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Geografia Economica, P.

MORELLI McGraw-Hill 2010

Capitolo 1: Le categorie geografiche nel contesto della globalizzazione dell’economia


1.1 Definire la geografia economica
INIZIALEMENTE: La Geografia Economica come ramo della statistica descrittiva dei fenomeni economici

POI: la geografia economica si afferma successivamente come “conoscitiva” e “scientifica”.

Massi 1979: “la geografia economica è scienza di analisi nello studio dei microspazi, ma persegue la
sintesi nello studio dei macrospazi”.

Toschi: è la scienza che ha per oggetto i fenomeni economici: differenziati e distribuiti sulla superficie
terreste che si coordinano nell’insieme del mondo economico e negli insiemi parziali spaziali, assumono
rilievo sia nella dimensione quantitativa che qualitativa : la distribuzione dei bisogni, delle risorse e il
tramite spaziale riferiti alle varie scale dalla globale alla locale e viceversa.

In tale definizione si ritrovano le interconnessioni e i rapporti tra la geografia economica e le altre geografie.
I compiti del geografo economico sono:

- comporre dati ed elementi


- scoprire le interazioni che vengono dall’ambiente
- finalizzare il tutto a obiettivi di sviluppo/equilibrio

1.2 I Metodi e i Modelli


La definizione di geografia economica ha insiti nella propria enunciazione i due principali
metodi/Ragionamenti di indagine, che non si escludono a vicenda, bensì interagiscono:
-metodo induttivo: è l’osservazione dei fenomeni, della loro distribuzione e delle loro dinamiche evolutive
per giungere alla formulazione di ipotesi generali;
-metodo deduttivo: è il metodo che si fonda su ipotesi generali e, verificandole nella loro reale
manifestazione, perviene all’individuazione dei fenomeni.

Le linee fondamentali che hanno guidato il pensiero geografico-economico sono state:

- Il determinismo  predominanza assoluta ai fattori fisico-naturali nella regolazione delle azioni umane:
attività economiche e interrelazioni tra ambiente e uomo sarebbero fortemente regolate da determinanti di
ordine ecologico. (Si sviluppa nel XIX di Carl Ritter e Friedrich Ratzel parallelamente alla teoria
Evoluzionistica di Darwin)

- Il possibilismo  è il paradigma che riconosce all’uomo la possibilità di trasformazione dell’ambiente;


L’ambiente naturale offre una serie di opportunità, che però saranno tradotte in effettive soltanto
dall’azione dell’uomo, il quale è influenzato dalla propria cultura, preparazione e volontà di approfittarne e
valorizzarle (In seguito allo sviluppo industriale … (di Paul Vidal de la Blache)

- Il volontarismo  la predominanza assoluta dell’azione umana. Nel XX secolo sostituisce il P. sotto


l’accelerazione dei processi localizzativi delle nuove attività economiche e la volontà di intervenire sui
processi di sviluppo

In tale ottica si affermano le nuove ideologie del pensiero socio-politico, come la lettura marxiana dei
fenomeni e l’affermazione di una logica di tipo deduttivo, che si riflettono nelle indagini geografico-
economiche, che saranno le fondamenta del metodo quantitativo, cioè dell’utilizzazione di modelli spaziali
per l’interpretazione geografica.
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Metodo Quantitativo: è l’utilizzazione di modelli spaziali per l’interpretazione geografica:

1.Modello di Von Thunen: Distribuzione Attività agricole


2.Modello di Weber: Localizzazione Industriale
3.Modello di Cristaller: Studio delle Città

Con l’analisi delle conseguenze derivanti dal deterioramento ambiente naturale Il volontarismo verrà
sostituito dalla teoria generale dei sistemi, quale studio delle relazioni che intercorrono tra gli elementi del
sistema (complesso di strutture interagenti tra di loro, mosse da uno stesso processo), e tra questi e
l’ambiente esterno. In questa teoria vige il principio del feed-back , secondo il quale il mutamento di
qualsiasi elemento del sistema va a ripercuotersi su tutti gli altri, provocando una serie di reazione e
retroazioni. (vi Discendono Teorie di Sostenibilità a compatibilità)

1.3 Il nostro lessico


1.3.1 L’oggetto e il luogo
I fenomeni economici costituiscono l’ambito di indagine della geografia economica (e non solo), esaminati
nell’ottica della loro distribuzione sulla superficie terrestre, delle dinamiche dei processi di localizzazione,
della loro modificazione qualitativa e quantitativa e del modellamento della superficie terrestre.

Nell’attuale ottica della concezione sistemica, secondo la quale l’intero pianeta (il geosistema) ingloba sia il
sistema ecologico sia il sistema socio-economico, i fatti economici devono essere investigati nelle loro forti
interrelazioni con gli altri componenti del sistema stesso.

LUOGO= porzione della superficie terrestre i cui caratteri geografici si vogliono descrivere. In genere, è
implicita la dimensione “piccola” di porzione di superficie terrestre: il luogo costituisce infatti l’unità
elementare di una regione, individuata come un insieme di luoghi contigui.
Tra i termini derivati da “luogo” troviamo:
-localizzazione: è il processo con il quale si colloca qualcosa su un punto della superficie terrestre;
-localismo: è il riconoscimento e la valorizzazione di specificità locali.

1.3.2 Lo spazio e il territorio.


SPAZIO: entità illimitata e indefinita, dotata o no di determinate proprietà geometriche, nella quale sono
situati corpi.
L’uomo nel tempo ha trasformato lo spazio “naturale” in “spazio umanizzato”, avviando una dinamica
dell’organizzazione socio-economica dello spazio.

TERRITORIO: un complesso di rapporti orizzontali e verticali presenti nei diversi luoghi.


Si identifica come un’area nella quale uno stato è in grado di esercitare la propria sovranità (riconoscimento
interno e internazionale di tale potere)
In realtà, quando ci si riferisce al territorio si assegna rilievo ai singoli elementi e strutture che lo
compongono, in relazione agli obiettivi della ricerca e alla scala di dettaglio con cui si vuole condurre
l’indagine.

Nel determinismo per identificare il territorio si osservavano gli elementi naturali predominanti in modo da
capire l’organizzazione socio-economica.

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Con il possibilismo si afferma il paradigma città-campagna, il quale indica il complesso dei rapporti tra aree
urbane e aree rurali. II paesaggio e il genere di vita sono le espressioni massime della organizzazione che la
comunità che esprime su un determinato territorio.

Successivamente, questo paradigma è stato sostituito con il paradigma città-regione (volontarismo), che
descrive il complesso dei rapporti che si instaurano tra centri urbani;  area in cui le attività socio-
economiche fanno capo a centri urbani, puntando l’attenzione più sull’organizzazione funzionale che alle
caratteristiche dell’ambiente naturale.

Sistema Territoriale: è una unità territoriale complessa che si evolve nel tempo/spazio.

1.3.3 La regione e il sistema.


REGIONE (Vallega 1984): sistema spaziale in quanto composto da elementi fisici e umani, interconnessi,
mossi da un processo e condotti spontaneamente o volontariamente verso un traguardo.”
La regione è il risultato di un processo definito regionalizzazione, con il quale si indica il modo con cui si
organizzano effettivamente su un determinato territorio i flussi di beni e di persone, le reti infrastrutturali in
un rapporto di interazione con gli ecosistemi naturali: è il modo con cui si scandisce, si individua e disegna la
regione.

I processi di regionalizzazione hanno dato origine alla:

1. Regione naturale, che è il risultato di processi di regionalizzazione scanditi dalle condizioni naturali (fase
del pensiero del determinismo ambientale) e integrati, poi, con le implicazioni storiche e con la ripartizione
amministrativa, fino a proporre un mosaico di regioni storico-naturali.

2. Regione omogenea: (possibilismo Vidal) Le tipologie dei flussi, delle reti e dei sistemi insediativi della
regione sono omogenee.
Carattere prevalente: staticità nell’organizzazione delle attività umane.

CARATTERI FONDAMENTALI:
- GENERE di vita: insieme delle pratiche economiche e sociali e dei comportamenti territoriali,
che tendono a permanere quasi immutati nel tempo
- PAESAGGIO: insieme delle fattezze-lineamenti visibili e sensibili che caratterizzano i luoghi

3. Regione funzionale (volontarismo). Ha per fondamento una regionalizzazione basata sul volontarismo.
Costituisce una costruzione nella quale l’interazione città-città supera completamente quella di città-
campagna, che non scompare ma assume un ruolo complementare.
QUANDO SI SVILUPPA? Sviluppo attività industriali ed espansione attività terziarie: commercio assicurazioni
e trasporto, velocizzazione dei Flussi di beni e di persone
Si afferma con la nascita e lo sviluppo delle attività industriali.

Per la regione funzionale sono fondamentali sono i concetti di:

 Gravitazione, che è la base dei fenomeni di polarizzazione e tende a spigare i fenomeni di


interazione fra più centri, dei quali uno è costituito dal polo
 Polarizzazione, che è il fondamento della regione funzionale. Questa infatti si è affermata con il
graduale spostamento di interesse verso lo studio dell’articolazione spaziale dei processi economici.
Si individuano quei poli che esercitano una forza di attrazione maggiore degli altri e sui quali
gravitano una serie di processi provenienti dall’area di gravitazione. La gravitazione verso il polo
economico si determina perché il suo centro è in grado di produrre una quantità superiore di
funzioni ai residenti.
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Alle indagini sulla regione funzionale si ricollega l’individuazione dell’HINTERLAND delle aree di
gravitazione e quindi l’individuazione di quei centri che esercitano attrazione nei confronti dei territoti
circostanti.

4. Regione sistemica: segna una fase di evoluzione della regione funzionale legata all’evoluzione dei
processi reali. Con riferimento alla teoria generale dei sistemi la regione può essere definita come un
sistema spaziale aperto, ovvero un ecosistema organizzato.
Oggetto della ricerca è la REGIONALIZZAZIONE.

1.4 I sistemi territoriali e i processi di regionalizzazione


SISTEMI TERRITORIALI = unità territoriali complesse, la cui costituzione è di rilevanza strategica ai fini dello
sviluppo economico e sociale delle popolazioni.
(REGIONE è un sistema spaziale aperto ossia un insieme di elementi interagenti mossi da uno stesso
processo)

L’EVOLUZIONE DEI SISTEMI TERRITORIALI pone attenzione alla trasformazione delle strutture produttive e
sociali che tende a rafforzare le interazioni e la coesione delle forze interne.
 il processo di TERRITORIALIZZAZIONE, cioè il processo di trasformazione e di identificazione delle
strutture economiche e sociali che rafforzano la coesione, è contemporaneamente causa e effetto dei
processi di strutturazione del territorio, che dipendono dagli obiettivi, dalle azioni e dalle sinergie delle
componenti economiche e sociali.

Si possono avere percorsi di DETERRITORIALIZZAZIONE che si possono verificare qualora venga meno la
coesione tra le diverse forze del sistema territoriale, che perdono l’originaria capacità di aggregazione e di
organizzazione, sia per cause interne che per eventi esterni.

1.5 Competere nella globalizzazione


La globalizzazione della produzione e del mercato  GENERA  spinta alla competizione. La ricerca di
nuove quote di mercato per compensare quelle perdute è la motivazione che predomina nelle strategie di
molte aziende in Paesi come Europa, Usa, Russia e Giappone per fronteggiare l’avvento di Cina e India.

La capacità competitiva, ossia quella crescita elevata e sostenuta da produttività richiesta dall’UE per
fronteggiare la competizione internazionale, si sviluppa sia nell’ambito delle imprese, che in interventi come
adeguamenti strutturali, ricerca e innovazione, tecnologie dell’informazioni…

Tra i principali indicatori della capacità competitiva troviamo:


-la competitività, quale la capacità di aumentare il livello gerarchico alla scala mondiale;
-la vulnerabilità, quali i diversi livelli di rischio (tecnologico, organizzativo e territoriale) che deprimono la
capacità competitiva di un Paese.

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Legata alla valorizzazione del
Capitolo 2: Geografia delle attività agricole e dell’economia rurale.
territorio, fondamentali per la
2.1 Attività primaria e il territorio formazione delle zone urbane

SETTORE PRIMARIO: legato all’agricoltura – allevamento. Il settore agricolo 


legame UOMO/SOCIETA’/AMBIENTE.

Si intende il settore agricolo come soggetto che agisce nell’organizzazione dello spazio, e nella
consapevolezza della necessità di soluzione di talune emergenze.

