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Cap 1.
Alla scoperta del sapere geografico
La geografia umana ha come fine ultimo il rapporto tra uomo e la terra e al centro non ci
sono elementi fisici.
Perchè a scuola viene insegnata quel tipo di geografia? Ce lo dice l’etimologia “descrizione
della terra”. Questo compito dai geografi è stato già assolto e messo per iscritto. Il geografo
non è un ragioniere ma deve avere la capacità di analizzare la parte naturale del pianeta.
Ecco perché la geografia diventa metodo geografico, una scienza metodo. La geografia è
una scienza trasversale, una disciplina cerniera perché non si occupa solo di un campo.
L’azione dell’uomo è trasversale e occupa vari ambiti e allora il geografo non può guardare
tutto da solo una prospettiva, e allora mette insieme tutto e crea dei quadri di
rappresentazione che mirano a descrivere tutto secondo diverse prospettive e solo così
riesce a capire com’è lo spazio.
Prima i geografi lavoravano su quello che già c’era, adesso si parla di scienza di prospettiva
perché si studia il mondo per capire dove sta andando, fare delle premonizioni.
Grande rilevanza ha la cartografia, realizzazione dello studio delle mappe.
Il bisogno di conoscere l’ambiente che ci circonda della propria vita è alla radice di tutto. E’
un bisogno di tutti gli esseri che hanno la capacità e opportunità di scegliere dove vivere in
base alle caratteristiche, in base alla proprie condizioni di vita.
Nel corso della storia si è manifestata l’esigenza di descrivere l’ambiente in cui si vive. Qual
è la prima forma di rappresentazione che l’uomo ha dato dello spazio? I graffiti sono la prima
rappresentazione di cartografia,le prime mappe, rappresentazione grafica, esprimono il
desiderio di rappresentare le conoscenze dell’uomo di quel tempo. Questa descrizione ha
avuto nel tempo molteplici attori e destinatari e quindi se siamo partiti da una grezza
rappresentazione di quello che era lo stretto ambiente, nel tempo poi sono arrivate le prime
vere e proprie mappe.
eg. una delle applicazione pratica era di tipo catastale e servivano per stabilire i tributi che i
proprietari terrieri dovevano elargire ai signori.
Da dove deriva il concetto di “territorio”? Deriva da “ter” inteso come terrone, nella
manifestazione di esercizio del potere. Un territorio per essere tale deve manifestare
l’esercizio politico di chi lo amministra.
Queste elaborazioni rappresentative da parte dell’uomo del suo ambiente circostante
hanno subito una grande evoluzione sono state sempre più funzionali all’uomo pensate
alla via della seta che non era altro che la rappresentazione di un reticolato di terreni
terrestri e marittimi lungo il quale si manifestava il commercio tra due mondi: occidentale e
orientale.
Le applicazioni che le descrizioni di queste conoscenze sono molteplici:
eg. in ambito militare la conoscenza del territorio porta vantaggio, abbatte l’avversario.
Questa esigenza ha portato a questa evoluzione e ad una serie di benefit a quelle che
erano le attività degli uomini che hanno fruito.
Quando la geografia pensa all’analisi del territorio abbinata alle comunità dell’uomo allora
si inizia a parlare di scienza moderna e di prospettiva. Inizia ad interrogarsi sul rapporto tra
uomo e territorio, cerca di decodificare le azioni sociali dell’uomo e come queste vengono
influenzate dal territorio.
In maniera elementare possiamo dire che l 'albero geografico si divide in fisica e umana.
La geografia fisica comprende :
morfologia: le varie forme del paesaggio
geologia: studio dei terreni.
idrografia: studio delle acque.
climatologia: studio del clima
sismografia: studio dei movimenti geologici della terra (maremoti e terremoti)
vulcanologia: studio dei vulcani
fitogeografia: distribuzione delle piante a livello terrestre geo astronomica: origine
dell’universo.
zoogeografia: distribuzione degli animali
A livello teorico potremmo inserire anche la geografia astronomica che studia l’origine e
l’evoluzione dell’universo e che, pur rimanendo una branca della geografia fisica, a livello
universitario e didattico è diventata una scienza a sé stante.
Cap 2
Luogo, spazio, territorio
Servono a transitare tra la geografia fisica e la geografia umana.
Luogo=
Secondo voi la PGA di un luogo subisce l’elemento temporale? Varia nel tempo? No, la
PGA non subisce variazioni temporali.
Dal punto di vista della geografia umana, subentrano anche degli elementi soggettivi, i
geografi considerano i luoghi come spazi emotivamente vissuti. Cosa significa?
eg. Nel momento in cui ci capita di conoscere per la prima volta una persona, qual è la
prima domanda che reciprocamente vi scambiate?Naturalmente “come ti chiami” e la
seconda “di dove sei?”. Perché la seconda domanda mostra un interesse per il luogo di
provenienza?
Seppur in maniera inconscia tendiamo ad associare l’identità di un individuo con il luogo
da cui proviene, ciò è soggettivo poiché il nostro giudizio su quel luogo sarà differente per
ciascuno. Nell’ambito della geografia umana prevale l’elemento soggettivo che determina
gli spazi emotivamente vissuti. Questo senso di identità scaturisce dalle nostre
esperienze legate a quel luogo perché potenzialmente lo conosciamo, lo abbiamo visitato
etc. Questo determina in noi ciò che definiamo SENSO DEL LUOGO, indica quello stato
emozionale che gli uomini sviluppano nei confronti di determinate località. Molto spesso a
questo senso del luogo emerge avvolte in maniera simbiotica il senso di appartenenza,
legato alle radici
eg. se fossi di Agira, per me quel luogo evoca senso di appartenenza, le mie radici mi
riportano lì.
Questo può essere anche un senso di appartenenza ad un gruppo sociale
eg.un posto in cui si va sempre in vacanza → i cosiddetti amici del mare
Questo contribuisce a sviluppare il senso del luogo che cambia da persona a persona ed
è soggettivo. Potrà capitare di avere delle esperienze didattiche e soprattutto nel mondo
che viviamo un insegnante deve tenere conto che magari all’interno della classe può
ritrovare in ogni bambino delle profonde differenze determinate dal destino geografico.
Quindi, la posizione geografica relativa è il ruolo che i diversi luoghi possono esercitare
su di noi e questi sono destinati a modificarsi del tempo.
Proviamo a transitare dal concetto di luogo a quello che è lo spazio
Spazio=
Concetto superiore a quello di luogo. Intanto proviamo a dare una definizione perchè lo
spazio è un’ estensione della superficie terrestre di dimensioni non definite. Siamo
nell’ambito di una definizione teorica ed astratta.Il termine viene utilizzato nell’ambito di
molteplici saperi: fisica, geometria, filosofia. Noi ovviamente facciamo riferimento allo
spazio geografico. Questo è da intendersi come insieme di luoghi appartenenti
concretamente alla superficie terrestre. Siamo ancora in una fase di transizione tra i due
tipi di geografia.
Questa concezione è simile allo spazio geometrico e di luoghi geometrici ovvero
appartenenti ad un’entità astratta e identificati attraverso coordinate come l’ascissa e
l’ordinata.
Lo spazio geografico si divide in 3 sottocategorie per comodità didattiche:
- assoluto → è del tutto simile al concetto di luogo nell’ambito di geografia fisica, quindi
un’area che riusciamo a delimitare tramite elementi oggettivi. Per spazio assoluto si intende
l’area astratta che noi descriviamo come uno spazio identificabile tramite coordinate
geografiche.
eg: le dune esclusivamente modellate dal vento possono considerarsi uno spazio? SI.
Quest’area desertica può essere uno spazio assoluto? Si, è identificabile come uno
spazio assoluto. Un esempio di spazio assoluto per eccellenza sono le carte
geografiche.
Cerchiamo di capire qual è il passaggio tra quello assoluto e relativo.
- relativo → a differenza del primo è definibile come spazio soggettivo e come tale subisce
l’elemento temporale.
eg: lo spazio assoluto della città di Roma è diverso da quello assoluto di Enna perchè ci
sono altre coordinate. Ma lo spazio che intercorre tra due luoghi non è unicamente uno
spazio assoluto ma anche relativo, che subisce cambiamenti in base allo strumento di
percorrenza.
eg. se anni fa io per raggiungere Roma da Enna ci mettevo due giorni con il treno a
vapore, ora ci metto un’ora con l’aereo.
Il mezzo di trasporto prescelto evolve nel tempo e caratterizza quello che è llo spazio
relativo. Ma non si tratta solo di questo perché quello dove siamo adesso seduti è uno
spazio assoluto? Si, perchè ovunque posso identificare uno spazio con delle coordinate.
Ma è anche questo uno spazio relativo? Cioè si tratta di uno spazio a cui l’uomo assegna
una funzione? L’uomo ha assegnato una funzione? Questa subisce l’elemento temporale?
eg. l’AULA universitaria, non è detto che nel tempo rimanga sempre la stessa funzione.
