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2021
Spazio terrestre: distese di terra e di acque più o meno vaste, può essere limitato o vasto. Sia terre emerse,
che oceani e mari.
territorio: porzione di spazio appropriata da un gruppo umano o animale (gli animali si appropriano del
territorio con il marcamento del territorio). Gli umani segnano confini, una volta delimitato lo spazio
rendiamo la porzione un territorio peculiare con una sua identità (sentiamo spesso parlare di identità
culturale).
Geografia umana:
Quando parliamo di geografia umana si parla del mondo come esso è e come potrebbe essere. Si occupa
dell’insieme dei gruppi viventi che costruiscono degli spazi, dove si trovano, quali sono le loro
caratteristiche, in che modo interagiscono nello spazio e quali tipi di paesaggi antropici costruiscono nei
paesaggi naturali che occupano. Interazione tra spazio naturale, parte fisica della superficie terrestre, ed
esseri umani che interagiscano e definiscono i territori rimodellandolo in base ai propri aspetti con
tecnologie che hanno sviluppato.
Nella geografia umana confluiscono gli interessi e gli ambiti della geografia che non sono direttamente
connessi all’ambiente fisico. Il contenuto di questa disciplina offre la possibilità, quindi, di integrare tutte le
scienze sociali, in quanto conferisce a tali scienze il necessario punto di vista spaziale e sistematico di cui
altrimenti sarebbero deficitarie. Caratteristiche fisiche della superficie terrestre, influenzano quelle che
sono le scelte dei gruppi umani. La caratteristica della geografia umana è quella di integrare concetti e
problematiche delle scienze sociali (storia, psicologia, antropologia ecc.) ed essere in grado di analizzare e
valorizzare la dimensione spaziale e l’insieme dei fenomeni che altre discipline analizzano in maniera
diversa:
esempio gli economisti si occupano di tendenze e modelli nel tempo, ma non nello spazio: modellistica
relativa a geografia urbana, agraria, gerarchizzazione dei servizi nello spazio; buona parte riguarda
economia ma sono geografici. La psicologia, anch’essa, di rado considera l’interazione tra spazio e
comportamento.
Allo stesso modo la geografia umana attinge ad altre scienze sociali nelle analisi dei sottosettori (geografia
politica, economica, culturale e sociale) La geografia non è al di sopra delle altre discipline, ma ci sono
sempre delle varie influenze. Le discipline scientifiche sono nate tra fine ’700 e ’800, in quel momento
storico era difficile distinguere la geografia umana dalla storia. (Separazione delle discipline = recente.) La
geografia umana attinge a concetti e a teorie, metodi e approcci che vengono da altre scienze sociali, come
le scienze sociali attingono a categorie concettuali tipiche della geografia. Geo morfismo scientifico, lo
adattiamo alla nostra disciplina.
C’è una distinzione sottile tra le due branche della geografia in campo metodologico:
-Geografia umana, si riferisce all’intera umanità e utilizza un approccio universalista;
-Geografia culturale, si affaccia al concetto relativista della cultura.
Esempi:
-Il bastone uno strumento del pastore per il papa o per il vescovo ha un uso simbolico, poiché viene usato
per le cerimonie solenni; mentre per lo zoppo o per i pastori ha un uso strumentale, poiché serve per
aiutarsi a camminare ed a radunare gli animali al pascolo.
-La differenziazione si nota dal fatto che tutti gli umani si alimentano ma non tutti allo stesso modo,
anche gli alimenti, tuberi, frumento ecc. sono diversi (dovuto a caratteristiche climatiche) o creati in
modo diverso (condizione culturale): con la farina ci faccio pasta, spaghetti ecc., in altri maesi usano
farine diverse.
-l’uomo ha cercato, soprattutto quando la popolazione del paese è aumentata, di trovare nuove
terre coltivabili per ampliare la produzione. Ogni cultura ha inventato terrazze, muri a secco,
terrazzamenti dando vita a paesaggi molto diversi. diversità anche nella costruzione dei terrazzi:
oriente per risaie terrazzamenti appositamente creati per lo scorrimento dell’acqua; in Italia i
terrazzamenti spesso si creano per gli oliveti.
