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Geografia applicata

Anno accademico: 2021/2022


Professoressa: Paola Savi

27 settembre 2021

1. Lo scenario di riferimento: la globalizzazione economica

SPAZIO → DISTANZA
La geografia si occupa di studiare il rapporto che esiste tra determinati fenomeni che noi
assumiamo come punto di riferimento e lo spazio. A seconda del fenomeno abbiamo diversi
ambiti della geografia, ad esempio, se studiamo il rapporto tra fenomeni di ordine economico
e lo spazio, abbiamo la geografia economica (es. com’è organizzata la produzione, effetti
spaziali di crisi che irrompono nel sistema economico, etc.).
Se analizziamo altri fenomeni, ad esempio, fenomeni di carattere demografico, come possono
essere le migrazioni, abbiamo altre ambiti della disciplina come la geografia della
popolazione.
Nel corso del tempo l'oggetto di studio non è cambiato (lo spazio), però il modo di studiarlo
si, è cambiata la concezione di spazio. In passato lo spazio era considerato in maniera
sistematica, andavamo a vedere come determinati oggetti si localizzavano nello spazio
attraverso dei sistemi di coordinate (latitudine e longitudine) e le rispettive distanze tra questi
oggetti. La geografia sostanzialmente descriveva, elencava, catalogava andando a localizzare
sulla superficie terrestre gli oggetti, oggi la chiameremmo geografia nozionistica. Quella che
si studiava in passata era quindi una geografia che ragionava su un concetto di spazio
assoluto. In realtà lo spazio è molto meno assoluto di quello che possiamo immaginare, se noi
guardiamo, ad esempio, due rappresentazioni cartografiche (strumento per eccellenza del
geografo).

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Se noi guardiamo queste due rappresentazioni cartografiche che raffigurano la stessa cosa,
cioè il globo terrestre, però sono ben diverse tra loro perché nella prima realizzata con la
proiezione di Peters, i continenti sono molto allungati lungo i meridiani, nella seconda invece
sono molto più distesi lungo i fasci di paralleli. Quale delle due rappresentazioni è esatta e
qual è sbagliata? Nessuna delle due è sbagliata, sono tutte e due esatte, e da cosa dipende la
loro differenza? Dipende dal tipo di proiezione che io utilizzo per rappresentare lo spazio e
quindi per costruire la carta.
Cos'è una proiezione? La terra è una sfera e per presentarla su un piano abbiamo bisogno di
strumenti di carattere geometrico che sono appunto le proiezioni. Nessuna proiezione è
perfetta quindi ci sono collezioni che distorcono le aree, proiezioni che distorcono le
lunghezze e quindi quando andiamo poi a rappresentare su un piano la sfera terrestre, a
qualcosa dobbiamo rinunciare, ed è per questo che noi ci troviamo con queste diverse
rappresentazioni che sono tutti e due esatte.

La geografia studia anche la distanza tra gli oggetti localizzati su una superficie. Se noi
andiamo a rendere complesso anche il concetto di distanza e quindi, ad introdurre modi
diversi di intendere e valutare la distanza, ecco allora che lo spazio diventa ancora meno
assoluto. Il nostro modo di considerare la distanza è quello di considerarla una lunghezza
valutata in km e metri. Questo tipo di distanza in realtà oggi ha poco senso, ad esempio a noi
interessa poco sapere quanta distanza in km c’è tra una città e l'altra e ci interessa invece
sapere in quanto tempo possiamo spostarci da una all’altra. Questo modo di intendere la
distanza viene chiamato distanza funzionale. Una distanza che non si misura più in km ma
in tempi di percorrenza, che ci si impiega per spostarsi da un punto all’altro o anche in
termini di distanza-costo, ovvero quanto costa ad una persona o ad una merce per spostarsi da
un punto all’altro. Perché ci interessa parlare di distanza funzionale? Perché le innovazioni
nel campo del trasporto e delle telecomunicazioni sono andate a ridurre la distanza tra i
diversi luoghi del pianeta. Questo fenomeno lo si vede bene analizzando lo sviluppo dell’alta
velocità in Europa.

