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Geografia del territorio e dell’ambiente

Geografia: dal greco ghè (terra) grafo (scrivo) —> letteralmente “descrizione figurativa della terra”.

Cos’è la Geografia: È una scienza sia antica che giovane:

• Antica, perché risponde all’esigenza dell’uomo di conoscere il mondo che lo circonda, risale agli albori della civiltà;

• Giovane, perché ha ricevuto solo in tempi moderni una sistemazione logica.

Fino al XVIII sec. Ha svolto una funzione meramente descrittiva = rappresentazione degli elementi fondamentali, sia naturali che umani, delle terre che venivano scoperte

Geografia moderna: Tra la fine del XVIII sec. e gli inizi del XIX comincia ad assumere una funzione esplicativa, in quanto, più che descrivere in modo acritico, ricerca le
cause della distribuzione spaziale dei fenomeni osservati, considerandone i rapporti d’indipendenza e mettendo in evidenza le relazioni che si instaurano tra Ambiente
naturale e Uomo.

Branche geografia politica ed economica:

• Geografia Politica: Alle origini è la scienza che studia la politica degli Stati in relazione alla loro posizione geografica, che ne determina il potenziale demografico ed
economico nonché le strategie commerciali e politiche. Il percorso è volto alla conoscenza degli aggregati politici ed economici nel loro momento formativo e
successivamente nei diversi stadi del loro sviluppo. Oggi a questa impostazione e visone top-down si aggiunge un’attenzione verso le battaglie ed i movimenti sociali e
politici.

• Geografia Economica: Studio dei meccanismi attraverso i quali i fattori naturali e spaziali si combinano con le attività economiche all’interno di un’area geografica.

• Geopolitica: Supera la tradizionale concezione degli Stadi quali organismi politici e applicando alla loro esistenza un metodo di analisi geografica-politico dinamico;
studia i fattori di competitività, ricercandone le manifestazioni territoriali e le leggi geografiche dei loro rapporti reciproci.

Geografia Economica:

1. Studio dei meccanismi attraverso i quali i fattori naturali e spaziali si combinano con le attività economiche all’interno di un’area geografica.

2. Secondo Toschi, è la scienza che ha per oggetto i fenomeni economici in quanto differenziati e distribuiti sulla superficie terrestre.

3. Studio sistematico dell’organizzazione spaziale e della localizzazione dell’attività economica.

Lo spazio geografico non è una cosa ma un insieme di relazioni, alcune delle quali riguardano l’economia e consentono di capire il suo funzionamento alle diverse scale
geografiche, in relazione alle diverse forme di organizzazione territoriale.

L’oggetto della Geografia Economica:

• Il ruolo che il territorio svolge nell’economia.

• Lo studio dei diversi tipi di aggregazioni territoriali creati dalla combinazione delle relazioni spaziali (Regioni Economiche).

• Lo studio degli elementi fondamentali dell’analisi spaziale (localizzazione, competiti, modelli e settori produttivi, globalizzazione ecc…)

• Lo sviluppo.

• La sostenibilità.

Correnti di pensiero ed evoluzione del pensiero geografico:

1. Determinismo Ambientale.
2. Possibilismo Geografico.
3. Volontarismo.
4. Funzionalismo.
5. Rivoluzione quantitativa e new geography.
6. Geografia Marxista.
7. Geografia della Percezione.
8. Geografia Post-moderna.
9. Geografia Ambientale e Sviluppo sostenibile.

1. Determinismo Ambientale: I caratteri ed i comportamenti umani sono determinati (condizionati) dall’ambiente naturale. L’uomo viene considerato come elemento
passivo, impotente nei confronti della natura., il rapporto fra ambiente e uomo è visto in senso unidirezionale. Influsso di filosofia positivista e paradigma positivista con
sistema uomo-natura; si ha una concezione darwinismi con scienze naturali alla base della conoscenza. (Ritter, Ratzel, Von Humboldt).

2. Possibilismo Francese: L’ambiente non impone agli uomini le attività o gli adattamenti, ma sono i gruppi umani a scegliere, tra le diverse possibilità offerte
dall’ambiente, le soluzioni datate dalle condizioni storiche e culturali; la natura propone, l’uomo dispone. L’uomo si inserisce nell’ambiente naturali come elemento attivi,
cosciente delle possibilità di opporsi alle forze della natura e di trasformarla. Si ha un influsso di filosofia neoidealista con paradigma storicista-storicismo. (Ancelotti,
Vallaux). Il Possibilismo elabora tre concetti chiave che permettono di unificare la geografia come scienza naturale e scienza umana: Generi di vita, Paesaggi, Regioni.
[Indagini regionali rilevano in condizioni naturali uguali si fossero elaborate forme di paesaggi, insediamenti, attività economiche, molto differenti in funzione dei diversi
generi di vita.

3. Volontarismo: Nasce agli inizi del XX sec. a seguito del progresso scientifico e tecnologico e degli interventi di pianificazione territoriale in U.S.A. (Bacino del Tennessee)
e U.R.S.S. (Piani di interventi poliennali). Si ha il trionfo dell’uomo sulla natura, l’uomo può signoreggiare la natura e le condizioni disiò grafiche hanno un’importanza
secondaria per le attività umane che andrebbero considerate solo alla luce delle condizioni sociali e tecnologiche. Si ha un influsso di filosofia neopositivista.

4. Funzionalismo (Strutturalismo): Si sviluppò nei primi anni ‘30 e si ha un paradigma neopositivista. Neopositivismo: Approccio scientifico deduttivistino con obiettivo di
prevenire ad una scienza unificata; in geografia assume il nome di Strutturalismo—>il territorio viene studiato come insieme di strutture che interagiscono fra loro ed
evolvono nel tempo). Studia l’organizzazione dello spazio, si ha un sistema uomo-spazi funzionali con innovazioni da un punto di vista metodologico. Concetti chiave=
localizzazione, distribuzione, concentrazione, reti, nodi, flussi, processi…

Metodo geografico e metodologia di indagine:


Nello studio dell’organizzazione del territorio nei suoi aspetti dinamici (approccio conoscitivo) la Geografia ha utilizzato due metodi:

1. Metodo induttivo: Si basa sull’analisi empirica e sull’osservazione dei singoli fenomeni che si verificano entro i confini di una determinata area, cogliendone i nessi e
l’interdipendenza. L’analisi del particolare permette di giungere ad una sintesi che chiarisce e spiega il quadro generale.

2. Metodo deduttivo: Parte da un’ipotesi generale o da un postulato teorico per giungere alla conoscenza ed alla spiegazione di un fenomeno particolare.

Categorie metodologiche geografiche:


• Geografia Idiografica: Corrisponde al metodo induttivo ed è rivolta all’individuazione ed alla descrizione dell’unico e dell’eccezionale, al centro vi è lo studio dei singoli
luoghi in quanto dotati di originalità non replicabili.

Fattori Positivi: Consente di scoprire l’unicità di una regione come risultato di tutti gli elementi combinato tra loro.

Fattori Negativi: Ostacola la comprensione globale della superficie terrestre data l’illimitata varietà di regioni storico-naturali non riconducibili a categorie ben definibili.
• Geografia Nomotetica: Corrisponde al metodo deduttivo e tende alla ricerca della regolarità e delle concordanze nelle forme di organizzazione spaziale tagli che possono
essere rappresentate anche mediante configurazioni geometriche e particolari proprietà matematiche; mira a ricostruire elementi delle singole realtà regionali trascurando
ciò che è eccezionale e puntando sulla comparazione di realtà diverse in modo da procedere a generalizzazioni (schemi concettuali).

Metodo induttivo = dal particolare al generale= Geografia Idiografica.

Metodo deduttivo = prevede di partire dalle leggi e verificarle nella realtà = Geografia Nomotetica.

Nasce l’analisi Spaziale = New Geography.


Geografia quantitativa-New Geofraphy:

Per risoluzione quantitativa si intende l’applicazione di metodi e tecniche analitiche al campo d’indagine delle scienze sociali (centri di studio principali nei paesi
anglosassoni). Secondo William Bunge, la geografia deve essere tradotta in linguaggio scientifico. Il movimento degli uomini sulla superficie terrestre definisce il concetto
centrale che è quello di spazio e di relazioni spaziali per cui è necessaria una vera e propria teoria generale da contrapporre al concetto tradizionale di luogo. L’intendo di
Bunge era la creazione di una teoria generale della geografia comprensiva di modelli esplicativi del movimento e della localizzazione sulla superficie terrestre. Egli parte dai
risultati del modello di Christaller e dagli studi di Loesch, e introduce esplicitamente il linguaggio matematico, la cartografia, la geometria e la statistica come strumenti al
servizio della geografia.

La New Geography si definisce negli anni ‘50 in Inghilterra (la situazione generale di quel tempo era: crisi sociale ed economica, pianificazione regionale ed urbana, primi
passi in informatica).

La metodologia si basa sul rifiuto di metodi qualitativi ed approssimativi. Nuovi metodi quantitativi: semplicità, generalità, esattezza nelle relazioni tra fenomeni su spazio
isotropico (modelli matematici).

I concetti centrali sono:

1. Spazio: Luogo illimitato e definito in cui sono collocati gli oggetti, natura isotropica e misurabilità geometrica. La geografia è la scienza dell’organizzazione spaziale in
termini di regolarità e misurabilità matematica dei fenomeni.

2. Regione: Spazio funzionale polarizzato, sistema aperto è classificabile (prospettiva sistemica).

3. Sistema: Spazio relazionale complesso (es: Geosistema = Ecosistema + Sistema economico-sociale).

Elementi fondamentali dell’analisi spaziale


1. Distanza: È il più importante fattore del rapporto degli uomini con la superficie terrestre e costituisce una delle basi fondamentali dell’analisi geografica. Se tutto fosse
concentrato in un dato luogo non esisterebbe ne distribuzione ne differenze regionali, ma le distante non sono sempre oggettive, matematiche ed espresse in Km.
L’uomo percepisce lo spazio anche secondo il consumo di tempo: distanza costi di trasporto- distanza sociale - distanza psicologica. Questi sono tutti aspetti legati
all’efficienza delle comunicazioni e al grado di sviluppo culturale.
2. Accessibilità: Letteralmente facilità di arrivare in un luogo. Dipende dalla connessione con i diversi distieni di comunicazione ed è strettamente legata all’efficienza dei
collegamenti messi in atto per superarla. Dalle condizioni di accessibilità deriva la posizione più o meno favorevole di un punto rispetto ad altri punti all’interno di una
determinata regione e quindi il valore economico.
3. Localizzazione: Esprime il processo attraverso cui un fenomeno o un fatto viene a manifestarsi o situarsi in un determinato sito. Generalmente risponde alla legge
economica che mira a conseguire il massimo risultato con il minimo sforzo e discende dal confronto dei vantaggi e degli svantaggi rispetto a localizzazioni alternative.
4. Nodalità: deriva soprattutto dall’interazione di accessibilità e localizzazione. Nei punti punti più accessibili si localizza un maggior numero di uomini ed attività,
circostanza che conferisce agli insediamenti un’amica una maggiore rilevanza funzionale rispetto agli altri crespando una serie di agglomerazioni che costituiscono
punti di attrazione per un certo numero di centri circostanti.
5. Gerarchia: Dipende dalla presenza di località nodali d’importanza diversa che conferiscono allo spazio una struttura reticolare, caratterizzata cioè da cellule territoriali
legate fra loro da rapporti funzionali di complementarietà e subordinazione.
6. Scala: Dimensione dell’area. Assume particolare importanza perché passando gradualmente dall’orizzonte locale a quello regionale, nazionale, continentale e planetario
aumenta la possibilità di fare confronti, di comprendere i rapporti d’interdipendenza e di padroneggiare meglio lo spazio.

Geografia Marxista:
Geografia radicale e critica, non è sufficiente un’analisi numerica per descrivere i fenomeni sociali del dopo guerra. Si ricerca delle spiegazioni storico-politiche per lo
squilibrio dovuto alle articolazioni dei rapporti sociali e al modello di produzione capitalistica (plusvalore). I meccanismi di dipendenza sono uguali alle categorie spazio-
temporali. Impegni sul piano sociale si ha con l’analisi dei fenomeni come povertà, emarginazione, condizioni di vita urbana, conflitti sociali.

Geografia della Percezione:


Geografia umanistica con approccio spiritualistica-soggettiva sviluppata nell’ultimo trentennio. I geografi avvalendosi di tecniche proprie della psicologia e della sociologia,
piuttosto che uno spazio reale, concepiscono e studiano uno spazio vissuto, la cui immagine è riflessa in speciali Mappe Mentali.

Geografia/e Post-Moderna:
Gli sviluppa negli anni ‘80, si un rigetto sulla logica neopositivista e scetticismo verso i grandi postulati dell’era moderna:

• Mito progresso necessario e infinito.

• Progressivo dominio sulla natura.

• Oggettivismo.

• Ragionamento formale e ipotetico.

• Universalismo naturalistico.

Le crisi della modernità e del progresso sono ricollegabili a:

1. Guerre mondiali.

2. Crescente disagio dell’uomo in una società in cui si affermano processi produttivi alienanti.

3. Conseguenze delle sfruttamento sulla natura.

4. Emergenti nuovi soggetti politici portatori di istanze di rivendicazione che mal si conciliano con l’universalismo (colonizzazione, femminismo, minoranze).

5. Evoluzione della scienza che mette in discussione i cardini del razionalismo moderno.

Critiche posto moderne:


1. Idea di progresso: Mette in discussione la fiducia illuministica del progresso e soprattutto la capacità dell’uomo di assumere un ruolo guida.
2. Rapporto uomo-natura: Mette in discussione i presupposti teorici del dominio dell’uomo sulla natura, dunque l’oggettivismo e il meccanismo cartesiano.
3. Razionalismo: Pone il problema dei limiti e delle distorsioni del razionalismo moderno, dalla riduzione ad un ordine, dalla uniformità, insistendo sulle differenze e la
molteplicità.

Caratteri generali post-moderno


• Ecologismo: Reazione alle degenerazioni distrutti del dominio tecnologico sulla natura.
• Principio di differenza: se esiti del moderno sono l’omologazione delle esperienze, la comprensione unitaria della realtà, l’uguaglianza, il post, insiste sulla diversificazione
e sulla molteplicità facendone i baluardi contro la massificazione e l’omologazione.
Conseguenze= Mette in crisi cardini di pensiero politico moderno: identificazione nazionale, definizione territoriale dello Stato, la diversificazione culturale mette in
discussione la nostalgia romantica per la comunità organica, ai soggetti tipici della modernità caratterizzati da un forte potere di identificazione, contrappone modelli di
maggiore frammentazione e diversificazione (movimenti, gruppi, associazioni).

• Tolleranza: Contro la cultura uniformante il post-moderno prospetta un modello di società fondato sulla differenza e sul pluralismo.

I caratteri della società post-moderna (pluralismo, mobilità, trasformazione, comunicazione) contribuiscono alla formazione di un contesto pluriculturale e plurirazziale. La
prospettiva politica è quella di un mondo dall’equilibrio difficile e forse non cercato in cui l’uguaglianza non cancella la differenza, l’identità, l’alterità, in cui sia possibile
l’eterogeneità senza gerarchia, una società senza comunità e senza comunitarismo. Questi caratteri mettono in discussione i presupposti e gli obiettivi politici tanto di
destra quanto di sinistra e rendono il post-moderno al contempo post-liberale e post-marxista.

Geografia ambientale e sviluppo sostenibile:


Paradigma sistematico è uguale alla teoria generale dei sistemi. Si ha crisi ambientale e problema ecologico con rivalutazione delle relazioni verticali come condizioni
potenziali e complessità del mondo con concetti di limite, incertezza, prudenza. Oggi non si parla di sviluppo sostenibile ma di sviluppo rigenerativo.
Sviluppo rigenerativo:
Economia circolare: Paradigma economico che ha l’obiettivo di favorire un modello di sviluppo rigenerativo e di riconnettere l’uomo agli equilibri ecosistemi i, ricostruendo
quel tessuto ecologico che sostiene la vita sulla Terra e che l’uomo sta compromettendo. Le maglie di questo tessuto sono costituite dalla biodiversità caratterizzata da
connessioni micro e macro tra unità ecologiche e in cui ciò che è cruciale sono i contenuti degli scambi tra i vari attori del sistema (flussi di materia, energia e informazioni).

Ambientale e Territorio
Ambiente:
Per rispondere a Cos’è l’ambiente? Vengono individuati 2 comparti: Ambiente Biotico (esseri viventi);e Ambiente Abiotico (essere inerti).

Biosfera : Parte del pianeta con presenza di vita.

Antroposfera: La parte di biosfera costituita dalla collettività umana e dalle opere da esse prodotte.

Concetto di Ambiente: Sistema di relazioni funzionali dirette e indirette che interagiscono fra esseri umani, altri esseri viventi e mondo inorganico. Sistema non statico nel
quale le componenti sono in continua evoluzione in tempi di natura diverse.

[ Ambiente - Ecosistema - Habitat - Natura - Paesaggio - Territorio - Ambiente vissuto - Luogo = Spesso utilizzati come sinonimi ma in realtà forti differenze non solo
terminologica ma anche sostanziale].