La geografia umana è incentrata su una concezione universalista di cultura, intesa in senso antropologico o
cultura popolare, che scaturisce da un intero popolo (ricerca nei fenomeni uno strato di invarianza,
abitazioni e modi di vestire a seconda dalle zone). Ci sono caratteri comuni a tutta l’umanità, per cui in tutti
i luoghi e presso tutte le società si ripetono norme e comportamenti regolari, anche se ricoperti da
differenza, anche se non sostanziali. così si rivaluta il principio di comparazione: solo comparando tra
loro regioni e popoli diversi si troveranno regole e leggi universali, esplicazione di fenomeni comuni a tutta
l’umanità = geografia umana.
La geografia culturale cerca di studiare le differenze, le diversità del pianeta. Esistono molteplicità di culture
che differenziano le loro regioni in base al diverso sviluppo storico delle situazioni economico e sociali.
Anche perché cultura e società sono correlate (invenzioni tecniche che permettono di avanzare più
rapidamente rispetto ad altri gruppi). L’unica regolarità è proprio il ripetersi di questa diversità culturale,
tanto che la cultura stessa può essere definita come l’espressione delle diversità, quindi delle società
diverse. Sta alla base dell’intercultura.
Da un paesino all’altro ci si scorna ci sono reazioni di chiusura eccessiva a volte, quando parliamo di
differenziazioni sociali parliamo anche di piccole differenze. Che vanno da una minima cosa a quella più
vasta, come dal diverso intaglio di una sedia in un paese rispetto a quello di un altro paese. In passato le
diversità erano fondamentali. Oggi capiamo la genesi delle differenze dell’identità territoriali.
Per uno studioso di scienze sociali la cultura rappresenta il complesso di modelli comportamentali,
conoscenze, adattamenti e sistemi sociali peculiari, nel quale si sintetizza il modo di vivere acquisito da un
gruppo di individui. Le prove visibili e invisibili della cultura - i modelli di costruzione e di coltivazione, la
lingua, l'organizzazione politica - rientrano tutte nella diversità spaziale studiata dagli esperti di geografia.
Le questioni culturali:
Modelli delle costruzioni delle popolazioni, in particolare delle popolazioni siberiane, desertiche, indiani
nativi.
Popoli nomadi seguono mandrie, ricercano aree e oasi dove poter tenere il bestiame nei periodi di siccità
ecc.
Differenze culturali comportano differenze di paesaggio in funzione di quelle che sono le culture che si
esprimono in quel dato territorio. Le differenze possono essere sottili (aria che si respira), o palesi
(contrasto tra aree rurali in Zimbabwe e quelle del Chianti in Toscana)
Da un lato le metropoli dall’altro paesini. Fenomeni urbani evoluti in maniera diversa in funzione di
diverse culture.
Campagna rurale: non sono per forza diverse, dipende da elementi culturali che nel tempo (dimensione
spazio-tempo) hanno permesso di modellare quel territorio.
la cultura è appresa e non è biologica si trasmette da una generazione all’altra attraverso tradizioni culturali
e andando a scuola, imparandola attraverso l’istruzione. Non ha a che fare con l’istinto e le questioni
genetiche (altrimenti si cade nel razzismo). Come scrivono gli autori del testo “la cultura è un’intricata rete
di comportamenti e modi di pensare che si modificano nel tempo” per questo motivo la cultura è un
processo, non un corpos inalterabile di tratti culturali. Si trasforma costantemente attraverso l’interazione
con culture differenti, acquisizione di nuovi gusti, idee, norme comportamentali e abbandono di vecchi
comportamenti, perché gli umani interagiscono tra loro e ci sono nuovi input. Al momento in cui ci si
chiude, rischiamo di implodere.
Sul pianeta ci sono ancora gruppi umani abbastanza isolati (in amazzonia), se ne entriamo in contatto li
possiamo contagiare e portarli così alla morte, oppure verrebbero sottomessi e poi scomparirebbero.
I tratti possono essere le tecniche usate per costruire o per arredare, modo di organizzare, un modo
di pensare
Esempio modello di Cucine tradizionali contadine in Italia, Romania, Portogallo, differenziano di
poco (al massimo nei colori e nell’utilizzo degli spazi, resi più tradizionali per ogni singola cultura.
Casa orientale, concetto diverso di utilizzo dello spazio interno dell’abitazione, case più vuote. Un
orientale nelle nostre case si sentirebbe sopraffatto, nonostante per noi ci siano solo oggetti di uso
quotidiano e necessari. Modo diverso di utilizzare gli interni di un’abitazione.
