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Geografia

LEZIONE 1:

Gli oggetti cartografici come le carte, nessuna delle rappresentazioni sono neutrali.
Ciascun dispositivo cartografico o immagine veicola delle informazioni che sono state
selezionate, o manipolate (processo di rielaborazione del dato). Le carte sono filtrate
rispetto allo sguardo di chi seleziona gli oggetti cartografici da pubblicare.

Nella storia della geografia c’è stata una fase millenaria in cui l’oggetto dell’investigazione
era il DOVE, dove si collocano gli oggetti, luoghi, risolse. L’informazione del reperimento
delle risolse era cruciale per la sopravvivenza delle società.

E’ prevalsa nella prima parte della geografia la sfera fenomenica cioè lo spiegare dove le
cose vanno a collocarsi e restituirle attraverso rappresentazioni; elemento prevalente ma
che ha creato maggiori difficoltà.

Soltanto a partire da 200/300 anni la geografia è diventata una scienza attenta alla
dimensione cognitiva, andare ad esplorare il perché alcuni fenomeni avvengono nello
spazio-tempo.

Geografia è una parola che viene dal greco, da geo e grafia.

Géo: vuol dire terra. I greci avevano un altro modo per riferirsi alla terra ovvero Kton,
perché alla fine ha vinto géo? Kton fa riferimento alla terra ma soprattutto all’aspetto
geologico sotterrano, mentre Geo all’aspetto più visibile/superficiale.

Franco Farinelli ci spiega il perché: in una chiave geografica racconta il mito di Dioniso e
dei Titani. Dioniso era figlio di Giove e Persefone, ed era incapace di separare ciò che è
vero ciò che è falso.

I Titani sono i figli di Urano (cielo) e Kton (terra), durante la notte vanno nelle stanze di
Dioniso cosparsi di gesso bianco, con lo stesso gesso ricoprono il suo volto e quando si
sveglia e si specchia non si riconosce e ha un momento di smarrimento; loro ne
approfittano e lo fanno a pezzi e spargono i suoi 7 pezzi in giro per il mondo, essendo un
Dio non muore.

Il padre e la madre chiedono al fratello Apollo di raccogliere i pezzi e ricongiungerli.


Farinelli dice che nell’atto della velatura che i titani compiono su Dioniso si compie un
passaggio, il passaggio tra gli aspetti di studio e analisi di profondità della terra all’aspetto
delle analisi di ciò che è in superficie (dove si concentrato le attività antropiche/
ambientali). La conoscenza geografica del mondo la fa Apollo che riprende i pezzi e li
raccoglie su una tavola ed è qui che avviene il discorso geografico.

In quanto divinità Dioniso è incapace di poter distinguere ciò che lo compone, è un’unità,
un interno e nello smembrarlo i titani sono riusciti ad analizzarlo. 

I titani perdono e si guarda ciò che della natura possiamo apprendere.

Un altro passaggio ci spiega il passaggio tra Kton e Geo: Urano si sposa con Kton ma
nell’atto dello sposarla le mette il velo e nel processo di velazione la verità si schiude e
velandosi Kton diventa Gé.

La geografia si occupa di quel velo che copre le verità del mondo e si occupa di svelarle
all’umanità.

SPAZIO: è una parola che utilizziamo nel linguaggio geografico da poco tempo, in latino
significa solo luogo aperto, ma nell’utilizzo moderno normalmente intendiamo uno spazio
misurabile in modo oggettivo. E’ importante che questa dimensione non sia trascurata
(SPAZIO ASSOLUTO).

Lo spazio assoluto si misura attraverso degli strumenti e unità di misura convenzionali


(km, m ecc…) ed è astratto.

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Lo spazio relativo è una dimensione mobile o una misura dello spazio assoluto che i
nostri sensi definiscono in relazione alla sua posizione rispetto ai corpi.

La distanza che c’è tra Siena e le città d’Italia viene percepita molto più lunga e difficile da
percorrere rispetto a Roma e Milano.

Cosa fa la differenza? La possibilità effettiva di percorrere quel tragitto e i tempi di


concorrenza.

Lo spazio si determina dalle relazioni che i


soggetti danno con l’ambiente con lo circonda e
con le altre persone che vivono in quel territorio.
Si chiama anche relazionale perché implica
almeno due livelli di relazione: orizzontale e
verticale (tra gli oggetti geografici e l’ambiente).

Le relazioni verticali sono relazioni tra le attività


dell’uomo e le risorse critiche su cui insistono
(con l’ambiente di riferimento), lo spazio si
trasforma in relazione tra queste relazioni e
l’ambiente.

