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Slides Lezione 1

● Definizione di “Geografia”:
La geografia dà un ordine e un senso alla realtà , aiutando a comprendere la sua evoluzione
e i processi che lo interessano. riconosce il territorio come risultato di un’impronta evolutiva
impressa dall’uomo in continuo dialogo con l’ambiente e mostra come locale e globale siano
intrecciati in forme di contaminazione e compenetrazione reciproche. La geografia non si
occupa di singoli oggetti presi isolatamente, ma delle relazioni che legano tra di loro tali
oggetti sulla superficie della Terra.

La Geografia si è sviluppata nei secoli da un lato come scienza della rappresentazione


cartografica – con l’obiettivo di fornire una rappresentazione esatta della forma della
superficie terrestre – e, dall’altro come studio e descrizione dei caratteri che il rapporto tra
esseri umani e spazio geografico assume in determinati luoghi.

In entrambi i casi : è l’anima descrittiva della geografia a essere stata a lungo privilegiata

•Il sapere geografico è sempre situato, storicamente, socialmente e culturalmente


contestualizzato e stabilito da un certo punto di vista.
•Lo spazio geografico è sempre una costruzione sociale, prodotto dalle relazioni quotidiane
e fatto di rappresentazioni e traduzioni complesse e mai definite
La storia del pensiero geografico ci insegna che l’«evoluzione» della disciplina prosegue per
FRATTURE, OSCILLAZIONI, SALTI e, soprattutto, VISIONI
Alternanza tra due oscillazioni : grafia significa sia immagine che scrittura, sia «disegno»
(carta geografica) che «discorso» (Farinelli)

•Geografia come disegno del mondo a sistema chiuso di modellizzazione del mondo,il cui
funzionamento implica il silenzio.
•Geografia come discorso sul mondo a codice aperto per la concettualizzazione della realtà,
funzione critica dell’esistente

L’affermarsi della società post-moderna ha dato avvio a nuove impostazioni dagli anni
Ottanta del secolo scorso al POSTMODERNISMO*
(*corrente di pensiero che si contrappone al Modernismo, inteso come razionalità, obiettività
e progresso. Il Postmodernismo mette in crisi le diverse concezioni che si rifanno
all’Illuminismo e al Positivismo)
ALCUNI ELEMENTI DI SVOLTA CHE CI CONDUCONO AL POSTMODERNISMO*:
-L’AVVENTO DELLA SOCIETA’ POSTMODERNA
-LA GLOBALIZZAZIONE DELL’ECONOMIA
-IL RUOLO DOMINANTE DELLA COMUNICAZIONE
-LO SVILUPPO DELLE CONOSCENZE GENETICHE
-LA CRISI DEL SISTEMA SOCIALISTA
-L’AFFERMARSI DEL PARADIGMA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

Con l’avanzare del post strutturalismo vi è l’omissione dell’oggettività da tutti i saperi, difatti non esiste
più un sapere oggettivo e gli osservatori e i ricercatori influenzano la ricerca con il proprio punto di
vista. Da ciò nasce la geografia della percezione che valorizza la percezione individuale dello spazio,
abbandona l’interesse per la dimensione misurabile e rivolge la sua attenzione alla sfera umana e
soggettiva. Alle geografie personali che ciascuno di noi modella attraverso la propria esperienza, la
propria cultura, l’emotività e la fantasia.
(TOPOPHILIA* di Y FU-TUAN: * legame emotivo tra l’uomo e un. La parola deriva dal greco tópos
che significa luogo e philía, amore).

In seguito al post-modernismo si sviluppano 3 filoni di pensiero differenti in ambito


geografico:
1.PENSIERO DI DERRIDA E BARTHES: impegnato a porre in discussione i testi e i discorsi
geografici (Deconstructing the Map (B. Harley) e da importanza alle carte, ma allo stesso
tempo della coscienza sociale di chi le fabbrica

2.PENSIERO DI FOUCAULT E AL RAPPORTO CHE SI STABILISCE TRA POTERE E


CONOSCENZA: si apre a nuovi approcci come la geografia femminista, la politica
dell’identità o le geografie postcoloniali.
3.SULLA SCIA DELLA TRADIZIONE MARXISTA: si occupa principalmente dell’evoluzione
attuale della città come luogo nevralgico del cambiamento
Fare geografia postmoderna (al di là dei problemi e delle contraddizioni) significa:
•Denunciare il “taken-for-granted”
•“Imparare ad insegnare la differenza”, poiché nel fare geografia la si definisce e costruisce
•Essere consapevoli del “potere” implicito in ogni relazione, ricordando le presenze e le
assenze che il nostro discorso produce
•Proteggersi dal determinismo positivista ed esplorare il mondo “partendo dall’analisi della
natura parziale e soggettiva, senza la pretesa di conoscerlo per come è, perché questa
pretesa si tradurrebbe in un implicito atto di violenza nei confronti di chi parte da diverse
prospettive”

● Approccio geografico:

Con il concetto di “scala” ci si riferisce proprio alla strutturazione di più ‘livelli’


nell’organizzazione, nell’esperienza e nella rappresentazione dei fenomeni geografici. Nello
specifico, si distinguono 2 accezioni differenti del termine.

1.scala cartografica;

2.scala ‘geografica’ o scala d’osservazione: (urbana, regionale, continentale o globale,


oppure numerose altre scale intermedie :provinciale, comprensoriale, distrettuale, ecc.)

Una peculiarità della geografia si riferisce alla natura tra-scalare dei suoi ragionamenti: in
altre parole, i fenomeni sono analizzati utilizzando livelli di osservazione differenti, spesso in
relazione reciproca fra loro.
Transcalarità: Analisi delle politiche/ criticità dello spazio europeo a una pluralità di scale :
dal livello sovranazionale , a quelli nazionale, regionale, locale

● Oggetto di studio della geografia:


È una scienza che studia le relazioni [interazioni spaziali] verticali e orizzontali
intercorrenti tra i diversi fenomeni spaziali che si svolgono sulla superficie della terra
Relazioni [interazioni spaziali] verticali: intercorrenti tra natura fisica e comunità umane
Relazioni [interazioni spaziali] orizzontali: intercorrenti tra comunità umane (persone, cose e
idee)
Relazioni spaziali verticali e orizzontali:
Convenzionalmente, le relazioni spaziali vengono suddivise in due grandi tipi:
1) Le relazioni orizzontali (o anche interazioni spaziali):sono tutte le relazioni che
intercorrono tra i soggetti economici, e quindi tra i diversi luoghi della Terra in quanto sedi di
soggetti diversi; queste relazioni geografico-spaziali hanno come funzione principale la
comunicazione e lo scambio.
Esempio: le relazioni di scambio e di circolazione di merci, denaro, persone, conoscenze e
informazioni, flussi migratori

2) Le relazioni verticali (o anche ecologiche): riguardano il rapporto delle singole attività


economiche con le caratteristiche dei luoghi in cui esse hanno sede (tipo di clima, ricchezze
minerarie, caratteri storico-culturali, ecc), servono per produrre, e comprendono tutte le
operazioni che vanno dal rapporto diretto con la natura al prodotto finito.
Esempio: relazione fra pratica agricola e caratteristiche del clima e del suolo, o del rapporto
fra turismo e caratteristiche storico-architettoniche di una città

Entrambe sono SEMPRE presenti contemporaneamente e si condizionano a vicenda, quindi


l’insieme formato dalle relazioni verticali e orizzontali e dagli oggetti e soggetti che tali
relazioni legano tra loro e al suolo prende il nome di territorio.
L’ ordine complessivo che queste relazioni assumono in un territorio costituisce
l’organizzazione territoriale

● ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE

L'organizzazione territoriale viene analizzata considerando tre ordini di fattori:


1.le condizioni naturali;
2. le condizioni ereditate dal passato ( Materiali: rete delle città;
sociali,culturali,economiche:’sviluppo’);
3. l’organizzazione attuale (economiche, sociali, politiche);

