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rias GEOGRAFIA CON ELEMENTI DI DIDATTICA, Sarno Emilia

(il riassunto riunisce: gli appunti presi a lezione, le slide, il libro “Geografia generale. Un’introduzione” di

De Vecchis, i vari documenti forniti dalla docente e il cap.4 della parte III della monografia “Schiavoni,

viaggiatori, emigranti”)

(lezione 29/09)

“La geografia è una scienza che arricchisce l’uomo insegnandogli a guardare il territorio (vicino e lontano),

decodificarne i segni, leggere talune sue immagini sintetiche, capirne la capacità d’uso, rispettarne le culture così varie

e conservarne i valori ambientali, delicati e spesso irripetibili” G. Corna.

La geologia si occupa della struttura e morfologia della terra nella sua dimensione fisica, invece la geografia vede

come la terra si è rapportata l’uomo e come l’uomo ha costruito la sua società nella terra. La geografia si occupa

anche delle culture, non solo del territorio. La geografia studia la relazione uomo-ambienti. La geografia non è solo

una scienza descrittiva, ma interpretativa e prospettica. Il termine viene dal greco e significava descrivere la terra, in

modo analitico e illustrativo. Nel 900 la geografia è diventata una scienza interpretativa, cioè analizza la relazione tra

gli uomini e la terra e per questo consente anche di capire cosa si può cambiare. L’interpretazione permette di andare

a fondo, capire cause e conseguenze e quindi cambiare. La geografia oggi interviene nel cambiamento. Es. il cattivo

tempo causa molti danni nelle regioni italiane, quindi la geografia collabora con altre scienze per ridurre questi danni
(es. frane). Ecco perché è prospettica, cioè permette di cambiare e migliorare la relazione tra uomo e ambiente.

STATUTO EPISTEMOLOGICO DELLA GEOGRAFIA: GEO= terra e GRAPHEIN= descrivere

STORIA DELLA GEOGRAFIA

+ dispensa sull’evoluzione della disciplina

Se studiamo la storia della geografia possiamo capire che funzione ha oggi.

La geografia esisteva anche prima di nascere come scienza. Ci sono delle scienze che sono solo legate ai testi; la

geografia non è solo nei libri, ma serve nella vita comune per orientarsi e muoversi nello spazio. Descrivere la terra
serve a potersi muovere nel territorio. L’uomo primitivo infatti aveva già una sua geografia, cioè acquisiva nel tempo la

capacità di muoversi nel territorio e gestirlo. La geografia si è evoluta e occupata di diverse cose.

Compito dell’insegnante è verificare se i bambini sanno orientarsi nei propri spazi e servirsi di essi. La geografia

diventa così una condizione che fa parte della vita umana.

Il ruolo degli studi è dare consapevolezza agli aspetti inconsci, farci comprendere i limiti, aiutare l’uomo a migliorare il

rapporto con l’ambiente tramite prospettive e migliorare le capacità di orientamento.

 LA RELAZIONE GEOGRAFIA- FILOSOFIA

Esiste una relazione tra geografia e filosofia. Quando la geografia non è stata più qualcosa di empirico e

inconsapevole, si è sviluppata una maggiore consapevolezza e la geografia è nata proprio in relazione alla filosofia. I

filosofi dell’archè volevano spiegare l’origine del mondo e quindi hanno iniziato a riflettere sulle caratteristiche della

geografia. Uno di loro è Anassimandro (VII secolo a.C.), considerato l’autore della prima carta geografica. È una carta

in cui si trova l’Europa, la parte settentrionale dell’Africa e l’Asia. La terra viene presentata come tonda e piatta, divisa

in 3 terre circondate dall’Oceano.

La geografia è nata in seno alla filosofia e insieme ad essa è nata la cartografia. La cartografia è la disciplina che si

occupa della costruzione delle carte; l’uomo comincia ad avere bisogno di costruire delle carte per potersi spostare da

un territorio all’altro.

Già gli uomini primitivi incidevano dei percorsi per potersi spostare.

 LA GEOGRAFIA DELL’ETA’ ANTICA

Eratostene è il primo a scrivere nel III secolo a.C. un’opera intitolata “Geografia” in cui descrive gli ambienti.

Con Strabone nel I secolo a.C. si inizia a parlare di geografia umana, cioè analizza la relazione tra uomo e ambiente.

Tolomeo tra il 100 e il 175 d.C. scrive un’opera intitolata “Geografia” in cui inizia a costruire carte tramite calcoli

matematici, inizia a parlare di coordinate come longitudine e latitudine per costruire carte esatte.

Nella cultura greca troviamo quindi i fondamenti della geografia.

I romani non ci hanno lasciato grandi opere di geografia, si sono occupati soprattutto di percorsi e cartografia.

 LA GEOGRAFIA NEL MEDIOEVO E NEL RINASCIMENTO

Nel Medioevo c’è il disprezzo della terra perché l’interesse dell’uomo si concentra su Dio; nelle carte rappresentano

l’idea di inferno e paradiso. I medievali rappresenta il mondo dal punto di vista religioso e quindi hanno dato poco

contributo allo sviluppo della geografia.

La rinascita della geografia avviene con umanesimo e rinascimento perché in questo periodo vengono riscoperti e

studiati i testi classici, tra cui quelli dei filosofi greci. Viene quindi riscoperto il piacere della geografia come scienza,

l’interesse per gli ambienti e la relazione tra ambiente e società.

 TRA XV E XVII SECOLO

I viaggi consentono di scoprire nuove terre e quindi rappresentarle nelle carte per consentire agli altri di ripetere quei

viaggi. Colombo scopre l’America, pensa di poter arrivare alle Indie perché la terra è tonda. Nel 600 nasce la scienza

moderna, con Galileo e Bacone e più avanti Newton. Questa attenzione per gli studi sperimentali da vantaggi anche

alla geografia perché più l’uomo illustra e guarda ciò che ha intorno, più la geografia si sviluppa come scienza.

Philipp Cluver è considerato il fondatore della geografia storica perché si è dedicato alla descrizione del paesaggio dei

tempi classici.

Varenio nel 600 scrive un’opera intitolata “Geografia generale”; si tratta di un’opera in cui inizia a delineare la
geografia come scienza, a stabilire regole (parlare di clima, morfologia terrestre, caratteristiche di montagne e fiumi

ecc.). Varenio dà indicazioni su come descrivere un territorio in modo sistematico. Si ha inoltre sempre più

consapevolezza della relazione uomo-ambienti. Per Varenio la Geografia si articola in:

-UNIVERSALE o GENERALE= considera la Terra nei suoi diversi componenti;

-SPECIALE O COROGRAFIA= si occupa degli aspetti specifici di ogni singola regione.

Botero getta le basi della geografia politica, cioè si occupa di come lo studio del territorio consente di veicolare la

politica di quel territorio. C’è quindi una relazione tra ambienti e situazioni politiche.

Sempre nel 600, grazie agli studi sperimentali, si afferma la GEODESIA, cioè la scienza che si occupa della misurazione

della Terra in base a precise misurazioni sul terreno.

 LA GEOGRAFIA DEL 700

L’ILLUMINISMO è un periodo fondato sulla ragione e sul rapporto uomo-natura.

Kant assegna alla geografia un ruolo fondamentale: essa è funzionale alla formazione del cittadino del mondo; questo

concetto di cosmopolitismo era proprio dell’illuminismo. Quello che asserisce Kant a fine 700 è valido anche oggi.

Conoscendo territori diversi, accettiamo l’esistenza di culture diverse e quindi ci comportiamo da cittadini del mondo

e non di un luogo, si riducono quindi le discriminazioni. Nell’introduzione all’opera “Geografia fisica” Kant scrive che

essa insegna a conoscere “l’officina della terra”, permette dunque una visione globale della natura e si lega a varie

branche: -GEOGRAFIA MATEMATICA= studia forma, dimensioni e movimenti della Terra;

-GEOGRAFIA POLITICA= studia la struttura politica degli stati;

-GEOGRAFIA MORALE= studia gli usi dei popoli;

-GEOGRAFIA COMMERCIALE= si occupa dei traffici commerciali;

-GEOGRAFIA TEOLOGICA= si occupa della distribuzione delle religioni.

Durante l’Illuminismo i nuovi studi portano a legare la geografia alla statistica, una nuova scienza che dalla Francia si

propaga in Europa. Nell’ Enciclopedie troviamo la definizione di geografia come “descrizione della terra”. L’interesse

degli illuministi per la natura e l’agricoltura porta alla diffusione della geografia fisica.

Nell’Italia meridionale, a Napoli, Antonio Genovesi con un gruppo di studiosi molisani, da una spinta allo studio della

geografia nell’Italia meridionale. Genovesi riprende la lezione di Kant e dell’illuminismo. È famoso anche per essere il

primo ad aver dato le basi della scienza dell’economia e sarà il primo a ricoprire la cattedra di economia a Napoli. Nei

suoi studi di economia valorizza anche la geografia perché ritiene che sia fondamentale per la formazione di un

cittadino e per governare un territorio. In “Elementi di fisica sperimentale” che pubblica per gli studenti universitari,

da spazio a varie discipline e anche alla geografia; da le prime cognizioni geografiche. Nel suo volume più importante

“Lezioni” Genovesi si rivolge a chi governa l’Italia meridionale e afferma che se non conosciamo il territorio e le sue

ricchezze non possiamo migliorarlo e consentire il suo sviluppo economico e sociale. Genovesi coglie il concetto

attuale di geografia, cioè una scienza che sia utile all’uomo nel tempo. Solo se conosciamo un territorio possiamo

consentirne lo sviluppo e colmare le sue difficoltà. Da queste opere di Genovesi derivano una serie di interventi nel

mezzogiorno:

-officio topografico

-creazione di carte di geografia

Passi avanti si realizzano anche nella cartografia: Cesare Francesco Cassini progetta la carta topografica della Francia.

Su queste basi la geografia diventa sempre più importante nell’800.

 NELL’800
Nell’800 Alexander von Humboldt scrive un’opera in 5 volumi “Kosmos” in cui inizia a cogliere la relazione tra clima,

popolazione, economia e commercio. Un clima arido ad esempio determina problemi per l’agricoltura. Fornisce i primi

criteri di analisi della geografia, come il concetto di casualità, la localizzazione, la distribuzione dei fenomeni spaziali e

la reciprocità.

Karl Ritter si interessa alla relazione tra i gruppi umani e i territori. Considera questo rapporto secondo un disegno

provvidenziale in quanto religioso, ma nello stesso tempo intuisce l’importanza della dimensione spaziale e temporale

nella geografia e della metodologia rigorosa che deve esserci nell’analizzare la relazione uomo-natura.

Friedrich Ratzel si sofferma sulla relazione stretta che c’è tra ambiente e società: ambienti poveri daranno come

conseguenza che chi li vive è una comunità povera; la comunità si arricchisce se il territorio è ricco (es. Pianura Padana

favorevole all’agricoltura per territorio, fiumi e clima). Questa di Ratzel è una visione deterministica. Ma non è proprio

così perché se vediamo ad esempio il territorio dove vive il popolo di Israele, la Palestina era un territorio molto

povero ma adesso parte del territorio è stata irrigata tramite strutture artificiali e questo ha consentito di migliorare

l’agricoltura. La comunità è influenzata dall’ambiente, ma questa influenza non è sempre determinabile perché se la
comunità si impegna può cambiare le condizioni ambientali e quindi la relazione con l’ambiente. Ratzel è il fondatore

dell’antropogeografia; il suo limite è appunto quello di aver considerato la relazione uomo-ambiente come

deterministica. Riprende anche la relazione tra geografia e politica.

Vidal de la Blanche invece rinnova gli studi geografici perché supera il determinismo; afferma cioè che la comunità

può avere a sua disposizione più possibilità che vanno a modificare il rapporto con l’ambiente, a seconda di quale

mettono in atto nella gestione dell’ambiente in cui vive (non determinismo ma possibilismo). Egli inoltre si occupa dei

generi di vita, cioè vede come i gruppi umani con le loro tradizioni vivono nei vari ambienti. De la Blanche è

considerato il fondatore della geografia moderna. Questa impostazione valorizza due concetti importanti per la

geografia: il concetto di paesaggio, come insieme dei tratti materiali e immateriali di un territorio, e il concetto di

regione come porzione di un territorio con caratteristiche peculiari.

 NEL 900

La geografia si è affermata come scienza della descrizione della terra nei suoi tratti fisici e nella distribuzione della

presenza umana. Lucio Gambi a metà 900 mette in crisi l’impostazione vidaliana in quanto egli afferma che l’analisi del

genere di vita fosse poco adeguato a esaminare società evolute. Gambi individua 3 diversi ambiti nella geografia:

-GEOGRAFIA FISICA= studio dei fenomeni naturali;

-ECOLOGIA= studio degli esseri viventi;

-GEOGRAFIA UMANA= studio dell’organizzazione socio-economica della terra

Aggiunge inoltre che occorre modificare la metodologia a seconda dell’ambito geografico analizzato e coglie la stretta

relazione tra geografia e storia. Secondo Gambi compito del geografo non è solo quello di descrivere la terra, ma

anche porsi dei problemi e provare a risolverli.

Nel 900 diversi studiosi avvertono l’esigenza di rinnovare la geografia e si sviluppano diversi indirizzi della geografia

moderna:

-INDIRIZZO IDIOGRAFICO

-INDIRIZZO QUANTITATIVO

-LA GEOGRAFIA DELLA PERCEZIONE

-L’INDIRIZZO STORICISTICO-MARXISTA

-LA GEOGRAFIA CULTURALE

1) L’INDIRIZZO IDIOGRAFICO (anni ’50)

Idiografia= descrizione di un singolo luogo (idio= specifico, singolo)

L’autore più rappresentativo è Richard Hartshorne, geografo statunitense, per il quale la geografia studia le peculiarità

di ogni luogo tramite una metodologia chiara e sistematica, quindi è al pari delle altre discipline scientifiche.

Matematica e fisica sono scienze che danno delle leggi, nate dall’osservazione e dalla sperimentazione. Secondo

Hartshorne la geografia non può dare leggi certe perché ciò che è valido in un territorio, non lo è in un altro ambiente.

Nonostante ciò è una scienza perché segue un percorso preciso:

-osservazione

-analisi delle relazioni tra le parti (clima, ambiente, popolazione)

-ipotesi sulle relazioni

Per Hartshorne la terra è la casa dell’uomo, quindi la geografia è la scienza che studia la relazione uomo-terra e non si

appiattisce sulla geologia, che studia invece solo la natura. La geografia, secondo Hartshorne, cerca di descrivere e

interpretare il carattere mutevole, da luogo a luogo, della terra, concepita come il mondo dell’uomo.

2)INDIRIZZO NEOQUANTITATIVO o NEOGEOGRAFICO (anni ’60)

È un filone nato negli anni 50-60 del 900 e vuole portare nell’ambito geografico elementi matematici e statistici; va a

quantificare i fenomeni, e da qui il nome “neoquantitativo”. Un grafico ad esempio mi permette in maniera immediata

di quantificare un fenomeno. Questo indirizzo ha cercato di rendere la geografia più efficace, un’interpretazione e non

solo una descrizione, attraverso altre discipline: matematica, statistica e economia. Es. va a misurare il numero di

nascite, di morti, di immigrati ecc.; ciò consente di lavorare in modo sistematico.

Questo indirizzo ha avuto largo consenso nei paesi di cultura anglosassone, dove è stato denominato “new

geography”.

La differenza rispetto all’indirizzo precedente sta nel fatto che secondo Hartshorne il geografo deve osservare e

raccogliere informazioni qualitative per ricostruire la realtà, invece secondo questo nuovo indirizzo neoquantitativo

deve avere a disposizione dei modelli o schemi per ricostruirla.

In questo indirizzo rientra il geografo italiano Turco. Turco afferma che sono importanti per la geografia le procedure
metodologiche statistiche e matematiche e i modelli in quanto essi permettono di stabilire una norma e anche di

riconoscere le eccezioni, comprendendo quindi le situazioni e i processi geografici.

3) LA GEOGRAFIA DELLA PERCEZIONE (anni ’70)

Con questo indirizzo la geografia si apre ad altre discipline: sociologia e psicologia, si va nella soggettività. Ci si rende

conto che può essere importante studiare la percezione che ognuno di noi, come singolo o come gruppo, ha dello

spazio. Noi in base alle nostre esperienze formiamo delle immagini nella nostra mente. Questo indirizzo vuole mettere

a fuoco i comportamenti umani, studiando i concetti e le immagini che gli uomini elaborano del mondo reale.

Ad esempio Lynch ha fatto uno studio su come gli uomini percepiscono la vita nelle grandi metropoli americane ed è

emerso che ognuno ha delle immagini mentali che differiscono a causa di: età, esperienze, scolarizzazione,

provenienza sociale.

IL CONCETTO DI MAPPA COGNITIVA (O CARTA MENTALE)

Tolman nel 1948 con uno studio mette in evidenza come ciascuno di noi crea degli schemi mentali percettivi delle

città che visita che ci consentono di orientarci. Fa riferimento al pensiero di Gardner.

4) L’INDIRIZZO STORICISTICO- MARXISTA (anni ’70)

Questo indirizzo si afferma prima negli Stati Uniti e poi in Francia e vede il territorio come luogo di conflitti politici.

Sostiene che ogni trasformazione che avviene in un luogo ha una valenza storica, è l’esito di un conflitto sociale. Ad

esempio per capire come si è modificata l’agricoltura di un territorio bisogna andare a studiare la storia di quel

territorio e della sua società, i conflitti, le scelte fatte, le ideologie e così via. Per l’analisi di un territorio diventa

importante quindi la relazione con i fatti storici e sociali. In virtù di questo filone si è visto sempre più il collegamento

tra storia e geografia, tra dimensione temporale e spaziale, in quanto la storia consente di pianificare il cambiamento

di un territorio.

Sostenitore di questo indirizzo è Harvey. Secondo Harvey gli altri indirizzi geografici non sono in grado di spiegare i

problemi presenti nella società e per questo bisogna cambiare impostazione. Sono quindi stati avviati diversi studi sul

rapporto tra fabbrica e città, sui contrasti tra gruppi sociali, sui problemi ambientali. Questo indirizzo considera la

geografia come la scienza che collabora alla pianificazione territoriale e che consente di dare una risposta ai problemi

politici, sociali, economici ed ecologici.

5) LA GEOGRAFIA CULTURALE

È un approccio che analizza in ogni territorio come vivono gli uomini e che cultura hanno. La cultura comprende

qualsiasi oggetto che l’uomo produce: es. l’aratro creato dall’uomo per l’agricoltura. Si vanno quindi ad analizzare le

tradizioni, gli strumenti usati dall’uomo, gli interessi ecc. La geografia in questo modo ci fa vivere come cittadini del

mondo, capaci di cogliere e apprezzare le diversità.

A segnare l’inizio di questo indirizzo è il saggio pubblicato nel 1931 dal geografo statunitense Carl Sauer. Per Sauer la

geografia culturale consiste nell’applicare l’dea di cultura ai problemi geografici di:

-distribuzione sul territorio di abitazioni

-sfruttamento delle risorse naturali

-studio delle componenti del paesaggio per identificare le regioni culturali.

Il geografo studia quindi la localizzazione, la distribuzione e la diffusione dei prodotti realizzati dall’uomo.

Negli ultimi decenni nel 900 questo indirizzo si è rinnovato e si è sviluppata la “nuova geografia culturale”, che si

interessa non solo agli aspetti materiali ma anche a quelli immateriali e simbolici.

 I RECENTI ORIENTAMENTI

La geografia oggi è dinamica e interpretativa, coglie le tendenze al mutamento, dovuto alle comunicazioni e ai fattori

socio-economici o culturali.

Abbiamo quindi:

-geografia postmoderna

-geografia umanistica, perché si concentra sempre più sulle percezioni del singolo, va a vedere il paesaggio anche

nelle opere (Arte e letteratura)

-geografia e comunicazioni

Uno dei più importanti geografi italiani, Giacomo Corna Pellegrini, scrive che la ricerca geografica deve servirsi di una

metodologia che si adegua alle nuove circostanze, ai cambiamenti territoriali oltre che alla loro localizzazione; la

geografia è dinamica e deve saper cogliere i cambiamenti dovuti alle comunicazioni e ai fattori socio-economici o

culturali.

I CONCETTI CHIAVE DELLA GEOGRAFIA

(+ documento “Concetti” + cap. 7 “Il paesaggio”)

Analizzare i concetti chiave di una disciplina ci aiuta a comprendere la disciplina e permette di non utilizzare in modo

generico termini che invece per la geografia sono significativi.

I concetti chiave della geografia sono: ambiente, territorio, paesaggio, regione, spazio.

1) AMBIENTE

L’ambiente in senso generico indica ciò che ci circonda (dal latino ambiens-ambientis); in geografia, riprendendo

l’ecologia, indica l’insieme di processi di interazione ecologica fra elementi naturali ed umani in un determinato luogo o

regione geografica. La geografia condivide con l’ecologia questa definizione di ambiente. Un altro termine specifico

che ritroviamo in geografia è quello di ECOSISTEMA, cioè un sistema di organismi viventi, non viventi e delle relazioni

(es. ecosistema stagno = acqua, rana, pietre, relazioni). L’ambiente è quindi costituito da elementi abiotici (inanimati)

e biotici (viventi).

Tutti gli ecosistemi insieme formano la BIOSFERA = insieme degli ecosistemi della terra che interagiscono a scala

globale; comprende atmosfera (aria), idrosfera (acqua) e litosfera (terra).

In rapporto al concetto di ambiente abbiamo anche la formazione del concetto di SVILUPPO SOSTENIBILE. L’uomo si è

sempre occupato di sviluppo e ha dimenticato la natura, solo negli ultimi decenni si è reso conto che deve mettere in

atto uno sviluppo che gli ambienti possano sostenere. L’uomo spesso sfrutta e inquina l’ambiente, questo si chiama

IMPATTO AMBIENTALE, cioè si va a vedere come l’uomo lascia sull’ambiente la sua impronta. Valutare l’impatto

ambientale significa valutare i danni che l’uomo crea su di esso.

Da tutto ciò deriva l’EDUCAZIONE AMBIENTALE.

L’ambiente oggi racchiude anche gli elementi economici, sociali, culturali con cui l’uomo si confronta.

2) TERRITORIO

Il termine ambiente in geografia indica la dimensione geografica che circonda l’uomo; l’uomo entra nell’ambiente e lo

trasforma, diventa quindi un territorio. La dimensione naturale è l’ambiente, ciò che l’uomo crea e trasforma è il

territorio. Il territorio può essere inteso come quella porzione dello spazio geografico in cui una determinata comunità

si riconosce e a cui si relaziona nel suo agire individuale e collettivo (Pollice).

Il concetto di territorio è stato evidenziato dall’indirizzo storicistico - marxista e indica la presenza umana che imprime

valori e modifica un luogo. Da esso si sviluppano i concetti di territorialità e territorializzazione. Il territorio è costruito

dagli uomini come prodotto del loro lavoro, questa è un’opera di TERRITORIALIZZAZIONE; si parla di TERRITORIALITÀ

quando assume un valore politico. I diversi elementi si intrecciano e per questo si parla di SISTEMA TERRITORIO;

questo sistema necessita di una PIANIFICAZIONE TERRITORIALE, cioè della programmazione di azioni che servono a

proteggere, conservare e progettare un territorio e le sue componenti paesaggistiche.

3) PAESAGGIO

Indica la distesa che si offre allo sguardo; il paesaggio chiede che ci sia qualcuno che osserva, una percezione. Deriva

dal francese “payasage”. Conta l’osservatore e ciò che osserviamo. È quindi una porzione di territorio vista da un

osservatore, nella quale si iscrive una combinazione di fatti e di interazioni.

Es: paesaggio rurale, paesaggio industriale, paesaggio culturale, paesaggio urbanizzato

L’ambiente è la parte naturale, l’uomo si inserisce e crea un territorio, gli dà un’identità e crea paesaggio.

-PAESAGGIO SENSIBILE= ciò che vedo, con i sensi, e su cui posso esprimere un’opinione;

-PAESAGGIO GEOGRAFICO= caratteri geografici del posto (clima, vegetazione, morfologia, componenti geofisiche).

Sestini sottolinea come la presenza umana modelli il paesaggio, che non è dunque un’espressione naturale. Lucio

Gambi mette in discussione l’analisi del paesaggio nelle sue sole componenti geofisiche, ma valorizza le modificazioni

apportate dall’uomo (agricoltura, cultura, industria, costruzione delle case).

La società lascia un’impronta nell’ambiente, la dimensione sociale e culturale è importante per il paesaggio.

Rispetto al concetto di paesaggio, posso analizzare anche la percezione che ciascuno ha, cioè il significato che

l’osservatore dà a quel luogo.

Data l’importanza del paesaggio, nel 2000 è stata definita la “Convenzione Europea del paesaggio”, un documento che

serve a difendere e dare valore giuridico al paesaggio in quanto è utile per il benessere individuale e sociale. Il

paesaggio oggi è garantito dalla legge, va salvaguardato in quanto impronta di una comunità. Ogni comunità ha quindi

gli elementi per difendere i propri paesaggi.

4) REGIONE

Siamo portati a considerare questo concetto in relazione all’ambito amministrativo, in realtà questo termine ha diversi

significati.

Regione significa unità amministrativa, ma ci sono anche paesi che hanno altre divisioni (dipartimenti in Francia,

cantoni in Svizzera). Il termine regione però può indicare anche ad es. una REGIONE STORICA, cioè indica come un

territorio era stato amministrato in passato. Ma con questo termine posso indicare un ambiente naturale in cui c’è

omogeneità, ad es. un bosco o un luogo in cui si coltiva solo un prodotto. (es. regione OMOGENEA del mais, regione

NATURALE dei laghi, regione del riso, regione funzionale). La regione FUNZIONALE è una regione che ha una funzione

specifica, es. ci sono varie industrie.

Abbiamo poi la REGIONE SISTEMICA, cioè il prodotto dell’interazione tra una comunità umana e un ecosistema o più

ecosistemi (Vallega, 1995). Si basa su una visione dinamica e su un progetto comune orientato a un traguardo; una

comunità e gli ambienti sono uniti perché hanno un obiettivo politico e sociale da raggiungere.

Le regioni sono state create dall’uomo, soprattutto quelle amministrative e politiche; anche quelle funzionali e

sistemiche sono legate alla volontà umana; il bosco invece è una regione naturale che non dipende dalla volontà

umana. Si parla quindi di REGIONALIZZAZIONE, un concetto che indica come si formano le regioni, cioè le logiche che

sono alla loro base. Queste logiche sono diverse e sono collegate alle caratteristiche geologiche e botaniche e alle

attività socio-economiche. Si può inoltre analizzare come in una regione si sia formata una certa polarizzazione, cioè

come un centro sia diventato predominante e come si siano sviluppate le reti economiche e sociali.

Le regioni hanno delle caratteristiche: dimensioni, forma, limiti e confini, associazioni, dinamiche; per “dinamiche” si

intendono i rapporti e conflitti.

Abbiamo quindi regioni di diverse dimensioni, da continenti a Stati che coincidono con una sola città, da regioni estese

a piccole regioni rurali. Le forme possono essere spontanee o imposte, le regioni vicine inoltre si associano e alcune

hanno posizione centrale, altre periferica. I confini non sono astratti ma definiti a tavolino e sono spesso motivo di

conflitto.

Le regioni non sono fisse, ma possono cambiare nel tempo in base alla logica della regionalizzazione e questo dipende

dalla volontà umana.

Il termine regione lo possiamo usare all’interno di uno stato ma anche per indicare lo stato stesso, es. le regioni

dell’Unione Europea, le regioni africane.

In Italia la Costituzione ha previsto dal 1° gennaio 1948 la formazione di 5 regioni a statuto speciale autonome nello

Stato: Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige. Le regioni a statuto ordinario sono

state definite nel 1970 in modo disomogeneo in seguito all’Unità; disomogeneo perché la suddivisione non teneva

conto delle esigenze della comunità e dei caratteri ambientali e culturali.

5) SPAZIO GEOGRAFICO

Lo spazio è il punto di partenza dell’agire dell’uomo. Bisogna fare 3 distinzioni parlando di spazio:

-SPAZIO ASSOLUTO = spazio che definisco in modo oggettivo, stabile (in base a latitudine, longitudine, altitudine),

importante è la distanza tra gli oggetti o i fenomeni;

-SPAZIO RELATIVO = se si fa riferimento alle funzioni urbane (economiche, amministrative), è relativo perché le

funzioni possono cambiare nel tempo;

-SPAZIO RELAZIONALE = se si fa riferimento alle trasformazioni prodotte da una comunità (cultura), vedo le relazioni

tra comunità e territorio; anche questa è una concezione che può cambiare perché cambia la comunità nel tempo.

La geografia umanistica e la geografia della percezione indicano con il termine “spazio” le percezioni e le esperienze di

ogni individuo, introducendo i concetti di:

-SPAZIO PERCEPITO = se consideriamo le immagini e le percezioni;

-SPAZIO SOCIALE = spazio nel quale si vive e si intrattengono relazioni sociali;

-SPAZIO VISSUTO = spazio nel quale si riflettono valori e significati.

Il termine “spazio” in generale in geografia non si usa, ma è sempre accompagnato da un secondo termine che lo

definisce meglio.

 CONCETTI METODOLOGICI: ubicazione, localizzazione e scala


-Quando parlo di spazio assoluto do l’UBICAZIONE di un luogo, cioè dico dove si trova quel luogo in base a latitudine e

longitudine;

-quando dico che funzione ha un luogo si tratta di LOCALIZZAZIONE, cioè la posizione relativa ad altri luoghi e città;

-SCALA= estensione = ambito spaziale di riferimento per lo studio di un fenomeno (scala locale, regionale,

continentale, mondiale). In ambito cartografico la scala indica il rapporto tra la misura del terreno e la corrispondente

misura scelta convenzionalmente per la rappresentazione.

Lezione del 2/10

LA CARTOGRAFIA

+ “dispensa cartografia” + (cap. 1 “Le coordinate spazio-temporali. Rappresentazioni e misure”)

 L’ORIENTAMENTO

Sapersi orientare significa: conoscere la propria posizione e ricercare la giusta direzione per raggiungere una

destinazione. I punti fissi usati come riferimento per orientarsi sono i PUNTI CARDINALI, individuati dal percorso che

durante il giorno compie il Sole nel cielo. I punti cardinali sono:

-NORD= mezzanotte

-SUD= mezzogiorno

-EST= dove sorge il sole

-OVEST= dove tramonta il sole

Il collegamento di questi 4 punti crea sulla terra due linee perpendicolari che la dividono in 4 parti. È stato poi ritenuto

necessario dividerla ulteriormente individuando anche dei punti intermedi; è nata così la ROSA DEI VENTI, in quanto i

punti venivano chiamati con i nomi dei venti del mediterraneo:

-NORD= Tramontana

-NORDEST= Grecale

-EST= Levante

-SUDEST= Scirocco

-SUD= Mezzogiorno o Austro

-SUDOVEST= Libeccio

-OVEST= Ponente

-NORDOVEST= Maestrale

Alla rosa dei venti è stato applicato un ago calamitato che è libero di ruotare in un piano orizzontale secondo le linee

di forza del campo magnetico terrestre; è nata così la BUSSOLA. Nella bussola l’ago indica il Nord magnetico, molto

vicino a quello geografico, consentendo così di individuare in modo rapido la direzione.

La notte invece per orientarsi si usano le stelle, in particolare la stella Polare in quanto essa indica sempre il Polo nord.

 LA NASCITA DELLA CARTOGRAFIA

La cartografia nasce nella cultura greca, nella collaborazione tra filosofia, geografia e cartografia.

Gli uomini da sempre hanno cercato di rappresentare il territorio per muoversi, viaggiare o fare la guerra.

La prima carta geografica è rappresentata da Anassimandro e comprendeva le 3 terre conosciute: Europa, Africa

settentrionale e buona parte dell’Asia; già nella carta di Tolomeo troviamo un’evoluzione della conoscenza della terra.

I Greci e i Romani hanno disegnato carte basandosi sugli studi di Tolomeo (II secolo d.C.). La cartografia medievale ha

aggiunto alle carte elementi religiosi, con lo scopo di rappresentare anche il mondo ultraterreno. Nell’età moderna e
in particolare nel XVIII secolo sono state realizzate carte più precise.

 GLI USI DELLA CARTOGRAFIA:

-rappresentare il territorio

-orientarsi

-visualizzare fenomeni e dati = localizzare dove accade un fenomeno o dato

-consentire processi logici e deduttivi = ragionamenti = leggere una carta e saper trarre un contenuto (es. se il

territorio è ricco d’acqua ci sarà un certo tipo di agricoltura, se è montuoso è diffuso l’allevamento ecc.)

-pianificare il territorio

-proporre un modello della realtà = non è una copia della realtà, ma un modello che può essere orientato dalla visione

politica e culturale.

Esistono vari tipi di cartografia, es. CARTOGRAFIA TEMATICA, cioè legata a un tema (frane o altro).

Oggi le carte sono presenti ovunque e sono facilmente manipolabili perché abbiamo gli strumenti telematici utili per

fare ciò. Nel rappresentare in maniera sistematica un territorio bisogna considerare anche le CARATTERISTICHE

ANTROPICHE = tutto ciò che l’uomo (antropos) ha costruito sul territorio. Occorre rappresentare la pluralità e

complessità di un territorio, in tutti i suoi elementi.

Queste immagini sono due esempi di carte, nella prima si riproduce un territorio e nella seconda sono riportate le

vie di comunicazione di Amsterdam. Questo secondo esempio in particolare mostra come la carta è un modello e

non la copia del territorio, è influenzata dalla visione politica e può essere molto lontana dalla rappresentazione

del territorio.

Rose nel 1877 rappresenta la Russia come un grande animale; si

tratta di un’interpretazione politica ironica che vuole far vedere lo

strapotere della Russia sulle altre nazioni. È una carta come

disegno, diversa dalle carte che siamo abituati a rappresentare.

La cartografia è un disegno inserito in un sistema di riferimento; deve avere delle caratteristiche scientifiche e tecniche

di una certa precisione. La carta deve servire a trarre informazioni qualitative e quantitative. Qualitative perché dalla

carta posso rendermi conto di come l’uomo vive in un territorio, la densità di popolazione ecc.

è una carta del 700 che rappresenta Isernia e una parte del tratturo.

La cartografia rappresenta il territorio attraverso due categorie di informazioni:

-PLANIMETRIA= rappresentazione in piano= proiezione di particolari naturali e artificiali nel piano;

-ALTIMETRIA= determinazione dell’altezza di un luogo rispetto al livello medio del mare.