- relazionale → è una sub categoria dello spazio relativo. Si tratta di uno spazio all’interno
del quale si manifestano/definizioni delle interazioni interne o esterne che modificano la
funzione di quello spazio.
eg: due stati che stabiliscono accordi commerciali, danno vita a uno spazio relativo e
relazionale che subisce l’elemento temporale.
Uno spazio non esclude l’altro, è un concetto insito nell’uomo.
Tutto è in primis uno spazio assoluto.
eg. l’aula abbiamo detto che è assoluta e relativa ma non appena termina la lezione e si
attraversa la porta l’atteggiamento cambia perché si crea una relazione tra attori diversi
che hanno dato vita allo spazio relazionale. L’aula quindi evolve da spazio assoluto, a
relativo quando ci siamo all’interno a spazio relazionale quando si crea l’interazione tra i
soggetti
eg. quando i potenti della terra si danno appuntamento per il g7, danno vita a uno spazio
relazionale di tipo politico
eg. i social network come Facebook rappresentano uno spazio assoluto? Si, tramite le
coordinate ovvero il DNS che è un codice numerico che rappresenta le coordinate di quel
sito. Tuttavia, Facebook è uno spazio relativo perché ha una funzione specifica, quella
delle inter-relazioni sociali. Inoltre, si tratta di uno spazio relazionale perché si creano
relazioni interne alla piattaforma.
LO SPAZIO
Il quando e il dove forniscono le prime chiavi interpretative per vivere sulla terra dal
momento che ogni esperienza si svolge nelle due universali categoria di tempo e dello
spazio. Le varie forme di movimento costituiscono parte integrante della storia dell’umanità e
dello spazio terrestre tanto che le stesse trasformazioni dello spazio naturale hanno sempre
distinto il lungo cammino delle generazioni sulle superfici del pianeta.
La geografia non può prescindere dal tempo esperienziale tanto che da questa dimensione
trae diverse capacità di leggere e interpretare fenomeni vari. Un’analisi dimostra che il
passato aiuta a comprendere meglio il presente anche se la dinamicità si coglie in pieno in
una visione prospettica attenta all’evoluzione territoriale da approfondire proprio per le
responsabilità conseguenti a scelte effettuate nel presente. In definitiva non è possibile la
geografia dell’immobilità e della staticità, al contrario si tratta di una disciplina
cronospaziale volta alla ricerca delle motivazioni dei fatti antropologici, alla comprensione
dei rapporti di interdipendenza, alla valutazione critica dell’organizzazione del territorio e
degli interventi che lo modificano. La recente evoluzione conseguente alla costituzione di
una rete informatica globale ha determinato delle trasformazioni nella mobilità infatti ogi,
attraverso l’utilizzo di questa rete, si può accedere a tantissimi servizi e nuovi spazi di
conoscenza. L’opportunità di trasmettere notizie ovunque e in tempo reale ha permesso di
agire all’interno dello spazio stesso tanto che le coordinate spazio-temporali assumono
accezioni diverse rispetto al passato.
Lo spazio locale è il più coinvolgente per gli esseri umani perché si tratta del riferimento alla
quotidianità. La forma,le dimensioni e i movimenti della terra sono da sempre stati oggetto di
curiosità e interesse e oggi le nuove tecniche di misurazione e di calcolo mostrano con
evidenza la configurazione della terra e la sua forma a sfera. Tuttavia, la terra presenta un
leggero schiacciamento ai due poli, si avvicina all’ellissoide di rotazione ottenuto dalla
rotazione di una semiellisse intorno al suo asse minore, coincidente con l’asse terrestre.
Bisogna considerare che la superficie del pianeta appare piuttosto regolare in quanto anche
i rilievi più elevati o le fosse più depresse incidono poco nella sua configurazione generale
rappresentando variazioni molto ridotte.
La determinazione della posizione di un punto sulla superficie terrestre è resa possibile
all’interno di un sistema di linee di riferimento che si impostano a partire dal movimento di
rotazione dell’ellissoide terrestre intorno al suo asse minore, i cui estremi sulla superficie
terrestre individuano due punti: polo nord e polo sud. Il piano perpendicolare all’asse polo
nord-polo sud si incontra con la superficie terrestre lungo una circonferenza massima detta
equatore che divide il mondo in due emisferi.
I circoli massimi tagliano perpendicolarmente l’equatore e sono chiamati meridiani; e le
circonferenze che tagliano perpendicolarmente i meridiani sono detti paralleli.
Meridiani e paralleli sono infiniti e idealmente concepiti per avvolgere tutta la terra. Sul
reticolato geografico si impostano le coordinate geografiche per la cui misura si è resa
indispensabile l’individuazione di un parallelo e di un meridiano 0 da cui calcolare il tutto.
La conformazione plano-altimetrica della superficie terrestre rende necessaria anche la
misurazione delle altitudini rispetto al livello del mare. Da alcuni decenni ha trovato larga
diffusione il global positioning system (gps) ovvero uno strumento che si avvale di una
rete di satelliti in grado di leggere in continuazione tutta la superficie terrestre dando
capacità di localizzazione.
Riprendendo il primo esempio sull’area desertica. Quell’area desertica presa come
esempio didattico è anche un territorio?
Ecco che allora dobbiamo parlare del concetto di
Territorio =
si tratta di una porzione di spazio geo trasformato, controllato e governato da parte della
comunità umana, è quell’ambito definito da parte di un potere politico.
Infatti, quando in geografia si parla di territorialità, si fa riferimento sempre alla specie umana
e all’uomo e alla sua capacità di controllare, trasformare anche attraverso infrastrutture
l’ordinario spazio geografico.
IL TEMPO
Strumenti esistenti già nel mondo antico hanno svolto un ruolo importante che però è
diventato insufficiente e hanno richiesto una sincronizzazione nelle frequenze e nei tempi di
percorrenza. Il vocabolo meridiano deriva dal latino e significa mezzogiorno, attimo
cronologico individuato dalla culminazione della traiettoria del sole, nel momento in cui
nell’arco delle 24 ore, raggiunge la sua massima altitudine all’orizzonte. In pratica, il
meridiano è la linea che unisce tutti i punti della terra che registrano il mezzogiorno nnel
medesimo istante. Sin dall’antichità, la misurazione del tempo è stata collegata al
movimento uniforme e continuo di un corpo nello spazio. Non a caso le principali unità di
misura del tempo derivano da 2 fondamentali movimenti.
- moto di rotazione terrestre → il giorno → ha come conseguenza più evidente l’alternarsi del
giorno e della notte. Questo è calcolato dall’intervallo di tempo compreso tra due successivi
allineamenti di una stella sullo stesso meridiano e si chiama giorno sidereo ed è uguale a 23
ore, 56 min e 4 secondi. Quando si fa riferimento all’intervallo di tempo fra due successivi
allineamenti del sole sullo stesso meridiano, la durata si allunga di 4 min ed è per questo che
si parla di giorno solare, visibile all’occhio umano perché le giornate sono più lunghe in estate
rispetto che in inverno.
- moto di rivoluzione → anno → ha come risultato principale l’alternarsi delle stagioni ed è il
percorso compiuto dalla terra intorno al sole.
Suddividendo la circonferenza terrestre per le 24 ore del giorno solare, si ottiene che ogni
ora corrisponde a uno spicchio. Il meridiani di 180° che attraversa l’oceano pacifico divide il
fuso in 2 parti e questo meridiano si chiama linea internazionale del cambiamento di
data.
Giorni e anni sono collegati ai movimenti di rotazione e di rivoluzione della terra. L’anno
sidereo misura ail periodo di una completa rivoluzione della terra corrispondente all’intervallo
di tempo tra due passaggi consecutivi del sole nella stessa posizione. L’anno solare è il
periodo di tempo compreso tra due passaggi successivi del sole allo zenit dello stesso
tropico e non equivale a un numero intero di giorni.
Tra le varie forme convenzionali la più significativa per contare i giorni è il calendario. Il
calendario giuliano è la continuazione del calendario romano creato da giulio cesare:
l’anno è suddiviso in 12 mesi, di 365 giorni per 3 anni consecutivi, il quarto anno è bisestile
ed è formato da 366 giorni. Con il calendario gregoriano si stabilì di considerare gli anni
bisestili solo quelli in cui il gruppo di cifre precedenti fosse 00 divisibile per 4
eg. 1900 non è bisestile // 2000 è bisestile
Gli stati europei cattolici adottarono il calendario gregoriano mentre gli altri che avevano
aderito alla riforma protestante furono più restii.
eg, in uk, si adottò solo nel 1875
La varietà delle culture ha dato luogo ad un’estrema diversità di calendari
eg. il calendario musulmano che si basa su un anno lunare, suddiviso in 12 mesi di 29 e 30
giorni per un totale di 354 giorni.
eg. calendario iraniano → l’anno solare parte dall’equinozio di primavera
eg. calendario ebraioco → prevede l’anno lunisolare
eg. calendario copto → impiegato in etiopia prevede 12 mesi ciascuno di 30 giorni, oltre a 5 giorni
supplementari, che diventano 6 negli anni bisestili.