1. SPAZIO
La classificazione sintetica dei diversi tipi di SPAZIO prevede la distinzione tra:
•SPAZIO ASSOLUTO e CONTENITORE, di tipo matematico, cioè un’entità
geometrica le cui dimensioni, distanze, direzioni e contenuti possono essere definiti e
misurati con precisione con le unità di misura convenzionali correnti (metri, chilometri
ecc.). È lo spazio delle carte geografiche. Il concetto di spazio assoluto ha dominato
la geografia moderna fin verso la metà del secolo scorso, quando la maggior parte
dei geografi pensavano lo spazio come un’entità reale, un contenitore di oggetti.
Questa idea è ancora oggi prevalente nel senso comune ed è rafforzata dall’uso
delle carte geografiche
•SPAZIO relativo e relazionale, espressione di un sistema di relazioni e dalle
interazioni che sussistono tra i soggetti e gli oggetti che ogni geografia
•Lo spazio geografico può essere considerato sempre, allo stesso tempo, dal punto
di vista assoluto, relativo e relazionale, ossia come ente geometrico e come
costruzione sociale dipendente dalle relazioni e dalle interazioni che sussistono tra i
soggetti e gli oggetti che ogni tipo di geografia prende in considerazione.
•Una descrizione geografica, per quanto dettagliata, non potrà mai comprendere tutta
la realtà, ma sarà sempre il risultato di una scelta selettiva, relativa a uno scopo
•Ogni geografia è quindi la costruzione mentale di uno spazio relazionale, non
arbitraria, ma rispondente all’esigenza sociale di conoscere la posizione di certi
oggetti e soggetti e le relazioni che li legano tra loro.

RIASSUNTO SLIDES 2 LEZIONE

Secondo Rivolin, la capacità di rappresentare gli scenari d’Europa da parte del Nord Europa
rappresenta un vantaggio competitivo per la definizione delle strategie comunitarie.Si tratta
di immagini strategiche a partire dalle quali è possibile sviluppare politiche e modelli di
riferimento di nuove strategie territoriali di carattere economico, politico o sociale.
Tra le varie rappresentazioni ritroviamo, ad esempio:
La “Banane Blue” (Brunet, 1989), detta anche dorsale centrale e apparsa per la prima volta
nello studio dell’Autorità per la pianificazione Regionale francese, forniva una
semplificazione del territorio europeo e riguarda l’arco di maggiore dinamismo socio
economico che intercorre da Londra a Milano lungo l’asse del Reno e si caratterizza per
l’elevata ricchezza e densità urbana.
Grappolo d’uva o Europa a grappolo: rappresenta una serie di agglomerazioni urbane medio
grandi che ridefiniscono lo spazio urbano e produttivo europeo secondo una visione
reticolare-policentrica; dunque, l’Europa viene vista secondo una prospettiva alternativa
rispetto alla Blue Banana, poiché vengono considerate l’Europa Continentale e
mediterranea. In parziale contrapposizione alla dicotomia centro-periferia propria delle
precedenti immagini è invece la metafora del bunch of grapes (grappolo d’uva), elaborata da
Kunzmann e Wegener nel 1991, che rappresenta un territorio policentrico nella sua struttura
urbana ed economica e descrive lo spazio europeo in maniera sicuramente più inclusiva,
tramite la rappresentazione di numerose aree centrali sviluppate e di zone in ritardo di
sviluppo localizzate nelle aree interstiziali.
The pentagon, Schoen (2000): individua una zona economica integrata all’interno dell’Ue
che forma un vero e proprio pentagono i cui vertici sono: Londra, parigi, Milano, Monaco e
Amburgo.
Si tratta di un’area che produce il 50% del PIL dell’Unione, è abitata dal 40% della
popolazione totale e costituisce il 20% della superficie complessiva.

Gli oggetti dell’analisi geografica sono:


- spazio: assoluto, relativo, sociale, simbolico ecc.
- territorio;
- regione (confine, frontiera)
- stato (entità politoc-territoriale);
- ambiente (l’insieme delle condizioni che circonda l’uomo).
- ecc.
Territorio:
Il concetto di territorio molto spesso viene associato a quello di “luogo” anche se è
totalmente differente.
Nel linguaggio comune, il concetto di territorio viene inteso dal punto di vista:
● fisico-materiale ( suolo, area, terreno)
● come “contenitore” di risorse: risorse materiali e immateriali per garantire sviluppo.
● dal punto di vista politologico: il territorio delle competenze (il territorio comunale,
provinciale ecc.)
● come matrice e prodotto di identità sociale (il territorio padano).
Si parla di territorio anche ogni volta che uno spazio viene fatto proprio da determinati
soggetti e attraverso determinati processi fisici, culturali o progettuali. (es. l’università crea
territorio con la costruzione di un campus).
Dunque, il territorio è per definizione un prodotto antropico che non esiste in natura.
Secondo Raffestin, per territorio si intende uno spazio sul quale vengono proiettati lavoro,
energia e informazione e che può essere abitato, sfruttato e conosciuto dagli attori sociali.
Il territorio è soggetto vivente ad alta complessità, secondo Magnaghi, in quanto prodotto
dalla interazione di lunga durata fra insediamento umano ed ambiente, ciclicamente
trasformato dal succedersi delle civilizzazioni; Esso non è un oggetto fisico: il suolo, la terra,
l’ambiente fisico, il paesaggio, l’ecosistema, l’architettura, le infrastrutture non sono ancora il
territorio, essi ne rappresentano i supporti fisici e simbolici.
La territorializzazione “comprende” il processo attraverso il quale le collettività umane
conferiscono allo spazio naturale un valore antropologico e, così facendo, costruiscono i loro
quadri di vita, le loro geografie.

Il processo di denominazione:
• istituisce un controllo simbolico sulla superficie terrestre, un controllo intellettuale della
natura
• sapere territoriale frutto di osservazioni empiriche e speculazioni astratte, ipotesi e
verifiche, convenzioni e convinzioni espresso e veicolato attraverso i nomi: i termini
attraverso i quali si indicano i luoghi
• denominare un luogo significa “appropriarsene”: conoscerne le fattezze fisiche, la
posizione, le proprietà simboliche, le potenzialità economiche, il valore morale
• l’impianto denominativo consente di descrivere dove siamo, come dobbiamo muoverci
Il processo di reificazione (*dal latino res "cosa", ovvero, diventare una cosa)
• La trasformazione materiale del territorio
• Esempio: i grandi progetti idraulici nel mondo; i grandi Eventi (Expo di Milano)
Il processo di strutturazione: dal controllo materiale si passa al controllo strutturale che
implica l'organizzazione del territorio attraverso la sua suddivisione in porzioni del territorio,
ognuna con una sua funzionalità, soggetta ad un determinato regime normativo
Un esempio è rappresentato dalla riorganizzazione del territorio francese per togliere potere
alla nobiltà.
La dimensione territoriale delle politiche Ue.
Non esiste ancora oggi una competenza giuridico istituzionale dell’ue per la pianificazione
territoriale e tale argomento è legato alla necessità di coesione economica e politica tra gli
Stati. La coesione porta alle strategie di coerenza spaziale.
Il controllo del territorio è globale e locale e L’ue come attore regionale ha un ruolo di
raccordo. La coesione territoriale connette e riduce gli squilibri. La dialettica globale-locale
vede ogni territorio come responsabile per l’individuazione dei propri fattori di competitività e
per l’utilizzo delle risorse.
Sin dai primi trattati sono state contemplate azioni dedicate all’ambiente, all’agricoltura e ai
trasporti. Ciò dimostra l'influenza della politica comunitaria nelle dinamiche spaziali.
LA REGOLARIZZAZIONE DEL TERRITORIO UE
Nel contesto europeo non cambia la territorialità ma i soggetti che gestiscono e
programmano le dinamiche di globalizzazione per l’eliminazione delle barriere. I contesti
regionali sono protagonisti come mediatori passivi tra le esigenze delle reti globali e i propri
milieu (gioco a somma zero) ma anche attori collettivi (gioco a somma positiva) perché
attivano processi di sviluppo locale.
Con politiche territoriali dell’Ue si intendono le azioni che richiedono il coinvolgimento dei
territori oggetto di aiuto con compartecipazione tecnica e finanziaria.
Nel 1994 nasce il comitato europeo delle regioni ma un ruolo rilevante si è avuto con i fondi
di sviluppo regionale.