Quindi la cartografia è un disegno in piano che si serve di sistemi di riferimento per indicare la planimetria e

l’altimetria.

La CARTA GEOGRAFICA può essere definita come un disegno di una parte o di tutta la superficie terrestre. La carta ha 3

proprietà:

-RIDOTTA= rimanda al concetto di scala;

-APPROSSIMATA= perché la terra non può essere rappresentata così com’è, non è mai precisissima;

-SIMBOLICA= perché non può riportare tutto in maniera uguale, ma lo fa attraverso simboli;

I simboli vengono raccolti nella LEGENDA, posta in alto alla carta.

 LA SCALA
Per ridurre il terreno alla carta deve essere usato un principio di carattere matematico, cioè la scala. La scala è un

indice di riduzione che indica il rapporto tra le lunghezze sulla carta e quelle reali. Ad es. una scala 1:25.000 significa

che ogni cm sulla carta corrisponde a 25.000 cm sul terreno, cioè 250 m. Dal punto di vista matematico rappresenta

una frazione con 1 al numeratore e 25.000 al denominatore.

Nel senso cartografico quindi la scala indica una riduzione, tramite il rapporto tra la misura sul terreno e la

corrispondente misura scelta convenzionalmente per la rappresentazione. In geografia il concetto di scala però indica

un’estensione, cioè l’ambito spaziale all’interno del quale faccio uno studio; es. scala locale, regionale, nazionale,

internazionale ecc.

In una carta geologica che rappresenta l’Italia avrò una visione globale e una scala con un denominatore molto

grande, in una pianta urbana invece rappresento uno spazio ristretto con un denominatore piccolo ma con più

dettagli.

-Si dicono CARTE A PICCOLA SCALA quelle con grande denominatore che rappresentano spazi geografici più grandi ma

con minori dettagli;


-si dicono CARTE A GRANDE SCALA quelle con piccolo denominatore e che offrono un maggior numero di dettagli

dell’area geografica rappresentata.

Oltre alla scala numerica nella carta troviamo la SCALA GRAFICA, che indica la scala di riduzione usata e consente

quindi di comprendere la distanza tramite la relazione tra cm sulla carta e cm nella realtà. La scala grafica è costituita

da un segmento diviso in parti corrispondenti a determinate lunghezze sul terreno che costituiscono le unità grafiche.

CLASSIFICAZIONE DELLE CARTE:

-PLANIMETRIE O PIANTE O MAPPE= le carte con scala fino a 1: 10.000 sono dette planimetrie o piante se

rappresentano città e altri centri abitati, mappe se rappresentano proprietà rurali;

-TOPOGRAFICHE (es. una regione) = le carte con scala da 1: 10.000 a 1: 150.000, rappresentano con molta precisione

piccoli tratti della superficie terrestre;

-COROGRAFICHE (es. l’Europa) = le carte con scala da 1: 150.000 a 1: 1.000.000, rappresentano regioni ampie della

superficie terrestre;

-MAPPAMONDI (tutto il mondo) =le carte con scala oltre 1: 1. 000.000, rappresentano l’intera superficie terrestre.

 LE COORDINATE GEOGRAFICHE

La superficie terrestre non si può disegnare in un piano, occorre quindi un riferimento geometrico per rappresentarla.

Poiché la terra ha una struttura irregolare schiacciata ai poli, si usa come modello l’ELLISSOIDE DI ROTAZIONE, la figura
geometrica che più si avvicina alla forma della terra.

Per poter individuare i punti su una carta in base alle coordinate è stato ritenuto utile racchiudere la terra in un

reticolato formato da:

-PARALLELI= cerchi concentrici, dall’equatore che è più grande ai poli che sono i più piccoli, che tagliano in orizzontale

la terra. Il principale è l’Equatore; in tutto sono 180 e si riducono fino a coincidere con i poli.

-MERIDIANI= linee che avviluppano la terra da Nord a Sud e che hanno come riferimento il meridiano di Greenwich. I

meridiani sono i circoli passanti per i poli, sono tutti uguali e sono 360.

L’insieme di meridiani e paralleli forma il RETICOLO GEOGRAFICO.

Occorrono inoltre:

-LATITUDINE= dal latino “lato”, cioè ampio, indica la distanza angolare di un punto dall’equatore misurata su un

meridiano (nel disegno PP’ e l’angolo PCP’); si distingue in latitudine Nord e latitudine Sud.
-LONGITUDINE= distanza angolare di un punto dal meridiano scelto come fondamentale (Greenwich), misurata su un

parallelo (nel disegno PO e l’angolo PAO); si distingue in longitudine Est e longitudine Ovest.

Latitudine e longitudine si misurano in gradi e frazioni di grado.

Nella seconda immagine è rappresentata la terra indicando i numeri dei vari meridiani e paralleli, ciò consente con dei

calcoli di definire le esatte coordinate geografiche di ogni luogo. In questo caso la rappresentazione è appiattita, non

presenta tutte le irregolarità della terra.

 LE RAPPRESENTAZIONI CARTOGRAFICHE

La terra è un ellissoide, quindi tridimensionale, ma viene rappresentata sulle due dimensioni della carta. Per

rappresentare una parte della superficie terrestre occorre riportare su una carta il reticolato geografico e si usano poi

le proiezioni geometriche.

Si immagina che la terra sia racchiusa in una figura geometrica, un cilindro; il geografo idealmente proietta su quel

cilindro le coordinate poi lo apre e lo proietta in piano.

Per rappresentare un territorio occorrono quindi una serie di passaggi matematici e geometrici che trasformano la

terra da una dimensione tridimensionale e una bidimensionale. È chiaro che la rappresentazione non avrà mai le

stesse misure della terra, ma deve soddisfare almeno una delle seguenti caratteristiche:

-EQUIVALENZA= le superfici sulla carta in scala e quelle della realtà sono identiche = AREE;

-EQUIDISTANZA= le distanze sulla carta in scala e quelle della realtà sono identiche = DISTANZE;

-ISOGONIA= le misure degli angoli sulla carta in scala e quelle della realtà sono identiche = ANGOLI.

Non esiste una carta che ha tutte e 3 queste caratteristiche.

 IL SIMBOLISMO DELLE CARTE

Gli uomini hanno sempre avuto il problema di rappresentare l’altezza nelle carte. Hanno quindi usato delle strategie:

es. usare il colore scuro o i mucchi a talpe (far capire dove ci sono montagne e colline attraverso linee). È stata poi
introdotta una strategia con maggiore criterio scientifico: le CURVE DI LIVELLO o ISOIPSE. Queste curve rappresentano

in modo esatto l’altimetria, attraverso curve a distanza regolare e misure scritte in rosso; le curve sono formate dai

punti che hanno una medesima altezza sul livello del mare. Queste curve mostrano come il territorio sale e mostrano

la morfologia del territorio. Il dislivello tra due isoipse vicine, detto equidistanza, è sempre uguale ed è segnato nella

legenda della carta geografica; in una carta topografica in genere è di 25 o 50 m. Le curve di livello subacquee sono

dette ISOBATE.

Ogni carta deve portare la legenda con i suoi simboli. Possiamo trovare anche altri simboli relativi a elementi antropici,

come le coltivazioni.

Il simbolismo usato per le carte è diviso in:

-fisico-naturale= riguarda i fenomeni idrografici (mare, fiumi, laghi) e orografici (montagne, colline, pianure);

-antropico= rappresenta l’insediamento umano;

-economico= rappresenta le colture, le vie di comunicazione, i beni culturali ecc.

Tramite i simboli il cartografo cerca di fornire una visione chiara del territorio. I simboli devono rendere la carta

chiara; una quantità eccessiva di simboli impedisce una lettura rapida e precisa della carta. Il simbolismo è uguale in

tutto il mondo; ad esempio il verde rappresenta la pianura e il marrone la montagna. Si tratta di un linguaggio

standardizzato.

Ogni stato ha una sua cartografia, che si occupa di realizzare le carte del territorio.

Per le carte nazionali ogni stato ha un suo meridiano di riferimento, in Italia c’è quello di Monte Mario che passa per

Roma. Quindi a livello mondiale c’è quello di Greenwich come riferimento, mentre le carte italiane sono costruite a

partire da una proiezione cilindrica (introdotta da Gauss) che ha come riferimento il meridiano di Monte Mario (12°

27’ 13’’ ad est di Greenwich= 12 gradi 27 minuti e 13 secondi).

La cartografia italiana si è diffusa dopo l’unità tramite l’Istituto Geografico Militare (IGM). È stato importante perché

grazie ad esso l’Italia dopo l’unità ha potuto conoscere a pieno tutto il suo territorio. Oggi l’uso delle tecnologie

permette una rappresentazione delle carte più facile e ogni regione ha una sua cartografia.

 LA LETTURA DI UNA CARTA TOPOGRAFICA:


 Elementi strutturali (tavoletta, indicazione del nord, scala, legenda, etc.);

 la configurazione del terreno = pianura, colline, montagne, valli;

 le coste e il loro andamento;

 le acque continentali;

 la vegetazione spontanea e le coltivazioni;

 le sedi umane= città, paesi, insediamenti sparsi ecc.

 le vie di comunicazione e i limiti amministrativi;

 i toponimi= nomi di luogo che aiutano a comprendere i processi storico-culturali avvenuti

Attraverso questi elementi ricavo le informazioni qualitative e quantitative del territorio.

 LA CARTOGRAFIA TEMATICA

Le carte geografiche in base ai loro contenuti possono essere classificate in:

-CARTE DI BASE o GENERALI = riportano i caratteri fisici, politici o entrambi, in quanto devono riportare il maggior
numero possibile di informazioni;

-CARTE SPECIALI = sono realizzate per obiettivi specifici e richiedono delle particolari proiezioni; un esempio sono le

carte nautiche e quelle aeronautiche;

-CARTE TEMATICHE = trattano un solo tema, quindi non vedo diversi simboli ma solo uno. Es. carte di agricoltura,

industrie, porti ecc.

Le carte tematiche a carattere quantitativo sono quelle che mettono in evidenza segni, colori, simboli che indicano la

qualità o l’intensità di un fenomeno. Con le carte tematiche si rappresentano fattori economici, sociali, culturali, ma

anche naturali come la diffusione di una vegetazione o di una specie animale. Sono molto presenti in testi scolastici e

pubblicazioni scientifiche.

Una carta sulla quale sono rappresentati dati statistici è detta “CARTOGRAMMA”. Sono CARTOGRAMMI A MOSAICO

quelli che rappresentano un fenomeno attraverso colori o tratteggi in un territorio suddiviso secondo i confini

amministrativi.

 ESEMPI DI CARTE TEMATICHE:

In base ai fenomeni considerati, le carte tematiche si classificano in:

 carte geologiche (per rappresentare ad esempio le rocce);


• geomorfologiche (per rappresentare il modellamento della superficie terrestre);

• carte climatiche;

• carte stradali e ferroviarie;

• carte idrogeologiche (per rappresentare delle risorse idriche superficiali);

• carte meteorologiche (fenomeni atmosferici: temperatura, pressione, venti, clima, nubi, piogge);

• carte antropiche (fenomeni legati alla presenza dell’uomo e alle sue attività);

• carte dell’utilizzazione del suolo (trasformazioni in un territorio da agricoltura, allevamento).

Le carte tematiche si possono classificare anche in base al modo in cui trattano in fenomeno, in questo caso abbiamo:

-CARTE QUALITATIVE = affrontano il tema in generale e in base alla sua distribuzione nello spazio (es. lingue, religioni,

specie di piante);

-CARTE QUANTITATIVE = evidenziano le misure (quantità, densità);

-CARTE ANALITICHE = si concentrano su un tema o più temi simili;


-CARTE COMPLESSE = riuniscono più temi;

-CARTE STATICHE E DINAMICHE = presentano un fenomeno stabile o mutevole nel tempo.

 APPLICAZIONI TECNOLOGICHE
Oggi abbiamo delle strumentazioni tecnologiche che ci consentono di rappresentare carte:

-TELERILEVAMENTO= studio di una superficie eseguito a distanza tramite strutture come i satelliti che scattano foto

del territorio;

-SISTEMA GPS = uso di satelliti per determinare la posizione di un oggetto o persona.

I satelliti sono quindi molto utili per la cartografia in quanto l’uomo prima per disegnare carte doveva andare sul posto

e fare misurazioni e questo era faticoso e difficile perché occorrevano calcoli matematici precisi; oggi grazie ai satelliti

è possibile non andare sul territorio e rappresentare carte molto precise.

-GIS= software che usa i dati delle coordinate geografiche per costruire carte; la sigla sta per Sistema Informativo

Geografico ed è un sistema computerizzato che permette l’acquisizione, analisi e visualizzazione di informazioni che

derivano dai dati geografici. Un GIS consiste in un database, una base cartografica e un collegamento informatico tra

essi. Può essere usato anche da chi non è esperto perché sono fornite carte già fatte e noi possiamo scegliere un

aspetto da visualizzare.
Sono tutti software che consentono di creare carte e analizzare fenomeni.

 LA TOPONOMASTICA

Per comprendere meglio un territorio occorre vedere anche come è stato denominato dall’uomo, ecco perché si parla

di TOPONIMI (nomi geografici). Es. Pietrabbondante si chiama così perché c’è abbondanza di pietra in quel territorio. I
toponimi, o nomi geografici, quindi sono importanti perché mostrano caratteristiche ambientali, storiche, culturali,

trasformazioni oltre a consentire di individuale le diverse località. La toponomastica studia i toponimi e ne ricostruisce

il senso e la relazione con il territorio.

 LE FOTOGRAFIE
Quando studio un territorio però non uso solo la carta come materiale iconico, possono collaborare all’analisi del

territorio anche le fotografie. La foto consente di vedere particolari che la carta non mostra. È importante individuare

il punto di vista da cui è scattata la foto, stabilire il confronto tra carte e immagini e confrontare foto inerenti allo

stesso oggetto ma in periodi diversi.

 VARI ESEMPI DI CARTE GEOGRAFICHE

È una porzione della “Tabula Peutingeiana”, è una carta medievale che dice solo che ci

un percorso rappresentato dai romani che sono Europa, Asia e Africa, non indica altro

rappresenta Roma e alcuni luoghi importanti e da spazio alla visione religiosa del mondo

vicino Roma, come la via Appia e la via Salaria.

L’imprecisione sta nel rappresentare


Cartagine molto vicina a Roma, ma ai romani

interessava rappresentare il percorso e i posti

principali per spostarsi.

È una carta del XII secolo che mostra il

Mediterraneo rovesciato, cioè visto

è una carta tardomedievale che dall’Africa; cambia il punto di vista e per

rappresenta più elementi ma importanti questo l’Italia non è più al centro del

sono sempre i simboli religiosi mediterraneo.

È una carta del 1587 ed è il primo

tentativo di rappresentazione di tutto il

mondo è una carta che rappresenta in modo

satirico la prima guerra mondiale

La prima è la proiezione di Mercatore e la seconda di Peters. Le proiezioni sono elaborazioni geometriche attraverso le

quali si rappresentano le coordinate geografiche. La differenza tra le due proiezioni è che Mercatore da più spazio al

nord, invece quella di Peters da più spazio all’Africa, all’America meridionale e all’Australia. Cambiando i calcoli

geometrici e matematici cambia la rappresentazione che si fa; questa rappresentazione dipende anche dall’ideologia:

Marcatore da più spazio alle zone più ricche, invece Peters che è un cartografo moderno da più valore al sud del

mondo.

è una carta del 1566 realizzata dagli spagnoli con funzione politica,

cioè per mostrare i cambiamenti fatti a Napoli al loro arrivo: vie,

zona agricola intorno a Napoli, commercio, contatti con Madrid. Gli

spagnoli con questa carta vogliono dare l’idea di una città ricca e

sviluppata.

è una carta che indica l’area metropolitana molto vasta, un’area che

È una carta che rappresenta come era


comprende Roma e tutti i comuni ad essa collegati; in rosso è mostrata

Isernia nell’800 attraverso una scala la disposizione nelle scuole, concentrate tutte a Roma, nella zona

misurata in piedi. centrale. Ciò comporta che nell’area di maggiore concentrazione c’è

maggiore traffico, lì tenderanno a vivere le famiglie, mentre molti

trasporti partiranno dai vari comuni lontani per raggiungere le scuole;

altra conseguenza di ciò è una possibile dispersione scolastica. Questo è

un esempio di come, leggendo una carta, posso visualizzare un

fenomeno, analizzarlo e risolvere eventuali problemi.

 GLI ATLANTI

L’atlante è una raccolta sistematica e organica di carte geografiche, normalmente a scala piccola o media, utilizzate
per lo studio e la consultazione. Una prima raccolta di questo tipo risale a Claudio Tolomeo, nel II secolo a.C.; ma il

primo vero e proprio atlante moderno è quello realizzato da Ortelio nel 1570. Solo nel 1955, nell’opera di Mercatore,

compare per la prima volta il termine Atlante, in riferimento al personaggio mitologico che aveva il compito di

sorreggere il Cielo. Secondo altri studiosi, il nome invece deriverebbe dal re Atlante, astronomo e cartografo.

Ci sono vari tipi e formati di atlanti:

-SCOLASTICO

-NAZIONALE

-INTERNAZIONALE

-TEMATICO

Tutti gli atlanti seguono criteri uniformi e un certo ordine. Solitamente all’inizio troviamo le carte geografiche generali,

seguono quelle riguardanti il Paese e il continente a cui è dedicato l’Atlante e infine quelle degli altri Paesi e

continenti. Nell’Atlante troviamo anche un INDICE TOPONOMASTICO che riporta in ordine alfabetico tutti i nomi
geografici riportati sulle carte, in questo modo è più semplice trovarli all’interno dell’Atlante.

 MISURAZIONI DEL TEMPO: I FUSI ORARI

Il mezzogiorno è il punto in cui il sole si trova alla massima altezza sull’orizzonte. È contemporaneamente mezzogiorno
in tutti i luoghi che si trovano sullo stesso meridiano. Se si considerava l’ora solare di ogni località, ogni luogo avrebbe

una propria ora perché si trova su un meridiano diverso (es. a Torino sarebbe mezzogiorno 10 minuti dopo rispetto a

Milano). Le innovazioni tecnologiche del XIX secolo, in particolare il telegrafo e i mezzi di trasporto, hanno reso

evidente la necessità di un orario internazionale condiviso. Per questo è stato introdotto il concetto di FUSO ORARIO.

La circonferenza terrestre può essere considerata come un angolo giro da dividere per le ore del giorno; ogni ora

corrisponde quindi a uno spicchio della superficie terrestre di 15°. La terra risulta perciò divisa in 24 zone, ognuna

delle quali è definita da un fuso orario e si estende per a est e ovest del meridiano al centro dello spicchio. Il fuso

orario che si trova subito a est di Greenwich è quello dove si trova l’Italia ed è avanti di un’ora (+1), quindi segna

mezzogiorno quando a Greenwich sono le 11. L’ora dunque si sposta in avanti di un’ora alla volta procedendo ad est di

Greenwich e indietro di un’ora per quelli a ovest. I limiti dei fusi orari più che i meridiani, seguono i confini degli Stati

in modo da consentire l’ottimizzazione degli orari nel territorio nazionale. Il problema dello stesso orario si presenta

soprattutto negli stati con grande estensione; ad esempio il Canada si estende su 6 fusi orari, la Cina ha adottato un
univo fuso anche se è molto estesa (+8).

Il meridiano di 180° che attraversa l’Oceano Pacifico, segna il passaggio al giorno successivo; questo meridiano è detto

“linea del cambiamento di data”. Passando da una parte all’altra del meridiano, l’ora resta la stessa ma del giorno

successivo.

 MISURAZIONI DEL TEMPO: IL CALENDARIO

Fin dall’antichità la misurazione del tempo è legata agli astri: il Sole e la Luna in primo luogo. Nel nostro calendario il

giorno, il mese e l’anno fanno riferimento ai movimenti di rotazione e rivoluzione della Terra, ma con l’uso di alcune

convenzioni. Infatti l’anno solare dura circa 6 ore in più rispetto ai 365 giorni stabiliti per convenzione. Per questo è

stato introdotto il calendario. Ogni calendario è regolato da norme e le varie scansioni del tempo corrispondono al

ritorno di riti, feste e funzioni pubbliche.

I primi calendari erano legati alla religione, infatti sono nati nei templi dei Babilonesi e degli Inca.

I pontefici hanno introdotto il calendario romano, riformato poi da Giulio Cesare (calendario giuliano). Nel calendario

giuliano l’anno è diviso in 365 giorni per 3 anni consecutivi, e di 366 il quarto anno (bisestile). Papa Gregorio adottò

nel 1582 il calendario gregoriano, in cui stabiliva di non considerare tutti gli anni secolari come bisestili, in quanto ciò

ritardava di molto le date e l’equinozio di primavera.


Nei Paesi islamici troviamo invece il calendario musulmano, che si basa su un anno lunare di 354 o 355 giorni; il primo

anno coincide con il 622 (fuga di Maometto dalla Mecca a Medina).

Abbiamo poi altri calendari, come quello iraniano, ebraico, copto.

lezione del 6/10

LA TERRA: NASCITA, STRUTTURA, FORZE ESOGENE E

ENDOGENE

(+ cap.2 “La crosta terrestre e le forze endogene” + cap.6 “Il modellamento terrestre”)

La terra si è formata circa 4 miliardi e mezzo di anni fa. La scienza che ricostruisce la storia della terra e delle rocce che

la costituiscono è la GEOLOGIA.

La terra è uno degli astri o corpi celesti che formano l’Universo. Il sole con i nove pianeti (Mercurio, Venere, Terra,

Marte, Giove, Saturno, Uranio, Nettuno, Plutone) costituisce il sistema solare.

La terra è formata da acqua e continenti. Gli scienziati non ci danno una versione univoca del numero dei continenti.
Il continente è una grande porzione di terra che è tutta circondata dal mare; in quest’ottica sono 3: le Americhe,

l’Australia e Asia, Europa e Africa tutte insieme e come quarto continente l’Antartide. Questa suddivisione non è

accettata da tutti, c’è chi divide Europa, Asia e Africa in 3 parti, chi l’America in centro-settentrionale e meridionale chi

distingue l’Africa dall’Eurasia.

La morfologia della terra è variegata, abbiamo l’altimetria che è difficile da rappresentare in cartografia. Ogni

continente ha una diversa morfologia: montagne, colline, pianure ecc. Anche la presenza di acqua è varia, circonda il

continente ed è anche al suo interno (Acque continentali = fiumi, laghi).

La parte della terra che è maggiormente a contatto con noi è il suolo. Il suolo è detto anche crosta terrestre ed è la

parte più superficiale, fondamentale per la vita umana e l’agricoltura.

SUOLO = strato detritico superficiale della crosta terrestre capace di ospitare piante, costituito da sostanze minerali e

organiche. Il suolo è un “capitale naturale”, supporto di tutte le attività umane.

 LA COSTITUZIONE DELLA TERRA

La terra è formata da:

-CROSTA= parte esterna, solida

-MANTELLO= si divide in litosfera (parte rigida), astenosfera (parte magmatica) e mesosfera (parte ancora rigida).
-NUCLEO ESTERNO = massa fluida

-NUCLEO INTERNO = massa solida e densa

Conosciamo la struttura interna della terra grazie alle trivellazioni che hanno permesso all’uomo di entrare all’interno

della terra, in profondità. Il cuore della terra è formato da: mantello, nucleo esterno e nucleo interno.

Sul nucleo interno e esterno non abbiamo ancora indicazioni molto precise.

 COME SI è FORMATA LA TERRA?

Su come si è formata la terra ci sono varie teorie. La prima è quella di Alfred Wegener. Egli fece una sua osservazione

agli inizi del 900: guardò i confini dell’America meridionale e dell’Africa e affermò che l’uno si incastra all’altro se li

avviciniamo; da ciò ebbe l’intuizione che la terra quando si è formata era un solo grande continente detto PANGEA

(grande terra), circondata da un solo grande mare PANTALASSA. Vari movimenti della terra hanno poi separato la

terra in vari continenti. È stato il primo a pensare che la terra ha cambiato la sua immagine nel tempo. Non c’è una

dimostrazione scientifica che la sua teoria sia fondata. La sua è definita la TEORIA DELLE TERRE EMERSE o DELLA

DERIVA DEI CONTINENTI. Studiosi successivi negli anni 60 hanno definito, a partire dalle idee di Wegener, la teoria

della TETTONICA DELLE PLACCHE o TETTONICA GLOBALE. A differenza della teoria della deriva dei continenti, si

considera il movimento relativo di porzioni di crosta e mantello superiore con moto non uniforme; questo movimento
ha modificato più volte nel corso di milioni di anni la forma e distribuzione delle placche e dei continenti.

La parte esterna del mantello è costituita dalla litosfera, una parte rocciosa che ha uno spessore di 70-100 km. La

litosfera è suddivisa in placche o zolle di varia forma e dimensione che galleggiano sull’astenosfera, uno strato viscoso.

Da qui si comprende come si formano le montagne, i terremoti e i vulcani. Il magma muovendo le placche della

litosfera produce magma e una serie di scontri che danno vita ai terremoti, si tratta di forze ENDOGENE.

La litosfera quindi ci appare unitaria ma non lo è. Gli oceani sono definiti “placche oceaniche”. Ogni estensione di terra

o mare rappresenta una placca.

L’Italia è sottoposta a continui terremoti perché è sottoposta ai continui movimenti che l’astenosfera produce tra la

placca europea e quella africana. Ci sono previsioni che nel giro di 400 anni questo continuo movimento tra queste

due placche potrebbe piegare lo stivale dell’Italia e dargli una diversa forma.

 MOVIMENTO E MODELLAMENTO DELLA TERRA

La GEOMORFOLOGIA è la scienza che studia i rilievi e i processi di modellamento della crosta terrestre. È legata alla

geografia perché le società nella loro vita quotidiana e nella loro relazione con la Terra devono confrontarsi con le

varie forme del terreno.

I fattori che modellano la superficie terrestre sono detti AGENTI MORFOGENETICI e si dividono in due categorie:

-FORZE ESOGENE = forze esterne, attivate dai fenomeni legati all’atmosfera, all’idrosfera e alla litosfera; tendono a

eliminare dislivelli;

-FORZE ENDOGENE = forze che dipendono dall’attività interna della terra; tendono a produrre dislivelli.

Il modellamento terrestre avviene in modo progressivo e in tempi molto lunghi, a eccezione di fenomeni improvvisi

come le frane, i terremoti e le eruzioni vulcaniche.

 LE FORZE ENDOGENE

Ci sono 3 tipi di movimenti che si possono creare tra le placche della litosfera:

1) MARGINI DIVERGENTI = la spinta del magma è talmente forte che le due zolle si allontanano, quindi il magma
risale dall’astenosfera e si formano dei vulcani; ciò avviene negli oceani soprattutto dove si formano le DORSALI

OCEANICHE, cioè delle catene montuose che nascono negli oceani. L’Islanda è circondata da vulcani attivi, proprio

perché il magma fuoriesce e arriva fino alla superficie del mare.

2) MARGINI CONVERGENTI = la spinta dell’astenosfera fa scontrare e scorrere le due zolle una sotto l’altra, cioè una

si sovrappone all’altra perché l’astenosfera è più forte nello spingere una zolla rispetto all’altra. Quando succede

questo, si formano o la fossa oceanica e quindi uno sprofondamento dell’oceano, oppure se si scontrano un

oceano e un continente o due continenti si formano le catene montuose. La formazione delle montagne prende il

nome di OROGENESI, e avviene proprio grazie alla sovrapposizione di zolle e alla spinta dell’astenosfera. Questo

fenomeno varia la morfologia della terra.

3) MARGINI TRASFORMI = la spinta dell’astenosfera permette alle due zolle di scorrere lateralmente l’una accanto

all’altra, questo movimento produce un TERREMOTO; non c’è sovrapposizione né fuoriuscita di magma ma uno

scorrimento che produce scosse di terremoto, queste scosse si avvertono sulla crosta terrestre. Il movimento si

sviluppa lungo grandi fratture verticali, chiamate faglie trasformi.


Questi movimenti nel cuore della terra ci fanno capire come ci troviamo di fronte a fenomeni evidenti sulla terra:

formazione di montagne, vulcani, cambiamenti degli oceani e terremoti.

 I TERREMOTI

Il terremoto o sisma (dal greco “seismos”, scossa) è un movimento di una parte della superficie terrestre, prodotto da
vibrazioni (onde sismiche) che si propagano da un punto all’interno della Terra detto IPOCENTRO, cui corrisponde un

punto sulla sua verticale in superficie detto EPICENTRO. Le onde sismiche non incontrando alcun ostacolo si

diffondono a diverse velocità in base alla natura delle rocce che attraversano, diminuendo la loro energia man mano

che si allontanano dall’epicentro. La forza dei terremoti è misurata in base alla MAGNITUDO (in latino “grandezza”),

cioè l’energia meccanica prodotta e registrata dai sismografi secondo la scala ideata da Charles F. Richter. Finora la

maggiore magnitudo registrata è circa 9.5. Ci sono scale che misurano le entità delle scosse, la forza, i danni provocati

Oggi non possiamo prevedere i terremoti ma possiamo fare un’operazione di messa in sicurezza della vita umana,

attraverso la costruzione di strutture che non si distruggono con terremoti.

Gli effetti di un terremoto dipendono soprattutto dalla potenza delle onde sismiche e dalla loro durata, ma anche

dalla natura del terreno; hanno rilevanza anche la durata del sisma e le procedure antisismiche messe in atto, così

come il comportamento e la densità di popolazione e il livello di sviluppo della zona.

I terremoti possono avere l’ipocentro sotto un fondo oceanico, che può venire sollevato o abbassato dal movimento
della crosta. Le vibrazioni arrivano subito in superficie, mentre è più lenta l’onda marina generata dal sisma. Lo

spostamento di grandi masse d’acqua produce onde che possono provocare danni se si abbattono sulle coste. Si tratta

di un fenomeno noto come TSUNAMI, un termine giapponese che letteralmente significa “onde sul porto”. Lo

tsunami può essere causato anche da eruzioni vulcaniche, frane, esplosioni o caduta di meteoriti in ambiente marino.

Un esempio è lo tsunami che si scatenò nel 2011 al largo della città di Fukushima a seguito di una scossa di 9 gradi

nella scala Richter a 130 km nel Pacifico.

La distribuzione dei terremoti segue la dinamica della crosta terrestre, in particolare le dorsali oceaniche (rilievi), le

fosse abissali (depressioni del fondo marino) e le catene montuose di recente formazione.

Gli studiosi possono individuare le aree con maggiore rischio sismico ma non possono prevedere quando si scatenerà

un terremoto e con che durata. L’Italia ha un rischio sismico medio-alto. L’indicazione delle zone ad alto rischio

sismico consente di predisporre misure normative e di protezione civile; ad esempio costruendo edifici antisismici,

pianificando le evacuazioni, facendo esercitazioni ecc. Si ricorda ad esempio in Italia il terremoto dell’Aquila il 6 aprile

2009, con scossa di magnitudo 6.3.

 I VULCANI
Il vulcanismo è caratterizzato dalla fuoriuscita di materiali rocciosi allo stato fluido e ricchi di gas (magma), che

possono accumularsi in serbatoi superficiali (camere magmatiche) o giungere direttamente in superficie, dando luogo

a eruzioni vulcaniche. L’eruzione parte dalla parte più superficiale del mantello ed è influenzata dalla viscosità, il

volume e la profondità dei magmi, la temperatura e la tipologia delle rocce attraversate. I magmi risalgono fino al

cratere lungo fratture, formando nella parte superficiale condotti o camini vulcanici.

Il vulcano è costituito da:

-CAMERA MAGMATICA = zona alimentatrice

-CAMINO= condotto da dove risale la lava

-CRATERE= apertura da cui la lava si espande all’esterno

L’eruzione può essere più o meno fluida e può essere accompagnata da pietre o gas. Abbiamo quindi due tipi di

eruzione:

-EFFUSIVA= durante la risalita il magma perde i gas contenuti e fuoriesce in superficie in modo tranquillo, sottoforma
di lava che accumulandosi forma l’edificio vulcanico;

-ESPLOSIVA= il magma durante la risalita mantiene al suo interno il gas, giunge in superficie con una forte pressione

che provoca la frammentazione e l’esplosione del liquido. Questo tipo di eruzioni possono generare: BOMBE

VULCANICHE, quando i pezzi di magma sono lanciati in aria allo stato fluido e prendono una forma affusolata; FLUSSI

PIROCLASTICI, quando la colonna di gas che fuoriesce dal vulcano cade al suolo facendo scorrere lungo i fianchi del

vulcano miscele di gas, ceneri e pomici.

In base alle dimensioni i materiali emessi dal vulcano si distinguono in blocchi, lapilli e ceneri.

Possiamo formarsi:

-vulcani centrali = le tipiche aperture a cratere;

-vulcani lineari = profonde spaccature all’interno della Terra.

I vulcani delle Hawaii hanno una fuoriuscita fluida, liquida e debole = EFFUSIVA

Lo Stromboli ha una fuoriuscita liquida ma a volte ci sono anche pietre e gas; si alternano esplosioni piccole e

esplosioni più violente.


Il Vesuvio, detto anche vulcano pliniano, erutta un magma denso, accompagnato da molti gas e pietre = ESPLOSIVA

Il gas nero che nel 43 avvolse la città arrivò anche nelle zone più lontane da Napoli.

Oggi i vulcani sono studiati e osservati con attenzione proprio perché potrebbero essere molto pericolosi.

I vulcani si concentrano lungo le dorsali oceaniche, nell’America meridionale, sono molto presenti anche nel

Mediterraneo. Gli scienziati stanno studiando alcuni vulcani nel mediterraneo, per cui il Vesuvio sarebbe uno dei

vulcani presenti nel Mediterraneo che è emerso.

Quando il magma fuoriesce si formano montagne e vulcani. Le montagne esternamente le vediamo ruvide e aguzze,

con morfologia variabile:

-ROCCE ERUTTIVE = sono dette anche magmatiche perché si formano dal raffreddamento e dal consolidamento del

magma e delle colate laviche; si riconoscono per il colore rossastro;

-ROCCE SEDIMENTARIE = sono il frutto del deposito di detriti e frammenti, si riconoscono perché in queste zone non

c’è molta vegetazione;


-ROCCE METAMORFICHE = derivano da quelle eruttive ma hanno subito trasformazioni nel tempo a causa

dell’aumento della temperatura.

Grazie ai movimenti dell’astenosfera, nel sottosuolo, dove l’uomo riesce ad aprirsi dei varchi, si formano dei

giacimenti minerari. Anche questi giacimenti si formano in seguito alla solidificazione del magma.