Modello concettuale di Malcevschi:


Ha trovato un’interessante tentativo di sistemazione dei significati dell’ambiente. Nel modello le singole componenti dell’ambiente sono separate in insiemi fisicamente
distinguibili (aria, acqua, suolo ecc…). Queste unità, legate da opportune reti di relazioni, costituiscono l’ambiente complessivo. Si possono distinguere i differenti concetti
di ambiente sulla base di 3 variabili:

1. Gli elementi costitutivi del sistema ambientale.

2. L’esistenza o meno di un centro del sistema di relazioni, che funzioni come parametro costante rispetto a cui valutare le relazioni delle altre variabili.

3. L’esistenza o meno di filtri percettivi.

Secondo Malcevschi:

• Habitat: Esprime la posizione di una certa specie all’interno del contesto ambientale in cui essa vive; l’attenzione viene posta
sui fattori esterni descritti in termini tecnico-scientifici.
• Ecosistema: Indica l’insieme degli organismi viventi e dei fattori abiotici presenti in un dato ambiente e la rete di relazioni che
non presuppone un centro, ponendo tutti gli elementi sullo stesso livello.
• Territorio: Esprime un sistema ambientale governato da un dato soggetto e presuppone pertanto un centro del sistema di
relazioni. Questo centro è il soggetto che governa e può rappresentare l’intera società.
• Natura: Concetto relativo al modo in cui il mondo esterno all’uomo (animale, vegetale e minerale) viene percepito da un
soggetto culturale.
• Paesaggio: Indica il modo in cui un dato ambiente fisicamente riconoscibile (comprendente i segni dell’attività umana), viene
percepito da un dato soggetto culturale (soggettività collettiva).
• Ambiente vissuto: Vengono considerate le modalità con cui i singoli individui percepiscono l’ambiente esterno.

Convenzione Europea del Paesaggio:


Tenta di superare le ambiguità sulle 3 differenti visioni del paesaggio, proponendo un’integrazione a queste definendo il paesaggio nei termini di un sistema complesso di
relazioni. Le 3 visioni:

1. Naturalistica: Ha una concezione del paesaggio nei termini di un ecosistema complesso, in cui l’attenzione si concentra sulle relazioni tra le componenti.
2. Culturalista: Accoglie una serie di prospettive differenti, accomunate dal considerare il paesaggio nei termini di un paesaggio culturale, espressione di un rapporto tra
società e ambiente sedimentatosi nel tempo è rintracciabile attraverso l’archeologia.
3. Fenomenologica: Introduce l’elemento soggettivo all’interno della concezione del paesaggio che viene concepito come una rappresentazione soggettiva, carica dei
significati e dei valori che determinati attori assegnano al paesaggio stesso.

Territorio:
Il Territorio è differente da Spazio —> Raffestin: Spazio nel quale sono proiettati lavoro, energia, informazione; Dematteis: Territorio è un insieme di relazioni.

Il concetto di territorio chiama in gioco:

1. Componenti sociali ed economiche (residenti, imprenditori, associazioni, industrie, istituzioni…).

2. Aspetti ambientali (infrastrutture, monumenti, disposizione dei centri, delle vie di comunicazione, del parcellario agrario…).

3. Aspetti naturali (orografia, idrografia, clima, ecosistemi locali…).

4. Aspetti culturali (tradizioni locali, identità locale…).

È dunque una categoria di ricomposizione che non pone la salvaguardia degli ecosistemi in antitesi a quella della società e del suo sviluppo. È una componente naturale e
socioeconomica: inestricabili aspetti di una dinamica da considerare nella sua interezza e che solo in questa sua interezza può arrivare ed equilibri realmente sostenibili.

Sistemi e Territorio
Teoria dei sistemi

Sul fronte teorico i nuovi concetti hanno trovato linguaggi e norme metodologiche nella teoria dei sistemi.
Approccio sistematico: idea dell’ insieme, del tutto in cui i fenomeni sono in reciproca interazione = complessità.

Sistema: Insieme di elementi legati fra loro tramite un insieme di relazioni che gli conferiscono una certa coerenza, composta da:

1. Insieme di elementi.

2. Insieme di relazioni fra gli elementi.

3. Insieme di relazione fra elementi e ambiente (rappresentato da altri sistemi rispetto ai quali un sistema è più o meno aperto e/o più o meno chiuso).

Spazi naturali e sistemi territoriali:

Dagli spazi naturali ai sistemi territoriali, la terra costituisce un geosistema formato da un complesso di ecosistemi specifici in relazione fra loro. Gli anelli di congiunzione di
questo complesso sistema sono gli essere umani e le relazioni che intercorrono fra l’uomo e l’ambiente intrecciandosi sono di due tipi:

1. Verticali: Connettono i gruppi umani con le caratteristiche proprie dei diversi luoghi determinandone forma di insediamenti e di economie —> Umanizzazione.
2. Orizzontali: Hanno come funzione principale la comunicazione e lo scambio e dunque si svolgono tra i diversi soggetti economici e i diversi luoghi —> Spazializzazione.
Ecosistema
Per ecosistema si intende l’abbreviazione di sistema ecologico che indica l’insieme dei legami funzionali che si instaurano tra gli elementi naturali, sia inerti che viventi, di
una determinata area. Terra come Geosistema.

Elementi Ecosistema
• Elementi inerti: Elementi abiotici (roccia, suolo).
• Elementi viventi: Elementi biotici (vegetali, animali).
• Biocenosi: Insieme di organismi collegati nello stesso spazio.
• Biotopo: Spazio che occupano.

Ecosistema:
Un ecosistema si può identificare come una porzione di superficie terrestre in cui gli elementi costitutivi, sia biotici che abiotici, sono caratterizzati da un equilibrio dinamico,
cioè si evolvono in modo graduale è proporzionale. In un ecosistema ogni specie occupa un proprio spazio (nicchia ecologica).

Caratteristiche Ecosistema:
• Struttura: Componenti e fattori.
• Funzionamento: Processi ecologici.
• Vicenda Temporale: Successione ecologica.

Sistemi:
Tutte le forme di vita sono legate tra loro. Solo i sistemi aperti e dinamici in cui gli elementi che li compongono evolvono in modo complesso, dato che la modificazione
dell’uno influisce sul comportamento dell’altro così che vengono a crearsi nuovi equilibri, i singoli elementi sono interdipendenti. I diversi ecosistemi sono fortemente
interconnessi fra loro.

Terra: Geosistema regolato dall’energia solare e caratterizzato dalla catena alimentare.

Fattori limitanti e retroazione negative ecosistema:


Fattori limitanti:
1. Naturali: Caldo, freddo.

2. Umani: Inquinamento.

3. Normali: Si manifestano in modo graduale.

4. Eccezionali: Si manifestano improvvisamente.

Fattori normali: l’ecosistema si evolve gradualmente verso altre forme di equilibrio.

Fattori eccezionali: Turbamento traumatico, conseguenze disastrose spesso irreversibili.

L’evoluzione degli elementi di un ecosistema avviene in modo complesso:


Retroazione (Feedback) = Reazione a catena i cui effetti ritornano al punto di partenza secondo il seguente schema: Un elemento imprime un impulso a un altro che a sua
volta lo trasmette ad un terzo è così via, fin quando, compiuto un percorso circolare, ritorna all’elemento di partenza modificandolo o influenzandolo.

Retroazione negativa: Alla fine del percorso circolare può aversi una retroazione negativa, soprattutto per interferenza dell’uomo che introduce fattori estranei in un
ambiente per migliorarne l’efficienza (es: irrigazione - composizione chimica - salinizzazione oppure concimi - inquinamento falde freatiche).

Territorio:
Si tratta di relazioni indissociabili e ogni località viene definita dalla loro relazione. Lo Spazio organizzato dall’uomo viene definito territorio (porzione di superficie terrestre
che e al contempo suolo e società). Lo spazio sociale è strutturato in funzione di 3 elementi:

1. Attore: Comunità umana.


2. Finalità: Scopo che la comunità umana si prefigge nello sfruttare le risorse.
3. Azione sociale: Modalità che la comunità mette in atto per perseguire lo scopo e che varia a seconda della comunità e di elementi culturali e politici.

Processi di intervento sullo spazio:


1. Popolamento: Processo essenziale.
2. Appropriazione del suolo
3. Gestione: Assicura il funzionamento politico-amministrativo attraverso la divisone dello spazio.
4. Sfruttamento ed utilizzazione del suolo: Con la finalità di soddisfare i bisogni essenziali.
5. Creazione di reti di relazione

Diverse interpretazioni del territorio:


Fini anni ‘60: La geografia neopositivistica lo vede come un complesso di relazioni fra elementi.

Anni ‘70: Approccio economico, sistema territoriale.

Anni ‘80: Diventa un sistema territoriale complesso da studiare con un approccio olistico.

Territorializzazione:

È sia un fenomeno di appropriazione statale che una produzione ideologica, si ha una proiezione di un potere sullo spazio. Ad un cambiamento politico/culturale
corrisponde un territorio diverso (Turco 1989). Negli anni ‘90 c’è un’interesse dell’ONU sui processi di territorializzazione con particolare attenzione agli aspetti umani e
ambientali. Si inizia a parlare di Sviluppo Sostenibile.

Lo spazio Geoeconomico

Organizzazione del Territorio:


La geografia non si occupa di singoli oggetti presi isolatamente, ma delle relazioni che legano tra di loro tali oggetti sulla superficie della Terra.

Spazio geografico: Insieme delle relazioni che legano tra loro oggetti e soggetti localizzati sulla superficie terrestre.

Spazio geo-economico: Spazio geografico in cui isoliamo le relazioni economiche.

Nelle diverse scale è l’oggetto principale della geografia economica. Viene analizzata e studiata considerando 3 ordini di fattori:

1. Le differenti condizioni naturali dei vari luoghi.

2. Le condizioni ereditarie dal passato (materiali, sociali, culturali, economiche).

3. L’organizzazione attuale.

Relazioni:
Relazioni orizzontali (Interazioni spaziali - Spazializzazione): Quelle che è lo scambio e dunque si svolgono tra i diversi i soggetti economici e fra i diversi luoghi.
Relazioni verticali (Relazioni ecologiche - Umanizzazione): Quelle che connettono i gruppi umani con le caratteristiche dei luoghi determinandone forme di insediamento ed
economica.
Territorio: Insieme formato dalle relazioni verticali, orizzontali e dai soggetti e gli oggetti che tali relazioni legano tra loro e al suolo. Le relazioni orizzontali e verticali sono
relazioni indissociabili e ogni località viene definita dalle loro interrelazioni —> Spazio organizzato dall’uomo.
Organizzazione territoriale: Ordina complessivo che tali relazioni assumono in un territorio.

Valore economico del territorio


Nelle società pre-mercantili e pre-industriali, il valore del territorio dipendeva dalla sua attitudine a soddisfare consumi locali.

Nella società capitalistica il territorio assume una valore di scambio, un tempo legato principalmente alla minore o maggiore fertilità del suolo, in seguito alla posizione.

In questo tipo di economia è fondamentale organizzare il territorio in modo da ottenere dal capitale terra la maggior resa economica possibile.

Costi dell’impresa:
Nella gestione economica di un impresa bisogna distinguere costi fissi e costi variabili.

1. Costi fissi: Spese per l’allestimento e la gestione delle strutture e per l’organizzazione generale (ricerca, marketing, pubblicità…).
2. Costi variabili: Spese destinate alla produzione dei manufatti.

Economie di scala:
Il termine fu coniato dall’economista Alfred Marshall nel 1890, si ha dei vantaggi connessi alla produzione di massa. Per ottimizzare i costi fissi ed abbassare i costi di
produzione le imprese aumentano la scala, cioè la dimensione della produzione globale. Il costo medio di un oggetto diminuisce man mano che cresce l’entità della
produzione perché i costi fissi si distribuiscono su un numero più ampio di prodotti.

Le economie di scala si possono ottenere attraverso 3 forme di concentrazione industriale:


1. Concentrazione tecnica verticale (integrazione): Un’impresa concentra nello stesso stabilimento o in stabilimenti diversi le diverse fasi produttive che concorrono alla
fabbricazione del prodotto finito (es. petrolio).
2. Concentrazione tecnica orizzontale: Un’impresa acquisisce sotto la stessa direzione diversi stabilimenti tecnicamente omogenei (che fabbricano lo stesso prodotto).
3. Concentrazione economica: Alcune imprese che operano nello stesso settore o in settori analoghi creano unioni commerciali e finanziarie più o meno complesse che
mirano, più che ad aumentare la produzione, ad accrescere i profitti con accordi relativi alla politica dei pezzi.

le diverse forme di concentrazione hanno condotto alla costituzione di imprese gigantesche, le multinazionali.

Economie Esterne:
Riduzione dei costi quando un’impresa si localizza in un’area già industrializzata dove si è venuto a creare un complesso di condizioni che facilitano le relazioni industriali
(informazioni, servizi, trasporti, energie). Si ha la possibili di ripartire i costi fissi e vantaggi dalla riduzione delle scorte. Anche le imprese riunite possono avere i vantaggi
delle economie di scala delle grandi imprese.

Vantaggi economiche esterne:


• Riduzione delle scorte.

• Risparmi sugli acquisti.

• Risparmi sui trasporti.

• Controlli sulla qualità della merce.

• Atteggiamento delle banche comporta un accesso al credito.

• Miglioramento dell’efficienza complessiva della produzione.

• Immagine positiva dei prodotti di un’area.

Economie da Agglomerazione:
Insieme delle economie che derivano alle imprese dalla loro concentrazione spaziale. I vantaggi sono:

• Divisone del lavoro tra le diverse unità produttive o anche decentramento produttivo.

• Possibilità di utilizzare congiuntamente un unico sistema di infrastrutture e servizi.

• Particolare atmosfera industriale presente in un’area (fitto interscambio personale e di informazioni, rapida diffusione della conoscenza, rivalità che stimola processi
innovativi, diffusione cultura industriale, formazione professionale forza lavoro).

• Reputazione prodotti provenienti da un’area.

l’economia Camagni classica le economie da agglomerazione in:

1. Economie interne all’impresa: Economie di scala di tipo produttivo, distributivo e finanziario.


2. Economie di localizzazione: (esterne all’impresa ma interne all’industria), vantaggi derivanti dalla localizzazione concentrata di imprese appartenenti alla stessa industri o
settore produttivo.
3. Economie di urbanizzazione: (esterne all’impresa e all’industria), vantaggi tipici di un ambiente urbano.

• Economie da Urbanizzazione:

Se l’agglomerazione industriale si sviluppa entro un’area urbana di medie o grandi dimensioni. Le imprese insediate ricevono vantaggi aggiuntivi. Le grandi aree urbane
offrono opportunità di successo alle industrie che ricevono vantaggi aggiuntivi. Le grandi aree urbane offrono opportunità di successo alle industrie: Economie da
Urbanizzazione.
1. Più vasto mercato di sbocco per i prodotti.

2. Nascita di ogni genere di attività produttive.

3. Vasta gamma di servizi collettivi ed infrastrutture di livello superiore.

4. Manodopera specializzata e generica e mercato del lavoro maggiormente differenziato.

5. Ampia gamma di servizi per la produzione e di attività collaterali (ricerca, finanziamento).

Diseconomie da Urbanizzaizone:
La produttività delle industrie aumenta con il crescere della dimensione urbana (economie esterne) ma con un incremento non proporzionale e con tasso decrescente.
Superata una certa soglia l’efficienza del sistema industriale si riduce. Gli svantaggi di un’eccessiva concentrazione comporta:

1. Concorrenza eccessiva.

2. Forte sindacalizzazione manodopera.

3. Scarsa disponibilità spazi edificabili.

4. Consente trasporti.

5. Peggioramento qualità dei servizi.

Molte imprese lasciano gli ambiti urbani e si localizzano nei sobborghi dove possono usufruire delle economie di agglomerazione o in località rurali. Gli impianti vengono
decentrati ma le funzioni direzionali di ricerca, di progettazione, finanziamento e mercato restano di pertinenza urbana. Su scala mondiale si ha un decentramento delle
aree industrializzate del mondo occidentale verso aree sottosviluppate o sovrappopolate dell’emisfero meridionale. Si ha una nuova divisione internazionale del lavoro.

Regioni Geografiche:
Il termini quanto sintesi delle relazioni che si instaurano tra l’uomo e l’ambiente, si presenta strutturato in una pluralità di Regioni. In linea generale la superficie terrestre può
suddividersi in aree caratterizzate da propri particolari caratteri e da proprie unità territoriali.

Regionalizzazione: Divisione della superficie terrestre in regioni.

In sintesi una regione geografica è una porzione di superficie terrestre che presenta 3 requisiti:

1. È costituita da un insieme di luoghi contigui.

2. Tali luoghi hanno tutti qualche caratteristica comune.

3. Si differenziano in base a tali caratteristiche rispetto ai luoghi circostanti.

Interpretazione e Evoluzione del concetto di regione:


1. Determinismo: Solo regioni naturali individuate da aspetti fisici (Regioni fisiche).
2. Possibilismo: Regioni individuate da aspetti fisionomici (paesaggio), divario tra regioni naturali e regioni storiche. C’è un approccio idiografico e non un’interesse per i
fattori economici.
3. Anni ‘30: Nuovi studi su regionalizzazione e territorializzazione, spazio polarizzato da un centro che forma una regione (regione differente da paesaggio).

