Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Geografia economica à è una scienza che studia i fenomeni economici in quanto si presentano distribuiti della
superficie terrestre in sviluppo, in interdipendenza con l’ambiente ed in quanto si coordinano nell’insieme del
mondo e negli insiemi parziali onde esso risulta articolato. (definizione di Umberto Toschi).
Regione à sottoinsieme caratterizzato da un’omogeneità tra i caratteri.
Condizioni dello sviluppo dei fenomeni economici nella geografia economica:
- spazio;
- tempo;
- popolazione;
- ubicazione (i fenomeni economici si svolgono in un determinato luogo);
- localizzazione (scelta di una determinata ubicazione).
L’industrializzazione, la crescita metropolitana, le economie di scala nella produzione e la crescita intesa come processo
lineare per la produzione della ricchezza hanno fatto cambiare la visione di un mondo prima comprensibile e facile da
rappresentare, affermando cosi le scienze monosteliche (caratterizzate della ricerca e dall’enunciazione di leggi
universali). Il punto di svolta si è avuto tramite l’introduzione di 3 dimensioni: tempo, spazio e soggettività.
Vecchia scienza: tempo continuo, lineare e prevedibile; spazio omogeneo, banale e privo di differenze e dinamiche
proprie; soggettività negata a causa della razionalità.
Nuova scienza: il tempo esprime un’evoluzione verso qualcosa di più problematico, soggetto a dinamiche che non
permettono di prevedere gli sviluppi futuri; lo spazio è oggetto di calcolo, ma con una molteplicità di rapporti
economici, sociali, culturali, radicati ed ineliminabili; vi sono tanti punti di vista (soggettività) in quanto di fronte alla
complessità del mondo non vi può essere solo un unico punto di vista “certo”.
Gli eventi accadono sempre in qualche specifico luogo, a opera di uomini che hanno una loro specifica storia e che
fanno parte di più raggruppamenti (famiglia, religione, partiti, ecc..).
3. Regione funzionale: propria del volontarismo (concetti chiave del volontarismo sono: gravitazione e
polarizzazione, (dagli anni ’50 in poi)).
Punti principali del volontarismo:
- concetto di regione politica;
- l’uomo può determinare lo sviluppo tecnologico della regione, decidendo come organizzare il territorio;
- l’ambiente;
- importanza delle risorse in senso ottimistico;
- importanza dell’organizzazione urbana (ruolo delle città);
- possibilità di progettare consapevolmente l’intervento politico sull’ambiente;
- essenzialità della conoscenza delle leggi della natura per poter intervenire correttamente su di essa.
La regione funzionale è un’aggregazione territoriale nella quale le relazioni tra elementi costitutivi risultano
più rilevanti di quelli con l’esterno, prescindendo dal ruolo che ciascun elemento assume nell’organizzazione
dell’insieme.
La regione polarizzata mette in evidenza che i flussi non hanno ovunque la stessa intensità, bensì tendono a
polarizzarsi verso un “nodo” o da un “nodo” dominante.
4. Regione sistematica à si fonda sulla Teoria Generale dei Sistemi (dagli anni ’60 in poi):
la regione intesa come sistema sposta l’attenzione sul processo che muove la struttura verso il traguardo.
Concetti di interazione e apertura.
Nell’ambito del territorio assumono importanza i concetti di contiguità e di discontinuità i quali richiamano
l’esigenza di trattare le sue articolazioni à <<regionalizzazione>>
4. Presenza di servizi pubblici necessari per la formazione e riproduzione della forza lavoro;
5. Presenza di servizi pubblici (o infrastrutture sociali);
6. Sviluppo parallelo di servizi privati per le famiglie e per le imprese.
Le infrastrutture rappresentano tutto ciò che mediante la spesa pubblica rende un ambito territoriale stabilmente
idoneo a svolgere le funzioni economiche abitative, si possono distinguere in:
- infrastrutture materiali o tecniche (impianti ferroviari, strade...);
- infrastrutture sociali (scuole, ospedali, musei...);
- infrastrutture economiche (industrie di base, di fornitura di energia, di acqua…);
- infrastrutture dell’informazione e della ricerca.
