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Un framework metodologico per lo studio della cultura – Wendy Griswold

La sociologia della cultura ha due strategie di ricerca: la strategia istituzionale (scientifica) e quella
interpretativa (umanistica). Questi due metodi però creando una divisione che raramente permette la
creazione di un discorso coerente che le comprenda entrambe. Questa suddivisione dei compiti tra coloro
che offrono interpretazioni sottili e tuttavia non generalizzabili dei fenomeni culturali e coloro che riducono
i fenomeni culturali a indicatori univoci di istituzioni sociali, ha prodotto una scienza sociale della cultura che
è in genere disattenta al discorso scientifico oppure poco sensibile nei confronti della cultura. Quindi, per
come è stata resa empiricamente fino ad oggi, l’espressione «sociologia della cultura» è un ossimoro.

Da un lato, gli approcci interpretativi alla cultura replicano le procedure tradizionali delle discipline
umanistiche mettendo al centro dell’attenzione gli oggetti culturali in tutta la loro complessità e ricchezza di
sfumature. In questo modo producono interpretazioni suggestive dei fenomeni culturali ma non favoriscono
la generalizzazione o il controllo empirico. Dall'altro lato, gli approcci istituzionali che enfatizzano l'azione
collettiva e l'organizzazione di risorse sociali nella produzione di beni simbolici sembrano all'inizio più
soddisfacenti: prendono le mosse da leggi sociologiche robuste e operano su un piano a metà strada tra le
leggi del sistema sociale e le particolarità dei casi concreti. Ma in realtà la soddisfazione che danno non è
soddisfacente: non si sforzano infatti di indagare le caratteristiche molteplici degli oggetti culturali in quanto
tali: vengono trattati allo stesso modo di altri oggetti di produzione e consumo, tranne forse per la loro aura
e relativa capacità di marcare posizioni di status. Un approccio alla cultura che non si interessa al significato
o all’interpretazione di un oggetto da un altro.

Le analisi culturali che non si limitano alla semplice descrizione di come siano organizzati la produzione e il
consumo culturale, si orientano di solito verso uno dei due estremi: o tentano di spiegare gli oggetti culturali
in quanto tali, attraverso ricerche in cui ci si chiede, ad esempio, perché un dipinto, una credenza condivisa,
un frammento di dottrina religiosa o uno show televisivo hanno assunto la loro forma attuale; oppure
spostano le loro ricerche sulla natura di una società partendo dalla natura dei suoi oggetti culturali. Entrambi
i tipi d'indagine implicano che lo studioso formuli interpretazioni ipotetiche sul significato degli elementi
culturali in questione. In entrambi i casi, si è tentati di ridurre gli oggetti culturali ad una singola dimensione
pertinente (il significato) e di mostrare come tale dimensione sia analoga, dipenda da o contribuisca ad un
fenomeno sociale. Lo scopo del saggio è quello di mostrare come la sociologia della cultura possa sottoporre
le proprie interpretazioni culturali alla precisione definitoria e ai criteri di validità tipici delle scienze sociali, e
come possa allo stesso tempo essere sensibile alla molteplice complessità dei dati culturali, tanto quanto la
storia dell’arte o la teologia.

La metodologia culturale si focalizza sull’interazione tra individuo e oggetto culturale e il significato che si
viene a creare. L'analisi che si focalizza su questa interazione è organizzata intorno a quattro azioni:
l’intenzione, la ricezione, la comprensione e la spiegazione. La prima dimensione di questa tipologia è quindi
definita dall'individuo che compie l'azione, che sia l'attore sociale o lo studioso. L'altra dimensione è quella
dell'atteggiamento dell'individuo nei confronti del significato dell’oggetto culturale, un significato che può
essere costituito dall'oggetto stesso oppure radicato nel mondo sociale. Di conseguenza, l’attore sociale è
colui che intende e recepisce mentre lo studioso ècolui che comprende e spiega. Intenzione e comprensione
implicano l’interpretazione del significato dell'oggetto culturale come qualcosa che è fondato sull'oggetto
stesso, intrinseco ad esso, mentre la ricezione e la spiegazione implicano l'incorniciamento dell'oggetto
culturale entro un sistema di significato esterno e più ampio.

