizza e rielabora il suo mondo. In questo modo si appropria della
realtà spaziale e consolida le relazioni tra sé e l’esterno. Inoltre con l’ubicazione degli oggetti, il
bambino esprime i ruoli, le empatie, i legami affettivi, svela emozioni ed esperienze. L’insegnante
può capire cosa per lui ha valore, non solo da punto di vista estetica, ma anche etico, offre
impronte sul suo vissuto quotidiano. Disegnare diventa un’occasione per conoscere il mondo
interiore (=diventa rivelatore sociale e culturale) del bambino e come percepiscono lo spazio
esterno: possiamo comprendere la carta mentale del bambino; poi dobbiamo ampliarla e
correggerla, facendo capire che ci sono più percezioni della realtà e nessuna corrisponde a quella
reale. Il disegno aiuta l’insegnate a guidare il bambino nella collocazione degli oggetti, quindi, pur
essendo soggettivo, ha anche un valore quantitativo, perché il maestro capisce quali sono i gradi di
appropriazione dello spazio per avviare un discorso cartografico.
 Arti figurative: gli artisti riproducono paesaggi, ma è il geografo che li interpreta e spiega. Possono
essere usati per illustrare il paesaggio come frutto di una precisa cultura e prodotto sociale. L’arte è
una sorta di mediazione fra l’oggetto e il soggetto (che vede una realtà e la dipinge rispetto a come
la percepisce). L’opera sottintende elementi significativi della società rappresentata: aspirazioni,
modi di vivere e bisogni. Ma la geografia per molto tempo ha tenuto lontano la soggettività
(diminuiva il rigore scientifico), ma non i sono accorti che gli artisti alimentavano le loro opere con
la geografia. Presentando ai bambini un paesaggio dipinto: affinano la sensibilità artistica, si può
lavorare sull’immagine, si può intuire le sensazioni che fa scaturire. Si può superare l’idea della
staticità e far capire che la realtà è in continuo divenire, mostrando diverse rappresentazioni di uno
stesso paesaggio in epoche differenti (attivismo e dinamismo). Ci può mostrare i cambiamenti
verificatesi nel tempo.
 Fotografia: in passato aveva rilevanza perché era ritenuta imparziale, e molti geografi la usavano
per descrivere i paesaggi. Ma nel paesaggio ci sono altre componenti (sensazioni, suoni, emozioni,
cultura). Gli insegnati devono far capire che non è sempre fedele e distorce la realtà: il fotografo
può contraffare la foto in base alle esigenze, può scegliere il suo punto di vista, può evidenziare
alcuni oggetti a discapito di altri. La realtà è polisemica, tutto dipende dagli occhiali che uno
indossa. L’insegnate deve guidare il bambino alla lettura della realtà con gli occhiali giusti, per
approcciarsi criticamente all’immagine. La fotografia non sostituisce la realtà, anzi a volte la
deforma (in base ad una cultura). Possono essere mediatori utili, ma non unici, devono integrare
altre fonti ed approcci. È fondamentale confrontare le immagini con la realtà, per fargli capire che
queste non possono rappresentare tutti gli aspetti della realtà, ma solo il canale sensoriale della
vista, bisogna fra capire che sono solo copie della realtà; ovviamente non si deve sminuire il loro
ruolo nell’osservazione indiretta, nello studio di paesaggi, nella ricostruzione di memorie collettive.
Utile la fotografia per l’analisi del cambiamento del territorio nel corso del tempo, vedere come/se
è intervenuto l’uomo. hanno una valenza inclusiva, l’immagine riesce a favore la comprensione
della diversità.
 Cinema e documentari: molti docenti utilizzano i film per far conoscere un paese, ma anche il film
va cristallizzando, stereotipando la realtà, che al contrario è mutevole, varia, ricca di sfumature.
Esso ci abitua a sentire uno spazio come scenario di storie, come paesaggio-teatro. Ma dietro la
cinepresa c’è un occhio che è condizionato dalla visione personale, non solo quello del regista
anche quello dei suoi collaboratori, la loro unica preoccupazione è che l’immagine sia verosimile,
ma non vuol dire veritiera. È innegabile come il film sopperisce l’esperienza diretta ed è utile per far
conoscere paesi lontani (spazi americani), realtà ambientali e sociali remote. Offre il vantaggio
illusorio di collocarci in un determinato spazio ed in una certa epoca storica. Sono utili per scoprire
false rappresentazioni e constatare la veridicità dei luoghi (molto più ingannevole oggi con gli spazi
virtuali).
 Mappe concettuali e statistiche, schemi e grafici: permettono la visualizzazione, la distribuzione e
l’evoluzione di un determinato fenomeno/fatto. Il bambino può constatare, osservare le differenze
o le analogie, confrontare, elaborare ipotesi. Questi mezzi sono sempre più impiegati vista la
disponibilità di dati sempre aggiornati, ma l’insegnate deve far capire al bambino che il numero ha
valore se posto in relazione al sistema che è complesso, deve essere contestualizzato. Gli elementi
numerici sono utili anche con la collaborazione di altre discipline (così si sottolinea
l’interdisciplinarietà della geografia): la matematica per capire frazioni e percentuali, la fisica per il
flusso, densità, direzione… la geografia ha imparato a dare il giusto peso ai numeri. L’insegnante
deve istruire i bambini su come scegliere e utilizzare le fonti.
 Francobolli (filatelia): la collezione di francobolli aiuta a sviluppare competenze, come la
conoscenza di oggetti, la capacità di classificarli, di fare comparazioni (analogie/differenze). I
bambini sono attratti dai più strani, che menzionano eventi sconosciuti, esotici. È una modalità per
coniugarsi con le discipline storiche: ripercorrere le vicende, i cambiamenti politici, anche
l’evoluzione toponomastica è dovuta a cambiamenti politici. I francobolli= sono specchio della
società che li ha prodotti e mostrano eventi storici e geografici. Caso del francobollo italiano con
errati confini del Perù, che ebbe implicazioni anche politiche (il Perù pensò che l’Italia gli
riconosceva quel territorio), ma Renato Murra (=disegnatore) ha sbagliato perché ha usato una
carta non aggiornata. Il francobollo alimenta la curiosità e il desiderio di conoscere. Anche la
collezione di figurine favorisce la conoscenza/informazione ma crea rapporti con i coetanei e
predispone al calcolo. In questo modo il bambino ordina il mondo in categorie, questo gli permette
di conoscerlo e quindi padroneggiarlo. Si può agganciare lo studio alle passioni ed emozioni di un
bambini, come quelle sportive (i bambini sanno dove nascono e provengono i calciatori, in questo
modo associano meglio le informazioni).
 Letteratura: uno spazio raccontato da un narratore o da un poeta può svelare meglio il paesaggio,
chiarire le diverse culture e tradizioni, e identificare una realtà territoriale, renderla riconoscibile a
tutti (paesaggi leopardiani, manzoniani o danteschi). Possiamo sottoporre un bambino un testo e
chiedergli di riconoscere i luoghi, se immaginari o reali. Ma attraverso un brano possiamo andare al
di là delle parole, capire le percezioni, impressioni, emozioni dell’autore. Quando il narratore
descrive compone una carta, questo fa si che i bambini possano capire il ruolo del soggetto nella
costruzione di un luogo, il bambino sviluppa una maggior sensibilità verso le forme spaziali anche di
tipo immateriale (simboli di un territorio). Molti letterati hanno fatto uso di strumenti geografici,
alcuni li hanno solo citati, altri li hanno usati per la loro opera come Ariosto che pur non viaggiando
ha scritto un poema dove i suoi personaggi viaggiano continuamente, oppure il gesuita Daniello
Bartoli che ci ha lasciato racconti di terre lontane (Nilo, Cina, Tessaglia) ma non si è mai mosso
dall’Italia.
Manzoni: l’autore entra in contatto con il territorio, questo lo vediamo nell’Addio ai Monti di Lucia
(cartolina d’addio), dietro alle sue parole c’è il punto di vista di Manzoni, il quale confeziona un
paesaggio che rimane nella memoria di tutti i lettori, i quali possono anche non conoscere il luogo
descritto, ma finiscono per avere quell’immagine; quindi, quando vedono quel luogo lo
riconoscono. Lucia finisce per connotare quel luogo in senso culturale e lo traduce in valore sociale
ed economico, perché gli abitanti si occuperanno di salvaguardarlo.
Tonino guerra: la sua opera è concentrata sul rapporto fra l’uomo e la terra che egli coltiva/abita: il
Montefeltro. Nella sua opera possiamo conoscere il fascino delle sue valli, delle montagne, dei
boschi.
Differenza tra i due: Manzoni non arriva a pensare che la sua descrizione accende nei lettori la
voglia di visitare quei posti; invece, i letterati del 900 capiscono che la letteratura può trasformare
le loro istanze ispiratrici in radici territoriale, lavorando sul concetto di paesaggio.
La letteratura si serve della geografia per contestualizzare le vicende e gli eventi raccontati e si
compone di geografie personali, fatte di esperienze diverse e di ricordi.
Letteratura di viaggio: autori che viaggiano e ci restituiscono porzioni di realtà che noi possiamo
verificare. Piovene-Viaggio in Italia descrive l’Italia del dopoguerra, dobbiamo cogliere il valore di
reportage dell’opera che ci permette di confrontare il paesaggio del dopoguerra e quello attuale,
analizzando le trasformazioni. Geothe-Viaggio in Italia, l’autore tedesco va alla scoperta della
nostra penisola attraverso le tappe del Grand Tour, per cogliere le peculiarità culturali e
paesaggistiche.
Romanzo d’avventura: Emilio Salgari che ambienta le sue vicende in altri continenti e in epoche
storiche lontane, descrivendo luoghi che non ha mai visto/vissuto che rielabora con la sua fantasia
leggendo testi letterari, relazioni di viaggio, atlanti. Infatti, lo scrittore prima di narrare si informa
sempre imparando ad utilizzare anche gli strumenti della geografia.
Dante: unisce geografia fantastica (aldilà) a quella fisica, con descrizioni realistiche (Purgatorio-
paragonato a San Leo).
Racconti/favole: catturano l’attenzione anche dei bambini più irrequieti, con la narrazione
stimoliamo il bambino al riconoscimento degli elementi fisici e antropici, nella relazione che li
unisce.
Narrazione e carta geografica: possono essere associate se abbiamo testi letterari che fanno
riferimento ad un determinato ambito regionale. In questo caso possiamo lavorare in gruppo,
coinvolgere gli enti locali per rintracciare i testi che ci permettono di mappare un territorio (cogliere
valori, segni, evoluzione storica).
 Intervista: in passato erano i mercanti e i pellegrini a fornire informazioni su terre lontane poco
conosciute (le testimonianze hanno anche alimentato credenze e miti). Poi è seguita la letteratura
odeporica=di viaggio, possiamo leggere degli stralci significativi. L’intervista è un mezzo di indagine
antico, che può rivelarsi adatto per conoscere come loro percepiscono uno spazio, come lo vivono e
lo condividono; ma ci dà informazioni anche su come viene vissuto/percepito. L’inchiesta= utile per
indagare visioni-aspettative-sogni-speranze da parte di insider(=fruitori non momentanei), da
confrontare con quelle di outsider(=fruitori eccezionali e momentanei). L’inchiesta richiede la scelta
di testimoni rappresentativi, organizzazione di quesiti (preparati con cura, no ambiguità), alle
risposte vanno dati pesi quantitativi per ottenere percentuali, inserite nel contesto e analizzate. È
un lavoro di progettazione con un bilancio finale. Mette anche in campo la capacità di
dialogo/socializzazione quando bisogna sottoporre la gente ai questionari.
 Cartoni animati: esistono cartoni che possono avvicinare a tematiche e problematiche geografiche
bambini molto piccoli, come Curioso come George per i bambini tra 3-5 anni che accosta i bambini
alla matematica, ingegneria e alle scienze; quando la scimmia vuole costruire una diga, il messaggio
dell’episodio riguarda l’importanza dell’acqua, la sua potenze d’urto, il fatto che deve essere
costruita bene se no può provocare inondazioni o siccità. Dora l’esploratrice che si muove con una
mappa e richiama i bambini a partecipare con lei. Little Einsteins 4 amici che con una navicella
vanno alla scoperta di luoghi lontani, culture diverse. Oppure Geronimo Stilton che viaggia alla
scoperta di tesori nascosti, come nell’antico Egitto, in mezzo alle sabbie mobili; oppure alla scoperta
di regioni di Italia/Europa…
 Fumetti: utili per la loro immediatezza comunicativa, il linguaggio semplice e accessibile, la rapida
contestualizzazione e visualizzazione dei contenuti. Può essere usato sia nella primaria come
metodo per avvio alla lettura e scrittura, che nelle classi successive come mezzo per analizzare gli
spazi e confrontarli con quelli reali. infatti la geografia mi dà gli strumenti per decodificare le scene
del disegno e arrivare ad un’analisi critica della realtà. Carl Barks ambientò le storie con protagonisti
i paperi in luoghi ripresi dal National Geographic Society, dichiara l’importanza della geografia nei
suoi episodi. Lui ha anche ideato Giovani Marmotte=piccoli naturalisti che affrontano interventi
ambientali, con comportamenti etici. Il fumetto Corto Maltese che con i suoi racconti sull’Oceano
Pacifico può essere usato in classe per ubicare le isole narrate e introdurre l’atlante in classe. Ma ci
sono fumetti che riguardano tematiche storiche e di attualità: Zerocalcare (ecologia, conflitti,
confini, convivenza etnica e religiosa), Joe Sacco che affronta il conflitto palestinese o la guerra nei
Balcani; Destinazione Freetown=per conoscere il continente africano, la dinamica migratoria.
Questo significa far dialogare geografia con storia, geopolitica… il fumettista è come un cartografo:
trasforma spazi anonimi in spazi connotati di valore simbolico. Il fumetto è come una mappa che
costringe il lettore a scoprire il senso del racconto e a orientarsi fra le scene illustrate.
Suono: (Bruce Chatwin) Le vie dei canti=i nativi australiani mappano il territorio con canti rituali,
che mettono in luce le caratteristiche geografiche e topografiche di determinate aree, e il suono
stabilisce l’appartenenza ad un determinato clan. Il suono avvolge la realtà e caratterizza i paesaggi,
luoghi e spazi, attraverso un suono si riconosce meglio uno spazio. Murray Shafer: distingue
suoni(prodotti da elementi naturali), segni(suoni artificiali) e i marchi(suoni unici che
contraddistinguono il soundskape di una comunità). Il suono è rivelatore di elementi naturali, ma
anche sociali, economici, scelte politiche, cultura; infatti, indicano e caratterizzano una comunità
che si riconosce con quel suono, esprimendo la sua identità. Il suono è espressione di cultura e
diviene rappresentativo dello spazio (muezzin, salmodiare dei biddisti). Inoltre possiede un
linguaggio universale, capibile da tutti anche i più piccoli.
Coniugare geografia e musica significa: da un lato: arricchire le conoscenze territoriali , mostrare il
rapporto con uomo e ambiente sotto varie luci e dimensioni; dall’altro: produrre nuovi paesaggi,
particolari suoni fanno scaturire certe emozioni che determinano l’attrattiva di un luogo.
Come aplicarla a scuola? Distribuzione geografica di strumenti e forme musicali, riconoscerle e
sviluppare negli studenti la capacità di ascolto, cogliere differenze con altre musiche. Musiche canti
e balli ci permettono di riconoscere una regione , della sua storia. Bisogna conoscere il contesto
storico, ambientale e politico in cui è nata una musica, modo per dialogare locale e globale.
Studiare chi sono e da dove vengono i musicisti. Studiare se i luoghi cantati sono reali o immaginati ,
come la musica può promuovere il territorio, anche costruendo grafici.
 Gioco: il bambino impara a muoversi nello spazio, a coordinare i propri gesti con quelli degli altri, ad
aiutarsi reciprocamente per raggiungere un fine comune. Giochi all’aperto: guidare il bambino
all’esplorazione circostante sollecitando l’osservazione degli elementi fisici e artificiali, e far notare
che nulla è statico. Il bambino conosce, riconosce, pensa e progetta lo spazio finalizzato a diversi
bisogni, che cambiano rispetto alla richiesta. Giochi da tavolo che si apprendono elementi della
geografia d’Italia, dell’Europa o del mondo. Pppure giochi dove si riflette sul rapporto tra uomo e
ambiente, giochi di ruolo dove il giocatore sceglie la condotta da seguire: inquinatore o
ambientalista, premiando il secondo. Puzzle passano da frammenti a insieme logici, favoriscono la
memorizzazione, allenano alla costruzione di mappe mentali; l’inventore fu: John Spilburry, intagliò
le carte su tessere di legno che dovevano poi essere incastrate; anche il National Geographic ha
messo a disposizione puzzle delle carte dell’Atlas. Nelle scuole secondarie si può utilizzare il puzzle
games, quelli virtuali dove i ragazzi giocano contro intelligenze artificiali. Molti video educano alla
raccolta differenziata. Giochi a quiz che affrontano tematiche geografiche; oppure la battaglia
navale che introduce il concetto di reticolo e quindi comprensione delle coordinate geografiche per
comprendere la posizione di una località, facilitare l’orientamento sulla carta, ma anche costruire
un diagramma.
 Libri di testo: è indispensabile per promuovere processi di insegnamento-apprendimento, è sempre
a disposizione degli studenti, anche a casa, oppure può essere un punto di partenza per una ricerca
più approfondita; è necessario per far acquisire un metodo, dare strumenti e concetti capaci di
guidare nell’osservazione diretta. Deve permettere il passaggio dall’osservazione diretta a quella
indiretta, usando la corretta terminologia. Il testo aiuta a:
studiare e interpretare la realtà vicina e lontana al bambino
cogliere la complessità dei problemi attuali
fornire strumenti d’azione per vivere e operare nel mondo con senso di responsabilità
interpretare la molteplicità degli spazi
riconoscere e analizzare caratteristiche di un territorio
comprendere la dinamicità di un contesto crono-spaziale
evidenziare legami interdisciplinari
stimolare la curiosità e saper porsi le domande appropriate al fine di una ricerca coerente e
proficua
(aspetti esteriori e formali pagina 71)
 Quotidiano: la disciplina geografica si rivela funzionale alla lettura del giornale per conoscere
l’ubicazione dei luoghi di cui si parla, e comprendere le problematiche dell’umanità (spostamenti di
popoli, cambiamenti climatici, crisi ambientali, distribuzione delle ricchezze). La lettura in classe
serve anche a imparare a leggere tra le righe, quello che per essere capito serve uno sforzo critico.
Inoltre, la comunicazione giornalistica è a senso unico, non abbiamo due persone che possono
dialogare e discutono. Il giornale offre argomenti per valutazioni politiche e culturali, intensifica
scambi e conversazioni, arricchisce il lessico (termini giornalistici), allena alla sintesi, allo stile
telegrafico.