Con la globalizzazione dobbiamo fare attenzione al rapporto globale/locale: il ruolo dell’economia rurale
nella promozione e affermazione di nuove forme produttive e nell’incremento dei volumi di beni di origine
agricola, come i prodotti DOP (MARCHIO alimenti le cui caratteristiche qualitative sono dipendenti dal
territorio in cui sono prodotti) e IGP (MARCHIO attribuito ai prodotti agricoli e alimentari di qualità, la cui
produzione avviene in un’area geografica determinata)

Necessità:

1. ORGANIZZARE LO SPAZIO AGRICOLO  estensione di luoghi, attraversato da flussi materiali e


immateriali dove è prevalente l’uso agricolo del suolo

2. ORGANIZZARE IL TERRITORIO  sul quale l’agricoltura interagisce con gli altri settori economici.

 GARANTIRE ALIMENTAZIONE attraverso nuove forme di organizzazione della produzione (vd.


organismi geneticamente modificati OGM), più capitali o mezzi tecnologici.
 GARANTIRE SOPRAVVIVENZA, le attività agricole si basano sullo sfruttamento di risorse in modo da
produrre la quantità di cibo sufficiente alle richieste di alimentazione degli individui, ripetute per
l’intero arco di vita.

Combinazione di principi alimentari (organizzare la loro produzione e la loro distribuzione)


CRESCITA DEMOGRAFICA

Umberto Toschi ha individuato i fattori che condizionano l’attività agricola dividendoli in:

1. Esterni, che agiscono all’esterno del processo produttivo.


a) CLIMA
b) SUOLO
c) CONDIZIONI BIOSFERICHE

2. Interni, che sono fortemente influenzati dall’attività dell’uomo


a) CONQUISTA TERRE (l’agricoltura era collettiva, oggi proprietà privata)
b) IRRIGAZIONE
c) STRUMENTI LAVORAZIONE DEL SUOLO
d) FATTORE ORGANIZZATIVO -- sistemi di conduzione (latifondo)
-- sistemi di produzione

Paterson ha individuato, invece, due condizionamenti:

3. I fattori naturali
a) TEMPERATURA
b) UMIDITA’
c) SUOLO
d) RILIEVO

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4. La remora socio-economica, cioè il condizionamento operato dall’uomo e dalle comunità umane
nell’organizzazione sociale.
a) IGNORANZA - PREGIUDIZI
b) PROPRIETA’ FONDIARIA
c) MANCANZA ORGANIZZAZIONE
d) MANCANZA CAPITALI

FORME DI UTILIZZO DEL SUOLO AGRICOLO: studiate da .. 2.2., 2.3

1) Modello teorico-deduttivo di Von Thunen


2) Modello di Sinclair

1) MODELLO DI VON THUNEN (MODELLO DI RENDITA) – Modello sulla destinaizone dell’uso del
suolo

 INDIVIDUAZIONE SCELTE RAZIONALI da parte di operatori che destinano i loro prodotti a città,
superando la fase di un’agricoltura tradizionale, indirizzata all’autoconsumo.

IPOTESI:

1) esistenza di uno stato isolato, dominato da una grande città ricevente dei prodotti agricoli;

2) tale città si trova in una pianura indifferenziata, dove non esistono difformità di fertilità dei suoli e gli
spostamenti sono facili;

3) gli agricoltori hanno come atteggiamento razionale la massimizzazione del profitto.

RP = R ( p – c ) – Rdt
RENDITA DI
POSIZIOONE PER
RP = rendita di posizione per unità di superficie
OGNI COLTURA
R = resa unitaria (quantità prodotta)

p = prezzo di mercato per unità di prodotto


CONDIZIONE NECESSARIA PER IL
FUNZIONAMENTO DLE MODELLO:
c = costo di produzione per unità di prodotto
ogni curva di rendita abbia una
t = tariffa di trasporto per unità di distanza ( | al crescere della distanza) pendenza negativa e
contemporaneamente intercetti
d = distanza dal mercato l’asse delle ordinate in un punto più
elevato.
Rdt = costo di trasporto

La rendita è assicurata dal PREZZO BENI (al netto del costo di TRASPORTO). La rendita | se | la distanza.

CONSIDERAZIONI insite in ogni prodotto:

- IL PREZZO BENE dipende da domanda/offerta di mercato


- Il COSTO TRASPORTO varia a seconda del prodotto ma cresce con la distanza
- Il COSTO DI PRODUZIONE è costante nello spazio
- Una determinata RESA per unità di superficie

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CRITICHE AL MODELLO:

Con riguardo al modello, è stato criticato l’inserimento della produzione di legname nella seconda fascia
partendo dalla città, dimenticando però gli usi e i prezzi di tale bene nel periodo in cui è stato formulato il
modello;

2)MODELLO DI SINCLAIR: ipotizza un andamento del valore agricolo del suolo speculare rispetto a quello
della rendita di von Thunen (che si identifica con l’andamento del valore del prezzo del suolo agricolo) e
cioè più basso vicino al centro urbano.

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2.4 Sviluppo settore agricolo
Con il passare del tempo, ci si è spostati da:

Geografia rurale: carattere morfologico e territoriale delle aree agricole

Geografia agraria carattere economico o giuridico delle attività agricole

Geografia agricola, ponendo attenzione alla globalità degli aspetti delle attività agricole.

Nel settore primario sono i fattori di produzione (terra, capitale e lavoro) a determinare le forme e i
caratteri dei sub sistemi, quali l’agricoltura contadina e l’agricoltura capitalistica, entrambe si differenziano
per la sostituzione del capitale al lavoro, per le forme di conduzione, per l’estensione delle aziende.

2.4.1 Settore di contraddizioni


Il settore agricolo è presente in tutte le economie mondiali, con caratteristiche e ruoli molto difformi tra
loro.

PAESI ALTO REDDITO PAESI BASSO REDDITO


N. ADDETTI SETTORE AGRICOLO Molto basso
Settore Agricolo/PIL 2% del pil 27%
IMPORTAZIONI 2005 6,53% 6,75%
ESPORTAZIONI 2005 6,07% 9.45%

La produzione di alimenti può contare su una superficie agricola pari al 37,01% della superficie totale.

Nei contesti delle economie avanzate, vi è uno scarso peso della superficie agricola ma un alta quota di
superficie arabile e a colture permanenti.

2.4.2 Spazio utile e ridimensionamento


= parte di superficie terrestre nella quale si attuano e organizzano le attività agricole.

BONIFICA: azione volontaria tesa alla conquista di spazio utile per l’agricoltura. Si classificano in:

 BONIFICA IDRAULICA: messa a coltura di superfici acquitrinose e sotto il liv. Mare (molta
organizzazione)
 BONIFICA DI MONTE: messa a coltura di terreni con sterili ma resi tali a causa dei regimi delle acque
superficiale non regolari
 BONIFICA TERRENI ARIDI: immagazzinamento delle acque piovane (scarse) e sfruttamento acque
sotterranee o derivate da fiumi/torrenti

Per ogni azioni si devono considerare sì i benefici ma anche i costi.

Due elementi fanno riflettere sul grado di sviluppo delle economie agricole:

Consumo di fertilizzanti Meccanizzazione (introduzione di mezzi meccanici nel lavoro agricolo in


sostituzione di strumenti tradizionali)

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2.4.3 Il settore agricolo nell’organizzazione dello spazio economico
Tra i settori primario – secondario – terziario c’è INTERDIPENDENZA; è infatti difficoltoso scindere il lavoro
strettamente agricolo da quello impiegato per la conservazione o una prima lavorazione dei prodotti,
definibili come industria, così come da quello attinente alla promozione sul mercato, definibile come
terziario. Inoltre nel settore primario vi è compresa non solo l’attività agricola, ma anche la caccia, la pesca,
l’attività mineraria.

Sono avvenute trasformazioni che hanno portato a modificare i fattori interni ed esterni, definiti dal Toschi,
con una conseguente caratterizzazione delle aziende che si avvicina alla tipologia industriale.

Permangono tuttavia alcuni caratteri tipici del comparto agricolo tradizionale che sono forme
d’interdipendenza tra agricoltura e settore primario o secondario:

1. l’integrazione e interazione
2. la complementarità  si fondano sul lavoro part-time e in generale sull’integrazione dei redditi
conseguiti contemporaneamente nei diversi settori
3. la competitività
4. la conflittualità forme di concorrenzialità per l’impiego della manodopera, soprattutto
5. la requisizione per l’uso dei suol
6. la neutralità
7. l’estraneità  attività di carcere

Dipendenza del Primario dal Secondario e Terziario: si ha quando la quota di produzione agricola ha
raggiunto un livello che nel mercato garantisce la commercializzazione.

Costruzioni di infrastrutture e urbanizzazione, che modificano profondamente le rendite fondiarie, sono


elementi di polemica.

2.4.4 Dalla riforma agraria alla RURAL PLANNING


Per sopperire ai forti condizionamenti derivanti da fattori sia socio-economici sia di origine fisico-naturale
 RIFORMA AGRARIA: complesso di misure dirette a superare condizionamenti naturali e socio-economici

Obiettivi: pianificazione degli insediamenti, le attività ricreative rurali per la popolazione urbana e il
controllo del loro uso, la gestione e la conservazione del paesaggio rurale.

CAUSA: distorsione tra domanda e offerta di lavoro agricolo adeguare l’organizzazione produttiva del
settore primario a un’offerta di lavoro agricolo estremamente eccedentaria.

La riforma agraria, in generale, agisce sull’individuazione della dimensione aziendale giudicata ottimale in
quel momento e nel luogo. (Accorpamento – suddivisione terreni). In alcuni casi, può prevedere il passaggio
della proprietà da forme individuali a forme collettive o addirittura il contratto agrario.

DOVE INCIDONO? Sui paesaggi agrari e sull’organizzazione produttiva del settore.

Sostituita da

RURAL PLANNING: complesso di attività di pianificazione per conseguire specifici scopi nell’ambiente
rurale.

Obiettivi: mantenimento e il miglioramento degli standard di vita rurale nelle aree più remote e il controllo
e la gestione dell’urbanizzazione nelle aree perturbane.

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2.5 Emergenze = cause/effetto dello sviluppo del settore agricolo e altre attività urbane
Sono:

sicurezza alimentare QUALITA’ dei prodotti - l’etichettatura, l’elencazione


degli ingredienti, la scadenza, gli eventuali additivi
adoperati al fine di rendere disponibile per ogni
singolo individuo l’accesso e l’uso della quantità e
qualità di principi nutritivi essenziali per la propria
esistenza.
imprese multinazionali Investimenti diretti all’estero (IDE). Queste hanno
una capacità di controllo che varia dal 10% al 25%
del capitale dell’impresa operante all’estero e
hanno un numero minimo di filiali all’estero al fine
di raggiungere il profitto globale e non locare.

si espandono seguendo logiche di integrazione


orizzontale, vale a dire produzioni identiche rispetto
al Paese d’origine; integrazione verticale; allorché ci
si avvale della stessa filiera, dalla produzione di
mezzi tecnici fino all’industria di trasformazione;
diversificazione delle attività nei vari mercati, che si
misura con la specializzazione in singoli settori e che
deve tener conto delle specificità dei singoli
mercati.

risorse idriche scarse, tanto da far ipotizzare che possono


rappresentare un possibile elemento di frizione tra i
vari Paesi e le varie comunità.
A livello mondiale, all’agricoltura è destinato il 70%
dei consumi idrici totali, mentre l’industria ne
assorbe il 20% e i consumi civili appena il 10%.

desertificazione progressiva espansione dei deserti a seguito di


fattori naturali (variazioni climatiche) e fattori
antropici (deforestazione, eccessivo sfruttamento
dei pascoli…); inoltre è da aggiungere
l’urbanizzazione.

la desertificazione interessa le aree di oltre 100


Paesi, mentre si calcola che nelle zone aride è
minacciata circa il 70% dell’intera superficie: si stima
che ogni anno si perdono a causa di questo
fenomeno circa 6 milioni di ettari, specialmente in
Africa, in Asia e il Sud Italia.
Questione ambientale
AGRICOLTURE SOSTENIBILI * Scarso impatto ambientale. E’ inteso di lungo
termine che può portare ad uno sviluppo futuro
AGRICOLTURE NON SOSTENIBILI Agricoltura con utilizzo di tecnologie di risparmio
energetico, energie rinnovabili.
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* SOSTENIBILITA’ 3 principi:

1- difesa ecosistema (va contro il biologico e alla lotta integrata)


2- tutela biodivesità
3- equità infra-generazionale (più equità tra le risosrse)

AGRICOLTURA BIOLOGICA: sistema di produzione agricola, vegetale, animale, che privilegia la pratica di
gestione piuttosto che il ricorso a fattori di produzione di origine esterna.

Anni’40 sono nati 3 diversi metodi a conduzione agricola elaborati in EU:

- agricoltura biodinamica
Comune denominatore: legame agricoltura ed ecosistema
- agricoltura organica
naturale che comporta la scelta di avvalersi di qualità
- agricoltura biologica

OGM: Organismi Geneticamente Modificati

Con gli OGM e gli ORGANISMI TRANSGENICI si tende ad aumentare le rese di prodotti agricoli e il rendere le
colture più resistenti ai condizionamenti esterni.