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Questa carta ci rappresenta la distanza-tempo calcolata via ferrovia, tramite l’alta velocità. La
prima carta (1993) è reale, ovvero come si sono avvicinate le diverse città europee grazie allo
sviluppo dell’alta velocità, la seconda invece rappresenta le previsioni che si erano fatte ai
tempi della costruzione di queste carte (2009), in riferimento all’alta velocità e quindi alle
tempistiche di percorrenza delle distanze. Lo sviluppo dell’alta velocità ha portato negli anni
sempre più ad una diminuzione della distanza funzionale. In genere si parla di convergenza
spazio-temporale, ed è una delle caratteristiche della globalizzazione, se ne parla anche in
termini di compressione spazio temporale, realtà delineatasi dopo gli anni 80/90 del secolo
scorso, di pari passo con lo sviluppo della globalizzazione. La distanza in km non cambia ma
cambia solo la distanza-tempo calcolata in termini di tempo di percorrenza. Se, ad esempio,
consideriamo l’aereo, questa compressione spazio-temporale la vediamo sia in termini di
distanza-tempo, sia in termini di distanza-costo, se invece prendiamo in considerazione l’alta
velocità ferroviaria, non troviamo un miglioramento nella distanza-costo poiché i prezzi dei
treni ad alta velocità sono ancora molto alti.

TERRITORIO/ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE

Come consideriamo lo spazio se non possiamo in termini assoluti? Oggi consideriamo lo


spazio come uno spazio di carattere relazionale. Non è cambiato l'oggetto ma solo il nostro
modo di vederlo e studiarlo. Non andiamo più a studiare la localizzazione degli oggetti sulla
terra ma andiamo a studiare le relazioni tra di essi. Oggi la geografia studia questo, le
relazioni tra gli oggetti (es. mari, fiumi, montagne, etc. in geografia economica invece, gli
oggetti sono ad esempio le città, le imprese, etc.). Tramite le relazioni tra gli oggetti andiamo
a delineare lo spazio geografico, se isoliamo le relazioni di tipo economico, possiamo
individuare lo spazio geoeconomico (ciò che interessa a noi).
Quando parliamo di relazioni facciamo principalmente riferimento a due tipi di relazioni:
- Relazioni orizzontali, relazioni tra oggetti nello spazio (es. flussi commerciali che
attraversano il pianeta, flussi migratori di persone che si spostano verso nuovi

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territori. Queste relazioni non riguardano solo elementi di natura fisica ma anche
elementi più immateriali, ad esempio flussi di informazioni, di capitali, etc.).
- Relazioni verticali, relazioni che legano l’oggetto con il luogo in cui esso è
posizionato.
Ogni analisi/studio dovrebbe analizzare sia le relazioni orizzontali che quelle verticali anche
se non sempre è così.
Da questo tipo di relazioni andiamo a derivare un’altra categoria di cui si occupa la geografia,
che è il territorio.
Ma cosa si intende con la parola “territorio”? L’organizzazione del territorio è la forma
che relazioni orizzontali e verticali assumono nel momento in cui faccio la mia analisi.

Quando analizziamo lo sviluppo, ad esempio, di una città, andiamo ad analizzare tutte le


relazioni che la caratterizzano. Nonostante questa città, negli anni, possa perdere il suo
iniziale “punto di forza” (risorsa che la valorizza, ad esempio, risorse industriali), continua
comunque a mantenere relazioni verticali e orizzontali. Ad esempio, il porto si sviluppa
tramite un rapporto verticale poiché necessita di uno spazio fisico.