CAPITOLO 2
È fondamentale nella scuola di base la pratica del laboratorio, che rappresenta un modo di apprendere
interattivo e partecipativo, il bambino acquisisce più facilmente la conoscenza critica e in questo caso le
spiegazioni non servono perché si impara lavorando. È un metodo di insegnamento che mira, non solo
all’apprendimento, ma anche al far appassionare. Dopo avere definito il target (età e sociale con cui
dobbiamo lavorare) sarà necessario stabilire (prima) tutti i passaggi del nostro lavoro, senza farci trovare
impreparati.
Quando analizziamo lo spazio, notiamo come vi siano diverse tipologie di spazio (fisico, immaginario,
mentale, degli affetti, della memoria, delle illusioni…), ma il tessuto di questi spazi costituisce il territorio,
che diviene uno spazio impregnato di umanità, rappresentato e rappresentativo, organizzato, e muta nel
tempo secondo le esigenze sociali e finalità politiche. È un insieme sistemico, che quindi ha bisogno di
diverse componenti, che talvolta non collaborano, perché presentano ritmi diversi: quelle della natura (più
lente) e quelle sociali (più veloci). Da questi diversi ritmi nasce una precarietà del sistema, che si traduce in
disastri ambientali o sociali. In ambito didattico i vari spazi geografici si sovrappongono e generano
molteplicità didattiche che vanno opportunamente scelte in base alla formazione dei bambini.