In base alla forma dell’edificio vulcanico, si distinguono:

-VULCANI A SCUDO = forma appiattita per la grande fluidità della lava e scarsa attività esplosiva;

-VULCANI-STRATO= tipica forma conica per la sovrapposizione di colate laviche molto viscose e attività esplosiva.

In base alla loro attività invece si distinguono in:

-VULCANI ATTIVI, con eruzioni abbastanza frequenti;

-VULCANI ESTINTI, che non eruttano più;

-VULCANI QUIESCENTI = attivi in tempi storici.

In Italia i vulcani attivi sono il Vesuvio, lo Stromboli, l’Etna e Vulcano; tra quelli spenti ci sono i colli Euganei, il Vulture e

il monte Ferru; i Colli Albani invece sono quiescenti.

Nelle aree vulcaniche si verificano anche altri fenomeni, detti di VULCANISMO SECONDARIO:

-le FUMAROLE e le SOLFATARE = sorgenti di acqua calda e vapore misti a gas ricchi di zolfo, presenti a Pozzuoli;

-i SOFFIONI = sorgenti di vapore acqueo caldissimo e a fortissima pressione, sfruttati in Toscana per produrre energia

elettrica;

-i GEYSER = emissioni di acqua calda zampillante a intermittenza, frequenti soprattutto negli Stati Uniti, in Islanda e in

Nuova Zelanda.

I fenomeni di vulcanismo secondario sono un motivo di attrazione turistica, quindi possiamo vederli come una

conseguenza positiva dell’attività vulcanica, nonostante gli enormi danni che le eruzioni producono. Un altro aspetto

positivo è la possibilità di ricavare risorse dalle estrazioni di minerali. Le acque idrotermali sono usate per curare

malattie e vengono fatte molte escursioni lungo i bordi dei crateri o nelle vicinanze delle bocche di eruzione (Vesuvio

e Etna). I suoli vulcanici inoltre sono molto fertili, grazie alla ricchezza dei minerali esistenti.

Le eruzioni però producono anche disastri spaventosi, soprattutto se i fianchi del vulcano sono molto popolati, come

quelli del Vesuvio e dei Campi Flegrei. Il rischio vulcanico è ben localizzato, a differenza di quello sismico che è più

ampio, per questo è possibile predisporre piani di evacuazione delle popolazioni nel caso di un’eruzione. Gli
osservatori presenti vicino ai vulcani ne monitorano continuamente l’attività e individuano segni premonitori di

un’eruzione imminente.

 LE FORZE ESOGENE

Sono movimenti che avvengono all’esterno e variano la forma della terra. Sono: l’acqua, i fenomeni meteorologici (le
piogge, la neve), il mare, il ghiaccio. Queste forze compiono la loro azione quando, per motivi legati alla dinamica della

crosta terrestre, una grande massa di litosfera si solleva.

Le rocce subiscono un continuo processo di degradazione e alterazione, a causa degli agenti atmosferici che le

trasformano e rendono più facile l’azione di erosione delle acque su di esse. Le rocce a causa del mutamento della

temperatura possono disgregarsi; questo fenomeno è detto TERMOCLASTISMO.

L’azione delle forze esterne avviene in 3 fasi:

-erosione= azione distruttiva

-trasporto, dei materiali da una zona all’altra

-deposito, dei materiali trasportati

1) A causa dell’erosione si verificano le FRANE, cioè la caduta improvvisa di masse di pietra. Gli agenti atmosferici

battono sulla roccia, la indeboliscono e la fanno franare; ciò accade anche perché noi uomini abbiamo abbattuto molti

alberi. Gli alberi con le loro radici hanno la forza di trattenere il terreno e renderlo più solido. È vero che il danno viene
da fattori esogeni, ma anche da una cattiva manutenzione del territorio da parte dell’uomo. La frana può causare

incidenti stradali, danni per la vita umana e la natura. In Italia sono soggette a frane delle zone in Trentino- Alto Adige,

Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata e Calabria.

2) Quando l’acqua cade molto velocemente può produrre la DENUDAZIONE, cioè il terreno perde l’humus a causa

delle troppe acque; l’acqua pulisce, rende nudo il terreno e quindi porta via i Sali minerali che lo compongono. Ecco

perché l’acqua e la neve rendono alcuni territori talmente poveri da non consentire più l’agricoltura. I detriti vengono

spesso trasportati poi dall’acqua fino alla foce.

3) Il GHIACCIAIO è una quantità di ghiaccio che in montagna rimane tale date le condizioni della temperatura. Spesso

avvengono incidenti per l’improvviso scioglimento dei ghiacciai, dovuti ad un innalzamento della temperatura. Il

ghiaccio si scioglie e si muove e tende a spostarsi; si muove il ghiaccio, possono crearsi valanghe, cambia la posizione

del ghiacciaio. Il ghiacciaio tende a posizionarsi più in basso rispetto alla posizione precedente e mentre si muove,

come l’acqua, trasporta con sé le MORENE, cioè accumuli di sedimenti. Questa discesa è un processo lento. L’azione

dei ghiacciai è importante nelle zone montane; hanno modellato le Alpi e hanno scavato valli che hanno la particolare

forma ad U. Quindi osservando le valli possiamo capire dove in passato c’erano dei ghiacciai. Se questo scioglimento
avviene in maniera troppo diffusa, ciò provoca un innalzamento delle acque degli oceani e quindi alcune coste

potrebbero essere coperte dalle acque e si modificherebbe la morfologia della terra.

4)Il VENTO è capace di spostare enorme quantità di polveri nel deserto e portarle altrove, formando le DUNE (piccole

formazioni di sabbia che il vento compone e scompone, non sono solide). Il vento ha anche la forza di agire sulle

rocce, anche perché solleva la sabbia e la spinge contro le rocce e quindi continuamente modella la roccia che viene

battuta continuamente. Non è l’azione del vento in sé a generare cambiamenti, ma l’azione della sabbia spostata dal

vento.

5) Il MARE riesce a scavare la terra e formare insenature, si inserisce all’interno di coste alte e basse e forma ad

esempio il fiordo in Norvegia. Il mare erode la terra, si inserisce e forma un “fiume” interno circondato da rocce.

-LA COSTA FALESIA = parte rocciosa a picco sul mare;

-LA COSTA RIA e IL VALLONE = costa bassa con insenature;

-FIORDO= insenatura stretta, ramificata che si addentra nell’interno.

Il mare modellando le coste provoca un accumulo di detriti. Questo accumulo può avvenire anche ad una certa

distanza dalla costa dove si forma una sottile striscia di sabbia, detta CORDONE LITORANEO. L’acqua che scorre tra la

costa e il cordone sabbioso si definisce LAGUNA (è la parte di mare più interna, vicina alla costa).

 LA MORFOLOGIA CARSICA

Al confine nord-orientale dell’Italia c’è una regione detta Carso. Da questo territorio deriva il termine CARSISMO che

indica una serie di fenomeni che si sviluppano sulla roccia CALCAREA, cioè formata da carbonato di calcio. Possiamo

avere due tipi di carsismo: carsismo EPIGEO, cioè quello che si verifica in superficie, e carsismo IPOGEO, cioè in

profondità. Un esempio di carsismo epigeo è la DOLINA, una conca quasi circolare, più larga che profonda, il cui

diametro può variare e sul cui fondo può accumularsi la terra rossa, cioè il residuo fatto di minerali argillosi ricchi in

ferro che è contenuto nel calcare.

Quando l’acqua colpisce queste rocce calcaree, il carbonato si scioglie. Finita la pioggia, il carbonato sciolto che ha

“bucato” la montagna si addensa e forma nelle grotte delle montagne delle lunghe stele dette STALATTITI e
STALAGMITI; la differenza tra le due è che le stalattiti pendono come ghiaccioli dal soffitto, mentre le stalagmiti sono

più grosse e partono dal fondo. Se due forme si congiungono formano una COLONNA. Le troviamo ad esempio nelle

Grotte di Castellana in Puglia, quelle di Frasassi nelle Marche.

LA BIOSFERA

(cap. 5 “Biosfera”)

Sulla Terra si sviluppano forme di vita animale e vegetale solo se ci sono particolari condizioni ambientali. La BIOSFERA

(o ecosfera) è il massimo sistema di organizzazione biologica che comprende tutte e 3 le sfere della terra (atmosfera,

idrosfera e litosfera) dove si sviluppano le condizioni indispensabili per la sopravvivenza degli organismi viventi animali
e vegetali. La biosfera interagisce con le altre sfere. Per il suo funzionamento è indispensabile l’energia fornita dal

Sole, grazie alla quale ad esempio si sviluppano i processi di fotosintesi. Il sole consente alle piante di mettere in atto

la fotosintesi; esse si nutrono di sostanze inorganiche, come l’anidride carbonica presente nell’aria e acqua e Sali

minerali assorbiti dal terreno. Le piante sono indispensabili perché prendono anidride carbonica e Sali e rilasciano

ossigeno, indispensabile per ogni essere vivente; molti inoltre sono gli animali che si nutrono di vegetali.

Importante per il funzionamento della biosfera e quindi per la vita sulla Terra, è proteggere la BIODIVERSITA’ (diversità

biologica); con questo termine si intende sia il numero di specie presenti in un ecosistema, sia la variabilità di un

carattere all’interno di una spessa specie o popolazione.

La biodiversità consente di preservare l’equilibrio della biosfera; la rivoluzione industriale e il successivo sfruttamento

del territorio da parte dell’uomo, hanno danneggiato la biosfera rompendo questo equilibrio.

Poiché litosfera, atmosfera e idrosfera sono connesse tra loro, basta inquinare una di queste aree per danneggiarle

tutte. Una delle azioni dell’uomo che danneggia la biosfera è il cattivo smaltimento dei rifiuti. Un esempio è la Terra
dei fuochi, un’area che si trova tra Napoli e Caserta in cui vengono periodicamente accesi cumuli di rifiuti tossici e

inquinanti.

Ma la biosfera non è danneggiata solo dalle attività dell’uomo, anche da forze naturali; ne sono un esempio i vulcani

che emettono grandi quantità di particelle, di gas e anidride carbonica, che attraverso i venti si spostano fino ad

arrivare negli alti strati dell’atmosfera.

L’ATMOSFERA

(cap. 3 “L’atmosfera e il clima)

La terra è circondata da un involucro gassoso che chiamiamo ATMOSFERA e che conosciamo fino a 2500 km dalla

superficie terrestre. Essa si rarefa con l’altezza ma è priva di un vero e proprio limite.

Più ci allontaniamo dalla terra più diminuiscono i fenomeni atmosferici. L’atmosfera influenza le diverse condizioni

meteorologiche e climatiche, protegge la Terra dai raggi ultravioletti del Sole; inoltre interagisce con la litosfera,

contribuendo a modificare la morfologia terrestre, e con le masse oceaniche, assicurando lo svolgimento del ciclo

dell’acqua. L’atmosfera è composta per il 78% da azoto e per il 21% da ossigeno, ma anche da argon e altri gas rari,
anidride carbonica e vapore acqueo.

Nell’atmosfera, in base alla temperatura, si individuano 5 sfere concentriche, a partire dalla crosta terrestre:

1) TROPOSFERA = è la zona più bassa e densa, a diretto contatto con la superficie terrestre ed è la sede di fenomeni

come la pioggia, la neve, etc. Essa si estende fino a circa 10 km dalla superficie terrestre.

2) STRATOSFERA = si estende fino a CIRCA 50 Km dalla superficie terrestre e i fenomeni meteorologici sono quasi del

tutto assenti; i gas sono a una densità più bassa rispetto alla troposfera;

3) MESOSFERA = i gas sono rarefatti e la temperatura arriva fino a -90°C; in questa fascia quando entrano piccole

meteoriti, per effetto dell’attrito diventano incandescenti, evaporano e creano delle scie luminose dette stelle

cadenti.

4) TERMOSFERA = la temperatura è in forte aumento e le particelle sono ionizzate, ciò rende visibili le aurore polari;

5) ESOSFERA = è la parte più esterna dell’atmosfera.

 IL CLIMA

La zona che più interessa la geografia è la troposfera, perché qui si verificano i fenomeni meteorologici.

Clima e tempo non sono due termini sinonimi.

TEMPO = situazione specifica e contingente, in una determinata giornata;

CLIMA = condizioni medie dal punto di vista atmosferico in un’area geografica e le condizioni medie che si verificano in

quella zona in base a temperatura, precipitazione e venti.

In geografia ci occupiamo del clima.

Per capire il clima, cioè le condizioni medie, dobbiamo tener conto di 3 elementi:

1- TEMPERATURA = connessa al riscaldamento dell’atmosfera = è la terra che con la solidità della crosta assorbe
calore e lo rilascia all’atmosfera; è un passaggio indiretto. Le zone vicine all’acqua sono più calde perché

l’acqua assorbe più calore della terra. Quindi la terra si riscalda grazie al sole, ma in modo indiretto. Il calore

cambia la temperatura dell’atmosfera.

2- UMIDITA’, NUBI, PRECIPITAZIONI = sono legate al ciclo dell’acqua: il caldo fa evaporare l’acqua di mari e fiumi,

quando si creano determinate condizioni il vapore acqueo diventa più pesante e ricade sulla terra sotto forma

di pioggia, neve o grandine; ecco perché si parla di “ciclo”. Il tipo di precipitazione dipende dalla temperatura.

La distribuzione delle precipitazioni (giornaliera, mensile, stagionale e annua) prende il nome di REGIME

PLUVIOMETRICO. Nella zona equatoriale le precipitazioni abbondano tutto l’anno, mentre nel clima

mediterraneo la stagione estiva si manifesta con caratteri di siccità. Importante è anche misurare l’intensità

delle precipitazioni, cioè la quantità di precipitazioni nell’unità di tempo.

3- PRESSIONE ATMOSFERICA = forza esercitata dall’aria sulla superficie, si misura con il barometro; la pressione

varia in base all’altitudine e alla temperatura. L’aria ha un suo peso. Se l’aria è calda e umida la pressione

diminuisce e si forma una zona di BASSA PRESSIONE; se l’aria è fredda e asciutta la pressione aumenta e si
forma una zona di ALTA PRESSIONE. Ciò avviene perché nell’aria ci sono azoto e idrogeno che insieme al

vapore acqueo rendono l’aria pesante e quindi si determina l’alta pressione. I venti sono masse d’aria che si

spostano da zone di alta pressione a zone di bassa pressione e viceversa. Quando l’aria scarica la pioggia la

zona diventa di alta pressione e ci sono i venti.

Es. in una zona di alta pressione si aggiunge vapore acqueo, la massa d’aria quindi diventa di bassa pressione per il

peso di vapore acqueo e il vento causa lo spostamento. Se la zona di bassa pressione si libera dell’umidità diventa di

alta pressione, anche in questo caso c’è uno spostamento d’aria e quindi il vento.

Per indicare le condizioni medie dell’atmosfera dobbiamo considerare anche 3 fattori del clima:

-LATITUDINE: influisce sulla temperatura per le radiazioni e per la diversa inclinazione dei raggi del Sole che colpiscono

la terra; vicino ai poli fa più freddo, vicino l’equatore più caldo;

-ALTITUDINE: variazione della temperatura rispetto al livello del mare; più saliamo su una montagna e più fa freddo;

-LA POSIZIONE GEOGRAFICA: la vicinanza a laghi, fiumi e mare migliora le condizioni climatiche.
La zona più calda della terra è la zona tropicale, compresa tra tropico del cancro e tropico del capricorno e che

contiene al suo interno l’equatore; poi c’è la zona temperata e infine le zone artiche vicino ai poli. Questa distinzione

in zone climatiche è stata fatta da Coppen, dalle sue osservazioni derivano le classificazioni dei vari climi.

In base a tutti questi elementi analizzati possiamo distinguere vari climi:

1)CLIMI NIVALI = zone polari o subpolari = le temperature vanno molto al di sotto dello zero, il sole non tramonta in

estate, ci sono due tipologie: la zona del polo con temperature sotto lo zero e gelo (CLIMA GLACIALE) e la zona della

TUNDRA, con temperature superiori allo zero in estate quando c’è il disgelo. La tundra si trova nelle zone subpolari, è

il nome della vegetazione che si forma in queste aree; si trova nella zona prossima ai poli e non consente la vita

dell’uomo, se non per brevi periodi.

2) CLIMI MICROTERMICI = tipici delle zone fredde dell’emisfero settentrionale [Finlandia e Scandinavia (Europa), in

Siberia (Asia) e in Canada e Alaska (America)] = Prevalgono periodi freddi prolungati e estati brevi. La media del mese

più caldo supera appena i 10 °C. la caduta della neve è frequente. In alcuni periodi ci troviamo in zone di alta

pressione perché c’è poca umidità e sono influenzate anche all’altitudine. Troviamo in queste zone una vegetazione
che si adegua a questa temperatura fredda.

3) CLIMI MESOTERMICI = zone temperate e subtropicali = climi temperati con precipitazioni moderate e inverni non

molto rigidi. Si distinguono 3 tipologie:

-Il CLIMA TEMPERATO FRESCO è presente nell’Europa centro-occidentale. Gli inverni sono miti e le estati fresche.

La piovosità è uniforme.

-Il CLIMA MEDITERRANEO TEMPERATO-CALDO con estate asciutta e inverno piovoso, è presente appunto nel

Mediterraneo ma anche in California meridionale o Cile centrale.

-il CLIMA CINESE TEMPERATO-CALDO, con inverno asciutto ed estate piovosa, è caratterizzato da abbondanti

precipitazioni; (queste caratteristiche sono presenti anche in regioni dell’Africa e dell’Australia.)

Non c’è più il freddo gelido del polo, ma c’è la pioggia continuativa, le estati sono fresche in alcune zone e più calde in

altre. Queste condizioni climatiche permettono la presenza di una ricca vegetazione (es. macchia mediterranea),

agricoltura; sono le zone in cui si concentra la popolazione.

4) CLIMI ARIDI = ci troviamo lungo la zona dei tropici, dove ci sono i deserti = La temperatura non è mai inferiore ai

18 °C e sono generalmente elevate, ma si contraddistinguono per la scarsità delle piogge che possono mancare

per anni e nei deserti per decenni. E’ il clima tipico della steppa asciutta e dei deserti (ad esempio, Sahara e

Kalahari in Africa), dove vi è una notevole escursione tra il giorno e la notte. Il territorio può avere una

vegetazione arida che riesce a sopravvivere senza tanta acqua.

5) CLIMI MEGATERMICI UMIDI = nelle zone equatoriali e dei tropici = vicino l’equatore ci sono piogge tutto l’anno,

vicino ai tropici ci sono periodi di piogge e periodi in cui mancano. Lungo l’equatore c’è una vegetazione fitta ma ci

sono zone non di facile vivibilità per l’uomo. In questa zona troviamo la savana.

Nell’America del Sud c’è una zona fredda caratterizzata dalle Ande. L’Europa, alcune zone dell’Asia e alcune

dell’America del nord presentano temperature medie e sono le zone dove l’uomo vive meglio.
L’Italia presenta una condizione climatica molto variegata, per via della sua forma di penisola che si distende nel

Mediterraneo; sarà quindi più freddo presso le Alpi e più caldo verso la Sicilia. In alcune zone della Sicilia si parla di

desertificazione perché ci sono zone che per il clima molto caldo si stanno trasformando in deserti. C’è differenza tra

le zone interne e le coste nel clima. Gli Appennini condizionano i climi interni e riparano dalle piogge che arrivano

dall’Adriatico e dal Tirreno.

In base al clima e al tipo e quantità di acqua avrò una ricca o povera vegetazione.

Le azioni dell’uomo hanno un’influenza sul clima. Ne sono un esempio i disboscamenti, le deviazioni di fiumi e i

prosciugamenti di zone umide. Un altro fenomeno che influenza il clima è l’urbanizzazione; le grandi città generano un

innalzamento della temperatura nel periodo freddo, a causa del calore immesso nell’aria dalle fabbriche, del traffico

automobilistico e del riscaldamento domestico. L’inquinamento genera anche lo smog e le piogge acide (prodotte

dall’immissione in aria di ossidi di zolfo e di azoto), che causano danni agli animali e ai terreni agricoli. L’aumento della

temperatura, dovuto ai combustibili fossili, porterà a un surriscaldamento atmosferico globale che provocherà un

innalzamento del livello medio del mare. Il riscaldamento globale dell’atmosfera è dovuto soprattutto ai gas serra.

L’IDROSFERA

(+ cap. 4 “Idrosfera”)

L’acqua che cade sulla terra forma fiumi, laghi; si crea un ciclo.
Sulla terra c’è una grande quantità di acqua immagazzinata dagli oceani; oltre il 70% della superficie del pianeta Terra

è occupato dal mare.

 IL MARE
Il mare è un bacino d’acqua più piccolo rispetto all’oceano e chiuso da coste (es. Mediterraneo che è chiuso e anche

se c’è lo stretto di Gibilterra che consente il passaggio all’Oceano, è uno stretto limitato). L’oceano invece è

un’enorme quantità d’acqua che circonda le terre emerse (Pacifico, Atlantico, Indiano).

I mari hanno alcune caratteristiche:

-SALINITA’= ci sono dei Sali sciolti, come il cloruro di calcio che usiamo in cucina;

-OSSIGENO, importante perché permette la vita di pesci e piante dette plancton;

-TEMPERATURA= ci sono zone più calde o più fredde, a seconda del riscaldamento solare;

-ONDE= movimenti dell’acqua del mare che si sviluppano grazie ai venti che spingono la parte superficiale delle acque

in maniera irregolare;

-MAREE= movimento regolare e periodico delle acque nella loro parte interna, ad intervalli di 12 ore (ALTA MAREA o

BASSA MAREA); è l’attrazione che hanno il sole e la luna sulla terra a determinare le maree;

-CORRENTI= masse d’acqua che si spostano da una parte all’altra spinte dai venti; possono essere correnti di ACQUA

CALDA o di ACQUA FREDDA. L’arrivo di una corrente di acqua calda mitiga la situazione climatica di una zona, una
corrente di acqua fredda la peggiora.

Il mare è una riserva alimentare, una riserva di energia, un giacimento di materie prime. Dalle onde e dalle maree si

possono ricavare fonti energetiche rinnovabili.

L’acqua del mare è salata; tra i vari tipi di sale disciolti prevale il cloruro di sodio (sale da cucina), tra gli altri ci sono il

cloruro di magnesio, il solfato di magnesio, il solfato di calcio, il solfato di potassio. Il grado di salinità varia da un mare

all’altro e dipende da vari fattori: intensità dell’evaporazione, quantità delle precipitazioni, disgelo dei ghiacciai,

apporto delle acque dolci dei fiumi. Per questo la salinità è maggiore nei mari tropicali rispetto ai mari freddi. Nel

mare troviamo disciolti anche alcuni gas: ossigeno, azoto, idrogeno, anidride carbonica, argon. L’ossigeno si trova nella

parte superficiale dell’acqua, prodotto dalle piante. Anche la temperatura del mare varia, a seconda della profondità e

della latitudine; il riscaldamento solare agisce sulla superficie, per cui le maggiori temperature si riscontrano nei mari

tropicali (28°). I mari polari invece hanno temperature intorno agli 0°. Ci sono zone nel Mar Glaciale Artico e intorno

all’Antartide in cui il mare è sempre ghiacciato e forma la BANCHISA, grandi lastre di ghiaccio salato galleggiante che di
solito non superano i 2m di spessore.

Gli ICEBERG invece sono blocchi di acqua continentale, quindi dolce, che si staccano dalle lingue glaciali dell’Antartide

o dalle isole artiche e vanno alla deriva, fino a fondersi. La parte sommersa di un iceberg è circa 7-8 volte maggiore di

quella che emerge.

L’inquinamento marino in alcune aree è diventato insostenibile. Le sostanze tossiche che finiscono nel mare ne

contaminano i prodotti, soprattutto il pesce. Gravi sono i disastri ambientali causati dalla perdita del petrolio in mare.

La bonifica dell’ambiente danneggiato può richiedere mesi o addirittura anni. Il petrolio ha ucciso migliaia di uccelli

marini, mammiferi, tartarughe e pesci e ha danneggiato i coralli sul fondo del mare.

 I FIUMI

I fiumi hanno segnato lo sviluppo di tante culture, come le antiche civiltà dell’Egitto, della Mesopotamia e della Cina.

La pioggia che cade sulla Terra scorre sulla superficie, ma in parte penetra nel sottosuolo, più o meno rapidamente a

seconda del terreno, della natura e disposizione delle rocce. Se le rocce sono porose, quindi con piccoli spazi vuoti tra

un granulo e l’altro, si dicono PERMEABILI (es. sabbie, ghiaie); se le rocce sono compatte e non consentono un facile

passaggio dell’acqua nel suolo, si dicono IMPERMEABILI (es. argille).

I fiumi sono originati dalle sorgenti. I fiumi sono caratterizzati da:


 SORGENTE = L’acqua cade sulla terra quando piove, viene assorbita quando i terreni sono permeabili e si deposita

in una cavità sottoterra detta FALDA; la falda cerca una sua fuoriuscita, la fuoriuscita è la SORGENTE che dà origine

ai fiumi. I fiumi sono alimentati dalle sorgenti e dalle piogge.

 BACINO IDROGRAFICO = tutte le acque che alimentano un fiume, quindi tutti gli affluenti e le sorgenti che

formano il corso del fiume;

 LUNGHEZZA = distanza tra la sorgente e la foce;

Il Po è il fiume principale dell’Italia e ha molti AFFLUENTI, cioè piccoli fiumi che confluiscono nel fiume più grande.

 PORTATA = misurare quanta acqua porta un fiume; vado a vedere in una sezione del fiume quale è il volume

dell’acqua (in metri cubi al secondo);

 REGIME = indica il valore medio complessivo d’acqua in base alle portate di un fiume (divido il fiume in sezioni,

misuro la portata di ogni sezione e faccio la media per trovare il regime).

 LETTO o ALVEO = solco di scorrimento dei fiumi;

 PENDENZA = rapporto tra il dislivello sorgente-foce e la lunghezza di un fiume; è bassa nei fiumi che scorrono in

pianura, alta per i fiumi che scorrono in montagna.

 VELOCITA’= dipende dalla pendenza ed è determinata dalla forza di gravità; è maggiore in montagna rispetto ai

tratti di pianura.

Ci sono fiumi che hanno un regime irregolare, detto anche torrentizio, cioè ci sono fiumi dei quali non possiamo
calcolare il regime perché sono attivi d’inverno e asciutti d’estate. Ciò accade perché ci sono fiumi che hanno sorgenti

povere, non hanno affluenti e non sono arricchiti dalle piogge.

Il TORRENTE è un fiume che non ha sempre una presenza d’acqua costante, ma solo in alcune stagioni.

 FOCE = parte in cui l’acqua fuoriesce dal fiume e va a finire nei mari o laghi.

Ci sono due tipi di foce:

-a DELTA quando le acque formano diversi rami prendendo la forma triangolare della lettera delta dell’alfabeto greco;

ciò accade perché il fiume porta con sé molti detriti e sedimenti, li porta fino a foce, quindi si accumulano mentre

fuoriesce l’acqua e si formano dei cordoni di sabbia. Questo fiume fuoriesce in un mare basso in cui non c’è un forte

movimento delle acque e quindi i detriti si appoggiano sulla costa e non permettono una fuoriuscita lineare delle

acque.

-a ESTUARIO = non si vedono sabbia e detriti, ma solo l’acqua; portano meno detriti e sfociano in un mare aperto e in

cui le acque si muovono molto e ci sono molte correnti, quindi i detriti vengono spostati dalle masse d’acqua e l’acqua

del fiume esce libera e non deve diramarsi come nelle foci a delta.
Il Po ha una foce a delta e il Tamigi ha una voce ad estuario, perché il Po fuoriesce nel Mediterraneo che è basso

mentre il Tamigi fuoriesce nel mare del Nord che è ricco di correnti.

 LAGO
Il lago è costituito da una massa d’acqua, generalmente dolce, raccolta in una cavità del terreno; se la cavità è minima

si parla di stagno. La palude invece è ima depressione coperta da uno strato ridottissimo di acque, con abbondanza di

vegetazione, in parte emersa. L’acqua del lago proviene dalle precipitazioni, dai ruscelli, dagli immissari e da eventuali

sorgenti presenti sul fondo o lungo le sponde. Il lago non ha una comunicazione diretta con il mare. L’acqua che man

mano si aggiunge al lago viene smaltita in parte per evaporazione e infiltrazione e in parte attraverso gli emissari (corsi

d’acqua che escono dal lago). Il lago può avere anche acqua salata, ciò avviene se non ci sono emissari e ci sono

intense e continue evaporazioni.

I laghi possono avere varie origini (genesi):

-GLACIALE = nella depressione modellata da un ghiacciaio;

-VULCANICA = nel cratere di un vulcano spento;

-DI SBARRAMENTO = per i detriti prodotti da un movimento franoso;

-ARTIFICIALE= per dighe costruite;


-TETTONICA= in cavità originate da grandi movimenti tettonici.

I più grandi laghi italiani sono quelli subalpini che si sono formati dopo lo scioglimento dei ghiacciai. I maggiori laghi

mondiali invece sono di origine tettonica (es. il Mar Morto, che è salato ma chiuso). Il Lago di Albano è un esempio di

lago che si è formato in un cratere estinto.

I laghi da sempre hanno attratto la popolazione in quanto riserva d’acqua, mezzo di trasporto, luoghi di pesca. Le

acque dei laghi vengono usate anche per irrigare i campi e per il turismo, grazie alla pesca sportiva, alla bellezza del

paesaggio e alla possibilità di praticare sport acquatici.

 I GHIACCIAI

L’insieme dell’acqua allo stato solido, cioè sotto forma di ghiaccio, presenta sulla Terra prende il nome di CRIOSFERA

(dal greco “freddo”).

Sulle montagne gli ammassi di neve si accumulano e formano i ghiacciai. I ghiacciai scorrendo assumono una forma

allungata, simile a una lingua e la parte terminale prende il nome di FRONTE.

L’estensione dei ghiacciai è di circa 15 milioni di km2, un decimo delle terre emerse; gran parte di questi però si trova

in Antartide. La trasformazione della neve in ghiaccio permanente dipende dalla latitudine, dall’esposizione e

morfologia del territorio; infatti spesso si scioglie o precipita a valle causando valanghe.

Ci sono due categorie di ghiacciai:

-DI MONTAGNA = lunghi e stretti, occupano le valli;

-CONTINENTALI= si estendono su una superficie molto ampia.

Se il fondo su cui si sviluppa il ghiacciaio è roccioso, si formano delle fratture: i CREPACCI; quando si incrociano i

crepacci trasversali e longitudinali si formano dei blocchi isolati che prendono il nome di SERACCHI. Nei ghiacciai di
montagna la parte superiore è detta BACINO COLLETTORE (parte di accumulo o alimentazione del ghiacciaio), mentre

quella inferiore è la LINGUA. La fusione e evaporazione di parte del ghiacciaio prende il nome di ABLAZIONE. Alle

altitudini più basse il ghiacciaio si fonde, qui la lingua termina con il FRONTE dal quale fuoriesce l’acqua che alimenta il

torrente glaciale. Oggi i ghiacciai, a causa dell’innalzamento globale della temperatura, si stanno sciogliendo o spesso

si staccano degli iceberg, cioè dei blocchi si separano dal ghiacciaio.

 L’INQUINAMENTO

Tutte queste realtà naturali finora descritte sono soggette ad inquinamento. Con il termine “inquinamento” si indica il

degrado ambientale tramite sostanze che ne alterano la composizione chimico-fisica. Si parla di PIOGGE ACIDE, cioè

quelle ricche di smog. Dalle industrie fuoriescono gas che escono nell’atmosfera e che cadono insieme alla pioggia

quando ci sono le temperature adeguate. Ciò comporta che quando le piogge vanno a finire nei fiumi e sui terreni

coltivati sono piene di tossine e inquinano le acque e le coltivazioni; ciò porta ad avere prodotti inquinati. SI tratta di

un ciclo che ha creato l’uomo non controllando bene i prodotti usati dalle fabbriche. L’uomo si è inserito nel ciclo della

natura e lo ha danneggiato.

 IL CICLO DELL’ACQUA

Atmosfera, litosfera e idrosfera non costituiscono porzioni distinte del pianeta Terra, ma sono in relazione

strettissima. Questa relazione è evidente osservando il ciclo dell’acqua (o idrologico): l’acqua, variando il suo stato

fisico, evapora dagli oceani, si immette nell’aria e torna sulla superficie terrestre in forma liquida (pioggia) o solida
(neve o grandine).

 BILANCIO IDROLOGICO
Il vapore acqueo prima di condensare e cadere sotto varia forma, può essere trasportato dai venti che soffiano in

quota per molte migliaia di chilometri. Perciò i continenti ricevono molta più acqua di quella che perdono per

evaporazione con un bilancio idrico positivo, essenziale per la vita e le attività antropiche. L’eccesso di acqua può

essere usato per molte cose, scorre in superficie (fiumi, torrenti) o nel sottosuolo (alimentazione delle falde). Se

invece guardiamo le regioni, la situazione cambia in base alle condizioni climatiche del posto. Le regioni con climi

equatoriali, molto piovosi, hanno sempre abbondanza di acqua; quelle con climi desertici sono scarse d’acqua per

tutto l’anno.

COME INSEGNARE IL CONCETTO DI CLIMA AI BAMBINI?

-partire dall’esperienza quotidiana

-le variazioni delle stagioni

-l’uso di immagini e foto

-letture e filastrocche

-predisporre schemi da completare

Lezione del 9/10

LA PRESENZA UMANA SULLA TERRA

(+ cap.8 “La popolazione”)

Gli uomini hanno una doppia natura, per quanto stabili tendono a migrare. La presenza dell’uomo sul territorio varia a

seconda delle caratteristiche del territorio. Ogni stato ha l’ISTAT, un istituto che si occupa di statistica e consente di

studiare la popolazione e il suo collocamento. Per le popolazioni passate si usano le fonti. I documenti sono molti,

diretti e indiretti, e consentono di studiare bene la popolazione del passato e del presente e quindi di vedere il

rapporto tra popolazione e territorio. Possiamo quindi osservare i caratteri di stanzialità e migrazione.

Le comunità per fermarsi in un luogo devono avere le giuste condizioni; il popolamento umano avviene in base a:
-CLIMA e VEGETAZIONE

-FERTILITA’ DEL SUOLO e DISPONIBILITA’ DI ACQUA

-CONDIZIONI CULTURALI e STORICHE = quanto più un territorio è stato abitato nel passato tanto più lo sarà nel tempo,

in quanto più si vive in un territorio e lo si sfrutta e più quel luogo diventa favorevole per la vita dell’uomo e quindi

attrae abitanti.