Le infrastrutture presentano le seguenti caratteristiche:
- sono strutture territorialià la loro distribuzione geografica non è uniforme;
- sono beni non escludibili à non possono essere condizionati al pagamento di un prezzo di mercato;
- non danno profitti à nessun capitale privato viene investito, a meno che non intervenga a sostegno in finanziamento
pubblico.
4. La rendita del suolo: può essere agraria, mineraria o urbana (rendita immobiliare).
5. Le regioni geografiche:
Per regione geografica si intende una porzione di superficie terrestre che:
- è costituita da un insieme di luoghi contigui;
- tali luoghi hanno qualche caratteristica comune o qualche relazione preferenziale tra loro;
- essi si distinguono e si differenziano rispetto ai luoghi circostanti, che presentano caratteristiche e connessioni tra
loro diverse e che quindi appartengono ad altre regioni.
Esiste una gerarchia territoriale per quanto riguarda la regione geografica economica:
- al livello microregione appartengono regioni delle dimensioni di uno o pochi comuni;
- il livello mesoregionale corrisponde a dimensioni intermedie, fino a quelle delle nostre regioni istituzionali;
- il livello macroregionale considera interi paesi o aggregati di regioni istituzionali, anche transfrontalieri;
- le megaregioni sono invece continentali o intercontinentali.
I tipi di regione:
- la regione politico-amministrativa è definita dai confini istituzionalmente riconosciuti, è omogenea solo in quanto è
soggetta all’autorità di uno stesso ente pubblico territoriale (es. Comune, Provincia, Regione, ecc..);
- la regione politica è ben delimitata e corrisponde di regola allo Stato, oppure allo Stato federale (livello gerarchico
inferiore) o ad organizzazioni sovranazionali (es. UE) (livello gerarchico superiore);
- la regione naturale è identificata dalle sue caratteristiche fisiche e in essa prevalgono pertanto relazioni di tipo
verticale (es. Pianura padana, caratterizzata dal rilievo pianeggiante);
- la regione storica è caratterizzata da fatti fisici e naturali a cui si sovrappongono peculiarità legate a un tipo di cultura
e storia, è infatti anche regione culturale, omogenea sotto un punto di vista etnico-culturale (lingua, religione, usi e
consumi).
2. Il sistema mondo
Introduzione.
Per globalizzazione si intendono la serie di processi che hanno determinato (e determinano tutt’ora) profondi
mutamenti nelle relazioni umane e geografiche, che sembrano oggi:
- espandersi su una scala geografica senza precedenti;
- accelerarsi (mode, idee e crisi economiche circolano da una parte all’altra del mondo);
- interconnettere luoghi un tempo separati da enormi distante.
- ALCUNI DATI -
INVESTIMENTI DIRETTI IN USCITA, 2008 (ESPORTAZIONI):
1 – Stati Uniti. 2 – Francia. 3 – Germania. 4 – Giappone. 5 – Regno Unito. 6 – Svizzera. 7 – Canada. 8 – Spagna. 9 – Belgio. 10 – Hong Kong.
INVESTIMENTI DIRETTI IN ENTRATA, 2008 (IMPORTAZIONI):
1 – Stati Uniti. 2 – Cina. 3 – Regno Unito. 4 – Russia. 5 – Hong Kong. 6 – Belgio. 7 – Australia. 8 – Brasile. 9 – Canada. 10 – Svezia.
PIL Pro-Capite nel mondo à Stati vincenti: Stati Uniti, Norvegia, Giappone, Australia, Arabia Saudita, Europa occidentale, Russia.
PIL Pro-Capite a parità di potere d’acquisto à Stati vincenti: America del nord, Europa occidentale, Giappone, Corea del Sud, Taiwan.
Il diritto alla città à è il diritto di avere voce in capitolo su tutte quelle scelte che hanno concrete ripercussioni sulla quotidianità della propria vita,
come la scelta di aprire o chiudere una multinazionale nella città in cui si vive e lavora. In un regime democratico, un abitante dovrebbe poter avere
voce in capitolo su qualunque decisione o strategia politico-economica che modifichi l’ambiente in cui vive.