Evoluzione concetto di regione:


Regione Naturale: Spazio reso omogeneo dalla presenza di determinati elementi fisici (determinismo ambientale), le isole sono delle regioni naturali perfette.
Regione Umanizzata: Territorio plasmato da un particolare genere di vita, cioè da un insieme di abitudini e tradizioni consolidatesi nel tempo, che portano ogni gruppo
umano ad utilizzare certe risorse locali piuttosto che altre e che si esprimono in un paesaggio tipico (es. agricolo, pastorale; possibilismo).

Regione Funzionale: Regione polarizzata, gravitazionale, nodale e organica. Area dominata da un centro di polarizzazione molto forte. Territorio organizzato da una
metropoli che per il forte apparato industriale e la complessità dei servizi, possiede una grande forza di attrazione. Regione monocentrica/policentrica (funzionalismo).

Regione sistemica: Insieme di elementi fisici e umani interconnessi e in continuo movimento nel tempo. Sistema territoriale aperto che attraversa fasi di cambiamento
continuo e discontinuo, si richiama il concetto di ecosistema naturale.

• Relazioni endogene: Relazioni tra gli elementi che la compongono.


• Relazioni esogene: Relazioni che intrattiene con altre regioni.

Gerarchie Territoriali:
1. Livello Microregionale: Divisioni di uno o pochi comuni.
2. Livello Mesoregionale: Dimensioni comprensoriali provinciali o regionali.
3. Livello Macroregionale: Interi paesi o aggregati di regioni anche transfrontaliere sino ad arrivare alle Megaregioni continentali o intercontinentali.

Tipi di Regioni:
1. Regione Politico-Amministrativa: Confini istituzionionali riconosciuti (Comuni, Regioni…)
2. Regione Politica: Di solito corrisponde allo Stato, ma può comprendere livelli inferiori (Stato federale) o superiori (UE).
3. Regione Naturale: Identifica dalle caratteristiche fisiche e con prevalenza relazioni verticali (es. Pianura Padana). Oggi questo concetto è stato sostituito con quello di—>
4. Ecoregione: Spazio di interazione tra l’ecosistema naturale e le comunità umane.
5. Regione Storica: Caratterizzata da fatti fisici e naturali cui si sovrappongono peculiarità culturali e storiche.
6. Regione Culturale: Regione omogenea sotto il punto di vista etnico-culturale (es. Provenenza, Kurdistan). Spesso coincide con la regione storica.
7. Regioni Economiche: Oltre alle relazioni verticali si tengono presenti le relazioni orizzontali, si distinguono:
Regioni Formali: Omogenee e uniformi in cui ciò che le identifica e le differenzia è l’omogeneità interna di uno o più attributi (Regioni industriali, regioni urbane…)
Regioni Funzionali: Individuate in base a relazioni orizzontali, vengono identificate per il fatto che sono tra loro connessi da relazioni spaziali (Hinterland di un porto).
8. Regione Complessa: Formata da una regione formale che si colleghi ad una regione funzionale o viceversa (es. conurbazione Nord-Atlantica: Regione formale,
industriale e regione funzionale.
2. Regione Programma: Particolare tipo di regione complessa che corrisponde all’ambito territoriale entro cui si svolgono interventi programmati (es. ambito territoriale di
un piano di sviluppo, all’inizio spesso non esistono caratteri unitari comuni, ma progetti per realizzarli).
Regioni Gerarchiche:
Tra i diversi centri c’è una gerarchia legata al numero e alla qualità di servizi che ciascun centro offre; saranno di livello più alto i centri più forniti in
quantità e qualità, che quindi attirano maggiori flussi di persone di livello inferiore agli altri. La struttura delle regioni gerarchiche è stata descritto
dal geografo tedesco Walter Crhistaller con il modello delle località centrali. Con questo nome si intendono i centri di offerta di servizi che servono
ciascuno un’area circostante, la cui ampiezza dipende dal numero e dalla rarità dei servizi offerti del centro. La gerarchia delle località centrali
genera perciò una gerarchia di regioni funzionali corrispondenti a aree di gravitazione di diversa ampiezza (inscatolate le une dentro le altre).

Regioni Polarizzate:
Nello spazio geografico, che non è omogeneo ma differenziato dalla natura, dalla storia e dall’attrazione esercitata dalle aree urbane, si creano spesso squilibri dovuti a
processi di agglomerazione, che danno origine a strutture regionali polarizzate. Nei paesi di vecchia industrializzazione si è andata così formando una struttura regionale
policentrica interconnessa nella quale la popolazione e le diverse attività si distribuiscono in vari centri minori, connessi tra loro e con i centri principali. Tali strutture
reticolari policentriche sembrano oggi le più adatte a favorire lo sviluppo delle aree forti.

Dimensione Locale:
I concetti fondamentali sono:

1. Sussidiarieta.
2. Governance territoriale.
3. Transcalarità.
4. Patrimonio territoriale: Territorio depositato di un sistema di un insieme di ricchezza creatasi nel tempo.
5. Capitale territoriale: Insieme delle ricchezze immobili locali.

Sviluppo Locale:
Per patrimonio territoriale e capitale territoriale si intende le risorse di cui il territorio è dotato. Insieme localizzato di beni comuni che producono vantaggi competitivi e
collettivi:

• Immobili: Incorporato nei luoghi.


• Specifici: Non reperibili altrove.
• Patrimoniali: Accumulati nel lungo periodo.

Valori e Risorse Territoriale:


1. Condizioni e risorse dell’ambiente e posizione geografica.

2. Patrimonio storico-culturale sia materiale (monumenti, paesaggi) che immateriale (lingue, tradizioni).

3. Capitale fisso, cioè infrastrutture e impianti nel loro insieme.

4. Capitale umano locale, cioè capitale cognitivo, capitale sociale, capitale culturale, capitale istituzionale.

Locale-Globale:
L’economia mondiale si organizza come un’economia di arcipelago che connette orizzontalmente zone di attività legate da flussi e relazioni funzionali. In questa prospettiva
lo sviluppo è sempre più legato ad una dialettica spaziale locale-globale: imprese, attori economici e sistemi locali si trovano inseriti al contempo in relazioni locali di
prossimità (mercato locale del lavoro, cultura locale) e in relazioni sovralocali che riguardano aspetti differenti (fornitori e clienti, mercati di sbocco, tecnologie).

L’importanza crescente delle relazioni sovralocali non hanno annullato l’importanza di quelle locali e del radicamento territoriale.

Il Territorio come attore socio-economico continua a rappresentare la base del vantaggio competitivo.
Uno degli effetti della globalizzazione è mettere in competizione tra loro i territori in quanto sedi di risorse potenziali che possono essere valorizzate applicando i
finanziamenti e le conoscenze che circolano nelle reti globali; si ha reti globali e reti locali in relazioni e combinazione risorse immobili locali e mobili globali.

Milieu territoriale locale:


Patrimonio comune cui attinge le reti locale dei soggetti in quanto attore collettivo dello sviluppo locale. Per Sistema Territoriale Locale si intende la combinazione di
relazioni orizzontali (collegamenti in rete di soggetti) e verticali (rapporti fra milieu e rete) es. distretti industriali, distretti turistici. Contrariamente a quanto molti credono i
rapporti tra reti globali e sistemi locali non è sempre dominanza-dipendenza che cancella specificità e identità locali. Se i soggetti si collegano in rete fra loro e fanno valere
le risorse dei milieu territoriali creando sistemi territoriali locali, si attivano risposte autonome agli stimoli globali. Le reti globali hanno bisogno dei sistemi locali in quanto
serbatoi potenziali di esternalità.

Le reti globali hanno bisogno dei sistemi locali. I milieu locali sono i serbatoi potenziali delle esternali, di cui esse necessitano per essere competitive sul mercato mondiale..
I soggetti locali possono svolgere una funzione di intermediazione attiva tra le condizioni del milieu è data da un pare fare sostenuta da adeguate infrastrutture fisiche e
organizzative.

Il Sistema-Mondo
Nuovo equilibrio economico:
La storia economica dell’ultimo secolo può essere lette come il divenire di una geografia di crescenti interrelazioni fra differenti sostieni economici. Comparsa di un nuovo
equilibrio economico mondiale in seguito a:

• Mascotti grandi organizzazioni mondiali di Bretton Woods.


• Diffusione imprese multinazionali.

• Crescente mobilità capitale finanziario.

• Diffusione modello capitalistico concorrenziale.

Globalizzazione dell’economia:
Concetto già usato negli anni ‘70, idea priva di una definizione condivisa. In prima approssimazione è definibile come ampliamento, intensificazione e accelerazione delle
relazioni, interconnessioni e interdipendenza fra differenti aree del pianeta. Interrelazione che si riferisce a tutti gli ambiti delle attività a e, dagli aspetti culturali a quelli
economici, dalla moda alla politica, dai fenomeni terroristici a quelli finanziaria.tutto il ‘900 è caratterizzato da crescente integrazione tramite flussi finanziari, commerciali e
tecnologico. La peculiarità della globalizzazione è la distinzione fra aspetti qualitativi e quantitativi, con quest’ultimi si ha una progressiva estensione geografica e
intensificazione dei flussi economici: Internazionalizzazione. La globalizzazione affioca da a tali trasformazioni quantitative altri aspetti di natura qualitativa, in particolare
l’integrazione funzionale distribuita a livello internazionale e l’emergere di nuovi attori politici e regolamenti di portata planetaria.

Schema concettuale (Amin e Thrift):


1. Crescente centralità reti finanziarie.

2. Crescente importanza economica della conoscenza.

3. Internalizzazione tecnologica.

4. Diffusione oligopoli transnazionali.

5. Diplomazia economica transnazionale e orientamento globale strategie economiche nazionali.

Altre definizioni:
Pierre Veltz: Riconduce il fenomeno a un sensibile aumento delle interdipendenze territoriali (globalizzazione geografica).
Deaglio: L’economia mondiale si organizza come un’economia d’arcipelago che connette orizzontalmente tra loro zone di attività legate da flussi e relazioni funzionali.

In questa prospettiva lo sviluppo è legato ad una dialettica spaziale locale-globale. La globalizzazione non annulla la distanza: La distanza fisica continua a rappresentare
qualcosa do reale nella nostra quotidianità.

Forme e Squilibri Globalizzazione:


La globalizzazione del XXI sec si caratterizza per la varietà e l’interdipendenza reciproca delle sue manifestazioni:

• Globalizzazione tecnologico-economica: Riguarda tutte le fasi del circuito economico (fattori produttivi, produzione, distribuzione, consumo).
• Globalizzazione capitali finanziari: Operatori sparsi in tutto il mondo collegati per via telematica alle aziende mondiali (rischi speculazione).
• Globalizzazione imprese: Imprese multinazionali, reti globali d’impresa.
• Globalizzazione commerciale: WTO, libera circolazione merci e investimenti diretti (coesistenza globalizzazione è regionalizzazione).

• Globalizzazione tecnologie trasporti e telecomunicazioni.


• Globalizzazione sapere scientifico-tecnologico.
• Globalizzazione culturale: Fenomeni di omologazione, perdita biodiversità culturale, scomparsa modi di vita e produzioni locali.
• Globalizzazione geopolitica e geostrategica: Crescente interdipendenza delle decisioni e degli avvenimenti politici.

Problemi connessi alla mancanza di globalizzazione in altri settori:

• Globalizzazione istituzioni: UN e altri capacità limitate.


• Globalizzazione mercato del lavoro: Diversa tutela.
• Globalizzazione problematiche ambientali e sostenibilità:

Il concetto di sistema mondo:


Divisione internazionale del lavoro: Distribuzione delle attività economiche e produttive nello spazio mondiale. Alcuni settori industriali o fasi del ciclo produttivo si
concentrano in determinate regioni geografiche, l’export dei paesi più poveri comprendeva sopratutto materie prime e semilavorati mentre quelli più ricchi si riferivano a
prodotti industriali con elevato contenuto tecnologico. Il sistema-mondo (un unico sistema, in cui il trasferimento di surplus non presuppone unitarietà politica, ma
meccanismi di mercato) si articola in Centro, Semiperiferia, Periferia (Wallerstein).

Divisione Internazionale del lavoro:


Frammentazione dei processi produttivi a scala mondiale. Decentramento territoriale di attività industriali (generalmente a opera di grandi imprese multinazionali), trasferite
dai paesi del Nord a quelli del Sud. Le motivazioni sono:

1. Disponibilità di un bacino di lavoratori industriali di livello globale (sud-est asiatico in particolare).

2. Possibilità di frammentare i processi produttivi, conseguenza della divisione tecnica in compiti sempre più specifici a partire dal fordismo.

3. Presenza di una rete di trasporto e comunicazione efficiente.

Attori di tale sistema mondo:


Organismi di Bretton Woods:

• Fondo Monetario Internazionale (FMI) / International Monetary Foundation (IMF).


• Banca per la ricostruzione e sviluppo, banca mondiale (World Back, WB).
• International Trade Organization (World Trade Organization, WTO).
Attori privati con un rilevante grado di potere: Grandi imprese multinazionali, Agenzie di rating.
Fondo Monetario Internazionale - FMI (International Monetary Found-IMF):
Conferenza di Bretton Woods 1994. Originariamente creato per regolare i fenomeni di natura monetaria, col tempo il finanziamento di debito pubblico dei paesi del Sud e
Piani di aggiustamento strutturale (linee di intervento per lo sviluppo economico cui devono sottostare i paesi per avere accesso ai finanziamenti del FMI e BM).

Banca Mondiale - BM (World Banck-WB):


Conferenza di Bretton Woods 1994. Originariamente Banca per la Ricostruzione e lo sviluppo, risanamento economie Stati coinvolti nella 2°Guerra Mondiale. Negli anni ‘70
ci sono stati progetti di sviluppo dapprima con finanziamento di grandi opere, recentemente per la lotta alla povertà.

Organizzazione Mondiale per il Commercio - OMC (World Trade Organizzation-WTO):


Conferenza Bretton Woods 1994, organizzazione internazionale per il commercio (ITO). Nel 1948 si hanno accordi commerciali volontari del GATT (General Agreement on
Tarriffs and Trade). Nel 1995 si ha WTO, organismi sovranazionali preposto alla regolazione del commercio globale.

WTO p- Funzioni e Potere:


Risoluzione delle controversie internazionali, potere sanzionario. Regolazione degli scambi di beni industriali, prodotti agricoli e servizi con difesa della proprietà
intellettuale. C’è una riduzione delle barriere al commercio mondiale con liberalizzazione di scambi. Proibizione di restrizione all’importazione, introduzione dazi e
discriminazione di determinati prodotti o paesi.
Agenzie di Rating:

Per Rating si intende il giudizio di solidità è rischiosità dei titoli azionari delle imprese e delle obbligazioni di interi paesi. Il giudizio è espesso con lettere (AAA, CCC) con
distinzione di titoli solidi, rischiosi e speculativi. Due agenzie dominano il panorama dal Rating: Moody’s e Standard and Poor’s, cui si aggiunge Fitch. Potere economico
straordinario anche perché agenzie private. C’è una pesante influenza sulla dinamiche dei mercati finanziari.

Critiche al Sistema:
1. Squilibri globalizzazione: Persistenza estrema povertà denota un cattivo funzionamento del sistema.
2. Pericoli liberismo: Aumento povertà a causa dei piani dì aggiustamento subordinati all’adozione di un modello statunitense ( Washington consensus).
3. Viscosità processi decisionali organizzazioni internazionali: In realtà decidono solo alcuni (G8).
4. Erosione cittadinanza e diritto alla città: Stati nazionali non più potere economico, dunque cittadini no diritti.
5. Mancanza controllo su operato attori economici.
6. Prevalenza regioni economiche su ambiente, pace, diritti civili.

L’economia dello Spazio


Equilibrio economico Ricardiano:
Nei primi dell’800 c’è un’affermazione dell’economia ricardiana basata sulla astrazione come condizione fondamentale per assegnare all’economia uno statuto scientifico.

Il Modello Ricardiano si basa su un’economia di mercato organizzata in termini di equilibrio ideale. Le leggi formulate dall’economia politica sono quelle proprie di un
sistema economico non dimensionato e la variabile spazio viene considerata in termini astratti e privati dei suoi contenuti umanistici.

Equilibrio economico Ricardiano:


Il mondo di Ricardo è: Un mondo prevalentemente agricolo, il proprietario terriero è beneficiario di uno sviluppo economico che si realizza in un regime di Concorrenza
Perfetta e mediante la combinazione ottimale dei 3 fattori di produzione. Il raggiungimento di tali obiettivi è reso possibile dalla razionalità dei comportamenti individuali che
dipende dalla perfetta conoscenza del mercato e del suo funzionamento da parte di produttori e acquirenti ed è in grado di produrre aggiustamenti necessari alla crescita
equilibrata dell’intero sistema. Perché si conservi questo equilibrio è necessario che le risorse siano mobili da un luogo all’altro. Non è la posizione a determinare l’utilizzo
agricolo di un terreno ma unicamente le differenze di fertilità (dunque si trascurano i costi di trasporto). L’entità della rendita (guadagno netto che il coltivatore ricava dalla
produzione su una data sezione di suolo in un dato periodo) dipenderà dal grado di sviluppo economico di una Nazione e dal popolamento.

Prime fasi di sviluppo: Scarsa popolazione, messa a colture solo dei terreni più fertili, rendita che i coltivatori pagano ai proprietari bassa in relazione al reddito nazionale.