L’abitante è colui che si appropria in qualche modo dello spazio nel quale vive; il vocabolo infatti deriva dal latino

habitare, quindi da habere cioè “avere, essere padroni”.

 QUATTRO CONCETTI FONDAMENTALI:

1) ECUMENE = ampia zona dove l’uomo può vivere per tutto l’anno con normali condizioni di vita; corrisponde alle

fasce temperate e alcune aree dei tropici;

2) ANECUMENE = aree disabitate, cioè poli, alte montagne e deserti; sono zone dove la vita dell’uomo non può

resistere; tra le zone disabitate c’è anche la foresta equatoriale perché qui la vegetazione è fitta e le condizioni

climatiche non sono favorevoli all’insediamento;

3) SUBECUMENE = è la fascia tra ecumene e anecumene, sono quelle zone subpolari e equatoriali dove in alcuni

periodi dell’anno si creano condizioni che consentono all’uomo di viverci. È una presenza dell’uomo breve, legata a
allevamento, pesca e caccia (es. Tundra);

4) PERIECUMENE = luogo nel quale l’uomo è riuscito a installare postazioni o osservatori scientifici e ogni

sostentamento arriva dall’esterno; l’uomo cioè con le sue tecnologie ha reso quel luogo abitabile. La vita è possibile

solo nella struttura che è stata creata e non al di fuori di essa.

 LA DENSITA’ DI POPOLAZIONE

La densità di popolazione è maggiore in Europa, Asia minore, India e Cina (rosso e viola); sono territori che si trovano

soprattutto nella fascia climatica temperata e sono abitate da molto tempo. Il verde, che corrisponde a Siberia e

America del Nord e alcune zone dell’Africa, sono quelle meno abitate.

Per densità si intende il rapporto tra il numero degli abitanti e la superficie che essi occupano e si esprime in abitanti

per chilometro quadrato:

D(t)=

I geografi hanno individuato delle divisioni sulla base della densità:

-AREE AD ALTA DENSITÀ = presentano più di 100 abitanti per Km2, sono appunto quelle dei grandi blocchi (Cina, india,

Europa) o comunque ambiti con forti concentrazioni;

-AREE DENSAMENTE POPOLATE (da 50 a 100 abitanti per Km2): sono aree ricche dal punto di vista industriale come la

zona dei Grandi Laghi in America.

-AREE A MEDIOCRE DENSITÀ (da 10 a 15 abitanti per Km2) come la sezione settentrionale della Russia.
-AREE A BASSA DENSITÀ (da 1 a 10 abitanti per Km2) come le zone della Siberia o aree interne dell’Africa.

-AREE A BASSISSIMA DENSITÀ (meno di 1 abitante per Km2) come le foreste boreali del Canada o le steppe in

Patagonia.

Queste categorie che sono state create corrispondono alla carta prima illustrata e danno un’idea delle forti

concentrazioni e della presenza di zone disabitate.

 DENSITA’ ARITMETICA E DENSITA’ FISIOLOGICA

Possiamo considerare la densità in due modi:

-con la classica formula che divide la popolazione per la superficie = ARITMETICA

-considerando il rapporto tra popolazione e superficie coltivabile = FISIOLOGICA

Con la formula classica si considerano nel rapporto anche territori che non sono abitabili, come le montagne; nel

secondo caso invece si considerano solo le zone che possono essere abitate dall’uomo.

ES. Egitto ha come densità aritmetica 79 abitanti per Km2 e come densità fisiologica 2.633 perché la superficie totale è

di 995.000 km2 ma quella coltivabile è solo il 3% (29.850 km2).

La densità di popolazione alta può creare problemi politici, sociali, di organizzazione, economici.

La densità media di popolazione italiana è di 195; in realtà solo la Sicilia corrisponde a questo dato, ci sono anche aree
meno popolate. Un esempio è il Molise che ha una densità di 72 abitanti per km2.

Quando parlo di valore medio di uno stato non do un’indicazione precisa di come si distribuisce la popolazione nel

territorio, ma bisogna andare a vedere zona per zona, considerare la superficie coltivabile, vedere come la densità si

distribuisce nel territorio.

La densità indica la quantità di popolazione, invece la DISTRIBUZIONE indica come essa si sia insediata sul territorio.

 LA POPOLAZIONE OGGI NEL MONDO:

-popolazione mondiale nel 2019= oltre 7 miliardi e 600 milioni

-nel 2100 dovremmo diventare circa 10,9 miliardi

-in Italia circa 60 milioni di abitanti

Negli anni della nascita di Cristo c’erano circa 200 milioni di abitanti nel mondo; la popolazione, se pur pian piano

aumentando, è rimasta ridotta fino al 1900, quando sulla terra gli abitanti erano circa 1,6 miliardi. La grande crescita è

avvenuta tra 1900 e 2000, da 1,6 a 6,2 miliardi.

La presenza umana è stata molto limitata negli anni e poi c’è stato questo sviluppo vertiginoso nel corso di solo un

secolo perché sono cambiate le condizioni di vita. La vita degli uomini del passato era caratterizzata da guerre

continue, malattie e povertà. Con l’evoluzione della scienza e della medicina e la diffusione di una buona

alimentazione è migliorata la vita umana, a ciò hanno contribuito anche lo sviluppo industriale e le migliori condizioni
igieniche. Oggi le condizioni sono cambiate. Ogni volta che nel passato c’era un aumento della popolazione e la

produzione agricola non era sufficiente a nutrire tutti, una parte della popolazione moriva di fame o si ammalava.

La popolazione tra il 1900 e il 2000 è aumentata in maniera esponenziale, ma in modo diverso nelle varie aree.

L’Europa e l’America hanno avuto questa crescita demografica a inizio 900, perché le condizioni sono migliorate

prima, invece nel sud del mondo i miglioramenti sono avvenuti dopo e quindi la popolazione è aumentata più tardi,

intorno al 1960.

 NATALIA’ E MORTALITA’

Lo sviluppo della popolazione è legato a altri 4 fattori: natalità, fecondità, speranza di vita e mortalità.

-FECONDITA’= disponibilità biologica della donna a mettere al mondo figli; fecondità della donna e fertilità maschile

generano le condizioni per la natalità;

-natalità e mortalità però sono legate anche alle condizioni della speranza di vita.

Un “indice” è un calcolo. Per indice di natalità si deve intendere il rapporto – espresso per mille – fra il numero dei nati

in un anno e il totale della popolazione presente.

Per calcolare l’indice o tasso di natalità si moltiplica per mille il numero dei nati in un anno e si divide il prodotto per il

numero complessivo degli abitanti.

n(t) =

La natalità è un fattore biologico, legato appunto a fertilità e fecondità, ma può essere anche influenzata da fattori

storici, culturali ecc.

Oggi nascono meno bambini di quanti ne nascevano in passato (es. costo della vita più alto oggi, prima i bambini

aiutavano nel lavoro delle terre, oggi la donna si sposa più tardi, condizioni dell’ambiente e inquinamento, alta

mortalità infantile nel passato, cambiamento del ruolo della donna).

In base agli indici di natalità distinguiamo i Paesi in:

-Paesi ad ALTA NATALITÀ: indici superiore al 30 per mille

-Paesi a MEDIA NATALITÀ: indici tra il 20 e il 30 per mille


-Paesi a BASSA NATALITÀ: indici inferiori al 20 per mille

Per indice di mortalità si deve intendere il rapporto –espresso per mille – fra il numero dei morti in un anno e il totale

della popolazione presente.

Per calcolare l’indice o tasso di mortalità si moltiplica per mille il numero dei morti in un anno e si divide il prodotto

per il numero complessivo degli abitanti.

m(t)=

L’uomo non è riuscito a annullare la mortalità, ma è riuscito a migliorare la qualità della vita in modo da consentire un
allungamento della vita; questa è la SPERANZA DI VITA.

Possiamo agire sulle cause esogene e endogene di morte, non sulla mortalità; esogene cioè esterne (incidenti) e

endogene cioè interne (malattie). Es. per ridurre gli incidenti basta stare più attenti e così morirebbero meno persone.

La mortalità infantile si sta riducendo perché oggi ci sono i vaccini che consentono ai bambini di sopravvivere,

abbiamo una giusta alimentazione e acqua potabile. Oggi abbiamo una popolazione molto anziana proprio perché le

cure e la giusta qualità di vita danno una speranza ampia di esistenza.

In base all’indice di mortalità possiamo distinguere:

-Paesi ad ALTA MORTALITÀ: indici superiori al 20 per mille

-Paesi a MEDIA MORTALITÀ: indici tra 10 e il 19 per mille

-Paesi a BASSA MORTALITÀ: indici tra il 6 e il 7 per mille o comunque meno del 10 per mille.

È possibile confrontare i vari dati di un paese. La differenza tra i nati e i morti in un anno esprime il valore del SALDO

NATURALE, che può rappresentare un INCREMENTO o DECREMENTO della popolazione. Questi elementi diventano
importanti quando devo vedere se c’è un’alta densità o una forma di spopolamento.

Mettendo in relazione il tasso di natalità e il tasso di mortalità si ottengono le classificazioni del SALDO NATURALE in 3

tipologie (o incremento):

1) TIPO PRIMITIVO = è quello che ha accompagnato l’uomo dall’inizio e fino al 900, è ancora presente oggi in

alcune aree dell’Africa; è caratterizzato da alta natalità e alta mortalità, quindi una popolazione giovane e con

durata della vita bassa. È una popolazione arretrata, poco sviluppata, con pochi strumenti a disposizione;

2) TIPO IN EVOLUZIONE = è una popolazione che ha un’alta natalità e buone condizioni igienico sanitarie, quindi

la popolazione aumenta perché la mortalità è bassa; è la situazione dell’America del Sud, dove la popolazione

sta progressivamente migliorando le proprie condizioni di vita;

3) TIPO A BASSA NATALITA’ E BASSA MORTALITA’= ci sono pochi nati ma sopravvivono tutti; sono i Paesi a

economia avanzata come l’Europa. In questi paesi ci sono altri problemi rispetto alle popolazioni degli altri

due tipi, perché qui troviamo problemi riguardo la cura e pensione degli anziani, ad esempio.

TASSO DI INCREMENTO NATURALE = come le popolazioni aumentano in percentuale in un anno, si calcola con la

formula:

Se il numero delle nascite è maggiore delle morti il tasso avrà segno positivo, quindi avremo un aumento della

popolazione; in caso contrario si tratta di una riduzione.

Il maggiore sviluppo della popolazione lo troviamo in alcune zone dell’Africa, America del Sud e India; al nord del

mondo ci sono le zone dell’invecchiamento, al sud una crescita.

La crescita o riduzione di una popolazione dipende dalla combinazione di due dinamiche: quella naturale, determinata

dal rapporto tra nati e morti, e quella migratoria, risultato della differenza tra immigrati ed emigrati.

 LA TRANSIZIONE DEMOGRAFICA

La transizione riguarda il massaggio da un modello primitivo al modello attuale.

La transizione demografica può essere divisa in 4 fasi:

1) PRIMA DEL 1750= alta mortalità e natalità, bassa speranza di vita;

2) 1750-1880= alta natalità, mortalità in calo grazie ai progressi della medicina e al miglioramento di ambiente e

alimentazione;

3) 1880-1970= si diffonde l’industrializzazione e quindi cambiano i bisogni sociali, ciò determina un decremento

della natalità;

4) 1970-oggi= la transizione è completa, i tassi di natalità e mortalità sono bassi, aumentano gli standard di vita.

Ci sono paesi che hanno vissuto prima questa transizione e paesi che ancora non la vivono.

 LE PIRAMIDI DELLE ETA’

Ogni gradino rappresenta un gruppo di anni, in giallo le donne e in verde i maschi.

Nella piramide di sinistra i primi gradini sono uguali, c’è poca differenza tra i veri gradini, invece nella piramide a

destra c’è più dislivello tra i gradini. La piramide di sinistra rappresenta i paesi sviluppati, in quella di destra i paesi in

via di sviluppo. Nei paesi in via di sviluppo ci sono molti bambini che muoiono nei primi anni di vita, invece

sopravvivono nei paesi più sviluppati, ecco perché tra i primi gradini c’è un diverso dislivello.

Nelle fasce tra 20 e 35 anni nei paesi più sviluppati c’è un aumento, nell’altra piramide i gradini sono sempre più

piccoli; questo perché nei paesi più sviluppati ci sono migrazioni che fanno aumentare la popolazione, invece nei paesi

in via di sviluppo molti muoiono o migrano e quindi si riduce la popolazione. Nella fascia di età tra 50 e 90 anni, si

muore di più nei paesi in via di sviluppo, invece in quelli sviluppati i gradini sono più ampi; in particolare sopravvivono

di più le donne.

Le piramidi di età ci consentono di capire le condizioni di un popolo e metterle a confronto con quelle di un altro
popolo.

 LA GEOGRAFIA DELLA FAME

Dove c’è un’alta concentrazione di popolazione, es. zone di Africa e India, abbiamo molti che fanno la fame. La densità

di popolazione infatti non è strettamente legato alla ricchezza o povertà di uno stato, dipende dalla sua

organizzazione economica. Negli stati in cui c’è un’alta densità ma un’organizzazione economica dello stato non

evoluto, troviamo una popolazione che aumenta ma non riesce a sopravvivere. È l’economia a determinare ricchezza

e povertà di un territorio.

 IL RILEVAMENTO STATISTICO DELLA POPOLAZIONE

La rilevazione della popolazione avviene attraverso STIME che gli uffici anagrafici aggiornano con periodicità, in genere

il 31 dicembre o il 1° gennaio di ogni anno, e attraverso i CENSIMENTI. I censimenti si eseguono a scadenze regolari e

servono a calcolare tramite statistica tutta la popolazione residente sul territorio.

Ad occuparsi di indagini statistiche in Italia dal 1926 è l’ISTAT, cioè l’Istituto nazionale di statistica. Lo scopo di questo

istituto è condurre ricerche per migliorare le informazioni statistiche e far conoscere la realtà ambientale, sociale ed

economica dell’Italia. Il primo censimento è stato fatto in Italia nel 1861, subito dopo l’Unità, presso il Ministero
dell’Agricoltura; da allora i censimenti si sono svolti ogni 10 anni fino al 2011, a eccezione del 1891 (per motivi

finanziari) e del 1941 (per motivi bellici). Tutti i censimenti si sono svolti a ottobre oppure a novembre, il periodo di

minore mobilità della popolazione. Nei censimenti si considera soprattutto la popolazione RESIDENTE, cioè quella che

ha dimora abituale nel comune, anche se alla data del censimento è temporaneamente assente. Viene registrata però

anche la popolazione PRESENTE, cioè i presenti nel comune compresi quelli che hanno la residenza da un’altra parte.

Tra le più importanti pubblicazioni dell’ISTAT ci sono:

-l’ANNUARIO STATISTICO ITALIANO, sui diversi temi ambientali, sociali ed economici dell’Italia, comparati nel tempo e

nei vari territori;

-il BOLLETTINO MENSILE DI STATISTICA, con le serie mensili aggiornate dei dati in campo demografico, sociale ed

economico.

Il lavoro svolto dall’ISTAT ha soprattutto finalità economica, in quanto l’economia è fondamentale per una corretta

azione di governo. Le statistiche però hanno anche un valore sociale.

 LE DINAMICHE DEMOGRAFICHE DELLA POPOLAZIONE ITALIANA

La situazione demografica della popolazione italiana nel 1861, all’indomani dell’Unità presenta un tipo d’incremento

naturale primitivo. Su una popolazione di circa 26 milioni di abitanti il tasso di mortalità era molto elevato (30,9 per
mille) con una mortalità infantile altissima e un tasso di natalità altrettanto elevato, circa il 37, 5 per cento, nel periodo

1863-1890.

Nel 1915 con la prima guerra mondiale è stata registrata un’altissima mortalità e una bassissima natalità, si è

sviluppata maggiormente la natalità alla fine della guerra. Lo stesso fenomeno si ripete, ma in maniera più ridotta,

negli anni della seconda guerra mondiale. Negli anni 60 in Italia c’è stato un boom di natalità, nel periodo successivo

alla guerra in cui l’Italia ha avuto una rinascita. Poi natalità e mortalità si sono abbassate insieme fino ad arrivare al

modello attuale.

TASSO DI NUZIALITA’= tasso dei matrimoni

Oggi abbiamo una riduzione dei matrimoni. Possiamo incrociare i tasi di natalità e nuzialità, si riducono le nascite e i

matrimoni; anche se oggi l’ISTAT considera anche le coppie di fatto.

Inoltre nel 1975 c’era una media di 2,2 figli per donna (alcune avevano 2 figli, altre 3), nel 2009 siamo a 1,4 (quasi

tutte famiglie con figli unici, alcune con 2 figli).


Se i genitori sono 2, per sostituire quei 2 genitori ci vorrebbero almeno 2 figli, quindi oggi ci troviamo in casi in cui non

c’è la sostituzione delle persone in vita. In Italia i nati sopravvivono tutti, dai 30 a 50 anni la popolazione è elevata

anche per via degli immigrati e la vita è molto lunga, oltre 90 anni.

 L’ITALIA NEL 2050


In Italia chi avrà più di 65 anni costituirà oltre il 30% della popolazione, contro il 20% di adesso e chi avrà più di 80 anni

sarà il 15%, dal 5,8 attuale.

Ci sarà da un leggero aumento della popolazione (dai circa 60 milioni di oggi ai 62,3 milioni del 2037, per poi ricalare a

61,5 milioni).

Rilevante la crescita della quota di stranieri che, in quarant’anni, passerà dal 7% al 17%. Nel Nord-Ovest, uno su

quattro sarà uno straniero.

LA MIGRAZIONE

(+ cap. 9 “Le mobilità e le dinamiche migratorie” + cap.4 della III parte della monografia

“Schiavoni, viaggiatori, emigranti”)

Il movimento fa parte della storia dell’umanità e ha sempre avuto un ruolo importante. Le migrazioni ci sono sempre

state, anche quando l’uomo non aveva mezzi di trasporto e si muoveva a piedi, anche se in tempi lunghissimi. Nel XIX

secolo le rivoluzioni tecnologiche resero più veloci gli spostamenti. Recentemente la mobilità è aumentata ancora di

più perché i trasporti oltre a consentire uno spostamento più veloce hanno prezzi ridotti rispetto al passato. Ci

troviamo oggi nella società dell’ipermobilità, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che questo comporta. Chiaramente

una persona ricca ha più facilità a spostarsi rispetto ad una che ha difficoltà a pagare il viaggio. Nell’ambito della

mobilità, uno dei fenomeni di maggiore impatto che viviamo sono le migrazioni. Le migrazioni hanno conseguente sul

territorio di natura economica, sociale, demografica, politica, culturale.

Secondo la TEORIA DELLE MIGRAZIONI UMANE elaborata nel 1880, sulla base dei principi del determinismo:

-i movimenti migratori si sviluppano soprattutto su breve distanza;

-le donne migrano nei loro Paesi, gli uomini all’estero;

-ogni corrente migratoria ne genera una opposta;

-i migranti prediligono posti con bassa densità di popolazione;


i flussi principali vanno dalla campagna alla città.

ALCUNE QUESTIONI TERMINOLOGICHE


1) MIGRANTE = colui il quale si sposta per un periodo abbastanza lungo da un territorio all’altro (emigrante chi

esce da un territorio, migrante chi entra in un territorio); organizza il viaggio, sa dove andare.

2) PROFUGO = a differenza del migrante fugge improvvisamente da un territorio, es. per la guerra, paura, per

sopravvivenza, per difficoltà generali.

3) RIGUGIATO = colui il quale deve dimostrare che fugge da un territorio per motivi politici.

4) FUGA DEI CERVELLI = è una migrazione intellettuale, es. i giovani laureati che si spostano da una nazione

all’altra per migliorare le proprie condizioni di vita.

5)

 REGOLARITA’ DELLA MIGRAZIONE

Sono considerati REGOLARI i migranti con visti e permessi, i richiedenti asilo; IRREGOLARI e CLANDESTINI tutti coloro

che non hanno l’autorizzazione da parte del governo a risiedere nel Paese di destinazione. Le convenzioni che

regolano questo fenomeno solo la Convenzione di Ginevra delle Nazioni Unite del 1951 e il Protocollo di New York del

1967.

 LE DIVERSE TIPOLOGIE DI MOBILITA’

1) MIGRAZIONI IN MASSA = spostamenti, volontari o coatti di un intero popolo, es. i barbari, oggi dall’Africa;

2) MIGRAZIONI PER INFILTRAZIONE = non migrano interi popoli ma piccoli gruppi, è quella che caratterizza

l’Europa tra 800 e 900 (alcuni europei sono emigrati verso le Americhe);

3) MIGRAZIONI INTERNE = spostamenti all’interno dello stesso stato per motivi principalmente economici; es.
negli anni 50 quando le famiglie del sud si sono trasferite a nord dell’Italia. Questo determina un problema di

riorganizzazione sociale. A volte lo Stato stesso è favorevole a questi spostamenti interni, es. i contadini che

migrano da una zona all’altra.

4) MIGRAZIONI TEMPORANEE = spostamenti temporanei e periodici che sono connessi all’allevamento o a

particolari lavori agricoli. Sono le migrazioni stagionali, come la transumanza. Anche lo spostamento di uno

studente universitario o di un lavoratore in un’altra città sono migrazioni temporanee.

5) SPOSTAMENTI PENDOLARI = spostamenti quotidiani che avvengono generalmente dalle periferie verso i centri

urbani e industriali. Sono spostamenti giornalieri, per una settimana, un weekend.

Oggi tornano le migrazioni di massa; c’è un grosso movimento. Le popolazioni sono portate a muoversi di più perché

ci sono meno chiusure e più mezzi di trasporto, quindi si cambia spesso resistenza. Nel Mediterraneo c’è una forte

migrazione dall’Africa verso l’Europa; l’Italia è una terra di passaggio per questi popoli.

L’ISTAT oggi fa anche delle ricerche per chi per brevi periodi è presente in un territorio, es. per lavoro o una vacanza.

 CAUSE DELLE MIGRAZIONI (alcuni esempi)


-MOTIVAZIONI ECONOMICHE = per una qualità migliore di vita;

-MOTIVAZIONI SOCIO-POLITICHE= persone con problemi con le autorità cambiavano territorio;

-MOTIVAZIONI CULTURALI = gruppi di perseguitati nel 600 si sono spostati;

-MOTIVAZIONI PROFESSIONALI = chi ha un’alta qualifica si sposta per cercare un lavoro rispondente alla sua

formazione;

-MOTIVAZIONI FAMILIARI = matrimoni, per raggiungere i figli.

La causa principale è quella economica.

 LA MIGRAZIONE FORZATA

È difficile distinguere con precisione la migrazione forzata da quella volontaria, perché quasi tutti gli spostamenti

derivano da una forma di costrizione. Tuttavia possiamo assimilare alla migrazione forzata ad alcuni fenomeni:

-la DIASPORA = la dispersione in varie parti del mondo di un popolo costretto a lasciare la propria sede di origine per

motivi razziali, politici o religiosi; si fa riferimento in particolare alla dispersione degli ebrei nel mondo antico, deportati

in Assiria e Babilonia, e alla distruzione di Gerusalemme da parte dei Romani;


-la TRATTA DEGLI SCHIAVI = la migrazione forzata dei neri che venivano catturati in Africa e portati a lavorare nelle

piantagioni di caffè, cotone e canna da zucchero negli Stati Uniti, nelle Antille, in Brasile e in altre regioni dell’America

Latina a partire dal XVI secolo. Un passo importante verso la sua abolizione avvenne il 25 marzo 1807, quando il

Parlamento inglese approvò lo Slave Trade Act. La tratta dei neri ebbe ripercussioni fortissime in Africa e anche nelle

Americhe, perché modificò gli assetti demografici, socio-culturali ed economici.

-i trasferimenti forzati in Siberia e Asia centrale nei primi decenni del 900 durante la dittatura stalinista;

-le deportazioni di ebrei e altre minoranze nei campi di concentramento nazisti negli anni Trenta e Quaranta del

Novecento.

 IL SALDO MIGRATORIO

È la differenza tra il numero di immigrati e quello degli immigrati di un determinato luogo; consente di verificare se ci

sono più immigrati o emigrati e quindi avere informazioni su un territorio. Un territorio ricco è ricco di immigrati, uno

povero perde popolazione. Il TASSO DI EMIGRAZIONE/ IMMIGRAZIONE è il numero medio di emigrati/immigrati per

1000 abitanti.

 IL BILANCIO DEMOGRAFICO

Considera i residenti di un determinato luogo in un determinato arco di tempo, tenendo conto di: natalità, mortalità,

emigrati e immigrati. Tutto questo posso farlo tramite i dati raccolti dall’Istat (numero nati, morti, cambi di residenza).

 L’EMIGRAZIONE ITALIANA E LE ASSOCIAZIONI

Dal 1861 in poi si sono susseguite diverse ondate migratorie; ci sono state circa 29 milioni di partenze tra il 1861 e il

1985. I flussi si intensificarono nel primo decennio del 900, poi rallentarono nel periodo fascista per riprendere con
vigore tra gli anni 50 e 70 del secolo scorso.

I migranti incontrano problemi di integrazione e tendono ad associarsi per condividere esperienze, confrontarsi. Sono

nate, già in passato, delle associazioni spontanee che sono poi state formalizzate, di immigrati.

Gli italiani all’estero sono molti, alcuni hanno anche il diritto di voto perché hanno mantenuto cittadinanza italiana.

Questi italiani migrati hanno creato ASSOCIAZIONI per aiutarsi e mantenere viva l’identità italiana.

La tendenza all’associazionismo rientra nella natura dell’uomo perché un gruppo riesce a raggiungere meglio i suoi

obiettivi, formandosi e dandosi delle regole. All’interno del gruppo c’è solidarietà tra i suoi membri. Alexis de

Tocqueville (politico e storico francese) ad esempio sottolinea come lo sviluppo della democrazia americana sia

collegato alla propensione di questo popolo all’associazionismo. Gli americani diventano un esempio per l’Europa

nell’800, in relazione allo sviluppo della democrazia.

Ley nella geografia sociale sottolinea l’anima appunto sociale dell’uomo; diventa quindi importante per questa

geografia lo studio dei gruppi e la comprensione dei processi sociali. L’associazionismo rientra nelle relazioni tra pari,

di tipo orizzontale, che richiedono reciproca fiducia, simmetria negli scambi e un forte senso di appartenenza a un
gruppo, unito da legami particolarmente stretti. L’associazionismo inoltre implica rapporti a diverse scale: locale,

interregionale e intercontinentale. Il maggiore esempio di associazionismo è rappresentato dai migranti. Il migrante

non tende a tornare nel luogo d’origine, ma mantiene con esso un forte legame, pur vivendo in un altro stato;

conserva le radici mentre si adatta ad un nuovo contesto.

Il ministero degli Affari Esteri nel 2000 ha svolto un’indagine e ha individuato 7000 formazioni distribuite in tutto il

mondo: America settentrionale e meridionale, Australia, Europa e meno in Africa e Asia.

Nella rilevazione del 2007 invece le associazioni sono circa 6000; la riduzione è dovuta al fatto che alcune associazioni

si sono unite formando FEDERAZIONI E FONDAZIONI. Le associazioni si sono organizzate dal punto di vista economico

e giuridico, quindi il numero è ridotto solo in apparenza.

L’ASSOCIAZIONISMO italiano si può dividere in 3 fasi:

1) PRIMA FASE = 800= associazioni di mutuo soccorso, in cui i migranti si aiutano: si danno indicazioni a chi arriva, si

ricordano le tradizioni, si danno le prime basi della nuova lingua, si aiutano nella ricerca del lavoro e nella

sistemazione;

2) SECONDA FASE = le associazioni vogliono conservare l’identità dei migranti e promuovono la pluriappartenenza;

vengono introdotti nel 1970 gli enti regionali che consentono il rispetto delle norme e la relazione con le comunità

all’estero;
3) TERZA FASE = negli ultimi decenni le associazioni si sono evolute perché sono diventate più grandi (federazioni) e

hanno assunto funzioni economiche, turistiche e politiche. Le associazioni rappresentano un legame tra il paese di

provenienza e il nuovo paese ospitante. Ogni regione italiana ad esempio organizza periodicamente incontri con

gli italiani all’estero, con cui mantiene contatti e relazioni economiche e politiche.

Ad ogni fase corrispondono associazioni con diversa funzione:

1) ASSOCIAZIONI CON FUNZIONI ASSISTENZIALI = società di mutuo soccorso con impegno patriottico, tipiche della

prima fase;

2) ASSOCIAZIONI CON FUNZIONI RICREAIVE E CULTURALI = funzioni ricreative, sportive, culturali e religiose tipiche

della seconda fase; sono le più numerose;

3) ASSOCIAZIONI CON FUNZIONI SOCIO-ECONOMICHE= federazioni, fondazioni e associazioni che svolgono funzioni

commerciali, turistiche e politiche, coerenti con la recente evoluzione; sono un numero limitato.

L’associazionismo migratorio sta restituendo all’Italia quelle risorse che aveva perso. Le associazioni all’estero

consentono ad esempio contatti commerciali tra l’Italia e il paese ospitante.

 I MURI COME SEGNI DI CONFINE

Spesso vengono adottate delle misure restrittive nei confronti degli immigrati; queste misure aumentano il numero
degli immigrati clandestini e affermano la volontà di risolvere il problema solo attraverso i respingimenti. In alcuni casi

questo respingimento viene concretizzato con la costruzione di un muro. Il più noto è il Muro di Berlino che per circa

30 anni (1961-1989), durante la Guerra fredda, ha segnato la “cortina di ferro”, cioè la linea di confine tra la zona

d’influenza statunitense e quella sovietica. L’abbattimento del muro ha consentito la riunificazione tedesca, che si è

conclusa nel 1990. Altri muri sono stati costruiti ad esempio in Marocco verso la fine degli anni 90, tra gli Stati Uniti e il

Messico nel 1994, nel 2012 tra la Grecia e la Turchia, nel 2015 tra Ungheria e Serbia.

In Italia sono attive strutture di accoglienza e assistenza per gli immigrati irregolari.

I muri non riescono a bloccare i flussi di migranti, ma portano solo a ulteriori divisioni e chiusure politiche, sociali e

culturali. Bisognerebbe invece agire sulle cause dei flussi, sia socio-economiche sia politiche.

Lezione del 13/10/20

LO SPAZIO URBANO
+ documento “Lo spazio urbano” + cap.10 “L’insediamento”

L’interazione tra uomo e ambiente ha creato le città.

La popolazione che vive nelle città è ampia. La città oggi è sempre più importante, abitano più persone in città che in

campagna.

È solo la popolazione che ci permette di riconoscere le città? No, ci sono altri elementi.

 COSA SI INTENDE PER CITTA’

Haggett, 1997--- Una città equivale a un gran numero di persone che vivono insieme a densità molto alte in una

moltitudine compatta.

Mumford, 1997 --- è il punto di massima concentrazione del potere e della cultura di una comunità

Nella città si praticano attività importanti.

 LA CITTA’

Le città sono legate a un rito ben preciso di fondazione, non sono nate a caso (Es. nascita di Roma). Queste origini a

volte sono mitiche, questo significa che la città è vista come un organismo che nasce e si sviluppa. Alcune città però si

trasformano in piccoli borghi e muoiono.

Dagradi, 1985--- La città è un luogo di scambi, industrie, funzioni amministrative e culturali; in breve un centro di

relazioni.
Ciò significa che la città non è solo il luogo in cui viviamo, ma dove scambiamo relazioni di diversa natura; la città è un

luogo complesso.

La città svolge funzioni di centro politico-amministrativo, culturale ed economico.

La concentrazione urbana è misurabile attraverso:

-DENSITÀ EDILIZIA = rapporto tra la superficie considerata e l’edificato;

-DENSITÀ DEMOGRAFICA = rapporto tra la superficie considerata e la popolazione.

 ELEMENTI CHE IDENTIFICANO LA CITTA’:

-numero degli abitanti e densità demografica

-sobborghi, quartieri, periferia

-strutture edilizie

-attività artigianali, terziarie, industriali

-funzioni

La città oggi è definita “motore dell’economia”, un luogo dove troviamo attività importanti.

 LE FUNZIONI URBANE:

-residenziale= abitazioni divise in quartieri;

-commerciale

-industriale
-turistica=per la presenza di mare, montagna, centro storico;

-religiosa (es. Lourdes)

-culturale= per la presenza di Università e centri di ricerca;

-politico-amministrativa= capitali e capoluoghi di regione.

Roma ha funzione politica perché è capitale d’Italia, amministrativa come capoluogo, religiosa per il Papa, industriale,

commerciale, turistica. Ci sono quindi città più importanti che hanno molte funzioni e città che ne hanno poche.

Queste funzioni ci sono sempre state nelle città, anche in passato; ad esempio c’erano città militari o portuali. La

funzione non è qualcosa che individuiamo solo nel presente, ma che cerchiamo anche nel passato. Oggi le città sono

più articolate.

Le città hanno diverse funzioni, quindi possiamo individuare la portata di una funzione, cioè il raggio d’azione

(influenza) che la città ha con le sue funzioni. Ci sono 4 raggi:

-MICROREGIONALE= città che ha raggio d’azione limitato ai comuni circostanti (es. capoluogo di regione);

-MESOREGIONALE= città con influenza nella propria regione (es. Campobasso);


-MACROREGIONALE= città che hanno un ruolo nella loro regione e anche contatti al di fuori di essa (es. Firenze,

Milano)

-GLOBALE= città con influenza mondiale, che controllano poteri a livello globale (es. New York)

 LE CITTA’ NELLA STORIA


 NEL MONDO ANTICO

Nella preistoria l’uomo viveva allo stato nomade. Nel 10 mila a.C. l’uomo è diventato stanziale, cioè si è fermato e ha

avviato l’agricoltura. Migliorando sempre di più l’agricoltura, i primi uomini che abitavano i villaggi hanno trovato le

eccedenze agrarie, cioè producevano più di quanto avevano bisogno; nacque quindi l’idea della commercializzazione.

Gli uomini iniziarono a commerciare i prodotti in eccesso, ma per farlo avevano bisogno di un luogo per incontrarsi; da

questo bisogno nascono le città. In questi luoghi dove si incontravano infatti sono iniziate a nascere le case e a

svilupparsi funzioni che aiutavano a governare il territorio. La città quindi è nata per un problema economico.

Le prime città furono fondate in Mesopotamia dal 3000a.C., poi nella valle dell’Indo, nella Cina settentrionale e in

America Centrale.