LEZIONE 3

La dimensione regionale nel contesto europeo


Le regioni sono chiamate ad articolare le politiche di sviluppo e coesione su scala locale. E’
necessaria un'area più piccola di quella nazionale per la gestione dei fondi strutturali e le
regioni sono il territorio strategico per competitività, flussi ed eredità storico culturali. La
regione permette di raggruppare luoghi con caratteristiche comuni ed è un ordinatore logico
ed un classificatore spaziale. Il valore della parole è polisemico.
La regione è:
- una porzione contigua di spazio
- con caratteristiche comuni( fisica, amministrativa, caratteristica culturale come
religione)
- che la rendono diversa sai territori limitrofi
La regione naturale è identificata da caratteristiche fisiche, un altro tipo di regione quella
amministrativa e poi c’è quella storica con caratteristiche che rimandano alla storia o alla
cultura. Pur essendo basate su caratteristiche esistenti le regioni sono sempre costruzioni
mentali soggettive.
LE REGIONI ECONOMICHE
- formali: basate su attributi che caratterizzano tutti i luoghi di cui si compone, come le
regioni industriali.
- funzionali: individuate in base a relazioni orizzontali, ossia le relazioni spaziali tra le
parti di cui si compone la regione. Tale relazione è più intensa e i confini formali
possono essere oltrepassati. Come nel caso dell’area di influenza di una città. Le
regioni funzionali possono essere:
1 monocentriche, se le relazioni spaziali e i flussi fanno capo ad un unico centro;
2 Policentriche se non c’è una gerarchia tra i centri, ma questi sono tra loro
complementari.
- complesse: sono regioni considerate sia formali che funzionali. Formale per il clima
ad esempio e funzionale per le interazioni tra città.

Nelle regioni gerarchiche c’è una gerarchia tra i centri, legata ai servizi che offrono e ai flussi
attratti. Christaller descrive tali regioni con il modello delle località centrali. Nella realtà non si
realizza perché lo spazio geografico non è omogeneo ma differenziato. Tale modello infatti
prevede centri che offrono servizi all’area circostante, la cui ampiezza dipende dal numero e
dalla qualità dei servizi.La gerrachia delle località centrali quindi genera una gerarchia di
regioni funzionali, che sono aree di diversa ampiezza inscatolate le une nelle altre.
LA REGIONE POLARIZZATA
Nei territori in cui le attività economiche si sono sviluppate molto vicine tra loro, la città è
cresciuta molto velocemente a scapito del territorio circostante. Si tratta di squilibri nel
processo di agglomerazione come nei paesi del sud del mondo.
DECONCENTRAZIONE E RETI
Le trasformazioni economiche hanno trasformato i paesi di vecchia industrializzazione in
strutture regionali policentriche, in cui la popolazione e le attività si distribuiscono in vari
centri minori interconnessi tra loro e con i centri principali. Come si vede nell’area alpino
padana adriatica. Tali strutture favoriscono lo sviluppo delle aree forti.

TERRITORIO GLOBALE E LOCALE: l’importanza delle relazioni cooperative.


Il sistema locale territoriale è un sistema di soggetti che in certe circostanze si comportano
come un soggetto collettivo. La globalizzazione mette in competizione i territori e questa può
essere un'occasione se questi agiscono come una collettività.
I sistemi locali organizzati sono una risorsa su cui far leva nelle politiche di governo del
territorio. L’approccio non è più top down, perché le scelte dell’uso dei suoli e dei progetti di
sviluppo sono demandate dai soggetti locali, privati e pubblici.

Negli ordinamenti europei le regioni variano per dimensioni e per competenze. Nel mosaico
amministrativo abbiamo 8 paesi europei con regioni con poteri legislativi, come il Belgio e la
stessa Italia. Ci sono poi ampie forme di autonomia, come in Germania, e competenze
limitate.
NUTS (nomenclature des unités territoriales statistiques)
La divisione regionale cerca di seguire unità amministrative esistenti per identificare
facilmente gli enti responsabili della gestione. Si cerca di individuare il livello di
decentramento migliore per capacità programmatica e gestionale.
I nuts sono una divisione a fini statistico-amministrativi del territorio UE, e rispetta le divisioni
nei singoli stati, è un mix tra approccio funzionale ed identitario.
Le finalità sono statistiche e pratiche. Questo sistema riconosce tre tipologie di divisione
regionale:
NUTS 1: Principali ragioni socio economiche con popolazione tra i 3 e i 7 miliardi di persone
come i Laender in Germania.
NUTS 2: regioni con popolazione tra gli 800 mila e i 3 milioni di persone
NUTS 3: piccole regioni per diagnosi specifiche con 150 mila - 800 mila abitanti.
5 regioni italiane rientrano nel primo gruppo. I distretti governativi tedeschi rientrano nel
secondo gruppo, mentre 107 province italiane rientrano nel 3 gruppo.

LA COMPLESSITA’ DELLO SPAZIO EUROPEO: la sovrapposizione dei livelli amministrativi

La Campania è una regione nell’ordinamento amministrativo nazionale ed un'unità


territoriale di livello NUTS II dell’UE.
Ci sono alcune questioni sul sistema Nuts, che lo definiscono timido, poiché ha ricalcato
suddivisioni già esistenti. Inoltre la nomenclatura ha privilegiato il criterio normativo e
mantenuto le ripartizioni negli stati membri a scapito delle regioni funzionali di tipo settoriale.
La suddivisione di origine politica porta problemi riguardo alla disomogeneità amministrativa
sul territorio.
Ci si è interrogati sul come dare vita ad una regionalizzazione omogenea e si è pensato al
finanziamento e ad un limite iniziale, come una gerarchia, confini letti e una
regionalizzazione che non considera gli aspetti funzionali e dinamici.
Il problema della dimensione regionale riguarda:
- periodizzazione: lungo arco temporale che risale a quasi 70 anni di storia europea e
vede varie fasi, come quella fordista o dei trenta gloriosi dal 1944 al 1947, con
l’unione doganale. Dal 1971 al 1979 con la transizione nel paradigma della politica
regionale comunitaria. La fase 1979-1992 di stretta dipendenza della politica
regionale comunitaria al mercato e alla moneta unica.
- orientamento della cultura economica dello sviluppo, si nota un bipolarismo tra il
rapporto di politica regionale e politica della concorrenza. Sviluppo armonioso vs
tenore liberista del Trattato di Roma. Politica regionale: potestà degli stati nazionali,
politiche produttivistiche volte alla modernizzazione del settore primario e
all’industrializzazione forzata. Politica della concorrenza: fase mercatista.
- questione della governance: il ruolo delle autonomie regionali e locali rispetto allo
stato.

Nel trattato istitutivo della CEE del 1957 sono stati enunciati alcuni obiettivi come: 1 dare vita
ad un mercato comune basato sulla libera circolazione, 2 adozione di una politica comune
per il settore agricolo e dei trasporti, 3 riduzione degli squilibri economici regionali.
L’evoluzione della politica regionale comunitaria si basa su:
- fiducia sull’effetto di sviluppo del mercato comune: fiducia sul fatto che le disparità
regionali si sarebbero risolte con il mercato comune e l’allineamento delle politiche
degli stati membri.
- la questione dello sviluppo regionale è materia nazionale
- le disparità nei 6 fondatori sono limitate e c’è bisogno che gli stati membri
intervengano
- deroga per aiuti di stato con finalità regionali

LEZIONE 4

Europrogettazione e programmazione comunitaria per lo sviluppo territoriale

Alcuni degli obiettivi del trattato istitutivo della CEE (1957) erano:
- dare vita ad un mercato comune basato sulla libera circolazione di merci, persone e
servizi
- adottare una politica comune nel settore agricolo e nei trasporti
- ridurre gli squilibri economici regionali
Considerando il rapporto tra politica regionale e politica della concorrenza, si nota un
bipolarismo tra sviluppo armonioso e tenore liberista del Trattato. Emerge indifferenza verso
la dimensione sub-statale e si parla di cecità regionale. Solo a partire dagli anni 80 del 900
inizia un'integrazione delle autonomie territoriali come soggetti attivi nel sistema europeo.
Inoltre, alla fine degli anni 50 anche a livello nazionale gli stati membri non riconoscevano
autonomia agli enti territoriali. Il successo dello slogan l’Europa delle Regioni si deve alla
valorizzazione delle autonomie territoriali ma anche alla crisi dello stato nazionale.
Il problema della dimensione regionale dell’integrazione europea si colloca in : - - -
- periodizzazione: lungo arco temporale che si articola in 70 anni di storia europea, - -
- orientamenti della cultura economica di sviluppo:politica regionale vs politica della
concorrenza
- e questione della governance (ruolo di autonomie regionali e locali verso lo Stato).