Espansione dell’economia e aumento della popolazione: Messa a coltura anche dei terribili meno fertili, maggiori costi di produzione, aumento prezzo dei prodotti agricoli,
accrescimento rendita percepita dai proprietari. Al contempo i più alti costi dei prodotti agricoli costringeranno gli imprenditori ad aumentare i salari con conseguente
riduzione dei profitti e dunque minore disponibilità di capitali.

Proseguendo il processo di sviluppo, l’accumulazione di capitale tenderà a ridurmi progressivamente finché il sistema perverrà ad una fase di sviluppo instabile
caratterizzata dall’arresto della crescita.

Lo schema Ricardiano della rendita differenziale rappresenta un punto di riferimento teorico importante, tuttavia segna anche il passaggio ad uno stadio dell’economia
politica caratterizzato dalla mancata considerazione della dimensione spaziale dei fenomeni. Da Ricardo è per tutto l’800, la dottrina economica ortodossa nega ogni
riferimento geografico ed esalta astrazione e semplificazione.

Modello di Von Thenen (1783-1850):


Il punto di avvio della separazione tra teoria economica pura e teoria spaziale pura risale all’economista tedesco Johann H.Von Thenen. Riconosciuto fondatore
dell’economia dello spazio(solo nel XX sec. verrà riconosciuta la portata della sua metodologia, della logica e del linguaggio introdotti).

Per Thenen l’elemento di differenziazione è la distanza delle terre dal mercato, che determina l’ammontare dei costi di trasporto. Il concetto chiave è la rendita di posizione.

È un modello deduttivo si fonda su alcuni postulati aventi la funzione di semplificare la realtà, in modo da isolare il fattore distanza (costo di trasporto) come unica variabile
esplicativa. I postulati riguardano innanzitutto le caratteristiche del territorio:

• Pianura uniforme (Stato isolato), isolata dal contesto esterno con al centro una città, unico mercato di sbocco dei prodotti agricoli.

• Si assume che lo spazio sia isotropico (Stesse caratteristiche in tutte le sue parti).

• Si ipotizza la esistenza di un unico mezzo di trasporto, che presenta un costo per unità di prodotto uguale in tutte le parti del territorio e in tutte le direzioni.

Vengono poi introdotti postulati relativi al mercato:


• Si assume che la produzione agricola sia l’unica attività economica svolta nella pianura.

• Si suppone di operare in un regione di concorrenza perfetta.

• Si assume che i produttori agricoli possiedano una conoscenza perfetta dei mercati e che agiscono in maniera razionale.

La rendita (differenza tra ricavi e costi) è dunque definita —> R = Q (p-c) - Qtd

• Q: Quantità di un determinato bene prodotto è venduto. È una costante in quanto lo spazio è isotropico (stesse caratteristiche in termini di fertilità).

• p: Prezzo unitario di vendita. È una costante visto l’assunto della concorrenza perfetta.

• c: Costo unitario di produzione. È una costante stante l’isotropia del territorio.

• t: Costo di trasporto per unità di prodotto per unità di distanza. È una costante in quanto esiste un unico mezzo di trasporto con costi uguali in tutte le direzioni.

• d: Distanza del luogo di produzione dal mercato di sbocco.

Se l’unica variabile è data dalla distanza d del Lugo di produzione dal mercato, la rendita può essere espressa come funzione lineare con andamento decrescente y=a-bx.

• L’intercetta è data dalla costante Q (p-c).

• Il coefficiente angola b è dato dalla costante Qt.

• x e y sono rispettivamente la variabile indipendente d e la variabile dipendente R.

Partendo da tale semplice relazione sarà facile determinare la distanza alla quale la rendita sarà uguale a 0 e quindi più
conveniente produrre il prodotto.

Ponendo R=0 e risolvendo per d si otterrà d=(p-c)/t che rappresenta la distanza in questione. Ad una distanza d=0 la
rendita sarà invece massima, pari a Q(p-c).

Generalizzando al caso di più prodotti si avranno diverse rette con differenti inclinazioni in base ai diversi valori dei costi di
trasporto per unità di prodotto per unità di distanza ad essi associati, che varieranno in relazione a peso, volume, deperibilità
ecc… Poiché il costo di trasporto. Per unità di prodotto per unità di distanza t è un fattore del coefficiente angolare, ai prodotti
caratterizzati da un maggiore parametro corrisponderà una retta con maggiore inclinazione e viceversa.

Tali concetti sono alla base della formalizzazione sistematica delle modalità di organizzazione dello spazio agricolo. Von Thunen,
con il suo modello di localizzazione, inventa un concetto di luogo economico che si sostituisce nel modello a quello di luogo
geografico e dunque secondo la geografia di allora al luogo naturale dettato dalle condizioni naturali.

Von Thunen postula un prezzo unico sul mercato centrale per ogni prodotto, di conseguenza si stabilisce un prezzo locale. Egli pone le basi per la definizione di un
paesaggio economico; [La campagna diventa economicamente intelligibile, certo nella forma più semplificata del cerchio concentrico].

Punti essenziali elaborazione di Von Thunen:


Astraendo dal concetto di spazio geografico ogni altra dimensione e trattenendo solo l’elemento distanza, ne definisce un tipo nuovo, lo spazio economico, generato solo
da relazioni di tipo economico, in cui altri fattori (naturali o umani) sono considerati accidentali rispetto al funzionamento del sistema.

Non si pone l’obiettivo di giungere ad una rappresentazione complessiva ed esauriente della realtà, ma di offrire una struttura logica nell’ambito della quale si pongono delle
ipotesi restrittive e si astrae al fine di meglio comprendere l’influenza di un solo fattore, la distanza.

Teoria classica della localizzazione industriale:

Alfred Weber (1868-1958), teoria pura della localizzazione industriale. L’obiettivo è quello di giungere ad una spiegazione rigorosa della
localizzazione della manifattura. Il ragionamento di Weber costituisce la proiezione dell’economia pura in ambito spaziale,
indipendentemente dal sistema economico considerato.

Problema: Individuare il punto situato in uno spazio isotropico in corrispondenza del quale l’impresa deve localizzarsi per minimizzare i costi
di trasporto totali. Assumiamo 2 materie prime ubicate nelle località F1 e F2 le quali, una volta trasformate dovranno essere trasportate
all’unico mercato M, triangolo localizzativo.

A questo quesito, Weber risponde proponendo delle linee di uguale tempo di trasporto, le isotime, che diventano dei cerchi concentrici
(siamo in uno spazio isotropico), a partire dalle 3 località che interessano il triangolo localizzativo.

Le isotime indicano il costo di trasporto per unità di materia prima, rispettivamente per unità di prodotto finito. Il costo di trasporto
cresce quindi proporzionalmente alla distanza. Tuttavia, la ricerca del punto minimo rispetto ai costi di trasporto viene influenzata, oltre
che dalla localizzazione, dal peso delle materie e dalla loro natura (perdita di peso più o meno importante nel processo produttivo,
rispetto al prodotto finito). Questo rapporto darà un indice che dirà in che misura i costi localizzativi sono più o meno influenzati dal
trasporto delle materie prime o del prodotto finito.

La soluzione del problema localizzativo consiste nella ricerca del punto in cui questi fattori si situano ad un costo minimo di trasporto. Si
determinano delle distorsioni, che si possono geometricamente rappresentare. Weber ricorre così alla costruzione di isodapane che
rappresentano le linee che uniscono i punti di uguale costi di trasporto totale, vale a dire i punti di intersezione delle isotime alle diverse
località (fonti materie prime e mercato).

Nel modello di Weber vengono introdotte ulteriori distorsioni legate in particolare alla presenza di bacini (o centri) di manodopera, che
pure esercita una attrazione decisiva sulla localizzazione industriale. Weber considera, infatti, la presenza di un bacino di manodopera
come una alternativa alla localizzazione in prossimità delle materie prime, e distingue perciò i centri di manodopera in funzione del sui costo relativo, secondo un indice di
costo del lavoro (in pratica per livelli salariali) e secondo la densità residenziale. La figura di localizzazione viene così geometricamente risolta introducendo dei punti (centri
di manodopera che sono classificati in funzione dell’indice del costo del lavoro e del peso, che esercitano la loro influenza della localizzazione).

Il punto di partenza rimane la costruzione delle isodopane. Il fattore lavoro (L) introduce delle distorsioni e crea delle isodopane critiche. Il modello così modificato permette
di supporre che la manodopera anziché essere distribuita in modo uniforme sia invece concentrata in alcuni punti dello spazio (esempio: L1,L2,L3) e che il suo costo (per
questione di vicinanza dal luogo di produzione, ma anche di qualificazione locale) sia inferiore rispetto alla localizzazione del modello puro.

L’isodapana critica segnala così la zona all’interno della quale il più basso costo del lavoro renderà più conveniente la localizzazione
dell’impresa. In altre parole è quella il cui valore corrisponde al risparmio sul costo del lavoro ottenibile rilocalizzando l’impresa dal punto O alla
fonte della forza lavoro indicata (se quest’ultima di trova sull’isodapane critica si è in una situazione di indifferenza).

Weber esprime così un concetto che gli economisti classici avevano già identificato, ossia l’importanza delle economie di scala nella riduzione dei costi di produzione. La
crescita in dimensione dell’impianto produttivo, portando con se divisione del lavoro e specializzazione della manodopera, condurrebbe a una più efficiente ripartizione dei
costi totali fra costi fissi e costi variabili. Questa riduzione dei costi può realizzarsi anche al di fuori dalla stessa impresa, in particolare quando diverse unità produttive (di un
medesimo settore) sono concentrate in aree geografiche delimitate.

Il terzo fattore della localizzazione è costituito dalle economie che risultano dalla concentrazione dei fattori produttivi. Weber parla di forze di agglomerazione, anche quale
fattore in grado di modificare la localizzazione ottimale (risultante dal modello del triangolo localizzativo).

Economie da agglomerazione:
La figura illustra il caso di 3 imprese, per ognuna delle quali disponiamo del punti di localizzazione ottima (O1, O2, O3) e delle
corrispondenti isodapane, le quali si sovrappongono determinando un’area che risulta adatta all’agglomerazione delle 3 imprese.
All’interno di quest’area, la riduzione dei costi di produzione (data dall’operare congiunto dei produttori) è superiore alla somma dei
costi addizionali necessari a spostare il punto di localizzazione ottimale dalla posizione di equilibrio iniziale. Tale riduzione dei costi
sarà valida fintanto che sarà superiore agli svantaggi derivanti da forze contrarie (deglomerative) che si manifestano quando la
domanda di spazio si ripercuote sull’aumento dei costi, spingendo così le imprese a decentrare la propria localizzazione.

Costi di Trasporto:
Hoover (1948) tratta in maniera più aderente alla realtà il problema dei costi di trasporto e crea un modello meno astratto di quello di Weber. Il costo di trasporto non varia
solo in relazione alla distanza, ma al mezzo di trasporto utilizzato. I costi di trasporto:

• Una componente fissa: Indipendente dalla distanza (costi per gli impianti di carico e scarico, per l’acquisto dei mezzi ecc…)
• Una componente variabile: Costi relazionati alla distanza (es. tariffe, carburanti).

Il rapporto tra costi fissi e variabili muta sia in relazione alla distanza, sia in relazione al mezzo di trasporto.

Costi di Trasporto, Vettori e distanza (Hoover):


La figura mostra il rapporto costo/distanza per 3 differenti modalità di trasporto e dimostra la diversa convenienza a utilizzare vettori
diversi al variare della distanza. Le 3 curve esprimono il costo di trasporto totale (costi fissi+costi variabili):

• Trasporto stradale: (costi fissi limitati, costi variabili crescenti rapidamente con aumentare della distanza, adatto per i trasporti brevi.
• Trasporto ferroviario: (elevati costi fissi ma ripartiti in base alla distanza), più conveniente per distanza maggiore.
• Trasporto su vie navigabili: (elevati costi fissi, es. canali, porti, nave di carico), conveniente solo su distanza ancora maggiori.

Localizzazione ed Equilibrio economico:


Concentrare l’attenzione sul singolo comportamento localizzativo, prescinde dalle complesse relazioni che si instaurano tra i diversi soggetti economici. Tenendo conto di
tali relazioni il problema viene spostato sul piano dell’equilibrio generale, ossia sul funzionamento del sistema economico complessivo. L’introduzione della dimensione
spazio rende più complessa l’ipotesi neoclassica iniziale e pone in una prospettiva nuova anche la variabile tempo. Il raggiungimento dell’equilibrio diviene un processo di
successivi e complesso aggiustamenti. Ogni produttore dovrà adottare una strategia che tenga conto di una pluralità di operatori (altri produttori e consumatori), il
problema non è più quello della ottimizzazione della funzione localizzativa della singola impresa, ma della massimizzazioni dell’efficienza de più ampio sistema economico. Il
più importante tentativo di ricondurre ad una struttura concettuale unitaria la teoria della localizzazione e la teoria dell’equilibrio economico generale, viene fornito dal
geografo tedesco Walter Christaller (‘30).

Modello delle località centrali di Christaller:


Christaller partì dall’osservazione delle mappe, in l’articolare della distribuzione delle località. L’obiettivo della teoria fu quello di ricercare un modello in grado di anticipare
la distribuzione dell’offerta di beni e servizi, che a sua volta definisce la centralità (e la gerarchia) delle località di una data regione o nazione. Si trattò in pratica, di costruire
un concetto di spazio definito da un mercato di beni e servizi rivolti alla popolazione.

Condizioni Iniziali: Beni e servizi sono prodotti in determinate località e offerti ad un prezzo stabilito (e regolato) dal meccanismo domanda/offerta. I consumatori sono
distribuiti in maniera uniforme attorno al centro (questo spazio rappresenta di fatto l’area di mercato di quest’ultimo). L’ampiezza di quest’area dipende dalla convenienza (o
dalla disponibilità) dei consumatori a spostarsi verso il mercato (localizzato nel centro stesso) per l’acquisto di un determinato bene o servizio centrale. Con l’aumento della
distanza diminuisce la domanda di un bene o di un servizio poiché i consumatori dovranno impiegare una parte più consistente del loro reddito per il trasporto. L’area di
mercato è dunque modulata anche dalla rarità di un bene o di un servizio, rispetto all’offerta presente in un territorio.

L’oggetto di studio è in realtà la localizzazione delle attività di servizio, rivolte alla popolazione:

• La località centrale è definita come centro di offerta di servizi.

• Il prezzo di un determinato servizio centrale è dato dalla somma del suo prezzo di mercato e del costo del trasporto che il consumatore deve sostenere per ottenere il
servizio, spostandosi dal suo domicilio alla località ove è offerto.

• La portata del servizio centrale è la distanza massima che il consumatore è disposto a percorrere per ottenere un determinato servizio.

• L’area di mercato o ambito di diffusione di un servizio centrale è l’area delimitata dalla circonferenza ottenuta facendo ruotare la portata di 360° intorno alla località
centrale (Portata = raggio dell’area di mercato).

• La soglia di un servizio centrale risulta dalla sua posizione nella gerarchia dei servizi centrali; un servizio con un’area di mercato molto estesa, come i servizi finanziari
presenti solo nelle grandi città p, è un servizio di rango superiore e viene quindi a definire le località ove è offerto, come località superiori.

• L’ordine di una località centrale è il livello gerarchico della stessa definito da, servizio di rango più elevato che da essa viene fornito.

Il modello di Christaller è un modello deduttivo, che prevede una serie di postulati:

• Isotropia dello spazio.

• Comportamento razionale del consumatore.

• Costi di trasporto uniformi in ogni direzione (mezzo unico di trasporto).

• Distribuzione uniforme della popolazione di (delle famiglie) nello spazio.

Da questi postulati si formano dei teoremi:

Teorema 1: Il prezzo effettivo di un dato servizio è funzione lineare della distanza (dato che il costo per il trasferimento del consumatore dal
luogo di residenza al centro di offerta è funzione lineare diretta dalla distanza da marcato più il costo di trasferimento), cioè pe=pm+td (dove pe
è il prezzo effettivo del servizio, pm è il prezzo di mercato, t è il costo di trasporto per unità di distanza, d è la distanza).

Teorema 2: La quantità domandata di un dato servizio è funzione lineare inversa della distanza (dal momento che la quantità domandata di un
determinato servizio è funzione lineare inversa del suo prezzo effettivo e quest’ultimo è funzione lineare diretta della distanza), cioè q=a-bd (dove q è la
quantità domandata, a è il livello massimo di domanda in corrispondenza del centro di offerta, d è la distanza, b è il parametro che determina
l’inclinazione della retta). Si determina così una funzione di domanda, la cui quantità decresce linearmente con la distanza.
Teorema 3: in ragione dell’ isotropia dello spazio e della distribuzione uniforme dei consumatori, la funzione di domanda può essere fatta ruotare
di 360° attorno al proprio asse, ottenendo una figura tridimensionale p di forma conica (Cono di domanda), il cui volume corrisponde alla
quantità di domanda del servizio espressa dai consumatori compresi nell’area di mercato circolare alla base del cono (i segmenti LP e LS
individuano rispettivamente la portata e la soglia del servizio centrale).
Assumendo un solo tipo di servizio centrale, si avranno n località centrali che si configurano come centri di offerta per questo servizio è n aree di mercato
circolari di uguale ampiezza. Ponendo il vincolo che tutti i consumatori devono essere serviti, diventa necessario prevedere una parziale sovrapposizione
dei cerchi (delle aree di mercato di ogni centro): Ipotizzando che i consumatori si ripartiscono fra i clienti di offerta in ragione della loro maggiore
prossimità, lo spazio economico di Christaller si configura come un reticolo di aree di mercato esagonali.