La città è diventata il luogo dove risiedeva chi governava, non solo i contadini. Sempre nelle città si costruivano i

templi, si fermavano i soldati quando non dovevano combattere. Accanto all’esigenza commerciale si sono via via

aggiunte le altre funzioni. Anche gli intellettuali iniziarono a fermarsi nelle città e non nei villaggi. Nelle città

risiedevano quindi mercanti, artigiani, sacerdoti, funzionari, militari. La tipologia più antica è quella della città palazzo;
questa tipologia di città la ritroviamo nell’isola di Creta, dove troviamo funzioni regali, magazzini e vari servizi.

 I GRECI

I greci sono sollecitati a fondare le città per motivi commerciali, politici e così via e ogni città aveva una sua autonomia

politica; non si riesce infatti a creare unità tra le polis ma si scatenano continue lotte. La Grecia rappresenta il massimo

sviluppo per le città.

 I ROMANI

I romani sono attenti anche all’organizzazione urbanistica della città, cioè proprio al disegno delle città. Molte delle

città fondate dai romani sono presenti ancora oggi. I romani davano alla città un disegno geometrico, a forma di

scacchiera, stabilivano due linee centrali (il Cardo e il Decumano). Le città avevano dei luoghi simbolici come: il foro,

luogo dell’incontro politico, economico e del tribunale; le palestre, luoghi di incontro ludico.

 IL MEDIOEVO

Nel Medioevo c’è una crisi delle città: le popolazioni europee spaventate dai barbari lasciano le città e si rifugiano

nelle campagne e sulle colline; questo è accaduto nell’Alto Medioevo, mentre nel Basso Medioevo (dopo il 1000),

quando la situazione politica si ristabilisce, le città ritrovano il loro ruolo e si formano i Comuni. I comuni sono città che
si gestiscono autonomamente. Le città ritrovano la loro importanza e hanno come caratteristica le mura. Le mura

sono state abbattute nel corso dei secoli. A volte venivano costruite più cerchia di mura se la città aveva bisogno di

maggiore difesa o se si era ingrandita e quindi inglobava nuovi borghi. Secondo alcuni studiosi però le mura non

servivano solo a difendere la città, ma anche a dare un’identità alla città e un distacco rispetto alla campagna.

Nel Medioevo c’è una forte distanza tra la città, luogo delle attività e della politica, e la campagna, luogo del lavoro e

della produzione. I cittadini si sentivano superiori e questo causava un continuo contrasto con i contadini.

Le città quindi dal Basso Medioevo recuperano il loro ruolo, vengono arricchite dalle mura e anche dalle loro leggi,

infatti ogni città medievale ha un proprio statuto. Alcune città italiane divennero importanti per i traffici commerciali,

come Venezia o Genova. Nel Nord Europa furono due le aree di grande sviluppo urbano ed economico: l’area del mar

Baltico, dove le città si riunirono nella Lega anseatica, e l’area delle Fiandre.

L’età comunale è stata un fenomeno europeo e dell’Italia settentrionale, assente nell’Italia meridionale in quanto è

stata occupata dai Normanni che avevano formato uno stato unitario con potere assoluto. In Italia meridionale i
Normanni non permettevano la libertà delle città. Secondo alcuni studiosi il fatto che in età medievale non ci sia stato

lo sviluppo dei comuni rappresenta una delle cause storiche della questione meridionale, cioè quel minore sviluppo

presente al sud rispetto al nord.

 400/500

Lo sviluppo delle città continua nel tempo e nel 400/500 le città diventano i luoghi dove i signori fanno costruire le

loro regge. Vengono abbellite e gli artisti mostrano come deve essere la città ideale. Si recuperano gli studi dei romani

per poter costruire delle città che siano belle a vedersi e ben organizzate. Le funzioni principali vengono organizzate

nel cuore della città (duomo e piazza del mercato). In età rinascimentale sono motivazioni demografiche e politiche a

cambiare la morfologia urbana.

 700

Nel 700 la mentalità illuministica modifica significativamente la città. Si avverte la necessità di rendere le città

confortevoli per le infrastrutture, vivibili per la borghesia con l’abbattimento delle mura. La produzione si sposta verso

la periferia e si uniscono città e campagna.

 DALL’800 IN POI

Dopo il 1800 le città si ingrandiscono, in concomitanza con l’industrializzazione. Le prime industrie vengono collocate

nelle periferie e i loro operai venivano dalle campagne; le città quindi si ingrandiscono perché si formano i quartieri

degli operai vicino le industrie. Nell’800 aumenta la popolazione, migliorano le condizioni di vita, c’è meno mortalità.

Si abbattono le mura e le città crescono, aumentano i quartieri e cambia la struttura urbana. La città si allarga in

campagna e quindi si perde la separazione tra campagna e città che era stata una caratteristica dal Medioevo fino al

1800. Le città occupano sempre più lo spazio della campagna anche perché c’è l’abbandono di alcuni del lavoro della

campagna e quindi le zone periferiche non sono più per l’agricoltura ma diventano parte della città.

La città contemporanea si contraddistingue per le sue funzioni e attività, per l’aumento della popolazione e per la

formazione di quartieri diversi tra loro.

Oggi assistiamo a dei profondi cambiamenti della città.

 IL PAESAGGIO URBANO

L’ISTAT distingue l’insediamento in 3 tipologie:

-CASE SPARSE = case disseminate nel territorio comunale, a distanza tra loro;

-NUCLEI ABITATI = case vicine con almeno 5 famiglie e con strade, sentieri, spiazzi, aie, piccoli orti, piccoli incolti e
simili;

-CENTRI ABITATI = case vicine con strade, piazze, servizi e esercizi pubblici che le rendono autonome.

Le città oggi hanno alcune caratteristiche:

-centro storico

-centro commerciale, economico e finanziario

-quartieri industriali

L’aspetto storico è l’elemento che distingue le città europee da quelle americane; le città americane non hanno centri

storici, ma sono moderne in quanto nate più recentemente rispetto a quelle europee.

Le città arabe si organizzano tutte intorno alla moschea, cioè al luogo sacro. Le città arabe hanno la caratteristica di

avere una pianta disorganizzata, fatta di tante vie strette e irregolari. I due luoghi principali sono la moschea e il bazar,

un negozio dove si può trovare di tutto.

Le città coloniali sono state costruite dagli europei e quindi richiamano le caratteristiche dei colonizzatori. In queste

città spesso ci sono quartieri per gli europei e quartieri per i locali.
La pianta della città è la rappresentazione cartografica della città e rappresenta anche lo sviluppo della città. La pianta

è quindi anche l’effettiva distribuzione dei quartieri della città che poi viene riportata su una carta. Della città devo

conoscere il sito originario, cioè il punto in cui era stata originariamente fondata la città e poi andare a vedere come si

è sviluppata.

Gli elementi che formano il paesaggio urbano sono:

-SITO= luogo originario dove la città è stata fondata, il primo luogo che è stato territorializzato, per questo si chiama

“sito originario”; per la fondazione sono importanti le condizioni ambientali (suolo, accesso, corsi d’acqua, difesa);

-PIANTA= sviluppo urbanistico della città; può essere REGOLARE (reticolo geometrico) o IRREGOLARE (struttura libera.

La pianta regolare può avere due forme: a SCACCHIERA (tipica dei romani) e RADIOCENTRICA (un nucleo centrale dal

quale partono a raggiera strade divergenti, es. Milano). Le città più grandi spesso hanno una pianta COMPOSITA non

omogenea, in cui i diversi momenti di sviluppo si distinguono attraverso gli interventi urbanistici diversi tra loro (es.

Bari).
-POSIZIONE= relazione che una città ha con altri territori

La posizione è importante perché la città è centro di attrazione per altri centri, intrattiene rapporti. Ad esempio

Madrid nel 1500 è stata scelta come capitale della Spagna proprio per la sua posizione, in quanto era al centro della

Spagna e permetteva di raggiungere da lì tutti i luoghi. La posizione determina il raggio d’azione della città e quindi le

sue relazioni e la sua importanza.

La città inoltre assume una struttura diversa a seconda se è una città:

-MONOFUNZIONALE o SPECIALIZZATA = risalta una sola funzione; in genere si tratta di città piccole o medie;

-PLURIFUNZIONALE = le funzioni sono molteplici e si integrano, soprattutto nelle città più grandi.

Città come Londra, New York, Parigi e Tokyo sono definite GLOBALI, in quanto esercitano molte funzioni e hanno un

peso a scala planetaria.

 LE POSIZIONI RILEVANTI per una città:

-CITTÀ FLUVIALI = vicino ai fiumi perché il fiume permette di coltivare, avere acqua a disposizione, commerciare.

-CITTA’ DI PONTE = sono nate nel Medioevo

-CITTA’ MARITTIME

-POSIZIONE DI CROCEVIA

Cicerone dice che Roma deve la sua grandezza alla posizione, perché è vicina ma non sulla costa e grazie al fiume

Tevere che è navigabile consente di giungere subito alla costa; la posizione più arretrata rispetto al mare le

permetteva di difendersi meglio.

Nel tardo Medioevo i commercianti si incontravano vicino ai ponti perché era più facile commerciare tramite fiumi e

per questo sono nate città in queste zone.

 LA PIANTA URBANA

Può essere:

-LINEARE= la città si sviluppa su una strada principale;


-A SCACCHIERA = pianta geometrica formata da linee perpendicolari;

-RADIOCENTRICA= c’è un centro di partenza dal quale si sviluppano una serie di cerchi concentrici intorno

-A STRUTTURA DISORDINATA (es. arabe) = città che non hanno un’organizzazione precisa ma sono formate da stradine

a zig-zag.

 LA RELAZIONE CON IL TERRITORIO:

-URBANESIMO= popolazione che dalle campagne va a vivere in città, cioè va a inurbarsi, a inserirsi nelle città;

-URBANIZZAZIONE= sviluppo dei quartieri

I due fenomeni sono connessi perché aumentando la popolazione devo cambiare la struttura della città.

-PERIURBANIZZAZIONE= costruzione di borghi e strutture intorno alla città;

-DEURBANIZZAZIONE= abbandono dei quartieri

-RIURBANIZZAZIONE= riutilizzo di quartieri abbandonati

 MEGACITTA’

È una città che supera i 10 milioni di abitanti; sono sedi dell’innovazione, delle multinazionali, ma hanno anche luoghi

di estrema povertà. Es. New York, Città del Messico, Shangai ecc.

 RETI URBANE

Le relazioni tra le città oggi sono studiate e quindi si parla di “reti urbane”; questa espressione indica proprio le

relazioni tra le città, non le reti di trasporti e commerci che si trovano nella città. Possiamo avere due tipologie di rete:

-STRUTTURA POLARIZZATA = c’è una città più importante che mantiene relazioni con altre città (es. Bari con le città

circostanti);
-STRUTTURA POLICENTRICA = non c’è un centro predominante, ma tutte le città sono in rapporto tra di loro; tra esse

c’è uguaglianza (es. in veneto tra Verona, Vicenza e Treviso).

 LE CINTURE URBANE
La cintura urbana è costituita dai comuni che sono circostanti a una città più importante. Questi comuni possono

spostarsi rapidamente nella città e usufruire dei suoi servizi.

 AREE METROPOLITANE

Il rapporto che si è costruito tra la città più importante e la cintura ha creato le aree metropolitane. Per “area

metropolitana” intendiamo un territorio molto ampio che fa capo per le attività produttive e terziarie un’importante

città. Il termine viene dal greco, infatti le città si chiamavano “metropoli”. Le aree metropolitane più importanti in

Europa sono: Parigi, Francoforte e Londra.

In Italia è stata fatta una legge per le aree metropolitane nel 1990 perché la città con i comuni circostanti possono

avere delle norme comuni.

 CONURBAZIONI

Attorno ad un grande centro se ne sviluppano altri più piccoli; si formano un centro dopo l’altro. La campagna è

sempre più erosa e si sviluppano sempre di più le città. Ogni città della conurbazione mantiene la sua autonomia,

anche se ci sono relazioni tra i vari centri.

Le conurbazioni sono formate quindi da centri urbani molto vicini e ci danno l’idea della città che occupa tutto il

territorio.

 MEGALOPOLI

Quando si formano tante conurbazioni che si uniscono l’una all’altra si crea la megalopoli, un enorme complesso

urbano di città che si susseguono l’una dopo l’altra e milioni di abitanti.

Si trovano ad esempio in America (New York, Philadelphia, Washington) e in Giappone.

 LA BANANA BLU

La megalopoli europea viene chiamata “banana blu”. La zona che va da Londra a Milano se la si vede di notte sembra

unica, ciò è stato notato con i satelliti; è stata chiamata banana blu perché le luci che si vedono danno sul blu. È

l’unione delle zone più sviluppate d’Europa, che copre Londra, Parigi, Milano. È la parte trainante dell’Europa, anche

se adesso con la Brexit l’Inghilterra è uscita dall’Unione Europea.

 L’AFRICA

Diversa è la situazione in Africa, un territorio dove le città sono poche; questo è prova della povertà del territorio.

Troviamo città sulle coste dell’Africa ma non nella parte interna. Le città non hanno lo stesso ruolo che hanno in

Europa e America. Dal punto di vista commerciale, spesso il problema dell’Africa è proprio il rapporto tra costa e parte

interna.

 LO SPAZIO URBANO IN ITALIA

L’Italia è famosa per le sue città. Le città hanno avuto grande sviluppo grazie ai romani, al tardo medioevo e

l’arricchimento dovuto alle grandi corti che ci sono state e agli artisti. Molte delle città italiane erano murate e alcune

le conservano ancora oggi.


Le città negli anni si sono ampliate e trasformate, hanno abbattuto le mura.

L’Italia ha avuto delle differenze nello sviluppo urbanistico tra nord e sud, oggi questo divario è stato compensato.

Alcuni hanno definito le città meridionali come città “dormitorio”, cioè sono città che hanno una funzione

residenziale; si tratta di città in cui si vive ma non c’è un grande sviluppo economico e commerciale. Le città

meridionali sono definite anche “buropoli”, cioè sono i centri dell’amministrazione e della burocrazia ma non hanno

quelle funzioni che rendono la città il motore dell’economia.

Milano è un centro importante, p un’area metropolitana che ha una cintura urbana e lo spazio di campagna è minimo.

Oggi si dice che la campagna italiana è urbanizzata, cioè ha quei servizi e quelle strutture che sono tipiche della città.

In Italia ci sono 14 città metropolitane; è importante che un territorio abbia questa definizione perché gli abitanti in

queste zone godono degli stessi diritti, di una legislazione e di buoni trasporti. Tutte le norme relative all’area

metropolitana dovrebbero consentire alle città che ne fanno parte di avere gli stessi diritti, obblighi e doveri.

Oggi si fanno molte indagini sulla qualità della vita in città. Per esempio ogni anno d’estate il 24h fa un monitoraggio
per indicare come si vive nelle città: senso di identità, problemi, inquinamento, delinquenza, vivibilità.

La città deve dare attività, strutture, servizi, divertimento, cultura. La città è il luogo in cui si può vivere una buona

qualità della vita, ma questo non accade sempre e per questo occorrono i monitoraggi.

Oggi si pensa al futuro della città, in termini di sostenibilità e smartcity.

Smartcity significa città veloce, intelligente; questo significa dare il giusto rispetto all’ambiente e ai cittadini, quindi

una buona qualità dell’aria e della vita, sviluppi tecnologici ecc.

La sostenibilità non è solo un fatto ambientale, ma anche sociale, economico e della vita in generale.

Sostenibilità significa:

-risparmio idrico

-raccolta differenziata

-mobilità sostenibile (mezzi elettrici e non inquinanti)

Oggi si parla anche di “orti urbani”, cioè ci sono associazioni che stanno risistemando delle piccole oasi verdi per

superare l’idea che la città debba essere solo cemento, ma inserire anche il verde per ridurre l’inquinamento.
La città oggi è divisa in quartieri.

Nella città del futuro dovrebbe esserci un giusto equilibrio tra presenza della natura e sviluppo urbano. La città non

può crescere a dismisura, ma bisogna creare un nuovo modello di città che tenga conto anche della natura.

LA CITTA’ NELLA DIDATTICA DELLA GEOGRAFIA

-si può partire da una lezione sul campo = portare gli studenti sul territorio, confrontare le città vicine o i vari quartieri,

mostrare gli edifici presenti e le loro funzioni, il centro storico, la forma delle strade.

-ricerche on-line per individuare le funzioni della città

-ricerche su dove si costruiscono alcuni oggetti, es. gli occhiali, un divano ecc.

Lezione del 16/10/20--- capitolo degli SPAZI ECONOMICI, su de Vecchis

IL SETTORE PRIMARIO: AGRICOLTURA, ALLEVAMENTO, PESCA

(Cap. 11: Gli spazi dell’economia primaria) + opuscolo8

 L’ECONOMIA

Il termine “economia” in passato indicava l’amministrazione della casa, oggi invece indica l’insieme delle attività rivolte

allo sfruttamento e alla valorizzazione delle risorse e dei beni naturali, attraverso la produzione, circolazione,

distribuzione, scambio e consumo dei prodotti. L’economia è legata al “mercato”, cioè il luogo motore dell’economia in
cui le merci prodotte dall’uomo vengono collocate e scambiate.

Dal punto di vita economico, l’ISTAT divide la popolazione in:

-POPOLAZIONE ATTIVA = persone occupate, persone disoccupate alla ricerca di una nuova occupazione, persone in

cerca di una prima occupazione;

-POPOLAZIONE NON ATTIVA = minori, pensionati, invalidi, studenti in età lavorativa, casalinghe e tutti quelli che non

vogliono lavorare.

L’ISTAT inoltre distingue la popolazione in 3 fasce d’età:

-GIOVANI= 0-14 anni

-ADULTI= 15-64 anni

-ANZIANI= 65 anni e oltre

Recentemente sta diminuendo la popolazione attiva impegnata nel settore primario e secondario, mentre aumentano

sempre di più i lavoratori nel terziario. Per avere il quadro completo di un Paese però bisogna considerare anche altri
fattori, come la posizione di operai e dirigenti nelle organizzazioni produttive, lo stato di welfare, il PIL e gli indicatori

socio-demografici (es. tasso di mortalità infantile).

L’indice di vecchiaia ha delle conseguenze sociali importanti nelle principali economie avanzate, soprattutto in quelle

europee. L’invecchiamento potrebbe ridurre lo stato di welfare per le generazioni future, tuttavia questo problema è

colmato in parte dal flusso di immigrati.

 STRUTTURE AGRARIE E INSEDIAMENTO RURALE

L’uomo nella sua relazione con l’ambiente crea città e condizioni economiche; le sue attività hanno modificato la

morfologia del territorio. Un esempio è l’agricoltura.

L’agricoltura è lo sfruttamento razionale, sistematico dell’ambiente da parte dell’uomo per la propria sopravvivenza, per

produrre prodotti utili alla sua sopravvivenza.

L’uomo è passato al sopravvivere con caccia e pesca di prodotti “spontanei”, ad una agricoltura organizzata (circa

12.000 anni fa. Agricoltura, pesca e allevamento formano il settore primario; l’industria il secondario e il turismo il

terziario. Oggi si sta evolvendo anche un quarto settore.

L’agricoltura l’uomo l’ha cominciata quando è passato dalla dimensione nomade primitiva a una dimensione stanziale.

L’agricoltura è stata un merito delle donne, perché le donne rimanevano nella caverna per crescere i piccoli e questo

ha permesso loro di vedere un processo naturale: dei semi che cadevano e che dopo un po' di tempo producevano
degli alimenti utili per l’uomo. Da questa osservazione spontanea è nata l’agricoltura. L’agricoltura è stata possibile

grazie ad alcune innovazioni come l’uso del fuoco, l’uso della macina e il perfezionamento degli strumenti usati per la

caccia.

 CONDIZIONI NECESSARIE PER L’AGRICOLTURA

Parliamo di agricoltura nel momento in cui abbiamo:

-condizioni ecologico-ambientali= es. tipo di suolo, clima;

-organizzazione sociale = es. solo quando l’Egitto è diventato uno stato organizzato ha potuto governare le continue

inondazioni del Nilo;

-investimenti= es. nel 1951 in Italia si è fatta una riforma agraria, perché finalmente nel Mezzogiorno si è chiuso in

feudalesimo e si è fatta questa divisione dei territori in modo da creare la piccola proprietà terriera)

-riforme

-innovazioni tecnologiche (es. macchine agricole, un nuovo aratro nel Medioevo che consentiva discendere meglio nel

terreno rispetto a quello dei romani)

-imprese agro-industriali (alleanza tra agricoltura e industria perché non si produce solo per il consumo diretto, ma
anche per la lavorazione industriale).

L’agricoltura comincia come forma sperimentale nel 10000 a.C. e lentamente si migliora. Tra l’8000 e il 6500 a.C.

l’agricoltura divenne un’attività abituale in:

-Medio Oriente

-India

-Cina

-America centro meridionale

Sono gli stessi luoghi dove nascono le prime città, proprio come conseguenza della necessità di vendere i prodotti.

I principali prodotti dello scambio agricolo tra Paesi sono:

-GRANO, coltivato in America e Australia;

-RISO, nel Bengala;

-MAIS, nell’America centrale;

-CAFFE’, nel Corno d’Africa, in America centrale e meridionale (soprattutto Brasile);


-CACAO, in America meridionale e Africa;

-FRAGOLA, in Europa.

 LE DIVERSE FORME DI AGRICOLTURA

 TRADIZIONALE

è il primo modello che l’uomo ha usato in età primitiva e le troviamo ancora in realtà poco sviluppate come Africa,

alcune zone dell’America e in alcune aree rurali interne dell’Europa; in queste zone si usano tecniche arretrate: scarsi
concimi, rotazioni elementari, specie coltivate limitate.

L’uomo coltivando capirono che il terreno aveva bisogno di riposo; se coltiviamo ogni anno un terreno diventa

improduttivo. Nel tempo, dal Medioevo in poi, gli uomini hanno capito che ci sono piante che assorbono l’hummus del

terreno e quindi lo impoveriscono e piante che invece danno hummus al territorio. Ad esempio le piante di legumi

sono buone per il terreno. È nata quindi la rotazione elementare, cioè il terreno che viene prodotto un anno si e uno

no, e ci sono anche rotazioni più raffinate, che prevedono di coltivare ogni anno un tipo di coltura diversa.

Nell’agricoltura tradizionale si usa la rotazione elementare.

L’agricoltura tradizionale inoltre è un’agricoltura di auto-consumo, cioè che serve per la propria sopravvivenza, ed è

polivalente, cioè produce tutto ciò che serve per l’alimentazione.

 INTENSIVA

Era svolta già dai romani; significa che produco per me ma anche per la commercializzazione. I romani avevano grandi

apprezzamenti di terra in cui mettevano a lavorare gli schiavi. Producevano grandi quantità di vino, cereali, olive e

quindi olio e li commerciavano. È un’agricoltura che si concentra sulla produzione intensi di alcuni prodotti. Oggi
questo tipo di agricoltura si incontra con l’impresa agro-industriale.

 AGRICOLTURA ESTENSIVA TRADIZIONALE


La troviamo nei grandi feudi del mezzogiorno. Il proprietario aveva a disposizione grandi estensioni di terra e coltivava

tutto ciò che gli serviva in modo ampio, per esempio per conservare molto grano o altri prodotti. È un’agricoltura dalla

quale posso ottenere una grande quantità di prodotto ma usando sistemi elementari tradizionali; l’unico vantaggio è

l’estensione del terreno, ma non faccio investimenti e non inserisco innovazioni. È una forma di “egoismo sociale”,

perché il barone meridionale otteneva tutto ciò che serviva per sé, ma non si preoccupava di intensificare l’agricoltura

in modo da dare beneficio anche ai suoi braccianti.

 AGRICOLTURA ESTENSIVA MODERNA

La troviamo negli Stati Uniti perché qui ci sono grandi appezzamenti di territori, divisi in “belts” cioè fasce. Hanno

quindi come i latifondisti grandi estensioni di terra, ma hanno aggiunto a questo la meccanizzazione, soprattutto per

la raccolta. Questo presenta un aspetto negativo: una forte meccanizzazione significa riduzione della presenza di

operai.

 AGRICOLTURA CAPITALISTICA

La base dall’agricoltura capitalistica è l’agricoltura intensiva; questa esperienza di agricoltura intensiva dei romani, si è

ripetuta in età moderna e si è arricchita con il processo di capitalismo e industrializzazione dell’800. Il capitalismo deve

la sua esistenza a un’opera di Marx, il quale ha chiarito che la borghesia europea aveva formato un capitale, cioè

aveva messo da parte risorse di beni mobili e immobili e li ha messi in uno. Li ha messi in uso portando innovazioni

nell’agricoltura o avviando l’industrializzazione. Già nella seconda metà dell’800 si usavano i fertilizzanti che

permettono di intensificare la produzione e si acquistavano nuovi macchinari. La produzione intensiva è stata quindi

arricchita dalla presenza di capitali e si è passati a parlare da proprietà ad azienda agraria. È un’azienda che ha costi e

profitti, intensificati dai capitali. La produzione aumenta sempre di più e anche le possibilità commerciali; quindi il

proprietario dell’azienda non vende solo al mercato, ma cerca l’alleanza con l’industria. Es. vendevano la frutta al

mercato e all’industria che produce marmellata.


Oggi ci sono aziende agricole che lavorano solo per le industrie.

 AGRICOLTURA DI PIANTAGIONE

La troviamo in America del sud e in alcune regioni di Africa e Asia. È un’agricoltura collegata all’arrivo di europei in

questi territori; gli europei si sono resi conto che queste popolazioni producevano prodotti che piacevano agli europei

e quindi grandi estensioni di territori in queste regioni sono state destinate a produrre in grande questi prodotti per il

mercato dei paesi ricchi europei. Si sono formate quindi queste piantagioni con una forma di agricoltura che possiamo

definire intensiva perché si produceva molto di pochi prodotti. Gli europei hanno tolto a queste popolazioni la

possibilità di produrre beni propri, cioè non hanno spazio per produrre gli alimenti necessari per loro. Sono tate

depauperate queste popolazioni del loro fabbisogno interno.

 AGRICOLTURE COLLETTIVE

Si tratta di un’agricoltura che oggi è in crisi. È un’agricoltura controllata dallo stato che troviamo in Russia, ai tempi

dell’Unione Sovietica; oggi la troviamo in Israele. Le aziende agricole non sono di proprietà di qualcuno, ma sono dello

Stato e il contadino che va a lavorare è come un operaio; non ha nulla di proprio, ha un contratto di lavoro con lo
Stato che lo porta a lavorare la terra per determinate ore. Questo modello corrisponde a una impostazione comunista

e tipica anche di Israele. Qualcuno ritiene che questo modello non abbia funzionato in Russia perché il contadino non

si sentiva integrato in ciò che faceva e quindi non si impegnava per ottenere buoni risultati; queste forme collettive

sono quindi state ridimensionate.

 IL PAESAGGIO AGRARIO TRADIZIONALE IN EUROPA

L’Europa ha presentato un grande sviluppo di agricoltura con romani e Medioevo. Dal Medioevo all’800 ha

sperimentato due tipi di paesaggi agricoli che sono stati presenti a lungo: paesaggio dei campi aperti (openfield),

paesaggio dei campi chiusi (bocage) e il paesaggio delle zone vicine al mare.

 CAMPI APERTI:

“Campi aperti” è un nome che rispecchia la disposizione dei campi nel territorio: ci sono strisce di terra contigue che si

coltivavano insieme; era cioè un’intera comunità che si prendeva cura di quel territorio e tutti godevano dei vantaggi

di ciò che producevano. I campi aperti sono caratterizzati da:

-strisce di terra parallele, allungate e strette

-separazione tra parte destinata all’agricoltura e al pascolo

-uso dell’aratro pesante

-terre coltivate dai contadini che vivevano nei villaggi vicini alle terre

- non c’erano interessi di mercato

È un sistema che si è diffuso nel Medioevo, è autarchico e tipico dell’Europa continentale (es. Germania).

 CAMPI CHIUSI:
“Campi chiusi” è un modello che si sviluppa al nord, soprattutto in Inghilterra, dove i proprietari non volevano

condividere le proprietà con i contadini e quindi mettono degli steccati o confini alle loro terre. Sono caratterizzati da:

-chiusura dei campi dalla forma regolare

-assenza di lavoro collettivo, ma proprietà del singolo

-presenza di aree per il pascolo

-commercializzazione dei prodotti

-il proprietario viveva isolato ma sul territorio, in modo da controllarlo; si formano così le ville.

Il termine villa ha cambiato il suo significato nel tempo: la villa nel mondo romano rappresentava le proprietà dei

signori romani; la villa che si sviluppa nell’Italia del nord è un edificio importante con grandi estensioni di terra; oggi la

villa rappresenta solo l’edificio con giardino.

Da questi sistemi chiusi si è sviluppata l’agricoltura capitalistica. In conseguenza ad essi sono nate le aziende agricole.

Oggi i campi non sono recintati perché i confini sono individuati tramite il catasto.

 IL PAESAGGIO AGRARIO NEI PAESI DEL MEDITERRANEO

In questi paesi:

-il clima sulle coste consente la coltivazione di frumento, olivo e vite (triade mediterranea);

-i terreni sono fragili e delicati e hanno bisogno dell’aratro leggero;

-ci sono zone coltivate, villaggi e aree per l’allevamento;

-non ci sono grandi estensioni di terra, quindi si sfrutta ciò che c’è e nelle zone più interne vivono i contadini;

-viene praticata la transumanza;

-non si sfruttano solo i terreni pianeggianti, ma anche i pendii con la tecnica del terrazzamento; sulle terrazze si

coltivano: viti, olivi, agrumi, mandorli

-si alternano la piccola proprietà e le grandi aziende.

 LA TRANSUMANZA

L’uomo ha sempre allevato gli animali. Gli animali hanno bisogno di pascoli freschi e quindi l’uomo ha incontrato un

problema perché i pascoli non erano sempre freschi; ecco perché l’uomo ha iniziato a spostarsi con gli animali alla
ricerca di pascoli freschi, praticando la transumanza. Oggi questo problema non c’è perché grazie ai trasporti e alle

innovazioni tecnologiche, gli animali vengono tenuti nelle stalle ed è l’uomo che gli porta il necessario.

Abbiamo due tipi di transumanza:

-VERTICALE o alpina = tra l’alta montagna e le valle sottostanti (Alpi, Pirenei, Carpazi);

-ORIZZONTALE= sfritta pascoli lontani tra loro e si è affermata in Italia, Francia meridionale, Spagna e Grecia.

La transumanza crea un passaggio destinato all’allevamento, quindi che deve consentire il passaggio degli animali.

I tratturi collegano Abruzzo e Molise con la Puglia. Una parte del paesaggio non poteva essere sfruttata per

l’agricoltura ma doveva consentire il passaggio di uomini, animali e carri; ecco perché sono nati i tratturi. Un’altra

parte della terra era destinata alla permanenza degli animali.

Anche in Spagna si praticava molto la transumanza.

Oggi la transumanza è in crisi perché quando gli uomini hanno creato le aziende di allevamenti non hanno più avuto la

necessità dello spostamento. Tutta la nostra tradizione paesaggistica si è costruita tra agricoltura e transumanza.

 LE INNOVAZIONI IN AGRICOLTURA

 PRIMA RIVOLUZIONE AGRICOLA = nel 10000 a.C. gli uomini sono passati dalla raccolta spontanea alle prime

forme di agricoltura;

 SECONDA RIVOLUZIONE = nel 1800, quando gli uomini hanno iniziato a usare i fertilizzanti chimici, cosa che
consentiva di aumentare la produzione

 TERZA RIVOLUZIONE = oggi si parla di ingegneria genetica, cioè andare a cambiare il gene delle piante per

ottenere nuove e maggiori produzioni. È conosciuta come “Rivoluzione verde”.

Il concetto di innovazione può avere un aspetto positivo o negativo. Gli OGM (organismi geneticamente modificati)

da un lato sono positivi perché potrebbero consentire di risolvere il problema della fame nel mondo; dall’altra parte

però non sappiamo se queste produzioni possono danneggiare la salute umana. Recentemente l’uso eccessivo di

fertilizzanti ha incoraggiato la diffusione dell’agricoltura biologica, un’agricoltura cioè che esclude sostanze chimiche e

salvaguarda la fertilità dei terreni, valorizza inoltre l’uso di materiali organici come il letame.

Oggi inoltre siamo portati a produrre molto per soddisfare il mercato; accade che volendo produrre molto di pochi

prodotti, stiamo riducendo la biodiversità. Per “biodiversità” si intende la presenza di più colture nel territorio, cosa

che mantiene stabile l’equilibrio naturale.

Si è intensificato molto l’allevamento di bovini oggi, cosa che è dannosa per l’ambiente, tralasciando altri animali.
L’innovazione deve essere a vantaggio degli uomini e della natura.

 GREEN ECONOMY
Propone un nuovo tipo di rapporto tra le attività economiche e l’ecosistema naturale, per uno sviluppo sostenibile. Si

tratta di recuperare i prodotti che il mercato non richiede ma che sono utili per noi e per la natura. Oggi stanno

tornando in produzione prodotti che erano stati dimenticati, come il farro, che sono utili per il terreno e per la nostra

alimentazione.

 L’INSEDIAMENTO RURALE

Si parla di insediamento rurale perché l’uomo ha bisogno di vivere vicino ai territori che lavora. Riscontriamo nel

mondo rurale 3 tipologie di insediamento:

-CASE SPARSE = costruzione di case o aziende isolate;

-PICCOLE FAZIONI = nuclei rurali che raggruppano poche case

-CENTRI ORGANIZZATI

Le case rurali sono diverse dagli edifici in città e possiamo avere due categorie:

-FORME UNITARIE = è la forma più semplice che prevede una casa fatta da elementi giustapposti o sovrapposti. Sono

le case dei contadini più poveri. Nel primo caso ci sono due vani vicini, nel secondo troviamo più piani e stalle più

grandi per gli animali.

-FORME COMPLESSE = troviamo tante strutture che fanno parte dell’azienda agricola. Le condizioni economiche dei
contadini che vivono in queste case sono migliori, ci sono maggiori estensioni di terra e una relazione tra allevamento

e agricoltura. Possiamo avere case a carte chiusa (masseria) e a corte aperta.

La masseria era una costruzione chiusa, con una sola entrata e un grande spazio aperto all’interno circondato dalle

case; non è un monolocale, ma c’è lo spazio per la famiglia, i braccianti, i macchinari, gli animali. All’interno di questa

piazza chiusa si svolgevano tutti i lavori della masseria (es. fare il vino).

La casa a corte aperta è fatta da elementi separati; c’è quindi un grande spiazzo davanti per i lavori agricoli e di

allevamento, ma non c’è bisogno di chiudersi. Abitazioni e stalle sono poste in modo lineare, uno dopo l’altro.