EVOLUZIONE DELLA POLITICA REGIONALE COMUNITARIA

Tale evoluzione si ha basandosi sulla fiducia nello sviluppo del mercato comune per
l’allineamento delle disparità. Lo sviluppo regionale è materia nazionale e non comunitaria.
si credeva che gli squilibri potessero essere esplicati tramite il modello centro-periferia.
Le disparità tra i 6 paesi membri sono limitate e tocca agli stati intervenire con politiche di
incentivo o con deroga per aiuti di stato con finalità regionali. Le politiche regionali non sono
ostacolate dalla politica antitrust comunitaria. Vi sono alcuni strumenti per lo sviluppo
armonioso e la riduzione delle disparità, come il fondo sociale europeo e la banca europea
degli investimenti, istituiti nel 1957.
Negli anni 80 si ha l’atto unico europeo, il pacchetto Delors e la riforma della politica
regionale. A seguito della maggiore integrazione comunitaria vengono aggravati i rischi di
divari regionali e ciò è sottolineato dai rapporti Padoa, Schioppa e Cecchini (1987-1988).
Il libro bianco sul mercato interno di Delors, del 1985 propone l’integrazione delle economie
nazionali in risposta ai costi della globalizzazione.
Nel 1987 si decide per il raddoppio delle risorse destinate ai fondi per los viluppo regionale.
Tre sono i grandi fondi, quello europeo di sviluppo regionale, il fondo sociale europeo e il
fondo di coesione. Nel 1988 si riformano i fondi strutturali e le risorse vanno concentrate su
5 obiettivi territoriali e funzionali: 1 regioni in ritardo di sviluppo, 2 riconversione regioni
industriali in declino, 3 lotta alla disoccupazione, 4 promozione occupazionale giovanile,
adeguamento strutture agricole, 5 sviluppo zone rurali. I principi adottati dalla commissione
nel regolamento sono 5: concentrazione, programmazione, partenariato, co-finanziamento e
addizionalità.
Dalla coesione economica e sociale e nello spazio comunitario, si arriva alla coesione
territoriale, legata alla giustizia spaziale, in cui lo spazio è da costruire e ricostruire.
La denominazione cambia e le politiche regionali vengono dette Politiche di coesione dalla
riforma del 1988.
Gli interventi vengono suddivisi in periodi e finalizzati a obiettivi generali, definiti all’inizio di
ogni periodo.
Un importante strumento introdotto dalla riforma sono le iniziative comunitarie, programmi
sperimentali promossi dalla commissione con finalità di cooperazione interregionale e
sviluppo urbano.
Viene creato il fondo di coesione che è su base nazionale e non regionale, e viene destinato
a finanziamenti nei trasporti e tutela dell’ambiente, come il completamento della
metropolitana di Napoli linea 1. Con gli obiettivi dei periodi 2007-2013 vi è una nuova
denominazione degli obiettivi: convergenza, competitività regionale e occupazione e
cooperazione territoriale.
Il periodo di programmazione 2014-2020 vede stanziati 351 miliardi e i beneficiari sono i
paesi dell’est, tra cui la sola polonia ha 77 miliardi. Gli obiettivi sono 4 : ricerca e
innovazione, tecnologie e comunicazione, competitività delle pmi ed efficienza energetica.
Il periodo 2021-2027 è del Green deal europeo, con obiettivi come la riduzione delle
emissioni di carbonio attraverso la transizione energetica, innovazione e digitalizzazione,
un'Europa più sociale e più vicina ai cittadini attraverso le strategie di sviluppo.
La politica regionale dell’UE fa la differenza in 5 settori:
1 investire nelle persone favorendo l’accesso al lavoro
2 sostenere lo sviluppo delle imprese
3 rafforzare la ricerca con investimenti
4 migliorare l’ambiente
5 modernizzare i trasporti e la produzione di energia.

Lezione fondi europei 1-2

Programmi, iniziative e finanziamenti a sostegno delle politiche dell’EU sono finalizzati al


perseguimento degli obiettivi delle diverse politiche e sono attivati in base a delle previsioni
incluse nei Trattati ( di base giuridica) e sono disciplinati da strumenti normativi (regolamenti,
piani d’azione ecc.).
Si inseriscono nel quadro delle previsioni di bilancio approvate dalle istituzioni dell’UE.
(quadro finanziario).

I finanziamenti europei sono organizzati in Programmi tematici, dedicati a specifici obiettivi:


•sviluppo urbano e regionale
•occupazione e inclusione sociale
•agricoltura e sviluppo rurale
•politiche marittime e della pesca
•ricerca e innovazione

•aiuti umanitari.
In ogni programma sono organizzati i Fondi: per ogni fondo vengono emanati i bandi che
delineano le caratteristiche dei progetti meritevoli di finanziamento e le scadenze per la
presentazione delle domande.

I fondi Ue possono essere suddivisi in 2 categorie:


- Fondi a gestione diretta(noti anche come programmi tematici o comunitari): sono
amministrati dalla Commissione Europea per il tramite di appositi uffici direzionali;
- Fondi a gestione indiretta (noti anche come fondi strutturali e di investimento
europei): strumento principale attraverso cui UE persegue la coesione sociale ed
economica, sono amministrati a livello nazionale/regionale (erogati dalla comunità,
ma gestiti dai Paesi membri attraverso i PON (Programmi operativi nazionali) e i
POR (piani operativi regionali). In Italia vengono gestiti dalle Regioni.
Le due categorie si differenziano in base all’ente che li gestisce.

Tutte le informazioni sui fondi diretti e sui relativi bandi sono reperibili sul sito della
Comunità Europea (http://ec.europa.eu/index_it.htm ), da cui si può accedere ai siti
dedicati ai diversi programmi.

I FONDI DIRETTI
Tra i fondi diretti è possibile individuare due programmi:
•PROGRAMMI INTRACOMUNITARI, che coinvolgono i Paesi membri dell’Unione e
riguardano politiche interne di interesse europeo (ad esempio le politiche giovanili, la
giustizia, l’ambiente, ma soprattutto l’innovazione).
•PROGRAMMI DI COOPERAZIONE ESTERNA, che promuovono la cooperazione dei
Paesi membri con Paesi terzi rispetto all’Unione. Questa tipologia di fondi finanzia
progetti di respiro europeo che devono riguardare un’idea innovativa e meritevole di
applicazione industriale, ossia remunerativa, e coinvolgere almeno tre partner di 3 Paesi
differenti.
•Fondi europei destinati a finanziare progetti grazie a: Co-finanziamento ottenuto grazie
alla partecipazione a progetti comunitari ed assegnato direttamente ai partecipanti
•È possibile beneficiarne tramite:
La partecipazione a bandi di gara - calls for proposal - indetti dalla Commissione europea
finalizzati a portare a termine determinati obiettivi. Ogni bando prevede modalità di
partecipazione e finanziamento esplicitati nelle linee guida del bando stesso.
•Una caratteristica fondamentale di questi fondi è :
La dimensione transnazionale (necessario istituire partenariato con almeno 2/3 organismi
degli Stati membri

Europa Creativa è un programma dedicato alla cultura e alla creatività.


L’obiettivo del programma è affrontare, in modo strategico, una serie di sfide per il settore,
che includono:
•la frammentazione del mercato culturale;
•il passaggio al digitale;
•l’ampliamento del pubblico;
•l’accesso ai finanziamenti soprattutto da parte delle PMI operanti nei settori culturali e
creativi.

