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È l’uomo che conferisce alla Terra un significato, un destino, un motivo per esistere.
Tutti gli aspetti e le forze della Terra diventano geografici soltanto nell’incontro con
l’uomo. La geografia non esiste infatti senza la natura ma nemmeno senza l’uomo. Con
la conoscenza geografica comprendiamo sempre meglio il mondo ma anche noi stessi e
il dovere di ciascuno e di
tutti di operare a beneficio
dell’intera umanità.
Osvaldo Baldacci, Perché la
geografia (1978)
denomina
“Geografia della popolazione”.
A partire dalla fine dell’Ottocento in campo linguistico nacque e si rafforzò l’interesse per
la distribuzione e la differenziazione spaziale delle parlate. All’interno degli studi
glottologici, infatti, andò sviluppandosi in quegli anni una reazione contro i metodi seguiti
fino ad allora nello studio delle diversità degli idiomi; reazione che ebbe come bersaglio
soprattutto la scuola tedesca dei neogrammatici ed il suo interesse pressoché esclusivo
per gli aspetti formali e strutturali delle lingue, all’infuori di ogni analisi del contesto
sociale e territoriale.
L’esigenza di collegare in un unico sistema di indagine la lingua e il territorio e di
estendere, dunque, l’ambito degli studi dalla struttura interna di ciascuna parlata al
contorno spaziale in cui le diverse lingue erano adoperate fece sorgere quel nuovo ramo
della glottologia che prendeva in esame anche le caratteristiche del territorio in cui i
fenomeni linguistici venivano osservati.
Sulla scia dei lavori di Ascoli, Gilliéron, Wenker e di altri studiosi
che intrecciarono la prospettiva geografica con quella storica, ricostruendo le vicende
territoriali delle lingue attraverso un metodo sempre meglio definito, la Geografia
linguistica — lo studio, cioè, della distribuzione dei fenomeni linguistici nello spazio, al
fine di descriverne i mutamenti e chiarirne modalità e cause — divenne ben presto un
ramo a sé delle scienze linguistiche. Graziadio I. Ascoli fondò la glottologia, definendo il
termine e la materia di studio, fra linguistica, antropologia, storia e geografia. Jules
Gilliéron fu il primo a utilizzare il termine Geografia Linguistica nella sua opera Etudes de
géographie linguistique del 1912.
La lingua ha, insomma, un suo preciso momento geografico: l’attività costruttiva e
organizzativa dell’uomo trova un riflesso in essa, e il geografo può, attraverso di essa,
individuare la rete di correlazioni che legano un
gruppo sociale agli altri e all’ambiente.
Il geografo considera la lingua come parte fondamentale della cultura; ne indaga la
distribuzione spaziale e i flussi, ne esamina i vettori (gli individui, ma anche i libri e i mezzi
di comunicazione di massa); raccoglie le informazioni statistiche necessarie ad un’analisi
quantitativa. Osserva le diverse situazioni spaziali che incontra: la diffusione più o meno
omogenea, la maggiore o minore espansione, i confini più o meno netti, le
frammentazioni e le isole; è abituato ad individuare le correlazioni con fenomeni umani
di ordine diverso (storici, sociali, economici) e col quadro fisico di riferimento.
Il primo utilizzo del termine Geografia delle Lingue si fa concordemente risalire a un
geografo franco-brasiliano Carlos Miguel Delgado de Carvalho in un articolo del 1943 sul
Boletim Geográfico brasiliano.
Richard Florida su The Atlantic nel 2005 fornisce una prima risposta denotando alcune
situazioni di concentrazione. Lo sviluppo urbano, che concentra popolazione e attività
economiche:
Population density is of course a crude indicator of human and economic activity
But it does suggest that at least some of the tectonic forces of economics are concentrating
people and resources, and pushing up some places more than others.
Still, differences in population density vastly understate the spikiness of the global
economy; the continuing dominance of the world's most productive urban areas is
astounding.
L’innovazione sempre più concentrata: Population and economic activity are both spiky,
but it's innovation—the engine of economic growth—that is most concentrated. So
although one might not have to emigrate to innovate, it certainly appears that innovation.,
economic growth, and prosperity occur in those places that attract a critical mass of top
creative talent.
Perché il mondo sembra piatto secondo Florida
The world today looks flat to some because the economic and social distances between
peaks worldwide have gotten smaller. Connection between peaks has been
strengthened by the easy mobility of the global creative class—about 150 million people
worldwide. They participate in a global technology system and a global labor market that
allow them to migrate freely among the world's leading cities.
Dunque, le rafforzate interazioni sociali permettono, grazie anche ai nuovi mezzi di
comunicazione, di avvicinare le aree “aguzze” del pianeta, ossia le aree di
concentrazione.
Le periferie secondo Florida
Economic and demographic forces are sorting people around the world into
geographically clustered "tribes" so different (and often mutually antagonistic) as to
create a somewhat Hobbesian vision. We are thus confronted with a difficult
predicament. Economic progress requires that the peaks grow stronger and taller. But
such growth will exacerbate economic and social disparities, fomenting political
reactions that could threaten further innovation and economic progress. Managing the
disparities between peaks and valleys worldwide - raising the valleys without shearing off
the peaks - will be among the top political challenges of the coming decades.
Le lingue nel Mondo
Secondo Ethnologue oggi al Mondo si parlano 7.151 lingue. Questo numero è in costante
mutamento, perché ogni giorno impariamo di più sulle lingue del mondo. E oltre a ciò, le
lingue stesse sono in continuo mutamento. Sono vive e dinamiche, parlate da comunità
le cui vite sono modellate dal nostro mondo in rapida evoluzione. Nell’epoca attuale la
diversità linguistica è a rischio: circa il 40% delle lingue è in pericolo, spesso con meno di
1.000 parlanti rimasti. Nel frattempo, solo 23 lingue rappresentano più della metà della
popolazione mondiale.
Secondo Ethnologue ci sono altri dati interessanti da mettere in luce. Nel 2020 le prime 8
lingue concentrano circa 2,8 miliardi di parlanti come prima lingua, pari quasi al 40% della
popolazione mondiale. D’altra parte, circa il 27% delle lingue attualmente censite ha meno
di 1.000 parlanti. Se si considera il numero di parlanti totali, solo due superano il miliardo
di individui, l’inglese e il cinese, mentre altre 8 i duecento milioni.
Distribuzione dei parlanti e delle lingue (2020)