Ambiente= di ambiente si parla con tante accezioni diverse, accostando un aggettivo che identifica realtà
precise, diverse da altre. Ma quando parliamo di “ambiente” (e basta) facciamo riferimento a quello
naturale o ecologico: dove le grandi sfere telluriche sono una compenetrata all’altra, la geosfera,
l’idrosfera, l’atmosfera che interagiscono con la sfera della vita, la biosfera, che è composta da forme di
vita diverse (biodiversità), tra cui gli uomini. L’uomo ha avviato la creazione di una nuova sfera che ha
cambiato le funzione del sistema originario, questa si chiama: Antroposfera/Noosfera= sfera dell’uomo,
delle sue idee e percezioni, delle sue visioni politiche e culturali/ specchio delle idee e aspirazioni
dell’uomo. in questo ambiento la realtà funzionale è rappresentata dall’ecosistema= insieme dinamico di
elementi fisici, chimici e vitali legati dal flusso dell’energia solare, essa si trasforma in E chimica nelle
piante, passa di anello in anello lungo la catena della natura vivente (=Biota) e natura inerte o abiotica
(=Geoma), riducendosi per poi scomparire con la decomposizione. L’ecosistema si sviluppa in uno spazio
circoscritto e delimitato, che costituisce un insieme aperto, all’interno si hanno scambi materiali ed
energetici fino a raggiungere un equilibrio finale.