I singoli tratti correlati dal punto di vista funzionale formano una struttura culturale (l'allevamento di bovini
può essere considerato un tratto culturale dei Masai del Kenya e della Tanzania).
Il sistema culturale:
I tratti e le strutture culturali possono essere proprietà condivisa di individui che presentano per alcuni
aspetti tratti distinti, ma associati dal punto di vista spaziale. Quando esistono sufficienti comunanze è
possibile individuare un sistema culturale, realtà spaziale più ampia e generalizzata.
Società multiculturali, spesso composte da una serie di gruppi umani che hanno differenze linguistiche,
culturali di base, che però potrebbero condividere una serie di caratteristiche comuni che le rendono
possibile distinguersi dai diversi gruppi all’interno di uno più vasto. Per quanto ulteriormente suddivise
dalle differenze linguistiche, dalle varie preferenze alimentari e da molteplici altre differenziazioni interne,
potrebbero però condividere un numero di caratteristiche comuni sufficiente a renderle entità culturali
riconoscibilmente distintive ai loro occhi e a quelli degli altri. Senza dubbio, i cittadini del meltingpot
statunitense si identificano come americani, costituendo tutti insieme un unico sistema culturale sulla
scena mondiale.
Esempio: Nord America, Canada
Gli americani che siano nativi, che discendano dal commercio degli schiavi o che siano discendenti di
immigrati europei di varie estrazioni, alla fine si riconoscono in una seria di caratteristiche comuni che li
rendono riconoscibili dall’esterno capiamo che sono statunitensi, anche se hanno specializzazioni
linguistiche, tratti somatici, culture ecc. differenti.
Alcuni elementi di base sono quelli del sistema culturale, che secondo Leslie White, un antropologo che
definì la cultura una struttura tripartita della struttura culturale, composta di sottosistemi ai quali attribuì i
nomi di ideologico, tecnologico e sociologico.
-Sottosistema ideologico e mentale, è composto da idee, credenze e conoscenze di una cultura secondo le
quali esse trovano espressione in discorsi e non in altre forme di comunicazione (scritta). Le mitologie e le
teologie, leggende, letteratura, filosofia e saggezza popolare fanno parte di questa categoria: troviamo
leggende e storie locali, che si raccontavano prima dell’invenzione della tv, quando ancora c’erano le veglie,
dove gli anziani raccontavano le storie locali tramandate. Alcune ancorate sulla storia della vallata, del
territorio.
-Sottosistema tecnologico è composto da oggetti materiali e dalle tecniche di utilizzo degli stessi, grazie ai
quali gli individui sono in grado di vivere. Permettono di vestirsi, nutrirsi, ripararsi, difendersi, muoversi e
svagarsi.
Uso di tessuto rosso, i colori possono avere provenienza di origine vegetale o animale. A seconda della
cultura e dalla disponibilità delle materie, i coloranti vengono creati attraverso procedure diverse.
Comunque, il rosso viene inventato per tingere i tessuti, e ci sono varie tecniche che alcune culture hanno
sviluppato anche nei posti agli antipodi del nostro pianeta. Ad esempio, le cocciniglie allevate per il
colorante naturale e alimentare, in Sicilia ne hanno creato un allevamento sui fichi d’India per usare il
colorante.
Il blu, colore usato da tradizioni, tante diverse anche solo in toscana, che influenza l’economia dei posti,
economie di intere aree hanno permesso alle comunità di vivere decentemente senza problemi di
sostentamento grazie all’economia che gira grazie a questo prodotto.
-Sottosistema sociologico, somma di modelli attesi accettati di relazioni interpersonali, che hanno a che fare
una serie di manifestazioni o peculiarità economiche, sociali, politiche o religiose. Questi prodotti sociali
definiscono l’organizzazione sociale di una cultura: regolano il modo in cui ogni singolo individuo si colloca
all’interno delle norme da rispettare e una serie di norme condivise, rispettate dalla famiglia, dalla religione
o dallo stato.
La regione culturale:
Tratti, strutture e sistemi culturali hanno una propria estensione spaziale. In ambito geografico si fa
riferimento alla regione culturale come una porzione della superficie territoriale caratterizzata da alcuni
elementi culturali distintivi.