Qualunque persona ha l’esigenza di conoscere la propria posizione e la direzione verso cui
sta andando. E’ importante quindi sapersi orientare e lo si fa tramite i punti cardinali ovvero
elementi fissi di orientamento determinati dall’apparente percorso diurno compiuto nella
volta celeste dal sole. In tutti i giorni dell’anno, il sole determina il mezzogiorno (sud) alla sua
massima altezza nel cielo (culminazione) sull’orizzonte. La linea virtuale che unisce sorgere
e tramontare, est ed ovest, interseca perpendicolarmente il mezzogiorno e la mezzanotte
ovvero sud e nord detto linea meridiana, definendo così il quadro dello spazio.
Il riferimento ai punti cardinali offre una prima indicazione sulla direzione di un luogo.
LA CARTA GEOGRAFICA
Le conoscenze dei luoghi e delle posizioni sono fondamentali per la sopravvivenza degli
esseri umani. Tuttavia, gli spazi dovevano essere rappresentati, disegnandoli. Forma e
dimensione della terra costituiscono i presupposti della carta geografica ma il primo grande
problema riguarda la sfericità della terra che è riproducibile in piano solo con una
deformazione. La carta geografica p di conseguenza approssimata per definizione.
L’operazione essenziale è costituita dalla riproduzione in piano del reticolato geografico
terrestre, riducendo al minimo possibile le deformazioni attraverso le proiezioni geografico o
cartografiche. Queste sono sisteni costruiti su procedimenti geometrici o matematici che
intervengono du 3 proprietà:
1. equidistanza
2. equivalenza
3. isogonia o conformità
Solo il globo geografico include tutte e tre le proprietà.
Nell’uso comune è spesso confuso con il mappamondo che è il disegno cartografico
dell’intera superficie terrestre, divisa in due emisferi.
Oltre a essere approssimata, la carta geografica è una rappresentazione ridotta mediante
scala che esprime il rapporto tra le distanze lineari disegnate sulla carta e le rispettive
distanze nella realtà. Al numeratore presenta sempre il numero 1 e al denominatore il
numero per il quale si deve moltiplicare la distanza misurata sulla carta per ottenere la
corrispondente lunghezza nella realtà.
Ci sono diversi tipi di carte.
- mappe catastali
- piante
- carte topografiche
- carte corografiche
- planisferi
Ogni carta geografica deve riportare il valore della scala che è fondamentale e ci deve
essere anche la scala grafica.
Quindi si qualifica una carta geografica in genere si precisa che p approssimata, ridotta e
simbolica. I simboli sono molto importanti in geografia e sono riportati e spiegati in una
legenda. Di grande utilità sono i colori e i diversi tratteggi utilizzati ma non mancano i numeri
e i toponimi ovvero i nomi di un luogo.
Nel corso dei secoli sono stati vari i tentativi di rappresentare rilievi e depressioni:
- nel passato si parlava dei mucchi di talpa ovvero ombreggiature sul lato destro delle
alture
- poi si è parlato delle isoipse o curve di livello → linee che congiungono tutti i punti con
uguale altitudine sul livello medio del mare. Le curve di livello subacquee sono dette isobate
La varietà di simboli consente letture e interpretazioni diverse e complesse: attraverso il
linguaggio cartografico si possono individuare vari elementi fisici e antropici, condizioni e
situazioni non visibili infatti le info che se ne ricavano non sono traducibili in altri linguaggi.
La carta è una rappresentazione che ha dei limiti:
- la superficie curva del pianeta non può essere riprodotta
- si parla del principio di riduzione che evidenzia come gli oggetti nella carta non
hanno le reali dimensioni
- forma degli oggetti che inevitabilmente varia con la scala
La carta rimanda all’universo di riferimento dell’ambiente culturale che l’ha prodotta, alle
norme e ai valori della tradizione sociale.
La cartografia è particolarmente importante ma allora qual è l’utilità primordiale della carta
geografica?
Possiamo dire che la carta geografica è una rappresentazione ridotta, approssimata e
simbolica della superficie terrestre che serve in primo luogo a comunicare le conoscenze
spaziali. Inoltre, serve a trovare una città, un corso di un fiume, un porto etc. Inoltre, serve in
ambito marittimo, agli ingegneri e ai progettisti, agli imprenditori per localizzare un’area
idonea per il loro business, assume valenza dal punto di vista sociale, economico, delle
influenze politiche.
eg. lo strumento del catasto è uno strumento di molti uffici urbanistici. Ma cos’è? Sembra
google maps ovvero un visualizzatore di immagine dall’alto. Tuttavia, è uno strumento molto
più complesso, è come se fosse il padre. E’ un GIS (geographic information system,
acronimo inglese) o SIT (sistema informativo territoriale, acronimo italiano). Si tratta di un
software, strumento informatico dotato di molteplici potenzialità che rappresenta lo stato
dell’arte della cartografia digitale. E’ uno strumento potente che riesce a archiviare,
organizzare e gestire un'enorme mole di dati quantitativi e qualitativi al fine di realizzare una
cartografia digitale che sia capace di riprodurre e simulare scenari che possono essere di
supporto, ad esempio, alla pianificazione territoriale strategica.Rappresenta lo stato dell’arte
della cartografia digitale. ha il fine di realizzare una cartografia digitale capace di riprodurre e
simulare scenari che possono essere di supporto alla pianificazione territoriale strategica.
Sono software open source oppure a pagamento. Gli ambiti in cui possono essere utilizzati
sono per esempio
-urbanistico: evoluzione dei vari comuni
-evidenziare l’area idrica
-le scuole
SCALA GEOGRAFICA VS SCALA CARTOGRAFICA.
I geografi lavorano per scale: è vero che mi sto approcciando come caso studio ad una
zona che viene abbandonata. Lo geografo deve sforzarsi di guardare altrove per capire il
problema. Lavorare su scala significa cambiare il punto di osservazione perché solo così
posso capire dove risiedono le cause. Si può verificare se all'interno della zona studiata c’è
stato un evento che ha potuto determinare l’abbandono. Lo geografo deve verificare se
nell’area circostante si registra la crisi di un particolare polo lavorativo
eg. nell’arenesse i poli principali di occupazione sono due: la Kore e l’outlet. Immaginiamo
una crisi dell’outlet che chiude e quindi molte persone perdono il lavoro e sono costrette a
migrare. Questo può essere la causa dell’abbandono di quel quartiere.
La scala cartografica è la rappresentazione ridotta di un territorio su un piano cartaceo.Si
esprime attraverso una frazione numerica:
- al numeratore sempre 1
- al denominatore un numero variabile che determina la riduzione della realtà di quella
mappa
eg. se io dico scala 1 a 100.000 = significa che 1 cm sulla mappa rappresenta 1 km nella
realtà.
Nell’ambito del territorio nazionale, la mappa di riferimento è la cosidetta carta d’italia che
viene prodotta dall’ IGM (istituto geografico militare che ha sede a Firenze ed è uno degli
istituti più antichi d’europa) ed è rappresentata in diverse scale ma quella più canonica è 1 a
cento mila ed è composta da 286 fogli allegati .
Invece, la scala geografica è qualcosa di diverso che verrà più spesso utilizzata da noi
perché è il nostro zoom di analisi ed indica il livello di analisi adottato durante uno studio
geografico.Vi ricordate l’esempio del quartiere ennese soggetto a spopolamento? Abbiamo
detto che se le cose le osserviamo da dentro riusciamo ad avere solo una determinata
prospettiva, se invece ci spostiamo e cambiamo scala geografica possiamo scorgere
elementi, problematiche oppure opportunità che viceversa non vedremmo.
Infine abbiamo la scala grafica che è rappresentata sulla mappe per segmenti
L’ATLANTE
e’ una raccolta sistematica e organica di carte geografiche utilizzata per lo studio e la
consultazione. il primo atlante è quello del fiammingo Oertel costituito da una serie di carte
geografiche di tutto il mondo. Nel 1595, appare per la prima volta il termine atlante nell’opera
di Kremer riferito al personaggio mitologico, al quale era stato imposto il faticoso compito di
sorreggere il cielo. Tanti sono i tipi di atlanti che si distinguono per contenuti e finalità:
- generali → fisiche, politiche, fisio-politiche
- speciali → per rispondere a obiettivi precisi
- tematiche → dedicate a un fatto o un tema specifico, trovano larga diffusione per la notevole
quantità dei fenomeni in uno spazio determinato per cui si hanno cartine meteorologiche e
climatiche
Gli atlanti sono usati a scuola, negli stati ma anche a livello internazionale e quelli pià diffusi
osservano criteri uniformi con un determinato ordine, che aiuta nella ricerca della carta da
leggere.