LEZIONE 2:

SINTESI:

- Geografia letto alla lettera significa scrittura del mondo il che sposta il baricentro della
geografia sulle questioni che riguardano le descrizioni del mondo, in passato la
geografia si è affermata come scienza della rappresentazione cartografica e anche
dello studio e della descrizione dei caratteri specifici che gli esseri umani e lo spazio
geografico nella loro relazione producono.

- Esisteva il cartografo ma anche il geografo che non si occupava solo di cartografia.


Abbiamo descrizioni dettagliate di ciò che erano le terre conosciute, si andava a
studiare le relazioni e quali erano le tipologie di insediamento, utilizzo di alcune risorse
a svantaggio/vantaggio di altre. Nella parte iniziale del pensiero geografico che va dalla
storia greca fino al 1800 prevale l’anima descrittiva della disciplina.

- Un grande impulso lo hanno dato le esplorazioni del periodo rinascimentale e le


competenze di cartografia sono state acquisite in quegli anni ma anche nei secoli
precedenti che hanno permesso agli esploratori di potersi muovere a mare aperto
(carte nautiche).

- Prevale ancora il DOVE sono le cose, l’obiettivo fino al 1800 era quello di arrivare a una
conoscenza il più possibile dettagliata e integrale della superficie terrestre, in
particolare del luogo di ubicazione e la distribuzione spaziale dei fenomeni.

- Alla geografia del DOVE si affianca anche una geografia del PERCHE’

- Quello che noi oggi studiamo non sono solo le terre note ma anche l’insieme dei
processi sociali ed economici che formano il territorio. Nel corso dei secoli e
comprende anche la geografia contemporanea, l’oggetto di studio rimane la terra.

- GE vs KTON

- Mito di Dioniso e dei Titani

- Spazio relativo e assoluto, relazioni orizzontali e verticali

Per molto tempo non si è parlato di spazio ma luoghi e il modo in cui misuravamo questi
luoghi non era oggettivo, non era standard come lo intendiamo oggi. Se non c’era la

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possibilità di misurare in un modo standardizzato. Nel libro di Marco Polo non si parla mai
di lunghezza, ma seguiva il vento e misurava lo spazio attraverso le giornate.

Il luogo rispetto allo spazio è un concetto più intuitivo.

Quello che caratterizza dopo è il legame che una o più persone instaurano con quel
luogo, per ciascuno è un’esperienza diversa perché cambia il senso del luogo (Yi-Fu
Tuan).

Marc Augé: I non luoghi sono presenti nella nostra esperienza quotidiana, la nostra
esperienza non si caratterizza solamente da luoghi che ci trasmettono sensazioni di
appartenenza/familiarità, ci sono anche non luoghi che si ripetono nello spazio in modo
uniforme nei quali non riusciamo a riconoscerci nello spazio, regione, parte del mondo.

Spazio e luogo non sono dati ma sono anche questi risultati di processi sociali complessi,
sono costruzioni sociali quindi quello che conta sapere è il modo in cui noi intendiamo il
rapporto tra spazio e società e si può fare in diversi modi.

- Possiamo considerare che lo spazio siano il riflesso delle differenze sociali, è la società
che forma lo spazio, implica che siamo in grado di riconoscere le differenze sociali che
sono a monte. Le differenze spaziali che io noto derivano alla base delle differenze
sociali che le hanno prodotte quindi sono le differenze sociali che formano lo spazio. 

E’ un ragionamento che ha molti limiti perché sono categorie a priori dell’analisi,
abbiamo già in testa camminando la categoria di povertà/ricchezza.

- Il modo migliore per intendere il rapporto tra spazio e società sono co-costruite tra loro
quindi ci sono costruzioni spaziali che sono generate da differenze sociali e il contrario.
Se lo intendiamo in questo rapporto biunivoco, è anche lo spazio che forma la società.
Spesso è lo spazio che detta le nostre possibilità di avere un certo stile di vita o un
altro. A volte il luogo in cui ci troviamo, cresciamo per un lungo tempo determina in noi
un senso di appartenenza.

- Alcuni luoghi sono più adatti al transito di alcuni soggetti rispetto ad altri, alcuni luoghi
diventano inarrivabili per alcune persone. Tipo un parco notturno, meno accessibile per
una donna rispetto a un uomo.

I luoghi sono prodotti da spazio-società, quando questo processo di costruzione riguarda


uno specifico gruppo umano si usa il concetto di territorio c’è quindi un’organizzazione
politica.