Territorio
Quando gli esseri umani, in questo ecosistema, hanno colto dall’ambiente
circostante gli insegnamenti e i materiali per la loro sopravvivenza, si sono eretti
in piedi, fuoco, oggetti litoidi, armi, fonti idriche e alimentari, caccia, organizzati
in gruppi= hanno preso consapevolezza e padronanza dello spazio circostante. in quel
momento inizia la trasformazione dell’ambiente in uno spazio con le tracce dell’umanizzazione
(grotte, capanne, sentieri, strade…). Processo di territorializzazione di aree
sempre più estese da parte di gruppi sempre più complessi, che va creando un nuovo
assetto finalizzato ai bisogni e alle aspirazioni umane. Quindi si arriva al concetto di
territorio= complessa entità spaziale (formata da una base naturale),
ad alto grado di organizzazione funzionale, distinto da ruoli molteplici
determinati dagli interessi di una comunità umana e con connotazioni
varie di forme e gerarchie funzionali; è un’espressione sociale con norme
collettive ma poggi la sua struttura su un assetto ambientale che segue
leggi molto diverse. Il territorio sta alla geografia come l’ecosistema sta all’ecologia

Il passaggio da ambiente a territorio è distinto da una complessificazione crescente, ma con il Paesaggio


siamo ad un grado ulteriore di complessità. Infatti, esso è =risultato, su archi di tempo molto lunghi, dei
tanti territori che si sono susseguiti nel medesimo spazio. Il paesaggio ha conservato le tracce dei tanti
territori: è un palinsesto delle vicende civili e ambientali. Un esempio è quello del paesaggio mezzadrile
centro-italico che riflette quello che era un sistema agrario che ora è definitivamente tramontato ma
ancora oggi lascia delle tracce. Il paesaggio modellato dalle recenti manipolazioni umane può mascherare,
ma mai cancellare totalmente i territori e i paesaggi precedenti (es. lo notiamo attraverso tracce
monumentali)