ASPETTI POSITIVI:

1) > produzione derrate alimentari a prezzi + bassi


2) < uso di sostanze chimiche per la difesa dei raccolti
3) prodotti mediamente più graditi ai consumatori
4) produzione di alimenti di > valore per l’industria alimentare
5) possibilità di accesso ai prodotti alimentari da parte dei Paesi meno sviluppati

ASPETTI NEGATIVI:

1) effetti nocivi (allergie…)


2) contaminazione ambientale
3) incroci tra specie
4) riduzione biodiversità

Di solito si vendono semi di OGM non prodotti nei P.V.S.

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Capitolo 3: Geografia dell’energia e delle altre materie prime minerali
3.1 La crescita esponenziale dell’economia, la paura dell’esaurimento delle risorse
minerarie e la problematica ambientale
Il processo di industrializzazione, bruscamente interrotto dalla Seconda Guerra Mondiale, è ripreso negli
anni ‘50-‘60 con ritmi di crescita esponenziale in un numero crescente di Paesi, come gli USA o l’Inghilterra,
la Francia, l’Italia e il Giappone che prima si sono sottoposti ad un processo di ricostruzione post-bellico e
successivamente alla crescita economica.

Dopo gli anni ’60, l’attenzione si è rivolta alla valutazione delle risorse naturali, circa le materie prime e le
fonti d’energia, ritenute scarse, finite e quindi non rinnovabili.

In particolare, soprattutto per il petrolio, incominciavano a delinearsi prospettive meno rassicuranti sia per
l’entità delle risorse sia per le implicazioni geopolitiche inerenti le regioni più dotate vi era infatti
un’asimmetria tra le aree più produttive e quelle consumatrici.

 Combustibili fossili e materie prime sono oggetto di scontri politici e bellici.

Con la progressiva industrializzazione della Repubblica Popolare Cinese, dell’India e degli stati dell’Est
Asiatico, si sono sviluppate politiche di cooperazione, da parte della prima, che offrono grandi opere
strutturali contro materie prime.

3.2 Le risorse e le riserve delle fonti di energia e delle materie prime minerali
SCENARIO: Nei Paesi già sviluppati: aumento dei consumi e delle fonti d’energia principalmente nel
terziario. Nei Paesi emergenti: fase dell’industrializzazione, con processi chiamati Energy intensive, con
consumi intensivi sia di fonti d’energia sia di materie prime.

| DOMANDA fonti d’energia e materie prime minerali

PROBLEMA: durata delle risorse, sia a livello scientifico che divulgativo.

PRODUZIONE INDUSTRIALE E CONSUMO DI RISORSE

CRESCITA ESPONENZIALE ESAURIMENTO RISORSE MINERARIE

CONDIZIONAMENTI POLITICI COMPROMISSIONE


E TECNICI AMBIENTALE

La prima fondamentale constatazione che si può fare è che l’intero processo d’informazione è afflitto da
2 condizionamenti necessari:

1. Il primo, di carattere strettamente politico, riguarda la strumentalizzazione che le informazioni subiscono


a causa dei rapporti di forza esistenti nella contrattazione internazionale, al fine di consolidare uno status
quo di posizione dominante nel rapporto di scambio;

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2. Il secondo riguarda elementi oggettivi di carattere tecnico che hanno impedito la formulazione di criteri
univoci,non solo nei confronti di una valutazione globale, ma anche di quelli inerenti le singole materie
prime minerali.

Nascono 2 concetti

1. RISORSE: quantità di minerale presente in un territorio conosciuto, la cui concentrazione di materiale utile
è maggiore rispetto al valore medio della distribuzione dello stesso nella litosfera (rocce) e negli oceani.

2. RISERVE: parte di risorsa utilizzabile alle condizioni economico-tecniche attuali.

1. RISORSE
Le risorse si suddividono in:

 RINNOVABILI: sono dei flussi che si rigenerano, tutto ciò che caratterizza la biosfera (terra, acqua,
aria).
Sono soggette ad USO.
Hanno dei LIMITI:
- CAPACITA’ AUTOPOIETTICA: capacità dell’ambiente di smaltire le scorie/rigenerarsi
- RESIDENZA: misura della soglia di aggressione ma al di sopra della quale l’ambiente viene
danneggiato.

 NON RINNOVABILI: stock, sono soggette ad CONSUMO.

Le risorse sono legate a PROBLEMATICHE AMBIENTALI:


 RINNOVABILI: L’inquinamento cresce su un ambiente debole
 NON RINNOVABILI: finitezza. Nel 1970 dopo lo schock petrolifero  OPEC: cartello economico, per
negoziare con le compagnie petrolifere aspetti relativi alla produzione di petrolio, prezzi e concessioni.

2. RISERVE
Sono quella parte delle risorse scoperte, economiche, che si definiscono:

1) INDOTTE
2) DIMOSTRATE
3) INDICATE
4) MISURATE

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3.3 La valutazione delle risorse e delle riserve
MATRICE DI VALUTAZIONE RISORSE/RISERVE

CLASSIFICAZIONE DELLE RISORSE: operazione complessa che si svolge con valutazioni su 4 livelli:

1) LIVELLO PRIMARIO: delimitazione delle risorse globali.


2) LIVELLO SECONDARIO: l’attendibilità geologica
3) LIVELLO TERZIARIO: la fattibilità economica
4) LIVELLO QUATERNARIO: grado di recupero

1)LIVELLO PRIMARIO: delimitazione delle risorse globali

Anni ’60: preoccupazione per esaurimento delle fonti d’energia.

Questo livello può essere ottenuto facendo riferimento a alcune concezioni:

- Concezione ottimistica (Zimmermann): non c’è alcun limite alle risorse, in quanto qualsiasi minerale può
diventarlo

- Concezione geologica: le risorse globali vengono indicate in relazione alla loro disponibilità geologica,
espressa in termini di giacimenti (aree in cui si individua una concentrazioni di minerale utile maggiore
rispetto al valore medio della distribuzione dello stesso nella litosfera e negli oceani)

- Concezione economico-geologica (Associazione degli Ingegneri Minerari Metallurgici della Repubblica


Federale di Germania): le risorse globali vengono delineate in base a considerazioni economiche.

2) LIVELLO SECONDARIO: l’attendibilità geologica

Diversi gradi di attendibilità geologica, riferibili alle risorse globali delimitate nel primo livello e basato sui
valori di profondità, spessore, estensione degli strati.

I gradi possono essere certi se le stime sono comprese tra il 90-100%, incerti tra 10-30%, aleatori tra 0-10%.

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3)LIVELLO TERZIARIO: la fattibilità economica praticabilità dello sfruttamento attuale e
futuro delle risorse.

E’ riferita alle condizioni economiche, istituzionali e tecnologiche in atto al momento della classificazione e
espressa in termini di profitto.  le valutazioni economiche risentono molto della stabilità o instabilità del
mercato.

In sede internazionale: difficoltà di unificare gli schemi di classificazione, le valutazioni monetarie vengono
sostituite da valori fisici, come la profondità, lo spessore degli strati, le impurità e simili, che lasciano
supporre un diverso andamento dei costi.

4)LIVELLO QUATERNARIO: grado di recupero

Indica la % del minerale effettivamente estraibile.

Sempre < 100%  causa delle perdite ordinarie legate alle caratteristiche organolettiche e a causa di una
generale impossibilità di trovare tecnologie idonee al recupero integrale della risorsa.

3.4 Il potenziale delle risorse energetiche tradizionali


 I carbon fossili = combustibili estratti dalla Terra in miniere sotterranee o a cielo aperto derivanti
dalla fossilizzazione di vegetali; sono presenti soprattutto nei bacini sedimentari continentali.

Caratteristiche.

- Il potere calorifico dei carboni dipende dalla percentuale di presenza del carbonio che è di circa il 60% per
la torba; tra il 60-90% per il carbone sub-bitumisoso; il 90% per il bituminoso; il 95% per l’antracite.

PARAMETRI: Profondità, Estensione, Spessore.

- In base alla profondità, si hanno:

• giacimenti sotterranei (UNDERGROUND): si dividono in:

- Sfruttabili a parete continua (LONGWALL MINING) dove si estrae il minerale, creando delle gallerie
che venuto meno il carbone possono crollare estrazione pericolosa e costosa
- Sfruttabili a parete a pilastro (ROOM AND PILLAR) la profondità non è eccessiva e gli strati sono
molto spessi e con sviluppo orizzontale, lo strato carbonifero viene sfruttato modellando le gallerie
d’estrazione, intorno a un altro strato di carbone che funge da sostengo; si estrae oltre il 60%.

• giacimenti a cielo aperto (OPEN PIT) che consentono metodi molto simili a quelli delle cave.

Una volta pronto per l’uso, il carbone fossile si suddivide in alcune categorie fondamentali:

carbone termino o da vapore, usato negli impianti termini;


carbone da coke, impiegato nell’industria siderurgica per creare circa i due terzi della produzione
mondiale d’acciaio.

Oggi, i carbon fossili contribuiscono al 25% del bilancio energetico mondiale e al 40% della produzione
totale di elettricità.

15
Il carbone è una risorsa non rinnovabile, è la fonte d’energia fossile che al momento ha i più elevati tassi
d’espansione, oltre ad essere la più abbondante e ad essere distribuita in quantità notevoli in circa 40 Paesi.

 PRODUZIONE NEL MONDO:


1° CINA 2° USA 3°AUSTRALIA 4°SUD AFRICA

 PAESI CON RISERVE:


1° USA 2° RUSSIA 3°CINA 4°AUSTRALIA (esportatore) 5°INDIA

 Petrolio = base fondamentale dell’economia in tutti i Paesi del mondo.

Essenziale per le industrie delle chimica di base.

Nato a metà del 19° secolo in Pennsylvania. Il suo stato liquido ha permesso il trasporto per lunghissime
distanze (navi + grandi)

Il Medio Oriente possiede oltre 2/3 delle riserve estraibili mondiali, tende a espandersi ai ritrovamenti
nell’Asia centrale.

Da un punto di vista geomorfologico, il petrolio presenta una gamma di tipologie, dovuta alla profondità e
alla giacitura dei giacimenti e, all’interno degli stessi, a una posizionatura delle sacche o una diversa
complementarietà delle rocce madri e delle rocce magazzino.

C’è poi presenza di acqua e gas che contribuiscono sull’economicità di tutte le fasi che vanno dalla ricerca,
agli accertamenti fino all’estrazione. Questi parametri influiscono sulla stima delle risorse e delle .

 COSA INTENDIAMO COME PETROLIO? Si fa riferimento al petrolio convenzionale che esclude il


grezzo estraibile dai carboni, dagli scisti bituminosi e altre formazioni geologiche, dalle quali
provengono i petroli definiti pesanti.
 QUANTO DURA? Dalla formula: Riserve / Produzione Annua
MA oggi, il WEC ritiene che, con la sua quota nel bilancio energetico mondiale pari al
37%, si prevede che il primato del petrolio sulle altre fonti durerà per qualche altro
decennio
 DOVE SI TROVA? Il 62% Medio Oriente; 13% nell’America del Nord e del Sud; 15% in Africa (Libia,
Algeria, Nigeria, Egitto, Sudan e Guinea equatoriale) e il restante 10% nella Federazione Russa. Mare
del Nord: costi elevati, il giacimento più importante è norvegese
 QUANTO COSTA? Speculazione PREZZO DEL PETROLIO

MA..i luoghi di estrazione = i luoghi di consumo!  RIVOLUZIONE TRASPORTI


Il suo elevato potere calorico lo ha reso altamente competitivo con le altre fonti d’energia, con le quali
spesso interagisce, come nel caso degli impianti termoelettrici.

16
 Gas Naturale = gas prodotto dalla decomposizione in assenza di ossigeno, di materiale organico.
E’ impiegato in maniera corrente nelle centrali termoelettriche e per il riscaldamento domestico. E’ al 3°
posto dopo petrolio e carbone, contribuendo alla domanda mondiale annua per il 23,5%.

Il suo stato gassoso favorisce il TRASPORTO (gasdotti/trasporti sottomarini).

Dal 1980 le riserve di gas naturale sono cresciute con una media del 3,4% annuo grazie a nuove scoperte.
La domanda è in espansione ovunque, estendendosi in Asia, Africa, America Latina, soprattutto in quei
Paesi che registrano una forte crescita economica; in aumento è anche la domanda non solo come
combustibile, ma anche come materia prima per la produzione di fertilizzanti.

PAESI PRODUTTORI

1° MEDIO ORIENTE 2°FED. RUSSA 3°USA/CANADA 4°ASIA CENTRALE

La crescita produttiva del gas naturale è in competizione con il mercato del carbone soprattutto nelle
centrali termoelettriche dove contribuisce in maniera diretta all’abbattimento dei gas a effetto serra.

E’ stimato essere uno dei combustibili fossili che contribuirà nella misura dell’83% agli incrementi dei
consumi d’energia fino al 2030.

 Energia idroelettrica = è prodotta da un corso d’acqua in presenza di un dislivello.

E’ una fonte tradizionale perché anche se è un’energia rinnovabile in molti Paesi sono stati raggiunti tetti
massimi di producibilità.