 AGGREGATO ELEMENTARE E VILLAGGI:

-AGGREGATO= gruppo di case senza luogo di raccolta; ci sono poche case e non ci sono negozi né altre attività.

-VILLAGGI= aggregati che si strutturano come centri rurali organizzati; ci sono più case e un minimo di vita sociale,

strutture come negozi.

 TIPI DI VILLAGGIO

-centri di fondovalle = allo sbocco di una valle o di un fiume, si trovano soprattutto nelle vallate alpine;

-centri di pendio = sorgono su un pendio;

-centri di ripiano = sono usati per i villaggi montani e sfruttano la superficie pianeggiante;

-centri di cocuzzolo = occupano un dosso o la sommità di colline argillose;

-centri di sprone = costruiti sullo sprone roccioso e sono centri difensivi;


-centri di dorsale = con le case lungo la linea di cresta.

Nelle regioni collinari d’Europa, i villaggi in genere si concentrano sui pendii lasciando la pianura alla coltura.

I villaggi si distinguono per la loro posizione geografica. A volte sulla cima della collina c’è la rocca o un castello per la

difesa. Nei villaggi inoltre è evidente la distinzione degli edifici, sia dal punto di vista funzionale che sociale, infatti

l’abitazione dei benestanti è diversa da quella dei ricchi.

Il villaggio può avere varie forme:

-DI CROCICCHIO = varie strade che si incrociano; si tratta di sentieri naturali che l’uomo ha sfruttato e introno ai quali

ha costruito il villaggio;

-ROTONDO= villaggio pensato con attenzione, a forma circolare difensiva, talvolta con cinta muraria intorno

Possiamo avere inoltre villaggi con:

-FORMA ALLUNGATA = una strada, un fiume o un canale intorno al quale si dispongono le case;

-FORMA AMMASSATA = abitazioni tutte raccolte intorno ad uno stesso punto.


La struttura del villaggio può essere:

-SERRATA= edifici contigui e vie strette;

-SPAZIEGGIATA= case distanziate e separate dai terreni coltivali.

La geografia però non si occupa solo della forma degli edifici, ma anche dei materiali usati perché mostrano la

relazione tra uomo e ambiente. In passato l’uomo costruiva le sue abitazioni con i materiali che trovava sul luogo:

frasche, paglia, pali e bastoni, legno, argilla, pietra. Oggi si usa principalmente il cemento armato.

L’uomo ha sfruttato le condizioni geografiche del territorio e le risorse che trovava e in base a quelle risorse ha

costruito case rurali e villaggi.

Oggi nelle campagne tutti quelli che hanno avuto la possibilità economica hanno trasformato le loro case in strutture

di cemento armato; la città ha portato le strutture e tecnologie anche in campagna. A volte però si tendono anche a

conservare le strutture rurali per i turisti.

La trasformazione delle aree rurali è positiva per il miglioramento della qualità della vita, ma bisogna sempre

rispettare il territorio.

 L’ALLEVAMENTO

L’allevamento e la pesca fanno parte del settore primario. L’uomo quando nel 10000 a.C. ha avviato anche

l’allevamento. L’uomo si è reso conto che non tutti gli animali potevano essere allevati e che l’allevamento portava al

nomadismo, perché gli animali avevano bisogno di spostarsi. Le comunità che fondavano la loro economia

sull’allevamento sono state nomadi. Gli animali più allevati sono stati: cavallo, dromedario, ovini e bovini. L’uomo si è

servito di cavalli e dromedari come mezzi di trasporto, quando ancora questi non esistevano; da ovini e bovini invece

ricavava latte, carne e pelli. L’uomo ha addomesticato gli animali che poteva e li ha usati per il suo interesse.

Il bestiame aveva varie funzioni, serviva per:

-lavoro agricolo

-trasporto

-alimentazione
-scopi non alimentari (pellicce)

Oggi è usato poco per trasporto e lavoro e maggiormente per l’alimentazione e per scopi industriali.

L’allevamento intensivo presente oggi necessita di grandi quantità di energia e di acqua ed è molto inquinante perché

causa il rilascio nell’atmosfera di grandi quantità di diossido di carbonio e metano. A questo inoltre si aggiunge il fatto

che per creare nuovi terreni per il pascolo spesso vengono distrutte le foreste.

Per quanto riguarda la distribuzione geografica delle specie animali abbiamo:

-i bovini in India, Brasile, Cina, Unione Europea, Stati Uniti e Argentina;

-gli ovini in Cina e Australia;

-i caprini in Cina e India;

-cammelli e dromedari in Africa settentrionale, nel Vicino Oriente e in Asia centrale.

Il cavallo è diventato animale da sella, traino e combattimento, oggi molto usato in Europa e America del Nord per

eventi sportivi e svago e in misura minore per l’alimentazione.

 LA PESCA

L’uomo ha sempre usato la pesca, oggi in misura maggiore perché possiamo conservare il pesce attraverso sistemi di

refrigerazione (congelati e surgelati). In passato il pesce veniva salato per conservarlo.


Aumentando la popolazione, la possibilità di trasporto e il fabbisogno, la pesca oggi è considerata un’attività

distruttiva che deve essere regolamentata.

Le grandi zone di pesca sono: le coste della Norvegia, le isole del Giappone, le coste del Perù.

È un’attività utile e remunerativa, ma che richiede attenzione per evitare la distruzione del mondo degli oceani.

 LE RISORSE MINERARIE

La distribuzione delle risorse minerarie nel territorio è diseguale e dipende principalmente dal modo in cui si sono

formate le rocce nel corso del tempo (litogenesi). Ad esempio il carbone viene prodotto soprattutto nell’emisfero

settentrionale (Russia, Cina, Stati Uniti), il petrolio nella regione del Golfo Persico. La tecnologia sempre più sofisticata

consente di individuare nuovi giacimenti e sfruttare al massimo quelli già esistenti. Per l’economia sono importanti:

-LE RISORSE = quantità totale di un qualsiasi materiale scoperto, utilizzabile e fruibile (es. il ferro);

-LE RISERVE = quantità di quello stesso elemento che è recuperabile, secondo tecnologie, condizioni economiche,

politiche e culturali presenti in un dato periodo.

Riserve e risorse formano lo stock, cioè l’insieme dei materiali utili presenti nel mondo (in atmosfera, idrosfera e

litosfera). Risorse e riserve possono essere rinnovabili o non rinnovabili.


Nella crosta terrestre troviamo soprattutto: ossigeno, silicio, alluminio, ferro, calcio, sodio, potassio, magnesio;

mentre in misura minore troviamo il rame, il piombo e lo zinco.

Le risorse minerarie comprendono metalli (ferro, rame, oro), combustibili (petrolio, carbone, gas) ed elementi usati

per le costruzioni industriali e i manufatti.

Negli ultimi anni si sono diffuse anche le “terre rare”, cioè elementi che sono concentrati in pochi giacimenti; sono

quelli usati per produrre dispositivi ad alta tecnologia come le tv, le marmitte delle auto, i cellulari.

Le risorse minerarie sono state consumate a partire dalla rivoluzione industriale e per rispondere al loro esaurimento

è nato il riciclaggio.

SUGGESTIONI DIDATTICHE

Per spiegare l’agricoltura ai bambini si possono portare a visitare una fattoria didattica, mostrare come lavorano i

contadini, fare confronti tra i vari territori. Si possono mostrare storie e filastrocche sul mondo della campagna.

IL SETTORE SECONDARIO: L’INDUSTRIA

(cap. 12 “Gli spazi dell’industria e del terziario)

 L’ENERGIA

L’uomo ha da sempre sfruttato gli animali, il vento e il sole per ricavare energia. La Rivoluzione industriale ha
modificato le esigenze di energia e anche il corso della storia; spesso questo ha causato conflitti e guerre. In alcuni

periodi l’abbondanza e il basso costo delle risorse energetiche hanno facilitato lo sviluppo economico. Le risorse

energetiche si distinguono in:

-rinnovabili= solari, eoliche, idrauliche, geotermiche, marine e da biomasse;

-non rinnovabili = petrolio, gas, nucleari e carbone;

Le prime sono in pratica illimitate, mentre le seconde sono soggette a un esaurimento, più o meno rapido. Oggi le

risorse più usate per l’economia sono il petrolio e il gas. La produzione di gas è maggiore rispetto al petrolio in quanto

esso è meno inquinante e si trasporta facilmente in condotte (gasdotti) o tramite navi. Il carbone è stato la prima

risorsa ad essere usata, e ancora oggi è molto sfruttato anche se inquina, ha un costo di trasporto elevato e un

negativo impatto ambientale.

Le risorse non rinnovabili sono quelle più usate, anche se oggi si punta al risparmio energetico; quelle rinnovabili sono

usate meno perché sono poco convenienti. I limiti dell’energia eolica ad esempio dipendono dal fatto che il vento non

è costante.
L’energia idraulica sfrutta la forza cinetica dell’acqua attraverso dighe sui fiumi. L’energia geotermica invece sfrutta il

calore delle rocce del sottosuolo per scaldare l’acqua filtrante dalla superficie, trasformandola in vapore; è stata usata

per la prima volta in Toscana nel 1904. Le tecnologie che consentono di ricavare energia dal mare oggi sono poco

diffuse e si basano principalmente su assorbimento e conversione energetica o, come nel caso dell’Italia, sull’uso di un

dispositivo che sfrutta il moto tra uno scafo e un pendolo che oscilla al suo interno.

Tra le biomasse troviamo: legna da ardere, scarti (agricoli, industriali, forestali, alimentari, d’allevamento), alghe

marine, soia, girasole, rifiuti solidi urbani. Nell’indagine ISTAT del 2013 l’Italia era al primo posto in Europa per l’uso di

biomasse, dopo il metano.

Molti paesi hanno realizzato centrali nucleari, come la centrale di Fukushima in Giappone. I centri nucleari sono

dannosi perché generano scorie radioattive per tempi lunghissimi, difficili da smaltire.

 LA NASCITA DELLE INDUSTRIE

Anche fino al 700 si producevano vestiti, vasellame e tutto ciò che produce l’industria, ma si faceva tramite

l’artigianato; cioè l’uomo aveva imparato a elaborare materie prime e renderle utili. La differenza tra artigianato e

produzione industriale è che il primo produceva poco, invece nell’industria si può intensificare la produzione grazie
all’uso delle macchine. Un’altra differenza è che l’artigiano produceva per il suo territorio, invece l’industria

producendo molto deve cercare più mercati. Cambiano le regole della produzione, nella qualità e nell’organizzazione

del mercato, inoltre al lavoro manuale dell’artigiano e dei semplici meccanismi che usava, dal 1700 in poi si passa

all’uso di macchine più tecnologiche. Le macchine derivano dall’unione di scienza e tecnica.

Per fare industria occorrono le tecnologie, ma anche un capitale per comprare i macchinari, le risorse, i trasporti e gli

operai. L’industrializzazione è una sorta di alleanza che a fine 1700, a partire dall’Inghilterra, si sviluppa tra:

capitalismo, tecnologie e nuove esigenze commerciali.

Prima delle industrie il paesaggio era costituito da campagna e città; l’industrializzazione crea delle modifiche perché

occorrevano grandi capannoni per lavorare e conservare i materiali. Cambia il paesaggio, il modo di vivere e

organizzarsi; intorno ai magazzini si formano i quartieri degli operai, le città quindi si ampliano.

Il paesaggio cambia e si degrada anche perché si diffonde l’inquinamento.

L’industria ha bisogno dei mezzi di trasporto, quindi vicino al sobborgo industriale troviamo anche la ferrovia. La

rivoluzione industriale sarà più intensa con l’invenzione della ferrovia, perché si poteva trasportare tutto in modo più
veloce e a grandi distanze. Il miglioramento dei trasporti è infatti legato all’industrializzazione.

Si diffonde anche l’indotto, cioè negozi e realtà economiche che permettono la vita del sobborgo. È un paesaggio

nuovo che entra nella storia dell’uomo.

Il processo industriale parte dall’Inghilterra e nel corso dell’800 si sviluppa in tutta Europa, anche in Italia.

Parte dall’Inghilterra perché è lì che l’uomo inizia a sfruttare le forme di energia come acqua e carbon fossile.

Divennero importanti la macchina a vapore e la meccanizzazione della filatura.

 MODELLI DI INDUSTRIALIZZAZIONE

Abbiamo però diversi modelli di industrializzazione:

1) INDUSTRIALIZZAZIONE INDIVIDUALE = il singolo capitalista si mette in gioco, avvia un’industria e entra in un

mercato cercando di fare i suoi interessi; questo modello però deve essere perfezionato perché iniziano le

competizioni.

2) SOCIETA’ DI OPERAZIONE = Unione di più industriali che realizzano lo stesso oggetto e quindi decidono di non

competere ma formare una società in cui lavorano insieme; si formano i grandi trust

3) INDUSTRIA DI STATO = in Russia o altri territori non esiste il capitalista che mette a disposizione il proprio bene,

ma è lo stato che si fa promotore del processo industriale.

Nel corso dell’800 divenne importante anche il ruolo delle Banche; perché se solo i capitalisti avviavano l’industria

molte attività non sarebbero partite, e allora le banche iniziarono a finanziare coloro che non avevano sufficienti
capitali. Gli Stati stessi hanno dovuto trovare un loro ruolo nell’industrializzazione. In Inghilterra ad esempio si è dato

spazio al libero scambio, cioè lasciare libertà allo scambio senza intervenire. Ci sono stati però anche stati che sono

intervenuti, come l’Italia perché nell’800 aveva un’industria debole che non riusciva a competere con le altre; in Italia

infatti si è diffuso il protezionismo, proprio per proteggere la propria industria. L’Italia oggi pone maggiori tasse sul

prodotto straniero per facilitare la vendita dei prodotti interni.

L’industrializzazione porta dei vantaggi: se produco di più, quello che produco costa di meno; il vaso creato

dall’artigiano aveva un prezzo altissimo in quanto era unico, invece il prodotto industriale costa in meno perché è in

serie. L’industria ha abbassato i prezzi consentendo a tutti di accedere a prodotti che prima non potevano comprare.

L’industria inoltre ha dato lavoro a molti operai. Tuttavia ha causato anche problemi ambientali e sociali perché ha

inquinato e gli operai hanno dovuto lottare molto per avere il riconoscimento dei propri diritti. All’inizio tutti gli operai

lavoravano 14 ore al giorno, venivano sfruttati e donne e bambini venivano pagati poco; per questo sono nati

sindacati che volevano tutelare gli operai.

 FASI DELL’INDUSTRIALIZZAZIONE

Anche per l’industrializzazione possiamo individuare delle fasi o rivoluzioni:

 PRIMA RIVOLUZIONE: A metà del 700 e fino alla prima metà del 1800= inizio del processo, ci sono le prime

innovazioni tecnologiche, il capitalismo solitario e industrializzazione libera, il mezzo di trasporto più usato
solo la nave e la ferrovia;

 SECONDA: Dal 1850 al 1960= FORMAZIONE di società per azioni, gli industriali fanno gruppo, capitalismo e

industrializzazione diventano più forti, vengono usate nuove leghe come l’acciaio, la tecnologia è più evoluta,

il trasporto avviene tramite ferrovie, navi e auto. Il trasporto facile dell’elettricità ha permesso la costruzione

di industrie in aree lontane dalle risorse energetiche, in questo modo i Paesi che come l’Italia non avevano

carbone potevano prendere parte al processo di industrializzazione grazie alla produzione di energia

idroelettrica.

 TERZA: Dal 1960= evoluzione tecnologica maggiore, si usano acciaio e silicio, le merci si trasportano

velocemente con gli aerei. Nel periodo del boom economico degli anni Settanta del 900, in Italia si è formato il

triangolo industriale con vertici: Torino, Milano e Genova.

 QUARTA: Dal 2000 in poi = maggiore applicazione dell’informatica e della telematica, cioè significa usare i

robot nell’industrie; abbiamo anche la creazione di multinazionali, cioè l’industria ha più sedi che mantengono

i rapporti tramite l’informatico. Le multinazionali si adeguano ai gusti del posto in cui producono e ai suoi

bisogni, quindi hanno elementi comuni e differenze. L’introduzione dei robot oggi riduce il lavoro degli operai.

 TIPI DI INDUSTRIE:

- ESTRATTIVE = estraggono prodotti (es. gas);


- DI BASE = fanno i laminati, cioè elementi basilari che atre industrie lavoreranno (Es. pannelli da cui le altre

industrie produrranno sedie);

- MANIFATTURIERE = sono le industrie che lavorano i prodotti delle industrie di base

- DI COSTRUZIONE E INSTALLAZIONE DI IMPIANTI

I processi industriali prevedono in genere 3 fasi:

1. APPROVVIGIONAMENTO = trasferimento delle materie prime grezze o semilavorate dai siti minerari nel polo

industriale;

2. TRASFORMAZIONE = lavorazione delle materie prime per produrre prodotti industriali;

3. COMMERCIALIZZAZIONE = vendita nei mercati dei prodotti finiti.

Le industrie non sono tutte uguali, distinguiamo piccole e medie industrie; ciò dipende dal numero di addetti:

-MEDIA INDUSTRIA = sopra i 50 addetti

-PICCOLA INDUSTRIA = sotto i 50 addetti

-MULTINAZIONALI= hanno una sede principale e altre sedi sparse.

Le industrie oggi non sono più legate a uno Stato, ma vanno oltre i suoi confini per motivi di tasse o per trovare una

manodopera che costa meno. La formazione di multinazionali crea un decentramento produttivo, cioè molte mettono

le loro sedi nel Sud del mondo perché quindi ci sono costi minori e molte risorse.

-DISTRETTO INDUSTRIALE = un territorio in cui si produce lo stesso prodotto tramite alleanza di varie aziende.

 LE REGIONI INDUSTRIALI

Le regioni industriali importanti sono 4: Europa centro-occidentale, Russia e Ucraina, America nord-orientale e Asia

orientale. Ci sono anche zone in via di sviluppo: India, Brasile, Messico e Sud Africa. Oggi lo sviluppo più significativo è

quello di India e Cina. Il processo industriale sta arrivando lentamente nel sud del mondo, grazie alle multinazionali.

 L’ARTIGIANATO

Ha vissuto una crisi a causa dell’industria, ma oggi sta ritrovando un suo valore. Oggi stanno avendo successo

l’artigianato italiano e quello africano in quanto si tratta di prodotti che attraggono gli acquirenti. L’artigianato ha

dovuto rinnovarsi, puntando a creare pochi prodotti che hanno un prezzo elevato ma attraggono.

SPUNTI DIDATTICI

Si può partire da un oggetto e ricercare come è stato prodotto, le varie fasi. Oppure si può portare in aula ad esempio

un pezzo di legno e una sedia e quindi indagare sulla trasformazione. Si possono portare i bambini a vedere i paesaggi

industriali e parlare di inquinamento.

Lezione del 20/10/20

GEOGRAFIA ECONOMICA = incrociare la spazialità della geografia con problematiche economiche

L’uomo ha creato un’organizzazione economica; la prima è l’agricoltura, la seconda l’industrializzazione e poi il settore

terziario.

IL SETTORE TERZIARIO
(+ cap. 12 “Gli spazi dell’industria e del terziario”)

È il settore economico che fornisce servizi e beni; si tratta di servizi alla persona, commercio e turismo.

Comprende cioè tutte le attività complementari e di ausilio alle attività del primario e del secondario.

Il settore terziario si può suddividere in:


-TRADIZIONALE= servizi presenti in ogni epoca e cultura (commercio, turismo)

-AVANZATO= settore quaternario = informatica e telematica; sono servizi tecnologicamente evoluti che si sono

sviluppati negli ultimi decenni.

 IL COMMERCIO

È un’attività che esiste da millenni, prima si trattava solo di scambio di merci, ora di vendita. Il commercio è sia

INTERNO allo Stato sia ESTERNO, cioè tra Stati diversi; abbiamo quindi importazioni ed esportazioni.

Il commercio di fatto è lo scambio delle merci che permette la distribuzione territoriale dei beni economici.

Il commercio è importante e crea interdipendenza tra un territorio e l’altro.

Uno stato per stare bene con la bilancia dei pagamenti dovrebbe esportare più di quello che importa perché quando

accade il contrario significa che si hanno molte spese, ci si indebita e non si sviluppano crediti. Uno Stato funziona

bene quando le esportazioni sono maggiori.

Il luogo dove si incontrano le merci è il mercato; nel mercato dalla domanda e dall’offerta dei prodotti scaturisce un

fattore determinante: il prezzo. Il mercato spesso da luogo di scambi ha dato origine alle città. Un esempio è Roma,

nata in un luogo di incontro: il Tevere. I luoghi di incontro delle merci sono: piccoli mercati, grandi centri commerciali,

borse valori e merci, fiere. Le fiere segnano degli appuntamenti periodici, a scala locale o globale. Un’altra modalità
diffusa di vendita è l’e-commerce, cioè la vendita on-line; l’e-commerce grazie a Internet si è diffuso per oltre il 90%

nei Paesi avanzati.

 IL TURISMO
Il termine turismo viene da “tour” che significa viaggio; il turismo è uno spostamento nello spazio a diverse scale:

locale, nazionale, internazionale. Tutto ciò che si guadagna con il turismo va a favore della bilancia dei conti dello

Stato. Il turismo crea un indotto, cioè per ricavare ricchezza dal turismo occorrono alberghi, ristoranti, prodotti ecc.

Intorno al turismo infatti si realizzano attività, manifestazioni e apposite strutture. Non basta l’arrivo del turista per

guadagnare, c’è tutto un sistema che si sviluppa dietro. Fino al 2009 abbiamo una crescita esponenziale dei flussi

turistici.

Il turismo è sempre esistito, anche se in passato riguardava solo le élite; oggi invece è un fenomeno di massa. Il

turismo di massa è legato all’industrializzazione e quindi a una vivibilità migliore delle masse. Proprio perché è sempre

esistito rientra nel terziario tradizionale. È una fonte di ricchezza per lo stato.

I servizi del terziario sono un investimento e non un costo.

Oggi c’è una crisi del turismo a causa del Covid; ciò rappresenta una perdita forte per lo Stato. Il danno del turismo

non è solo legato alle imprese turistiche ma a tutto l’indotto che si avvantaggia dei servizi del turismo.

 TERZIARIO AVANZATO O SUPERIORE O QUATERNARIO

Comprende tutte le imprese di servizio tecnologico. Le imprese di questo settore sono importanti per la ricerca e
applicazione delle innovazioni tecnologiche.

Per capire cosa si intende per alto valore tecnologico del quaternario si può pensare alla Silicon Valley, una zona dove

trovano ampio spazio tutte le imprese tecnologiche. Queste imprese servono per il commercio on-line.

Oggi inoltre ci sono lo smart-working (lavoro on-line) e la telemedicina (servizi on-line).

Queste aziende che forniscono materiali e rete sono delle ricchezze per lo stato.

Idee, culture e prodotti si diffondono grazie alle comunicazioni. Tutti i mezzi di comunicazione sono caratterizzati da:

percorso, tempi, costi, facilità di accesso e di utilizzo, sicurezza, regolarità e rapidità del servizio, ritorni economici e

valore strategico. Le innovazioni tecnologiche consentono di avere mezzi di comunicazione a un prezzo d’uso molto

basso. Oggi si può comunicare senza spostarsi fisicamente nel luogo con cui si è in contatto, questo è reso possibile

dall’industrializzazione e dalle nuove tecnologie. I primi mezzi di comunicazione distanza sono stati il telegrafo e il

telefono, inventati nel corso della seconda metà dell’800. Altro mezzo di informazione e comunicazione importante

oggi è internet, oltre alla telefonia mobile introdotta negli anni ’90. La banda larga, presente oggi, consente l’accesso a

Internet con maggiore trasmissione di dati rispetto alla banda stretta. Questa tecnologia evidenza il “digital divided”,

cioè il divario tra chi ha accesso a questi strumenti avanzati tecnologici e chi è rimasto indietro. Legato alle tecnologie

c’è il fenomeno dei social network. Importanti, oltre a Internet e ai telefoni, sono anche la radio e la televisione

 LE VIE DI COMUNICAZIONE

 LA STRADA

Già i Romani avevano creato una fitta rete di strade che gli consentivano di spostarsi, combattere e commerciare; la

loro strada era un lastricato. Successivamente le strade vennero realizzate in pietrisco e sabbia, schiacciati da un rullo

compressore. Le prime auto comparvero nel XIX secolo e ciò portò alla realizzazione di un asfalto più idoneo alla

circolazione. Nel corso degli anni l’aumento delle auto e della loro velocità, insieme all’esigenza di collegamenti rapidi,

ha portato alla costruzione di autostrade. La prima autostrada al mondo collegava Milano con i laghi di Como, Varese

e Maggiore e venne realizzata nel 1924.

I Paesi europei con il più alto numero di auto sono la Germania, l’Italia e la Francia.

 L’ACQUA

Le vie d’acqua hanno consentito i primi spostamenti lunghi dell’uomo. Si tratta di mari, fiumi e laghi che consentivano

di coprire distanze maggiori rispetto a quelle terresti. Un altro vantaggio delle imbarcazioni era la possibilità di caricare

merci.
Il Reno, navigabile dalla Svizzera al Mare del Nord, è la via d’acqua europea più trafficata; anche il Danubio, l’Elba e il

Volga sono navigabili.

 LA FERROVIA

Le ferrovie sono state costruite inizialmente in Europa e nell’America settentrionale, poi nel resto del mondo. Le

ferrovie sono state importanti per la crescita economica in seguito alla seconda rivoluzione industriale. La prima linea

ferroviaria venne inaugurata nel 1825 in Inghilterra. Le ferrovie, e quindi anche le stazioni, hanno modificato la

struttura della città.

Oggi la ferrovia si sta rinnovando grazie all’alta velocità e collega gran parte dell’Europa.

 IL TRAFFICO AEREO

Il primo volo è stato fatto nel 1903 da due fratelli statunitensi. L’aereo è il più veloce tra i mezzi di trasporto, l’unico

svincolato dalla morfologia terrestre. È legato al terreno solo per l’aeroporto, fondamentale per il decollo e

l’atterraggio. È il mezzo più costoso in quanto consente un carico minore rispetto agli altri mezzi; tuttavia risulta

vantaggioso perché consente di accorciare i tempi di viaggio. Con l’aero si trasportano fiori, giornali e metalli preziosi.

Il trasporto aereo si intensificò tra la Prima e la Seconda guerra mondiale. Esistono oggi delle compagnie low cost, cioè
a basso costo. Gli aeroporti hanno un forte impatto sul paesaggio: piste, torre di controllo, impianti radar, piazzali di

parcheggio e manovra, luoghi per la manutenzione, depositi per il carburante, stazioni passeggeri e merci.

LO SVILUPPO ECONOMICO

(+ cap. 15 “La globalizzazione”)

 IL CONCETTO DI SVILUPPO: DIVERSE CONCEZIONI

La geografia, prendendo anche elementi dall’economia, si è soffermata sul concetto di sviluppo, un concetto

diventato fondamentale con l’industrializzazione. La domanda è cosa si intende per sviluppo.


Lo sviluppo è un incremento continuo della ricchezza di uno Stato. Nel momento in cui è stato messo appunto questo

concetto, gli studiosi hanno ragionato sugli Stati che non sono ricche e sviluppati. Nel periodo pre e post bellico era

evidente il forte squilibrio tra le zone che incrementavano continuamente la loro ricchezza e quelle più arretrate. Si

usò quindi il termine “sottosviluppo”, in riferimento alle zone povere, dedite alla sopravvivenza, che non

incrementavano la ricchezza e non erano soggette a industrializzazione.

Gli studiosi però si rese conto che questa definizione aveva un limite in quanto sembrava che la zona di sottosviluppo

rimanesse sempre tale, senza poter cambiare nulla. In realtà non era così, perché ci sono regioni come l’India e la Cina

che sono partite in ritardo ma hanno raggiunto un loro sviluppo. Il termine sottosviluppo è stato quindi abbandonato

e sostituito con “paese in via di sviluppo”; questo per dare un’opportunità ai Paesi di lasciare la condizione di

inferiorità e avviare uno sviluppo che gli consenta di incrementare la ricchezza.

Negli anni 40-50-60 c’è stato questo chiarimento terminologico, però oggi si ragiona sul fatto che lo sviluppo debba

avere altri caratteri; ad esempio si parla di sviluppo sostenibile, cioè si incrementa la ricchezza ma tenendo conto della

capacità della natura di reggere il suo sviluppo.

 IL MODELLO ECONOMICO CENTRO-PERIFERIA

Un gruppo di studiosi ha ritenuto opportuno dividere il mondo in:


-CENTRO= regioni che hanno raggiunto alti livelli di prosperità socio-economica (Nord del mondo);

-PERIFERIA= regioni povere, dipendenti dal centro;

-SEMIPERIFERIA= regioni povere che cercano di costruire un processo economico autonomo.

Questo secondo modello vede una relazione tra centro e periferia: il centro tiene sottomessi economicamente i paesi

della periferia, li sfrutta e quindi difficilmente essi possono diventare centro. Questa è la differenza rispetto al modello

precedente che parla invece di sviluppo- sottosviluppo- in via di sviluppo.

Es. l’America del sud ha molti squilibri economici e sociali dovuti all’essere dipendente dagli stati Uniti; gli Stati Uniti

hanno visto nell’America del sud un territorio ricco di risorse primarie da poter sfruttare. Ciò ha reso impossibile lo

sviluppo autonomo dell’America del Sud.

 GLI INDICATORI DEL CONCETTO DI SVILUPPO

Gli indicatori principali da usare per misurare lo sviluppo di uno Stato sono:

-PIL= prodotto interno lordo = valore totale dei beni e servizi prodotti in un paese in un certo intervallo di tempo;

-PRODOTTO NAZIONALE PRO CAPITE = si calcola sommando i redditi accumulati in un anno dai cittadini di un paese e

poi dividendo la somma per la popolazione totale (media).

C’è una differenza tra questi due indicatori perché uno stato ad esempio può produrre molto ma mantenere cittadini
con redditi così bassi per cui la ricchezza del singolo è minima rispetto a quella dello Stato.

La madia nazionale poi va anche interpretata, perché spesso ci sono differenze nei redditi tra nord e sud.

-STRUTTURA OCCUPAZIONALE DELLE FORZE LAVORO = indica la percentuale degli occupati dei vari settori

dell’economia; si tratta di vedere chi lavora e quanti lavorano. È un indicatore legato alla disoccupazione;

-CONSUMO DI ENERGIA PROCAPITE = maggiore è l’impiego di elettricità e di diverse forme di energia, più alto è il

livello di sviluppo economico, in quanto l’uso di energia indica lo sviluppo tecnologico dello stato e del singolo.

-TRASPORTI E COMUNICAZIONI PRO CAPITE = indica l’uso delle reti ferroviarie e stradali, dei servizi telefonici e

informatici.

 INDICE DI SVILUPPO UMANO

Oggi il concetto di sviluppo lo dobbiamo circoscrivere e rendere più chiaro, ecco perché si parla di INDICE DI SVILUPPO

UMANO. Da qualche anno è stato messo a punto questo indice che si calcola tenendo conto di 3 fattori:

1. REDDITO NAZIONALE PRO CAPITE LORDO= aspetto economico

2. ASPEYTTATIVA DI VITA

3. ACCESSO ALL’ISTRUZIONE
La media di questi 3 indici da l’indice di sviluppo umano. Lo sviluppo umano non può considerare solo la ricchezza,

perciò si vede l’aspettativa di vita (dipende dalla qualità della vita) e l’accesso all’istruzione. L’istruzione migliora la

qualità della vita, le condizioni professionali e permette di vivere meglio.

I paesi dove l’indice è più alto sono: America del nord, Europa, Australia, si abbassa nelle aree del sud del mondo.

BENESSERE EQUO E SOSTENIBILE (BES)

Oggi c’è maggiore attenzione alla qualità della vita del cittadino, per questo si considerano altri fattori, come il

benessere equo e sostenibile. Questo tiene conto di 12 indicatori:

1. Reddito medio disponibile

2. Indice di disuguaglianza del reddito disponibile

3. Indice di povertà assoluta

4. Speranza di vita in buona salute alla nascita

5. Eccesso di peso
6. Uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione

7. Tasso di mancata partecipazione al lavoro

8. Tasso di occupazione delle donne

9. Indice di criminalità

10. Efficienza della giustizia civile

11. Emissione di gas clima alteranti

12. Edilizia

 LE AZIONI PER LO SVILUPPO

Soprattutto per i Paesi poveri, ci sono delle azioni che si possono compiere per migliorare lo sviluppo:

- RIDUZIONE DEL DEBITO ESTERO

- INTERVENTI PER STABILIZZARE LE QUESTIONI POLITICHE (conflitti)

- AIUTI IMMEDIATI IN SITUAZIONE DI EMERGENZA (carestie, guerre)

- SUPPORTI SANITARI (cure mediche, vaccinazioni, medicinali)

Le strutture internazionali devono intervenire per mettere in atto tutte queste azioni e consentire lo sviluppo.

 LA GLOBALIZZAZIONE

È UN CONCETTO CHE NASCE DALL’ECONOMIA perché è legato alla formazione delle multinazionali. Le multinazionali

sono le grandi industrie che hanno una sede centrale, generalmente nel nord del mondo, e una serie di sedi in tutto

del mondo. L’industria quindi va al di là della sua nazionalità. Da questa esperienza è nato il concetto di

globalizzazione. Significa che i processi economici, e non solo, non hanno più una portata locale, ma globale. È un

fenomeno del 900 anche se alcuni studiosi ritengono che di globalizzazione si possa parlare già con le scoperte
geografiche del 1500 in quanto gli europei allargarono i loro mercati coinvolgendo anche le Americhe. La differenza

era che le reti erano nazionali, locali; invece nel 900 l’economia ha avuto grande sviluppo a livello globale. Ciò è

avvenuto grazie alle multinazionali, ai commerci, ai trasporti, l’informatica e la telematica.

La globalità oggi è mantenuta dalla rete informatica (Internet).

La globalizzazione è l’interconnessione di processi non solo economici grazie appunto a reti, comunicazioni, trasporti,

ma anche alla nuova mentalità che l’uomo ha sviluppato. Oggi siamo, come diceva Kant, “cittadini del mondo”. Non è

solo una proiezione ideale, come sosteneva Kant, perché oggi possiamo muoverci e viaggiare in tutto il mondo.

La globalizzazione è:

-ECONOMICA= lavorazione e vendita di prodotti;

-DEL SAPERE SCIENTIFICO-TECNOLOGICO= es. scambio di informazioni tra i ricercatori, uso dell’inglese nella

tecnologia;

-AMBIENTALE= problemi di inquinamento che riguardano tutto il mondo, decisioni internazionali, scioglimento dei

ghiacciai;
-CULTURALE= moda di massa, comunicazione di massa;

-GEOPOLITICA= decisioni internazionali, reti politiche (Onu).