Regione: si riferisce a una porzione contigua di spazio che ha una proprietà comune che
la rende distinguibile da altre zone.

Scala: ci riferiamo al modo in cui strutturiamo l’organizzazione, l’esperienza e la


rappresentazione dei fenomeni geografici.

Scala cartografica: è un concetto matematico. 1:50000= 1 cm sulla carta corrisponde a


50.000 cm nello spazio reale

Scala geografica: è un ambito più cognitivo, è la prospettiva che noi assumiamo


osservando un fenomeno.

Per passare di generazione in generazione le conoscenze acquisite, bisognava usare una


forma scritta e dei segni convenzionali affinché si potesse capire di cosa si stesse
parlando.

LEZIONE 3:

Riepilogo:

- Nel Milione di Marco Polo non abbiamo la distanza in km

- Spazio e luogo sono risultati di processi sociali e si co-costruiscono

- Territorio, scala cartografica e geografica

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Tra le funzioni del geografo c’è anche quella del cartografo e gli obiettivi di chi faceva
geografia secoli fa, era quello di assicurarsi che le conoscenze fossero trasmesse anche
alle generazioni successive, non solo oralmente ma anche scritto.

I primi esempi di trasmissione proto-cartografiche. I primi esempi risalgono al periodo


dell’arte preistorica (10.000 anni fa) tra questi risultano molto importanti dei ritrovamenti
fatti nelle Alpi francesi e a Valcamonica (Brescia) (Mappa di Bedolina) ed è stato trovato

questo e qui si intravedono delle tecniche di luneggiamento. E’ una rifrazione dei raggi
solari, a seconda di cui i raggi solari/luminosi toccano la superficie è più facile che
emergano dei petroglifi.
Gli elementi più visibili sono delle linee, strade.

Tra le forme che si intravedono, c’è un’icona che si


riferisce a una regione italiana specifica nonché la
Lombardia. I ritrovamenti di questa mappa di Bedolina,
risalgono agli anni ’30-’40 ed erano anni in cui si poneva
particolare attenzione all’ambiente in cui vivevano certe
popolazioni. Dalla mappa emergono simboli di vita
quotidiana come campi, strade ecc. e si è tentato di
paragonare questa mappa ad altre di zone limitrofe.
Quello che appare è che rappresenta una
rappresentazione di un paesaggio, non è facile capire la finalità perché ci
sono tanti possibili esigenze. Sicuramente sono presenti esigenze di mobilità o conquista
militare, ma qui siamo in una fase della storia dell’uomo in cui le prime popolazioni
nomadi iniziano a stanziarsi e diventa importante tentare di costruire una relazione stabile
con il territorio in cui si è insediati per il reperimento delle risorse ecc. perché insediarsi
significa il superamento di una forma di un’agricoltura itinerante. Queste rappresentazioni
ci portano a una forma di organizzazione spaziale che iniziò ad affermarsi anche in virtù
delle nuove conoscenze nell’ambito dell’agricoltura generale perché ciò che è stato visto
confrontando questa mappa con altre, è che ritornano alcuni temi come i campi,
delimitazione dei campi stessi. Quello che sembra certo è che queste aree delimitate
siano dei recinti ed è un tentativo di organizzazione degli spazi come si è menzionato
prima.

I primi utilizzi delle carte non è per viaggiare in terre lontane ma lo stare e organizzare
luoghi.

Qui siamo in tempi più vicino ai tempi nostri, 1500 ac, siamo nella città di Nippur e qui ci
sono degli aspetti interessanti; in quelle zone si stava affermando un sistema definito
palazziale, prevede una gerarchia di funzioni quindi ci sono persone che avevano il
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controllo e la responsabilità di organizzare gli spazi, i
tempi dei raccolti, i trasferimenti da un luogo all’altro,
importazioni/esportazioni di merci ecc. ma questa
differenziazione non riguarda solo i ruoli ricoperti dalla
classe dirigente ma anche degli spazi, è un frammento di
qualcosa che ci ricorda la carta di una città. Quello che è
interessante osservare è che c’era la necessità di
formalizzare alcune informazioni geografiche quanto ve
ne era di
cominciare a
costituire un
sistema di segni che
poi portò alla nascita della scrittura. Le primissime
forme di scritturano erano per scambi
commercianti. La delineazione dei confini e le
ripartizioni territoriali erano ben accurate. La
geografia sumera, babilonese, in questo periodo le
credenze che ciò che si trovasse sulla superficie
terrestre fosse un’esatta immagine specchio di ciò
che si trovasse in cielo, cioè un’esatta
corrispondenza tra cielo e terra (attività mistica).