3. Le migrazioni.
La transazione demografica à Serve per vedere e studiare la relazione tra crescita demografica e sviluppo
economico. Per transazione demografica si intende il passaggio da una fase di equilibrio caratterizzata da alti tassi di
natalità e alti tassi di mortalità, con ridotto saldo naturale, a un’altra situazione di equilibrio caratterizzata, invece, da
bassi tassi di natalità e mortalità, con altrettanto ridotto tasso naturale.
La crescita demografica e la transazione à Tale transazione di realizza in 4 fasi:
- I fase à alto-stazionaria = tassi di natalità e mortalità molto alti (dovuti a carestie, guerre e malattie, tipiche di
società pre-industriali);
- II fase à Prima espansione = mantenimento di un elevato tasso di nascita e caduta del tasso di mortalità
(miglioramenti igienico-sanitari e nel campo della nutrizione, stabilità dei governi, tecnologia medica);
- III fase à Tarda espansione = consolidamento del tasso di mortalità a bassi livelli e riduzione del tasso di nascita
(affermazione della società urbano-industriale, donne lavoratrici, metodi di controllo delle nascite);
- IV fase à Basso-stazionaria = tasso di nascita e tasso di mortalità si consolidano a livelli bassi, la popolazione risulta
stazionaria.
La II e la III fase sono le fasi salienti della transazione.
Il fenomeno migratorio: benché questo fenomeno accompagni la storia dell’uomo, la ine del Novecento ha fatto
parlare di mondializzazione delle migrazioni.
Nel 2010 il numero di migranti nel mondo è stato stimato di circa 214 milioni di persone (più del 3% della popolazione
mondiale)
Gli spostamenti del popolo possono essere:
- esterni, rispetto al popolo di appartenenza;
- interni (dalle aree con ritardo di sviluppo verso le aree sviluppate, dalla campagna alla città, dalle citta più piccole ai
capoluoghi amministrati o dalla montagna alla natura…).
Le migrazioni internazionali si possono distingue in base:
- alla durata: temporanee o permanenti;
- alla composizione: singoli individui o interi nuclei famigliari; miste o prevalentemente maschili o femminili;
- all’età: con prevalenza delle classi centrali (15-45 anni);
- all’ambito territoriale: intercontinentale o intra-continentale;
- alle qualità lavorative dell’emigrante;
- alle modalità: migrazioni volontarie, individuali, pianificate o programmate; legali o clandestine.
I fattori dei movimenti migratori sono:
- la transazione demografica;
- la forte differenza reddituale e di qualità della vita;
- la mondializzazione dei trasporti e delle comunicazioni.
In forte crescita sono i rifugiati politici che hanno scelto di abbandonare il loro paese a causa delle guerre in corso o ne
sono stati espulsi per motivazioni politiche, e i profughi ambientali che decidono di emigrare a causa di fenomeni
ecologici insostenibili. Un tipo particolare di migrazione è rappresentata dai ricercatori che si trasferiscono dai loro
paesi in cui le loro competenze non vengono riconosciute e utilizzate, in altri dove vi sono più possibilità, questo
fenomeno è definito fuga dei cervelli.
Le principali aree di destinazione sono: l’Occidente, i paesi del Medioriente ricchi di petrolio e i NICS (new industrial
countries) verso i quali si dirige essenzialmente l’emigrazione asiatica.
Oltre alle motivazioni legate al mercato del lavoro, molti sono i fattori che influiscono nella scelta delle aree di
destinazione, ad esempio, le affinità di ordine culturale, linguisti e storico-politiche e la prossimità geografica.
dell’ONU nel 1990. Ha valori che vanno da 1 (massimo) a 0 (minimo) ed è il risultato di tre dati:
- la speranza di vita alla nascita;
- l’alfabetizzazione degli adulti;
- il PIL pro-capite reale (cioè il PIL per ogni abitante corretto in base al potere d’acquisto locale).