1. Intenzione: è lo scopo dell’attore sociale alla luce dei limiti a lui imposti nella produzione e
incorporazione sociale di oggetti culturali.
2. Ricezione: è il consumo, l’incorporazione o il rifiuto di oggetti culturali da parte dell’attore sociale.
3. Comprensione: è l’esame da parte dello studioso delle strutture interne, dei modelli e delle
potenzialità degli oggetti culturali di veicolare simboli.
4. Spiegazione: è l’analisi delle relazioni tra gli oggetti culturali compresi e il mondo sociale esterno,
relazioni che sono mediate dalla ricezione e dall’intenzione.

INTENZIONE

Lo scopo dello studio dell’intenzione è quello di separare ciò che è individuale da ciò che è socialmente
influenzato determinando in che misura l’intenzionalità è stata plasmata da elementi sociali e in che misura
gli effetti culturali sono a loro volta plasmati dalle intenzioni. L'approccio più semplice e tipico all'intenzione
è quello che tenta di mettere in relazione un oggetto culturale all'attore che lo produce. Baxandall [1985J
sostiene che rintracciare l'intenzione plausibile equivalga alla ricostruzione dell'incarico e dell’agenda, per
esempio di un artista al momento della creazione di una data opera. L'incarico, una sollecitazione generale
ed immediata per l'attore all'azione, può nascere dall'interno oppure può provenire da una fonte esterna e
piuttosto esplicita. Nel caso di un artista quindi l’incarico può venire da un committente esterno o da una sua
voglia di dipingere un determinato quadro. Ovviamente ogni incarico comporta una serie di aspettative
sociali, oltre agli interessi specifici dei committenti, nel caso ce ne fossero. Per ogni dato incarico, lo studioso
può costruire un'agenda, ovvero una lista dei limiti e delle influenze raggruppati in base alle loro fonti e tipi,
che insieme vanno a costituire l'intenzione probabile dell'artista. Viene stilata una lista che includa i vincoli
imposti dal ristretto mercato istituzionale, contempli elementi biografici dell’attore, faccia riferimento al
gruppo sociale a cui appartiene e a cui la sua opera deve risultare gradita. Si noterà così come l’intenzione,
rappresentata dall’agenda di colui che agisce e dalla relazione tra questa e l’ambiente culturale, venga messa
in luce non indagando la mente dell’attore ma costruendo ipotesi probabili per rispondere ad alcuni
interrogativi relativi agli oggetti culturali. L'intenzione non deve essere confusa con le conseguenze. Un
oggetto culturale può non riuscire a realizzare le intenzioni del suo creatore in due modi: l'attore stesso può
non essere capace di formulare l'oggetto in accordo alle proprie intenzioni; oppure l'oggetto può non
«funzionare» sui riceventi nel modo voluto a causa di un contesto non appropriato, di incomprensione, di
interpretazioni che sono in contrasto con quelle dell’attore e di simili esiti comunicativi infelici.