Chi ha dato un impulso maggiore alla cartografia moderna, occidentale, è arrivato


dall’Antica Grecia. Il primo è stato Anassimandro ma non abbiamo carte di quel periodo,
ma solo descrizioni di alcuni autori rimasti di quell’epoca e ciò che è rimasto attraverso i
codici medievali.

In quell’epoca andavano di moda i periploi che sono degli itinerari scritti in cui ritroviamo
una descrizione del discorso in modo sequenziale (VI sec
a.C).

Il sistema di riferimento che abbiamo oggi è stato


impostato in un modo molto simile nel III sec a.C, cioè i
paralleli e i meridiani.

•I paralleli: son paralleli tra loro e perpendicolari all’asse


terrestre e l’equatore, tagliando la sfera terrestre
otteniamo delle circonferenze che diventano man mano
più piccole avvicinandosi ai poli. L’equatore ha la
circonferenza maggiore possibile e i paralleli hanno tutti
circonferenze/lunghezze diverse. Secondo la proprietà della
geometria i paralleli sono infiniti.

•I meridiani: intersezione seguendo la lunghezza dell’asse


terrestre e non lo intersecano in modo perpendicolare. I
meridiani sono tutti uguali e servono per creare le coordinate
(latitudine e longitudine). Come meridiano convenzionale di
riferimento abbiamo quello di Greenwich.

• Latitudine: è la misura dell’angolo corrispondente al


meridiano che separa quel punto dall’equatore. Ci sono dei
punti che sono collocati tutti alla stessa distanza

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dall’equatore e sono i punti di un parallelo.

• Longitudine: è la misura dell’angolo corrispondente all’arco di parallelo che separa


quel punto del meridiano di Greenwich.

La latitudine e la longitudine si misurano in gradi, primi e secondi che sono le stesse unità
di misura che utilizziamo per misurare gli angoli.

Fino a dove arriva la latitudine e longitudine? 0-90, se abbiamo definito la latitudine come
la misura dell’angolo corrispondente all’arco di meridiano che separa quel punto
dall’equatore, l’angolo massimo che possiamo raggiungere spostandoci dall’asse
dell’equatore fino al polo si parte da 0 gradi fino ad arrivare a un massimo di 90 gradi. Il
punto di coordinate 0, 0 è dove si incontra il meridiano di Greenwich con l’equatore.

I meridiani e fusorari non sono la stessa cosa perché seguono logiche politiche.

LEZIONE 4:

Riepilogo:

- Abbiamo ripercorso tappe riguardante la Mappa di Bedolina che è un petroglifo, utilizzo


quasi ideogrammatico

- Nippur, funzioni sociali e spaziali

-Cartografia antica Grecia, in particolare


Anassimandro e Eratostene che aveva iniziato ad
immaginare un reticolato che ora all’epoca
nostra corrisponde a meridiani e paralleli 



L’equatore è lungo: 40.000 km. Questo calcolo
all’epoca dell’Antica Grecia è stato effettuato
anche in un modo preciso, con margine di errore
del 10%.

Eratostene: Si mise a calcolare l’equatore con la


consapevolezza che la terra non fosse piatta,
cercando risposte empiriche. Se la terra fosse
piatta, noi avremmo la caratteristica che i raggi
del sole che si collocano in un punto molto
lontano cadrebbero tutti con la stessa
inclinazione. Se io avessi la possibilità di poter calcolare l’ombra che questi raggi
generano in due punti specifici della terra di cui conosco la distanza, in particolare
Alessandria e Siene, mi dovrei aspettare che se vedessi ad Alessandria e a Siene i raggi
del sole andare a illuminare due pozzi di uguale profondità, dovrei alla stessa ora e stesso
giorno vedere la linea d’ombra cadere nello stesso punta se effettivamente la terra fosse
piatta. Andando a fare queste misurazioni, a distanza di un anno, scoprì che tra le due
zone il cono d’onda era diverso e questo contribuì
al calcolo dell’equatore di questa sfera con una
semplice proporzione.

Fece una proporzione della distanza tra i due luoghi


che conosceva (780km):7gradi=x:360, il risultato
viene sui 40.000.