PAESI PRODUTTORI: alla Cina, che contribuisce alla produzione di elettricità nella misura del 16%, seguono
Canada 60% dell’energia totale, Francia, Italia 19%, Norvegia, Federazione Russa, Stati Uniti

NUOVE OPPORTUNITA’: Cina, India, Asia, America Sud, Africa (poco)

Italia: grazie all’estensione della rete fluviale alpina (DIGHE..)  dislivelli e masse idriche hanno reso
disponibili dei potenziali idrogravitazionali sfruttati con sbarramenti e turbine. Il primato industriale
acquisito dall’Italia settentrionale è strettamente legato all’energia idroelettrica ricavata dalle acque dei
suoi fiumi a regime perenne. GRANDE RISORSA ENERGETICA.

PROBLEMA: le pioggie dipendono dalle stagioni  cmq c’è una QUANTITA’ MEDIA PER SODDISFARE LA
DOMANDA

 Energia elettronucleare e l’uranio (nucleotermoelettrica)

= tipo di energia termica che permette di produrre elettricità grazie al vapore, proveniente dalla fissione
degli atomi d’uranio 235, in acqua pesante, bombardati da neuroni.

Protagonista in 4 distinte fasi:

1. ANNI ’50, DOPO LA 2GM: La prospettiva era quella di un’energia pulita e praticamente inesauribile, data
anche l’opportunità ventilata di una rigenerazione delle scorie della combustione;

17
2. Piccoli incidenti: nel Regno Unito e negli Stati Uniti, hanno creato terreno fertile per la nascita di un
movimento antinucleare, rafforzatosi dopo la strage di Chernobyl (in Italia attraverso un referendum) o
ignorato da altri paesi come la Francia.

3. Fase attuale: È caratterizzata da un rinascente interesse per l’energia nucleare come fonte pulita,
abbondante e economicamente competitiva rispetto ai combustibili fossili. Consumo in | in diversi Paesi:
Cina, Russia, Corea Sud, Africa.

Italia: circondata da centrali, economicamente sarebbe conveniente, MA ZONE SISMICHE. Per sicurezza si
evita.

4. Silenzio dopo Fukushima

L’attuale produzione d’uranio è inferiore alla domanda, anche se è sfruttato commercialmente in 19 Paesi,
di cui almeno la metà ne produce quantità apprezzabili che stanno considerando di riaprile le loro miniere.
Le RISORSE sono ILLIMITATE, RISERVE ABBONDANTI.

L’energia prodotta con l’uranio può dare un’autonomia di 85-675 anni MA dobbiamo considerare:

- scoperta di nuovi giacimenti (Asia centrale, Kazakistan, Fed. Russa)


- il fabbisogno energetico

QUANTO COSTA? Dobbiamo considerare il quadro geopolitico. Per mantenere P. STABILI  fiducia scoperta
nuovi giacimenti

PAESI PRODUTTORI: Australia, Canada, Fed. Russa, Africa, USA, Ucraina, Kazakistan  95% prod. Modiale

== PAESI VS/ NUCLEARE: Italia, Danimarca, Austria, Irlanda

VANTAGGI URANIO: tecniche estrattive in superficie con produzione del rame e dell’oro. Risorsa illimitata
(presente anche nel mare).

Non produce emissioni che danneggiano la qualità dell’area, non contribuisce all’acidità delle piogge e è
estraneo al cambiamento climatico.

MA divisione nell’opinione pubblica mondiale: In Europa, per esempio, mentre in alcuni Paesi il governo ha
fatto una scelta netta a favore, in altri si va avanti con esitazione e in alcuni altri si è nettamente contrari.

I pessimisti del nucleare non fanno soltanto riferimento ai rischi di incidenti, ma danno grande rilievo al
problema dello smaltimento dei residui radioattivi della combustione, per il quale esistono due alternative:

1. La prima consiste nel riprocessare i residui per estrarre i minerali riutilizzabili di uranio e plutonio o
depositarli per un futuro riciclaggio

2. La seconda consiste nel considerare i residui come rifiuti che, introdotti in appositi contenitori,
dovrebbero essere stoccati in luoghi di massima sicurezza.

IMPIANTI DI GENERAZIONE: in EU, compresa la Federazione Russa, con 204 centrali. In Europa spicca la
Francia, con 59 centrali, 16% della produzione; 79% della produzione di elettricità nazionale. Seguono
Germania, Regno Unito, Giappone, Stati Uniti, America Latina…

18
3.5 Energie alternative e risparmio energetico
CONDIZIONI che hanno portato alla ricerca di energie alternative:

1) Ricerca di risparmio energetico  evitare shock petroliferi, bollette energetiche sempre + costose
2) Differenziazione del rischio  di approvigionamento
3) Dipendenza dal petrolio
4) Esaurimento risorse  inquinamento/ effetto serra/ cambiamento climatico

Necessità di RIFORME del sistema energetico mondiale. Nascono i concetti di:

 Fonte energetica alternativa: può sostituire una o più fonti tradizionali per necessità e per
convenienza economica
 Fonte energetica rinnovabile: non si esaurisce dopo la sua trasformazione e il suo consumo.

Riduzione anidride carbonica e degli altri gas a effetto serra + limitare la dipendenza dalle importazioni di
fonti fossili.

ENERGIA Come fonte alternativa e rinnovabile, illimitata, si considererà soltanto la radiazione solare.
SOLARE L’energia che il sole fornisce costantemente è 10000 volte superiore a tutta l’energia usata.
E’ la più abbondante nel suo intervento diretto (radiazione solare) ed indiretto (vento,
biomassa, idraulica…).
L’energia solare che raggiunge la Terra è pari solo al 60%, mentre il resto è riflesso nello
spazio o trattenuta dell’atmosfera.
Si divide in:
 SOLARE TERMICO: consolidato nelle tecnologie e ud usato per uso domestico.
DEBOLEZZE: scarsa densità, cielo sereno, locale
 SOLARE TERMODINAMICO: soddisfa fino al 7% dei fabbisogni energetici mondiali
entro il 2030. Come funziona? Sfruttare l’energia termica del sole con gli specchi
ustori di Archimede, cioè ampi specchi piani o parabolici che concentrano i raggi
solari in un punto nei quali si trovano dei tubi dove scorre un fluido termovettore al
fine di trasformare l’energia termica in vapore che mette in funzione delle turbine,
come nelle centrali termoelettriche.
 SOLARE FOTOVOLTAICO: costituito da uno o più moduli e da un regolatore di carica,
per trasformare la radiazione in energia elettrica proprio nei luoghi in cui essa è
necessaria e nella quantità vicina all’effettiva domanda. Vantaggio: essere
indipendenti dal gestore + vendita energia in surplus
TORBA Stadio iniziale della formazione del carbone, in depositi di materiali vegetali e acqua. E’ una
fonte rinnovabile molto lenta. Paesi Nord EU.
BIOENERGIE BIOMASSA: complesso di materiali vegetali impiegati per la produzione di energia.
Finalndia. I combustibilI derivantI dalla biomassa sono:
1. Il legname e carbone da legna sono i tradizionali prodotti forestali;
2. I residui chimici sono un prodotto residuo della lavorazione chimica del legno,
chiamato black liqueur
BIOCOMBUSTIBILE: propellente ottenuto in modo indiretto da alcune formazioni vegetali
che sono anche commestibili.
 BIODIESEL: prodotto da oli vegetali, grassi animali e grasso per esterificazione. Germania
GEOTERMICO Energia generata da acque surriscaldate provenienti dal sottosuolo in presenza di fenomeni
vulcanici. Sfruttata solo dai Paesi che ne dispongono.

19
Si produce CALORE (Cina, Svezia, USA) o ENERGIA ELETTRICA (USA, Filippine, Mexico)
Italia: Toscana + Campania

EOLICO I venti costituiscono la più importante attività dell’atmosfera in base a sollecitazioni che
provengono dal calore del sole, dalla rotazione terrestre, dagli effetti delle temperature
degli oceani e delle calotte polari.
ZONE COSTIERE.
Paesi: Germania il 1°.
Le risorse totali ottenibili dal moto dei venti sono stimate in circa 1 milione di giga watt per
tutta la superficie terrestre.
N.B La loro produttività dipende dall’altezza della torre e dal diametro del rotore; all’altezza
è dovuta anche la maggiore velocità del vento e quindi la quantità di energia producibile.
QUANTO COSTA? Il periodo di ammortamento dei costi iniziali non supera i sei mesi, ma
l’inquinamento atmosferico è nullo; però sussistono due aspetti negativi: il rumore e
l’impatto estetico sul paesaggio.
MAREE = variazione di livello giornaliera di grandi masse d’acqua, quali gli oceani e i mari, generata
dall’interazione della gravità terrestre e quella lunare.
SFRUTTARE L’ENERGIA DELLE MAREE:
- sfruttare il ciclo, trattenendolo nelle sue fasi: si costruiscono ampi sbarramenti,
dove il dislivello medio tra bassa e alta marea è di 10m
- incanalare i flussi in condotte in modo che agiscano su delle pale
- sfruttare le escursioni termiche degli oceani: convertire in fonte d’energia
rinnovabile il divario di temperatura tre le acque superficiali tropicale, e
subtropicali, e le acque di profondità, circa 1000m, provenienti dalle regioni polari.

RISPARMIO ENERGETICO: razionalizzazione dell’uso dell’energia per ottenere con la medesima entità di
energia una quantità maggiore di PIL.

Nel 1992, a Rio de Janeiro, sono state messe le basi per il Protocollo di Kyoto, nel quale è richiesto ai Paesi
partecipanti di attribuire un ruolo fondamentale all’efficienza e quindi al risparmio energetico.

Secondo l’IEA (International Energy Agency) nei prossimi decenni l’efficienza energetica potrebbe
abbattere il 65% delle emissioni legate alla gestione integrale delle fondi d’energia. Gli investimenti nelle
tecnologie idonee hanno raggiunto 1,6 miliardi di dollari nel 2007 e comportano non solo una riduzione
delle emissioni, ma anche una riduzione dei costi unitari delle varie fonti.

America settentrionale e UE sono coloro che realizzano le performances migliori.

INTENSITA’ ENERGETICA: consumo di energia / PIL.  misura il risparmio. Dipende da mutamenti


strutturali dei sistemi economici nazionali.

EFFICIENZA ENERGETICA :capacità di nuove tecnologie di ridurre l’intensità energetica.

3.6 Il mercato dell’energia: valenze geoeconomiche e geopolitiche


Il consumo d’energia  elemento geoeconomico fondamentale per gli attuali equilibri geopolitici mondiali
per quanto riguarda i temi dell’economia, della politica internazionale e dell’ambiente.

Il consumo di energia segue l’evoluzione economica e sociale di un Paese.  Si guarda al PIL: in un Paese
arretrato il consumo d’energia è molto basso, proprio come il suo PIL.
20
Y = F(x) dove x = PIL, y = consumo MA la funzione non è lineare.

Il consumo d’energia può essere influenzato:

-dalle differenze, tra Paesi, dei valori medi delle temperature;

-dalla composizione per fondi, che ha delineato due diversi periodi:

Prima degli anni ’70: il petrolio ha quasi superato l’aliquota del 70% nei bilanci energetici di alcuni Paesi,
come l’Italia in alcuni Paesi si sono intraprese delle politiche energetiche tese a far diminuire la
dipendenza del petrolio importato.

Dopo anni ’80: prima i consumi d’energia cominciano a crescere, ancora in maniera meno che
proporzionale al crescere del PIL; successivamente, quando si verifica il take off (decollo) i consumi
d’energia sono cresciuti in maniera più che proporzionale al PIL reale. Il motivo è che in quella fase il
sistema produttivo è caratterizzato da settori primari Energy intensive, cioè a alto consumo d’energia per
unità di PIL.

Le fonti d’energia a livello primario danno luogo ai flussi import export, in termini di peso e di valore, più
importanti del mondo.

PETROLIO: 2000milioni di tonnellate di esportazioni nel 2008.

ANNI ’90: GAS NATURALE  EXPORT elemento strategico per la Federazione Russa, dal quale dipende una
notevole quota del consumo dell’UE.  IMPORT: Giappone, USA, Italia per l’uso nelle centrali
termoelettriche.

CARBON FOSSILE: esigenze di trasporto aumentano. Allestimento di UNITS TRAIN (treni merci dedicati, con
partenza dalla bocca di miniera). Per i trasporti marittimi i BULK CARRIERS (porta rinfuse) hanno subito degli
aumenti di stazza sull’onda delle importazioni di carbone d’oltremare che sono diventate competitive nei
porti europei già dagli anni Sessanta. I costi del carbone comunitario sono cresciuti e si è ritenuto di
chiudere quasi totalmente i giacimenti che erano stati tenuti aperti con sovvenzioni della Comunità
Europea.

Con il trasporto del petrolio  RIVOLUZIONE TRASPORTI MARITTIMl (Canale di Suez). Un altro mezzo di
trasporto del petrolio e del gas naturale per via terrestre è rispettivamente l’oleodotto e il gasdotto che
costituiscono delle reti nazionali e internazionali.