CAPITOLO 3
Quando si fa un laboratorio geografico in classe dobbiamo partire dal presupposto di creare sempre
qualcosa di nuovo, non riciclare mai quanto fatto nel precedente laboratorio; inoltre dobbiamo pensare
che i bambini, che apparentemente sono sempre gli stessi, in realtà cambiano ogni anno e noi li
accompagniamo in questa crescita.
Scuola dell’infanzia
Pre-geografico= tutto ciò che rappresenta le premesse della disciplina, una sorte di propedeutica
Geografico= ciò che è inquadrato nei termini e nei metodi della disciplina.
Nel caso dei bambini della scuola dell’infanzia oggi (con l’introduzione degli Orientamenti del ’69, che
riconoscono al bambino un certo grado di autonomia nel percepire aspetti del suo intorno) si ha la
necessità di una scoperta precoce delle dimensioni geografiche. Gli orientamenti del ‘91esplicitano meglio
finalità e metodi dell’educazione spaziale, ritenuta fondamentale per la formazione integrale del bambino
fra 3-6 anni, vengono segnalati gli ambiti educativi (=relazione tra corpo e movimento, ordine, misura,
rapporto tra natura, tempo e cose…). All’inizio degli anni 2000 la scuola dell’infanzia accoglie le Indicazioni
nazionale per i Piani personalizzati delle attività scolastiche per la Scuola dell’Infanzia, che definiscono
l’ambiente dell’asilo un “ambiente educativo di esperienze concrete”, pone l’attenzione sull’importanza
della scoperta intenzionale e dell’esplorazione dell’ambiente. Obiettivi specifici dell’educazione spaziale e
temporale sono: il sé e l’altro, il corpo, il movimento, la salute, l’esplorare, conoscere e progettare. Nelle
Indicazioni nazionali pongono l’attenzione sulle finalità della scuola dell’infanzia: sviluppo dell’identità,
dell’autonomia, della competenza, della scoperta degli adulti e degli altri bambini, si impara discutendo.
Scuola primaria
Un primo risultato teorico si ottiene nel 1985 quando escono i nuovi programmi della primaria che si
focalizzano sul fatto che la l’alunno deve arrivare alla “progressiva conquista della sua autonomia di
giudizio, di scelte e assunzione di impegni, inserirsi attivamente nel mondo, conoscere l’accettazione ma
anche il rispetto degli altri, partecipare per il bene comune”= costruzione di un mini-cittadino. La Geografia
viene messa a fianco della storia e delle scienze sociali, il suo programma si articola partendo da cosa è la
geografia e di che ambito si occupa (=interpretare i caratteri dei paesaggi geografici, studia i rapporti tra
ambiente e società umane…), introduce il concetto di spazio fisico, per poi affrontare la questione
ecologica. Inoltre aggiunge lo studio della spazio secondo 4 declinazioni: spazio fisico, rappresentativo,
progettato e codificato. L’obiettivo= rendere l’alunno capace di orientarsi e collocarsi nello spazio, di
utilizzare gli strumenti (concettuali e metodologici) per comprendere l’interazione uomo-natura,
acquisendo uno specifico modo di descrivere e rappresentare.
Al termine della 1° classe la scuola deve organizzare attività didattiche per trasformare in competenze le
seguenti conoscenze: 1)organizzatori temporali; 2)elementi dello spazio vissuto (funzioni, relazioni e
rappresentazioni).
Nei primi 2 anni gli obiettivi sono:
 Rappresentazione cartografica della realtà
 Differenza spazio aperto e chiuso
 Differenza elemento fisso e mobile
 Elemento fisico e antropico
 Paesaggio
 Carta mentale del proprio territorio
 Aspetti fisici e antropici del proprio territorio
 Uomo e le sue attività nell’ambiente
I concetti sono: spazio rappresentativo, progettato e codificato, scala geografica, carta tematica e
cartogramma, territorio, ambiente, sistema, regione, clima, confine, economia.
Nel 2007 le discipline ora sono riunite in aree per favorire la connessione e collaborazione tra docenti, la
geografia è affiancata alla storia perché “trattano delle società umane nello spazio e nel tempo”. Inoltre
introduce la continuità: nella scuola primaria=studio del vicino e dell’Italia; nella secondaria=studio
dell’Europa e del mondo. si procede con uno studio progressivo e continuativo.
Nel 2012 vengono ribaditi gli stessi campi di esperienza, ma con qualche innovazione: il sé e l’altro, il corpo
e il movimento, immagini suoni e colori, i discorsi e le parole, la conoscenza del mondo. gli obiettivi di
apprendimento per le classi terze e quinte della primaria + terza della secondaria= orientamento,
linguaggio della geo-graficità, il paesaggio, la regione e il sistema territoriale; che vengono perseguiti con
metodi, compiti e livelli diversi.

Lezione 7/12/22
Strumento= tutto ciò che la disciplina Geografia utilizza e che gli appartiene (es. carta geografica,
bussola…)
Mediatore= strumenti di altri discipline, che non appartengono alla geografia, ma che la geografia può
utilizzare per studiare ed essere studiata (es. letteratura, fumetto, documentario…)

La Geografia è una scienza?


La geografia per molto tempo non è stata considerata una scienza perché:
o Ha talmente tante specializzazioni che non gli si poteva attribuire il titolo di scienza (anche se ci
sono tante scienze che hanno tantissime specializzazioni)
o Non aveva un metodo ben definito
A differenza delle altre discipline, come l’antropologia e la sociologia, la Geografia non si è presentata
davanti l’opinione pubblica con un solido statuto epistemologico, questo ha fatto si che l’antropologia e la
sociologia, da discipline “trainate” dalla Geografia divenissero “discipline trainanti”.
Molti pensano chela Geografia sia un disciplina esclusivamente mnemonica, ovviamente ci sono dati che
devono essere imparati, ma devono essere inseriti in un contesto, altrimenti sarebbero sterili; devo legare
un dato ad un contesto territoriale, politico, economico... quindi possiamo affermare che la Geografia
studia le corrispondenze che si sviluppano tra natura e società (Farinello affermava che il mondo è
costituito da un insieme di relazioni, all’interno delle quali si svolge la vita umana). Questo elemento della
geografia era stato già capito dai grandi pensatori, eppure la disciplina non venne mai apprezzata.
Quindi la Geografia è una scienza, è particolare perché
o ha in sé tante specializzazioni
o non può appoggiarsi su un metodo usato da “discipline rigide” (matematica, fisica…)
Ma questo elemento di molteplicità della Geografia ci induce a chiederci se essa sia naturalistica (=geo.
fisica) o umanistica, perché essa non gode di considerazione in nessuno dei due campi. Questa domanda se
l’era posta Hugged e aveva risposta che essa non ha il rigore delle materie scientifiche, ma in questo sta la
sua forza. La geografia ha come ambiente il mondo ma non dimentica mai di indagare ciò che avviene nel
locale: il locale è in qualche modo il globale

Quando nasce la Geografia?


La geografia nasce con l’uomo, prima dell’uomo (=ere geologiche) possiamo solo parlare di geologia, con
l’arrivo dell’uomo nasce la Geografia perché essa interpreta i nuovi assetti ambientali, politici ed
economici, le relazioni tra natura e società, le culture/identità e le risorse naturali. Ma è difficile
determinare dove avviene la concatenazione fra gli elementi, per questo ho bisogno di conoscenze
multiple, che la geografia è in grado di darmi. Per questo l’affermazione della rivista Focus non ha senso.