Tutto questo può determinare delle criticità perché a volte la globalizzazione può schiacciare il singolo, la comunità,

uno stato. Oggi si parla di “glocal” cioè si vogliono salvare alcuni aspetti della dimensione locale in quella globale,

creare connessioni affinché la dimensione locale sia salvaguardata.

 LA CRISI DEL 2008-2015

Tra il 2008 e il 2015 abbiamo vissuto una crisi. È stata una crisi globale. La crisi è comunicata negli Stati Uniti per una

scelta economica avventata delle banche, le quali per un periodo (2006-2008), hanno dato molti prestiti ai cittadini

degli Stati Uniti senza le dovute rassicurazioni e garanzie. Fecero questo perché avevano sempre trovato vantaggioso

che nel momento in cui il cittadino non pagava entravano in possesso dei suoi beni immobili (case) e poi queste

proprietà le banche le rivendevano per recuperare il denaro perso. Tuttavia accadde una cosa che non era stata

prevista: il cittadino americano prende il prestito, non lo restituisce, la banca acquisisce i suoi beni immobiliari ma il

mercato ammobiliare crolla, per cui le banche si trovano ad avere tante proprietà invendute. Da questa crisi degli Stati

Uniti si innesta una crisi internazionale perché le banche avevano messo in circolo a livello mondiale titoli che erano
sostenuti da quei debiti contratti con i cittadini sugli immobili che non riuscivano a vendere. Chiunque aveva comprato

quei titoli quindi si trovava a non avere nulla in mano. La crisi è stata più forte per l’Italia perché avendo già dei debiti

partiva svantaggiata.

Anche il Covid ci dimostra oggi la globalizzazione della nostra vita: abbiamo dovuto chiudere le frontiere per impedire

al virus di spostarsi da una zona all’altra.

 L’ECONOMIA IN ITALIA

In Italia c’è uno sviluppo agricolo che non è notevole, è più specializzato a nord e a sud. A fine 800 l’Italia ha avviato

l0industrializzazione. L’Italia ha una caratteristica che è stata studiata anche dagli Stati Uniti: la piccola-media impresa.

Essa è frutto del forte artigianato che l’Italia ha avuto prima dello sviluppo industriale. Inoltre l’Italia ha una forte

diffusione del turismo che rappresenta una ricchezza. Si parla però di un’Italia a due velocità: quella del nord è a livello

delle grandi regioni europee, il sud invece non ha uno sviluppo industriale elevato e qui bisognerebbe anche

migliorare il settore terziario e quaternario.

L’Italia ha un buono sviluppo industriale complessivo, la moda è un settore di grande ricchezza, si vendono molti

prodotti anche enogastronomici; per tutti questi motivi rientra tra le potenze mondiali. Gli aspetti negativi sono i

debiti, la questione nord-sud e l’attuale crisi dovuta al Covid.

Il PIL è più alto al nord in quanto i residenti di questa zona guadagnano di più rispetto al sud.

 IL PAESAGGIO ECONOMICO NELLA DIDATTICA DELLA PRIMARIA

Come presentare didatticamente le questioni economiche ai bambini?

-presentare le problematiche ambientali e sociali

-far capire come funziona l’industria

-osservare le peculiarità del paesaggio economico

-portare i bambini in un’industria

LA GEOGRAFIA POLITICA

(+ cap. 13 “Gli spazi politici” + documento “Bollettino Albania)

È una geografia che non si occupa solo degli aspetti ambientali, ma tratta anche l’organizzazione dello stato. La

geografia politica studia come viene governato (governance) il territorio, le scelte politiche che lo organizzano. Però la

geografia politica si occupa anche dell’organizzazione dello Stato e dei rapporti internazionali.

In passato esistevano gli imperi e i regni. Il concetto di Stato nel senso attuale si determina nel 1648 dopo la pace di

Westfalia in Europa. Questo trattato sancì una cosa oggi fondamentale per lo Stato: si è stato quando si è riconosciuto

come ente giuridico dagli altri Stati. Lo Stato infatti è un organismo giuridico con leggi e norme. Quella pace del 48

cercò di mettere ordine dopo la guerra dei 30 anni in Europa e riconobbe l’esistenza giuridica di tutti gli stati che

parteciparono a quella pace. Il riconoscimento deve essere reciproco.

Accanto a questo, nel 1600, gli stati avevano raggiunto alcune caratteristiche che sono ancora attuali:
-ORGANIZZAZIONE UNITARIA (prima mancava perché c’erano abitudini feudali; es. nel regno della Francia e nel regno

della Spagna), quindi può governare tutto il suo territorio

-BUROCRAZIA= funzionari necessari per governare il territorio e mettere in atto quanto deciso; la burocrazia consente

allo stato di raggiungere ogni parte del suo territorio;

-ESERCITO PERMANENTE, si tratta di un esercito fisso e non di truppe mercenarie; questo esercito consente allo stato

di difendersi. I Cittadini combattono per un senso di appartenenza alla patria;

-FISCO= tasse imposte dallo Stato per fornire dei servizi di supporto ai cittadini;

-LEGISLAZIONE UNIFICATA= le leggi devono essere uguali per tutti.

Non c’è più il feudatario che sceglie quali norme applicare nel suo territorio.

Nell’età moderna si definiscono i caratteri dello stato attuale.

I caratteri sono chiariti da teorici di grande valore.

 QUESTIONI TERMINOLOGICHE

Per entrare nel discorso della geografia politica bisogna chiarire alcune questioni terminologiche:

-STATO

-PAESE

-NAZIONE
Stato e Paese sono sinonimi, la nazione invece è il popolo di un territorio. La nazione indica un’unità di lingua,

tradizioni, cultura e religione.

Esempio: l’Italia era una nazione, cioè aveva una religione e cultura comune, ma fino al 1861 era divisa, perciò esisteva

la nazione (comunità di italiani) ma non lo Stato. È opportuno che in ogni stato ci sia la nazione di riferimento.

Ad esempio lo Stato dell’Albania non copre tutte le comunità albanesi, alcune vivono al di fuori dei confini perché non

sono state inserite quando lo Stato è stato formato; questo è un esempio di come all’interno dello Stato non vivono

sempre le nazioni, ma ci sono comunità escluse.

Questo crea il problema delle minoranze. Ad esempio nel basso Molise ci sono minoranze di croati e albanesi.

Minoranza significa che ci sono piccole comunità che appartengono ad altre tradizioni che per diversi motivi si

trasferiscono in un altro Stato; la maggioranza della popolazione entra spesso in contrasto con la minoranza per

differenze culturali e difficoltà di accoglienza. Spesso ci sono dei conflitti tra maggioranza e minoranza che possono

essere più o meno gravi.

 I CARATTERI GEOGRAFICI DEGLI STATI

Lo stato si fonda su 3 elementi principali: territorio, popolazione e sovranità; se manca uno solo di questi elementi non

si può parlare di Stato.

 TERRITORIO= una comunità stabilisce in modo chiaro e giuridico la propria sovranità su uno spazio preciso,

questa sovranità è riconosciuta a livello internazionale; il territorio è lo spazio di riferimento dello Stato. La
morfologia, cioè la forma di un territorio, può essere:

-COMPATTA

-FRAMMENTATA (Filippine)

-ALLUNGATA (Cile)

In territorio svizzero c’è un comune italiano che si chiama Campione; è legato e segue le regole italiane ma si trova in

territorio svizzero. Questo comune è un’ENCLAVE perché inserito in Svizzera e EXCLAVE perché è esterno allo stato

italiano. La POSIZIONE ASSOLUTA di uno Stato si rapporta alla latitudine, ma politicamente è importante la POSIZIONE

RELATIVA rispetto ad altri Stati, sia per il loro numero sia dal punto di vista economico e politico. Importante è anche

la posizione rispetto al mare. Il rapporto tra confine marittimo e terreste fornisce l’INDICE DI MARITTIMITA’: superiore

a 1 se prevale il confine marittimo (Grecia); inferiore a 1 se prevale il confine terrestre (Belgio); pari a 1 se c’è una

parità nel rapporto (Portogallo).

 POPOLAZIONE= cittadini che abitano in un territorio e stabiliscono con esso un rapporto giuridico, per cui gli sono

riconosciuti diritti civili, politici e sociali. possono esserci conflitti se i diritti sono riconosciuti solo alla maggioranza

della popolazione e non alle minoranze. È aperto oggi il dibattito circa il dare o meno la cittadinanza agli stranieri
che vivono in Italia. La cittadinanza è legata a due concetti:

-RAZZA= nei testi dell’800 si parla di diverse razze, la scienza del 900 invece ha affermato che esiste una sola razza;

ci sono caratteri fisici che distinguono le popolazioni, ma non ci sono razze superiori e inferiori. Nonostante

questo oggi ci sono ancora fenomeni di razzismo.

-ETNIA= oggi non si parla di razza ma etnia. L’etnia, a differenza della razza, non fa riferimento a caratteri fisici, ma

a caratteri culturali. Ogni etnia ha lingua, religione e usanze diverse. Questo concetto è importante perché spesso

in uno Stato le diverse etnie non vanno d’accordo e scoppiano conflitti. Es. la Iugoslavia è un territorio che si è

formato dopo la prima guerra mondiale; esso univa etnie diverse in religione e tradizioni. L’unione fu rinsaldata

dalla politica di Tito; alla morte di Tito però queste comunità si sono rese conto che erano diverse, non potevano

vivere insieme e ognuno voleva la propria autonomia di stato. Negli anni 90 con varie guerre la Iugoslavia si è

separata e lentamente si sono formati i vari stati. Il Kosovo non ha ancora il riconoscimento da parte di tutti,

quindi non è uno stato.

 IL NAZIONALISMO= ritengo che la mia nazione meriti uno spazio maggiore e può ingrandirsi a discapito degli altri
territori e comunità che quindi perdono la loro autonomia (es. la politica di Hitler);

 IL COLONIALISMO= è un antico fenomeno politico, infatti già i Greci avevano occupato l’Italia meridionale creando

la Magna Grecia. I popoli conquistano altri territori per sfruttarne le ricchezze. Il colonialismo ha contribuito a dare

un assetto globale al mondo. Un esempio è il colonialismo inglese dell’800. Si trattava di occupare più territori e

estendere la propria potenza politica nel mondo. Dopo la seconda guerra mondiale è intervenuto il fenomeno

della decolonizzazione, cioè si è stabilità a livello internazionale che lo stato non poteva avere potere sulle colonie;

le colonie hanno raggiunto la loro libertà ma sono rimaste deboli e si è diffuso l’imperialismo.

 IMPERIALISMO= è una forma di controllo dei territori più deboli, però non dal punto di vista politico ma

economico.

 CONFINI= possono essere naturali o artificiali, rappresentano il limite spaziale di un territorio. A stabilire i confini

sono delle commissioni intergovernative che stabiliscono il confine del territorio a tavolino, facendo riferimento a

meridiani e paralleli. Si parla però anche di FRONTIERA; questo termine indica che c’è una conflittualità tra uno

stato e l’altro. I confini sono stati sempre motivi di guerra perché si tendeva a superarli per ingrandirsi. Dove il

confine non è definito in maniera pacifica, ma ci sono scontri, si parla di frontiera. Per stabilire i confini occorrono
3 fasi:

1. DEFINIZIONE= negoziazione tramite accordi o trattati tra più persone;

2 DELIMITAZIONE= esiti della definizione sulla carta geografica;

3. DEMARCAZIONE= segnalazione sul terreno del limite condiviso.

 CAPITALE= è la città più importante di uno stato; ha un ruolo simbolico perché raccoglie valori, ideali e memorie

dello stato. Spesso è scelta in modo che abbia una posizione centrale e quindi riesca a controllare il territorio.

Nella capitale troviamo gli organi di governo; essa inoltre funge da polo di coordinamento e rappresentanza di un

Paese. La capitale non è sempre in posizione geografica centrale. Le capitali si classificano in:

-NATURALI= antecedenti la formazione dello Stato (Parigi);

-ARTIFICIALI= create per svolgere il ruolo di nucleo politico del Paese (Madrid al centro della Penisola iberica);

-DESIGNATE= come Roma nel Risorgimento.

Bruxelles è una MULTICAPITALE: del Belgio e delle principali istituzioni dell’Unione Europea, anche sede della

NATO. Roma invece è capitale dell’Italia e del cattolicesimo e sede della FAO. La capitale è alla base dell’idea di

nazione.

 SUDDIVISIONI AMMINISTRATIVE= regioni e province in Italia, dipartimenti in Francia ecc. Lo stato è unitario e ha

delle suddivisioni interne. Esistono anche Stati federati, come gli Stati Uniti; la differenza è che il nostro

parlamento decide tutto ciò che riguarda l’Italia, invece in America il capo dello stato decide alcune questioni

(emergenze, guerre, rapporti con l’estero), ma lascia le questioni locali alla decisione del singolo stato (Es. la

scuola). Quando parliamo degli aspetti geografici di uno stato dobbiamo vedere sempre come è organizzato: se è

uno stato centrale con suddivisioni interne o è federale. Una confederazione è invece l’unione di Stati che, senza

rinunciare alla loro sovranità, mettono in comune alcune politiche e funzioni, non creando un nuovo stato; un
esempio è l’Unione Europea. C’è poi lo Stato regionale che dal centro concede alcuni poteri a enti territoriali

autonomi (es. regioni), che quindi hanno un governo locale autonomo.

 IL RUOLO DEL MARE= il mare è un’attrazione per gli stati (es. la Russia che voleva dominare il Mar Nero), è una

ricchezza per il commercio e i contatti. Gli stati hanno sempre pensato di raggiungere questo luogo come

strumento economico e politico.

In geografia politica si studiano questi rapporti di sottomissione che sono avvenuti nella storia e che avvengono

ancora oggi. Es. la Cina sta cercando di inserirsi nei territori dell’Africa centro-meridionale per controllarli

economicamente e quindi ingrandire la propria potenza.

 UN CASO DI STUDIO: LA TURCHIA

Oggi la Turchia occupa la penisola dell’Anatolia. Questa penisola fu occupata dai Turchi quando si spostarono da est

verso ovest alla ricerca di territori migliori, tra 1100 e 1200. I turchi però avevano una mentalità e cultura espansiva,

spinti anche dalla loro religione musulmana essi tendevano a fare conquiste. Formano così un impero che tra 1400 e

1800 domina l’Europa. Questo impero è costituito da: Balcani, arrivano fino a Vienna, Asia Minore, coste settentrionali

dell’Africa. Costruiscono un grandissimo impero che controlla tutti questi territori e anche il Mediterraneo; per questo

i commerci europei entrano in crisi. I turchi erano anche pirati che aggredivano le navi e si appropriavano delle loro

merci. I turchi sono un esempio di aggressione, proprio perché tendono ad estendere sempre più i loro confini.
Occupano la Grecia, la Romania, la Bulgaria, si spingono fino a Vienna. Questo impero si regge sulla violenza e sulla

guerra ma nasconde delle debolezze; la debolezza è nell’organizzazione economica perché i turchi sfruttavano le

popolazioni che conquistavano ma non facevano investimenti in economia. Il sistema economico era vuoto di processi

economici, arretrato e sempre più povero. La povertà influenza anche l’organizzazione dell’esercito. L’impero non

riesce quindi a controllare tutte le popolazioni che ha occupato. Questa popolazione diventa sempre più forte fino a

quando, dopo la prima guerra mondiale, l’impero viene distrutto. Già durante l’800 inizia a perdere vari territori.

Im Turchi si rendono conto che non possono controllare il grande impero e si impegnano per conservare almeno il

territorio d’origine, cioè la penisola anatolica. Oggi lo Stato della Turchia ha la sovranità popolare solo su questa

penisola.

Questo della Turchia è un fenomeno che mostra come ci sono sia forme di aggressione che di ridimensionamento. Gli

stati conservano i territori dove c’è la coincidenza con la nazione, non riesce a conservare i territori che appartengono

ad altre comunità che vogliono la loro libertà come stati.

 UN CASO DI STUDIO: L’ALBANIA

L’Albania attualmente confina con il Montenegro a nord, con il Kosovo a nord-est, con la Repubblica ex Iugoslava di

Macedonia ad est e con la Grecia a sud. Il territorio albanese è in gran parte montuoso e collinare, solo le zone
costiere sono pianeggianti; per questi motivi è denominato “il paese delle aquile”. La zona più popolosa è la fascia tra

le montagne e il mare, dove ci sono le vallate e quindi i entri più importanti. A nord le Alpi Albanesi fanno da confine

naturale, mentre a sud ci sono rilievi meno elevati.

Già nell’età della pietra, si diffondono nei territori dell’attuale Albania delle popolazioni che provenivano dall’Anatolia

ed erano dedite alla pastorizia e all’agricoltura. L’influenza greca è evidente, infatti i contatti erano numerosi fin

dall’antichità. I veri organizzatori di questo territorio sono gli Illiri che si stanziano stabilmente nella area costiera ma

anche sui monti. Essi conoscono un rapido sviluppo agricolo e artigianale, lavorano i metalli e sono organizzati in tribù.

La capitale era denominata Albanopolis, termine che rimanda a una tribù illirica che viveva vicino il monte Albanus. la

ricchezza dell’Illiria attrae i Romani che la riducono a provincia dal 167 a.C. La romanizzazione arricchisce questo

territorio dal punto di vista linguistico e lentamente si diffonde anche il cristianesimo. La crisi dell’Impero romano

consente ai Visigoti nel V secolo d.C. di mirare a questo territorio, poi arrivano anche gli slavi nel VII scolo.

Con la riorganizzazione imperiale voluta da Carlo Magno, una parte dei territori nei Balcani è soggetta alla

slavizzazione, soprattutto la parte settentrionale dell’Albania, mentre l parte meridionale appartiene all’Impero

d’Oriente. Il dominio serbo è interrotto dai Bulgari e dalla continua presenza di Venezia, ma è stabile. È con gli slavi

che compare il toponimo Albania. Il merito è di Carlo d’Angiò che dal 1267 al 1368 costituisce il regno di Albania. Si

delineano così le più antiche basi di indipendenza, interrotte però dagli ottomani.

Le invasioni e i continui cambiamenti politici spingono gli albanesi a stabilirsi nelle zone interne e montuose, dove

vivono come pastori, mentre i vari dominatori si spingono sempre verso le coste che consentono il controllo dei

traffici commerciali.

Nel 1389 i Turchi occupano il territorio dell’Albania e tolgono ogni autonomia alle comunità albanesi, anche quella

religiosa; ecco perché alcune di esse attraversano l’Adriatico e si trasferiscono in Italia (Molise, Abruzzo, Puglia).
L’arrivo dei Turchi apre un periodo di lotte guidate da Giorgio Castriota Skanderberg. Egli lotta contro i turchi riunendo

le tribù dell’Albania e resiste per quasi 25 anni. Dopo la sua morte, in pochi anni gli ottomani occupano i Balcani e il

loro dominio diventa stabile per oltre 4 secoli.

La questione nazionale si impone nell’Ottocento, ma la risoluzione è dovuta non solo alla volontà popolare, ma anche

agli interessi delle grandi potenze come Austria, Prussia, Francia e Inghilterra. È la crisi dell’impero turco nel primo

decennio del 900 a favorire l’indipendenza dell’Albania.

Nel Congresso degli Ambasciatori del 1912-1913, tenutosi a Londra, la comunità albanese, che nei secoli aveva

sempre cercato di mantenere vivo il suo folklore, riesce a ottenere la sua autonomia. Il problema che si crea a inizio

900 è che gli albanesi sono autonomi, ma bisognava stabilire i confini dello Stato. Si riunisce una commissione di

esperti per stabilire i confini dello stato albanese, la capitale, la sua organizzazione. Questi esperti vanno a vedere

dove sono maggiormente presenti le comunità albanesi e dove storicamente sono stati più presenti; si cercano quindi

i LANDMARK, cioè i punti di riferimento territoriali per gli albanesi. Ad esempio gli albanesi sono stati intorno al lago

Scutari, che diventa il confine a nord dell’Albania; qui ci sono i primi resti di comunità. Nella fascia interna e fino alle
montagne c’erano delle comunità. Si va quindi a vedere fin dove all’interno del territorio montuoso c’erano gli

albanesi, per segnare il confine ad esempio con la Repubblica ex Iugoslava di Macedonia.

Il problema più grande degli ambasciatori è definire il confine a sud, vicino la Grecia. Data la convivenza che c’era da

secoli tra albanesi e greci era difficile distinguere le due comunità. Gli ambasciatori dovettero stabilire delle linee

convenzionali di confine e quindi alcune comunità albanesi rimasero fuori perché la Grecia non voleva cedere troppo

territorio all’Albania nascente. Così dopo un complesso lavoro si arrivano a definire i confini.

Per quanto si è voluto rispettare il principio di ricercare le comunità albanesi, alcune comunità sono rimaste escluse

perché non si poteva creare uno Stato troppo grande. Si preferì lasciare fuori alcune comunità piuttosto che creare

uno stato più grande che poteva creare conflitti e problemi.

Le comunità albanesi escluse dall’Albania continuano a lottare per essere inserite nello Stato. I greci hanno

massacrato le comunità albanesi presenti nel loro territorio.

Lo stato del Kosovo è nato anche per questo problema tra Albania e Macedonia, proprio perché le comunità albanesi
non potevano tornare in patria.

Questo dell’Albania è un caso che mostra bene il processo che porta alla definizione dei confini di uno stato e tutto

quello che ciò comporta.

 ORGANISMI SOVRANAZIONALI E INTERNAZIONALI

Nel mondo ci sono più di 200 stati che si sono organizzati come comunità internazionali; questo perché gli stati si sono

resi conto che alcune questioni non le potevano risolvere in modo autonomo. Un esempio è l’ONU, cioè

l’Organizzazione delle Nazioni Unite.

Esistono tanti organismi sovranazionali e internazionali. Ad esempio: la Banca mondiale; il Fondo monetario

internazionale (FMI); l’UNESCO per l’educazione, la scienza e la cultura; l’UNICEF per l’assistenza ai bambini e alle loro

madri; l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC); l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo

economico (OCSE); l’Associazione europea di libero scambio (EFTA).

 L’UNIONE EUROPEA

È un organismo importante. Nelle Indicazioni nazionali si fa riferimento al dare un0idea al bambino dell’EAUROPA E

dell’Unione europea.

L’Unione europea si è formata dopo la distruzione della seconda guerra mondiale. Dopo la guerra c’era il blocco

occidentale legato agli stati uniti e quello orientale legato alla Russia. La guerra era un danno economico e politico,

quindi si iniziò a pensare a condizioni di pace. Nel 1949 venne fondato il Consiglio d’Europa, un organismo a cui
partecipano 49 stati europei che dovevano occuparsi della pace. È il primo passaggio di altri avvenuti

successivamente.

Le basi per la nascita dell’unione in Europa sono state gettate dalla Francia, l’Italia, la Germania, il Belgio, il

Lussemburgo e i paesi bassi. Questi stati iniziarono a fare trattati economici, scambi commerciali e progetti scientifici

comuni. Si erano uniti per motivi economici e scientifici. Da questi primi trattati nel 1983 si ha la prima base dell’UE,

cioè la dichiarazione del consiglio europeo. Si passa poi nel 1992 al trattato di Maastricht. Oggi nell’UE ci sono 27 stati,

i primi sono i 6 che hanno dato la base all’unione, poi se ne sono aggiunti altri con dei trattati. I trattati stabiliscono

regole politiche, la moneta unica che è l’euro, stabiliscono come si entra in UE (parametri economici, politici, rispetto

dei diritti umani). È stato un percorso lungo, che si è solidificato dopo il 2000 ma è iniziato nel 1960. Nel 1993 si

sostituì il termine comunità europea con unione Europa, perché il termine unione dava il senso dell’unità e del

decidere insieme. L’unione deve essere economica, politica, sociale, culturale, identitaria. Le istituzioni europee

principali sono il parlamento, il comitato europeo e la banca.

L’UE NELLA DIDATTICA DELLA PRIMARIA

-mostrare la carta dell’UE

-far vedere l’estensione dell’UE e dell’Europa


-parlare della moneta

-far realizzare le bandiere degli stati

-non si parla di UE, ma si fa capire che sono cittadini europei

Lezione del 23/10/20

GEOGRAFIA E SOCIETÀ

La geografia non è solo fisica, ma anche sociale; la geografia entra nelle società e le studia.

La geografia studia:

-l’organizzazione delle società umane

-le reti e le relazioni

-le dinamiche nelle comunità umane

La geografia si occupa dei trasporti e anche della questione delle donne, in quanto è legata all’organizzazione delle

società umane; c’è anche un settore che si chiama geografia della salute perché appunto si occupa delle

problematiche legate alla salute.

 GEOGRAFIA E TRASPORTI

La geografia si occupa delle comunicazioni perché si svolgono nello spazio. Oggi abbiamo comunicazioni per terra,

acqua e cielo. In passato quelle via mare erano più diffuse di quelle via terra, perché erano più sicure e perché con
grandi imbarcazioni si potevano trasportare molti beni. La comunicazione è stata sempre una necessità nella storia

dell’uomo; l’uomo ha cercato di facilitare il rapporto con le comunicazioni. I romani avevano creato carte che

servivano proprio a mercanti e marinai. Oggi alla comunicazione per mare e terra abbiamo aggiunto il traffico aereo,

fondamentale per la terza e quarta rivoluzione industriale perché tramite container si può trasportare.

 CONNESSIONE SPAZIO-TEMPORALE

Il mondo è sempre lo stesso, non sono cambiate le misure della terra, però noi oggi la percepiamo più piccola perché

abbiamo una rete di trasporti che permette di considerare più vicini i territori. La distanza geometrica è sempre quella,

ma le possibilità di comunicazione tra gli uomini hanno compresso da un punto di vista soggettivo le relazioni spazio-

temporali. Questo è avvenuto oltre che con i mezzi di trasporto, anche grazie alla comunicazione via internet.

Questo cambiamento è legato quindi alla tecnologia attuale, che ci consente di ridurre la visione di spazio e tempo.

Questa compressione di spazio e tempo favorisce la globalizzazione; infatti se i tempi di spostamento sono veloci

posso viaggiare, mantenere contatti con persone lontane, spostare le industrie, aprire nuovi mercati.

 I FLUSSI DI TRASPORTI

 Il principale flusso di traffico si svolge tra Europa occidentale e America settentrionale. L’Europa occidentale

ancora oggi rimane un punto fondamentale dell’economia. Questa è la prova della storicità di un luogo;

l’Europa è stata luogo di grandi civiltà e scoperte e ancora oggi è al centro dell’economia globale.

 Una seconda importante direttrice di traffico collega America settentrionale e paesi asiatici. L’America

meridionale è dipendente dalla settentrionale e non si apre a mercati globali.


 Il terzo flusso collega l’Europa occidentale con ….

 Il quarto è un flusso orientale, con al centro Giappone e Cina, che riporta, attraverso la Russia, dei prodotti

nell’Europa occidentale.

 Nel sud del mondo i trasporti sono sviluppati nelle zone costiere, mentre le zone interne sono difficili da

raggiungere. Queste località hanno come intermediari europei, americani e cinesi che acquistano merci

africane e le rivendono. Il sud del mondo non riesce a creare flussi autonomi di commercio. Questo vale anche

per il sud America.

Abbiamo grandi innovazioni quindi ma permangono differenze tra nord e sud del mondo.

 LE TELECOMUNICAZIONI

Oggi le telecomunicazioni sono importanti perché dimostrano che oggi diamo centralità all’informazione.

L’informazione non è legata solo ai giornali, può essere data anche dai titoli di borsa, il prezzo del petrolio.

Informazione significa avere precisa conoscenza delle questioni economiche. Questo è importante per gestire i

processi economici e finanziari. Non si tratta quindi di una informazione come notizia, ma di dati economici. Per avere

queste informazioni si usano le telecomunicazioni, più sono veloci e prima arriva l’informazione.
Le telecomunicazioni hanno questo valore economico, ma anche un valore sociale; servono per vivere. Oggi abbiamo

continui contatti con una rete di persone, per questioni personali e professionali; ecco perché c’è una dimensione

sociale. Chiunque crea un’impresa o uno studio professionale ha bisogno di un sito, di una e-mail per rimanere in

contatto con altre persone ecc.

La geografia si è occupata del DIGITAL DIVIDED, cioè del fatto che non esiste una diffusione uniforme né dei trasporti

né delle telecomunicazioni. In Africa è forte questo fenomeno, ma lo troviamo anche ad esempio in alcune zone di

montagna dell’Italia.

In Africa solo una persona su 700 è in grado di accedere ad internet e non sempre la popolazione ha l’energia elettrica

continuata. In queste aree è più facile che sia arrivato il cellulare, in quanto non ha bisogno di energia elettrica, che il

telefono fisso.

L’Europa non è omogenea, c’è una zona più tecnologizzata che è l’Europa del nord e occidente, mentre verso est

questo si riduce.

Il ritardo sociale ed economico dell’Africa è evidente. Con le multinazionali si era provato ad avere uno sviluppo di
queste zone; oggi questo sviluppo è ancora più lento perché non ci sono informatica e telematica. L’Africa è come se

negli ultimi 10 anni si fosse maggiormente allontanata dal nord del mondo; la sua condizione è peggiore di quella

asiatica proprio perché manca l’innovazione tecnologica. Questo spiega anche la questione delle migrazioni. L’Africa è

danneggiata dalle guerre e dalla fame ma anche dal fatto che è tagliata fuori dallo sviluppo e per questo i giovani

migrano in altri territori. Occorrerebbe un piano che aiuti l’Africa a svilupparsi per ridurre le migrazioni.

 UN CASO DI STUDIO: LA TELEFONIA

La telefonia è nata grazie a Alexander Grahman Bell che nel 1867 ha inventato il telegrafo, da cui si è sviluppato il

telefono.

A inizio 900 si diffonde il telefono fisso in Stati Uniti, Europa e Giappone.

Oggi in Italia abbiamo diversi gestori telefonici, di telefonia fissa e mobile, ma fino al 2008 l’Italia aveva un solo

gestore: la Telecom. Avere un solo gestore permetteva di avere un quadro generale della nazione sulla telefonia. La

Telecom, dagli inizi degli anni 50, si è diffusa in modo straordinario in Italia, fino a raggiungere milioni di utenti. La

Telecom inoltre è stata in grado di fornire diversi servizi (telefonia fissa in famiglia, delle aziende). L’azienda era nata al
nord, infatti inizialmente si era radicata in Piemonte e Lombardia; meno diffusa era invece nel nord est; mediamente

tra centro e sud. Nella zona a nord est nel 2007-2008 si erano diffusi già i telefoni, per questo mancava la Telecom.

Se invece analizziamo l’uso della Telecom nelle utenze business (delle aziende), vediamo che è più radicato nell’Italia

centrale perché qui su era diffusa la piccola industria.

Lo sviluppo dell’ADSL tra 2003 e 2007 è stato esponenziale, superando il telefono fisso. L’Italiano medio tende a

tenere sia il telefono fisso che il cellulare, con differenze di uso. Il telefono fisso oggi è ancora una necessità per gli enti

e le aziende perché permette un maggiore riconoscimento. Il telefonino sta diventando uno strumento fondamentale.

C’è una parziale diffusione del cellulare anche in Africa.

 GEOGRAFIA DI GENERE
La geografia, analizzando le società, non si occupa solo di questioni economiche e trasporti, ma tratta anche questioni
di genere. Sono state studiate le disuguaglianze che ci sono e che penalizzano le donne. Nell’istruzione e nella salute le
donne sono quelle maggiormente penalizzate; anche nelle migrazioni, perché arrivano più uomini in Europa, mentre
le donne rimangono nei villaggi con bambini e anziani. La situazione delle donne nei paesi più poveri rimane
permanente.
Il tasso di istruzione delle donne è molto alto nel Nord del mondo, mentre si riduce in Asia, America del sud e
ulteriormente nelle regioni centrali dell’Africa. Ci sono esempi di ragazze indiane che hanno messo a rischio la loro vita
perché le famiglie non le facevano studiare.
Le donne riescono a raggiungere posizioni di potere negli Stati Uniti e in Canada, in Europa invece il riconoscimento
del ruolo della donna è parziale. In Australia è ben riconosciuto il ruolo.
Se invece andiamo a guardare la popolazione femminile attiva, notiamo che la donna lavora ovunque ma non gli viene
riconosciuto un ruolo importante; ci sono infatti donne che lavorano in casa o nelle campagne, soprattutto in Africa. In
Africa infatti gli uomini vanno via, quindi rimangono le donne a lavorare. Alle donne sono riservati i lavori più umili,
pesanti e meno riconosciuti, senza la possibilità di raggiungere una posizione elevata.
In America del sud c’è anche una forte mortalità infantile, legata ai parti principalmente. La donna è più debole nella
salute. L’istruzione in questo ha un ruolo fondamentale perché la donna non ha istruita non conosce le regole
principali; quando le mamme hanno istruzione, anche igienica, questo è un bene per loro e i loro figli. Una donna priva
di istruzione è sfruttata, corre rischi per la salute e non può raggiungere una posizione elevata.
Gli studiosi sono andati a quantificare anche quanto producono le donne quando lavorano in casa; la loro produzione
equivale a un terzo del prodotto nazionale lordo.
Le donne dell’Africa si occupano del cibo, costruiscono capanne, scavano pozzi, coltivano la terra, preparano abiti.
Sono donne che svolgono molti lavori e vengono sfruttate. Oggi il 40% della forza lavoro è rappresentata dalla donna.
In Europa il tasso di occupazione femminile è del 58%. In Italia invece è del 47%, valore che cambia se distinguiamo tra
nord e sud. Sono soprattutto le donne tra 20 e 40 anni che non riescono ad accedere al lavoro.
Il lavoro della donna è part time, nei servizi, informale e nel settore primario.

 SPUNTI DIDATTICI
-far venire in classe dei testimoni per spiegare la condizione della donna nei paesi più poveri e confrontarla con la
condizione oggi;
-mostrare l’uso del telefono oggi e come si comunicava nel passato
-immagini e filmati

GEOGRAFIA CULTURALE
(+ documenti “San Vincenzo” e “Spazi interni” + cap. 14 “Spazio e
cultura”)
La cultura è tutto ciò che l’uomo produce: artifici, strumenti e tecniche che l’uomo mette in atto per la sua vita di
comunità. Non è solo il libro o il quadro, ma tutti gli strumenti che ha creato l’uomo per vivere.
La geografia si occupa di cultura perché essa (scelte economiche, idee, strumenti) comprende elementi che cambiano
il rapporto uomo-ambiente; ogni comunità si inserisce nell’ambiente e lo cambia in base alla sua cultura. Il territorio
ha un’identità in base alla comunità che ci vive. Parlando di identità sono importanti due concetti: la lingua e la
religione.