3.7 Le materie prime minerali


Dopo la macchina a vapore e il motore a scoppio, l’energia elettrica e il suo ampio utilizzo hanno causato
un’evoluzione tecnologica che ha ridotto la manodopera; l’invenzione del chip da computer ha facilitato la
creazione di nuovi prodotti.

ANNI ’70: 2° rivoluzione industriale: elettronica, miniaturizzazione… Processi di sostituzione di mp come


ferro, rame e piombo.

MINERALI RARI: incidono sui costi e sul valore aggiunto di un prodotto, necessari a creare prodotti molto
sofisticati. (nichel, il litio, l’argento e l’oro)

XX secolo: esperimenti e invenzioni sono intervenute nella metallurgia, con prodotti sempre più puri: leghe.

AUMENTO PRODUZIONE INDUSTRIALE  inquinamento

21
Le principali risorse delle materie prime minerali sono i minerali metalliferi, come l’alluminio, il ferro, il
rame, il piombo e il nickel abbastanza concentrati in tanti Paesi. Altri invece possiedono una dotazione
monoculturale, cioè l’attività economica o il settore produttivo di un unico tipo di risorsa, come in Cile, in
India, in Perù.

Capitolo 4: Geografia dell’industria


4.1 L’industria
Mediante l’industria è possibile avere a disposizione i prodotti.

L’INTRECCIO di rapporti tecnico-funzionali con i quasi abbiamo a disposizione i prodoti si distinguono in:

 Verticali: processi produttivi legati in successione, che consentono la graduale trasformazione delle
materie prime nel prodotto finito
 Laterali: processi produttivi distinti e destinati a convergere in un’industria di assemblaggio;
 Di servizio: l’utilizzo di processi produttivi o di servizi, organizzati da altri operatori, presenti in una
determinata area.

L’industria si avvale di fattori produttivi e di attività svolte anche da altre imprese che operano nei tre
settori dell’economia. L’industrializzazione è un fenomeno complesso e dinamico che coinvolge le imprese
interconnesse.

Nuovo modello di produzione e nuove forme di utilizzazione dello spazio geografico.

Classificazione delle industrie per merci:

1. Industrie estrattive delle materie prime minerarie e energetiche;


2. Industrie manifatturiere in senso stretto, che trasformano i fattori produttivi in beni di consumo, di
consumo durevole e strumentali;
3. Industrie delle costruzioni, volte all’edificazione dei manufatti;
4. Industrie energetiche, dedicate alla trasformazione e alla distribuzione delle fondi di energia.

EVOLUZIONE DELL’INDUSTRIA IN 3 FASI:

1. PRIMA rivoluzione industriale (Inghilterra). MACCHINA A VAPORE (1783, Watt), imprime un rapido
sviluppo all’estrazione del carbone, che sostituisce la legna, contribuendo alla diffusione di miniere, in
Europa occidentale, Stati Uniti e Russia europea benefici siderurgia, comparto tessile. Si afferma una
nuova organizzazione del lavoro (manodopera a bassa costo, flussi migratori)

2. SECONDA rivoluzione industriale (FINE XIX secolo). Cambiamento delle fonti energetiche (il carbone
viene sostituito dall’idroelettricità e dal petrolio) favorisce la nascita e la diffusione di nuove industrie.

Produzione automobilistica nuovi modelli di organizzazione aziendale, dalla standardizzazione e


fabbricazione in seria alla disintegrazione del processo produttivo.

3. TERZA rivoluzione industriale (FINE XX secolo)  avvento tecnologie

 KONW-HOW nei loro processi aziendali (Risorsa strategica indispensabile) > livelli di competitività. Il
rinnovamento tecnologico diminuisce la quantità di occupati industriali, modifica le caratteristiche degli
addetti e dei contratti, afferma una flessibilità del lavoro diversa.

22
IL RUOLO INNOVAZIONE

INVENZIONE: frutto dell’immaginazione e della riflessione umana. Sviluppo per la scoperta di nuovi prodotti
(INVENZIONI. Secondo Shumpeter, il processo innovativo dovrà attraversare quattro fasi: prosperità,
recessione, depressione e ripresa.

prosperità Le innovazioni si distinguono in:

- Radicali, ossia fenomeni discontinui che si diffondono


nel sistema economico con un lungo ciclo;
recessione
ripresa - Incrementali, ossia fenomeni continui, diretti al
miglioramento del prodotto e del processo;
depressione - Tecnologiche, in grado di incidere trasversalmente
sull’intera organizzazione economica e sociale

Per comprendere il ruolo delle innovazioni produttive è bene utilizzare lo schema del CICLO DI VITA DEI
PRODOTTI, di Vernon, che è costituito da quattro fasi:

Fase iniziale, che richiede elevati input progettuali, scientifici e


tecniche; Attuate in Paesi avanzati

Fase di sviluppo, che richiede sia grandi capacità manageriali


per pianificare e organizzare la nuova fase produttiva e il
conseguente mercato di vendita, sia grandi investimenti per
avviare le produzioni;

Fase di maturità, ossia la produzione in serie e si caratterizza per Necessaria manodopera non
la stabilità della tecnologie e per la standardizzazione della specializzata. Decentramento
produzione; produzione (| costi, anche lavoro).

Fase di declino.
Ruolo Stato: intervento
con CRESCITA IMPRESE,
L’impresa innovatrice deve sempre innovare per mantenere la competizione.
SOSTEGNO DOM.
INTERNA, SOSTEGNO ATT.
TERZIARIO
4.2 Localizzazione industriale
A partire dal 1909, con la teoria economica della localizzazione elaborata da Alfred Weber, si avvia una
serie di analisi e interpretazioni sulle logiche di localizzazione delle industrie.

MODELLO DI WEBER: modello della localizzazione industriale. Spiega quali sono le preferenze dell’industria
in termini di localizzazione. Si tiene conto dei seguenti obiettivi:

1) Minimizzare i costi di trasporto


2) Disporre di un ampio bacino di manodopera
23
3) Usufruire di economie esterne
4) Incrementare i margini di profitto
1) Minimizzare i costi di trasporto: analisi sulle caratteristiche della produzione e sui fattori necessari e
quindi sulla loro disponibilità e prezzo. Weber si focalizza sui costi di trasporto perché è uno degli
elementi preponderanti della 1° fase di industrializzazione.
2) Disporre di un ampio bacino di manodopera: qui influisce il fattore LAVORO, immediata diponibilità
e basso costo.
3) Usufruire di economie esterne: la presenza di uno o più impianti industriali interconnessi poteva
costituire un importante fattore di attrazione per le future localizzazioni, in quanto si configura un
risparmio di agglomerazione: vantaggio economico esterno all’impresa, che discende dalle
condizioni favorevoli innescate dal preesistente tessuto industriale. C’è la possibilità di avviare
relazioni funzionali tra imprese operanti nello stesso segmento produttivo; allo scambio e diffusione
di informazioni e innovazioni; all’apprezzamento delle produzioni da parte del mercato.Nella
seconda fase dell’industrializzazione le economie di agglomerazione diventano economie di
urbanizzazione, in quanto lo sviluppo delle nuove e diverse imprese manifatturiere privilegia i luoghi
di mercato.
4) Incrementare i margini di profitto: meno attenzione ai costi di produzione e una costante attenzione
alla massimizzazione delle vendite. Il processo di urbanizzazione  > produzione.
MA l’eccessiva concentrazione di attività  diminuire le originarie economie esterne tanto da
trasformarle in diseconomie di agglomerazione e di urbanizzazione.

COSA FARE? Le imprese industriali si vedono costrette allora a invertire la rotta e in tal senso si osservano
tre diversi orientamenti:

RIOCALIZZAZIONE CAUSA: aumento del costo del suolo urbano e trasporto


SOLUZIONE: Ubicazione in aree periferiche delle grandi concentrazioni urbane o
in centri urbani minori.
DEVERTICALIZZAIZONE Scomposizione dei segmenti produttivi. L’analisi dei costi aziendali si trasferisce
sui cicli di produzione più costosi e più banali che possono essere gestiti da PMI.
Abbandono del modello di organizzazione fordista (sistema di accumulazione che
poggia sulla crescita reciproca di produzione e di consumo. Si riferisce a una
divisione del lavoro fortemente specializzata e differenziata, con una produzione
orientata all’offerta di massa di beni in serie poco costosi) per pervenire ad un
modello di organizzazione post-fordista(che indica i sistemi di produzione
flessibile che sfruttano specifici segmenti o nicchie di mercato);

FORMAZIONE SISTEMI processo autonomo di sviluppo, determinato dal livello di interazioni raggiunte
INDUSTRIALI dal contesto sociale, economico e territoriale.
PERIFERICI

 SLIDE: LOCALIZZAZIONE DELLE INDUSTRIE

24
IL PENSIERO DI UMBERTO TOSCHI
Umberto Toschi (1960) : tutti i fattori geografici agiscono economicamente sul processo di localizzazione
in quanto elevano o deprimono i costi di produzione, i prezzi e i profitti.  Tutti i fattori economici, come
costi e ricavi, agiscono in funzione geografica, orientando con la loro distribuzione spaziale ogni successiva
localizzazione.

I fattori si distinguono in:

1) influenti: orientano le scelte delle imprese:


 condizioni fisiche e naturali;
 condizioni demografiche;
 condizioni storiche;
 condizioni topografiche dei fattori produttivi;
 condizioni tecnico-ingegneristiche degli stabilimenti;
 leggi proprie dei processi di localizzazione;

2) essenziali: determinano le scelte delle imprese:


 fattori tecnici (mp, consumo, trasporti, tecnologie)
 fattori paratecnici (inerzia e intraprendenza)
 fattori politici

4.3 Le imprese e il territorio


L’impresa è differenziata per attività economica, per struttura organizzativa e per comportamento
spaziale

DIMENSIONE DELL’IMPRESA: quantità di input e output del ciclo produttivo.


Dipende da:
1. N. occupati
2. parametro economico in grado di rappresentare la portata delle attività svolte (fatturato e bilancio
annuo).

 può variare nel tempo per crescita interna o esterna.

MICROIMPRESE <10 occupati


Fatturato/ bilancio annuo < 2milioni euro
PICCOLE IMPRESE < 50 addetti
Fatturato/bilancio annuo < 10milioni euro
MEDIE IMPRESE < 250 addetti
Fatturato < 50milioni euro
Bilancio annuo < 43milioni euro
GRANDI IMPRESE Orientano il comportamento delle altre aziende,
del mercato e dei diversi Paesi.

25
MULTINAZIONALI: aziende che si caratterizzano per l’intensità degli investimenti diretti all’estero, ove
localizzano nuove attività produttive o acquisiscono alcune delle attività presenti.
STRATEGIA: espansione internazionale che si esprime soprattutto nella gestione integrata delle
attività nazionali e estere.

1. Disporre delle mp strategiche per lo sviluppo industriale domestico e conquistare nuovi


mercati internazionali;
2. Utilizzare a forza lavoro a basso costo per segmenti produttivi standardizzati;
3. Penetrare nei Paesi evoluti;
4. Intessere alla scala globale una fitta rete di accordi industriali, commerciali, finanziari e
strategici con altre imprese delle varie regioni del mondo.

DISTRETTI INDUSTRIALI: aree territoriali locali caratterizzate da elevata concentrazione di piccole


imprese

Presenza PMI / popolazione  elevato

L’articolazione mondiale dello spazio economico


Pierre George  SPAZIO INDUSTRIALE = insieme concentrato e universale, discontinuo e organizzato in
fasci di relazioni.

6 tipologie di SPAZIO INDUSTRIALE:

1. Aree industriali metropolitane;


2. Regioni industriali consolidate;
3. Regioni manifatturiere in declino;
4. Aree tecnologiche;
5. Regioni periferiche in via di sviluppo;
6. Regioni periferiche sotto sviluppate

INDICATORI:

 la produzione energetica e il consumo


 la produzione manifatturiera e il valore aggiunto;
 il numero di occupati e la loro incidenza.

Le nuove localizzazioni industriali delle grandi imprese hanno cercato di minimizzare il costo del lavoro,
determinando una divisione internazionale del lavoro (risultato della globalizzazione della produzione che
si manifesta con la diffusione dell’industrializzazione in numerosi Paesi e con l’approvvigionamento
globale), che ha innervato il processo di internazionalizzazione.

L’impresa rete è la nuova configurazione per le relazioni tecnico-funzionali delle imprese.

26
Capitolo 5: Geografia del terziario
5.1 Il terziario
SETTORE TERZIARIO: offerta di servizi, con elevato contenuto d’immaterialità, destinata alla popolazione e
agli altri attori economici.
prestazione può essere rivolta sia a migliorare l’attività umana che a favorire l’organizzazione economica e lo sviluppo
complessivo del Paese.

Il terziario è presente in ogni contesto territoriale, ma si differenzia per quantità e qualità di servizi che
possono essere svolti da imprese private, istituzioni pubbliche e professionisti.