Estendendo il ragionamento a più servizi centrali di rango diverso, Christaller pone un’ulteriore postulati: Ogni località centrale di un determinato ordinato n e quindi
fornitrice di servizi di rango n, offre necessariamente anche tutti i servizi dei ranghi inferiori (n-1, n-2, n-3…). La configurazione dello spazio sarà quindi data dalla
sovrapposizione di una serie di reticoli esagonali, a seconda del rango dei servizi (e quindi dall’ampiezza delle rispettive aree di mercato), organizzati attorno alle località
centrali dei diversi ordini associati.

Rivoluzione Pardadigmatica e Scienza delle Relaziooni Spaziali:


Geografia economica e rivoluzioni scientifiche:
I modelli formali di Von Thunen, Weber e Christaller avevano dimostrato la possibilità di studiare la geografia, a scala regionale e urbana, partendo da un modello costruito
su dei postulati e degli assiomi. Si tratta quindi di un modello astratto e deduttivo e in qualche modo predittivo. Questa novità passò inosservata e solo in un secondo
tempo (‘50), i lavori di Christaller iniziarono ad essere pienamente apprezzati ed integrati di fatto nel patrimonio concettuale della geografia economica.

La geografia aveva prima di allora privilegiato un approccio opposto a quello dell’economia spaziale. Il suo metodo si basava sulla ricerca di regolarità e concordanze
ricavate dall’osservazione dettagliata della realtà fattuale. Questo metodo conoscitivo presuppone l’analisi sistematica di una data realtà, come base primaria della
conoscenza. Questo modo di procedere induttivo deriva dalla spiegazione dei fatti dall’osservazione diretta e in generale nega l’esistenza di verità o di leggi valide a priori.
La generalizzazione che si ottiene deriva quindi da un certo numero di osservazioni ripetute e ordinate indipendentemente dalla formulazione teorica cui si può pervenire
solo successivamente. Al contrario dell’economia, la geografia non presupponeva dunque la formulazione di un insieme iniziale di ipotesi da sottoporre a verifica, ma un
procedimento fondato prevalentemente sull’osservazione e sulla classificazione. Quindi solo l’intuizione del ricercatore risultava determinante per giungere a delle
considerazioni logiche, legando se del caso i diversi contesti fattuali e i fenomeni osservati in uno schema unico di spiegazione. Il ragionamento deduttivo possiede un
interferenza logica opposta, per cui lo scienziato si trasforma in un osservatore neutrale, volto alla costruzione di meccanismi razionali si spiegazione della realtà.
L’approccio deduttivo corrisponde all’ideale del positivismo logico (o neopositivismo) che privilegia una struttura logica della conoscenza. Si tratta del mondo conoscitivo
proprio delle scienze empirico-analitiche che dai seminari del Circolo di Vienna (‘20) si diffuse nelle università britanniche e americane.

Quindi, solo tanto a partire dagli anni ‘50 i modelli classici dell’economia spaziale, sono confluiti nel bagaglio storico della geografia economica. Queste teorie appaiono in
grado di descrivere la realtà con l’appoggio di strumenti matematici sempre più complessi. Il ragionamento induttivo viene quindi abbandonato e si afferma la logica
deduttiva, propria delle scienze naturali.

Questo cambiamento va di pari passo con lo sviluppo delle applicazioni matematico-statistiche e della programmazione informatica, che inizia proprio in quegli anni al
servizio della modellistica della previsione teoria delle localizzazioni dei fenomeni economici. All’inizio si tratta di calcoli e di applicazioni relativamente semplici, fatte con i
primi “cervelli elettronici”, tuttavia la complessità dei modelli seguirà lo sviluppo tecnologico degli ordinatori, che sfocerà con la nascita dei GIS, a partire dagli anni ‘80 con
lo sviluppo della micro-informatica.

In Geografia la rivoluzione empirico-analitica ha segnato una rottura forse più marcata che nelle altre scienze sociali e per questo è interpretata come una rivoluzione
paradigmatica. La scienza delle relazioni spaziali (o New Geography) ha come oggetto la costruzione di teorie e leggi scientifiche proprie volte alla spiegazione dei
processo, delle cause e delle relazioni spaziali, ove il procedimento ipotetico-deduttivo sfocia nella ricerca di generalizzazioni. Due rivoluzioni metodologiche:

1. Assunzione modelli propri delle scienze naturali.

2. Utilizzo tecniche quantitative (Matematiche e Statistiche).

L’interazione Spaziale:
La distanza: Categoria decisiva per la costruzione di una geografia intesa come scienza delle relazioni spaziali. Non si tratta della distanza fisica in uno spazio isotropico,
ma di un concetto più ricco misurabile in termini di tempo, costo, opportunità ed interazione sociale.

L’interazione spaziale è il modo più semplice di concepire le relazioni che si instaurano tra soggetti diversi. Il concetto di distanza fisica viene sostituito dalla fondamentale
nozione di distanza funzionale: La relazione tra località e regioni diverse non è lineare, ma relativa alle funzioni che essi svolgono nonché ai bisogni dei soggetti insediato.

Sia che si tratti di movimenti di merci, servizi, informazioni o persone, sono individuabili 3 condizioni necessarie per la realizzazione delle interazione spaziale (Ullman,1956):

1. Complementarietà: Se la domanda di un bene non può essere soddisfatta localmente ci si rivolge ad altra località.
2. Trasferibilità: Se i costi di trasferimento ripaghino l’utilità in termini economici.
3. Opportunità: È riferita a quei fattori non solo economici che possono incentivare il trasferimento di beni o persone.

Modello Gravitazionale:
Applicare il modello gravitazionale allo studio dell’organizzazione spaziale significa trasferire uno strumento utilizzato per la spiegazione dei fenomeni fisici alla
rappresentazione dei processi sociali. L’analogia tra scienze sociali e scienze fisiche è sostenuta da verifiche empiriche realizzate su dati direttamente osservabili, mediante
un processo deduttivo volto alla ricerca di regolarità nei fatti osservati. Il punto di partenza è rappresentato dalla formulazione originaria di Newton sulla gravitazione
universale in base alla quale la forza di attrazione fra due corpi è direttamente proporzionale al prodotto della loro massa ed inversamente proporzionale al quadrato della
loro distanza . [Dove Fi,j rappresenta la forza di attrazione tra il corpo i è il corpo j. Mi è la massa del corpo i. Mj è la massa del corpo j. di,j è la distanza tra i corpi i è il corpo
j].

La somma di tutti i dati caratteristici di un corpo consentirà di determinare là potenzialità attrattiva dello stesso, che a sua volta influenzerà con la propria massa tutti gli altri,
tenuto conto che la forza attrattiva si riduce con la distanza.
L’interazione spaziale fra due o più corpi (Località nel nostro caso), può essere rappresentata da un analogo modello gravitazionale, in cui la misurazione della massa dei
corpi viene espressa da un indicatore che esprime il potere di attrazione reciproca esercitato da due centri. [Dove Ii,j costituisce una misura dell’interazione tra i centri i e j.
Pj è un indicatore di massa del centro j, che si ritiene possa spiegare la dinamica dei rapporti tra i ed j, Pi è un indicatore di massa del centro i, che si ritiene possa spiegare
la dinamica dei rapporti tra i ed j, di,j rappresenta la distanza tra i e j].
Per capire il processo di adattamento dell’originario modello fisico alle esigenze di modellizzazione proprie della dimensione geografia, bisogna mettere in evidenza alcuni
assunti nella costruzione del modello gravitazionale:

1. L’indicatore di massa (Nel nostro caso il numero di abitanti) è intercambiabile con altre grandezze come qualità di vita, opportunità occupazionali ecc.

2. Il concetto di distanza è esprimibile attraverso indicatori di costo, di tempo o di percezione psicologica.

il volume dell’interazione tra due centri sarà direttamente proporzionale al prodotto delle relative popolazioni è inversamente proporzionale alla potenza della distanza che li
separa. Due centri di diversa dimensione esprimono una capacità di attrazione nei confronti della popolazione residente lungo una linea immaginaria che li unisce,
rapportabile direttamente alla loro dimensione. Per le stesse regioni l’attrazione si ridurrà con l’aumentare della distanza che si interpone tra un centro e la popolazione
distribuita esternamente ad esso.

Assumiamo un sistema immaginario formato da 4 centri urbani (A,B,C e D) situati a differente distanza l’uno dall’altro e A,B e C sono
uguali dimensioni, D più piccolo. Al fattore di riduzione dei contatti assegnamo il valore più semplice cioè 2, ne consegue che nonostante
siano identici di dimensione, i centri B e C esprimono nei confronti del centro A una differente intensità di interazione correlata alla
diversa distanza. Egualmente, pur essendo B e D equidistanti da A, il flusso nei confronti di A sarà superiore per B in relazione alla sua
maggiore dimensione. Il volume dell’interazione è rappresentato con segmenti di diversa grandezza.

Nello studio dell’Interazione spaziale si abbandonano i rigidi fondamenti normativi propri dei modelli che abbiamo analizzato prima. Il comportamento dei soggetti
economici non risponde a scelte razionali, ma è frutto di decisioni individuali. La teoria, per spiegare le regolarità empiriche osservabili, deve ricorrere a relazioni
probabilistiche. Dipendendo dall’incertezza e dalla carenza di informazioni, il comportamento degli individui in relazione allo spazio non può essere stabilito a priori. La
ricerca di regolarità aggrega singoli fenomeni o comportamenti in classi.

Nodi e Reti di Trasporto:


Le possibilità di interazione tra i centri non sono connesse solo alla distanza, ma sono influenzate dalla presenza di canali di connessione tra i centri che richiedono la
presenza di strutture fisiche: Strade, Ferrovie, corsi d’acqua, reti di telecomunicazioni, rotte aeree. Il funzionamento di un sistema economico presuppone la
massimizzazioni dei contatti unità alla minimizzazione dei costi. La rete su cui si realizzano le connessioni dovrà rispondere a 2 esigenze:

• Assicurare la connettività del maggior numero di centri.

• Assicurare l’accessibilità a partire dal maggior numero di direzioni.

una rete è costituita da un insieme di segmenti (tratti) che congiungono un numero più o meno ampio di nodi (ossia località di origine e destinazione dei flussi e dei
movimenti nello spazio). Sviluppandosi, la rete di trasporti accresce la possibilità di reciproca connessione tra i centri. In termini generali la struttura della rete viaria rinvia
alla distribuzione degli insediamenti, ma il suo sviluppo è difficilmente rappresentabile mediante un unico modello.

Modello coloniale di sviluppo delle reti di trasporto:


Il modello è basato sull’osservazione della realtà dell’Africa Occidentale e definisce alcune regolarità che lo rendono applicabile alla maggior parte delle reti varie del Terzo
Mondo. Oggetto di osservazione è una realtà coloniale e un’economia coloniale ove la formazione della rete e dei principali nodi deriva dalle modalità di sfruttamento delle
risorse e dalla progressiva penetrazione nei territori interni. La dinamica dell’estensione della rete viari è dunque fattore di urbanizzazione è connessa all’allargamento dello
sfruttamento coloniale e post-coloniale.

Individua 4 periodi storici di estensione della rete e degli insediamenti umani corrispondenti a fasi successive dello sviluppo:

1. Piccoli centri portuali privi di interdipendenze reciproche ma legate al proprio Hinterland con connessioni di breve raggio.

2. Sistematica integrazione dei territori interni nel sistema economico e commerciale delle potenze occidentali (prime linee di
penetrazione e crescita centri costieri).

3. Si sviluppano le prime connessioni laterali, crescono ancora i centri costieri e si forma una rete di centri intermedi lungo le principali
vie di comunicazione.

4. Si consolida e si differenzia la rete preesistente, le strade più battute vengono asfaltate, si creano nuovi collegamenti ferroviari ed aerei.

si definisce l’armatura della rete urbana che in questi paesi è caratterizzata da una gerarchia molto netta.

Modello generale di sviluppo delle reti (Cox, 1972):


Criteri Generali:
• Connessione localizzata (a): Tipica delle prime fasi di sviluppo della rete, allorché si predispongono tratte di breve lunghezza fra
nodi adiacenti e complementari (connettività bassa rappresentabile come un insieme di segmenti isolati).
• Integrazione tra i precedenti sottosistemi (b): Accrescimento della connettività e della densità della rete che danno origine alle
prime forme di differenziazione tra nodi.
• Intensificazione (c): Trasformazione delle reti da ramificate a circuiti completi, con collegamenti fra alcune località sia in modo
diretto che indiretto (tratte secondarie, al contempo anche i nodi secondari sono incorporati).
• Selezione (d): Le più intense relazioni tra alcuni centri promuovono le tratte che li connettono con l’abbandono di tratte marginali.
Queste non scompaiono, ma potranno essere servite con altri mezzi di trasporto (es. sostituzione servizi ferroviari con servizi su
gomma, come avvenuto nella maggior parte dei paesi industrializzati).

Reti Urbane:
I concetti di interazione, accessibilità p, connettività ecc… sono alla base delle relazioni, di forma ed intensità molteplice, che si instaurano tra i centri urbani che svolgono
un ruolo chiave nell’organizzatore dello spazio geografico. La superficie accessibile e la posizione relativa nella rete consentono la concentrazione di un maggior numero di
funzioni e dì occupare una posizione dominante nel sistema degli insediamenti. L’insieme delle relazioni instaurate tra centri di rango elevato e gli altri definisce una rete
gerarchica degli insediamenti. Nel modello delle località centrali di Christaller la presenza di un centro urbano diranno superiore definiva l’armatura funzionale di una
regione. Il funzionamento del sistema non è univoco per i diversi tipi di funzionamento; i legami funzionali tra i centri possono essere:

• Indiretti (a): Quando l’offerta e la distribuzione procedono lungo i diversi gerarchici (es. distribuzione quotidiana, pubblicati nel centro
metropolitani, poi spediti ai centri regionali e da qui a quelli di rango inferiore)

• Diretti (b): Qualora manchino passaggi intermedi tra produttore e consumatore (es. vendite per via telematica).

Reti Policentriche:
Da un lato molte funzioni (industriali, di servizio, turistiche ecc..) non direttamente connesse alla dimensione urbana, attivano processi di differenziazione dell’organizzazione
spaziale. Dall’altro, le relazioni che si stabiliscono possono essere non gerarchiche ma complementari. In questo caso parleremo di reti policentriche in cui le varie funzioni
non sono determinate dalla posizione entro una gerarchi, ma da processi di agglomerazione specifico al loro interno. Secondo Camagni i caratteri di tali reti sono:

1. Costituite da nodi il cui numero, dimensione, localizzazione non sono dati a priori.

2. Le relazioni tra centri non sono asimmetriche o gerarchiche ma tendenzialmente simmetriche vista la specializzazione dei vari nodi.

3. La rete trarrà vantaggio non dalle economie di agglomerazione ma dalla valorizzazione delle economie di specializzazione e dalla divisione del lavoro tra i centri.

4. Di regola queste strutture policentriche sono incompatibili con le reti di natura gerarchica.

Ci sono 3 livelli di reti:

1. Primo livello (a): Centri superiori in cui si concentrano le funzioni di direzione e controllo economico, culturale, politico, tecnologico ecc…
2. Secondo livello (b): È quello dell’organizzazione policentrica composto di centri che esercitano funzioni specializzate e i cui rapporti
reciproci sono soprattutto orizzontali (complementarietà), pur avendo relazioni di dipendenza col livello superiore e di dominanza con
quello inferiore.
3. Terzo livello (c): Livello delle dipendenze gerarchiche che comprende un insieme di nodi eterogeneo.

Processi di diffusione spaziale:


L’introduzione di nuove conoscenze, idee, valori (Innovazione in senso lato) è portatrice di trasformazioni nel tempo e nello spazio, è necessario un solido contesto teorico
per spiegare le modalità attraverso cui si propaga.

Il processo di diffusione spaziale è un fenomeno per cui un evento si propaga nel tempo a partire da uno o più punti nell’ambito di una data
area. La tradizione della scienza spaziale distingue 2 tipi di diffusione spaziale:

1. Diffusione per rilocalizzazione: Si realizza tramite il trasferimento del soggetto economico (individuo, impresa) e quindi delle sue
conoscenza, da un posto all’altro (t è t+1).
2. Diffusione per espansione: Non si ha lo spostamento fisico del portatore ma il contatto personale tra portatori di informazioni e potenziali
recettori (t, t+1 e t+2).

Modello di Hagerstrand:
Ispirato dall’epidemiologia, muove dall’osservazione dei processi di adozione di nuove tecniche agrarie da parte degli agricoltori nella Svezia Meridionale. Le informazioni
sono trasmesse oralmente e l’innovazione si propaga per espansione e secondo il principio epidemiologico del contagio (neighbourhood).

In questa ottica un processo diffuso seguirebbe una curva logistica per cui ad un iniziale periodo di lenta introduzione delle nuove tecniche (t) ne
seguirebbe un secondo più rapido (t+1), seguito da una fase più lenta (t+2) che si esaurisce allorché l’innovazione è adottata da tutti nell’area
osservata.