AMBIENTE
La geografia si occupa molto anche dell’ambiente. Quando parliamo di ambiente parliamo di
ambiente naturale (risorse fisiche e naturali). L’ambiente fisico e naturale è una parte
integrante del territorio e quando andiamo ad analizzare un territorio valutiamo anche quello
che è l’ambiente (es. se analizziamo una città turistica analizziamo l’ambiente che la
caratterizza e quindi, ad esempio, le risorse storiche e culturali, le infrastrutture, etc.). La
geografia si è sempre occupa del rapporto uomo-ambiente, in passato questo rapporto veniva
analizzato in modo unidirezionale, ovvero erano le caratteristiche dell'ambiente fisico che
influenzavano lo sviluppo delle comunità umane. La disciplina che studiava in modo
unidirezionale il rapporto uomo-ambiente, nata nell’Ottocento, veniva chiamata

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determinismo geografico. Oggi invece, a causa dei danni che l’uomo sta facendo
all'ambiente, consideriamo l’impatto e i danni che l’azione umana compie sull’ambiente.

SCALA GEOGRAFICA
La scala è un elemento molto importante per la geografia perché la geografia ragiona sempre
in termini transcalari, ovvero adottando più scale di riferimento nell’analisi. Cosa
intendiamo per scala geografica (NON scala cartografica, ovvero il rapporto tra una misura
sulla carta e la corrispondente misura nella realtà, un rapporto che mi dà la riduzione che io
ho nella carta). La scala geografia è il livello che io adotto nella mia analisi geografica.
Cosa vuol dire livello? Il livello può essere la scala globale, quindi io guardo i fenomeni che
avvengono a scala globale, può essere a livello di un paese quindi di uno Stato, a livello
nazionale, può essere a livello regionale, può essere la sala di una città e scendendo ancora
posso arrivare anche a scala di quartiere. La scala va adattata al fenomeno che devo studiare
quindi, ci sono scale che sono particolarmente adatte a certi fenomeni, ad esempio, se devo
analizzare il fenomeno del commercio internazionale, non avrebbe senso analizzarlo a scala
di una città ma piuttosto vado a vederlo a scala globale. Certi fenomeni si prestano ad essere
studiati proprio con una logica di carattere transcalare che è proprio tipica della geografia e
questo vuol dire che uno stesso fenomeno io lo posso vedere a diverse scale geografiche. Ad
esempio, se analizzo il fenomeno della delocalizzazione produttiva, per forza di cose mi devo
muovere a scala globale (ci sono imprese che vanno in Cina, etc.) ma che cosa succede sul
territorio che prima ospitava queste imprese? Per capirlo devo andare ad utilizzare una
metodologia transcalare che mi permette di analizzare il fenomeno “su più fronti”.
A differenza della scala cartografica, la quale ci porta per forza di cose a perdere i dettagli
con il cambiare della scala, la scala geografica ci permette di scendere di scala senza perdita
di informazioni perché la scala è sempre rapportata al tipo di fenomeno che noi stiamo
analizzando.

TEMPO
Nel momento in cui andiamo a studiare l’organizzazione del territorio dobbiamo anche
andare a valutare l'elemento tempo, ad esempio, se analizzo il territorio della città di Verona
devo anche tener conto che ciò che sto osservando non è altro che il risultato di più epoche
storiche che si sono succedute, ognuna delle quali ha lasciato sul territorio le proprie risorse
(es,ì. strutture, monumenti, etc.). Questo ci aiuta a capire i processi che sono avvenuti su quel
territorio (es. troviamo molte industrie abbandonate, precedentemente la città aveva un
grande valore dal punto di vista dell’industria, che oggi probabilmente non ha più).

GLI STRUMENTI
Gli strumenti di cui si avvale la geografia sono:
- Carte geografiche (rappresentazione del fenomeno che sto studiando).
- Dati di carattere quantitativo elaborati secondo le metodologie della statistica.

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- Analisi di tipo diretto (es. interviste su campione o su testimone privilegiato), questo
ci consente di acquisire delle informazioni in più rispetto a quelle che ci fornisce
l'analisi dei dati statistici.