Gli obiettivi generali del programma sono:


•proteggere, sviluppare e promuovere la diversità culturale e linguistica europea nonché
promuovere il patrimonio culturale dell'Europa;
•rafforzare la competitività dei settori culturali e creativi europei, in particolare del settore
audiovisivo, al fine di promuovere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.

Il programma è articolato in tre sezioni:

•una sezione cultura destinata ai settori culturali e creativi - sottoprogramma CULTURA;


•una sezione media destinata al settore audiovisivo - sottoprogramma MEDIA;
•una sezione trans-settoriale relativa a tutti i settori culturali e creativi – sezione
TRANSETTORIALE;

Potenziali beneficiari del programma:


Organizzazioni culturali e dell’audiovisivo, della musica, delle arti e dello spettacolo.
Europa creativa NON consente domande presentate da privati cittadini. Artisti e
professionisti della cultura, così come istituti di formazione, saranno tuttavia raggiunti grazie
ai progetti presentati da organizzazioni culturali.
I paesi ammessi a partecipare sono:
•Stati Membri UE;
•Islanda, Norvegia, Liechtenstein e Svizzera;
•Paesi che beneficiano di una strategia di pre-adesione e Paesi dei Balcani occidentali;
i Paesi dello Spazio Europeo del Vicinato

I fondi strutturali o indiretti finanziano progetti legati al territorio.


•l’Unione europea - sulla base di accordi stipulati con i singoli Stati membri (Accordi di
Partenariato) e secondo regole condivise - assegna in un arco temporale di sette anni
(Ciclo di programmazione)
•Contributi gestiti da Autorità Nazionali o Regionali (che co-finanziano)
• Servono ad attuare il principio di coesione economica e sociale all’interno della Comunità.
Il rapporto tra la Commissione e il beneficiario finale non è diretto, ma mediato dalle altre
autorità che - sulla base di Programmi Operativi - stabiliscono quali progetti finanziare e
secondo quali modalità.
Le risorse sono ripartite in relazione a tre differenti categorie di regioni europee :
1.· Regioni meno sviluppate: con un PIL pro capite inferiore al 75% della media comunitaria
2.· Regioni in transizione: con un PIL pro capite compreso tra il 75% e il 90% della media
comunitaria
3.· Regioni più sviluppate: con un PIL pro capite superiore al 90% della media comunitaria.

•L’utilizzo e il funzionamento di tali Fondi sono disciplinati dai Regolamenti della


Commissione europea nell’ambito del “Quadro Strategico Comune” (QSC), che detta i
principi guida per l’attuazione della “Strategia Europa 2020
• Ogni Stato membro - di concerto con le competenti autorità nazionali e regionali e in
collaborazione con la Commissione Europea – ha elaborato un Accordo di Partenariato che
interessa tutti i Fondi SIE.
•L’Accordo di Partenariato delinea il quadro strategico di sviluppo a livello nazionale e
definisce la distribuzione delle risorse comunitarie e di cofinanziamento nazionale su tutto il
territorio.
•Le Amministrazioni regionali e centrali destinatarie di tali risorse pianificano all’interno di
documenti programmatori anch’essi di durata settennale (Programmi operativi) gli interventi
da realizzare e gli obiettivi da raggiungere in coerenza con la strategia di sviluppo definita
nell’Accordo di Partenariato
I bandi sono decisi e indetti dalle singole Regioni sulla base dei risultati dei cosiddetti
TAVOLI DI PARTENARIATO, ai quali vengono invitate le parti sociali locali per raccoglierne
le esigenze.
Le somme erogate sono più modeste rispetto ai fondi diretti, perché pensate per progetti
più semplici.
La partecipazione, di norma, non richiede la presenza di ulteriori partner oltre al richiedente.
I bandi relativi ai Fondi Strutturali sono normalmente reperibili sui siti delle singole Regioni.

Fondi strutturali o indiretti:


- Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR)
- Fondo sociale europeo (FSE)
- Fondo di coesione (FC)
- Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR)
- Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP)
Tutte le regioni dell'Unione europea possono beneficiare dei fondi FESR e FSE,
mentre solo le regioni in ritardo di sviluppo possono ricevere il sostegno del
Fondo di coesione
Fondi UE a gestione indiretta: Fondi strutturali PON 1

I fondi strutturali dei PON, ovvero i Programmi Operativi Nazionali:

- prevedono interventi e azioni su temi trasversali, per esempio cultura,


trasporti, occupazione
- sono tutti temi per i quali è opportuno evitare la frammentazione
territoriale ed è necessario garantire uno sviluppo equilibrato ed uniforme
su tutto il territorio nazionale
- generalmente gestiti dai Ministeri.

I Fondi strutturali PON 2 comprendono:

PON Scuola – Competenze e ambienti per l’apprendimento

PON Sistemi di politiche attive per l’Occupazione

PON Inclusione

PON Città metropolitane

PON Governance e Capacità istituzionale

PON Iniziative occupazione giovani


PON Ricerca e Innovazione
PON Imprese e Competitività
PON Iniziativa PMI
Alle sole Regioni meno sviluppate sono dedicati i PON Infrastrutture e reti, e i
PON Cultura e Legalità (tramite il FESR)
I fondi strutturali POR, ovvero Programmi operativi Regionali, a differenza dei
PON, non agiscono a livello nazionale ma sulle priorità individuate dalle
amministrazioni regionali nelle singole Regioni ed hanno come beneficiari e
destinatari i soggetti territoriali.

POR Campania 2021-2027


Nel periodo 2021-2027 gli investimenti dell’UE saranno orientati su 5 obiettivi
principali:
1.un’Europa più intelligente mediante l’innovazione, la digitalizzazione, la
trasformazione economica e il sostegno alle piccole e medie imprese;
2.un’Europa più verde e priva di emissioni di carbonio grazie all’attuazione
dell’accordo di Parigi e agli investimenti nella transizione energetica, nelle
energie rinnovabili e nella lotta contro i cambiamenti climatici;
3.un’Europa più connessa, dotata di reti di trasporto e digitali strategiche;
4.un’Europa più sociale, che raggiunga risultati concreti riguardo al pilastro
europeo dei diritti sociali e sostenga l’occupazione di qualità, l’istruzione, le
competenze professionali, l’inclusione sociale e un equo accesso alla sanità;
5.un’Europa più vicina ai cittadini mediante il sostegno alle strategie di
sviluppo gestite a livello locale e allo sviluppo urbano sostenibile in tutta l’UE.
Gli investimenti per lo sviluppo regionale saranno principalmente
incentrati sugli obiettivi 1 e 2. Tra il 65% e l’85% delle risorse del FESR e del
Fondo di coesione sarà assegnato a queste priorità, in funzione della ricchezza
relativa degli Stati membri
Come accedere al finanziamento:
1.Consultare i documenti di programmazione della Regione e dei Ministeri per
capire e prevedere quali attività e investimenti vengono finanziati attraverso i
bandi.
2.Leggere le tabelle in cui vengono esposti i cosiddetti "assi" di intervento.
3. Monitorare i bandi aperti finanziati con i Fondi strutturali e di investimento
europei, la loro pubblicazione e modalità e tempistiche di presentazione delle
domande.
Possono beneficiare dei finanziamenti della politica regionale:
1.gli enti pubblici,
2.alcune organizzazioni del settore privato (in particolare piccole imprese),
3.università,
4.associazioni, ONG e organizzazioni non lucrative.

SLIDE PROGETTI ED EUROPROGETTAZIONE

I progetti servono a creare sviluppo economico e territoriale.


L'UE finanzia programmi, iniziative, finanziamenti a sostegno delle politiche
comunitarie per il raggiungimento degli obiettivi delle diverse politiche dell’UE.
Tali programmi si basano sulle disposizioni dei trattati e si inseriscono nel
quadro delle previsioni di bilancio approvate dalle istituzioni UE
L’UE svolge due tipologie di azioni:
Azioni di natura settoriale: hanno finalità di intervento in specifici ambiti
dell’organizzazione economica e sociale, come la PAC, le politiche per i trasporti
ecc.
Azioni di natura orizzontale (trasversale): per le loro caratteristiche producono
effetti in una pluralità di ambiti economici e sociali, come la politica di coesione
(per la riduzione degli squilibri economici) e la politica ambientale (che definisce
regole compatibili con la tutela ambientale e lo svolgimento di attività
economiche).
Competenze dell’Unione europea:
- concorrenza
- unione doganale
- politica commerciale comune
- politica monetaria
- conservazione risorse marine biologiche (politica comune della pesca)
Azioni di sostegno, coordinamento o complemento: industria, tutela e
miglioramento della salute umana, istituzione, formazione professionale,
gioventù e sport, cultura, turismo, protezione civile, cooperazione
amministrativa, proprietà intellettuale.