 IDENTITA’ TERRITORIALE
Un territorio è una porzione di spazio nel quale si inserisce una comunità; quando si inserisce la comunità trasforma lo
spazio e gli dà le sue caratteristiche.
È la comunità che vive sul territorio che gli dà una diversa forma. Per dare un’identità devo avere delle motivazioni.
Una comunità ha delle interazioni all’interno e all’esterno.
Es. la transumanza ha creato un’unità paesaggistica tra Abruzzo, Molise e Puglia; sono territori attraversati da tratturi
che creano una struttura unitaria.
L’identità si crea in base alle relazioni della comunità con uno o più ambienti e può cambiare nel tempo.
Oggi riscontriamo la crisi dei paesi interni e ci sono casi in cui paesi rurali si trasformano per diventare turistici.
Riassumendo, gli elementi costitutivi dell’identità sono:
-attori
-territorio
-motivazioni
-valori
-interazioni
-dimensione temporale

 GEOGRAFIA DELLE LINGUE


Il linguaggio è una forma di comunicazione, che non passa necessariamente attraverso la parola; posso comunicare
anche con le parole
Le lingue sono strutture organiche che si servono di fonemi per la comunicazione. Hanno un’organizzazione e vengono
studiate, inoltre si trasformano nel tempo. C’è quindi differenza tra lingua e linguaggio.
Le lingue sono ufficialmente riconosciute, invece i dialetti no. Tutte le lingue in partenza sono dialetti che vengono
riconosciute come lingue quando diventano la forma verbale di uno stato, quando hanno una ufficialità politica.
Anche i dialetti hanno le loro grammatiche.
All’interno di uno stato si possono parlare più lingue; ad es. in Canada ci sono due lingue ufficiali: inglese e francese.
Inoltre una minoranza che vive in uno stato porta con sé la sua lingua. In Italia ne è un esempio l’Arbereshe.
Lo stato quindi ha una lingua ufficiale ma riconosce il diritto di parlare la propria lingua alle minoranze.
La mobilità umana crea cambiamenti nella lingua. Ad esempio oggi ovunque si parla l’inglese, soprattutto in ambito
scientifico e tecnologico.
La geografia si occupa di questo perché si occupa della mobilità umana e delle telecomunicazioni, e quindi deve
vedere anche cosa accade nelle lingue come risultato dei movimenti e delle comunicazioni umane.
Esiste proprio questa branca che si chiama “geografia delle lingue” e studia geograficamente e spazialmente
l’esistenza di tante famiglie linguistiche.
L’italiano appartiene alla famiglia indoeuropea. Ci sono anche altre famiglie, come quella uralo-altaica che è russa.
Ogni zona geografica ha una sua famiglia linguistica.
Le lingue euro-asiatiche hanno una famiglia comune, che è quella indoeuropea. Quando gli europei hanno conquistato
l’America del nord e del sud hanno eliminato le popolazioni locali e hanno diffuso le loro lingue. Per questo la radice
indoeuropea è diffusa in Asia, Europa e America. L’inglese si parla anche in Australia, quindi anche qui abbiamo la
famiglia indoeuropea.

 L’INDOEUROPEO
L’indoeuropeo si è sviluppato dove si è formata la civiltà mesopotamica. Nel 10000 a.C. quelle prime società si sono
diffuse verso l’oriente e l’Europa e hanno portato con sé il loro linguaggio. Gli studiosi hanno rintracciato queste
antiche lingue e si sono resi conto che ci sono termini comuni, quelli legati all’agricoltura. Questa è la dimostrazione
della natura comune di queste lingue. Ad es. la radice “ud” che indica l’acqua è comune a tutti i popoli in Asia e in
Europa (noi usiamo un termine moderno, ma usiamo ancora “umido”).

 MULTILINGUISMO
Le principali lingue del mondo oggi sono:
-CINESE, perché i cinesi hanno una grande densità di popolazione e si sono diffusi anche in altri territori;
-INGLESE, parlato ovunque per motivi scientifici e tecnologici;
-hindi-URDU, per la vasta popolazione dell’Asia
-SPAGNOLO, per la questione dell’occupazione in America del sud
-ARABO
-RUSSO
Ci sono stati monolingui e stati multilingui, come il Canada, il Belgio e la Nigeria. In Nigeria in particolare ci sono
moltissimi dialetti e la lingua scelta come ufficiale è l’inglese, anche se è una lingua che non appartiene al territorio;
all’inglese si affiancano due lingue locali e poi delle lingue minori.

 RICERCA IN MOLISE SULLA MINORANZA ALBANESE


Le comunità albanesi si sono diffuse in Molise e mantenevano viva la loro lingua. Qualche anno fa però da una ricerca
è emerso che ci sono bambini che non conoscevano più l’arbereshe. È emerso che i genitori di questi bambini non
volevano che parlavano la loro lingua, ma per favorire la loro integrazione gli facevano usare solo l’italiano.

 TOPONOMASTICA
-NOMI DESCRITTIVI: es. Tremonte viene da “inter montes”, cioè tra i monti;
-NOMI ASSOCIATIVI: es. Mill Valley
-NOMI COMMEMORATIVI: San Francisco
-NOMI RIEVOCATIVI: Benevento
-NOMI TRAPIANTATI= es. gli europei che hanno colonizzato in America hanno dato nomi alle città del luogo uguali a
quelle europee
-NOMI MISTI: es. Amsterdam = il fiume Amstel e la diga
I toponimi sono importanti per conoscere la comunità e il territorio, per questo si studia la loro origine e come sono
cambiati nel tempo.
Il toponimo “Cecoslovacchia” si è diviso in “repubblica Ceca” e “Slovacchia” quando lo stato si è diviso.
La colonia Costa d’Avorio, fondata dagli europei, è diventata il Ghana quando il popolo si è liberato dal dominio
europeo.
Anche il Congo Belga ha cambiato nome quando si è liberato dai conquistatori; prima il toponimo è diventato Zaire,
poi è diventato Repubblica Democratica del Congo.

 LE RELIGIONI
La religione influenza il paesaggio, i toponimi (es. San Vincenzo al Volturno). La geografia studia dove si diffondono le
religioni e quali segni lasciano. La religione più diffusa è quella cattolica, questo significa somiglianza in strutture,
organizzazione sociale e costruzione di edifici religiosi.
La religione più antica è l’induismo, che si è diffuso in asia meridionale e ci presenta un paesaggio fatto di santuari; i
santuari sono costruzioni alte, strette e a punta perché la volontà è quella di raggiungere il ceno. Sono inoltre
costruite vicino l’acqua in quanto essa è considerata da questa religione come purificatrice.
Il buddismo si diffonde nell’Asia sudorientale e lascia un segno diverso. L’edifico religioso è la pagoda, costruita su
tanti piani perché in ogni piano il credente deve fermarsi e pregare, fino ad arrivare in alto. La purificazione in questo
caso non avviene attraverso l’acqua ma attraverso il cammino che il credente deve fare.
Oggi in Cina non ci sono religioni, perché dopo la svolta comunista è atea. Prima aveva il taoismo e il confucianesimo
come religioni. Queste religioni hanno lasciato come “resti” delle strutture di templi aperti, perché l’uomo deve avere
rapporto diretto con la natura. Questa struttura deve consentire la preghiera e l’osmosi dell’uomo con la natura. Per i
cinesi oggi questi posti sono luoghi turistici. Ci sono ancora credenti che si recano in questi luoghi, anche se
rappresentano una minoranza, e che quindi si recano in questi luoghi.
L’ISLAMISMO si è diffuso dall’Africa in Europa e ha come luogo di culto la moschea. La struttura della moschea è simile
alle nostre chiese. Moschee e bazar sono i simboli delle città in cui si è diffuso l’islamismo.
Il cristianesimo è la religione che ha lasciato più segni: chiese, monasteri, cattedrali, abbazie.
Ci sono città in cui è evidente la compresenza di religioni diverse.

 CASO DI STUDIO: L’ABBAZIA DI SAN VINCENZO AL VOLTURNO, in Molise


Oggi a San Vincenzo troviamo nelle catacombe i resti della prima abbazia. In questo territorio le montagne hanno
permesso la difesa del territorio, un territorio che è fertile, ricco d’acqua e raggiungibile sia dal Tirreno che
dall’Adriatico, inoltre non è molto lontano da Roma. Per questi motivi nella valle venne costruita una delle abbazie più
importanti del Medioevo.
Le abbazie sono strutture che si diffondono in tutta Europa nel Medioevo. Si diffondono per il culto religioso, per
permettere ai monaci di pregare e difendersi, ma nel tempo divennero un luogo importante. Nella crisi della città del
Medioevo infatti le abbazie erano difesa per le comunità. La più grande e importante oggi è quella di Montecassino.
Nel VII secolo 3 nobili beneventani (Paldo, Tato e Taso) si sono spostati da Montecassino e sono andati vicino al
Volturno; qui pregavano e hanno costruito una chiesa, che divenne un’importante abbazia (VIII secolo). Il nome deriva
dalla devozione a San Vincenzo e dalla vicinanza al fiume Volturno. Questi nobili sono riusciti ad avere l’aiuto politico
dei longobardi e poi dei carolingi. Venne costruita una prima sezione detta San Vincenzo Minore, poi nel IX secolo
l’abate Giosuè costruì una citta monastica con una nuova abbazia, denominata San Vincenzo Maggiore, decorata da
affreschi. Nella nuova costruzione rientravo quindi entrambe le abbazie, altre chiese minori, un cortile e le officine
degli artigiani. Nel X secolo in questa area c’erano circa 350 monaci, 9 chiese e diverse officine. Il monastero
comunicava con l’esterno attraverso dei locali costruiti vicino l’ingresso principale che ospitava i pellegrini.
Nel Medioevo l’abbazia di san Vincenzo era di pari importanza a quella di Montecassino. L’abbazia aveva i locali che
servivano per i monaci e anche officine; qui si produceva, era come una città: si copiavano i libri, si lavoravano le
ceramiche, si accoglievano i prodotti della campagna, si produceva il vino e ciò che serviva per l’alimentazione. Era
una struttura grandissima che è stata distrutta da terremoti e da coloro che volevano abbatterne il potere politico che
aveva assunto negli anni; ci furono soprattutto invasioni saracene. È stata ricostruita dall’abate Gerardo ad est del
Volturno in misura minore nel XII secolo, ma aveva ormai perso la potenza politica che aveva. L’abbazia nonostante ciò
ha avuto grande peso nell’organizzazione della zona del Volturno; favorì il popolamento del Molise tra l’VIII e il X
secolo grazie alle celle benedettine e ai luoghi di culto.
Più monaci, ma in particolare Giovanni nel 1130, hanno scritto la cronaca locale (Chronicon Vulturnense), da questa
conosciamo l’importanza del luogo. I monaci hanno rassicurato e aiutato i contadini e hanno consentito lo sviluppo
delle zone intorno; è grazie agli abbati che sono nati i comuni intorno. Es. Scapoli ha questo nome perché fu fondato
dai monaci che non potevano sposarsi. Scapoli era noto per le sue botteghe artigianali; oggi è famoso per la
costruzione di zampogne e ciaramelle. Un altro esempio è il comune di Filignano, utile per l’agricoltura.
Chiese, abbazie e monasteri hanno avuto un ruolo ampio sul territorio.

 RELIGIONE E CONFLITTI
La religione però è stata anche motivo di conflitto. Ad esempio l’ex Iugoslavia si è disintegrata nei Balcani per motivi
politici e scontri religiosi, perché erano state unite popolazioni di diverse religioni. L’Irlanda è un altro territorio dove
c’è scontro tra cattolici e protestanti. Nel mondo Islamico c’è l’ISIS che ha causato problemi. Anche la Nigeria è stata
devastata tra religioni locali e chi voleva tendere al cristianesimo e l’islamismo.
La religione dunque può segnare il territorio in modo negativo perché determina conflitti.

 I LUOGHI DELLA CULTURA: LE ACCADEMIE


La cultura ha creato luoghi appositi e la geografia si occupa di questi spazi. Un esempio è la formazione delle
Accademie, formatesi nel 1500-600 in Europa. Si tratta di luoghi in cui si incontrano gli intellettuali per discutere di
vari argomenti. Oggi un esempio è la Crusca, ancora presente.
L’idea di fondare un’Accademia si diffonde maggiormente nel corso del 700; cioè anche piccoli e medi intellettuali
vogliono potersi incontrare e discutere in un loro luogo, liberi dalla politica. Le prime si diffondono nelle capitali
europee, poi anche in Italia. L’Italia diventa teatro di accademie. Le accademie nascono nei palazzi nobiliari, nei
conventi, ma anche in luoghi aperti come la piazza. Gli accademici si incontrano, discutono, scrivono e leggono opere.
Nascono accademie anche nei paesi più piccoli, non solo nelle grandi città. Ciascuna accademia è una microsocietà: ha
un proprio statuto, un simbolo e mantiene relazioni con le altre accademie.
In Puglia ad esempio si diffondono lungo la costa; si diffondono per sostituire la mancanza dell’Università.
Si sviluppano accademie a Napoli e nei centri circostanti come Avellino, Eboli, Amalfi ecc. Nel Regno di Napoli
importanti furono l’Accademia Alfonsina e quella dei Segreti, istituite tra 400 e 500. Napoli aveva un ruolo strategico:
centro di confronto politico e culturale e luogo di incontro di intellettuali.
Questi segni lasciati dalla cultura sono presenti ancora oggi, anche se a volte hanno un diverso significato; ad esempio
sono luoghi turistici.
Un esempio è l’Accademia degli Inculti di Agnone.

 L’ACCADEMIA DEGLI INCULTI DI AGNONE


Agnone è una città dell’Alto Molise, uno dei centri più importanti per estensione e storia tra le montagne
dell’Appennino. Dal 1320 era legata all’Abruzzo, poi nel 1811 viene reintegrata nella Provincia di Molise. È circondata
da montagne che fungevano da difesa per il territorio che si sviluppa su un’ampia collina. Era una città molto ricca nel
Medioevo e dal XII secolo soprattutto aveva attratto l’interesse di famiglie illustri per la sua ricchezza, una ricchezza
che deriva dalla lavorazione dei metalli e dalla produzione di coltelli e campane. Ad Agnone venne istituita
l’Accademia degli Inculti. Era una piccola società legata alla figura del principe, non aveva uno statuto ben definito e
richiamava periodicamente gruppi di intellettuali che discutevano su argomenti letterari. Le riunioni si svolgevano
inizialmente nella chiesa di Santa Maria Assunta, successivamente si spostarono nel palazzo del principe. L’accademia
è il simbolo più evidente dell’importanza culturale che aveva Agnone nel Medioevo. Oggi l’accademia ha perso la sua
funzione, ma è importante osservare il palazzo e studiarne la storia per conoscere: gli sviluppi artistici, gli arredi
urbani, i processi territoriali avvenuti, le strutture culturali che si sono affermate.

 IL CAFFÈ LETTERARIO
Nel 700 si sono diffusi anche i caffè, luoghi culturali in cui si consumava questa bevanda giunta dall’America. Gli
intellettuali illuministi infatti volevano incontrarsi e discutere in luoghi a cui potessero accedere tutti. Il caffè letterario
risponde alla mentalità aperta degli illuministi, i quali volevano mantenere contatti con la popolazione e diffondere le
loro opere. Le Accademie erano più chiuse perché per entrarci bisogna essere soci.
I caffè più importanti nel passato sono:
-Le Procope a Parigi;
-il Florian a Venezia;
-il Caffè Greco a Roma.
Lezione del 27/10/20
UN ESEMPIO DI LETTURA TERRITORIALE: IL MOLISE
(+ documenti “Centri del Molise”)

 IL TERRITORIO
Il territorio molisano è un territorio montuoso, non con cime elevate, e collinare. Il Molise ha pianure ridotte.
Tra le pianure ci sono la piana di Larino e la piana di Venafro e c’è un bassopiano che va verso Termoli. Il Molise inoltre
è attraversato da diversi fiumi (Biferno, Trigno).

 I CONFINI E L’AUTONOMIA
Guardando bene la carta del Molise, notiamo una problematica: il Molise non ha dei confini naturali marcati, ma è
stato disegnato e distinto dagli altri territori attraverso confini amministrativi. È un territorio di continuità con
l’Abruzzo. La struttura amministrativa attuale è stata raggiunta dal Molise dopo l’unità, quando cede al beneventano
la zona di Morcone e ottiene la fascia costiera. In passato era un territorio piccolo e accentrato che corrispondeva ai
centri intorno a Campobasso.
Il Molise ha impiegato molti secoli per ottenere questi suoi confini, mentre l’autonomia regionale nel 1963. Il Molise
inizialmente era infatti definito nei confini ma non era autonomo, era parte integrante della regione Abruzzo-Molise.

 L’IDENTITÀ (nella storia)


Le popolazioni che prima di tutte hanno dato vita alla storia del Molise sono i sanniti, un popolo che ha combattuto
contro i romani per difendere la sua libertà. I sanniti hanno lasciato segni in Alto Molise e nella zona tra Campobasso e
Boiano. I Sanniti per difendersi erano interessati alle zone di montagna e non alle coste. I sanniti sono la prima radice
identitaria del Molise. I sanniti avevano chiamato questo territorio Sannio.
I romani sconfiggono i sanniti, occupano il territorio e lo allargano fino alla costa; probabilmente è questa la fase in cui
venne fondata Termoli.
Il toponimo Sannio per i romani finì per identificare un territorio che andava dal Molise e fino a una parte della
Campania; infatti i sanniti avevano occupato più territori.
Ci fu quindi un cambiamento del toponimo tra X e XI secolo a.C. da Sannio a Molise. La presenza romana non fu molto
importante inquanto i romani non avevano grandi interessi in questa zona. Con la caduta dell’impero romano, il
territorio sarà soggetto a occupazioni di barbari e atti di pirateria. Durante l’alto medioevo la popolazione vive in
grandi difficoltà economiche.
Il Molise ottiene una rinascita quando c’è una stabilizzazione delle invasioni barbariche e con le occupazioni prima dei
longobardi e poi dei normanni.
Il Molise viene diviso in ducati, proprio in seguito all’arrivo di longobardi e normanni. In particolare il normanno De
Mulen occupa e riorganizza il territorio e dal suo cognome viene questo nuovo toponimo “Molise”.
Il ducato del conte De Mulen è il più importante e centrale ed è quello che permette lo sviluppo di Campobasso. La
zona centrale del Molise è quella più importante. Longobardi e normanni, come i Sanniti, decidono di stabilirsi nelle
zone più difese.
Fermarsi a Campobasso significa essere in un territorio tutelato naturalmente e scomodo da raggiungere.
I Normanni creano lo stato del meridione che poi si stabilizza in Regno di Napoli. Il Molise e l’Abruzzo sono in Italia
centrale, ma fanno parte del Regno di Napoli. Quando parliamo di mezzogiorno italiano dal punto di vista storico-
politico dobbiamo includere anche il Molise.
Di un territorio non conta solo la posizione geografica, ma la posizione storico-politica.
Il Molise fino al 1861 è una provincia del Regno di Napoli.
In una carta del 1613 il Molise appare con la forma di un cuore e manca la parte sulla costa, che invece apparteneva al
territorio della Capitanata. Il Molise medievale e moderno è un Molise centrale, racchiuso tra le montagne.
Nel Regno di Napoli non si chiamava Molise, ma Contado del Molise; questo toponimo indicava che era un territorio
rurale con pochissimi centri urbani.
Nella carta di Longano i confini restano gli stessi, ma è importante perché è una carta realizzata da uno studioso del
territorio. La carta di Longano mostra la ricchezza boschiva che oggi il Molise ha in gran parte perso.
Nel 500, a causa delle lotte contro i Turchi, comunità croate e albanesi lasciano i Balcani, attraversano l’Adriatico e
giungono alle coste dell’Italia; alcune di queste popolazioni giungono nel territorio abbandonato della capitanata. I
vescovi chiedono quindi l’inserimento di questi immigrati nella zona costiera.
La presenza di albanesi e croati arricchisce il basso Molise perché si occupano di allevamento e agricoltura e popolano
dei territori che erano stati abbandonati, inoltre si crea un’integrazione e influenza tra le culture.
La carta del 1815 mostra il Molise unito che ha conquistato la zona costiera della capitanata e cede Morcone alla
Campania, mentre ottiene Venafro.
Nel 1963 diventa invece una regione autonoma dall’Abruzzo e con i confini definiti. Prima dell’autonomia il capoluogo
era l’Aquila, quindi era scomoda l’organizzazione della regione Abruzzo-Molise.
L’identità territoriale del Molise è quindi composita, perché ci sono state tante occupazioni, sconfitte e immigrazioni. Il
Molise è anche un territorio di emigrazione; oggi esistono tante comunità all’estero dei Molisani. Inoltre è un
territorio caratterizzato da una struttura rurale e dalla transumanza.

 I POSSIBILI CAMBIAMENTI
Oggi ci sono tante proposte di cambiamento: se il Molise si debba accorpare all’Abruzzo o al beneventano, se deve
riaccorparsi con Foggia visto che condivide la storia della transumanza. La politica potrà segnare nuovamente i volti e i
confini delle regioni, ma anche se il Molise dovesse entrare in una nuova regione amministrativa porterà con sé la sua
identità.
Ricostruire l’identità è importante dal punto di vista culturale, ma anche per capire quale politica e struttura
economica bisogna mettere in atto in un territorio, in base alla sua caratterizzazione e alla sua storia.

I CENTRI URBANI
I 3 centri principali del Molise sono Campobasso, Isernia e Termoli.

 CAMPOBASSO
Campobasso è stata fondata sul Montebello, sito originario di Campobasso dove oggi troviamo il castello e la Chiesa.
Campobasso è stato un territorio sfruttato spesso negli anni, ma non era un centro importante; diventa un centro
significativo con la sua fondazione nel IX secolo d.C. grazie ai Longobardi.
I Longobardi avevano occupato Benevento e si espandono, cacciano i barbari che avevano occupato il Sannio e
giungono fino al Montebello; scoprono che da lì possono controllare tutto il territorio circostante. Quindi il primo
borgo di Campobasso viene fondato su questo sito originario.
I Longobardi territorializzano anche una serie di centri intorno Campobasso, sono tutte zone d’altura.
Non c’era il castello attuale nel sito originario di Campobasso, ma c’erano una fortezza, una piccola chiesa e delle
casupole per contadini, soldati e monaci.
La popolazione inizia ad aumentare e quindi lentamente inizia ad abitare anche la zona sotto il monte. I vari feudatari
che governano Campobasso allargano le mura e inglobano anche la zona più bassa; la città così si espande.
Mel 1583 la gran parte delle case si trovava sotto il Monte Bello. I campobassani sviluppano le loro capacità
commerciali. Campobasso tra 1500 e 1800 è stato un’importante piazza commerciale perché attirava i mercanti
dell’Italia meridionale, affittava loro delle case e quindi c’erano delle fiere. Si vendevano prodotti agricoli e artigianali
(coltelli, ricami, vestiti, scarpe).
Lo sviluppo della città è collegato allo sviluppo della transumanza, che tra 500 e 800 diventa un’importante forma di
ricchezza. Viene costruito un collegamento che dal tratturo permetta ai mercanti, transumanti e soldati di fermarsi a
Campobasso. Campobasso non fa pagare pedaggio a chi si ferma nei suoi dintorni, così attira popolazioni e sviluppa i
suoi commerci.
La Chiesa di San Leonardo diventa il cuore politico, religioso e economico della Campobasso moderna. Nel 1743 la
parte alta viene quasi abbandonata, mentre gli abitanti si concentrano nella parte bassa.
Nel 1806 l’Italia meridionale è occupata dai francesi che portano la loro organizzazione politica e iniziano a definire le
province meridionali. Sono loro che per la storia commerciale del Molise nominano Campobasso capitale di provincia
nel 1806.
Cuoco, un importante personaggio molisano, si preoccupa dello sviluppo del territorio e del fatto che Campobasso è
un borgo, non ha strutture urbane. Grazie a Cuoco si chiama l’architetto Musenga, un molisano che ha studiato a
Napoli, e gli si chiede di allargare la città.
Campobasso diventa così una città moderna con piazze, viali. Campobasso si amplierà e rinnoverà fino al 1870; ad
esempio vengono introdotti il carcere e il Museo.
Quindi possiamo dire che la storia di Campobasso è divisa in 3 fasi:
-sito originario di Monte Bello
-età moderna in cui si sviluppa intorno alla Chiesa di San Leonardo
-rinnovamento nel corso dell’800
Oggi la città di Campobasso rimane legata al Monte Bello e si è sviluppata per cerchi concentrici. Musenga aveva
creato una pianta ordinata, ma la pianta attuale è disordinata perché nel 900 la popolazione era aumentata e quindi
sono nati nuovi quartieri. La città oggi spetta ancora un piano regolatore che riorganizzi la sua struttura e migliori i
collegamenti, la rete stradale, la vivibilità dei quartieri periferici.
Oggi in Molise ci sono circa 300.000 abitanti, di cui 50.000 vivono a Campobasso (circa un sesto).

 ISERNIA
È una città sannitica di fondazione antica. È stata costruita su una dorsale stretta e lunga; il sito originario di Isernia è
una sottile striscia. Nell’800 sono state create due strade parallele per consentire di girarle intorno.
Ha avuto un grande sviluppo con i romani. Sul tempio romano in età medievale è stata costruita la cattedrale di
Isernia. Sono evidenti i segni dei romani sul territorio.
La pagina di storia più interessante di Isernia è nel periodo medievale perché la città ebbe nel V secolo dei Vescovi
molto attivi, tra cui Celestino V. Fu costruito il duomo e abbiamo la fontana Fraterna che è il simbolo della storia
medievale di questa città.
Campobasso ha avuto palazzi e cattedrali importanti nel 1800, invece Isernia li ha avuti già nel periodo medievale.
Isernia venne arricchita dal punto di vista architettonico grazie alle famiglie medievali. È un centro importante per la
sua arte e architettura.
Campobasso riuscì maggiormente ad attirare i flussi dei transumanti, Isernia invece lo fece meno. Isernia infatti era più
lontana dai tratturi. La zona intorno a Isernia non permetteva di fermarsi con comodità.
Isernia ebbe nel corso dell’800 meno attenzione di Campobasso, non ebbe lo stesso sviluppo e solo nel 900 è stata
costruita la parte nuova.

 TERMOLI
Oggi si sta ancora studiando la storia urbanistica di Termoli. La città come fondazione ha origini medievali,
probabilmente prima anche se esisteva una cittadina non si chiamava Termoli. Questa cittadina deve la sua origine
medievale a due elementi: il castello e la cattedrale. Termoli deve il suo sviluppo a Federico II, un re importante per
l’Italia meridionale che puntò su Termoli perché riteneva che tutte le cittadine sull’adriatico dovessero essere dei porti
attivi; a lui si devono la costruzione del castello e la costruzione della cattedrale. Il castello aveva una funzione
difensiva, contro turchi e saraceni. La cattedrale nella sua architettura ha un influsso italico e arabo, perché Federico II
fece arrivare degli arabi per costruirla.
Tra 1200 e 1300 fu luogo di commerci e scambi. Si dice che i crociati siano partiti da Termoli per raggiungere
Gerusalemme e che anche San Francesco sia passato qui.
Dopo la fase di sviluppo economico, la cittadina va in crisi per vari motivi: è colpita da terremoti, il porto che era stato
costruito nel medioevo viene insabbiato e non è più utilizzabile, c’erano continui attacchi saraceni e turchi. Termoli
conosce quindi un lungo periodo di crisi e di perdita di popolazione, per poi ritrovare lentamente il suo sviluppo nel
1800. Nel 1800 entra a far parte nella provincia del Molise, il porto viene riattivato e torna ad essere una città
importante. La provincia e poi la regione del Molise si rendono conto che avere la costa era una ricchezza economica
e per il turismo, per questo la città è stata arricchita. Un elemento caratteristico di Termoli sono i trabucchi, che in
passato venivano usati per pescare e oggi sono i segni della sua storia.

 IL RUOLO DEI CENTRI MINORI


Le storie delle città molisane hanno lasciato dei segni sul territorio e quindi ne hanno costituito l’identità.
Il Molise ha 133 comuni, sono tutti comuni piccoli e con densità di popolazione ridotta. Isernia ha 20 mila abitanti e
Termoli 30 mila, Campobasso 50 mila. Quindi un terzo degli abitanti vive nei centri maggiori.
Poi ci sono centri piccoli come Agnone, Larino, Colletorto, Venafro ecc. Ci sono quindi centri minori che anche se
piccoli sono importanti perché rappresentano la struttura del Molise e corrispondono al Molise rurale, fatto di
contadini e pastori che vivono in piccoli centri. Anche nei centri minori possiamo trovare resti archeologici. Si tratta di
centri che oggi tendono allo spopolamento e alla riduzione dei servizi principali.

 L’ECONOMIA
L’economia molisana si regge sull’agricoltura. Oggi deve tendere a un’agricoltura di qualità e di nicchia, cioè puntare
su pochi prodotti specifici che possano trovare successo sul mercato (es. olio e vino) visto che i territori fertili sono
pochi.
Le industrie presenti in Molise sono arrivate dall’esterno e quindi hanno altrove la loro sede centrale (es. Fiat). Per un
modello di sviluppo sarebbe più opportuno avere un’industria che parta dalle caratteristiche locali e le valorizzi.
Il Molise ha un suo pubblico; le comunità molisane presenti all’estero vogliono acquistare i prodotti della loro terra
originaria. Il Molise potrebbe quindi instaurare uno stretto rapporto commerciale con queste comunità.
Il terziario andrebbe potenziato e trasformato in quaternario; ci sono zone dell’alto Molise dove la banda larga non è
adeguata.
Il turismo è principalmente balneare, ma attrae locali e non stranieri.
Il turismo deve essere riorganizzato e anche le zone interne (es. strade, segnali); servono le infrastrutture.

IL MONTENEGRO
(+ documento “Montenegro”)
È uno stato dei Balcani. Per analizzare un territorio bisogna partire dalla carta per vedere dove si trova il territorio
rispetto ad altri. I Balcani sono un’ampia e articolata penisola del mediterraneo che ha avuto una storia complessa.
Fino al 1915 la zona dei Balcani è stata occupata dai Turchi e ha raggiunto l’autonomia lentamente dopo la prima
guerra Mondiale.
Nella zona di Montenegro, Serbia, Bosnia e Macedonia dopo la prima guerra mondiale si era formata la Iugoslavia, uno
stato con Tito come dittatore e un regime comunista. Alla morte di Tito e con la fine del regime comunista inizia un
periodo di guerre perché queste popolazioni volevano la loro autonomia. Il Montenegro ottiene la sua autonomia nel
2006. Oggi lo stato più piccolo che cerca la sua autonomia è il Kosovo.
Il Montenegro è uno stato più piccolo sul mare, con capitale al centro Podgorica. Con le negoziazioni sono stati
organizzati i confini. La popolazione non è molto numerosa ed è soprattutto giovane. È una popolazione che è
impegnata a creare uno stato nuovo, ha trovato la sua autonomia e sta ritrovando identità e radici storiche per
riorganizzare il territorio.
È un territorio principalmente di montagna, solo nella parte che va verso il mare ci sono pianure. Al Nord è
attraversato dalle Alpi Dinariche che sono molto alte e fanno da confine con gli altri stati.
La zona più nota è quella del mare, perché gli europei sono stati attratti da questo territorio per le vacanze in quanto i
costi sono bassi.
Oggi sta cercando di sviluppare anche il territorio interno perché il rischio che sta correndo è che la popolazione
abbandona le zone interne e si sposta tutta sulla costa; questo comporta abbandono del territorio e riduzione
dell’agricoltura.
Dal punto di vista amministrativo, il Montenegro è diviso in una serie di dipartimenti. Le suddivisioni interne
consentono ad ogni territorio di avere autonomia, sviluppo e attenzione per le sue caratteristiche. La classe politica
oltre a questo ha creato lo Spatial Plan, cioè un piano di organizzazione del territorio.
I piani prodotti sono stati più di uno.
Le ricchezze del territorio sono agricoltura, turismo e viticultura, quindi la classe politica ha dato sviluppo a questi
settori. Un’altra ricchezza sono le montagne, quindi è possibile allevare. Il Montenegro ha dei tratti economici comuni
con il Molise perché agricoltura e allevamento sono i tratti basilari dell’economia.
Anche la produzione di latte e dei suoi derivati è una ricchezza, o anche i prodotti che derivano dalla lavorazione della
carne.
La classe politica vuole quindi partire dalle potenzialità interne e collegare quindi agricoltura, allevamento e industria
per consentire lo sviluppo del territorio. Bisogna creare un accordo economico tra piccoli produttori per reggere la
competizione all’interno e all’esterno del territorio.
Bisogna inoltre ricostruire strade, infrastrutture e collegamenti tra i vari centri. Per evitare che la popolazione lasci le
zone interne, bisogna potenziare le infrastrutture e la vita nei piccoli centri per far sì che la qualità urbana arrivi anche
nei piccoli centri.
La classe politica punta proprio su questi miglioramenti.
Sviluppare ogni piccolo centro non significa isolarli, ma creare reti e collegamenti economici. Creare quindi una rete di
beni e servizi di vari centri, con centro principale la capitale. Le reti devono essere sia fisiche (es. ferrovia) sia
immateriali (es. telematica).
Una delle ricchezze di questo paese è la produzione vinicola. Si è creata una grande azienda in Montenegro. Oggi è
gestita in modo capitalistico, nel periodo comunista era gestita come vigneto di Stato.
Hanno creato un’alleanza tra agricoltura e turismo con i villaggi enoturistici: il turista trascorre le sue vacanze nel
vigneto, li visita, vede come si produce il vino e lo assaggia, lo compra. Ci sono centri, ristoranti e shop intorno al
vigneto. Lo sviluppo del vigneto permette lo sviluppo delle zone rurali circostanti.
Lo sviluppo è stato fatto in maniera integrata; ciò consente il miglioramento di tutto il territorio e non solo di una
parte.
Particolare attenzione è stata data alla capitale Podgorica. È una città che ha diversi segni religiosi, è circondata dal
verde, ha un centro storico, è innovativa e dinamica. La città è stata scelta come capitale per la sua posizione centrale
e la sua inclinazione commerciale. È una città che è al centro di molti fiumi e quindi è raggiungibile sia per terra che
per via fluviale.
Il Montenegro è stato occupato dagli italiani nella seconda guerra mondiale, per questo ha contatti e presenze
architettoniche italiane.

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