CLASSIFICAZIONE DEL TERZIARIO


 Merceologica: le attività vengono raggruppate in relazione all’oggetto del servizio e si distinguono
in:
 Trasporti e comunicazioni (trasporto di merci, persone e informazioni);
 Commercio;
 Credito e assicurazioni (sistema bancario e assicurativo);
 Servizi per le imprese (di tipo finanziario, organizzativo, commerciale e tecnico);
 Servizi collettivi di interesse pubblico (istruzione, sanità, sport…);
 Pubblica amministrazione (uffici pubblici del governo centrale e degli altri enti locali.

 Funzionale: le attività vengono raggruppate distinguendo il destinatario finale del servizio:

 Servizi alle famiglie, destinati al consumo finale come il commercio al dettaglio.

La dimensione demografica e il reddito prodotto e disponibile determinano la quantità e qualità dei consumi
delle famiglie e di conseguenza orientano la localizzazione delle attività terziarie. Si forma così una struttura
piramidale dei servizi, cioè la forma che rappresenta la diffusione dei servizi in base alle diverse peculiarità di
utilizzo.

 Servizi per le imprese, sono:

a) Il terziario per il terziario, dove si collocano tutte quelle funzioni destinate a supportare
l’organizzazione dei servizi alle famiglie;
b) Il terziario alla produzione e alla distribuzione, che offre servizi di pulizia e di ristoro aziendale, attività
di analisi chimiche e merceologiche…
c) Il terziario per la gestione amministrative e finanziaria, costituito da servizi continui di vigilanza,
elaborazione dati, consulenza;
d) Il terziario decisionale, costituito da attività prevalentemente finanziarie che orientano il potere
economico e politico del Paese;
e) Il terziario di R&S, sviluppatosi per innovare i processi produttivi (scegliendo gli addensamenti
produttivi e le aree di specializzazione industriale) o per innovare i prodotto, le principali aree
metropolitane.

27
 Servizi alle collettività, gestiti dallo Stato per consentire la crescita del Paese.

Le attività pubbliche si distinguono in amministrative e di interesse collettivo.


devono seguire la distribuzione della popolazione al fine di garantire l’accessibilità ai servizi che possono essere
obbligatori (formazione scolastica) oppure liberamente scelti (formazione universitaria).

 Attività quaternarie: attività di comando, decisione, pianificazione e orientamento politico e culturale,


che vengono espresse dal governo politico e dalle grandi imprese industriali alle diverse scale
geografiche di riferimento.

Il terziario privato è costituito da una serie di


attività di servizio destinate al mercato,
svolte da imprese e professionisti privati.
insieme delle attività di servizio svolte dallo
stato e dalle istituzioni pubbliche per innalzare
lo sviluppo sociale ed economico del Paese.

TERZIARIO PUBBLICO = TERZIARIO PRIVATO

5.2 Gli orientamenti territoriali delle attività terziarie


La localizzazione delle attività terziarie segue la distribuzione spaziale della popolazione e delle imprese

Il passaggio dall’economia rurale all’economia industriale e terziaria ha di fatto orientato e rafforzato i


processi di urbanizzazione. L’orientamento territoriale del terziario tende a replicare quello industriale, che
viene sostituito dalla gamma di attività di supporto alle imprese.

La rappresentazione cartografica utilizza un utile strumento interpretativo elaborato da Attilio Celant negli
anni Ottanta: la matrice delle compresenze: tabella a doppia entrata dove vengono ordinati i servizi per
livello gerarchico (nelle colonne) e i comuni (nelle righe) per dimensione demografica, al fine di verificare i
livelli di terziarizzazione raggiunti nell’area geografica di riferimento.

Nella matrice si trovano delle anomalie, definite “rumore della matrice”: servizi non allineati alla
dimensione demografica del contesto urbano, che dipendono dalla peculiarità del comune che svolge della
attività specializzate in un comparto o dalla contiguità spaziale che diffonde nei comuni limitrofi attività di
più elevato livello gerarchico.

28
5.3 I grandi comparti della circolazione e della comunicazione
Il sistema dei trasporti ha consentito e sostenuto la crescita e lo sviluppo di tutti i sistemi economici e
sociali.

La distanza geografica tra le diverse località, misurabile geometricamente in una retta, si è di fatto declinata
in distanza itineraria (percorso tra luoghi per tipo di trasporto) e in distanza economica (misura della
distanza tra luoghi, che si esprime moltiplicando il costo unitario di trasporto per tipo di trasporto con la
distanza itineraria e dividendolo per la velocità di circolazione del vettore utilizzato).

Sono stati creati mezzi di trasporto in grado di:


MODELLO DI HOOVER
1) Abbassare i costi unitari di trasporto
Ogni mezzo di trasporto ha: 2) Ridurre la frizione della distanza
3) Edificare nuove strade
1) COSTI FISSI: legati alla costruzione della via di
trasporto o ai costi di ammortamento del mezzo 4) Unitizzazione – uso container di misura standard
2) COSTI VARIABILI: costi del carburante e della 5) Trasporto combinato
manodopera crescono con il crescere della distanza da percorrere
3) COSTI DI TERMINALE: sono quelli relativi al carico/scarico prodotto dal mezzo di trasporto

1948 Edgard Hoover sottolinea che ogni mezzo di trasporto ha costi fissi, variabili, di terminale per cui ogni
modalità di trasporto viene scelta in base a tali costi e dalla distanza da percorrere.

TRASPORTO SU STRADA Bassi CF e DI TERMINALE


Alti CV
 conveniente in brevi distanze
TRASPORTO FERROVIARIO Bassi CV
Alti CF e DI TERMINALE
 conveniente in medie distanze
TRASPORTO NAVALE Le economie di scala ottenute grazie ad
una maggiore quantità di beni trasportati
abbassano i costi unitari.
 conveniente in lunghe distanze
I settori del sistema di trasporto sono (a seconda del percorso, dei punti di accesso, del veicolo):
- Stradali: strade statali, provinciali, comunali, private…
- Su rotaie: reti ferroviarie…
- Marittimi, dove i porti rappresentano i terminali e punti di accesso prestabiliti;
- Acque interne: fiumi, canali, laghi…
- Aerei;
- Via fune;
- Per condotta, sia sotterranea che sottomarina, dedicati al trasporto di particolari prodotti liquidi.

Lo sviluppo di questi settori è dipeso dalla configurazione dei Paesi, dall’organizzazione economica e sociale,
dalla tecnologia.

29
Nell’ambito dei trasporti, particolare rilievo assumono i nodi: luoghi urbani collegati e interconnessi che,
nell’ambito di un’area geografica, presentano i più elevati livelli di accessibilità.

 gateway : nodo che costituisce il principale punto di entrata o di uscita di una regione

COMMERCIO INTERNAZIONALE

Con lo sviluppo dei trasporti  | commercio int.le

Importante il ruolo dell’ high tech:  incide soprattutto sul ruolo svolto dal Paese.

SE EXP prodotti con bass/nullo livello di high tech  riduzione delle quote di mercato internazionale e
quindi la perdita di posizionamento del Paese

SE EXP prodotti con alto livello di high tech  rafforzare il ruolo e la posizione internazionale.

TURISMO: fenomeno di circolazione, liberamente scelto, di persone e di redditi fra luoghi diversi e su
distanze più o meno grandi

TURISTA  spostamento da un luogo all’altro e pernottamento + fruizione di peculiari strutture ricettive.

consumatore particolare, in quanto spende il suo reddito personale in aree diverse rispetto a quelle in cui lo
ha prodotto!

Schema interpretativo del turismo (Umberto Toschi del 1947):

 Momento attivo: principali fattori che orientano la domanda turistica nella scelta della destinazione,
del relativo periodo di soggiorno e della forma organizzativa.
 Momento della circolazione, dove il turista si sposta dal luogo di residenza verso la meta prescelta,
attraverso diverse modalità di circolazione turistica, con o senza soste intermedie, con o senza spese
lungo l’itinerario.
 Momento passivo: l’attenzione viene focalizzata sull’offerta turistica, cioè sulla capacità del luogo di
accogliere e intrattenere il turista. Le destinazioni turistiche necessitano di insediamenti stabili e
adeguate strutture ricettive per poter attrarre flussi turistici.

In base alla DIMENSIONE le strutture disponibili si possono distinguere i centri turistici in:

1) Stazioni turistiche, rappresentate da aziende di cura, soggiorno e turismo;


2) Località turistiche, ossia pluralità di strutture turistiche di dimensione modesta;
3) Nuclei turistici, come i villaggi vacanza.

Altra classificazione:

1) Monofunzionali o polifunzionali, in relazione alla presenza di uno o più motivi di attrazione;


2) Monostagionali o bistagionali, in relazione alla distribuzione dei turisti nel corso dell’anno;
3) Alberghieri o extra-alberghieri, in relazione alla prevalenza delle strutture alberghiere sul sistema
ricettivo complessivo.

30
Capitolo 6: Geografia del lavoro
6.1 La crisi del 2008 e mercato del lavoro
LAVORO: attività umana di produzione/trasformazione beni e servizi. E’ un fattore produttivo ma non può
essere definito merce  PSEUDO MERCE

CRISI finanziaria  | lavoro  CHIUSURA IMPRESE  mobilità del lavoro di categorie arofessionali e
considerata causa delle migrazioni interne e internazionali.

6.2 Il lavoro e la rivoluzione industriale


Con lo sviluppo cambia il mondo del lavoro: lavoro + mobile  pendolarismo (spostamento giornaliero e
con regolarità tra il luogo di residenza e il luogo di lavoro)

6.3 Il mercato del lavoro e le emergenze (DOMANDA – OFFERTE)


MERCATO: luogo in cui si incontrano domanda e offerta dalle quali scaturisce il prezzo.

SALARIO N = dom. soddisfatta di *


O
FL = offerta complessiva

D = FL – N = disoccup. volontaria
Salario *

D
VOLUME OCCUPAZIONE

N FL

DOMANDA: qualità e quantità di attività lavorativa richiesta dalle strutture economiche nel loro complesso
e su tutte le scale territoriali

OFFERTA: quantità e qualità di lavoro che i lavoratori intendono soddisfare

PREZZO: salario. Gli scambi tra domanda e offerta riguardano l’attività lavorativa, espressa in ore di lavoro o
in numero di lavoratori.

RIGIDITA’ DOMANDA E OFFERTA


La disoccupazione volontaria: quota di forze di lavoro che ritengono di non essere interessati al
livello di salario determinato sul mercato e/o alle condizioni di produttività richieste dallo stesso.
La disoccupazione involontaria: quota di forze lavoro che non trova occupazione a causa di crisi
economiche.

31
RIGIDITA’ DEL MERCATO: rimanere invariato del salario al modificarsi della domanda e dell’offerta. Si
intende, per esempio, la rigidità salariale che avrebbe impedito il riassorbimento della disoccupazione o che
sarebbero una conseguenza delle imperfezioni del mercato.

ELEMENTI DI RIGIDITA’:

 Ingente peso di contributi sociali che gravano sul costo del lavoro;
 Rilevanti costi di turnover (costi di assunzione, ad es.);
 Normative contrattuali che limitano l’impiego discrezionale del lavoro;
 Forme di protezione sociale;
 Minimi salariali relativamente elevati;
 Scarsa variabilità del salario nel tempo e nello spazio.

OBIETTIVO DEL SISTEMA: NON può limitarsi alla mera piena OCCUPAZIONE ma deve prevedere di tenere
presente che, essendo il lavoro uno dei fattori basilari della produzione, è necessario essere consapevoli che
qualsiasi decisione di politica economica produce effetti sul mercato del lavoro.

INTERVENTO DA PARTE DELLO STATO: può essere indiretto (da non apparire immediatamente) o esplicito
(con l’evidente intento di influire su domanda e offerta).

- Politiche dell’occupazione: strumenti di carattere macroeconomico, tendenti ad agire sulle


grandezze aggregate dell’economia;
- Politiche del lavoro: interventi di tipo microeconomico, tendenti ad agire su specifici segmenti di
forza lavoro e, quindi, prevalentemente sulla composizione dell’occupazione;
- Politiche di sviluppo: strategie di sviluppo di sistemi produttivi integrati a livello locale per favorire
indirettamente la crescita dell’occupazione;
- Politiche di reddito: controllo dei redditi da lavoro e da capitale, per il contenimento dell’inflazione e
la crescita dell’occupazione.

MA IN ITALIA:

 Le disparità generazionali,
 Le disparità di genere

6.4 La territorializzazione del fattore lavoro


Il fattore lavoro è spazialmente differenziato. Le industrie richiedono QUALITA’ E QUANTITA’ DI LAVORO.

Regioni del Centro-Nord = Mezzogiorno-Isole


(Comportamenti soggettivi + fattori sociali + relazioni politiche e sociali)

La mobilità dell’ OFFERTA DI LAVORO può essere considerata:

- All’interno della struttura stessa dell’offerta di lavoro e può essere ricondotta a spostamenti tra i
diversi settori economici richiedenti lavoro o spostamenti tra le categorie professionali;
- Quale spostamento da un’area a un’altra e si tratta di spostamenti rappresentati da migrazioni su
diversa scala territoriale, dalle singole circoscrizioni amministrative, ai singoli Paesi, al contesto
internazionale.