Concorrenti:
● mercato interno
● spazio di libertà, sicurezza, giustizia
● agricoltura e pesca
● trasporti
● energia
● coesione sociale
● ambiente
● tutela dei consumatori
● sanità
● ricerca e sviluppo
● cooperazione allo sviluppo

La politica europea evidenzia la tendenza a pensare le politiche di sviluppo,


intese come interventi per migliorare la società, in prospettiva territoriale,
ovvero in ragione delle differenti condizioni e problematiche che affliggono
determinate regioni.
Dunque, non si da priorità alla redistribuzione finanziaria, ma al cambiamento
istituzionale per ridurre le inefficienze e l'esclusione sociale (tale approccio è
definito approccio place-based).
Secondo gli esperti, il finanziamento comunitario è decisivo nel
mobilitare ulteriori investimenti pubblici e privati per progetti volti a
promuovere la crescita e l’occupazione.
Secondo le stime della Commissione europea, ogni euro speso nell’Ue
nell’ambito della politica di coesione genera un investimento
addizionale, compreso fra uno e tre euro, proveniente da fonte
nazionale o regionale.
Tra i vantaggi dei finanziamenti europei vi è: lo stimolo per lavorare in
partenariato, il soddisfacimento dei bisogni d’interesse generale e
l’interscambio di esperienze e conoscenza tra le diverse realtà
dell’Unione.

I Fondi UE provengono:
- prelievo sull’IVA;
- dazi doganali;
- prodotti agricoli;
- sulla quarta risorsa (la più cospicua) calcolata in % sulla ricchezza
prodotta da ogni stato membro ( pari all’1,04% del PIL).

Il finanziamento può avvenire in due modi:

1.la Commissione europea finanzia direttamente i beneficiari (organismi pubblici


o privati - università, imprese, singoli individui). – Per esempio: settori della
ricerca e sviluppo, ambiente, consumatori, istruzione, formazione, cultura, ecc..
2. i finanziamenti sono versati attraverso autorità nazionali e
regionali degli Stati membri. – I settori sono: aiuti della politica
agricola comune, fondi strutturali (in termini monetari, la
maggioranza degli aiuti dell’UE + del 75%).

I finanziamenti indiretti: in tal caso, i progetti vanno presentati alle autorità


nazionali, regionali o locali, a cui spetta il compito di programmare gli interventi
sui territori amministrati, emanare i bandi, selezionare e gestire i progetti
pervenuti, erogare le rispettive risorse.
Finanziamenti diretti: i progetti sono presentati direttamente alla DG di
riferimento; la Commissione europea, in tal caso, gestisce direttamente ed eroga
al beneficiario finale.
Il tema della qualità nella progettazione o nella programmazione è un
tema importante e sentito su cui dibattono da anni i responsabili delle
politiche di sviluppo
La constatazione che i programmi di sviluppo in generale non hanno
prodotto benefici tangibili e duraturi per i destinatari ha indotto le
principali organizzazioni che si occupano di sviluppo a livello
internazionale (Nazioni Unite, Banca Mondiale, Agenzie nazionali,
Unione Europea) a dotarsi di quadri di riferimento e di strumenti volti
a garantire in primo luogo una maggiore efficacia dei progetti e dei
programmi, e anche un miglioramento complessivo dei meccanismi di
gestione dei programmi stessi. Questo insieme di strumenti è noto a
livello internazionale come Project Cycle Management (PCM).
In particolare, un progetto è l’organizzazione di risorse limitate per raggiungere
un obiettivo, seguendo una determinata metodologia, in un determinato periodo
e secondo un determinato livello di qualità.
Il progetto è la risposta a un bisogno/esigenza/necessità di un determinato
target/beneficiario finale.
E’ la soluzione ad un problema specifico e può considerarsi un percorso che fa
avanzare l’idea dell’attore sociale che sta al di fuori e che ha avuto l’intuizione in
origine.
Nei progetti sono presenti una serie di attività aventi come fine il
raggiungimento di:

1)Obiettivi chiaramente definiti


2)Entro un termine dato (time-bound)
3)Con risorse finanziarie specificamente destinate
Un progetto è equilibrio e deve rispettare 3 esigenze fondamentali:
- le esigenze di chi presenta il progetto;
- le priorità politiche da cui deriva il programma;
- gli obiettivi generali del programma.
Una buona proposta progettuale deve avere:
● bontà formale: deve rispettare i requisiti richiesti dal bando
(ammissibilità e presentazione);
● bontà sostanziale: utilità del progetto (coerenza rispetto al contesto
e risponde ai bisogni); fattibilità del progetto (capacità dell’ente
proponente, piano formativo e finanziario);
● bontà estetica: leggibilità della proposta progettuale
(schemi+sintesi).
● partecipazione al progetto dei futuri beneficiari
● parità di genere
● sostenibilità

•L’obiettivo deve essere SMART:


● SPECIFIC (specifico)
● MEASURABLE (misurabile)
● ACHIEVABLE (raggiungibile)
● REALISTIC (realistico)
● TIMED (legato al tempo)

Il progetto deve seguire un determinato Iter:


1. programma: definisce gli obiettivi e una serie di azioni per poterli
raggiungere;
2. apertura finanziaria: quando vengono messe a disposizione delle risorse
finanziarie per perseguire un determinato programma, viene pubblicato un
invito a manifestare proposte; non è possibile fare delle proposte
progettuali in assenza di un’apertura finanziaria rispetto a quel
programma. Se le spese preventivate risultano più alte l’UE non prevede
una maggiorazione degli stanziamenti; mentre, se risultano più basse il
contributo UE viene diminuito proporzionalmente.
3. bando: la partecipazione al bando non è unicamente un modo per
ottenere finanziamenti, ma un’opportunità di ottenere finanziamenti per
implementare un intervento coerente con la mission della propria
organizzazione;
4. Mission/vision del proponente;
5. Idea progettuale e ricerca del bando più indicato.

Dunque, dopo la presentazione del progetto su formulari standard, vi è


l’approvazione del progetto e la Commissione stipula una convenzione di
finanziamento con il beneficiario. Quest’ultimo si impegna a realizzare le attività
previste secondo quanto descritto nella modulistica presentata e ai costi indicati
dal bilancio di previsione. Il finanziamento verrà erogato in una o più tranche e
sono rimborsate solo le spese che possono essere dimostrate (tale processo è
definito processo di rendicontazione).
I finanziamenti sono basati sulle spese preventivamente messe in conto dal
beneficiario nell’application.
Sono erogati sotto forma di rimborso delle spese sostenute e provate e
solitamente è parziale.

I contributi dei finanziamenti della proposta progettuale sono accordati a fondo


perduto e coprono percentuali che in media vanno dal 50% all’80% del costo del
progetto, i massimali di finanziamento sono generalmente riportati negli inviti a
presentare proposte.
La parte del budget non coperta dal sostegno UE deve quindi necessariamente
essere co-finanziata dai partner del progetto stesso. Il progetto va pianificato in
modo che un’eventuale diminuzione del contributo comunitario non metta a
repentaglio la realizzazione dell’intero progetto.
La UE di solito eroga il finanziamento in 3 tranches:
1.Anticipo: per poter iniziare i lavori, solitamente si riceve entro 45 gg dalla
firma del contratto (30-70).

2.Metà progetto: dopo la presentazione di un rapporto intermedio composto da


un report tecnico e una rendicontazione delle spese (20%)

3.Saldo: a fine progetto, dietro presentazione del report tecnico e la


rendicontazione finale

Gli attori principali sono: le regioni, i comuni e gli Stati membri, le pubbliche
amministrazioni, persone fisiche e giuridiche, associazioni, centri di ricerca, di
formazione e università, ONPs e ONGs, aziende, PMI e Associazioni di imprese.