Nel nostro caso lo spazio alpino, caratteristiche simili lungo tutto l’arco dall’estremo ovest in Piemonte
all’estremo est in Friuli.
Focolaio culturale:
Tutte le innovazioni sociali sono avvenute a partire dal neolitico in luoghi ben circoscritti sul territorio, nei
principali focolai culturali, centri di innovazione e invenzione che si spostarono per esercitare la loro
influenza sulle regioni circostanti, facendosi portatori di particolari paesaggi culturali. Sul nostro pianeta si
sono definite le principali di lingue, tecniche di costruzione, tecniche e strumenti di agricoltura (tipologie di
aratro, a due o tre orecchie per la profondità e muovere così maggiormente la terra in modo da ottenere
dei raccolti più abbondanti), in funzione dall’avanzamento tecnologico, le tecnologie si sono espanse
all’interno di aree più vaste. Da noi si è diffusa prima la cultura greca, poi quella mesopotamica.
In origine, le rivoluzioni sociali e tecnologiche che cominciarono nel periodo neolitico e lo caratterizzarono
erano circoscritte. Le nuove tecnologie, i nuovi modi di vivere e le nuove strutture sociali si diffusero dalle
culle di origine e furono adottate in modo selettivo anche da individui che non avevano preso parte alla loro
creazione. Il termine focolaio culturale viene utilizzato per descrivere tali centri di innovazione e di
invenzione, dai quali importanti tratti ed elementi culturali si spostarono per esercitare la loro influenza
sulle regioni circostanti, facendosi portatori di particolari paesaggi culturali.
Determinismo ambientale:
Friedrich Ratzel, teorico dello spazio vitale (nel periodo nazista, perciò le sue teorie non state considerate
molto), le sue teorie vengono da tempo respinte, come limitate dal punto di vista concettuale e non valide
dal punto di vista empirico, le idee del determinismo ambientale. Secondo la sua teoria l’ambiente fisico da
solo plasma gli esseri umani, le loro azioni e il loro pensiero, in funzione dell’ambiente in cui vivono si
sviluppano. Ma i soli fattori ambientali non possono giustificare le varianti culturali che si producono nel
mondo. I livelli di tecnologia, i sistemi organizzativi differenti e i valori culturali ed etici propri delle singole
società non hanno relazioni scontate con le circostanze ambientali Limitando lo spazio di un gruppo
umano si delimita lo spazio vitale per la quale la società possa riuscire a sopravvivere, inoltre alcuni
ambienti fisici sono reclusivi all’insediamento umano, ostili all’insediamento.
Possibilismo geografico:
L’ambiente pone dei limiti all’utilizzo del territorio da parte dell’uomo, ma questi limiti non devono essere
considerati assoluti, bensì legati alle tecnologie disponibili, alle considerazioni sui costi necessari per
modificare l’ambiente, alle differenti aspirazioni nazionali e ai legami con il resto del mondo: non si tratta di
circostanze insite nel territorio.
50 anni dopo le teorie di Ratzel, Paul Vidal De La Blache sostiene che i gruppi, in funzione della loro cultura,
trovansi la possibilità di sopravvivenza in ambienti sulla superficie terrestre (possibilismo geografico
scuola di pensiero opposta a quella del determinismo). Secondo de La Blache, sono gli individui e non gli
ambienti in sé a rappresentare le forze dinamiche dello sviluppo culturale. La natura non si esprime solo dei
vincoli, ma offre varie possibilità di occupazione del territorio e uso delle risorse fisiche.
La cultura sviluppata dai singoli gruppi umani permette di trovare e sviluppare tecniche e tecnologie che
modificano l’ambiente, e possono così modificare il modo in cui il gruppo vive all’interno del territorio.
Esempio Olandesi che hanno un territorio costruito interni grazie alla bonifica delle aree interne alla
barriera sulla costa, che sono diventati terra emersa (con il riempimento di dighe e laghi), sia coltivabile che
abitabile. L’uomo si è inventato un sistema di dighe che ha permesso di sviluppare la tecnica e di andare in
contro ad un ambiente ostile. (ultimamente questione innalzamento delle acque [si cercano nuove tecnologie per ovviare al
problema]). Abbiamo abusato sulla possibilità di dominare l’ambiente fisico e ci sta tornando contro, Nelle aree ecumeniche del
pianeta, in funzione della cultura dei gruppi umani .