32
 modifica urbanizzazione

Spostamenti intersettoriali: il passaggio della manodopera da un settore all’altro dell’attività economica


(Non tutti i lavoratori sono in grado di effettuare un passaggio da un settore a un altro che richieda un più elevato grado di
specializzazione)

Spostamenti tra categorie professionali: il passaggio da una categoria all’altra degli occupati (per esempio
da operaio a imprenditori).

Migrazioni internazionali : spostamenti di individui da uno Stato all’altro e dipendono da un mercato del
lavoro fortemente interrelato alle economie delle singole aree.

CARATTERI DELLE MIGRAZIONI:

 Alla durata, in temporanee o permanenti;


 Alla composizione, in di singoli individuo o di interi nuclei familiari;
 All’ambito territoriale, in intracontinentali (minore distanza) e intercontinentali;
 Alle qualità lavorative dell’emigrante, se più o meno specializzato;
 Alle modalità, in migrazioni volontarie individuali, pianificate o programmate, legali, clandestine.

Le aree di destinazione (Occidente; Paesi del Vicino Oriente ricchi di risorse petrolifere, Paesi industrializzati
dell’Est asiatico) sono quelle in cui più elevato è il livello di reddito, maggiori sono le opportunità di
occupazione, e che le aree di provenienza sono quelle in cui il reddito è basso, scarseggia il lavoro, il sistema
produttivo non è ancora sviluppato.

33
:
Capitolo 7 Geografia delle complessità urbane

34
:
Capitolo 8 Diseguaglianze territoriali e politiche di sviluppo
8.1 Lo sviluppo e gli squilibri
CRESCITA ECONOMICA: processo regolare di accrescimento della capacità produttiva di un sistema
economico e poggia su tre principali elementi:

1) L’accumulazione di capitale che include tutti i nuovi investimenti in attrezzature e risorse umane;
2) La crescita della popolazione da cui discende la forza lavoro;
3) Il progresso tecnologico.

Per Simon Kunznets CRESCITA ECONOMICA: di un Paese è l’incremento a lungo termine della
capacità di fornire alla popolazione una varietà sempre più ampia di beni
economici, capacità basata sul progresso tecnologico e sui cambiamenti
istituzionali e ideologici che la crescita richiede.

SE analizziamo la CRESCITA ECONOMICA dei Paesi Sviluppati notiamo le caratteristiche comuni:

 Elevati tassi di crescita del prodotto pro-capite e della popolazione;


 Elevati tassi di incremento della produttività totale dei fattori; variabili economiche aggregate
 Elevati tassi di trasformazione strutturale dell’economia; variabili di trasformazione
 Elevati tassi di cambiamento sociale e ideologico; strutturale
 Tendenza a estendere il raggio della propria azione al resto del
mondo, in cerca di mercati e materie prime;
 Limitazione di tale crescita economica ad appena 1/3 della popolazione mondiale.

PROGRESSO: acquisizione da parte dell’umanità di forme di vita migliori e più complesse, in quanto
associate all’ampliamento del sapere scientifico e al perfezionamento della tecnica. La complessità dello
sviluppo economico mette in relazione:

1. Le risorse espliciti o palesi, che rappresentano le categorie logiche dell’economia (sono la base per lo
sviluppo);
2. Le risorse impliciti o occulte, che rappresentano le variabili extraeconomiche dello sviluppo
(popolazione e relazioni stabilite con il territorio).

OMOLOGAZIONE E DIFFERENZIAZIONE DELLO SPAZIO GEOGRAFICO


A. Cunha, 1986 : L’economia contemporanea ha portato alla trasformazione degli spazi spingendo 2
tendenze: omologazione dello spazio (o unificazione dello spazio) e differenziazione (o frammentazione
dello spazio)

Alla base c’è Gaia, il nostro sistema terrestre, che ha subito le continue trasformazioni della presenza
umana. Al di sopra, il sistema economico sostiene e viene sostenuto dalle forme culturali che dominano nei
diversi territori. Molto potenti sono le relazioni che legano insieme cultura, economia e politica. Inoltre,
troviamo il sistema fisico, che nell’era della globalizzazione venne sostituito dal mercato.

35
Fig. 8.2

8.2 Le principali interpretazioni dello sviluppo e dei divari


Numerosi sono stati i contributi teorici per individuare le cause che avevano determinato l’arretratezza di
un territorio e quindi il suo mancato sviluppo.

 SVILUPPO SQUILIBRATO

I principali studi devono essere attribuiti a: Perroux, Hirschman, Myrdal.

Perroux Spazio economico (campo di azione dei soggetti economici che intersecano meccanismi di
sviluppo squilibrato) == Spazio geometrico (spazio geometrico distinto per caratteristiche
fisiche e di popolazione)
I diversi elementi che caratterizzano i due tipi di spazio possono dar luogo a quattro
combinazioni:
1. Spazio economico contraddistinto da potenti campi di forze che agisce su uno spazio banale
dotato di alta intensità di elementi geonomici, ossia regioni più sviluppate del globo;
2. Spazio economico contraddistinto da deboli campi di forze che agisce su uno spazio banale
dotato di bassa intensità di elementi geonomici, ossia regioni marginali del globo per
economia e popolamento;
3. Spazio economico contraddistinto da potenti campi di forze che agisce su uno spazio banale
dotato di modesta intensità di elementi geonomici, ossia regioni con ampie possibilità di
sviluppo, ma bassa incidenza demografica;
4. Spazio economico contraddistinto da deboli campi di forze che agisce su uno spazio banale
dotato di alta intensità di elementi geonomici, ossia regioni più arretrate del mondo. In queste
regioni, per migliorare la situazione è bene avviare un polo di sviluppo (intervento esogeno di
localizzare una industria di grande dimensione in un’area periferica, al fine di innescare i
meccanismi di sviluppo.
Hirschman Osserva gli effetti della localizzazione del polo di sviluppo in un’area arretrata. Lui nota che il
polo di sviluppo avvia un processo moltiplicatore di tipo cumulativo, generatore di nuove
opportunità sia dal lato della domanda di beni e servizi sia dal lato dell’offerta.

Myrdal Modello della causazione circolare e cumulativa, che focalizza l’attenzione sui possibili effetti
di sperequazione economica conseguenti a una polarizzazione delle attività industriali. Questo
modello provocherà una concentrazione di attività economiche, che tenderà ad alimentarsi,
per la sua capacità di generare economie esterne, in grado di richiamare nuove imprese, di
offrite opportunità occupazionali e quindi una nuova domanda di beni e servizi, che potrà
essere soddisfatta da nuove imprese.
Tale processo viene spiegato attraverso due effetti:
1. Effetto di riflusso, ossia il trasferimento di capitale e di altri fattori produttivi verso il nuovo
polo di sviluppo;
2. Effetto di diffusione dello sviluppo, quando il surplus disponibile nell’area centrale avvia
forze centrifughe, che vanno a innescare processi cumulativi in altre aree, precedentemente
periferiche.

36
Fig. 8.3

 STADI DI SVILUPPO

Nel 1960, Rostow, e successivamente Fourastié, rifletté sulle diverse fasi del processo di sviluppo:

1) Stadio preparatorio del decollo


2) Stadio del decollo
3) Stadio della maturità e dei grandi consumi di massa

Entrambi gli autori prendono in esame l’evoluzione economica dei Paesi dell’Europa occidentale e
dell’America settentrionale, a partire dal 1780.

Nelle società tradizionali prevale l’attività agricola, mentre modesta è la quota di occupazione nelle attività
di trasformazione e di commercializzazione. In seguito, l’avvio e l’affermazione dell’attività industriale
hanno trasformato la struttura produttiva, con un trasferimento degli addetti dall’agricoltura al secondario
e al terziario. Questa modifica ha avviato il processo di trasferimento della popolazione, dalle campagne
alle città, determinando una poderosa trasformazione territoriale.

 ORGANIZZAZIONE SPAZIALE DELLO SVILUPPO

Friedmann fu colui che per la prima volta ha postulato le fasi dello sviluppo:

1) Fase preindustriale, che presenta i diversi centri urbani, i quali svolgono una funzione dominante
esclusivamente sui territori circostanti (staticità dello sviluppo);
2) Fase dell’industrializzazione incipiente, che sottolinea il predominio di un centro, il quale è in grado di
attrarre opportunità economiche rispetto al territorio circostante;
3) Fase di maturità industriale, che si realizza quando la periferia si scompone e al suo interno si
sviluppano altri centri;
4) Fase dell’integrazione spaziale, che mette in evidenza l’integrazione economico-spaziale di
un’economia.

Il ragionamento poggia sulla trasformazione dell’organizzazione spaziale che deriva dall’evoluzione delle
interrelazioni fra i centri urbani e le aree circostanti.

Lo spazio economico viene distinto in quattro tipologie:

1) Un centro urbano-industriale, che concentra risorse materiali e immateriali;


2) Le aree periferiche, economicamente dipendenti dal centro;
3) Le regioni di frontiera, utilizzate per lo sfruttamento delle risorse rinvenute che originano fenomeni di
immigrazione;
4) Le aree periferiche o aree transazionali a tendenza discendete, contraddistinte da declino economico e
emigrazione.

CRITICHE AL MODELLO: visione prevalentemente esogena dello sviluppo. In seguito a queste critiche,
l’autore propone la teoria generale dello sviluppo polarizzato, dove cerca di analizzare le complesse
dinamiche tra centro e periferia.

 APPROCCIO MARXISTA ALLO SVILUPPO

37
 priorità data ai rapporti sociali internazionali, che determinano su varie scale geografiche condizioni di
ineguaglianza.

Approccio che deriva dal capitalismo, che ha esteso e rafforzato la sua influenza tramite la colonizzazione e
il costante ampliamento dei mercati, inducendo alla trasformazione delle società. Da tale paradigma,
discende una visione dello sviluppo in cui la dipendenza delle aree periferiche da quelle centrali si rafforza
sempre di più.

TEORIA DELLO SCAMBIO INEGUALE: divario tra i prezzi di scambio che tende ad avvantaggiare il Paese
esportatore di manufatti rispetto al Paese esportatore di materie prime

TEORIA DEI VANTAGGI COMPARATI: risultato positivo che conseguono due Paesi nel commercio
internazionale, in quanto le reciproche specializzazioni consentono di disporre di beni a prezzi più bassi.

I Paesi sottosviluppati tendono ad exp mp.  Paesi arretrati dipendono dai Paesi Sviluppati

Wallerstein: gli scambi internazionali hanno dato origine a un sistema-mondo caratterizzato da una forte
gerarchia. In particolare, si distinguono tre dimensioni areali:

 Il centro, ossia i Paesi e le economie che costituiscono il motore del processo di accumulazione del
capitalismo;
 La semiperiferia, ossia le aree di più recente industrializzazione e le regioni agricole inserite
saldamente nei circuiti internazionali commerciali;
 La periferia, regioni economicamente arretrate, che dispongono di fattori produttivi a basso costo.

8.3 Le caratteristiche principali del sottosviluppo


Lacoste  14 caratteristiche fondamentali che contraddistinguono un Paese sottosviluppato (carenze
alimentari, deficit culturale e sanitario, spreco risorse, bassa produttività, basso PIL, alta demografia,
disparità sociali….)

Attraverso la misurazione del reddito prodotto, si è cercato di rappresentare le regioni del sottosviluppo e
di verificare, nel tempo, i possibili cambiamenti dei singoli Paesi nelle posizioni internazionali di sviluppo.

A metà degli anni ’50, il mondo era diviso in:

1) Primo mondo (Paesi a economia capitalistica);


2) Secondo mondo (Paesi a economia pianificata);
3) Terzo mondo (tutte le regioni arretrate).

In seguito:

 Paesi meno sviluppati;


 Paesi in via di sviluppo.

Le politiche di sviluppo si sono mosse lungo quattro linee di pensiero: della modernizzazione, della
dipendenza, dello sviluppo alternativo, delle necessità primarie.

Negli anni 50-60: si cerca l’abbandono dei valori tradizionali, mediante l’industrializzazione e la relativa
crescita economica.
38
NEO-COLONIZZAZIONE: persistenza di relazioni di dipendenza economica e sociale che legano ancora un
Paese indipendente al Paese straniero che lo aveva precedentemente colonizzato.

Fine anni ’60 e ai primi dei ’70 la teoria della dipendenza di contrapponeva al paradigma della
modernizzazione. Il ragionamento poggiava sull’origine del sottosviluppo. Le regioni del Primo mondo
avevano orientato i destini dei paesi del Terzo mondo per innalzare quelle produzioni di materie prime
agricole e minerarie necessarie per incrementare i livelli di sviluppo dell’Occidente. Attraverso il commercio
internazionale, i Paesi sottosviluppati dipendevano dai Paesi avanzati per ingenti quantità di trasferimenti
in termini di investimenti, prestiti, informazioni, tecnologie. Inoltre, i Paesi sottosviluppati dovevano
trasferire valuta sia per compensare i differenziali dei prezzi di scambio sia per restituire i debiti contratti.