Il partenariato:

Per partecipare ad un progetto europeo solitamente è necessario creare un


partenariato con almeno un’organizzazione di un altro Stato membro. L’intento è
quello di concepire il territorio europeo come spazio comune all’interno del quale
ci sia lo scambio di buone prassi per facilitare lo sviluppo dei diversi campi di
intervento. Lo scambio con altre organizzazioni (partnership) crea un valore
aggiunto poiché è attivata una cooperazione tra strutture che lavorano in
contesti simili e si confrontano quindi con realtà e problemi comuni.
I partenariati pubblico-privati (PPP) possono essere un modo efficace di
finanziare gli investimenti quando vi sono buone possibilità di coinvolgere il
settore privato, soprattutto nei settori dove non sia né fattibile né opportuno
tagliare fuori il settore pubblico o il mercato.
Oltre ad avere un effetto in termini finanziari, i partenariati pubblico-privati
migliorano qualitativamente l’esecuzione e la successiva gestione dei progetti.

L’Europrogettazione e l’euro-progettista
•“Europrogettazione” è un neologismo coniato a Venezia nel 1998 a seguito di un
progetto finanziato dalla Commissione europea, che fissò per la prima volta
criteri e modalità per la formazione dei funzionari impegnati nella gestione dei
fondi europei, e nelle relative modalità di acquisizione degli stessi, criteri e
modalità in gran parte applicati tuttora
Per “europrogettazione” si intende l’insieme delle attività dirette all’ideazione,
stesura e presentazione dei progetti europei, in risposta ad un bando emanato
nel quadro di un programma europeo, progetti che consistono nella realizzazione
di un determinato programma di attività proposto dagli stessi proponenti

L’europrogettista o European project manager deve avere:


- esperienza nel reperire fondi europei;
- familiarità con le strutture europee e le procedure amministrative;
- solide conoscenze del Project Cycle management;
- capacità nella pianificazione finanziaria;
- capacità organizzative, di comunicazione e di negoziazione;
- rispetto delle scadenze;
- creatività e sensibilità all’innovazione;
- eccellenti conoscenze dell’inglese scritto e parlato.

UE GENERALE E ARCHITETTURA ISTITUZIONALE 1

L’Ue copre 4 milioni di km2 e ha 447,7 milioni di abitanti. C’è grande diversità tra
l’estensione dei paesi, l’Italia conta 60 mila km2. La Francia è il paese più grande
mentre Malta è il più piccolo. Il paese Ue più popolato è la Germania con 83,2
milioni di abitanti e Malta con 500 mila è il meno popolato. All’Europa in continuo
sviluppo, fa da contrappeso il problema dell’invecchiamento della popolazione.
La popolazione è in calo e l’età media salirà a 49 anni entro il 2050. Aspetti
rilevanti che riguardano la popolazione europea sono: l’invecchiamento, il basso
tasso di fertilità e la significativa presenza di stranieri.

Nel 2019 il PIL europeo era 16.400 miliardi, assumeva un ruolo importante ma
decrescente a scala internazionale. Il Pil pro capite nel 2019 era di 31.220 euro
ma la ricchezza media era molto più elevata in altri paesi come in Lussemburgo.
L’Italia si colloca sotto la media.

Il commercio intra-europeo ha grande rilevanza, in quanto riveste circa il 60%


del totale. L’Ue è 2 esportatore al mondo.

Una definizione univoca dell’Unione Europea non è presente, è un modello


originale, un’unione federale o un’unione intergovernativa? Proprio la difficoltà ad
inquadrare L’UE in scemi classici, può essere un suo punto di forza.

I classici elementi che costituiscono lo Stato si ritrovano nell’Ue? Tali requisiti


sono sia geografici (come il tipo di territorio, la popolazione permanente,
organizzazione economica) che di altro tipo (sovranità e riconoscimento
internazionale).

Si può parlare di UE come confederazione di stati nazionali con moneta unica e


politica comune, istituzioni condivise, assenza di potere coercitivo in molti campi,
assenza della separazione di poteri.

Il modello adottato è di tipo neo-federale con spinte neo-regionaliste. C’è una


tensione tra il progetto centrale e le spinte locali. Le istituzioni sono localizzate a
Strasburgo, Bruxelles, Lussemburgo e Francoforte. Importanti sono la
cooperazione transfrontaliera, il ruolo delle regioni nella gestione dei fondi
strutturali e la cooperazione alla scala urbana.

Ma cos’è dunque l’Unione Europea? È un progetto politico nato nel secondo


dopoguerra per evitare gli orrori delle guerre e le loro conseguenze. Si tratta di
uno spazio nuovo organizzato intorno al mercato unico, ai flussi finanziari, alle
reti transnazionali e alle istituzioni comuni. L’Ue è unica nel suo genere e conta
27 paesi membri. Creata nel 1958 come comunità economica europea tra Belgio,
Germania, Francia, Italia Lussemburgo e Paesi Bassi. Altri 22 paesi si sono poi
aggiunti per costituire nel 1993 L’Unione europea. Tale unione si fonda sul
principio dello STATO DI DIRITTO: ogni azione intrapresa da essa si basa su
trattati volontariamente e democraticamente sottoscritti da tutti i membri.

UE GENERALE EARCHITETTURA ISTITUZIONALE 2

All’interno dell’UE sono previste:

- UNIONE DOGANALE DAL 1957: area di libero scambio e adozione di una


tariffa comun verso i paesi terzi

- UNIONE ECONOMICA DAL 1993: libertà di circolazione di fattori produttivi

- UNIONE MONETARIA DAL 1999: abbandono delle monete nazionali e


adozione dell’euro, sotto la politica monetaria comune della Banca Centrale
Europea.
L’unione può essere considerata un sistema, ovvero un insieme di elementi
geografici, entità territoriali distanti, tra le quali prendono forma relazioni di
diversa natura, visibili o definite dall’osservatore.

Gli allargamenti UE hanno avuto un profondo significato politico:

- nel 1973 il Regno Unito e il bilancio comunitario

- nel 1981-86 le politiche regionali

- 2004-07: L’est, le politiche di bilancio, infrastrutture e mobilità del lavoro con


riorganizzazione della produzione.

Gli stati membri hanno unito le loro sovranità per accrescere le proprie
dimensioni e acquisire maggiore forza, in teoria. In pratica delegano alcuni dei
loro poteri a istituzioni comuni da loro create, così che le decisioni possano
essere prese democraticamente a livello europeo.

L’UE è a metà strada tra sistema federale degli stati uniti e sistema di
cooperazione intergovernativa non vincolante che caratterizza la Nazioni Unite.
Ogni azione intrapresa si fonda sui trattati approvati da tutti i paesi membri, essi
possono essere ratificati tramite referendum o dai parlamenti nazionali.
Tali trattati fissano gli obiettivi dell’Unione europea, definiscono le norme per le
istituzioni, le modalità per l’adozione delle decisioni e descrivono le relazioni tra
Ue e i suoi membri.

I trattati sono stati riformati con l’entrata dei nuovi membri per riformare le
istituzioni e attribuire nuove sfere di competenza.

Il 9 maggio 1950 ci fu la dichiarazione di Shumann, che proponeva una comunità


europea del carbone e dell’acciaio, in cui la produzione di essi era messa in
comune. La Ceca, così venne chiamata l’unione è stata la prima di una serie di
istituzioni europee sovranazionali che avrebbero contribuito a quella che oggi è
L’Unione Europea. I membri della ceca erano Germania, Francia, Italia, Paesi
Bassi, Belgio e Lussemburgo.

I passi più importati dell’UE sono stati:

- Trattato di Parigi: 18 aprile 1951, in vigore dal 1952 e scaduto nel 2002.
Istituiva la comunità del carbone e dell’acciaio.

- Trattati di Roma, istituiscono la CEE (comunità economica europea) e la


Comunità europea dell’energia atomica (Euratom), firmati il 25 marzo 1957,
in vigore dal 1958.

- Atto unico europeo firmato nel febbraio 1986, modifica il Cee e prepara la
strada al completamento del mercato unico.