L’ambiente pone determinati limiti all’utilizzo del territorio da parte dell’uomo, ma questi limiti non
devono essere considerati assoluti, ma legati alle tecnologie disponibili che possono modificarlo.
Il Territorio è una zona delimitata da delle frontiere, e dobbiamo essere in grado di riconoscerlo e farlo
riconoscere, di rappresentarlo.
Per rappresentare il nostro territorio, il nostro spazio vitale, siamo giunti alle carte geografiche.
Un territorio per appartenere a qualcuno deve essere delimitato. Da qui discendono le Frontiere. Ma per
riconoscere un territorio e fare in modo che gli altri lo riconoscano abbiamo bisogno di rappresentarlo. Da
qui si arriva all’insieme di rappresentazioni spaziali e territoriali, le carte geografiche.
Le incisioni rupestri sono i primi documenti che ci informano della necessità degli esseri umani di delimitare
lo spazio e rappresentare il loro spazio vitale, spazio di vita. Nella preistoria, gli umani utilizzavano ciò che
avevano a disposizione (rocce o terracotta) per rappresentare il loro spazio di vita.
Nel caso della Valcamonica e della valle delle meraviglie ci sono giunte incisioni su roccia. Queste vaste aree
sono incise con rappresentazioni dei territori e attività.
Ad Anatolia (in Turchia), in una base di abitazione c’è un affresco di un villaggio ai piedi di un vulcano in
eruzione. Strumenti per rappresentare territorio.
Mesopotamia: si mette in atto un altro modo di rappresentare e
trasmettere la scrittura e le rappresentazioni grafiche utilizzo di
tavolette di argilla, materiale disponibile che veniva incisa con scrittura o
disegni.
Egiziani: non erano fanatici di rappresentazioni del loro territorio, con i geroglifici rappresentavano meglio
ciò che volevano rappresentare dei loro territori; ad esempio le miniere della Nubia (regione sud Egitto),
zona ricca di minerali e miniere d’oro. All’epoca d’oro egiziana abbiamo rappresentazioni su papiro di
queste miniere, ma non abbiamo cartografie dell’Egitto dell’età egiziana.
Rappresentazioni più antiche si hanno nell’età greca, forme imprecise dello spazio perché non si conosce
bene il mondo e non abbiamo ancora le tecniche per farlo. Le distanze vengono misurate in maniera
approssimativa, poiché non si potevano definire le coordinate (latitudine e longitudine). Ci vorranno molti
secoli per definire tutti gli elementi base della cartografia. Oggigiorno usiamo gli stessi strumenti, poiché
sono gli stessi ma perfezionati, assolutamente non modificati.
Ecateo studioso che ha scritto delle opere importanti (“la periegesi, viaggio
intorno al mondo”) ha lavorato a quest’opera geografica importante. Costituisce
una sorta di guida alle regioni costiere del mediterraneo. Ha una carta che
comincia ad assomigliare e ad allungarsi in modo simile a quella di Anassimandro (è
probabile che sia una riproduzione basata sulla rappresentazione di Anassimandro)
ma in maniera più dettagliata.
Erodoto (450 a.c.) conosciuto come padre della storia e della geografia umana. Di origine persiana, ha
potuto viaggiare moltissimo. I persiani, come i romani,
hanno creato durante l’impero delle reti viarie estese.
Era possibile muoversi all’interno di questo vasto
impero persiano, potendo lavorare sul campo e
raccogliere personalmente informazioni, sulle
caratteristiche dei gruppi umani che ha incontrato e
conosciuto. Ha poi disegnato la carta che mette più in
evidenza il distaccamento dell’Europa dal resto dell’asia.
Denominazione ancora asia-Libia, condivisa.
Eratostene perfeziona e critica il lavoro di Dicearco. Perfeziona il sistema delle coordinate geografiche e
costruisce la sua carta a partire da:
-un certo numero di meridiani e paralleli (7 paralleli 9 meridiani);
-tripartizione del mondo diventata ufficiale;
-Suddivisione tra asia e Libia. Persia e India che cominciano ad essere individuate all’interno di questo
mappamondo, grazie alle conquiste di Alessandro Magno.