13/12/2022
La geografia si appoggia su un metodo pluralistico; infatti, se usassimo principi rigidi, non potremmo capire
un soggetto in continua evoluzione. La scienza non ha un repertorio di verità assolute, infatti, le teorie
scientifiche sono biodegradabili sotto l’effetto di nuove teorie. Freemont definisce la geografia una
disciplina incerta (perché non può ammettere verità assolute) e sensibile
(perché il geografo agisce con tutto se stesso). Per questa sua natura la geografia non può rientrare: né
nelle scienze naturali né nella letteratura. se io escludo l’elemento umano e prendo in considerazione solo
la componente matematica, allora non faccio più geografia, ma scienze naturali, al contrario se elimino la
parte matematica allora faccio antropologia e sociologia. Quindi non dobbiamo pensarla né naturalistica né
umanistica: essa ha un proprio ambito, un proprio oggetto, una propria finalità e un proprio metodo.
Dobbiamo superare l’idea di disciplina ponte/cerniera perché essa si sostiene senza il bisogno di
nessun’altra disciplina.
Oggetto: la geografia studia l’ambiente in relazione all’uomo, il territorio dove c’è la mano dell’uomo
(altrimenti si parlerebbe solo di ambiente), essa diventa un mezzo per interrogare il territorio e veicola le
informazioni che vengono da una realtà esterna. La geografia fa parte di ognuno di noi in modo inconscio.
Finalità: serve a formare cittadini attenti e attivi, ha una forte carica educativa di responsabilità
democratica che poggia sulla sostenibilità. La geografia mira all’equità intergenerazionale: alle risorse
devono poter accedere tutti, anche le generazioni future. Quindi, è una disciplina al servizio dell’uomo
finché la finalità è sociale.
Questa idea di geografia va allontanando l’idea di disciplina mnemonica, quando invece è pratica e
applicativa.

14/12/2022
Metodo: La Geografia permette a campi diversi di interagire, è scienza delle interazioni. Oggi si tende al
sapere specialistico, ma spezza l’unità dell’oggetto d’indagine. Ma la Geografia si pone fra gli spazi
intermedi, lasciati vuoti dagli altri saperi, perché sono estremamente specialistici, la Geografia ricopre un
ruolo irrinunciabile= ricomposizione interattiva dei saperi analitici. Non trascura l’analisi, però quello che gli
interessa sono i legami, le reciprocità, restituendo la complessità dei paesaggi, delle comunità, delle
interazioni fra i sistemi (complessità, di cui parlava anche Kant)
Allora perché è stata penalizzata? Perché riesce a mostrare i problemi e mettere in risalto le ambivalenze,
analizzare criticamente i problemi, andando al di là delle apparenze/informazioni ingannevoli= cerca di
creare menti pensanti, che riescono a formulare delle critiche questo è scomodo, crea disagio meglio
adattarsi al calcolo, al guadagno…
Metodo= pluralistico; ha un metodo ben affinato da quando si è imposta come disciplina
universale/omnicomprensiva fino a dare vita a saperi specialistici. Metodo olistico che affronta problemi in
modo globale e non perde mai di vista la sintesi. Poggia su diversi principi, tutti essenziali (no gerarchia):
 osservazione= osservazione degli occhi, devo passare all’osservazione delle mente che va alla
ricerca dei maccanismi nascosti che regolano il mondo, flussi che sono invisibili ma che noi siamo
chiamati a interpretare; Ritter= parlava dell’osservazione con tutti i sensi di cui disponiamo, non
solo con gli occhi. L’osservazione è il punto di partenza, ma non è sicuramente il punto di arrivo,
perché la geografia va oltre la mera osservazione visiva, delle cogliere i rapporti di causa-effetto che
determinano il sistema a cascata.
 metodo induttivo e deduttivo: induttivo=dal particolare(=esperienza) arrivo alla regola
generale(=universale), il geografo inizia dall’osservazione dal mondo come gli appare, per arrivare
poi a contesti più estesi; ma se usassi solo questo utilizzerei solo il soggettivismo e nel
descrittivismo(=strumento, ma non il fine). Allora utilizzo anche il metodo deduttivo, ma se utilizzo
solo questo cado nell’errore, perché questo metodo prevede di attribuire a quei dati che noi
applichiamo a quella realtà/ad un suo aspetto una scientificità assoluta.
 localizzazione/ubicazione; localizzazione=processo dinamico, considera l’oggetto nel suo regredire,
divenire, il sito/’unto è una realtà polivalente e polisemica; ubicazione= è un punto, concetto
statico. Es di Urbino: localizzazione= individuare Urbino in base alla sua storia e sviluppo;
ubicazione=punto sulla carta
 correlazione/comparazione= ricerca di interconnessione fra un fatto/fenomeno e altri della stessa
specie o specie diverse, l’importante è che siano messi in un piano di interdipendenza.
 causalità/concausalità(=molto spesso sono più cause a determinare un fenomeno/fatto, che
generano altri effetti) a volte abbiamo anche tanti fattori (realtà multifattoriale)
 attivismo= tutto è in trasformazione.
È un metodo multi-scalare che si muove con destrezza dal locale al globale, multi-temporale; multi-
fattoriale perché tiene conto di molteplici fattori, variabili che vanno a incidere su un oggetto di studio
determinandone l’evoluzione; è multi-strumentale (fa ricorso a tutti gli strumenti e ai mediatori); è un
metodo globale e trasversale che ricompone quel disegno unitario attraverso uno studio che all’inizio è
anche analitico, ma poi approda ad una visione organica, sintetica (Analisi Integrante)

Oggetto=relazioni, interazioni tra l’uomo e la natura, tanti campi tematici (inquinamento…)


Gli oggetti di studio principali= spazio, ambiente, territorio, paesaggio.
Però c’è una geografia, che ha un solo obiettivo= rapporto tra uomini e natura; “uomo” può essere
declinati in vari a modi, a seconda della geografia che prendiamo in considerazione
Cultura-paesaggio/luogo
Società-territorio (geo. sociale)

CAPITOLO 3 (pag. 193)


Prima l’insegnate deve: verificare lo stato di formazione generale e geografica, comprendere quale sia
l’immagine della geografia che ognuno ha, quali finalità gli attribuisce. Questo lo può fare dividendoli in
gruppo, il risultato poi verrà confrontato in modo collegiale.
Obiettivi delle Indicazioni Nazionali per il curriculo…=ORINETAMENTO, LINGUAGGIO DELLA GEOGRAFIA,
PESAGGIO E REGIONE, SISTEMI TERRITORIALI.