LA GLOBALIZZAZIONE

Quando si parla di globalizzazione si fa


riferimento a quel fenomeno di “annullamento”
dello spazio e del tempo, che è proprio determinato
da quell’ondata di innovazioni di carattere
tecnologico che hanno interessato il mondo dei
trasporti a partire dagli anni 50 e 60 del secolo
scorso, che hanno velocizzato gli spostamenti, che
hanno ridotto i costi di trasporto e che oggi
appunto fanno sì che le persone e i prodotti, oltre
che le informazioni, viaggino un po' per tutto il
pianeta. Questo ci dà un'idea di quanto lo spazio e
il tempo si siano annullati, precedentemente
abbiamo visto la carta dell'Europa che si restringe
quindi non è un totale annullamento perché pur
siano corti i tempi e piccoli gli spazi, non ne abbiamo una totale eliminazione. Abbiamo
l'impressione che si sia un totale annullamento della dimensione spaziale e temporale perché,
ad esempio, se acquisto il libro su internet esso mi arriverà in tempi brevissimi però resta pur
sempre uno spazio da percorrere, se invece acquisto l’ebook e me lo scarico immediatamente,
sicuramente qui la dimensione spazio-tempo si va ad annullare, le tempistiche si accorciano
drasticamente a pochi secondi.

Un elemento caratteristico della globalizzazione è proprio una diffusione ormai globale di


prodotti e di servizi delle grandi multinazionali. Le multinazionali sono uno degli attori della
globalizzazione. Questo processo di globalizzazione/multinazionalizzazione ma anche di

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omologazione dei gusti dei consumatori, ha origine in
passato, molti marchi multinazionali sono “vecchi”, ad
esempio la coca-cola, marlboro, nescafè, etc. mentre altri
sono sono marchi, ad esempio Samsung, Microsoft, etc.
nati recentemente con gli ultimi sviluppi del capitalismo.
Che questo processo di omologazione dei gusti non sia
recente, lo vediamo considerando uno dei prodotti un po’
simbolo di questo processo di omologazione che è proprio
un prodotto italiano. La Ferrero è presente con i suoi prodotti
in centinaia di mercati e imprese in tutto il mondo. Questo è un prodotto apparso sui mercati
proprio degli anni 60, la globalizzazione infatti era partita già nel secondo dopoguerra
quando, imprese nate come piccoli laboratori,
si sono via via lanciate alla conquista dei
mercati grazie anche da idee originali.
L’esportazione di questo prodotto ha portato
via via la sua diffusione e il suo raffinamento
tanto da essere oggi presente in tutto il mondo.
Oggi la Ferrero ha diverse sedi nel Mondo, da
una piccola realtà si è sempre più ingrandita
fino ad arrivare a cercare anche le materie
prime in tutto il Mondo. La Ferrero si è così
tanto ampliata negli anni da aver acquisito
molto spazio nei mercati.

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Questo processo di omologazione non riguardano soltanto i prodotti industriali ma anche i
servizi, ad esempio, i supermercati, i centri commerciali, etc.

Questi luoghi della globalizzazione che sono, ad esempio, grandi centri commerciali, grandi
aeroporti, grandi stazioni, etc. vengono chiamati luoghi, cioè che sono un po' uguali
dappertutto e che non hanno una propria identità, in cui si incrociano grandi folle di persone
senza di fatto entrare in contatto tra di loro, nella maggior parte dei casi. Molti di questi
fenomeni si sono avviati ormai da decenni, troviamo un riferimento alla globalizzazione
addirittura già nel 1964 in una famosa metafora del Villaggio Globale del sociologo canadese
M. McLuhan. Secondo M. McLuhan con lo sviluppo dei mass media, il mondo sta
diventando una sorta di villaggio globale e questo perché ormai in tutto il Mondo circolano
gli stessi prodotti e i gusti delle persone tendono ad uniformarsi. Per questo la
globalizzazione assume la connotazione di una forza omologante.

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Nel 1983 T. Levitt crea una definizione, strettamente economica, di globalizzazione, in
riferimento a quel crescente processo di integrazione dei mercati su scala globale, tratto
importante della globalizzazione.
Queste due definizione sono un po’ superate, la prima perché la globalizzazione non è
semplicemente un’omologazione, la seconda perchè rimane legata ad aspetti esclusivamente
economici.