Un indice toponomastico elenca in ordine tutti i nomi geografici sulle carte geografiche e ha
lo scopo di facilitare la ricerca dei luoghi.
Negli ultimi tempi la cartografia si è sviluppata grazie alla tecnologia, all’informatica e al
telerilevamento costituito dal complesso di tecniche e modalità attraverso cui è possibile
acquisire, registrare ed elaborare info importanti sulle proprietà spaziali di una superficie
lontana dallo strumento di rilevamento.
Il progetto Landsat avviato nel 1972 è importante e nasce con l’obiettivo di lavorare per
almeno 5 anni in orbita polare a oltre 705 km di distanza. i dati vengono corretti e resi
disponibili per l’analisi.
Tuttavia, il confronti tra carta geografica e foto aerea è diversa:
1. la carta geografica valuta gli oggetti da riprodurre secondo i criteri e i temi da
sottoporre all’attenzione del lettore; la foto non discrimina gli oggetti ma registra tutto
2. la foto è più completa e ricca; la carta fa uso di simboli
L’utilità delle immagini è importante ed è per questo che si diffondono sempre di più i
visualizzatori di immagini dall’alto che stanno diventando dei mappamondi virtuali. Potenti
capacità di innovazione si possono riscontrare nei GIS ovvero i sistemi informativi geografici
che permettono di organizzare e gestire geodatabase con l’obiettivo di realizzare cartografia
digitale ed elaborati tridimensionali, relativi agli aspetti sia fisiologici che morfologici e
antropici.
Cap 4
Atmosfera: il respiro del mondo
Cap 6.7
Il paesaggio
Cap 7
Umanità sulla terra: popolazione e dinamiche demografiche
La storia della terra è contraddistinta dal movimento che si manifesta nelle interazioni
complesse e variabili tra le varie sfere. Il movimento segna il lungo cammino delle
generazioni succedutesi sulla faccia del pianeta, sempre più sollecitate dalla globalizzazione
delle attività economiche a produrre nuove forme di mobilità. La mobilità offre diverse
opportunità di spostamenti per rispondere a esigenze di maggiore efficacia e velocità. La
tendenza all'accelerazione pone alcuni interrogativi relativi ai rischi sociali, ambientali dovuti
alle trasformazioni delle società contemporanee che transitano verso una ipermobilità. Le
accresciute possibilità di muoversi si accompagnano ai danni sull’ambiente e
all’inquinamento. Negli ultimi decenni, grazie al progressivo sviluppo della tecnologia si parla
di motilità che testimonia una mutazione concettuale nel passaggio dal movimento fisico a
quello virtuale. La rapidità e l’efficienza della rete dei trasporti e di quella digitale
costituiscono le fondamenta operative del sistema della mobilità che attraversa le
innumerevoli attività di ordine economico, sociale e culturale. Un caso emblematico è quello
dell’apartheid, una forma di segregazione praticata fino agli inizi degli anni 90 nella
repubblica sudafricana a danno della popolazione nera, sottoposta a misure restrittive.Ecco
perchè risultano sempre più frequenti delle politiche di sicurezza che pongono forti limiti alla
libertà di movimento.
Lo stesso popolamento della terra è dovuto a percorsi plurimi. Per un arco temporale
lunghissimo l’umanità ha condotto una vita da pedone, caratterizzata da viaggi limitati per
raggio spaziale. Tuttavia, ci sono state migrazioni di popoli che hanno preso avvio dal
sistema della Rift Valley dove è iniziato il primo cammino degli eseri umani. In questa area,
infatti, si sarebbero elaborate strategie di sopravvivenza e si sarebbe diversificata l’umanità
negli ultimi milioni di anni.
Le prime popolazioni si spostarono alla ricerca di nuove risorse alimentari o per via del
cambiamento ambientale
eg. la valle del nilo fu emblematica
Tuttavia, il cambiamento fu molto lento e ha coinvolto vari periodi storici.
Per migrazione si intende lo spostamento di una singola persona o di un’intera popolazione
dal luogo di origine per stabilirsi in un altro territorio. Il fenomeno fa riferimento:
- flussi in entrata = immigrazione
- flussi in uscita = emigrazione
Il saldo migratorio risulta positivo quando le immigrazioni sono più delle emigrazioni,
negativo in caso contrario. Come per le nascite, anche qui troviamo il tasso di emigrazione e
di immigrazione. La mobilità migratoria riveste una rilevanza fondamentale e segna
l’evoluzione di una determinata area, il suo profilo socio economico e la sua struttura per età
e sesso. Hanno da sempre occupato un posto di particolare rilievo negli studi geografici e lo
studioso Ravenstein propose nel 1880 una teoria della migrazione umana nella quale
prospettava alcune leggi improntate ai principi allora prevalenti del determinismo. I punti
salienti sono:
- movimenti migratori si sviluppano a breve distanza
- le donne migrano più all’interno del loro paese che all’estero
- le persone sono disponibili a percorrere lunghe distanze per arrivare in zone
scarsamente popolate
- i flussi principali vanno dalle campagne alle città.
Fino alla metà del secolo scorso il fenomeno migratorio veniva associato a scompensi
economici o demografici o a traumi bellici quindi si considerava la migrazione una sorta di
bilanciamento per un ritorno allo stato normale e per equilibrare la densità della popolazione
alle risorse economiche. L’approccio però è cambiato e adesso la politica è sempre più
interessata a parlare e a risolvere il fenomeno migratorio. Questo ci porta a parlare della
combinazione dei tanti fattori di repulsione e di attrazione:
- di repulsione → derivano dalle condizioni di estrema povertà o insicurezza o dalle condizioni
ambientali avverse in una determinata zona
- di attrazione → si impostano sul desiderio e sulla aspettative di vita migliori, sulle
informazioni ricevute e sulle reti sociali e personali
Abbiamo diversi tipi di migrazione:
● migrazioni interne → il cittadino conserva il proprio diritto e si esprime spesso nella sua
lingua madre
● migrazioni internazionali → il cittadino deve affrontare varie politiche di migrazione e un
nuovo mondo
● migrazione permanente → per un lungo periodo di tempo
● migrazione temporanea
● migrazione pendolare → area a breve raggio e per una durata temporale definita in genere
quotidiana e riguarda spesso lavoratori e studenti
● migrazione frontaliera → che vede l’attraversamento di un confine politico
● migrazione di massa → spostamento di un gruppo massiccio di persone o di interi popoli
● migrazione per infiltrazione → spostamento di singoli individui, nuclei familiari o piccoli
gruppi
● migrazione spontanea→ atto compiuto per libera iniziativa dopo una valutazione attenta di
vantaggi e svantaggi. Le spinte motivazionali possono includere
- situazioni economiche da migliorare
- povertà estrema
- fame
● migrazione organizzata
● migrazione forzata → emblematico è il caso della tratta degli schiavi quando decine di
milioni di persone vennero catturate in africa per lavorare nelle piantagioni di cotone, caffè e
canna da zucchero in amercia, antille e brasile. Questa mobilità coatta avvenuta nel 16 secolo
si rafforzò nei secoli successivi. Vaste aree furono colpite da questa piaga. Un passo
importante fu nel 1807 quando il parlamento inglese approvò lo slave trade act che avrebbe
posto fine a questa pratica.
La ricerca dovrebbe interessarsi ai possibili ostacoli nel viaggio migratorio: spesso si tratta
del gioco dell’oca, un lungo percorso in cui l’immigrato procede con accelerazioni, frenate e
retrocessioni dovute a leggi migratorie. La comunità internazionale non è in grado di
affrontare un simile problema anzi delle decisioni politiche hanno aggravato la situazione
rendendo ancora più instabile alcuni assetti politici. Non a caso si parla spesso di rifugiati
ovvero quei fuggitivi che sono costrette a scappare dal loro paese di origine per sfuggire a
persecuzione, minacce alla vita e costrette.
Due sono i continenti caratterizzati dall’emigrazione europea:
- america → fu colonizzata da spagnoli e portoghesi che, all’inizio del 500, si spostarono in
america e furono i primi migranti detti conquistadores spinti dalla voglia di arricchirsi.
Molteplici erano i motivi di questa corsa:
● disoccupazione
● conflitti
● carestie ricorrenti
- australia
Di grande rilievo è stato il trasferimento in apposite riserve dei nativi americani privati delle
loro terre che venivano suddivise fra i colori immigrati dall’Europa. Queste aree considerate
non modernizzate venivano sottratte ai nativi. Nella colonizzazione hanno avuto un ruolo
importante i trasferimenti forzosi delle popolazioni native e i nuovi venuti, gli immigrati,
hanno praticamente sottomesso gli autoctoni.