Le conoscenze geografiche dell’epoca diventano


sempre più sofistica sotto lo stampo ellenistico, e la
massima espressione viene raggiunta con Tolomeo
che venne chiamato a dirigere la biblioteca di

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Alessandria che all’epoca assumeva il ruolo di uno dei centri culturali più importanti
dell’era antica. Non soltanto perfezionò le idee di Eratostele e arrivò a un reticolato
geometrico molto sofisticato, anche paragonandolo a quello che poi per secoli è stato il
corpus di conoscenze che ha dominato la scena della geografia occidentale. Nelle sue
carte si può notare la qualità dell’elaborazione cartografica che rappresentavano le zone
del bacino Mediterraneo, raggiungendo anche territori abbastanza ignoti all’epoca. I
rapporti diplomatici, militari, abbracciavano già il continente asiatico, europeo e africano.
Si possono vedere le sorgenti del Nilo e l’estensione di questa carta arrivano fino alla
Cina, Indo-Cina.

Sono carte che si stirano in lungo, questo perché la rappresentazione delle terre tende a
essere un po’ deformata lungo i paralleli e un po’ più esatta lungo i meridiani. Se ci
collochiamo lungo un meridiano, noi possiamo notare le differenze d’inclinazione dei
raggi, se facessimo lo stesso su un parallelo le informazioni sono meno reperibili.
Spostandoci da un meridiano all’altro, sappiamo che se ci troviamo su due meridiani
diversi lungo lo stesso parallelo in quel momento l’ora sarà diversa, questo Tolomeo riuscì
a farlo solo una volta: calcolò dei dati arrivati da una battaglia di cui ci furono diverse
cronache che arrivavano da diverse parti del mondo, in particolare dal luogo della
battaglia e da Cartagine. Questo episodio è importante perché durante la battaglia c’è
stata un’eclissi, a seconda dell’orario dell’eclissi Tolomeo ne derivò che tra questi due
luoghi corressero circa 5 ore e calcolò in funzione di questo la distanza, la sovrastimò.
C’è un certo stiramento lungo i paralleli perché si sovrastimavano le lunghezze.

Un’altra cosa di ugual importanza è lo studio del concetto di proiezione, di come


trasferire la superficie terrestre su una superficie di carta. Il modo classico è di pensare
alla superficie terrestre alla buccia di un’arancia, pompelmo.
Proiettare un solido implica da che punto di vista proiettarlo sulla
superficie, se proviamo a svilupparla è inevitabile che questa
superficie ne venga deformata. Non si può trasferire in modo
esatto la superficie terrestre su una superficie bidimensionale.

PROIEZIONI PROSPETTICHE:

Se osserviamo dal centro della terra, la proiezione diventa


centrografica dove il punto di vista si colloca al centro della terra.

Se ci collochiamo al punto estremo dove si trova il piano di


proiezione, parliamo di una proiezione stereografica.

Se ci spostiamo poco sopra la superficie terrestre, ci


troviamo in una proiezione scenografica.

Se il punto di vista sale all’infinito, il nostro punto di


vista sarà ortogonale cioè perpendicolare alla terra,
avremo quindi una proiezione ortografica.

PROIEZIONI DI SVILUPPO:

Si ottengono
immaginando di sviluppare la superficie terrestre
sulla superficie di un altro solido (cilindro e cono).
Quella conica ha il privilegio di non sovrastimare
eccessivamente le zone più in alta latitudine rispetto
a quella cilindrica. Queste proiezioni di sviluppo
erano note alla scuola Tolemaica.

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Geografia
Una delle proiezioni più famose è quella di Mercatore, ha una proprietà che poche altre
proiezioni hanno ovvero l’isogonia. Per iso intendiamo stesso, gonia angoli. Vuol dire che
questa proiezione presenta gli stessi angoli. La rotta dritta va ad incontrare in modo
identico i meridiani, per un navigatore questa è una conoscenza cruciale. Se un
navigatore sa dov’è il nord, sa quindi qual è l’angolo che va verso il nord e quello suo di
navigazione, è in grado di poter raggiungere seguendo la rotta sulla carta è in grado di
raggiungere la destinazione seguendo sempre lo stesso angolo.

E’ possibile da un punto all’altro creare questa rotta chiamata lossodromica ( da obliquo


e corsa) che mi permette di poter raggiungere la la mia destinazione andando a
controllare l’angolo rispetto a nord. La lossodromica però non è la rotta più breve perché
la superficie non piatta, quella più breve è l’ortodromica che dall’immagine viene
rappresentata obliquamente ma
nella realtà è dritta.

Ovviamente questa proiezione


ha anche tanti difetti.