Ciascuno dei tre dati è calcolato in funzione dello scarto tra il massimo e il minimo mondiale.
Nel 2013 il paese con il valore di ISU più alto è la Norvegia (0,955) e quello con il più basso è il Niger (0,304).
(Paesi con l’ISU più basso: Niger, Afghanistan, Sierra Leone, Repubblica Centro-Africana, Mali – Paesi con l’ISU più alto: Norvegia, Australia,
Islanda, Canada, Irlanda).
2. Le condizioni ecologico-ambientali.
Tra le attività umane, l’agricoltura, con l’allevamento, è la più legata ai fattori fisici dell’ambiente: in particolare al
clima e le acque, il rilievo e il suolo agrario. Questi fattori condizionano ovunque, ma sono più incisivi nel Sud del
mondo, dove vi sono meno possibilità di intervenire per carenza di capitali e tecnologie.
Il clima assume un’importanza determinante per l’agricoltura, in quanto i vegetali per svilupparsi e crescere hanno
bisogno di calore e di acqua; il periodo vegetativo richiede una temperatura media mensile di almeno 10° C. Per
quanto riguarda l’acqua, per poter praticare coltivazioni sono necessari almeno 250 mm di pioggia all’anno.
Ogni coltivazione agricola ha i propri limiti latitudinali oltre i quali non può essere praticata.
Il suolo è il substrato fertile su cui si coltiva, è formato da sostanze minerali (hanno origine dalle rocce) e organiche
(hanno origine dalla decomposizione di organismi viventi, animali e vegetali). Un suolo ricco di humus (formato da una
buona quantità di sostanze organiche) è il più adatto per le coltivazioni.
Il rilievo condiziona l’agricoltura per l’altitudine e per la pendenza. L’altitudine influisce sul clima, in quanto con
l’altitudine la temperatura diminuisce di circa 0.5° C ogni 100 metri, aumentano le precipitazioni e si intensifica il
vento. Per quanto riguarda le forme di rilievo, sono complessivamente favorevoli all’agricoltura le zone pianeggianti
o collinari o di bassa montagna con pendici molto ripide.
Diversi tipi di suolo, unitamente ai diversi climi, permettono di individuare diverse regioni agricole naturali:
1) Regioni equatorialià Clima caldo e umido, fitta vegetazione forestale, in parte utilizzata per il legname
2) Regioni della savana à Temperature elevate e stagionalità delle precipitazioni, attività agricola poco redditizia
3) Regioni desertiche à L’estrema aridità dei suoli consente a stento l’allevamento nomade (es. Sahara)
4) Regioni monsoniche à Temperature elevate e forti precipitazioni stagionali , fitta vegetazione naturale; l’alta
densità demografica ha fatto si che il manto vegetativo sia stato sostituito da un’agricoltura intensiva ad una in cui vi è
elevata produzione di riso (Asia Meridionale)
5) Regioni mediterraneo à inverni miti ed estati calde, precipitazioni limitate quasi solo alla stagione invernale, sono
presenti produzioni che non necessitano di molta acqua
6) Regioni temperate à comprendono le principali aree agricole del pianeta, rappresentano i paesi economicamente
più solidi e hanno clima temperato, agricoltura intensiva, predominio di allevamento, di ortaggi destinati a mercati
urbani e nelle aree più asciutte coltivazione di cereali
7) Regioni della taiga e del freddo à grandi boschi e foreste con poche coltivazioni, praticate anche in serre, che si
riconducono man mano che si sale di latitudine, verso i poli.
Nel Nord del mondo si è arrivati alla separazione fisica tra luogo di produzione e luogo di consumo e l’agricoltura in
molti casi è in grado di recepire innovazioni scientifiche e tecnologiche, nel Sud invece, le tecnologie e i macchinari
utilizzati si riducono notevolmente e il lavoro nei campi si svolge con l’utilizzo della trazione animale.