Dematteis → Globalizzazione come cambiamento di scala nell’organizzazione di molti


fenomeni. Inoltre molti fenomeni (es. produzione, organizzazione della produzione, etc.) che
prima erano organizzati su scala locale sono esplosi su scala globale (es. tematica
ambientale). Questo non ha fatto altro che intensificare quelle relazioni tra soggetti localizzati
in diverse aree del pianeta, questa relazione coinvolge più dimensioni, non solo quella
economica. In questo senso la globalizzazione può essere vista come l’esito di un percorso
storico.

Se guardiamo al passato, infatti, possiamo vedere molti fenomeni riconducibili alla


globalizzazione, ad esempio, scoperta della via della seta, apertura traffici con l’America, etc.
Molti teorici e geografi sono concordi nel ritenere che una prima globalizzazione sia quella
che si apre con la rivoluzione industriale, o meglio, con la diffusione della rivoluzione
industriale che nasce in Inghilterra alla fine del ‘700 e poi si diffonde fino all’Europa e
all'America nel corso dell'800, è qui che si sono aperti i traffici di materie prime poiché i
prodotti della rivoluzione industriale riguardavano anche l’ambito della navigazione (es.
motore a vapore, etc.) e quello ferroviario.
Una seconda globalizzazione è quella che si mette in moto agli inizi del ‘900 negli Stati
Uniti, in Europa più tardi,con l'avvento della produzione fordista e con l'utilizzo su grande
scala del petrolio come fonte di energia. Nei primi decenni del secondo dopoguerra avviene
un processo di multinazionalizzazione e internazionalizzazione per cui, aziende integrate in
un contesto, vanno alla conquista di nuovi mercati e vengono esportate dal territorio di
origine.
Quella che stiamo vivendo oggi, partita negli anni 80/90 del ‘900, sarebbe una terza
globalizzazione.
Ma cosa cambia tra l’una e l'altra tra globalizzazione?
Nei secoli è avvenuta tutta una serie di fenomeni che ha intensificato un cambiamento di
scala nell’organizzazione di molti fenomeni e ha intensificato tutti questi processi che, in

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parte, si vedevano già nelle prime fasi della globalizzazione, sono arrivati al culmine in quella
che chiameremo la fase aurea della globalizzazione negli anni 90 del secolo scorso e che
prosegue fino ai primi anni del 2000 e poi vediamo, negli anni successivi, un rallentamento di
tale fase.

FATTORI CHE HANNO FAVORITO LA GLOBALIZZAZIONE


I fattori che hanno determinato l’avviarsi della globalizzazione sono diversi:

Non riguarda più solo la diversa distribuzione delle materie prime, delle industrie e dei
mercati, ma ora coinvolge anche i diversi momenti del processo produttivo.

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Questa frammentazione della produzione ci fa capire quanto sia cresciuto il commercio,
perchè ovviamente le parte di un oggetto, per essere assemblate, devono arrivare ad un punto
di destinazione che permetta di completare il lavoro. Il modo di lavorare delle multinazionali
ha determinato la creazione delle catene del valore, aspetto più caratteristico della
globalizzazione. Ovviamente questo presenta anche lati negativi, ad esempio il fatto che una
parte di produzione sia limitata a determinate zone e senza di esse il prodotto non può essere
terminato. Le multinazionali sono diventate così protagoniste della scena economica poiché
in quegli anni ci sono stati anche un processo di liberalizzazione commerciale (riduzione dazi
sul commercio estero), partito nel secondo dopoguerra e arrivato al suo massimo negli anni
90 quando è stata fondata l’organizzazione mondiale del commercio. Le innovazioni
tecnologiche (linee ferroviarie, navi, etc.) hanno permesso la riduzione dei costi, delle
distanze e delle tempistiche nella compravendita dei prodotti. Anche le cause di ordine
geopolitico hanno permesso l’espansione del processo di globalizzazione, ad esempio, un
evento importante è stata la caduta del muro di Berlino (1989), per cui molte aziende si sono
trasferite ad est per un’effettiva possibilità di riduzione dei costi di produzione.
Tutti questi fattori permettono un cambio di scenario che fa sì che la globalizzazione assuma i
connotati che oggi noi le attribuiamo.