-le terre che si collocano nella


parte alta risultano più allungate
e estese

La proiezione di Ball-Peters si
pone il problema di tentare di
non sovra rappresentare le aree
del nord, non renderle schiacciate. La zona bianca è di Mercatore, quella grigia di Ball-
Peters.

La carta perfetta per poter esistere dovrebbe non soltanto avere l’isogona di Mercadore,
cioè il mantenimento degli stessi angoli, ma anche l’equivalenza ovvero che la
proporzione delle aree rappresentate sulla carta deve essere equivalente alla proporzione
delle aree nella realtà, non deve esserci una dispoporzione.

Inoltre dovrebbe essere equidistante,


dovrebbe mantenere inalterato in tutta la
superficie il rapporto di scala.

Tornando all’antichità, vediamo due esemplari


di una rappresentazione cartografica su pietra
a larga scala noto come Forma Urbis (III sec.)
e un’altra a media scala chiamata Tabula
Peutingeriana (IV seco a.c).

La Forma Urbis si colloca a Roma ed è stata


commissionata dall’imperatore per diversi
scopi, in particolare scopi catastali e
celebrativi. E’ stata scolpita su marmo e
rappresenta la planimetria di Roma di circa
dei primi anni del 200 d.C, a noi sono arrivati
solo dei frammenti. Si collocava nei suddetti
Tempi della Pace, di cui oggi ci resta solo il
muro dove era appoggiato e si trova nella Basilica dei Santi Cosma e Damiano.

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Era orientata con il sud-est in alto e fornisce una rappresentazione schematica di tutti gli
edifici pubblici e privati dell’epoca facendolo a sezione, ovvero prende solo il primo piano
di ogni cosa. Non ci sono colli, solo il fiume e poche mura. La precisione del tratto murale
non è di alta precisione. Ci lascia intendere che oltre all’utilizzo pratico,
contemporaneamente si affianca uno scopo di
tipo celebrativo. Il catasto di Roma aveva delle
rappresentazione in pergamene di tutte le terre.

La Tabula Peutingeriana si chiama così


perché deriva dal cognome di chi l’ha
conservata più a lungo e di chi l’ha anche
studiata (Kondrad Peutinger).

E’ una rappresentazione su pergamena su


diverse carte che originariamente avrebbero
dovuto costituire un rotolo unico, lungo 7 metri
e largo 34 cm, a noi quello che è arrivato sono
varie frazioni. L’originale risale al IV sec.

Si possono riconoscere fiumi, strade, fermate,


taverne che sono punti di riferimento per degli
itinerari o anche lo scopo di controllo del territorio/amministrativo e siamo a Roma. La
parte alta di questa carta non è il nord, ma l’est in alto. Le due estremità due sono i mari:
Tirreno ed Adriatico (quello più alto). Quella rappresentata al centro è il centro dell’Italia.
Sono molto ben rappresentate le vie, non vale lo stesso per il mare quindi deduciamo che
lo scopo non fosse per una navigazione marittima. Essendo una pergamena che si
arrotolava, si prestava bene a una consultazione in viaggio.

LEZIONE 5:

SINTESI:

- Sistemi di riferimento e calcoli della circonferenza della terra

- La cartografia arriva al suo apice

- Regime Tolemaico

- Se prendiamo la proiezione di Mercadore se tracciamo la linea dalla nostra a quella


africana e tracciamo una linea basta seguire lo stesso angolo

- Percorso più breve: ortodromica

- La carta perfetta non esiste

Con la caduta dell’Impero Romano si perde gran parte della tradizione cartografica,
almeno nella zona dell’Europa centrale. Soltanto nella cultura bizantina continua. La
cultura romana si era focalizzata su aspetti più pratici, politici-amministrativi.

Nel vicino Oriente erano state tradotte in arabo alcune parti delle opere Tolemaiche quindi
nella cultura araba delle conoscenze geografiche della cultura ellenistica riescono ad
andare avanti.

La cultura bizantina si colloca in una sorta di continuità con quella ellenistica ma non ci ha
lasciato valide testimonianze cartografiche nell’alto medioevo. Ma la traduzione e
conservazione dei testi fu di fondamentale importanza del pensiero cartografico e della
sua evoluzione e si incontrerà nuovamente con la cultura occidentale soltanto all’inizio del
XIV secolo.

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Quello che accade dopo la fine dell’epoca antica è che si mantiene in uso l’utilizzo della
carta con funzioni di uso propagandistico e religioso, in particolare quelle a piccola scala.
Quest’aspetto celebrativo che era già presente nell’antichità ritorna e rimane.
Contemporaneamente pure il ruolo delle carte a grandi scala inizia a cambiare.