Vi sono due forme di organizzazione economica dell’agricoltura:
- agricoltura intensiva: rivolta ad ottenere la massima produttività del suolo (la più alta quantità di prodotto agricolo
ottenuto da ogni ettaro) tramite l’utilizzo intenso del terreno agricolo; nell’agricoltura moderna la necessità di
intensificare le colture richiede continui investimenti nella meccanizzazione (sviluppata specialmente in Europa,
Giappone e Israele: territori con poca superficie agraria rispetto alla quantità di popolazione); nell’agricoltura intensiva
è tradizionale invece, quando si ottengono grandi rese per ettaro attraverso il lavoro, avendo poco capitale a
disposizione e quindi poco sviluppo della meccanizzazione, spesso è policolturale ed è diffusa in regioni africane, in
Asia e nell’America meridionale.
- agricoltura estensiva: nella sua versione moderna tende ad ottenere il massimo della produzione per persona
impiegata (elevata produttività per addetto), in questo caso, le rese per terreno possono essere basse, è sviluppata nelle
grandi pianure di Canada, Stati Uniti e Australia; nell’agricoltura estensiva tradizionale invece, si fa scarso uso di
macchinari e gli investimenti sono minimi (forma meno redditizia dell’agricoltura), è presente nel latifondo delle
regioni mediterranee.
7. L’agricoltura di sussistenza.
Questa forma di agricoltura comprende i sistemi agricoli naturali che non prevedono scambi di prodotti. In senso lato
è riconducibile a limitati scambi con gruppi vicini che possono avvenire sia in moneta sia in natura. In tutti i casi,
l’attività agricola, è pur sempre destinata al consumo alimentare diretto ed è esercitata tramite tecniche tradizionali. In
essa sono predominanti il lavoro manuale, l’utilizzo di strumenti tradizionali e la prevalenza della policoltura, in una
2) Agricoltura di sussistenza itinerante à forma tipica di agricoltura tropicale umida, dove l’accetta è spesso
uno strumento privilegiato rispetto alla zappa, essa viene utilizzata per l’abbattimento della foresta, che, una
volta bruciata, lascerà spazio alle colture (foresta equatoriale e monsonica)
3) Agricoltura di sussistenza delle zone semi-aride à è praticata con strumenti rudimentali, ma vi è
l’aggravante della siccità, che permette raccolti modestissimi e una pratica agricola obbligatoriamente
estensiva tradizionale.
• La RIVOLUZIONE VERDE: consiste in un ampio complesso di misure tese a intensificare la produzione agricola
nei paesi del Sud del mondo. Dalla diffusione di nuove tecnologie all’uso dei concimi chimici, dai programmi di
irrigazione all’introduzione di nuove varietà di cereali ed elevata resa produttiva. I vari interventi della rivoluzione
verde hanno favorito un numero ristretto di grandi e medi agricoltori che si trovano nella condizione di adottare le
innovazioni tecniche e acquistare macchinari e fertilizzanti, mentre si sono intensificate la denutrizione e la
migrazione dai campi verso i centri urbani. I risultati più significativi si sono avuti nella pianura indo-gangetica,
dove l’introduzione del grano americano (“grano miracolo”), hanno permesso all’India di attenuare sensibilmente il
livello di sottoalimentazione. Altro settore di intervento della rivoluzione verde è stata la motorizzazione
dell’irrigazione.
4. I paesi del Sud del mondo, tradizionalmente esportatori, devono essere suddivisi al loro interno, in quanto vi
sono determinati paesi che hanno il possesso di una determinata materia prima.
2. Il settore minerario.
Le principali condizioni che influenzano la geografia mineraria sono: la massa mineraria, il suo tenore in materiali
utili, la posizione geologica dei giacimenti (profondità) e la loro posizione geografica (localizzazione).
Il concetto di economicità dipende da molteplici fattori, quali: costi di trasporto, condizioni di mercati, fattori politici e
strategici.
Il ferro è il prodotto più trasportato via mare dopo il petrolio, le principali correnti di scambio si effettuano tra alcuni
grandi produttori (Brasile, Australia, India, Canada) e i centri industriali statunitensi, europei e cinesi.