3.2 Orientarsi nello spazio…e nella vita= quando ci troviamo in un territorio sconosciuto siamo assaliti dal
panico, allora in questo caso è necessario scegliere una direzione, un punto cardinale verso il quale
dirigersi (meglio se disponiamo di una carta geografica o una bussola o facendo ricorso alla carta mentale).
In aula sin dalle prima classi si è imparato a segnare sul pavimento/parete il tracciato del sole ad una
determinata ora. Si è notata la diversità del tracciato del raggio del sole, fare osservazioni sull’arco solare
dà ai bambini nuove conoscenze e aggiungerà elementi all’orientamento. Questo vale anche per il centro
abitato di cui stabiliamo l’orientamento della viabilità principale e dei fattori di sviluppo:
1. morfologia favorevole (pianura, valli, coste)
2. migliore esposizione (al sole) e il conseguente sviluppo di insediamenti, colture e viabilità
3. incidenza dell’idrografia (meandro, incidenza due corsi d’acqua…)
4. stato d’insicurezza e di conflitti nel passato (mura, torri di avvistamento)
5. amenità del sito (aperto o idoneo al commercio e incontri)
6. ricerca di un modello ideale (es. forma urbis romana-cardo e decumano)
7. migliore connessione al sistema viario regionale e ai nodi principali d’incontro
attività laboratoriale: ricercare tracce di planimetrie urbane antiche (in base a quelle che abbiamo
negli enti locali, romane, medievali, moderne…) da confrontare con l’urbanizzazione recente: cogliere
diversità di forme e funzioni, interrogarsi sullo spostamento delle attività economiche…
strumenti: carta geografica, bussola, foto storiche da confrontare con quelle del presente, GPS e
navigatore satellitare. Meglio non usare strumenti tecnologici, almeno possiamo allenare meglio il
cervello all’orientamento.
A questo punto: verifichiamo le competenze conseguite nell’individuazione di un punto tramite il
reticolato geografico (ripassiamo i concetti base: latitudine, longitudine, meridiani…); poi ci
soffermiamo sul concetto di fuso orario (15°), i bambini possono verificare i diversi orari nelle capitali
del mondo, parlare di jet leg.

3.3Carte geografiche: da teorica astrazione a pratico strumento di progettazione territoriale


Cosa è una carta, problemi/distorsioni dal trasferire una superficie sferica in una piana.
Laboratorio 1: costruzione della pianta della nostra aula, posizionandoci all’interno gli elementi
principali. Utilizziamo una fettuccia metrica (doppio decametro); definiamo il rapporto di riduzione;
misuriamo i lati dell’aula e la orientiamo rispetto ai punti cardinali. Facciamo lo stesso per l’intera
scuola, giardino… allora prendiamo la mappa del quartiere per individuare i punti più noti ai ragazzi. Il
concetto di riduzione è acquisito= stabilire un coefficiente comune di riduzione (scala lineare o
numerica) in base alla quale ridurre gli oggetti. Quando la riduzione è eccessiva, senza perdere le forme
originali, usiamo un simbolo riportato nella legenda.
Laboratorio 2: calcolo sulla carta delle distanze, tra due punti (fra due città, due montagne). Il
problema che consegue è la rappresentazione del rilievo o di una depressione. Prendiamo una carta
con isoipse, dalla quale costruiamo un plastico costruito in polistirolo, in cui i vari livelli altimetrici
vengono sovrapposti e riproducono in 3d e in scala il rilievo. Da questo lavoro notiamo che il sistema
delle isoipse ci dà: altitudine, morfologia, pendenze dei versanti, forme di erosione…
Laboratorio 3: lettura e interpretazione di una carta geografica articolata in due fasi: smontaggio
(scomposizione) e rimontaggio (ricomposizione) di tutte le componenti. 1)individuazione dei vari
aspetti ambientali e di quelli territoriali (introdotti dagli essere umani per soddisfare i propri bisogni,
anche degli elementi più noti ai ragazzi); quindi, troviamo due grandi categorie: quella della natura
(inerte e vivente) e quella degli uomini che devono essere individuate nella carta, cercando di
comprendere le interazioni che si instaurano e prevedere le possibili evoluzioni. Questo lavoro non è
semplice, richiede addestramento e allenamento. 2) ora si passa a scoprire i legami, gli ordini logici, le
dinamiche interattive; quindi, cerchiamo le reti complesse e mobili. In questo caso siamo di fronte allo
studio/previsione della totalità spaziale. Effetto= ogni alunno sente il senso di appartenenza a questo
spazio ereditato dai genitori e dai nonni. Nell’uso scolastico prendiamo le carte dell’IGI (Firenze) o
Istituto Idrografico della Marina.

3.4 linguaggi della geograficità


 letterario: linguaggio dei non geografi come letterati, poeti, artisti, viaggiatori. Riescono a farci
ragionare sui valori storico-artistici di un determinato spazio, sui bene ambientali e culturali, sui
significati segreti dei luoghi, come sono stati percepiti e trasmessi. Si può partire dalla lettura di
un’opera narrativa; da un brano musicale (Jean Sibelius traduce in una sinfonia la sua Finlandia), da un
documenti artistico.
 Iconico: l’immagine rientra nell’ambito dell’osservazione visiva, prima della macchina fotografica c’era
il pittore che dipingeva (Marche Nord dipinte da Francesco Mingucci-prima metà del 1600), numerosi
pittori paesaggisti. con l’800 arriva la macchina fotografica che produce foto che riguardano località
circoscritte piò o meno ampie, sono distinte dal periodo, finalità, tecniche e livelli di precisione.
L’osservazione di una foto affina le capacità di osservazione, possiamo cercare di capire in che stagione
è stata scattata. La foto non possiede idrografia, toponimi… allora possiamo ricercarli sulla carta
geografica, far interagire i due elementi. Ma ricordiamo che utilizza un solo senso. Inoltre, non
dobbiamo mai limitarci all’impressione (aspetto estetico-emotivo) va guardata con attenzione e senso
critico. Dopo avere riconosciuto gli elementi principali (=analisi) ne vanno ricercate le
connessioni/rapporti di causa-effetto (visione interpretazione olistica). Possiamo anche far raccogliere
ai bambini cartoline d’epoca.
 Statistico: riguarda la conoscenza e il reperimento delle fonti disponibili (=enti che misurano/registrano
un determinato fenomeno naturale/sociale; es. il Censimento). L’Italia dispone dell’Istat. Possiamo
usare i dati statistici per l’esame di uno spazio e produrre cartogrammi a mosaico o un grafico. In
questo ambito possiamo fare ricorso anche ai sondaggi raccogliendo dati su campioni più o meno
circoscritti. Ma attenzione: i dati possono essere fuorvianti e non rispecchiare la realtà nei suoi aspetti
compositi, o potrebbero essere stati modificati; i dati vanno sempre contestualizzati nei luoghi e nei
momenti. Il sondaggio può essere qualitativo, ma prima dobbiamo conoscere le condizioni economiche
e politiche del territorio, anche nei tempi lontani; quindi, prima creiamo un cartellone con tutte le
informazioni ricavate.
 Grafico: rappresentazione grafica quali-quantitativa dei dati rilevati su un determinato fenomeno.
Abbiamo vari tipi di rappresentazione: diagrammi che fanno riferimento a due variabili rappresentate
sugli assi ortogonali di un piano cartesiano (es. temperatura e mesi dell’anno, incrociamo i dati e
otteniamo una linea che indica l’andamento termico), istogramma rappresentazione con
parallelogrammi; ideogrammi facendo ricorso a simboli convenzionali scelti dai bambini ad ognuno dei
quali viene attribuito un peso; se le variabili sono maggiori ricorriamo a: triangoli equilateri per es.
rappresentare gli addetti al 1° 2° 3° settore in un località; aerogrammi circolari (4 variabili e oltre) le
variabili sono riportate con settori circolari proporzionali al loro valore. Cartogramma a mosaico ma ha
dei difetti (1. Viene riportato un valore medio che non ci distingue le aree più affollate, 2. Valori vicini
ricadono in sezioni diverse), allora possiamo usare quello a punti, dove a ogni punti corrisponde un
valore.