Lo scoppio della prima guerra mondiale pose termine alle grandi migrazioni oltreoceano. In
ogni caso il ruolo giocato dall’emigrazione in italia è stato di enorme impatto poiché dall’unità
in poi hanno lasciato il paese 27 milioni di italiani. Il cosiddetto miracolo economico ha
mutato il volto dell'Italia e ha convertito la sua economia da agricola a industriale. E’ stato un
periodo caratterizzato da flussi migratori interni ma con mutevole intensità, notevoli correnti
migratorie interne da sud a nord. Ma a partire dagli anni 60 si è registrato il passaggio da
italia vista come paese di emigrazione a italia come paese di immigrazione che hanno
prodotto una vera e propria lacerazione. Secondo l'Istat, in Italia risiedono circa 5 milioni di
cittadini stranieri.
Numerose sono le frontiere dell’emigrazione nel mondo
eg. italia spagna, grecia, malta e cipro, rotta balcanica (soprattutto per i libici, iracheni,
pakistani, somali) che superati i confini della macedonia si dirigono verso la francia,
germania, svezia etc
Per mettere fine a questi flussi l’UE ha siglato un accordo con la turchia nel 2016 che ha il
compito di controllare le frontiere in cambio di consistenti finanziamenti. Per quasi un
trentennio, il muro di Berlino ha rappresentato il simbolo di barriera culturale segnando la
cortina di ferro nonché linea di confine tra stati uniti e zona sovietica. I muri realizzati per
impedire o ostacolare i flussi non sono solo in europa
eg. il mure tra usa e messico
Il muro si snoda per aree in gran parte desertiche anche se attraversa sezioni urbane del
confine, dove maggiore è il numero dei clandestini. La logica di edificare sempre nuovi muri
porta sempre più ad una politica di chiusura.
Il fenomeno migratorio ha assunto valenze nuove e viene regolamentato sul territorio. In
italia sono attivi i centri di permanenza per i rimpatri al fine di raccogliere gli immigrati
irregolari.
Una distinzione cruciale riguarda le diverse procedure legislative adottate dai governi nei
confronti della migrazione.
Sono in genere considerati regolari quei migranti che hanno visti e permessi e i richiedenti
asilo; sono irregolari, invece, irregolari e clandestini coloro i quali non hanno l’autorizzazione
da parte del governo a risiedere nel paese di destinazione.
Le convenzioni che regolano la materia sono la convenzione di Ginevra e il protocollo di ny.
L’emigrazione è stata considerata anche la conseguenza della sovrappopolazione, ovvero
un carico demografico superiore alle possibilità. Malthus, un demografo inglese afferma che
l'aumento demografico causerebbe il blocco della crescita economica perché la popolazione
sarebbe aumentata in progressione geometrica, mentre la disponibilità delle risorse in
progressione aritmetica. Questo avrebbe causato carestie ed epidemie. Sebbene la teoria
sia stata smentita, un dibattito sui limiti dello sviluppo è importante e tuttora aperto in cui
centrale è la questione ambientale.
Proprio allo scadere del secolo scorso è stato introdotto il termine di impronta ecologica che
traduce in termini spaziali molteplici parametri energetici e ambientali. Tale indicatore calcola
uno spazio/tempo che le attuali generazioni starebbero erodendo attraverso il prelievo di
risorse ereditate da quelle precedenti. Possiamo quindi affermare che l’umanità danneggia
le sue prospettive per il futuro.
Cap 10
Geocultura: il contesto geografico
L’ambiente di vita di una comunità umana riflette le specifiche soluzioni che essa ha
concepito per meglio conformarsi al quadro naturale e adattarlo alle proprie esigenze. Il
modo che la comunità ha individuato per rapportarsi alla natura fa parte della cultura della
comunità; possiamo dire infatti che la cultura amalgama la componente naturale e quella
antropica che insieme vanno a formare l’ambiente di vita di un gruppo umano.
I fenomeni geografici hanno:
- dimensione verticale → fa riferimento al legame tra cultura e natura in un luogo. Studiare
la cultura di un popolo ci porta a capire meglio la società
- dimensione orizzontale → riguarda gli scambi culturali tra luoghi ed esalta il carattere
della geografia come scienza delle differenze.
Diverse sono le correnti che si sono interrogate sul rapporto tra geografia e cultura:
● determinismo ambientale → sviluppato durante l’ottocento. Secondo questa ottica c’è un
rapporto di causalità unidirezionale tra zona fisica e forme d’uso del territorio.
eg. una comunità che vive su un’isola è indotta a dedicarsi alla pesca
● possibilismo→ corrente che si sviluppa agli inizi del 900 e afferma che si tratta di un
fenomeno di causalità bidirezionale ovvero che non ci sono strutture invarianti
dell’ambiente naturale che producono gli stessi effetti ma il ruolo centrale è giocato
dalla comunità che, in base alla propria cultura, esercita scelte. Dunque, l’azione
umana non solo è autonoma rispetto alla natura ma influisce su di essa adattandola
ai propri bisogni
Si può dire quindi che la geografia studia le manifestazioni della cultura sulla superficie
terrestre e ne indaga la distribuzione. Le domande sono tante rispetto alla dinamica dei
processi e in sintesi possiamo affermare che si distinguono due tipi di processi:
1. omologazione culturale → rafforzano l’identità del gruppo
2. frammentazione → indeboliscono l’identità del gruppo
La geografia culturale sta vivendo oggi una fase molto intensa. La sua storia risale all’800
quando nel mondo tedesco si iniziò a fare riferimento all'antropologia nell'ambito della
geografia. Un pensiero molto importante fu quello offerto dalla corrente del darwinismo che
favorì l’interesse per le relazioni ecologiche.
Diversi furono gli studiosi che si interessarono alla materia:
- Ratzel afferma che la mobilità delle popolazioni nasce a causa del bisogno dello
spazio e che l’ambiente naturale esercita specifiche forme di influenza sulla vita delle
comunità umane. Egli, in sostanza, sosteneva che i popoli non subiscono
necessariamente lo stesso effetto ma mediano in base al proprio spazio, ossia
all’intensità del radicamento nel proprio territorio e all’identificazione con esso.
- Sauer pensava, invece, agli equilibri naturali e all’attitudine di gestire l’ambiente che
circondava le comunità. Da lui prese avvio un’inquietudine ecologica che continua
ancora adesso nella società americana e occidentale.
A metà del 20 secolo, la geografia perse fama: tutti gli argomenti trattati apparivano superati
e la descrizione della realtà culturale rurale perdeva importanza. Era necessaria una
rivoluzione ed un’attenzione agli stili di vita delle società contemporanee urbane. Fu così che
si sviluppò un nuovo filone che poneva attenzione sul senso dei luoghi e sull’importanza del
vissuto. Il territorio venne letto in stretta connessione con il contesto storico culturale e le
indagini adesso esaminano il paesaggio urbano concentrandosi sui valori estetici e
assegnando rilevanza all’universo dei simboli che lo connotano. L’attenzione alla ricerca
tende a spostarsi sulla visualità e sull’immaginazione considerando centrale la cultura.
Le forme di relazione con l'ambiente circostante dipendono dal concetto di territorialità
ovvero l’attitudine alla valorizzazione e allo sfruttamento dell’ambiente da parte di un gruppo
umano. E’ per questo che l’uomo sente un bisogno costante di adattare il proprio
comportamento all’ambiente in cui vive; infatti lo spazio geografico non è altro che lo
specchio della società che lo abita. Il concetto di territorialità aiuta a capire che i segni della
presenza umana sul territorio non sono disposti a caso ma rispondono a processi di
territorializzazione propria di ogni cultura. Il paesaggio è l’insieme di una serie di relazioni e
riflette, quindi, il modo di rapportarsi all’ambiente circostante di una comunità. Le dinamiche
territoriali producono incessanti fasi che sono in genere di due tipi: deterritorializzazione e
riterritorializzazione. In sintesi, il rapporto tra comunità e territorio si realizza attraverso tre
attività:
1. intellettuale → pensare a un preciso territorio
2. materiale → lasciare tracce sul territorio
3. relazionale → ricevere sollecitazioni dal territorio e quindi la comunità umana accoglie e fa
proprie specifiche spinte all’adattamento proveniente dall’ambiente
eg. le migrazioni hanno sempre richiesto ai gruppi umani di adeguare le loro tecniche
allo sfruttamento del nuovo territorio
Se da una parte il principio di territorialità accomuna tutti i popoli, dall’altro esso è alla radice
della varietà tra le culture perché personalizza l’evoluzione richiedendo nuove strategie da
applicare per affrontare le sfide di un determinato ambiente. L’esito è una progressiva
divergenza dei profili culturali che non riguarda solo i bisogni di base ma anche tutti i prodotti
della cultura. La presenza di una pluralità di culture non deve far pensare a un unico sentiero
ma ad evoluzioni che seguono traiettorie differenti e non consentono di stabilire una
gerarchia.