Eratostene trova anche un modo per misurare la latitudine: attraverso gli astri. In realtà misura
l’inclinazione dei raggi del sole, Eratostene individua le differenze di latitudine da due luoghi estremi e
distanti tra loro grazie all’ombra prodotta dagli gnomoni (due bastoni in due parti del mondo piantati in
terra), utilizzato ancora oggi nelle campagne didattiche della geografia e della cartografia.
Oggetto estremamente semplice, lo gnomone, permette di misurare la latitudine ma anche il cambio delle
stagioni senza problema (a seconda della quantità di ombra prodotta) e sono stati così in grado di fissare
solstizi ed equinozi. In ogni caso non vi è ancora alcuno strumento per misurare la longitudine. Lo gnomone
permette di seguire anche il cambio delle stagioni: il giorno in cui a mezzogiorno l'ombra è più corta è il
solstizio d'estate; sei mesi dopo, l'ombra a mezzogiorno è la più lunga ed è il solstizio d'inverno.
{nel 230 a.C. Eratostene misurò per la prima volta le dimensioni della Terra, calcolandola con
l’osservazione di un bastone posto in verticale situato a Siene in Egitto il giorno del solstizio d’estate. Notò
che non proiettava alcuna ombra, ciò significava che il sole si trovava esattamente allo Zenit. Nello stesso
giorno dell’anno un altro bastone posto ad Alessandria proiettava un’ombra con inclinazione di 7°12’ dei
raggi solari rispetto alla verticale. Ciò significava che se Alessandria si trovava a nord di Siene, come egli
credeva, la differenza di latitudine era di 7°12’.
per poter avere una carta del mondo che racchiudesse l’insieme delle terre conosciute, che sono
aumentate molto rispetto quelle delle carte precedenti, viene utilizzato un sistema geometrico per
rappresentare la superfice terrestre.
Cartografia Romana:
Ritroviamo il mappamondo di Tolomeo dopo la caduta dell’Impero Romano, poiché non avevano interesse
nelle carte, però avevano bisogno di rappresentazioni pratiche del loro impero, dal punto di vista
amministrativo, militare, commerciale, dovevano costruire reticolato stradale - Hanno creato carte stradali
itinerarie. A noi è giunta la tabula pitingerania (680x34), sono disegnate le vie importanti, catene montuose,
luoghi importanti oltre a città e borghi, popoli e tribù aggressive, stazioni di cambio dei cavalli (cavallo
trainava carri e carrozze), e queste sono rappresentate, da qui in poi fino alla fine dell’’800, come
fondamentali perché si consideravano 8 ore di viaggio prima del riposo degli animali e delle persone,
significa una stazione ogni 8 ore. Concetto di posta nasce in questo modo: postazioni in cui i viaggiatori e i
messaggeri si fermano, per riposarsi o per cambiare cavallo per riprendere il viaggio nel modo più veloce
possibile. Poi sono diventate locande, in cui c’erano stalle e stanze per pernottare. I romani utilizzavano
sistemi di staffette.
Carte itinerarie (antenate delle carte stradali) Tabula Peutingeriana IV
secolo d.c. 6,80 m. di lunghezza 0,34 m. di larghezza Cartografia romana
I romani abbastanza originali nelle rappresentazioni del mondo: nelle loro carte hanno rappresentato i
principali centri, in base alle caratteristiche. La tabula non seguiva principi scientifici ma aveva principi
grafici precisi, ogni simbolo aveva significato preciso. Malgrado il disinteresse per la cartografia, vi era
interesse per la mappa di Terrasanta (carta-mosaico), la quale dà indicazione su come raggiungere
Gerusalemme da oltre 150 località diverse. Rappresentata c’è la terra santa all’interno del mosaico. [Altra
rappresentazione interessante è lo scudo del guerriero romano che al suo interno ha una rappresentazione
geografica che rappresenta probabilmente il tratto da compiere, la porzione di territorio che il soldato o
l’esercito doveva difendere. Possiamo fare solo delle ipotesi.