Regioni e Sviluppo economico


Lo sviluppo economico regionale:

Le teorie ed i modello che hanno caratterizzato il dibattito sullo sviluppo economico regionale, dagli anni 40 ai nostri giorni, sono un punto fondamentale per capire la
natura delle discipline che si svilupparono da questo intenso dibattito intellettuale e scientifico. Queste discipline, come la regional planning e altre politica regionale, si
svilupparono per sorreggere e guidare l’intervento dell’ente pubblico a sostegno dello sviluppo territoriale a diverse scale (comunale, regionale, nazionale).

Esse costituiscono ancora oggi uno dei principali contributi (e sbocchi concreti) della geografia economica per l’elaborazione delle politiche e delle misure di
programmazione e di pianificazione locale, regionale e nazionale. Questo primo sviluppo deve essere ricondotto alle teorie (neoclassiche) dell’equilibrio economico e ai
tentativi di proiettare questo modello nella dimensione spaziale.

Geografia economica e Rivoluzioni scientifiche:


Soltanto a partire dagli anni ‘50 i modelli classici dell’economia spaziale, sono confluiti nel bagaglio storico della geografia economica; queste teorie appaiono in grado di
descrivere la realtà con l’appoggio di strumenti matematici sempre più complessi. Il ragionamento induttivo viene abbandonato e si afferma la logica deduttiva, propria delle
scienze naturali. Questo cambiamento va di pari passo con lo sviluppo delle applicazioni matematico-statistiche e della programmazione informatica, che inizia proprio al
servizio della modellistica della previsione teorica delle localizzazioni dei fenomeni economici. All’inizio si tratta di calcoli e di applicazioni relativamente semplici, fatte con i
primi “cervelli economici”, tuttavia la complessità dei modelli seguirà lo sviluppo tecnologico degli ordinatori, che sfocerà con la nascita dei GIS, a partire dagli anni ‘80 con
lo sviluppo micro-informatico.

Regional Sciences
L’economia regionale/scienze regionali risale (come disciplina di ricerca empirica) agli anni ‘40-‘50 nel mondo anglosassone. Lo sviluppo delle teorie economiche dello
spazio regionale, poté avvenire grazie all’affermarsi di nuove idee riferite al problema dello sviluppo economico regionale.

Si hanno due presupposti attraverso i quali possiamo capire lo sviluppo delle scienze regionali:

1. Idea secondo cui lo sviluppo economico (nazionale o regionale) è d’un processo discontinuo e caratterizzato da squilibri che producono e riproducono delle
disuguaglianze spaziali.
2. Per capire le differenze dei livelli di sviluppo di paesi e regioni diversi si passa dall’analisi del comportamento localizzativo di un singolo attore a schemi teorici che
descrivono o tentano di descrivere e di interpretare la configurazione spaziale dei sostieni economici regionali, assimilando in maniera definitiva i concetti di
concentrazione e di forze di agglomerazione alla base della nozione di economie esterne che diviene nel corso del XX sec. un pilastro della teoria economico-spaziale.

Con lo sviluppo del pensiero economico regionale sia realizza l’unificazione della teoria della crescita economica con la teoria della localizzazione che fino ad ora erano
rimaste distinte, la prima con una concezione fondamentalmente spaziale, la seconda incentrata sull’analisi del singolo comportamento di localizzazione di un operatore
economico.

Teoria della Polarizzazione di Perroux (1903-1987):


Perroux sostituisce lo spazio dell’economia classica con un concetto di spazio astratto topologico, un “campo di forze” centripete e centrifughe nell’ambito del quale i
soggetti e mezzi di produzione vengono attratti e respinti in maniera selettiva da e verso i diversi luoghi. Ciò significa che lo sviluppo economico non poteva avvenire in ogni
luogo nella stessa misura, ma che aveva origine in pochi punti dello spazio nei poli di crescita dai quali si propaga in modo diverso, coinvolgendo parti diverse dello stesso
spazio. Questi poli corrispondevano alle agglomerazioni industriali, nelle quali sono localizzate le imprese o le attività motrici, ovvero settori produttivi che per la loro
dimensione, o per la loro capacità ad innovare o per i rapporti privilegiati con altre imprese e degli altri settori generano un effetto moltiplicatore e dunque delle economie
esterne, capace di suscitare la crescita e la localizzazione di altre attività economiche.

Storicamente la funzione motrice viene attribuita allo sviluppo dei trasporto, Oggi possiamo dire che i settori motori sono sempre più composti da attività immateriali a forte
componente di informazione.
Dualismo economico e schema interpretativo di Hirschman:
Hirschman formulò una trierai della polarizzazione a sarà sul dualismo economico e sul necessario squilibrio spaziale provocato dallo sviluppo economico spaziale, sia a
scala regionale che a scala mondiale. Laddove viene inizialmente a localizzarsi un’industria, provoca un aumento della domanda in altri settori; quindi lo sviluppo ha un
effetto cumulativo che spinge alla concentrazione delle attività economiche in particolare industriale. Analogamente egli proiettò la teoria dello squilibrio sullo sviluppo
spaziale mondiale, prevedendo in qualche modo il divario economico tra nord e sud del mondo.
Per Hirschman la soluzione dei problemi dello sviluppo regionale, ovvero una riduzione degli squilibri e delle disuguaglianze, doveva avvenire nel lungo periodo, in maniera
spontanea a con l’aumento graduale dei livelli di consumo (e quindi del benessere) dei paesi in via di sviluppo. Se ciò non fosse stato sufficiente, avrebbero dovuto essere
definiti dei meccanismi volti a correggere questo sviluppo duale e inseguile conseguente all’operare dei meccanismi del mercato nello spazio.

Modello della cassazione circolare e cumulativa di Myrdal:


Egli propose un modello chiamato causa zio e circolare e cumulativa, molto simile a quello di Hirschman ma molto più
pessimista sulle sue conclusioni a lungo termine, negando qualsiasi possibilità di riequilibrio dei livelli di sviluppo
economico tra centri e periferie. Secondo Myrdal lo sviluppo economico si innesca solo in presenza di particolari
condizioni che determinano un vantaggio iniziale per la localizzazione di imprese nelle regioni centrali. In esse si
innescherebbero dei processi cumulativi di sviluppo economico, tali da coinvolgere anche altre regioni.

Funzionalismo e sistemi funzionali:

Il modello di Perroux e quelli dei suoi successivi sviluppi erano ancora delle formulazioni teoriche e staccate dalla realtà e caratterizzate da un altro livello di astrazione, in
essi mancava infatti una esplicita considerazione della dimensione geografica degli eventi economici, al di là del riconoscimento del processo di polarizzazione spaziale
delle forze economiche e demografiche. Tuttavia il modello della regione polarizzata e dello sviluppo cumulativo ha avuto un grande impatto a livello scientifico e politico, in
quanto fu possibile adattarlo ad un gran numero di situazioni empiriche a livello nazionale o regionale in Europa e nel Nord-America nel secondo dopoguerra.

Con l’affermarsi della teoria della regione polarizzata si affermò altresì il metodo o meglio il ragionamento funzionalista. Il funzionalismo considera il tutto come qualcosa di
ben distinto dalla somma degli elementi (delle parti) che lo compongono. La realtà è piuttosto rappresentata come un organismo vivente, prendendo a modello la fisiologia
e la biologia, come per i sistemi biologici, i sistemi sociali sono visti operare per il soddisfacimento dei loro bisogni. Un sistema regionale diventa così l’insieme dei rapporti
che i diversi membri o attori del sistema giocano nelle dinamiche del suo sviluppo economico.
In virtù delle funzioni che esercitano p, i vari elementi del sistema entrano in relazione. Se estendiamo questi concetti allo spazio esso viene così rappresentato come un
insieme di relazioni (una città, una regione, una nazione). Lo spazio regionale è dunque interpretato in termini di relazioni tra le parti, in particolare relazioni di tipo
complementare. Per avere una definizione di spazio funzionale si ha diversi punti:

1. L’armatura urbana che esprime i diversi gradi di centralità da cui traggono origine gli impulsi al funzionamento del sistema.

2. I corridoi di gravitazione su cui si svolge il gioco combinato dei fattori di mercato e dell’accessibilità.

3. I processi di diffusione della modernizzazione con un carattere gerarchico pur prevedendo degli effetti di diffusione verso le vicinanze immediate dei centri coinvolti.

Il funzionalismo si adatta molto bene alla teoria della regione polarizzata.

Crescita e integrazione funzionale: Freidmann (1926-2017):


L’analisi di Friedmann procede dai modelli della crescita economica del dopoguerra e tenta esplicitamente di fondere tra loro teoria dello sviluppo economico e teoria della
localizzazione. Friedmann concepisce un mondo nel quale gli scambi tra paesi industrializzati e regioni sottosviluppate sono scambi ineguali, tramite i quali il centro preleva
dalla periferia materie prime, forze di lavoro e derrate alimentari. Tuttavia la strutturazione dei sistema economico nello spazio dipende anche in grande misura dal tipo di
organizzazione spaziale, ossia nella struttura degli insediamenti e in quella dei trasporti, dei flussi di beni e di persone, correlata all’influenza del moltiplicatore di sviluppo
nei centri urbani. Così facendo Friedmann permette di superare la concezione astratta dello spazio economico di Perroux.

Il problema dello sviluppo viene messo in relazione con l’evoluzione dei rapporti tra i centri che compongono l’armatura urbana di un paese e le aree circostanti. Ad ogni
stadio dello sviluppo economico corrisponderà uno specifico modello di organizzazione spaziale, il quale a sua volta si trasformerà con il procedere dello sviluppo. Il sistema
economico viene così presentato come un tutto strutturato: i maggiori centri urbani rappresentano gli eletti trainanti del sistema, ad essi si contrappongono la dipendenza
di un’ampia periferia che muta nel tempo le proprie funzioni, pur rimanendo subordinata al centro. Ci sono 4 tipi di sottoinsiemi funzionali:

1. Un centro urbano-industriale, caratterizzato da elevate concentrazioni di tecnologia, di capitale e di lavoro, sistemi infrastrutturali ed elevati tassi di crescita.
2. Aree periferiche ben collegate a quelle centrali, periferiche rispetto al centro e da questo economicamente dipendenti, caratterizzate da un intenso utilizzo delle risorse,
da fenomeni di immigrazione e da una sostenuta crescita economica.
3. Aree di frontiera, dove l’immaginazione è strettamente correlata con lo sfruttamento recente delle risorse (es. foresta Amazzonica).
4. Aree periferiche in via di marginalizzazione, collocate in posizione funzionale ancor più periferica delle precedenti, coinvolte in processi di declino economico,
emigrazione e devalorizzazione delle potenzialità regionali.

Friedmann introduce così una dimensione sociale che era ancora assente nelle precedenti teorie della polarizzazione, interessandosi in particolare al ruolo delle élites
(gruppi sociali dominanti nei centri e nelle periferie). Il rapporto centro-periferia appare definibile in termini di una dinamica variegata e complessa, riconducibile ad alcuni
meccanismi fondamentali:

• Effetto di domino del centro sulla periferia.


• Effetto informatico: L’aumento delle interazioni nel centro permette più fisicamente di sviluppare delle innovazioni.
• Effetto psicologico: Riferito alla creazione nel centro di condizioni favorevoli all’innovazione.
• Effetto di modernizzazione: La creazione nel centro di strutture che stimolano l’attività.

Ci sono 4 fasi di sviluppo:

1. Fase preindustriale: Equilibrio rete urbana, economie regionali basate sullo sfruttamento risorse locali (agricoltura, allevamento).
2. Industrializzazione incipiente: Si affermano fenomeni di squilibrio tra centri e resto del territorio. Domina il polo centrale è accentua gli
squilibri regionali. Si attiva la cosiddetta spirale della povertà che richiede l’intervento di politiche regionali.
3. Stadio di maturità: Elevati consumi di massa, scomposizione periferica con affermazione di centri strategici che bilanciano l’egemonia del
centro. Si evolve l’armatura urbana in un sistema di centri interdipendenti.
4. Sistema spaziale di centri funzionalmente interdipendenti: Gerarchia strutturata di centri urbani, integrazione economica funzionale.

Innovazione, Territorio e Dinamiche tecnologiche


Innovazione:
Per innovazione tecnologica si intende la creazione, sviluppo e diffusione di un nuovo prodotto e di un nuovo processo. L’innovazione non è un fenomeno esterno al
sistema economico, ma si realizza attraverso il rapporto tra la struttura scientifica ed uno specifico ambiente economico e sociale, popolato da imprese e da altri soggetti
portatori di strategie tecnologiche e competitive.

Modello innovativo e lineare:


Sino a poco tempo fa era c

Accettata l’idea secondo cui l’innovazione seguisse un processo lineare scomponibile in fasi: Invenzione, Applicazioni in prodotti da parte dell’innovatore, Diffusione ad altre
imprese. Lo schema interpretativo più noto è quello del ciclo di vita del prodotto di Vernon (1979). Individua 3 fasi successive nell’evoluzione della vita di un prodotto cui
corrispondono modi diversi di produzione e di organizzazione delle funzioni d’impresa:

1. Introduzione: Necessità di condizioni particolari (conoscenza tecnologica, elevata capacità imprenditoriale e manageriale, accesso alle
risorse, mano d’opera qualificata, reddito elevato ecc…).
2. Crescita: Espansione del mercato, produzione in serie —> decentramento da parte degli impianti sia in altre regioni dello stesso paese
sia in nazioni tecnologicamente intermedie.
3. Maturità: La riduzione dei costi diviene la variabile strategica (ricerca bacini mano d’opera a basso costo) —> decentramento produzione
verso regioni o paesi a sviluppo tecnologico e livelli di reddito inferiore.

Modello innovativo e lineare:


Critiche:

1. Debolezza modello dal punto di vista dei fondamenti logici: Troppo deterministica la caduta verso il bassa (dal centro alla periferia) e avulsa dal contesto sociale e
culturale.

2. Scarsa aderenza rispetto ai caratteri del nuovo paradigma tecnologico: Il modello non distingue tra innovazione radicale e innovazione incrementale.

Variante allo schema del ciclo di vita del prodotto:


Il diagramma illustra una prima correzione allo schema. Le 3 fasi rimangono lo sfondo su cui si sonda la curva raffigurante la quantità di prodotto
immessa sul mercato. Successive innovazioni incrementali impediscono o procrastinano il declino tecnologico del prodotto e spezzano il rigido nesso
causale tra ciclo di vita e processi localizzativi.

Nei comparti tecnologici più avanzati, il ciclo di vita è più breve e si richiedono continue innovazioni. Il rapido declino del prodotto impone
l’adozione di una serie ravvicinata ed ininterrotta di adattamenti che consentono adeguati livelli di vendite e profili. L’elevata frequenza dei
cicli suggerisce che poche aree hanno i requisiti richiesti e si realizza una inerzia localizzativa nelle quale i vantaggi da agglomerazione
ritornano ad avere una funzione decisiva.

Innovazione e cicli economici, Joseph Schumpeter (1883-1950):


Con la Teoria dello sviluppo capitalistico Schumpeter delineò la figura dell’imprenditore che agisce sospinto di una pluralità di
motivazioni che trascendono la razionalità e le forze imminenti, l’innovazione è un evento causale che sia situa al di là dei fenomeni
economici e risponde alla volontà di realizzazione individuale.

Il concetto di processo innovativo trascende la dimensione d’impresa; l’imprenditore esercita una funzione di distribuzione creatrice
che trasforma la vita economica e promuove il processo di sviluppo capitalistico la cui evoluzione sarà temporaneamente discontinua,
dando vita a cicli economici. Il processo innovativo viene considerato come fattore scatenante la crescita economica e la causa
primaria dell’instabilità ciclica del sistema. Si avranno così onde lunghe del processo di sviluppo scomponibile in 4fasi caratterizzate
da una certa struttura della domanda e da un certo tipo di attività innovativi: Prosperità, Recessione, Depressione, Ripresa.

Economia e Ambiente : Sostenibilità, Sviluppo, Resilienza

Ambiente, ecosistema, Geosistema e sistema economico:


Ambiente: Insieme delle relazioni e delle condizioni che permettono la vita degli essere viventi un certo spazio della superficie terrestre.
Ecosistema: Insieme di vegetali e animali, collegati tra di loro e al loro ambiente fisico (rocce, suolo, clima, acqua) da una trama di relazioni necessarie per la loro
sopravvivenza.
Geosistema: Insieme del nostro pianeta, le cui parti (litosfera, idrosfera, biosfera) sono legate tra loro da flussi di materia ed energia e funzionano come un sistema,
mantenuto in equilibrio da una serie di cicli.
Sistema economico: Sottoinsieme del geosistema.

I cicli del Geosistema:


Il ciclo delle rocce segue tempi geologici, cioè dell’ordine di decine o centinaia di milioni di anni.

Il ciclo della materia organica ha tempi da annuali a decennali.

Il ciclo dell’acqua si compie in tempi dell’ordine di anni [Precipitazioni/Evaporazione = Laghi/Mare/Terreno].

I tempi delle società umane:


I tempi lunghi della storia dell’uomo sono dell’ordine massimo di alcune migliaia di anni.

I tempi della vita umana sono brevi, si calcolano in decine di anni.

I tempi dell’economia sono ancora più brevi, perché legati ai bilanci economici delle imprese su cui si fonda l’economia di mercato.
Sistema economico e ambiente:
Il sistema economico alimenta una circolazione di materia ed energia secondo tempi e modalità diverse da quelli dell’ecosistema stesso e questo provoca all’ambiente
delle alterazioni:

• Reversibili che possono essere riassorbite da retroazioni riequilibratrici.