L’alto Medioevo dalle epoche precedenti eredita poca tradizione greca romana
conservata nell’Europa occidentale, eredita informazioni geografiche in particolare di
luoghi più lontani e descrizioni molto favolose e leggendarie e avrà ripercussioni
sull’evoluzione cartografica. Quello più importante che viene ereditato è la tradizione
Biblica, perché nei testi sacri ci sono dei riferimenti a quali sono le caratteristiche
principali della terra e poi le memorie delle popolazioni germaniche che avevano invaso i
territori dell’ex impero romano occidentale.

Da quest’eredità ne deriva che dal medioevo prevale e prevarrà per diversi secoli una

tradizione geografica fortemente influenzata dal simbolismo cristiano e si diffonderà il


modello T in O che diventerà lo standard di riferimento per i secoli successivi.


In alto abbiamo l’Asia, a destra l’Africa per poi seguire l’Europa, per essere orientata in
questo modo in alto abbiamo l’Est. L’Oriente viene collocato in alto perché sorge il sole e
nella tradizione cristiana meridionale in oriente troviamo il paradiso terrestre. L’asse blu
che separa l’Europa dall’Africa è il Mar Mediterraneo, quello che separa l’Africa dall’Asia
è il Nilo e quello a sinistra è il Don e quello intorno è l’Oceano che arriva da una parte
della tradizione ellenistica che guardava la terra come
circondata dalle acque.

Un’altra cosa che pare emergere è che mettendo le


terre in questo ordine ci troviamo che nel punto
esatto di intersezione, al centro ci troviamo
Gerusalemme. Queste carte sono piene di
simbolismi, basta notare la T che ricollega ad una
croce; anche il fatto che le terre fossero tre anche
questa era una delle poche cose che si conservarono
della tradizione romana.

In diverse carte si trovano o i nomi o le


rappresentazioni grafiche dei figli di Noè, che
andarono nei diversi continenti.

In Asia Sem, Lafeth in Europa e Cham in Africa.



In alcuni casi queste carte sono molto stilizzate

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L’immagine del Cristo che sovrasta il globo è un canone che le carte dell’epoca tende a
rispettare. 




In questa carta
notiamo che
Gerusalemme è al
centro del Mondo,
in alto sotto Mundi
sotto la testa della
Luna troviamo una
figura maschie e
femminile, dove ci
sono Adamo ed
Eva che raffigurano
a loro volta in
Paradiso Terrestre.

Un’altra cosa che


si può notare è che
nelle zone
dell’Africa meridionale che in questo caso per come è distribuita la carta si trova a destra,
troviamo che quella zona è popolata da figure ambigue, alcune hanno la testa grossa, tre
piedi, tre gambe; questa era una modalità di rappresentazione non soltanto di zone che
non erano note, ma anche delle zone che proprio per il fatto che non fossero note erano
popolate dall’immaginario che secondo le conoscenze dell’epoca erano zone popolate da
popoli mostruosi. E’ una rappresentazione che continuerà per secoli.

La tradizione di T in O diventa sempre più sofisticata.

La carta a destra è anche comunemente chiamata carta di Hereford (circa 1285), qui il
Cristo è rappresentato seduto sulla mappa, nell’angolo a destra c’è sempre un omaggio a
chi ha commissionato la carta.

La testa di Cristo rappresenta ciò che è stato prima della creazione, i piedi l’umana
creazione di Dio e le mani il divino potere di poter creare, governare e punire.

Questo metodo di rappresentazione diventa lo standard dell’Europa Occidentale. Queste


carte non avevano scopri pratici, solo elemento simbolico o anche propagandistico. I
bizantini non ci lasciano molto, solo carte regressive a un certo punto però la cultura
araba e quella dell’Europa Occidentale entrano in contatto ed è proprio lì che avviene uno
dei primi prodotti di questo incontro.

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Geografia
Questa è la mappa di Idrisi e ci collochiamo all’incirca nel XII secolo e come si può ben
notare non è una forma T in O quindi come ci si orienta? Innanzitutto il sud è verso l’alto
ed ha elementi dell’epoca Tolemaica.

Sempre nel XII secolo arriva un’altra invenzione tramite gli arabi, la bussola però è un
invenzione cinese, è un braccio di magnete che si orienta verso nord ed era nota già
prima della nascita di Cristo.