RICEZIONE

La questione è opposta: “come viene recepito un oggetto culturale?”. L’attore sociale diventa in
questo caso il destinatario. Hans Robert Jauss [1982,20-45] ha descritto la ricezione letteraria come
un processo in cui un lettore pone un testo in relazione con il suo «orizzonte di aspettative», un
orizzonte che si basa sulle sue personali esperienze sociali e culturali. Allo studioso che tenta di
ricostruire tale orizzonte, Jauss propone sette suggerimenti che posti vicino all’agenda del produttore
risultano quindi costrutti analoghi, in quanto strumenti attraverso cui lo studioso cerca di conferire
significato all'interazione tra attore sociale e oggetto culturale. Tanto la costruzione di un orizzonte
di ricezione quanto quella di un'agenda sono un esercizio nel campo delle probabilità. Esistono
almeno ,cinque tipi di ricezione, che hanno legami tra loro ma non sono per questo congruenti:
l'interpretazione (la costruzione di significato prodotta da qualsiasi attore o gruppo di attori), il
successo di mercato (la popolarità' indicata dal successo commerciale, dal numero di conversioni
prodotte, o da qualunque altra misurazione di stima immediata attribuita ad un dato oggetto culturale),
l'impatto sui campi di riferimento culturale (influenza di un oggetto culturale sul framing di altri
oggetti culturali), la canonizzazione (l'accettazione di un oggetto culturale da parte di quel gruppo
elitario di specialisti che sono legittimati a discuterne il valore) e la durata (la persistenza di un oggetto
culturale nel tempo a livello di élite o popolare). Dal momento che a produzione e a ricezione sono
categorie così mutevoli, lo studioso deve are attenzione a specificare ogni volta l’attore e l’oggetto
culturale e dell’interazione in esame. Prendiamo come esempio un romanzo che è un oggetto
culturale prodotto dall'agenda di un produttore. Il romanzo è recepito da un critico che lo interpreta
e ha l'incarico di produrre un nuovo oggetto culturale sotto forma di recensione. La sua
interpretazione diventa parte dell'agenda come pure le circostanze del suo mercato e il pubblico a
cui intende rivolgersi. I lettori recepiscono il saggio critico, lo interpretano ma possono fare
altrettanto con l'oggetto culturale di partenza, ovvero il romanzo, e possono produrre nuovi oggetti
culturali facendo rientrare il romanzo e magari la recezione nell'agenda intenzionale. Lo studioso
quindi deve avere ben presente lo specifico framing di una certa interazione tra attore sociale e
oggetto culturale, e riconosce la possibilità nella propria analisi un numero qualunque di interazioni
tra diversi attori e oggetti. Bisogna dire che l'oggetto culturale non è qualcosa di statico, non è mai
fissato; lo studioso deve essere in grado di trattare un fenomeno culturale tenendo presente che è
un processo, un movimento nello spazio e nel tempo. La natura dinamica dell’oggetto culturale è
forse evidente in modo più immediato nella sua ricezione.

COMPRENSIONE

Per lo studioso «comprensione» significa prendere in esame e capire quelle caratteristiche dell’oggetto
culturale che rilevano per l'indagine. La comprensione di cui si parla richiede sia l'inclusione (lo studioso
«accoglie» l'oggetto) sia l’utilità (lo studio «afferra» l'oggetto, «guadagna un appiglio su di esso» per poterlo
utilizzare in qualche modo). La comprensione comporta appercezione, l'interpretazione di un nuovo oggetto
culturale in termini di ciò che è già noto. Pertanto, il genere è la chiave della comprensione analitica. I generi,
così come sono intesi nella teoria letteraria, sono classificazioni fondate su somiglianze e differenze. Fare
distinzioni di genere implica selezionare, vedere le somiglianze in oggetti letterari differenti astrarre gli
elementi comuni da un groviglio di variazioni particolari. Il sociologo può tentare di afferrare nella sua pratica
gli oggetti culturali attraverso la provvisoria costruzione di genere. Adottando una finzione di comodo al
momento, lo studioso può trattare il genere come se fosse una proprietà dell’oggetto culturale, e perciò
enfatizzare somiglianze e differenze dell’oggetto in questione con altri oggetti culturali. Costruito in questo
modo, il genere può essere una variabile o una costante nell'analisi culturale. Due nozioni di «genere» che
provengono dalla critica letteraria - quelle offerte da Hirsch [1973J e da Rosmarin [1985J - chiariscono il
legame tra «comprensione» e «genere». Hirsch è fautore di un metodo di analisi probabilistica in modo da
restringere il campo e ottenere una ricostruzione sempre più precisa dell’intenzione autoriale, mentre
Rosmarin è alla ricerca di una sorta di espansività sillogistica. Entrambi però si rivolgono al genere non come
ad una proprietà del testo letterario ma come ad una relazione intrinsecamente sociale. Per Hirsch, la
relazione riguarda l'autore e l'interprete; l'autore deve operare entro la sfera di aspettative di genere del
lettore, altrimenti il significato autoriale non potrà essere comunicato. Anche Rosmarin si occupa del
problema della comunicazione, ma gli attori su cui si concentra sono i critici e i loro lettori. Oltre a questa
attenzione comune per la dimensione sociale, entrambi i teorici della letteratura danno rilievo alle
contingenze storiche del genere, opponendosi ad una concezione aristotelica che vede il genere come
qualcosa di fisso: entrambi vedono il genere non è qualcosa di ovvio o di immutabile. Ho notato in precedenza
che esistono due tipi di attori sociali che stanno in relazione con gli oggetti culturali: il produttore (o autore,
o creatore) e il destinatario o ricevente. L'attore produttore ha un'idea del genere entro cui sta operando;
ovvero, vuole che il suo oggetto culturale sia adeguat ad una o più classificazioni che posseggono determinate
caratteristiche. Questo senso del genere fondamentale nella tipologia di Hirsch, va a formare una parte
dell'agenda dell'attore. Ma per comprendere l'oggetto culturale per i suoi scopi pratici, lo studioso prende
decisioni di propria iniziativa sul genere; nel suo tentativo di trovare un appiglio comparativo sugli oggetti in
questione, tratta dunque il genere come uno strumento intuitivo. Lo studioso prende una decisione riguardo
al genere che produce conseguenze sulle sue affermazioni sul piano comparativo e causale. Imposta una
classificazione definendo confini che gli permetteranno di distinguere le caratteristiche comuni o variabili tra
gli oggetti all’interno e esterno del genere. Quindi, nella fase analitica della spiegazione, mette in relazione
tali caratteristiche comuni o variabili con il mondo sociale e esterno.
SPIEGAZIONE