Nel medioevo abbiamo una realtà di venir meno nei confronti degli interessi delle scienze, c’è una
concentrazione delle conoscenze nelle mani di pochi, perché si riteneva che la conoscenza potesse essere
pericolosa (controllo di popoli). Le conoscenze scientifiche sono invece riprese e sviluppate in Oriente e
soprattutto sulla costa meridionale del Mediterraneo (la “Scuola di Alessandria”, ecc.) Regresso generale
delle scienze in tutto il periodo. Scompare dall’occidente la cartografia di Tolomeo, mentre nel resto del
mondo si continuava a lavorare tranquilli, nell’età medievale abbiamo una regressione fondamentale. La
maggior parte delle rappresentazioni più diffuse sono i cosiddetti mappamondi “T nella O”, O perché
circondate dall’oceano.
La T rappresenta in verticale il mediterraneo, a sinistra il don (limite tra Europa e asia) e a destra il Nilo (che
divide l’asia dall’africa), tripartizione di continenti. Qui non c’è più alcun interesse per le rappresentazioni
del mondo, la terra è di nuovo piatta. Gli studiosi ipotizzano si volesse rappresentare la trinità con la T.
Altre cartografie meno diffuse, non hanno avuto successo: non ci danno informazioni sul mondo. Ci danno
idea del potere terrestre ma alcuna altra indicazione.
Sorgenti del Nilo scoperte nell’’800 ma fino all’inizio della modernità non si conosceva e non c’era un inizio.
La maggior parte delle persone che creano le carte erano monaci, ma ai livelli intermedi-bassi queste
conoscenze non erano permesse.
A livello locale c’era bisogno di descrivere i territori: pianta urbana di Roma: cinta murario, 7 colli e luoghi e
edifici importanti. Pianta estremamente elementare, una delle prime rappresentazioni di una città nei
dettagli nel suo interno.
Non si voleva diffondere la cultura, informazioni e conoscenze, i naviganti dovevano poter navigare senza
finire su rocce o secche ecc.
Marco Polo, da uno dei suoi viaggi in Cina, aveva riportato la bussola. Nella repubblica di Amalfi viene
perfezionata e viene inventata la costruzione a compasso della carta nautica, la realizzazione dello schema
della “rosa dei venti” nella carta di Pietro Vesconte, genovese, che si basava sulla rosa dei venti per poter
disegnare queste carte. Ovviamente queste rose e linee tracciate rendono non troppo leggibili le carte. Ma
in questo modo abbiamo per la prima volta una carta tracciata con grandissima precisione. Con il metodo a
compasso i capitani e i marinai riescono a disegnare carte molto precise che permettono di definire le rotte.
Carte più diffuse usate durante l’età medievale e moderna, accompagnando gli esploratori tra il 1400 e il
1500. Carte principalmente costiere perché servono per navigare.
Carta nautica più antica è la carta
pisana, il nome le viene dato perché
trovata a Pisa, attribuita alla metà del XIII
secolo da Raimondo Bacchisio Motzo, ora
esposta a Parigi. Abbiamo una carta del
mediterraneo fitta di toponimi, con un
allungamento del mediterraneo
disorientata verso est e comprende anche
il mar Nero, che rimarrà così rappresentato
fino al ’700. Stabilì l’interdipendenza tra
questa carta ed il precedente “Compasso da navegare”
La carta nautica di Angelino Dalorto del 1325 riporta le principali città marittime e delle maggiori riporta
l’insegna. È il più antico documento conosciuto, che riporta l’insegna della Repubblica Marinara di Gaeta
nel Medioevo.
Un'altra carta del mediterraneo (sud Europa - nord africa) utilizza da un lato le conoscenze scientifiche del
passato, e dall’altro il metodo a compasso per rendere la carta più precisa.
Oltre alle scuole nate nelle Repubbliche marinare, un'altrettanto importante scuola cartografica si
sviluppava ad Ancona, di cui era originario il navigatore cartografo Grazioso Benincasa autore di almeno
ventidue opere certe, prodotte nella seconda metà del XV secolo. Tra queste la carta del 1492, importante
perché basata su ricerche originali e perché testimonia le conoscenze che si avevano nell'anno della
scoperta dell'America.
Ci sono scuole importanti per la produzione di carte nautiche, create con molta precisione rispetto ad altre
carte. Piu simili alle nostre rappresentazioni. Atlante catalano
L’atlante catalano è il portolano più importante del periodo medievale. Ci fa capire quanto fosse
importante per i naviganti. Si suppone sia stata prodotta da Abraham Cresques e da suo figlio Jahuda.