Gli arabi la portano alla disponibilità delle corti delle repubbliche marinare di quel periodo,
specialmente ad Amalfi. Stimolò la produzione dei cosiddetti portolani che sono delle
produzioni testuali dei tratti costieri accompagnati da una rappresentazione grafica del
tratto di costa a cui si riferiscono. Questi portolani che venivano prodotti da una tipologia
particolare di navigazione, non a mare aperto ma cabotaggio cioè che si passa di costa in
costa perché così non si perdeva la direzione, con l’avvento della bussola diventano più
sofisticati. 

Com’è quindi possibile la coesistenza di due tradizioni cartografiche? La trasmissione
delle innovazioni tecnologiche non era così veloce, ci vuole tempo, ma anche perché le
carte avevano scopi diversi; da un lato abbiamo scopi prettamente pratici, dall’alto scopi
prevalentemente simbolici.

Non si capisce quando queste carte nautiche inizino a girare.

La T in O prosegue, parallelamente si sviluppa una tradizione di carte nautiche.

I bizantini riuscirono a portare avanti con continuità almeno la lettura dei testi classici
della tradizione Tolemaica, l’Almagesto, e quest’opera cominciò ad arrivare in Europa.

Grazie al monaco Maximus Planudes si è riuscito a recuperare una copia dell’opera, per
arrivare alla traduzione latina si deve aspettare il 1406 e ci collochiamo a Firenze.

Firenze assegna una cattedra di geografia a Emanuele Crisodora e da lì la tradizione


Tolemaica inizia di nuovo a diffondersi in Europa.

Il mappamondo di Fra Mauro risale al 1450,


notiamo che il sud è in alto. Qui notiamo che le
carte nautiche e il pensiero Tolemaico iniziano
ad avere influenza nella produzione. Non è una
T però c’è una O. La qualità del tratteggio delle
coste è migliorata.

Fra Mauro critica Tolomeo ma utilizza alcuni dei


suoi suggerimenti, qui non ritroviamo il nord in
alto e non c’è una rappresentazione conica; Fra
Mauro non usa proiezioni ma mantiene il
planisfero circolare con le acque però utilizza
tutte le informazioni che ricava dalle carte di
quel periodo. Fece una raccolta di gerarchia
delle fonti e selezionò quelle che erano più
attendibili. Notando bene anche in questo
mappamondo sono presenti elementi di
fantasia che stanno sempre a rappresentare le
terre a quell’epoca non conosciute.

Però la tradizione T in O è ancora presente e si può notare nella


Mappa Mundi, qui i figli di Noè sono ben rappresentati.

Un’altra cosa che si trova spesso nelle carte medievali è per


l’appunto l’arca di Noè che è collocata in un punto, un monte, ben
preciso chiamato Ararat.

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Geografia

Qualche anno dopo il mappamondo di


Fra Mauro, i planisferi inizieranno a
rappresentare una nuova terra ovvero
l’America però erano rappresentate
solo le zone costiere per il momento.
Da qui in poi la cartografia ha iniziato a
fare grandi passi.

Quello su cui le carte ebbero più


difficoltà a progredire è la
rappresentazione delle montagne. I
rilievi venivano rappresentati come mucchietti di terra, chiamati anche come mucchietti
di talpa che è una forma molto elementare. Ci furono miglioramenti successivi e le
montagne iniziarono ad essere rappresentate in diversi modi: tratto forte, a spina di
pesce che oltre a rappresentare la parte più alta rappresenta anche gli elementi più
scoscesi, il tratteggio, abbiamo lo sfumo e poi nei tempi più moderni le isoipse.

Come nella sfera terrestre anche qui


abbiamo il problema di dover trasferire
dei rilievi su un piano bidimensionale.
In questo caso si tagliano lungo
l’altezza della montagna dei tratti, piani
tangenti, il piano tangente più basso (il
verde) produrrà una superficie più estesa, il giallo incontrerà tutti e tre i rilievi ma produrrà
un risultato più piccolo, il blu incontra solo un livello quindi dall’incontro tra il piano e la
montagna viene fuori una porzione molto piccola. Schiacciando tutti questi tre piani su
una superficie notiamo che l’area più grande rappresenta il tratto che circoscrive tre livelli
ed è sopra il mare, proseguendo in alto incontriamo sempre aree più piccole.

Per salire questa montagna e fare meno fatica possibile bisogna utilizzare il principio che
sta dietro alle isoipse (la parola stessa significa che mantiene la stessa altezza lungo tutta
la linea) ovvero percorrerla perché non sto salendo. Se le attraverso significa che sto
salendo di quota e quindi percepisco maggiormente la fatica.

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