Anni ’70 si affermavano la teoria dello sviluppo alternativo e la teoria delle necessità primarie.
SVILUPPO ALTERNATIVO  i grandi investimenti in tecnologie e industrie non erano in grado di
veicolare le trasformazioni necessarie perché lontane dai bisogni e dai livelli di conoscenza della
popolazione locale.  educare la popolazione

TEORIE DI visione dal basso dello sviluppo, dalle condizioni reali di vita della popolazione e dal
contesto tradizionale di riferimento, che aiutato e rispettato può consentire un graduale
cambiamento.
Ogni intervento deve essere concordato con il governo locale.

39
:
Capitolo 9 Questione ambientale e sostenibilità
La Dichiarazione del Millennio (2000, Assemblea Generale Nazioni Unite) mirava a riaffermare gli scopi
dell’ONU all’inizio del nuovo millennio e a definire obiettivi finalizzati alla gestione sostenibile delle
risorse e alla soluzione dei problemi legati allo sviluppo.

Il SISTEMA TERRA è composto da:

1. Sistema naturale, che fornisce le risorse acqua, cibo…


2. Sistema socio-economico, che traduce, spesso, queste risorse in scarti. All’interno di questo sistema,
la distribuzione dei fattori della produzione concorrono a creare vari tenori di vita diversi.

Per riequilibrare i rapporti di questi sistemi  co-evoluzione tra ambiente, economia e società.

SVILUPPO SOSTENIBILE = rapporto equilibrato tra sistema socio-economico e sistema ambientale. Si


tratta di un tipo di sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle
generazioni future di soddisfare i propri.

 raggiunto anche tramite la capacità di carico (quantità di biomassa che può essere sostenuta all’interno
di un sistema e che non deve essere superata)

COME SI MISURA?

Con impronta ecologica, cioè la misura dei consumi individuali espressa in ettari di territorio.

Rispetto alla capacità di carico  Malthus: “è in atto uno squilibrio tra risorse alimentari e popolazione”

La produzione di alimenti cresce nel tempo in progressione aritmetica, mentre la popolazione in


progressione geometrica (non considera però l’aumento dovuto alle tecnologie)
 SOLUZIONE: AUMENTO della produzione di alimenti o nella DIMINUZIONE della pressione della
popolazione.

Hubbert: “ vi sono dei limiti fisici alle risorse”  La produzione mondiale di petrolio avrebbe avuto un
picco intorno all’anno 2000, per poi calare nei successivi 100 anni (come effettivamente è in corso).

Boulding : Teoria dei sistemi  Esitono 3 SISTEMI:


 Aperto: hanno scambi di materia e energia con l’esterno;
 Isolato: non hanno scambi;
 Chiuso: hanno scambi sono all’interno.

40
Terra: “una navicella spaziale” dove gli occupanti hanno a disposizione una limitata quantità di cibo e
ossigeno che devo utilizzare.

CONCETTO DI ENTROPIA: misura del disordine in un sistema o la misura dell’energia non più utilizzabile
all’interno di un sistema, non perché venga distrutta, ma perché viene convertita in energia a bassa utilità.

CRESCITA ECONOMICA E SOSTENIBILITA’


 CRESCITA ECONOMICA: misurata attraverso il PIL, è un indicatore di quantità (di cambiamento),
 SVILUPPO: indicatore di qualità di cambiamento, che include il benessere, la crescita del reddito, delle
condizioni di salute, di istruzione.

Hardin  relativamente allo squilibrio tra risorse e popolazione: la tragedia dei beni di proprietà comune,
quali i beni ambientali, sta nel fatto che potendo essere accessibili a tutti senza pagare un prezzo, sono
sfruttati oltre i limiti secondo lui è necessario dotare di un prezzo l’ambiente, attraverso politiche di
comando e controllo (affidate all’economia ambitale), in modo da rendere più oneroso inquinare e spingere
verso azioni compatibili con l’ambiente.

MA ….. Smith: “colui che pensa al profitto personale, pensa anche all’interesse pubblico”  mano invisibile

Ma così si giunge alla rovina, invece che al benessere

Allora Hardin dice che se estendiamo il concetto al sistema ambientale  rovina ambiente!! 
SOLUZIONI: prezzo per l’ambiente
risponde

ECONOMIA AMBIENTALE: branca dell’economia che di occupa della mitigazione del danno ambientale attraverso i
meccanismi di mercato

 internalizzare le esternalità negative (danni ambientali prodotti dalle imprese, i cui costi ricadono sulla
comunità. Si possono internalizzare facendo ricadere i costi sull’impresa)

 affrontare il problema dell’esauribilità delle risorse (meccanismo dei prezzi)

- Q = output
Solow  modello: Q = K * R * L R = Q0 / K * L0
- K = capitale
- R = risorse
Posto L0 costante si ottiene Q0 - L = lavoro

Stiglitz: aggiunge al modello di Solow il fatto che le RISORSE DECRESCONO NEL TEMPO.
Roegen: introduce il concetto di ENTROPIA  L’economia da processo circolare diventa lineare.
Fig. 9.6 – Fig 9.7

41
LIMITI ALLA CRESCITA
Meadows : Il Club di Roma (guidato dai coniugi Meadows) tenta di rispondere alla questione se il
processo di crescita in atto sia o no compatibile con lo sviluppo umano e sociale e se sia sostenibile,
mettendo in relazione varie variabili che non soddisfano molti. RISULTATO: si arriverà sarà un improvviso
declino del livello della popolazione e del sistema industriale, a meno che non si riuscirà a trovare nuovi
risorse o nuove tecnologie.

Daly: fonda l’ECONOMIA ECOLOGICA: disciplina che studia i fenomeni ambientali mettendo a contatto
l’anima socio-economica e ambientale. Parla di STEADY-STATE ECONOMICS: raggiungimento di un
equilibrio biofisico nella creazione di sviluppo sostenibile. Sostituisce il PIL con ISEW, cioè un sistema di
contabilità alternativo in grado di escludere dal calcolo del PIL le voci che sono delle perdite dal punto di
vista della sostenibilità e dell’ambiente.

SVILUPPO SOSTENIBILE E COMMISSIONE BRUNDTLAND


Con la Commissione Brundtland  concetto di sviluppo sostenibile.

 Soddisfare i bisogni: assicurare ai poveri la loro parte di risorse per sostenere la crescita
 Equità sociale: l’eguaglianza che scaturisce anche da una più giusta distribuzione delle risorse tra
generazioni presenti e future

Il raggiungimento e il mantenimento della sostenibilità è ottenuto mediante la conservazione del capitale


naturale prima e dopo dei processi di produzione e di trasformazione.

 SOSTENIBILITA’ descritta da due modi di interpretarla diversi:

1) Sostenibilità Debole: il fallimento del mercato nel campo ambientale esiste e le sue soluzioni si
trovano all’interno del mercato, come i prezzi-ombra; inoltre il capitale naturale costante è ottenuto
con il capitale prodotto dall’uomo. Politiche win-win: politiche che tendono a risolvere i problemi
ambientali attraverso la soluzione dei problemi di sviluppo economico.

2) Sostenibilità Forte: il sistema ambientale non deve essere modificato e si deve puntare su fonti di
energia rinnovabili, sul riciclo… La sostenibilità viene raggiunta attraverso il mantenimento del
throughout da parte dell’ecosistema, cioè non deve essere indebolita la capacità dell’ecosistema di
sostenere l’entropia dei flussi fisici di materia e energia.

 DESCRESCITA SOSTENIBILE: la crescita economica e la spinta verso i consumi sono fattori di instabilità
ambientale e motori di squilibrio socio-economici

La sostenibilità viene raggiunta con il mantenimento del throughput: insieme dei flussi fisici che dal
sistema naturale passano a quello economico e ritornano al sistema naturale come rifiuti.

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Le risposte della sostenibilità forte puntano a un diverso stile di vita  consumi  impatto amb.

DEMATERIALIZZAZIONE: riduzione flusso dei materiali dell’energia durante la produzione, il consumo, il


reciclo.

POLITICHE AMBIENTALI E DI SVILUPPO


Quali politiche attuare?

1) Politiche win-win: politiche che tendono a risolvere i problemi ambientali attraverso la soluzione dei
problemi di sviluppo economico  per la sostenibilità debole
2) Politiche eco-eco: politiche che mettono sullo stesso piano il livello economico e quello ecologico. 
per la sostenibilità forte

CURVA AMBIENTALE DI KUZNETS: rappresentazione della relazione tra reddito pro-capite e impatto
ambientale, in cui quest’ultimo aumenta nelle prime fasi di crescita economica e cala nelle fasi più mature.

Fig. 9,13

Agenda 21 locale
Il passaggio delle politiche dall’ambito globale a quello locale avviene mediante politiche bottom-up e top-
down.

Si è arrivati a forme di multilevel governance che 1) Bottom-up Si coinvolgono le forze locali.
coinvolgono un elevato numero di soggetti e di 2) Top-down  Si coinvolgono le forze centrali.
portatori di interesse.

Agenda 21: documento programmatico del 1992 sulle strategie da applicare per raggiungere la
sostenibilità nel XXI.

Agenda 21 locale: Le autorità locali devono dialogare con i cittadini, le organizzazioni locali e le imprese
private, creando un consenso in modo da ottenere informazioni per una migliore strategia e maggiore
consapevolezza in merito al raggiungimento dello sviluppo sostenibile.

Politiche ambientali e aziendali in opposizione.


Secondo uno schema di classificazione basato sulle capacità manageriale delle imprese di affrontare
l’adeguamento alle disposizioni in materia ambientale  atteggiamento adattivo: l’impresa sceglie di
uniformarsi alla legislazione ambientale vigente.

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Sempre più spesso però si assiste ad un atteggiamento reattivo: adesione volontaria delle imprese a
politiche di gestione ambientale, legate ai prodotti eco-compatibili e a incentivazioni per le imprese.

A seconda del livello di innovazione dei processi e dei prodotti le imprese si suddividono in:

 Compatibili, cioè quelle che diminuiscono l’impatto ambientale utilizzando sistema di abbattimento
delle emissioni
 Sostenibili, cioè quelle che abbattono l’impatto ambientale adottando tecnologie pulite, innovando i
processi produttivi e i prodotti.

RISCALDAMENTO GLOBALE = innalzamento della temperatura media della terra causata da attività
umane attraverso l’emissione di gas serra (anidride carbonica, metano, protossido di azoto) che
intrappolano l’energia solare nell’atmosfera, o da azioni (come la deforestazione) che impediscono
l’assorbimento naturale di tali gas.

EFFETTO SERRA = fenomeno naturale senza il quale sulla terra si avrebbero forti escursioni termica tra
giorno e notte. E’ il trattenimento della radiazione solare all’interno dell’atmosfera, prodotto da alcuni gas,
come l’anidride carbonica.

Il problema del riscaldamento globale è stato portato avanti dall’IPCC (Intergovermental Panel on
Climate Change) che ha il ruolo di fornire ampie, oggettive, aperte e trasparenti basi scientifiche sul rischio
del cambiamento climatico indotto sull’uomo sui suoi potenziali impatti e sulle scelte di mitigazione di
questi ultimi. Secondo alcuni suoi documenti, la temperatura della superficie terrestre è aumentata tra 0,6 –
0,8 °C durante il XX secolo.

EFFETTI RISCALDAMENTO GLOBALE:

- Diretti, come lo scioglimento dei ghiacci nelle calotte polari e l’innalzamento del livello dei mari;

- Indiretti, come la migrazione dio uccelli, la salinità nelle acque marine.

E’ MEGLIO INTERVENIRE!

PRINCIPIO DI PRECAUZIONE = principio affermato durante la Conferenza di Rio 1992, che prevede
l’applicazione di politiche preventive a difesa dell’ambiente anche in assenza di una correlazione certa e
scientificamente provata tra una causa e un impatto ambientale, al fine di scongiurare ulteriori e più
importanti effetti sull’ambiente e sulla salute umana.

Politiche
globali  le  azioni di mitigazione: utilizzo di fonti di energia alternative, rinnovabili
decisioni sono
 azioni di adattamento: creazione di bacini per la conservazione delle acque,
prese in sede
protezione suoli, controllo erosione..
intern.le

Politiche UE e dell’Italia
L’UE vuole rendersi indipendente dal Protocollo di Kyoto 

PRINCIPIO 20-20-2020 = piano approvato dal PE 2008 che mira alla riduzione dell’emissione di gas serra
(20%) e alla produzione di energia attraverso fonti rinnovabili (20%).
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Sistema dei DIRITTI DI EMISSIONE NEGOZIABILI: titoli emessi da
ogni Paese in quantità pari alle emissioni di gas serra, distribuiti
alle imprese inquinanti e da queste utilizzati o ceduti ad altre
imprese.

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