L’aumento della domanda e la riduzione dei costi di trasporto hanno portato all’allargamento dell’area di estrazione e a
far accrescere la resa dei giacimenti minerari marginali più lontani dalle aree di consumo.
Una regione mineraria è un’area di esportazione di materiali utilizzati altrove, per cui la sua organizzazione territoriale
poggia su un efficiente sistema di trasporti e di infrastrutture specializzate per avviare i minerali estratti verso le aree
industriali.
L’attività mineraria produce inoltre specifiche trasformazioni negative del paesaggio ambientale sotto forma di impianti
e linee ferroviarie dismesse, aree disboscate e superfici ingombre di detriti, come nel caso delle regioni carbonifere e
delle grandi miniere di rame. Altri effetti negativi sono l’inquinamento dei corsi d’acqua e dell’aria, la distruzione
dell’ecosistema e gli effetti che le estrazioni possono produrre sull’assestamento del suolo rendendolo soggetto a
sprofondamenti e inadatto alle costruzioni.
3. Le risorse energetiche.
sfruttamento un determinato deposito e momento in cui può realizzarsi la produzione su grande scala.
A un livello molto generale, osservando le fluttuazioni di prezzo di lungo periodo si rileva come negli anni precedenti
l’ultimo conflitto mondiale i prezzi sui mercati internazionali fossero relativamente elevati. Il dopoguerra ha invece
inaugurato una fase in cui i prezzi reali delle materie prime ed energetiche sono rimasti costantemente bassi, cosa che
portò ad un intensificazione dei flussi di minerali verso paesi industrializzati e a un utilizzo estensivo delle risorse
stesse.
L’OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio), a partire dal 1973, riuscì ad imporre una politica di prezzi
alti del petrolio, che costrinsero i paesi importatori a ridurre i consumi e a sfruttare fonti di approvvigionamento ad alto
costo, sia petrolifere che di altra natura. La strategia delle imprese minerarie e petrolifere si è modificata, esse hanno
continuato a giocare un ruolo decisivo come prestatori di servizi, consulenza tecnica e macchinari ed hanno avviato una
sistematica strategia di differenziazione dei settori d’intervento, portando a una crescente inter-penetrazione dei settori
petrolifero e minerario.
7. Le filiere industriali
1. Le relazioni industriali.
Il termine industria si riferisce al settore secondario, cioè all’insieme di attività manifatturiere di trasformazione di
prodotti primari in beni destinati al consumo ad opera di determinati soggetti economici: le imprese.
In termini di manifattura si tratta di un settore economico che comprende tre fasi distinte:
c. Di servizio: quando le imprese utilizzano un processo o servizio comune fornito in una determinata area, come
nel caso dei servizi di logistica.
La filiera è l’insieme di una complessa rete di relazioni che interessa varie imprese all’interno di uno o più settori
economici, ovvero una catena produttiva che genera valore.
• IL FORDISMO
L’organizzazione produttiva dominante del XX secolo è definita come ford-taylorista, e fa riferimento alle
modalità organizzative introdotte per la prima volta da Henry Ford nei suoi impianti automobilistici presso Detroit,
fondate sulla grande dimensione degli impianti, l’integrazione verticale del ciclo produttivo, elevati livelli di
occupazione e produzione di beni standardizzati. Con il termine taylorismo si intende invece l’organizzazione del
lavoro e dei cicli di produzione che consentiva a quell’impresa di espandersi e di diventare il soggetto dominante
dell’economia, principi introdotti da Frederick Taylor e che prevedevano la scomposizione in segmenti separati del
processo produttivo all’interno dell’impresa e la separazione assai netta delle mansioni fra gruppi di lavoratori.
Questo tipo di organizzazione fu reso possibile grazie a particolari condizioni tecnologiche e grazie ad un
particolare sistema di regolazione sociale che prevedeva l’intervento diretto e indiretto dello Stato nell’economia
allo scopo di predisporre i centri industriali di adeguare infrastrutture, il mantenimento di salari relativamente alti e
il sostegno di una domanda crescente di prodotti industriali standardizzati. Le grandi imprese iniziarono a
concentrare in misura crescente le proprie funzioni nei pressi delle grandi agglomerazioni e ad assumere posizioni
dominanti nel mercato.