Questo tema impone di assegnare molta attenzione alla distribuzione delle culture. Ognuna
di esse ha conosciuto momenti di espansione e momenti di contrazione, alti e bassi- Un
concetto centrale è quello di area culturale ovvero una specifica porzione di territorio
contraddistinta da una comunità residente che ha dei caratteri culturali in comune. La vera
caratteristica è il taglio dell’indagine che è centrato sul rapporto con il territorio e sulla
spazialità dei fenomeni a cui la cultura dà vita. Attraverso la ricognizione della distribuzione
delle culture, dei centri di irradiazione e delle logiche di propagazione, la geografia cerca di
dare il proprio contributo per la comprensione della diversificazione del mondo. La ricerca
geografica ha vari obiettivi:
- individuare aree culturali coerenti
- capire le incessanti trasformazioni subite da ongi cultura
- capire che la cultura non è omogenea ma diversa da tutte le altre
In genere è possibile stabilire gradazioni a partire da un centro di irradiazione originario, con
periferie dove una cultura si ibrida con altre ma vi sono anche i salti spaziali ovvero quando
una cultura non si distribuisce tra le aree contigue e si distribuisce lontano dal focolaio
originario. Queste due caratteristiche si presentano a qualsiasi scala e vanno sempre tenute
in considerazione per evitare un uso banale della geografia.
Per molto tempo della storia, gli scambi culturali sono stati limitati e se c’erano erano molto
lenti
eg. confini politici chiusi, differenze linguistiche erano dei limiti
Eccezioni si potevano verificare nel caso di migrazioni di massa ovvero quando un popolo si
spostava in maniera organizzata e compatta in una zona già abitata. In questo caso erano 4
i possibili scenari:
- distruzione completa della cultura locale
- sostituzione della cultura locale con quella degli invasori
- fusione delle due culture → transculturazione
- coesistenza di due culture distinte sullo stesso territorio → è una situazione difficile da gestire
perchè dettata spesso dall’intolleranza della coabitazione di due popoli
Dato che gli scambi culturali erano limitati, c’era una basa di isolamento che si è protratta
fino all’inizio del 900 quando finalmente diverse aree del pianeta hanno iniziato a collegarsi
tra loro creando relazioni efficaci, organizzate e reciproche che hanno permesso lo scambio
culturale e la comunicazione. Oggi la comunicazione è efficace grazie alla nuova tecnologia
e ad internet.
La geografia culturale postula un rapporto biunivoco tra il territorio e la cultura dove
la cultura costruisce, mantiene e trasforma il senso di attaccamento a un’area che
diviene il referente geografico di un’identità collettiva.
Le manifestazioni di autoidentificazione con un’area geografica si esprimono sotto varie
forme e tendono a ricorrere alla demarcazione di confini per agevolare la distinzione del
territorio rispetto alle due comunità. Occorre ricordare, però, che le espressioni di
supremazia sono artificiali e non naturali e quindi contestabili.
Nel passato i condizionamenti locali sui caratteri culturali dei singoli individui erano molto
forti
eg. la maggiorparte delle persone usava il dialetto e adottava abitudini diverse rispetto ad
ore per cibo e vestiti
Oggi, gli scambi culturali hanno permesso l'estensione di determinati fenomeni che da un
piccolo territorio si sono estesi fino a tutto il mondo. E’ per questo che oggi si parla di
globalizzazione. Da questo fenomeno potente ne derivano geografie in contrapposizione che
potrebbero causare anche minore omogeneità e bisogno di ogni individuo di sentire un
riferimento territoriale sicuro e stabile. Oggi lo stile di vita sembra permeato dalla
penetrazione di gusti che provengono dall’esterno. L’intensificazione degli scambi culturali
non deve però condurre all’idea che l’unica forma possibile sia “ scala globale superiore a
scala locale”. Gli studi non dimostrano che le identità locali verranno a poco a poco
eliminate.
Cap 11
Geocultura: etnia, lingua e religione
Nella tradizione dell’antropologia un’etnia viene definita come una comunità di persone
unita da affinità culturali. Questi legami sono funzionali a distinguere i membri del gruppo,
detti autoctoni e chi non fa parte del gruppo considerato come allogeno. Dal concetto di
etnia, la geografia sottolinea la presenza di uno specifico territorio originario indagando i
reciproci effetti di questo rapporto. Tuttavia, l’identità etnica non si mostra intransigente nel
prendere tutti questi elementi al massimo grado
eg. un gruppo etnico può fare a meno dell’individualità linguistica
I tratti culturali sono quindi dinamici e soggetti a influenze e contaminazioni esterne.
Analogamente, l’etnia può rinunciare alla sua individualità territoriale unica
eg. parliamo dei gruppi in diaspora → tartari di crimea e gli istriano-dalmati di cultura italiana oppure
gli ebrei e gli armeni che conservano la loro identità pur abitando in posti diversi dal loro territorio di
origine.
Occorre però distinguere bene il concetto di etnia dal concetto di razza. La razza si basa
sull’idea che è possibile distinguere gli umani in raggruppamenti in base a condizioni fisiche
comuni. Naturalmente si tratta di un’idea assolutamente sbagliata che causa pregiudizi.
Condannabile è infatti il razzismo che individua una inconsistente gerarchia naturale tra le
razze in base a determinate criteri e causa comportamenti discriminatori.
Diverso è
- il concetto di fenotipo = aspetto esteriore degli umani, varia all’interno di una stessa
specie
- concetto di genotipo = il dna, non varia all’interno di una stessa specie
Il concetto di etnia può tornare però utile per capire lo stesso concetto di razza in quanto
favorisce l’analisi dei caratteri biologici e delle strutture culturali. Le diverse pigmentazioni e
caratteristiche fisiognomiche non sono il risultato di condizioni genetiche e non sussistono
geni solo di una razza. La genetica ha infatti dimostrato che tali differenze sono dovute alla
concentrazione relativa di particolari geni nei tre grandi gruppi della specie umana vissuti
isolati in 3 zone diverse.
Gli studi post coloniali hanno proposto una rivisitazione delle categorie di identità etnica e di
minoranza perché l’appartenenza etnica sarebbe arbitrariamente indotta al fine di produrre
rappresentazioni funzionali a contrapporre un ipotetico noi a un ipotetico loro.
Dopo un periodo di scarso interesse, il tema delle etnie è tornato attuale in geografia grazie
alla mobilità delle popolazioni che hanno reso il territorio molto multiculturale.
Un fattore fondamentale dell’etnia è l’autoconsapevolezza ovvero il sentimento di
appartenenza individuale che può indebolirsi o rafforzarsi soprattutto grazie alle tradizioni, al
folklore o al paesaggio etnico. Una percezione di minaccia dell’integrità di gruppo è vissuta
dalle minoranze etniche ovvero quei raggruppamenti che si trovano in posizione non
dominante e numericamente inferiore sul territorio dove risiedono. Le minoranze devono
tenere alto il livello di solidarietà tra i propri membri e la maggioranza e ciò porta alla
creazione di inevitabili disuguaglianze che possono produrre la marginalizzazione e la
segregazione della minoranza fino all’estinzione. Questa eventualità estrema si può
manifestare in più modi:
- incidentale → lenta e progressiva assimilazione da parte della maggioranza
- naturale → estinzioni per ragioni demografiche
- provocata → tramite pulizia etnica, assimilazione forzata, esplusione, trasferimento coatto,
massacro etnico, genocidio.
eg. il genocidio è qualcosa di organizzato, di programmato e di strategico → un caso noto è
l’olocausto dei rom e e degli ebrei, l’eccidio di tutsi a opera degli hutu nel 1994 in ruanda o lo
sterminio degli armeni a opera dei turchi durante la 1 gm.
Ai fini di uno studio geografico occorre parlare della distribuzione geografica delle lingue alle
diverse scale ovvero della geolinguistica. L’utilità di un simile approccio sta nel fatto che la
conoscenza dell’area di estensione delle lingue costituisce un utile indicatore delle relazioni
tra i gruppi umani e i percorsi migratori. La geografia delle lingue è funzionale a capire le
relazioni tra i gruppi umani ed è per questo che gli studiosi hanno coniato 3 concetti
fondamentali in questa ottica:
- substrato → lingua diffusa in una data area prima che un’altra si sovrapponesse a essa
- superstrato → una lingua che si sovrappone a quella in uso in una data area
- adstrato → due lingue dall’origine distinta ma in contatto culturale
Al tema della lingua come forma di contatto tra culture sono legati anche gli alfabeti. Quello
più diffuso è quello latino che ha conosciuto una progressiva espansione. Le lingue non
hanno solo funzione di comunicazione ma sono fondamentali per costruire il pensiero e il
discorso. Ogni cultura impiega determinati codici di comunicazione che creano determinate
strutture di pensiero e quindi risulta impossibile immaginare una esatta sovrapposizione dei
contenuti di due lingue. Si capisce bene come siano risultate fallimentari le creazioni di
lingue artificiali come l’esperanto. Ogni lingua si configura come un tassello del patrimonio
culturale dell’intera umanità e quindi pensiamo bene a quanto danno possa fare l’estinzione
di una lingua.