• Irreversibili che allontanano l’ambiente dai suoi equilibri definitivamente e che perciò hanno su di esso effetti distruttivi, a breve o a lungo termine.

Il problema ecologico:
Global Change (global armino), inquinamenti, esaurimento delle risorse naturali e perdita della biodiversità. Le risorse possono essere:

• Rinnovabili: Quando vengono utilizzate si riformano (prodotti agricolo, acqua, vento).


• Non Rinnovabili: Si trovano nella crosta terrestre in quantità limitate e una volta utilizzate non si riformano come i minerali, carbone o
petrolio, possono riformarsi ma in tempi geologici.
L’impronta ecologica:
È un’indicatore della superficie di terra e di mare necessaria a produrre tutto e le risorse che consuma ciascun paese e per assorbirne i rifiuti che produce. È un’indicatore
che stima il consumo di risorse naturali da parte dell’uomo in proporzione alla capacità del pianeta di rigenerarle.

Crescita economia e sviluppo


Crescita e sviluppo:

Ci sono varie interpretazioni del concetto di crescita. Per crescita si intende un aumento solo quantitativo della ricchezza e non è legato all’equità della distribuzione.
Secondo l’economia classica, per crescita economica si intende l’aumento della ricchezza attraverso un aumento dei fattori di produzione (terra, capitale e lavoro) o più
efficace l’utilizzo degli stessi.

Sviluppo e Sottosviluppo:
Si ha una dualità tra sviluppo e sottosviluppo. L’idea dell’esportazione della civiltà occidentale comporta colonizzazione e imperialismo. C’è un evidente insuccesso
empirico con un aumento delle distanza. Ci sono 2 critiche al mito dello sviluppo:

1. Ignora la storia prima della rivoluzione industriale.

2. Ignora il ruolo di violenza e coercizione nell’espansionismo.

Sviluppo economico occidentale:


Paradigma intriso dei valori propri della civiltà occidentale:

• Esperienza storica.

• Geografia.

• Religione Cristiana.

• Razza bianca.

• Economia capitalistica.

Crescita economica e Sviluppo:


Distinzione fondamentale tra:

• Crescita economica: Aumento quantitativo di reddito e occupazione non necessariamente accompagnato da un miglioramento qualitativo delle condizioni di vita.
• Sviluppo: Funzione di valori sociali e delle condizioni di vita indipendentemente dall’aumento del reddito e dell’occupazione.

[Con Sauvy nel 1952 si parla di Primo, Secondo e Terzo Mondo; Con Brand nel 1980 si parla di Nord e Sud del mondo].

Teorie Sviluppo e Sottosviluppo:


1. Teorie economiche classiche: Inesauribilità delle risorse e crescita illimitata attraverso la combinazione dei fattori di produzione.
2. Teorie economiche neoclassiche: Esauribilità delle risorse ma sostituzione con capitale umano o con meccanismi di autoregolazione del mercato.
3. Squilibri tra le diverse aree: Fenomeno accidentale superabile attraverso i meccanismi di mercato, concorrenza perfetta.

4. Marx: Diseguaglianze riconducibili a contrapposizione proletari-capitalisti-plusvalore-evoluzione stadiale verso società socialiste.


5. Rostow: Evoluzione stadiale.
6. Kondrat’ev: Fluttuazioni di lungo periodo.
7. Schumpeter: Onde lunghe e processi innovativi.
8. Hirschman: Sviluppo come catena di squilibri.

9. Teoria della dipendenza: Wallerstein (sistema mondo, Lacoste).


10. Centralità-Perifericità: Modello centro periferia (Wallerstein, Friedmann).
11. Scambio ineguale: Arghini Emmanuel, Samir Amin.
12. Teorie contro-sviluppo: Promuovere la capacità dell’autogestione delle popolazioni locali.
13. Postmodernismo e decostruzionismo.
14. Sviluppo dal basso.
15. Sviluppo sostenibile e durevole.
16. Concetto di decrescita: Serge Lotouche, superamento visone quantitativa di uno sviluppo e di una crescita illimitata. Attivazione circolo virtuoso delle Otto R finalizzato
ad invertire le tendenze attuali.
17. Movimento antiulitarista: Marcell Mauss, Cailè, Teoria del dono.

Strumenti di misurazione dello sviluppo:


• P.I.L. (Prodotto interno lordo): Misura la ricchezza prodotta in un paese.
• P.N.L. (prodotto nazionale lordo): Considera la nazionalità degli operatori economici.
• PIL e PNL sono carenti perché considerano solo valenze economiche.
• I.S.U. (Indice sviluppo umano): Speranza di vita alla nascita, alfabetizzazione e standard di vita.
• I.P.U. (Indice povertà umana): Individua i livelli di privazione ed è distinti i. I.P.U 1 (Paesi in via di sviluppo) e I.P.U 2 (Paesi ad alto reddito).
• I.S.G. (Indice sviluppo generale): Come ISU ma distinto per genere.
• G.N.H.I. (Indice della felicità): Nuovo indicatore pubblicato nel Word Happiness Report dell’ONU nell’aprile del 2012.

Sviluppo Sostenibile
Crescita economica e sviluppo:
Crescita economica: Aumento quantitativo dell’occupazione e del reddito non necessariamente accompagnato da un miglioramento qualitativo delle condizioni sociali.
Sviluppo: Non viene identificato solo con la crescita economica ma anche con la fruizione di valori riguardanti sia la società che la natura (qualità della vita, paesaggio,
patrimonio culturale, rispetto diritti politici, civili e religiosi).

Sviluppo sostenibile:

Sviluppo che soddisfi i bisogni della popolazione presente senza compromettere il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni future. Lo sviluppo sostenibile presuppone
una nuova alleanza tra uomo e natura che supero tanto la visione antropocentrica (uomo dominatore della natura) quanto la visione naturocentrica (uomo come uno delle
tante spazio ospitate dalla natura).

Obiettivi sviluppo sostenibile:


1. Conservare l’integrità degli ecosistemi contenendo il flusso delle sostanze inquinanti e non alterando le capacità autopoietiche dell’ecosistema.
2. Assicurare l’efficienza economica massimizzando le risorse rinnovabili e minimizzando quelle non rinnovabili.
3. Utilizzare le risorse naturali in modo da soddisfare i bisogni attuali senza compromettere quelli futuri.
4. Realizzare l’equità sociale intergenerazionale (tra i popoli nello stesso momento storico) e intergenerazionale.
5. Rispettare le libertà fondamentali della persona.
6. Garantire la conservazione dei valori ambientali (paesaggi, monumenti…) in modo che le generazioni future possano goderne almeno allo modo delle presenti.
Sviluppo sostenibile:
Sviluppo fondato su 3 principi fondamentali:

1. Integrità ecosistema.
2. Efficienza economica.
3. Equità sociale.

Ambiente e etica: Elementi integranti dell’economia che devono essere tenuti presenti nel calcolo dei costi e dei benefici.

Terra: Unico ambiente da gestire creando un equilibrio dinamico tra sistema ambientale e sistema produttivo.

Forme di sostenibilità:
1. Sostenibilità ambientale: Integrità ecosistema terrestre e qualità ambiente.
2. Sostenibilità economica: Efficienza economica attraverso attenta gestione delle risorse.
3. Sostenibilità demografica: Capacità di carico di ciascun territorio in relazione alla popolazione.
4. Sostenibilità sociale: Equità sociale come principio etico ed econmico-discriminazione e disuguaglianze.
5. Sostenibilità geografica: Evitare squilibri territoriali nella distribuzione della popolazione, degli insediamenti, delle attività ecnomich, dello sfruttamento del suolo e delle
risorse-biodiversità.
6. Sostenibilità culturale: Non unica direttorice di sviluppo ma sviluppo commisurato a singola cultura che devono essere preservate.

Locale e Globale nello Sviluppo Sostenibile:

Globalità e localismo sono concetti antinomici che devono coniugarsi in una visione armonica dello sviluppo. Pensare globalmente e agire localmente (Possono essere
pensare soluzioni locali solo se progettate a livello globale).

1. 1987- Rapporto Brundland (rapporto commissione ambiente e sviluppo dell’ONU).

2. 1992- Conferenza di Rio (ONU ambiente e sviluppo) dichiarazione di rio, Agenda XXI.

3. 2002- Summit di Johannesburg.

Unione Europea e Sviluppo sostenibile:


Trattati Istitutivi: no specifico riferimento all’ambiente.

Anni ‘60: Si sente la necessità di cooperare nel settore ambientale.

Con il Rapporto Mansholt si ha un violento dibattito.

• 1972- Conferenza di Stoccolma (conferenza mondiale si ambiente umano).

• 1972- Conferenza di Parigi tra i capi di stato e governo Stati comunitari.

• Nascono i Programmi d’azione per l’ambiente.

Primo programma d’azione (73-77):


Ottica sviluppo economia e tenore di vita, c’è una semplice connessione con le politiche comuni. Si ha due tipi di principio: di prevenzione e di responsabilità.

Le azioni di tale programma sono: Riduzione dei fattori inquinanti, forme di cooperazione organismi internazionali.

I limiti sono gli strumenti utilizzati non obbligatori.

Secondo programma d’azione (77-81):


Si ha un’ottica globale, con una valutazione sull’impatto ambientale. Si utilizza il metodo di cartografia ecologica.
Terzo programma d’azione (82-86):
Contributi sulla ricerca scientifica e tecnologica, freno sviluppo economico non ecocompatibile, sentenza Corte di Giustizia.
Quanto programma d’azione (87-92):
Atto Unico 1987m Titolo specifico, integrazione, inizia una seconda fase della politica ambientale.
Trattato di Maastricht:
Inizia una terza fase. Azione in materia ambientale elevata al rango di politica comunitaria. Tutela ambientale parametro valutazione tutte le politiche UE.

Ribadisce il principio presenziale e responsabilità. Si ha il principio di chi inquina paga che è uno strumento preventivo e sanzionario.

Si ha un nuovo principio di precauzione (es. mucca pazza). Principio correzione alla fonte, Principio elevato grado di tutela, Principio di integrazione (Sviluppo Sostenibile è
un obiettivo trasversale).
Elaborazione strategia per lo sviluppo sostenibile:
• Trattato di Amsterdam: Principio dello sviluppo sostenibile nelle disposizioni generali (nuova fase).
• Principio di integrazione: Principio generale in materia.
• Strategia di integrazione delle politiche UE in settori che hanno impatto sull’ambiente.
• Protocollo di Kyoto.
• Quinto programma d’azione.
• Attività del Consiglio Europeo: Vari settori.

Settori di intervento:
• Trasporti.
• Agricoltura.
• Energia.
• Marcato interno.
• Industria e Sviluppo.
• Pesca e Conservazione ambiente Marino.
Primi passi per una strategia per lo sviluppo sostenibile:
Strategia di Lisbona: Consiglio europeo 2000, diventa l’economia basata sulla conoscenza più dinamica e competitiva del mondo, in grado di realizzare.

Strategia europea per lo sviluppo sostenibile viene delineata al Consiglio di Göteborg 200q. Arricchisce la strategia di Lisbona introducendo la dimensione ambientale.
Necessità di dissociare la crescita economica e lo sfruttamento risorse. Integrazione di indicatori ambientali con quelli sociali ed economici (Consiglio di Laeken).
Valutazione impatto ambientale in tutte le politiche settoriali.

Strategia europea per lo sviluppo sostenibile:


Consiglio di Bruxelles 2002- Principi Fondamentali:
• Eradicazione povertà, promozione sviluppo sociale e salute.

• Globalizzazione funzionale sviluppo sostenibile.

• Modelli sostenibili di produzione e consumo.

• Conservazione e gestione sostenibile risorse naturali e ambientali.

• Rafforzamento governance per lo sviluppo sostenibile.

• Mezzi di attuazione e cooperazione.

Nuova strategia di sviluppo sostenibile 2006:


Si ha 4 obiettivi chiave:

1. Tutela ambientale: Spezzare il legame fra crescita economica e danni ambientali.


2. Equità e coesione sociale: Piena occupazione.
3. Prosperità economica.
4. Rispetto impegni internazionali per la crescita sostenibile: Collaborazione con il padre e i paesi in via di sviluppo.

Si ha 7 sfide:

1. Cambiamenti climatici e energia pulita.


2. Trasporti sostenibile.
3. Consumi e produzioni sostenibili.
4. Conservazione e gestione risorse naturali.
5. Salute pubblica.
6. Inclusione sociale, demografia e migrazione.
7. Povertà mondiale.
Quinto programma d’azione (92-00):
Strategia innovativa: Si propone di cambiare il comportamento della società.

Si hanno 5 settori chiave:

1. Industria.
2. Energia.
3. Trasporti.
4. Agricoltura.
5. Turismo.

Si ha quando temi specifici:

1. Cambiamento climatico.
2. Risorse idriche.
3. Qualità dell’aria.
4. Natura e biodiversità.
5. Ambiente urbano.
6. Zone costiere.
7. Rifiuti.
Sesto programma d’azione (01-10):
Obiettivi ancora lontani ed è necessaria un’intensificazione. C’è collaborazione con mercato economico, imprese e consumatori e un coinvolgimento dei cittadini. Accento
particolare su problematiche ambiente urbano. Approccio globale e tematico con processo dì allargamento.

Politica ambientale dell’UE per il 2030:


Il 10 Marzo 2022 il Parlamento europeo ha adottato il programma d’azione ambientale per il 2030. Verso un’Unione climaticamente neutra.

Nel novembre 2019, il Parlamento ha approvato una risoluzione in cui dichiarava l’emergenza climatica, invitar di la Commissione a garantire che tutte le future proposte
legislative e di bilancio, fossero in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Di conseguenza la Commissione ha elaborato il Green Deal-maker europeo, la tabella di
marcia per un’Europa climaticamente neutra. Il nuovo programma d’azione ambiente aiuterà a raggiungere questo obiettivo.

L’obiettivo del primo programma d’azione in materia ambientale dell’UE, pubblicato nel 1973, era quello di ridurre l’inquinamento, aumentare la consapevolezza sui
problemi ecologici, migliorare gli ambienti urbani e quelli naturali. L’ottavo aggiornamento si concentra sull’accelerazione della transazione verso la neutralità climatica
verso energie pulite ed efficienti e verso un’economia circolare e del benessere.

L’economia sostenibile come chiave. Nella sua relazione sullo stato dell’ambiente 2020, l’agenzia europea dell’ambiente (AEA) ha affermato che le attività economiche e i
cambiamenti dello stile di vita, costituiscono le maggiori sfide ambientali per l’Europa. La commissione per l’ambiente del Parlamento europeo, sostiene che l’UE dovrebbe
evolvere verso un’economia del benessere sostenibile basata su obiettivi di sviluppo sostenibile, dove per economia del benessere, si intende quella per cui gli interessi
pubblici determinano l’economia e non viceversa.

Secondo il programma d’azione, le proprietà includono:

• Considera il danno ambientale come una priorità, rettificando alla fonte è pagato da chi inquina.

• Promuovere la mitigazione dei cambiamenti climatici per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra per il 2030, garantendo nel contempo una
transazione giusta che non lasci indietro nessuno.

• Adattare e ridurre la vulnerabilità dell’ambiente, della società e di tutti i settori dell’economia ai cambiamenti climatici.

• Perseguire l’obiettivo zero inquinamento, anche in relazione alle sostanze chimiche nocive.

• Avanzare verso un’economia del benessere in cui la crescita è rigenerativa.

• Proteggere, preservare e ripristinare la biodiversità, arrestarne e invertirne la perdita.

• Ridurre le principali pressioni ambientali e climatiche legate alla produzione e al consumo.

• Rafforzare gli incentivi ambientali positivi e l’eliminazione graduale delle sovvenzioni dannosa per l’ambiente, in particolare quelle legate ai combustibili fossili.

• Utilizzare le tecnologie dei dati per supportare la politica ambientale, assicurando trasparenza e accessibilità.

La Commissione riesaminerà questi obiettivi il 31 Marzo 2024.

Governance e sviluppo sostenibile:


Globale-Locale, sviluppo sostenibile che vede interagire tutti i soggetti. Ruolo fondamentale azione locale, pensare globalmente e agire localmente. Gli attori sono 3:

• Regioni: Encore (Conferenza ambientale regioni europee): Piattaforma di scambio per i ministri e i leader regionali che si tiene ogni due anni. Agenda XXI locale.
Carta di Valentcia: Ruolo regioni nelle politiche ambientali. Gli strumenti sono legislazione e accordi volontari. Strategie integrare all’interno di sistemi di pianificazione
territoriale. Le regioni sono attori chiave, si ha una tutela dell’ambiente urbano. Costituzione rete di Regioni.

• Città: Ambiente urbano: Una delle strategie tematiche Sesto programma. Libro verde ambiente urbano, campagna europea città sostenibili, conferenza europea città
sostenibili, Carta di Aalborg (impegni e programmi per lo sviluppo durevole e sostenibile). Conservazione ricchezze e capitale naturale, Politiche di pianificazione
territoriale. Agenzai XXI locale. Strategia tematica ambiente urbano: misure prioritarie sono: Integrazione tematiche ambientali in politiche urbane, Piani di trasporto
urbano sostenibile, Scambio migliori pratiche, Informazione e formazione, Uso programmi politica coesione e ricerca. Schema di sviluppo spazio europeo.
• Società civile: Informazione e partecipazione cittadini alla gestione del territorio. Agenza XXI: strumento indispensabile per la partecipazione della società civile si processi
decisionali. Convenzione di Aarhus 1998: Diritto all’informazione, Intervento dei cittadini nei processi decisionali, Capacità processuale e accesso alla giustizia, Accesso
informazioni e trasparenza.