Un framework metodologico è soltanto un framework. Non costituisce una teoria, sebbene la sua
applicazione possa contribuire a far nascere teorie migliori. E non ha nulla da dire circa la questione cruciale
della validità. Mentre la comprensione fa riferimento alla specificazione di genere dell'oggetto culturale e
l'intenzione e la ricezione fanno riferimento all'interazione fra gli oggetti e gli attori, la spiegazione è la
connessione operata dallo studioso attraverso gli attori sociali tra oggetti culturali e mondo esterno al di là
della comunità creativa. Goldmann [1970], un sociologo marxista belga, ha affermato che nel corso della loro
storia, i «gruppi sociali» sviluppano categorie interpretative condivise che trascendono quelle possedute dal
singolo membro del gruppo. L'artista incorpora omologhi di queste categorie nelle sue opere artistiche o
letterarie. Coerentemente con questo programma di strutturalismo genetico, Goldmann ha dato una
definizione di comprensione delle opere culturali. A suo parere, infatti, la comprensione è la spiegazione delle
strutture interne alle opere. Nel caso di capolavori, la cui coerenza è particolarmente profonda per
definizione, queste strutture organizzano gran parte delle caratteristiche dell’opera. La spiegazione diventa
quindi una ricerca delle omologie tra queste strutture e le strutture mentali, o categorie collettive, del gruppo
sociale cui appartiene l'artista, i cui membri condividono una posizione ed una condizione storica. Dall’altro
lato abbiamo Geertz, altro studioso, che analizzò le performance culturali nella loro capacità di mettere in
atto segni e simboli, e non soltanto strutture; in particolare, è interessato agli stili cognitivi locali che danno
significato a questi simboli. Nelle sue spiegazioni sostiene che lo stile cognitivo ha origine nell'esperienza
sociale e culturale di una società, senza accordare un primato ai rapporti conflittuali tra le classi. Geertz non
è propenso a generalizzare da un risultato «locale» a un altro; Goldmann invece sì, ed è sicuro di quali variabili
abbiano un primato causale. Questi due estremi suggeriscono la via intermedia: la possibilità di generalizzare
al di là di ciò che è strettamente locale pur rimanendo indifferenti riguardo alla causalità ultima in tutti i casi
particolari. Dunque, mentre Goldrnann si concentra sugli artisti e sul loro background di classe, Geertz si
rivolge a una maggiore varietà di attori umani che operano in e attraverso una varietà di istituzioni (il contesto
in cui si svolge un matrimonio, un sistema educativo che dà valore alla memorizzazione di testi). Tuttavia,
mentre Geertz sembra sottintendere una matrice di sensibilità per un'intera società (a dire il vero, per tutte
le società islamiche), Goldmann parla di strutture mentali di categorie o gruppi sociali distinguibili all'interno
della più ampia società. Per comprendere un oggetto culturale si parte dal genere, dalle distinzioni e dai
confronti tracciati dagli esperti dell'oggetto in questione. Esistono due tipi di esperti: l'accademico
specializzato sulla materia, e l'informatore locale che interagisce effettivamente con l'oggetto in questione.
Le categorie degli esperti non rappresentano il punto d'appoggio decisivo dei sociologi, ma in qualsiasi paese
sconosciuto vale la pena ascoltare quello che i nativi hanno da dire. Così, se le concezioni di genere degli
esperti non si dimostrano adeguate agli scopi dello scienziato sociale; egli può costruirsi provvisoriamente un
genere per conto suo. Inoltre, è essenziale per un’analisi sociologica che si sia un attore specificabile,
osservabile in azione, che possa interagire con un oggetto culturale, per il quale si possa costruire una
probabile struttura di intenzione (un’agenda). Lo studioso quindi dovrebbe conoscere il contesto sociale e
storico dell'attore, nonché delle sue condizioni produttive o ricettive immediate, abbastanza da elaborare
una legittima ricostruzione della sua intenzionalità. L'attore poi è inteso come un individuo che aderisce,
partecipa, o reagisce alla mentalità di una qualche categoria sociale specifica o di un qualche gruppo sociale
più formalmente organizzato. Tali categorie e gruppi costituiscono la variabile intermedia tra attore e società.
Con categorie si intendono le divisioni per classe, sesso, razza, etnia, età, coorte, istruzione, occupazione e
posizione geografica, e qualsiasi combinazione di queste variabili sociologiche tipiche, come accade nello
studio di ragazzi adolescenti della classe operaia. I gruppi denotano un’appartenenza formale oppure un
contatto faccia a faccia. Il concetto di «sensibilità locale» è stato adottato da Geertz per distinguere i modi di
pensare e di comportarsi caratteristici del contesto spaziotemporale più prossimo di gruppi e attori da quelli
dei contesti più distanti. Più di una categoria e di un gruppo sociale prendono parte a una data sensibilità
locale, che stabilisce il contesto ideologico per gli interessi e gli atteggiamenti più specifici del gruppo in
questione. La partecipazione alla sensibilità locale è modellata dall’esperienza sociale e culturale della
popolazione in questione.