- Trattato sull’unione europea noto come trattato di Maastricht, firmato il 7


febbraio 1992, che potenzia il ruolo del parlamento.

- Trattato di Amsterdam firmato il 2 ottobre 1997 che modifica i trattati


precedenti

- Trattato di Nizza: firmato il 26 febbraio 2001 allo scopo di semplificare il


sistema istituzionale dopo l’adesione degli stati nel 2004.

- Trattato di Lisbona: firmato il 13 dicembre 2007 per semplificare i metodi di


lavoro e le norme per il voto. Viene introdotto il presidente di consiglio
europeo e si creano nuove strutture per rendere l’UE più incisiva globalmente.

Nel trattato CEE del 1957 si legge al titolo 1 e 3 delle 4 libertà:

1 libera circolazione di merci

2 libera circolazione dei lavoratori e diritto di stabilimento

3 libera circolazione di servizi

4 libera circolazione di capitali


Il titolo 2 era dedicato alla politica agricola comune, PAC, pilastro del
processo di integrazione, costrutia su principi di protezione, dirigismo,
compensazioni ai produttori. Gli anni’60-’70 furono quelli del boom
economico. Nel 1971 terminarono gli accordi di Bretton Woods (instabilità
valutaria, inflazione, forti conflitti sociali in paesi chiave) e iniziò l’era dei
cambi flessibili.

Nel 1973 si aggiunsero nuovi stati all’unione, nel 1975 viene istituito il fondo
europeo di sviluppo regionale e nel 1979 ci furono le prime elezioni dirette del
Parlamento europeo.

Tra gli anni 80 e 90 ci fu un ulteriore allargamento e nel 1985 L’atto unico


europeo. Nel 1987 venne lanciato il programma Erasmus e nel 1989 ci fu la
caduta del muro di Berlino. All’origine dell’atto unico c’era la necessità di
affrontare la competizione globale, superare il frazionamento dei mercati
europei e sostenere le economie di scala, oltre ad assecondare la spinta verso
fusioni transfrontaliere e investimenti. L’atto fu un tentativo di rimettere in
moto il meccanismo della crescita che si era arrestato nel 1970, e fu ispirato
da una convergenza verso concetti economici liberalisti, promossi dal governo
Thatcher. L’aspetto principale è l’abolizione entro 7 anni delle frontiere
geografiche, tecniche e fiscali, puntando alla creazione di un grande mercato
comune.

Le principali disposizioni dell’atto sono:

- Estensione dei poteri dell’Unione attraverso un grande mercato interno e la


creazione di nuove competenze in materia sociale ed economica.

- Ampliamento del ruolo del parlamento europeo

Gli eventi principali tra gli anni 90- 2000 sono:

- Fine della guerra fredda e riunificazione tedesca 1991

- Trattato di Maastricht del 1992

- 1993 mercato unico europeo

- 1995 allargamento Europa nord occidentale con adesione di Austria,


Finlandia e Svezia e accordo Schengen sulla libertà di viaggiare in Ue senza
passaporto

- 1997 trattato di Amsterdam

- 1999 nascita dell’euro.

Il trattato di Maastricht del 1993 Modifica i precedenti trattati e crea


un’Unione Europea fondata su tre pilastri:
1. la Comunità europea,
2. la politica estera e di sicurezza comune (PESC)
3. la cooperazione in materia di giustizia e affari interni (GAI).

Il punto centrale del trattato è L’unione Economica e Monetaria, viene introdotto


il principio di sussidiarietà e il fondo di coesione. Si crea un equilibrio difficile tra
coesione, competitività e occupazione.

Per la sussidiarietà, l’unione interviene solo se l’azione è benefica a livello di


unione più che nazionale.

Gli anni 200-2010

- 2001 trattato di Nizza

- 2004-2007 allargamento ad est con 12 nuovi paesi e nasce l’Ue a 27 paesi

- 2007 Trattato di Lisbona

- 2008 crisi economica mondiale che inizia con i mutui ipotecari negli Usa ma
anche le bance europee si trovano in difficoltà.

Con l’allargamento ad Est cambia la geografia europea ma i paesi ad est


adottano solo in parte il modello sociale europeo. Si crea un area produttiva
molto forte della Germania con polonia, R.ceca ecc e si ha un forte aumento del
commercio.

- 2013 la Croazia entra a far parte dell’unione

- 2015 molte persone cercano asilo in Europa

- 2016 Il regno unito vota per l’uscita

- 2019 Green Deal Europeo per diventare il primo continente a impatto


climatico zero. Si decide per la riduzione del 55% delle emissioni entro il
2030.

Le politiche europee della fase iniziale erano di tipo commerciale, agricolo e


doganale, mentre dagli anni 80 si hanno il mercato unico e concorrenza, politiche
regionali, tecnologiche e coordinamento macroeconomico.

Le competenze dell’Unione sono di tre tipi:

1. Esclusive: doganale. Politiche commerciali, politica monetaria

2. Concorrenti: mercato interno, politica di coesione, reti trans-europee,


energia

3. Di sostegno: industria, cultura e istruzione


L'UE ha una struttura istituzionale unica nel suo genere: i deputati
europei, eletti direttamente, rappresentano i cittadini nel Parlamento
europeo;

le priorità generali dell'UE sono fissate dal Consiglio europeo, che riunisce i
leader politici a livello nazionale ed europeo; gli interessi globali dell'UE sono
promossi dalla Commissione europea, i cui membri sono nominati dai governi
nazionali; i governi difendono interessi nazionali nel Consiglio dell'Unione
europea.

Il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sono assistiti da un


Comitato economico e sociale e da un Comitato delle regioni, che esercitano
funzioni consultive.

A completare il quadro delle istituzioni ci sono la corte di giustizia, la BCE e la


corte dei conti.

Consiglio Europeo: (INTERGOVERNATIVO) definisce gli orientamenti politici


generali dell’UE ma non ha il potere di approvare la legislazione. E’ composto da
un rappresentante per ogni Stato Membro: il capo di Governo, nel caso di
monarchie o repubbliche parlamentari o il Capo di Stato per le repubbliche
semipresidenziali o presidenziali. Il Presidente è nominato dai membri del
Consiglio e dura in carica 2 anni e mezzo.

-Commissione Europea: (COMUNITARIO) è composta da un Commissario per


ogni Stato e dura in carica 5 anni; i membri sono nominati del Consiglio europeo
e devono ricevere l’approvazione del Parlamento Europeo. Rappresenta gli
interessi generali dell’UE.

Parlamento Europeo: (PARLAMENTARE/COMUNITARIO) rappresenta i cittadini


dell’UE da cui è eletto direttamente ogni 5 anni. L’incarico di Presidente dura, per
prassi 2 anni e mezzo.
Il regolamento è un atto direttamente applicabile e vincolante in tutti gli Stati
membri.

La direttiva è un atto che vincola gli Stati membri, o un gruppo di Stati membri,
a realizzare un determinato obiettivo. Per avere efficacia, le direttive devono
essere recepite nel diritto nazionale. La direttiva indica il risultato da raggiungere
e lascia a ciascuno Stato membro la facoltà di decidere in merito alla forma e ai
mezzi da applicare a tal fine;

La decisione può essere rivolta agli Stati membri, a gruppi di persone o persino
a singole persone fisiche e giuridiche. Essa è obbligatoria in tutti i suoi elementi.

Le raccomandazioni e i pareri non sono vincolanti


LEZIONE FONDI EUROPEI

I programmi e le iniziative a sostegno delle politiche dell’Unione Europea sono


finalizzati alla realizzazione di obiettivi delle diverse politiche. I programmi
vengono attivati sulla base delle previsioni incluse nei Trattati e sono disciplinati
da strumenti normativi. I finanziamenti europei sono organizzati in programmi
tematici dedicati a: sviluppo urbano, occupazione e inclusione, agricoltura e
sviluppo, politiche marittime, ricerca e aiuti umanitari.
Nei programmi sono organizzati i fondi, per ognuno dei quali vengono emanati
dei bandi, che delineano le caratteristiche dei progetti meritevoli di
finanziamento e la scadenza per presentare la domanda.

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