Questo modello ha consentito lo sviluppo della grande impresa verticalmente integrata e la formazione delle
moderne città industriali, ma si rivelò nel tempo alquanto rigido, in quanto la produzione di massa era poco
differenziata, le modificazioni della catena produttiva lente e difficili, la gestione della grande impresa
verticalmente integrata difficile e inefficiente. Queste rigidità si trasformarono in fattori involutivi dopo la
comparsa di significative innovazioni nell’elettronica, nelle telecomunicazioni, nell’informatica che mutarono
completamente lo scenario industriale del fordismo.
2. Decremento produttivo à si ha quando le imprese non trovano più conveniente la grande dimensione degli
impianti, ciò può verificarsi con la crescita della sindacalizzazione della forza lavoro o con un rapido
progresso tecnologico che rende obsolete le strutture produttive dell’impresa. Il ciclo produttivo viene così
scomposto in segmenti, assegnati ad altre imprese di più modesta dimensione. Esso porta alla formazione di un
tessuto di imprese di piccola e media dimensione che forniscono uno maggiore flessibilità rispetto alla grande
impresa.
3. Formazione di sistemi industriali periferici à si sviluppano in parte come conseguenza dei processi di
decentramento, ma anche seguendo logiche proprie, dettate da condizioni della società, dell’economia e
dell’organizzazione territoriale periferica.
Il rapido sviluppo industriale delle regioni dell’Italia centrale e nord-orientale (c.d. Triangolo Industriale, Torino +
Genova + Milano) è uno degli esempi più significativi di crescita industriale relativamente autonoma: questa periferia
industriale si è caratterizzata per la crescita di distretti industriali formati da piccole e medie imprese che hanno saputo
rispondere a domande di mercato specifiche e segmentate. Le piccole imprese hanno potuto accrescere i propri livelli
produttivi a costi contenuti.
1. Le funzioni di decisione, pianificazione, strategia, ricerca e sviluppo sono spesso concentrate in un numero
ristretto di grandi centri metropolitani.
2. Altre funzioni produttive che richiedono lavoro qualificato e presenza di infrastrutture specifiche saranno
localizzate in aree intermedie, dotate di una base industriale consolidata ma caratterizzate da cosi di esercizio
inferiori.
3. Le produzioni standardizzate e a basso contenuto tecnologico che necessitano solitamente di manodopera
abbondante ma di qualificazione inferiore che sono maggiormente sensibili a differenziali salariali.
8. I trasporti e le comunicazioni
Introduzione.
I trasporti e le telecomunicazioni sono strategici per tutti i campi dell’economia e fondamentali per l’organizzazione
del territorio. Essi hanno una localizzazione a rete su cui si inseriscono nodi più o meno importanti secondo la quantità
e la qualità dei flussi presenti.
I flussi di trasporto e di comunicazione hanno avuto negli ultimi decenni una forte intensificazione grazie alla
rivoluzione delle telecomunicazioni con le numerose innovazioni nel campo delle ICT (Information and
Communication Technologies) e con le attività di crescita dell’attività logistica che ha fatto crescere in modo
importante i nuovi nodi strategici.
1) Accessibilità: occorre tener conto dell’accessibilità della località o dell’area turistica, come ad esempio la
posizione-distanza di un’area rispetto alle principali zone di provenienza della domanda di turismo, oltre alla
distanza fisica, contano la facilità di accesso in senso sia reale (mezzi di trasporto e collegamenti) sia
psicologica.
2) Presenza di attrattive: la maggior parte di turisti si orienta verso attrattive di carattere naturale,
prevalentemente l’insieme sole-mare-spiaggia seguito dai grandi parchi e dalla montagna attrezzata per gli sport
invernali. In secondo luogo sono ricercate le attrattive di tipo storico-artistico (monumenti, scavi archeologici,
musei); inoltre, hanno un certo peso le attrattive di tipo urbano e i grani eventi e in alcuni casi anche le strutture
ricettive (alberghi, campeggi e ristoranti).