VALIDITA’

La validità deve essere intesa in due sensi. Il senso più stretto denota applicabilità o adeguatezza. Ad esempio,
Hirsch [1973J afferma che un'interpretazione fatta da un critico è valida se corrisponde al significato inteso
dall'autore. Ma Hirsch prosegue distinguendo fra «valido» e «corretto» e questa distinzione ci permette di
introdurre la seconda accezione in cui può essere intesa la validità. Il critico, o lo studioso, non può mai sapere
con certezza se la sua interpretazione è corretta: «obiettivo della disciplina deve essere quello di raggiungere
raccordo che, sulla base di ciò che è noto, si è probabilmente conseguita una corretta comprensione». Due
interpretazioni possono essere entrambe valide ma non possono essere entrambe corrette. Se un’analisi
porta alla luce due interpretazioni ugualmente probabili, si dovrebbero condurre ulteriori ricerche per
determinare quale interpretazione è la più probabile, ovvero più coerente sia con l’evidenza empirica che
con gli standard della disciplina. Questo è il secondo significato della validità: un'interpretazione è valida se
è giudicata tale da un principio riconosciuto di autorità, in questo caso una disciplina. Ovvero se tra i criteri
di studio sono comprese la parsimonia (se due ipotesi che implicano una connessione sono ugualmente
sostenute dall'evidenza, si dovrebbe privilegiare la più semplice), completezza, (se due ipotesi che implicano
una connessione sono ugualmente sostenute dall'evidenza, si dovrebbe propendere per quella che spiega
più caratteristiche dell' oggetto culturale), ampiezza (se due ipotesi sono ugualmente sostenute dal materiale
empirico e soddisfano i criteri di parsimonia e completezza, si dovrebbe preferire quella che sembra spiegare
il maggior numero di oggetti culturali). Per stabilire cosa costituisca la migliore evidenza empirica, potremmo
seguire l'indicazione di Hirsch: in caso di prove tra loro in contraddizione, quella che fa riferimento alla classe
di fenomeni più ristretta dovrebbe considerarsi come la più convincente.

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