Originariamente redatto su 6 fogli, preziosamente miniati in vari colori tra cui l'oro e l'argento. I fogli divisi a
metà per il lungo vennero incollati su cinque tavole di legno, mentre la prima metà sinistra del primo foglio
e l'ultima metà destra dell'ultimo vennero incollate su una pergamena. Le pagine misurano ca. 65x50 cm
per un totale di 65x300 cm.
Portolano: manuale di navigazione, insieme delle coste, incentrato sulle annotazioni e descrizioni di coloro
che hanno navigato prima, dà informazioni relative a caratteristiche fisiche di coste, correnti marine, secche
ecc.…ma dà anche informazioni sulle lingue, monete, ciò che non si deve fare (perché sono popoli con
abitudini diverse). Non solo usano lingua e moneta diversa ma hanno anche abitudini diverse dalle nostre
che vanno rispettate. Indicazioni utili e preziose per coloro che navigavano e non solo.
Dall’altra parte del mondo la Corea ha bisogno come in Europa di definire i territori e l’importanza della
legenda e i confini dei territori.
Essa rappresenta tutta l'ecumene nel XV secolo: oltre ad includere Europa, Asia e Africa, rappresenta anche
Islanda, Groenlandia e più ad ovest, una terra denominata Vinilanda Insula ("isola di Vinland"), con
un'iscrizione che parla della sua scoperta da parte dei Vichinghi nell'XI secolo
siamo all’inizio del 1400 in cui Pirus de Noha riprende le carte di Pomponio Mela, nel suo planisfero ci sono
limiti rispetto alle vecchie cartografie.
Ci sono carte fatte da spagnoli e portoghesi che riguardano la zona delle coste atlantiche. I portolani hanno
sempre accompagnato le carte nautiche. Aiutavano ad evitare gli ostacoli fisici oppure i pericoli nascosti al
momento dell’approdo (gli abitanti, le abitudini locali, ecc.). Il più antico giunto completo fino a noi è quello
di de Cristoforo Buondelmonti del 1422. Un portolano (il cui nome deriva dalla parola latina portus, porto) è
un manuale per la navigazione costiera e portuale o aeronautica basato sull'esperienza e l'osservazione,
contenente informazioni relative ad una delimitata regione. L'introduzione del portolano risale al XIII
secolo, prima in Italia e successivamente in Spagna.
Verso l’età moderna carta dei Borgia, scoperto dal cardinale Stefano Borga, con il sud in alto come ci
siamo abituati, una carta che riprende paradossalmente le conoscenze passate
1457 carta genovese du monde costruita con metodo scientifico e proiezione tronco-conica. Uso di
Legende. Punto di vista eurocentrico, non vengono prese inconsiderazione altre informazioni. Americhe
non ancora conosciute. Si fa fatica ad uscire dalla mentalità medievale. Costitusice una sintesi della scuola
cartografica italiana.
Marco polo:
Nonostante la diffusione non facevano comodo ai politici saperlo. Benhaim è stato il primo a usare le
conoscenze della carta di marco polo, rispetto agli altri cartografi del periodo.
L’Africa veniva disegnata allungata perché le correnti marine nella traversata dall’atlantico verso l’indiano
erano molto forti e facevano impiegare più tempo alla traversata.
A fine secolo iniziano a essere rappresentate le catene montuose. Rappresentazione delle zone montuose è
stata difficoltosa. Solo all’inizio dell’’800, con le curve di livello, si è trovato un metodo geometrico e
scientifico valido. A partire da queste carte per tutta l’età moderna, fino alla definizione della cartografia
scientifica, abbiamo uso di sistemi assolutamente empirici per il disegno della carta. È stato risolto dopo
molti tentativi empirici. A partire da queste carte abbiamo questo sistema primordiale del rilievo, anche se
molto primitivo, se non altro abbiamo l’indicazione dell’esistenza delle catene montuose
XVI secolo: uso ancora diffuso del metodo a compasso, malgrado sia tornata la cartografia di Tolomeo,
tradotta in latino da Alessandro d’Egitto, si sono sviluppati una serie di tecniche e metodologie più
complesse che hanno perfezionato le scoperte dell’antichità, si usano ancora carte portolane, per avere
certezza delle rotte.
Età moderna 1571 carta portolana di navigante portoghese, bella e precisa dell’africa occidentale e della
rosa dei venti. Carte portolane hanno permesso l’inizio della navigazione.