3) L’immagine: l’immagine che una certa località si crea, soprattutto attraverso i canali di informazione; la
pubblicità turistica e i messaggi che il potenziale turista riceve sono numerosi e diversificati. L’immagine è
fondamentale per le cosiddette località status-symbol, cioè quelle la cui frequentazione è eleva la posizione
sociale turistica. Negli ultimi anni è cresciuta un’immagine turistica diversa dalle precedenti, quella di località
che preservano e valorizzano l’ambiente e i beni culturali, specie nell’Europa, che è ricca di patrimoni culturali
riconosciuti <<patrimoni mondiali dell’umanità>> dell’Unesco.
4) Costo della vita.
5) Situazione geopolitica.
6. Gli effetti negativi del turismo.
Il turismo è un importante elemento del processo di globalizzazione perché incrementa la mobilità delle persone
insieme alle migrazioni e agli spostamenti temporanei per motivi di lavoro, ed è un importante fattore di contatto fra
culture diverse. Questo contatto può essere molto positivo, quando diventa un confronto tra modi di vita e di pensiero
differenti, ma accanto a questi effetti positivi ve ne sono anche di problematici: a volte nel contatto culturale prevale,
da parte del turista, un atteggiamento di superiorità, o tal volta di arroganza, nei confronti delle popolazioni delle
località visitate e della loro cultura.
Un secondo problema dipende dal fatto che nel Sud del mondo buona parte del turismo internazionale è organizzato da
imprese multinazionali, che apportano modesti vantaggi all’economia locale; talvolta, però, il circuito organizzato
dalle compagnie straniere è completamente autosufficiente: il turista non ha quindi nessun contatto con la società
locale.
Esiste di fatto un doppio circuito di servizi turistici: quello dei turisti del Nord del mondo, costoso, variegato e
moderno e quello per la grande maggioranza della popolazione, povero e limitato.
Un ulteriore effetto negativo del turismo è rappresentato dall’impatto distruttivo che l’attività turistica può avere
sull’ambiente e sul paesaggio quando non ne vengono tutelati gli equilibri ecologici e i caratteri originari.
Un ultimo effetto negativo del turismo è l possibile scomparsa delle attività tradizionali, come l’agricoltura e
l’artigianato, che la popolazione locala abbandona per dedicarsi alla più redditizia attività turistica.
➢ istituzioni culturali in senso stretto (scuole, associazioni, biblioteche, musei, teatri, ecc..)
➢ istituzioni religiose e luoghi di culto
➢ istituzioni della ricerca (università, politecnici, R&S all’interno di imprese, poli tecnologici, ecc..)
➢ organi della comunicazione (editori, giornali, emittenti radio-televisive)
2 - funzioni direzionali:
➢ trasporti e logistica
➢ distribuzione dell’acqua, dell’energie elettriche, del gas, degli idrocarburi
➢ sportelli bancari, promotori finanziari, agenzie di assicurazioni
➢ poste, telefoni e telecomunicazioni, gestori e operatori informatici
➢ commercio internazionale
➢ commercio all’ingrosso e di produzione-distribuzione
➢ commercio al minuto (negozi, supermercati, ecc..)
➢ artigianato di servizio
➢ fiere, mostre e mercati
5 – servizi per la cura, il benessere e l’ambiente:
➢ Il modello di Martin (tappe della crescita urbana secondo F.Martin) indica come, pur mantenendosi costante,
l’occupazione totale, cioè la somma delle attività di base e delle attività locali, le prime mutano qualitativamente.
In particolare si succedono fasi storiche caratterizzate ciascuna da una certa attività di base o gruppo di più attività
interconnesse. Ciò è dovuto in particolari a mutamenti globali, in parte a mutamenti indotti dalla stessa crescita
dimensionale urbana. La grande dimensione urbana genera divisioni del lavoro fra imprese: se in origine l’attività
di base è l’industria tessile, nasceranno imprese che producono macchine tessili e altre macchine utensili, fino a
formare un nuovo settore meccanico che potrà rimpiazzare quello tessile.