E’ utile la distinzione che usa la linguistica storico-comparativa tra famiglie linguistiche,
gruppi e sottogruppi. Il numero delle lingue è variabile, si estendono in vari ambiti e sono
anche frutto di contaminazioni e influenze. L’analisi delle lingue è condizionata da vari fattori
come la politica:
eg. la lingua parlata dai serbi e dai croati è stata alternativamente considerata come unica
oppure come forme dialettali distinte seppur appartenenti al medesimo ceppo.
Bisogna quindi considerare se la lingua sia autonoma, abbia un’entità politica indipendente
in grado di incoraggiare o portare alla creazione di un’unità culturale. Inoltre, la diffusione di
una lingua può anche non essere in aree contigue. Per effetto soprattutto dei flussi migratori
si sono creati degli arcipelaghi linguistici e delle isole linguistiche.
Il numero dei parlanti di una determinata lingua può variare e la dinamica è molto più rapida
di ciò che si pensa. Tutto dipende da fattori come:
- la demografia
- le migrazioni → i flussi migratori generano interessanti casi di multilinguismo
eg. in francia ci sono molte persone che conservano la loro lingua madre e
continuano a parlare l’armeno o il turco, ad esempio
- storia politica → le conquiste sono state da sempre causa della propagazione di lingue e
anche della scomparse della lingua del conquistato
- diritto → le lingue minoritarie possono subire la sopraffazione della lingua della
maggioranza per questo quelle minoritarie vanno difese e tutelate per evitarne l’estinzione
- i mezzi di comunicazione → una lingua è viva quando dispone di mezzi utili a diffondere
il proprio messaggio
- la religione
- il turismo → le mete turistiche inducono la popolazione locale a comprendere la lingua dei
turisti
- il commercio
- il fascino → rispecchia anche quello della cultura che rappresenta
eg. pensiamo alle lingue morte
Ormai l’inglese è una delle lingue più parlate al mondo e il suo successo va ricercato nella
combinazione dei fattori che producono l’egemonia linguistica. Tuttavia, l’inglese non è la
sola lingua superiore perchè ci sono aree plurilingui dove gli abitanti sono forzati a usare una
doppia lingua in base alla specifica situazione. E’ il caso degli slavi dell'istria a inizio 900 che
usavano l’idioma slavo nella sfera privata e l’italiano in quella pubblica.
L’italia offre un caso esemplare della difficoltà di capire quante persone parlano una lingua
perché c’è un’alta presenza dei dialetti imparentati con l’italiano o di lingue diverse
dall’italiano e lontane da quest’ultimo. La geografia dei dialetti italiani è erede di una
stagione medievale segnata dalla compresenza nella penisola di una pluralità di idiomi
volgari. Possiamo distinguere 5 aree dialettali:
1. area gallo italica
2. area veneta
3. area centrale
4. area alto meridionale
5. area meridionale estrema
Accanto ai dialetti vi sono le lingue delle minoranze parlate da gruppi etnici concentrati in
determinate zone del paese. La loro capacità di sopravvivenza dipende dall’economia e
dalla politica del popolo che la parla.
Lo studio delle religioni è anche importante ai fini della geografia culturale e piò essere utile
per capire le società contemporanee. In passato ci si limitava a capire come erano distribuire
le religioni nel mondo; adesso, invece, si è capito che la religione ha degli effetti sul
paesaggio
eg condiziona l’agricoltura o l’allevamento nel Maghreb perchè dato che la religione islamica
vieta l’uso di carne di maiale, questo animale non viene allevato e quindi l’allevamento
predilige capre e pecore.
Gli effetti della religione producono anche degli effetti sul paesaggio urbano, pensiamo alla
divisione tra quartieri e la separazione tramite i quartieri ghetto destinati alle comunità
ebraiche.
Come detto in precedenza, i geografi guardano alla distribuzione delle religioni e alla loro
distinzione in:
- religioni universali → con ambizioni ecumeniche e possono estendersi all’intera comunità
eg. cattolicesimo
- religioni etniche → con una natura introversa
eg. ebraismo
- religioni tribali → culti con numero ridotto di fedeli e legati a un sistema culturale
localizzato
Possiamo notare come determinate religioni vedono una frammentazione interna e la
creazione di sette o sottogruppi
eg. questo è il caso delle chiese protestanti che vedono una frattura a causa di una struttura
non accentrata o gerarchizzata. Un esempio di richiesta con struttura interna non accentrata
è quella della chiesa ortodossa dove le componenti sono autocefale ovvero che si
autogovernano.
La situazione opposta, quindi il potere spirituale migliore di quello temporale, è nelle
teocrazie dove le autorità ecclesiastiche svolgono la funzione religiosa e anche quella
politica. La religione qui detta la condotta morale e fissa le leggi. Si tratta di fondamentalismo
religioso ovvero la fede deve modificare il comportamento di un individuo.
eg. iran
Anche qui, come nelle lingue, i dati cambiano velocemente e subiscono variazioni
interessanti
eg. i cristiani nel medio oriente sono di meno rispetto al passato a causa delle vicende
politiche recenti in quella zona che ha visto un aumento della popolazione musulmana ed
ebraica.
Lo studio delle religioni può essere affrontato con strumenti importanti dalle analisi sul
potere. Ne sono oggetto le politiche di proselitismo oppure le persecuzioni religiose.
Cap 12
Geopolitica: il potere di uno spazio
Cap 13
Geopolitica: la proiezione del potere all’esterno di uno spazio
Accanto alla dimensione verticale del potere ce n’è una orizzontale che riguarda le proiezioni
di un potere all’esterno del proprio spazio ordinario. Questa investe le relazioni tra diversi
spazi e tra i soggetti che li occupano e li controllano. Il singolo spazio analizzato non deve
coincidere per forza con quello dei singoli stati e assume una propria soggettività, analoga
con gli attori politici che vi operano.
-dimensione verticale → individuare i caratteri peculiari, l’estensione e i militi, le sottoaree, gli
squilibri interni, il centro, le periferie, le forze centripete e centrifughe, le risorse materiali e
immateriali e i protagonisti interni
-dimensione orizzontale → si indagano le relazioni con altri spazi e altre scale che costituiscono
fattori di innesco di nuove spazialità.
L’applicazione di un approccio geografico a temi politici ci porta a parlare di 2 termini
- geografia politica → disciplina consolidata negli studi accademici che tratta delle
differenze e delle somiglianze tra i caratteri politici dei territori e si concretizza in analisi delle
configurazioni politiche in essere e cioè nello studio di quelle entità geografiche di cui si
compongono le istituzioni.Si muove dunque da un problema ovvero dalla genericità per la
collettività di darsi un’organizzazione per giungere ad un assetto amministrativo
realizzato .Essa non viene negata ma risulta semplificata in quanto è limitata alle dispute tra
diversi poteri dello stato.Tiene in considerazione il contesto regolato delle stato Le entità
vengono analizzate con un duplice obiettivo:
1. capire come esse definiscono le ripartizioni amministrative e come potrebbero
essere più efficaci a partire dalle comunità e dalle storie
2. muovendo dagli assetti istituzionali, come essi incidono sulla vita degli
individui e delle comunità locali
- geopolitica → va da una condizione a una analisi. Tiene in considerazione il deregolamento
dei grandi spazi internazionali e privilegia le reciproche interferenze tra politica interna e
internazionale.La conflittualità assume una molteplicità di caratteri ed espressioni di cui la
guerra armata ne è solo una. La geopolitica non intende sostenere che la conflittualità sia la
modalità di relazione più frequente tra i soggetti politici ma sicuramente è quella più
preoccupante in quanto fonte di criticità. La conflittualità è endemica per quanto con intensità
variabile da un periodo all’altro e da una zona all’altra. Questa condizione si deve al mondo
che è uno spazio:
● finito
● anarchico
● differenziato
La geopolitica estende ai soggetti politici la condizione esistenziale di tutti gli esseri umani
ovvero la necessità di fare i conti con lo spazio. Pensare l’uomo nello spazio è una teoria
che viene applicata nella geopolitica e ai soggetti politici presupponendo che essi elaborino
e mettono in pratica strategie di tipo spaziale. Essa si configura come un metodo di
osservazione delle differenze nello spazio al fine di trarne conclusioni utili all’analisi delle
relazioni internazionali in quanto il potere non è etereo ma si esercita in uno spazio. La
geopolitica immagina il territorio come uno specchio delle relazioni di potere ovvero un
registro degli equilibri di forma e delle sue trasformazioni. Una sua manifestazione è la
variazione dei confini tra due stati che va ad indicare un mutamento nei loro equilibri di
potere a favore di quello che ha acquisito territorio.