Emergenze ambientali:
1. Cambiamenti climatici.
2. Inquinamento atmosferico.
3. Inquinamento acustico.
4. Risorse idriche.
5. Rifiuti.
6. Risorse naturali.
7. Tutela del suolo.
8. Ecosistemi forestali.
9. Aree rurali.
10. Zone costiere.
11. Biodiversità e habitat naturali.
12. Risorse alieutiche.
Settori d’intervento:
1. Fonti energetiche.
2. Trasporti e comunicazioni.
3. Trasporti su strada.
4. Trasporti marittimi.
5. Trasporti aerei.
6. Innovazione, competitività e ricerca.
7. Turismo.
Cambiamenti climatici (Climat Change):
Dal 1770 a oggi legame crescente tra emissioni CO2 e aumento temperature. Contenere aumento temperature entro 2° rispetto ai periodi preindustriale. Progresso infinito è
inarrestabile. Gli effetti del riscaldamento globale:

1. Scioglimento ghiacciai.

2. Innalzamento livello mare (pericolo zone costiere).

3. Instabilità clima (uragani, alluvioni, siccità…).

Politiche europee e climat change:


Principio di integrazione:

• Consumo efficiente e ecocompatibile fonti energetiche.


• Sistemi di trasporto.
• Responsabilizzazione imprese.
• Gestione del territorio.
• Agricoltura e industria.
• Ricerca e innovazione.
Programma europeo per il cambiamento climatico (ECCP): Programma orientato più alle politiche che alle tecnologie.

Necessità di integrazione delle tematiche relative al GW nelle altre politiche settoriali. Individuazione e superamento ostacoli:
• Ostacoli tecnici: Sviluppo ricerca e investimenti.

• Ostacoli normativi: Introduzione biocarburanti, gas…

• Ostacoli economici: Forme fiscali di sostegno e deterrenza.


• Ostacoli sociali: Campagne sensibilizzazione cittadini.
2003 sistema scambio quote di emissioni gas a effetto serra tra i Paesi membri UE (Emission trading scheme). Graduale riduzione agenti inquinanti.

Attribuzione, individuazione e gestione quote con Piano Nazionale di Assegnazione.

Libera circolazione quote: trasferimento, restituzione, cancellazione, vendita. Meccanismi sanzionatori.

Finalità: Rafforzamento responsabilizzazione ambientale e sociale delle imprese.

Riduzione dipendenza da importazioni energetiche. Abbattimento emissioni. Nuovi sbocchi agricoltura, sensibilizzazione pubblico. Investimenti in ricerca scientifica.
Necessità estendere lotta a tutti i paesi e a tutti i settori. Fare i conti con i cambiamenti climatici già in atto. Costi inazione.

Risultati: Riduzione sensibile emissioni solo in Germania, Finlandia e Olanda (Minor utilizzo di carbone, miglioramento condizioni climatiche, eco tasse e auto Diesel.

Emergenze: Scioglimento dei ghiacciai Nord-Europa; Desertificazione.

Estensione settori rientranti nell’EMt.

Inquinamento atmosferico:
Direttiva qualità dell’aria: Aria, ambiente, Inquinanti, Valore limite, Soglia allarme. La prima delle 7 strategie del sesto programma d’azione.

Strategia tematica sull’inquinamento atmosferico: Salute umana, Danno ecosistemi (eutrofizzazione, piogge acide).
Settori interessati: Energia-Industrie, Trasporti, Agricoltura (riduzione uso azoto e ammoniaca).

Necessità di evitare il Dumping Ambientale.


Risorse Idriche:
Tutte le attività umane esercitano una pressione crescente. 2001 Carta Europea Risorse Idriche. Integrazione con altre politiche:

1. Energia e trasporti.
2. Agricoltura.
3. Pesca.
4. Politica regionale.
5. Turismo.
Individuazione acque europee: classificazione per bacini o distretti idrografici. Elenco sostanze pericolose. Tutela acque sotterranee.
Mappa 25 Ecoregioni relative a fiumi o laghi e 6 ecoregioni relative ad acque di transazione o costiere. Principali elementi che esercitano pressioni:

1. Inquinamento diffuso.

2. Degrado ecosistemi acquatici.

3. Eccessivo sfruttamento risorse (soprattutto Europa meridionale).

4. Inquinamenti specifici dovuti a attività industriali, consumi domestici, trasporti marittimi…

Siccità e scarsità idrica. Strategia ambiente Marino (una delle 7 del sesto programma d’azione) e libro verde. Danni attività economiche (soprattutto pesca e turismo).
Individuazione di regioni Marine. Problema cause accidentali e sicurezza marittima. Energia eolica e mareomotrice. Qualità della vita delle zone costiere. Turismo sostenibile.
Rifiuti:
Problematiche connesse alla prevenzione, allo stoccaggio, allo smaltimento, e al riciclaggio al centro delle politiche ambientali sin dagli anni ‘70. Già nei Primi programmi
d’azione:

1. Prevenzione produzione rifiuti.


2. Sistema comunitario di certificazione ambientale.
3. Promozione riciclaggio.

Dopo anni ‘90 Sistema comunitario di controllo dei movimenti dei rifiuti dentro i confini UE. Armonizzazione legislazioni nazionali in materia di rifiuti di imballaggio.

Discariche:
Distinzione in 3 categorie:

1. Discariche per rifiuti pericolosi.


2. Discariche per rifiuti non pericolosi.
3. Discariche per rifiuti inerti.
Procedure per concessione autorizzazione alla gestione delle discariche. Incenerimento, controllo emissioni e recupero energia termina generata dall’incenerimento.

Prevenzione e riciclaggio rifiuti:


Una delle 7 strategie del sesto programma d’azione, strategia per prevenzione e riciclaggio in rapporto con politica integrata dei prodotti e uso sostenibile delle risorse.

Rifiuti: Non solo fonte inquinamento ma potenziale risorse da sfruttare.

Gestione coordinata e cooperazione Stati membri.

Principi chi inquina paga: Costo smaltimento sostenuto dal detentore e/o produttore.

Risorse naturali
Ritmo consumo risorse e pressioni ambientali non sostenibile. Accentuazione per sviluppo industriale di Cina e India. Modifica ecosistemi e perdita di biodiversità. Strategia
per l’uso sostenibile delle risorse naturali (una delle sette del sesto programma d’azione). Classificazione risorse:

1. Materie prime (Minerali, biomassa).


2. Comparti ambientali (Acqua, aria, terra).
3. Risorse diffuse (Energia eolica, termica…).
4. Spazio fisico
Risorse rinnovabili e non rinnovabili. Programmi d’azione; Rispetto obiettivi di Lisbona, Principio di integrazione.

Eterogeneità problemi: Azioni diverse da parte delle autorità che oprano tutto il ciclo di vita delle risorse ambientali (estrazione, raccolta, utilizzo e smaltimento).

Tecnologie ambientali e rimozione ostacoli alla diffusione. Investimenti in tecnologie rispettose dell’ambiente.

Tutela del suolo:


Risorsa essenzialmente non rinnovabile perché processo di rigenerazione lento. Sesto programma d’azione con strategia tematica protezione del suolo. Le cause del
degrado del suolo in UE sono:

• Pratiche agricole e silvicole.


• Attività industriali.
• Turismo.
• Sviluppo urbano e pianificazione territoriale.
Conseguenze degrado sul suolo europee:

1. Erosione, inondazioni e smottamenti.


2. Diminuzione materie organiche.
3. Contaminazione.
4. Salinizzazione.
5. Perdita biodiversità.
Politica agricola comune (PAC):

1. Agricoltura biologica.

2. Protezione terrazzamenti.

3. Rimboschimento e silvicoltura.

4. Riduzione pesticidi.

Individuazione, bonifica e ripristino siti degradati.

Ecosistemi forestali:
Azione comunitaria Forest Focus. Gli obiettivi sono:

• Monitoraggio ecosistemi forestali.


• Inquinamento atmosferico e cambiamenti climatici.
• Prevenzione incendi.
• Prevenzione biodiversità.
• Protezione suolo.
Strategia di Lisbona e Göteborg. Investimenti in vari settori:

1. Politica di sviluppo rurale.


2. Prevenzione incendi e inquinamento.
3. Tutale della biodiversità.
4. Competitività silvicoltura.
Piano d’azione a favore delle Foreste e strumenti finanziari specifici.

Aree rurali:
80% del territorio UE, tessuto sociale, economico, culturale e geografico peculiare. Paesaggi europei, Politica Agricola Comune(PAC).

Conferenza Europea Sviluppo Rurale —> Dichiarazione di Cork:


1. Priorità sviluppo rurale sostenibile.
2. Approccio integrato con altre politiche (Agricoltura, turismo…).

3. Sussidiarietà interventi.
4. Semplificazione, programmazione, finanziamenti e ricerca.
Regione Costiere:
Degrado coste europee, mutamenti nella destinazione d’uso dei suoli. Pressioni su ecosistemi costieri:

1. Sviluppo porti (Commercio e logistica).

2. Turismo.
3. Acquacoltura.
4. Pesca.
5. Sfruttamento eccessivo fondali marini.
6. Densità superiore a zone interne.
Zone costiere maggiormente sfruttate Sonoma

• Costa mediterranea.
• Costa Atlantica (Francia, Spagna, Portogallo).
• Coste Mare del Nord (Olanda e Belgio).

Turismo e seconde case, urbanizzazione delle pianure alluvionali dei fiumi (Po, Reno) che comporta una crescente pressione costiera.

Gestione integrata delle zone costiere, ci sono molte politiche d’impatto (PAC, politiche zone rurali, turismo).

Gli obiettivi sono la Tutela degli ecosistemi e la Promozione del benessere economico e sociale.

Biodiversità:
Convenzione di Rio sulla biodiversità. Crescente diminuzione della diversità biologica in Europa a causa delle attività umane

1. Pratiche agricole.

2. Infrastrutture.

3. Urbanizzazione.

4. Turismo di massa.

5. Inquinamento.

Strategia per la diversità biologica, ruolo fondamentale comunità locali e popolazioni autoctone. I settori e obiettivi Sonoma

1. Conservazione risorse naturali: Creazione rete ecologica zone speciali protette Natura 2000.
2. Agricoltura: Promozione buone pratiche agricole.
3. Pesce: Promozione pratiche con impatto limitato e conservazione stock ittici.
4. Politica regionale.
5. Foreste.
6. Energia e trasporti.
7. Sviluppo e cooperazione economica.

Risorse Alieutiche:
Politica comune della pesca. Gli obiettivi sono quelli di attuare un’approccio basato sugli ecosistemi. Politica alieutica con impatto minimo su ecosistemi marittimi e specie
marine. Adozione di misure di emergenza e congelamento della capacità totale della flotta comunitaria.

Azioni politiche UE su modelli di produzione e consumo in chiave di sviluppo sostenibile:


1. Energie.
2. Trasporti,
3. Innovazione, Ricerca e Competitività.
Turismo Sostenibile:
XXI sec.: Uno dei fenomeni mondiali sociale ed economici più dirompenti. Globalizzazione: bene di primaria importanza. Mezzo evasione e formazione personale.

Organizzazione Mondiale del Turismo: Fenomeno in continuo aumento. Impatti ambientali attività turistiche:
1. Inquinamento di ogni genere.
2. Diminuzione terrena per attività agricole e pastorizia.
3. Distruzione flora e fauna.
4. Congestione.
5. Concorrenza con altri settori.
Turismo:
Rapporto Brundland 1987: “le attività turistiche sono sostenibili quando si sviluppano in modo tale da mantenersi vitali in un’area turistica per un tempo illimitato, non
ostacolano lo sviluppo di altre attività sociali ed economiche”. Necessario equilibrio tra aspetti ambientali, economici e sociali del turismo.

Carta di Lanzarote:
1995: Carta di Lanzarote: Carta per un turismo sostenibile. Ci sono diversi Principi:
1. Sostenibilità ambientale, economica e sociale.
2. Integrazione aspetti naturali, culturali e umani.
3. Considerazione effetti su patrimonio e comunità locali.
4. Cooperazione di tutti gli attori e a tutti i livelli.
5. Azioni programmazione turistica.
6. Distribuzione benefici e oneri.
7. Scambio informazioni.
8. Trasporti.
9. Codici di comportamento imprese.
Misure previste nel piano d’azione sul turismo responsabile, in appendice alla carta di Lanzarote:

1. Valutazione contributo turismo su sostenibilità globale.


2. Pianificazione attività turistiche secondo sostenibilità.
3. Rafforzamento ruolo parti.
4. Promozione turismo locale.
5. Priorità aree particolari: Piccole isole, aree costiere, si alta montagna, città e centri storici.
6. Sviluppo misure di sostegno.

Politiche comunitarie turismo sostenibile:


Non esiste specifica politica sul turismo nei Trattati Istitutivi. Fondamentale politica coesione, sviluppo (Lisbona) e sostenibilità (Göteborg).

Ci sono diverse politiche trasversali:

1. Cultura.

2. Ricerca.

3. Trasporti.

4. Politiche regionali.

5. Libera circolazione.

6. Piccole e medie imprese.

Nonostante ciò c’è una politica attiva nel settore con competenze prevalenti degli Stati. Quinto programma d’azione, tra i 5 principali sviluppi sostenibili= Turismo.

Per Piano blu mediterraneo si parla di zone costiere e mari. Europa 2000:
• Diversificazione attività turistiche.
• Miglioramento qualità servizi.
• Azione su comportamento turisti.
Carta Europea Turismo Sostenibile: Turismo non più minaccia per l’ambiente ma fondamentale fattore di sviluppo socio-economico e potenziale strumento per rivitalizzare
le aree protette. Carta europea turismo durevole. Sesto programma d’azione e Agenda XXI europea e locale. Comportamento sostenibile turisti: Chiave per un turismo che
sia ecocompatibile. Sviluppo sostenibile e durevole nel settore turistico legato alla crescita qualitativa piuttosto che quantitativa. Si ha diverse problematiche legate alla
Concentrazione in ristrettì periodi dell’anno, Trasporti, Scarso interesse sostenibilità da parte dei turisti, Capacità ricettiva aree geografiche.

Problema sostenibilità area mediterranea e Nord Europea. Modelli di consumo e produzione industria turistica per lo più insostenibili.

Agenzie Europea per l’Ambiente: Indicatori chiave.

Criteri misura impatto ambientale:


1. Capacità di carico (Carrying Capacity).

2. Valutazione impatto ambientale (via).

3. Valutazione ambientale strategica (vas).

Strumenti di certificazione ambientale: Sistema comunitario di ecogestione (emas).

I settori chiave:

1. Turismo rurale.
2. Agriturismo.
3. Eco turismo.
4. Attività turistiche associate alle peculiarità degli ecosistemi locali e delle culture e tradizioni locali.
Lo sviluppo sostenibile:
Si basa su tre principali fondamentali:

• Efficienza economica.
• Integrità del sistema.
• Equità sociale: Intrea-gerazionale, Inter-gerazionale.
La Sostenibilità può essere: Ambientale, Economica, Demografica, Sociale, Geografica, Culturale.

Agenda 21:
Principali problemi per i quali è necessaria un’azione comune a livello internazionale:

• I consumi.
• La distribuzione del reddito.
• La sostenibilità dell’agricoltura nei paesi ad economia commerciale e nel Sud del mondo.
• La protezione delle foreste.
• La conservazione del patrimonio genetico.
• Gli aiuti ai paesi più poveri.
• La gestione delle acque.
• La regolazione delle emissioni gassose (in particolare CO2) che influiscono sul clima.

La “Green Economy”m
La Green economy propone un nuovo tipo di rapporto tra le attività economiche e l’ecosistema naturale.
Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile:
L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione nel Settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo
Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) in un grande programma d’azione per un totale di 169 target (traguardi).

L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016, giurando il mondo sulla
strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni- I Paesi si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030. Gli Obiettivi
per lo Sviluppo Sostenibile danno seguito ai risultati degli Obiettivi di Sviluppo del Milennio (Millennium Development
Goals) che li hanno proceduti e rappresentano obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti per lo sviluppo:
La lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico …

Per Obiettivi comuni significa che essi riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui, nessuno ne è escluso, ne deve essere
lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità.

Obiettivo 1: Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo.

Obiettivo 2: Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile.

Obiettivo 3: Salute e benessere.


Obiettivo 4: Istruzione di qualità.
Obiettivo 5: Parità di genere.
Obiettivo 6: Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie.

Obiettivo 7: Assicurare a tutti l’accesso a sistema di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni.
Obiettivo 8: Incentivare una crescita economia duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tuti.
Obiettivo 9: Costruire un’infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile.
Obiettivo 10: Ridurre le disuguaglianze.
Obiettivo 11: Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibile.
Obiettivo 12: Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo.
Obiettivo 13: Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico.
Obiettivo 14: Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse Marine per uno sviluppo sostenibile.
Obiettivo 15: Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’economia terrestre.
Obiettivo 16: Pace, Giustizia e Istituzioni solide.
Obiettivo 17: Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile.

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