Veltz → Nella globalizzazione possiamo individuare principalmente due tipi di scale: la scala
globale e la scala locale. Nonostante questi cambiamenti abbiano spostato il focus sulla
globalità, la realtà locale resta ancora un elemento importante poiché mantiene un posto
importante per la produzione.

Harvey → Crede nella compressione spazio-tempo causata dalla globalizzazione ma si


chiede anche se effettivamente tutti possano partecipare a questa compressione poiché
esistono ancora paesi in cui le risorse e le possibilità sono minori rispetto che in altri. La
globalizzazione è un processo molto ineguale, abbiamo paesi molto avanzati e paesi meno
avanzati.

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LE DIVERSE DIMENSIONI DELLA GLOBALIZZAZIONE

GLOBALIZZAZIONE ECONOMICA: GLI INDICATORI


Nella letteratura internazionale è ormai consuetudine misurare i processi di globalizzazione
secondo tre indicatori:
- Scambi internazionali di beni e servizi (commercio interno-esterno);
- Investimenti diretti esteri (IDE);
- Flussi finanziari.

IDE: Operazioni di acquisizione e fusione di imprese che avvengono su scala globale.


Tecnicamente: Flussi di investimenti effettuati da soggetti (investitori) in paesi diversi
rispetto a quelli in un cui ha sede l’attività, finalizzati all’acquisizione di partecipazioni
durevoli (= interesse da parte dell’investitore che dura nel tempo, nella gestione dell’impresa
che si va ad acquisire. Almeno il 10% delle azioni ordinarie, ovvero quelle che danno diritto
di voto) in un’impresa estera (fusioni e acquisizioni o investimenti brownfields) o alla
costituzione di una filiale all’estero (investimenti greenfields) (definizione FMI). Acquisire o
investire in imprese estere non è l’unico modo per andare all’estero, lo si può fare costituendo
un’alleanza con un'impresa straniera (joint venture) oppure ricorrendo alla subfornitura
industriale (delego la produzione di una parte del mio prodotto ad un'impresa estera).

FLUSSI FINANZIARI: Flussi di portafoglio (portfolio investment flows), movimenti


di capitale di carattere strettamente finanziario (compravendita di titoli, prestiti bancari,
acquisto valute, etc.).

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Andamento del commercio mondiale di beni
2003-2020 miliardi di $ (esportazioni)
Notiamo una caduta tra il 2008 e il 2010, a causa
della crisi economica partita dagli Stati Uniti.
Un'altra caduta la possiamo notare anche tra il
2014 e il 2017, dovuta principalmente al cambio
del prezzo del petrolio. Anche nel 2019 e nel
2020 notiamo una caduta degli scambi
commerciali, dovuta a causa del COVID19.
Questi dati ci arrivano dalla WTO (World Trade
Organization), dalla quale ci derivano i principali
dati sul commercio internazionale.

Andamento del commercio mondiale di beni


e servizi 2003-2020 miliardi di $
(esportazioni)
L’andamento dei servizi è più complicato da
valutare rispetto a quello dei beni ma anche
qui possiamo notare un calo tra il 2008 e il
2010, sempre a causa della crisi, e poi tra il
2014 e il 2018 e intorno al 2019.

Quote di mercato sulle esportazioni mondiali di merci per area geografica

Dalla tabella delle quote di mercato


possiamo andare a vedere l’importanza che
ogni Stato ricopre per quanto riguarda le
esportazioni mondiali. Le quote
rappresentano la percentuale che spetta ad
ogni area. Possiamo notare che il
commercio internazionale è monopolizzato
principalmente da tre aree: Unione europea,
Asia Orientale e America settentrionale
(76,5%). Notiamo anche che con il passare
degli anni l’Asia Orientale acquisisce
sempre più peso a discapito dell’Unione
europea e dell’America settentrionale.

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