3.5 Paesaggio: bene comune e fondamento dello sviluppo


Convenzione europea del paesaggio (2000) definisce il paesaggio= porzione del territorio, così come è
percepito dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e umani e dalle loro
interrelazioni; è componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione del loro
patrimonio culturale e fondamento della loro identità; rappresenta un elemento chiave del benessere
individuale e sociale, gli individui sono responsabili della sua salvaguardia.
Laboratorio=Alla scoperta del paesaggio= scoprire i suoi componenti e gli effetti prodotti dalle interazioni
del sistema. 1. Analisi delle componenti: Caccia degli indizi nascosti e la ricostruzione dei paesaggi dei
secoli precedenti; subito apparirà una differenza tra paesaggio sensibile, della mente e dell’anima. Allora
possiamo interrogarci sul concetto di paesaggio geografico (diverso dal panorama), bisogna far scoprire la
mobilità dei paesaggi, si muovono, non sono statici (possiamo esaminare il territorio che circonda la scuola
e procedere all’individuazione e separazione degli elementi diagnostici: edifici rappresentativi, strutture
funzionali…) tramite una foto aerea o una planimetria. Distinguiamo tra elementi naturali e quelli umani.
Dall’osservazione scaturiranno domande (es. perché l’asse vario è orientato nord-sud…). 2.analisi degli
agenti/determinanti= le condizioni che modificano le sue componenti (altitudine, distanza dal mare, venti,
tenore di vita…), gli agenti sono distinti in naturali (acqua e vento) e umani (concentrazione abitanti,
università, età media…). Per opera dei componenti e determinanti si stabilisce un equilibrio che è precario,
quando il paesaggio risente di un cambiamento si attiva l’autoconservazione e la stabilità, allora il sistema
ricerca un nuovo equilibrio. Possono essere molte le attività pratiche:
1. Descrivi, disegna fotografa il paesaggio che vedi dalla tua finestra: cosa è suggestivo?
Segnala i cambiamenti nella giornata, chiedi ai nonni e ai genitori com’era; come lo
classificheresti?
2. Osserva con i sensi e con la mente il paesaggio della tua cittadina e tenta un giudizio di
valore in merito (qualità edilizia, aree verdi, piazze identitarie…)
3. Da osservazioni qualitative a quantitative: attribuisci ad ogni paramento un valore da 1 a 10
e confronta i vari paesaggi sulla base dei numeri ottenuti. Confrontati con i compagni
4. Parla e documenta con immagini il paesaggio dove hai trascorso le vacanze (quando c’era
più bambini?, come varia nelle ore del giorno? Chiedi com’era ai tuoi genitori se ci stavano
da piccoli)
3.6 regione e sistema territoriale
La struttura amministrativa italiana si articola in 20 unità, al cui interno si articolano le province, i
comuni e i comprensori (come le Comunità montane). Assieme ai ragazzi potremmo spingerci ad
analizzare le varie caratteristiche e quindi le differenze tra le regioni (la forma, l’estensione,
l’affaccio o meno al mare, territori collinari/montuosi e non…). Poi ne possiamo scegliere una in
particolare, come le Marche e chiederci: perché ha dei confini così particolari? perché è stretta e
allungata? Perché è attraversata da corsi d’acqua paralleli?
Regione fisica= quella distinta da omogeneità di ambienti naturali o comunque dal ricorrere di
determinati aspetti e processi ambientali. Per le Marche la rete idrografica “a pettine” scompone il
territorio regionale in tanti corridoi allungati tra il crinale e il mare, ma poco comunicanti fra loro,
tali da determinare ambiti con diversità nell’ambiente e nella cultura. Inoltre, è divisa da nord a
sud in fasce su basi altimetriche, il risultato è una scacchiera dove la frammentazione in micro
ambiti territoriali ha influenzato lo sviluppo della comunità e il carattere della sua gente. Questa
conformazione territoriale ha generato il separatismo in tanti ambiti (storici, linguistici e culturali)
che si sono riflessi nei localismi, insediamenti, attività artigianali, distinzione tra un centro e l’altro
(forte senso di urbanità). A questa frammentazione/molteplicità va fatto risalire il nome al plurale,
segno di un cantonalismo radicato. Per la regione fisica analizziamo: variazioni climatiche, vari tipi
di flora in base alle isolinee delle precipitazioni (isoiete) e delle temperature (isoterme), particolare
conformazione delle gole.
Regione storica= legate ai popoli che le hanno abitate, a famiglie che per lungo tempo le hanno
governate, spazi con particolari peculiarità linguistiche e culturali (es. Montefeltro, la Romagna, il
Piceno, il Sannio…)
Regioni economiche= nuova regionalizzazione che si articola su bacini di gravitazione, su centri di
servizi rari, specializzati… in questo caso possiamo ipotizzare le macroregioni.

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