La geopolitica prende atto che la realtà materiale è condizione necessaria affinché tale
azione possa estrinsecarsi. L’ambiente offre un contesto indispensabile per lo svilupparsi
della dinamica politica ed è per questo che la geopolitica si interroga su questioni come le
condizioni nelle quali il fattore geografico agisce e quelli in cui non agisce, senza dimenticare
la dimensione storica che si sta analizzando.
I fattori direttamente connessi alla geografia offrono all’analisi il pregio di conservare i loro
effetti nel lungo periodo
eg. il peso sugli squilibri politici di una risorsa naturale quale il petrolio non verrà meno
all’improvviso
La disponibilità di una risorsa offre rendite geopolitiche stabili la cui considerazione vede
un’analisi meno imprevedibile o meno soggettiva rispetto ad un’analisi che mette al centro i
fattori umani.
Proprio il quadro geografico fissa alcuni obiettivi per un soggetto politico che risultano
invariabili o soggetti a variazioni solo nel lunghissimo periodo. Quello geografico si proprone
come un fattore stabile nella politica internazionale.
eg. in un confronto tra le due grandi potenza USA e Cina, l’osservazione delle variabili
geografiche metterebbe in luce una serie di vantaggi per l’USA:
1. USA si affaccia su due oceani e ha un’estensione maggiore di Cina
2. le coste degli USA sono profonde e idonee per la costruzione di porti
3. la natura ha dotato gli USA della rete di vie d’acqua navigabili più estese del mondo
che li attraversa longitudinalmente
4. la cina presenta degli spazi non sfruttabili a causa del clima
Per molto tempo la geografia ha considerato come attore dominante lo stato. Più di recente
però questo monopolio è stato messo in discussione e ciò è dovuto soprattutto alla
constatazione del declino relativo al potere dello stato e a favore delle entità sovranazionali,
delle entità pubbliche o dai soggetti privati. Lo stato, però, non può certamente esaurire le
manifestazioni politiche della socialità umana. Pertanto, altri raggruppamenti esprimono
comportamenti politico spaziali
eg. attori geopolitici sono le nazioni e le etnie in quanto tali istanze e azioni sono
imprescindibilmente collegate ad un territorio e possiedono una chiara percezione
dell’importanza del territorio ed elaborano strategie conseguenti.
Il soggetto geopolitico per essere tale deve essere formato da:
- territorio → da cui si può formulare una definizione di potere in geopolitica
- coesione tra i membri della comunità→ rientra nella categoria delle risorse intangibili (risorse
rappresentate da elementi immateriali propri, come la coesione e la percezione di sè, oppure
altrui come la reputazione internazionale) diverso dalle risorse tangibili ovvero fattori
materiali quali esercito, popolazione numerosa etc..
Un soggetto economico come un’impresa multinazionale non può essere considerato un
attore geopolitico perché i suoi interessi sono limitati alla sfera economica e non perseguono
una linea politica di potenza e i suoi membri cambiano disinvoltamente comunità mentre, per
esempio, i fedeli normalmente non cambiano religione.
Ciò non toglie che anche i soggetti economici possano venire considerati in un’analisi
geopolitica e ciò può accadere per esempio perché il soggetto economico, usando risorse
naturali, interviene sulle dotazioni presenti sullo spazio terrestre modificando la disponibilità
complessiva oppure quando un soggetto economico interferisce sulle dinamiche
geopolitiche interagendo con quelli politici.
La geopolitica è stata spinta a considerare sia i poteri formali dei detentori ufficiali di
prerogative politiche sia espressioni meno attese ed evidenti quindi ha preso gusto a
estendere più possibile il campo dei soggetti della politica che possono:
- possedere una pluralità di forme organizzative
- ricorrere a criteri diversi per conservare l’unità tra i propri membri
- scegliere modalità di azioni diverse
- esprimersi attraverso momenti di visibilità pubblica oppure bandire le aggregazioni
aperte
Come il tempo ha più scale, anche lo spazio le ha e abbiamo per esempio il quartiere, lo
stato, la città, la regione, il continente. Abbiamo quindi diverse tipologie di scale:
- scala globale → considera l’intero sistema politico internazionale come un insieme dove
prevale l’interdipendenza tra aree anche molto lontane tra di loro e si premia
l’interconnessione. Si utilizza per parlare di fenomeni mondiali come il cambiamento
climatico
- scala macroregionale → fa riferimento ad aree molto estese e l’elemento indispensabile è
che tutti i paesi che compongono la macroregione devono avere in comune un fattore chiave
- scala del quadrante → riguarda un livello sovrastatale che il sapere geografico ha definito
come unificato. Un esempio è il golfo persico, il corno d’africa e l’america centrale
- scala statale → gli stati sono le unità più note. Preso singolarmente, questo livello non fa
distinzioni in base all’estensione geografica, alla struttura politica o ad altri caratteri dello
stato ma è chiaro che questi elementi sono importanti
- scala substatale → è quella interna allo stato che guarda sia gli elementi ufficiali che
quelli non ufficiali e fa riferimento a fattori centripeti e centrifughi
- scala del singolo luogo → considera quei luoghi che hanno la capacità di indurre processi
a distanza e ad altri scale e devono la loro importanza a specifici aspetti strategici o identitari.
Pensiamo a Gerusalemme
- scala locale → è quella dei micro conflitti in contesti specifici come la realizzazione di un
parco pubblico e quindi vengono mobilitati specifici interessi da parte di diverse istituzioni.
La scala locale fa, infatti, emergere il peso di attori non istituzionali in grado di instaurare
relazioni di potere con quelli istituzionali.
Un’analisi geopolitica quindi deve osservare anche più scale ed è per questo che è dunque
multiscalare. Ma va aggiunta un’altra categoria che è la transcalarità perchè la geopolitica si
deve interessare della relazione che si stabilisce tra le scale: va a superare la logica
internazionale e preferisce una logica transnazionale che travalica spontaneamente i confini.
In questa analisi non si considerano in maniera distinta ordini spaziali diversi ma processi
che attraversano più scale: ogni livello è aperto a relazionarsi con gli altri.
Se la multiscalarità fa riferimento ad un’analisi che si limita ad una scala ; la transcalarità va
oltre l’ambiente descrittivo aggiungendo che ci possono essere soggetti e fenomeni
comprensibili solo collegando insieme i loro molteplici ambiti di svolgimento e piani di
azione.
Quando si pensa alla geografia vengono anche in mente le terre emerse che sono
considerate una risorsa preziosa e insostituibile che può causare conflitti. Gli elementi da cui
partire per un’analisi generale sono 3:
1. sperequazione delle dotazioni → la condizione che permette al ciclo idrologico di
preservare le disponibilità è che i ritmi di sfruttamento siano inferiori a quelli di
rigenerazione. Se accade il contrario, ci sono enormi problemi. Inoltre, bisogna considerare
l’inquinamento e la dannosa alterazione dei cicli chimici e biologici dei fiumi che causa un
terreno che non è in grado di depurare la sua acqua. Questo porta a sottolineare il fatto che
tutto ciò accade nei paesi poveri e non in quelli ricchi che, tramite la tecnologia, riescono a
depurare l’acqua
2. ritmi crescenti di consumo → che oggi sono triplicati rispetto al passato e riguardano
anche gli usi igienici a seguito del miglioramento dei tenori di vita nei paesi ricchi dove
l’acqua viene molto utilizzata anche per usi domestici.
3. logiche di sfruttamento → ispirate a precetti neoliberisti secondo cui il prezzo di vendita
deve essere in grado di garantire il recupero del costo di produzione e la migliore gestione
prevede l’affidamento a un organo indipendente dalla politica. L’acqua viene così considerata
un bene collettivo e non individuale. Questa logica ha portato alla diffusione di concessioni
per lo sfruttamente e la trasformazione di società di gestione da pubbliche e private che
possono causare sprechi e politiche a danni di paesi poveri. Le scelte sull’acqua dovrebbero
ricordare che essa è un bene collettivo e comune.
Risultano evidenti come l’acqua possa portare a conflitti: pensiamo ad un paese a monte di
un fiume, che ha una posizione favorevole rispetto ad un paese a valle che ha costante
bisogno di acqua e quindi il paese a monte ricatta il paese a valle. E’ il tipico esempio della
Turchia , dell'Iraq e della siria.
Oggi la concezione prevalente sembra essere quella della sovranità limitata, secondo la
quale tutti gli stati rivieraschi formano una comunità di interessi e gli stati a monte non
devono pregiudicare lo sfruttamento di quelli a valle .